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Fichte

Nacque nel 1762 in Germania. Studiò a Jena teologia e fece il precettore in varie famiglie. Egli nel 1791
conobbe Kant. Morì nel 1814.
Per Fichte la filosofia è vista come impegno e attività. Secondo egli, l’importante non è essere liberi in senso
assoluto, ma avere in sé la volontà di liberarsi. Alla domanda “quale sia il principio che regola il rapporto tra
conoscenza e realtà” egli risponde con l’IO. L’IO è assoluto e infinito. L’idealismo afferma l’infinità dell’IO ed
è la filosofia che esprime la libertà assoluta del soggetto. L’IO viene visto come originario e libero. E’
creatore del senso del mondo; l’idealismo esalta la libertà del soggetto e la sua volontà di superare gli
ostacoli; il dogmatismo rappresenta la negazione della libertà, in quanto facendo dipendere il soggetto
dalle cose sensibili rende il soggetto debole. L’IO di Fichte non è né immobile né statico, ma è Spirito e
attività, inoltre è Puro, universale e creatore. La vita dello Spirito si articola in tre momenti:

1. nel I° l’IO pone se stesso, affermandosi come IO attraverso il principio di identità IO=IO;
2. l’IO, affermandosi si contrappone al diverso da sé, così siamo al II° momento, in cui l’IO pure pone il non-
io, ossia la natura e il mondo, cioè l’oggetto. Quest’ultimo si contrappone all’IO, questa contrapposizione ha
bisogno di un altro da sé per realizzarsi, ciò comporta una reciproca limitazione dell’IO in rapporto al non-
io.
3. Questa limitazione dà origine al III° momento, in cui si fronteggiano il non-io e una pluralità di persone,
che Fichte definisce io-finiti. L’uomo è soggetto etico quindi è autonomo.
La missione dell’uomo non è raggiungere un fine, ma sforzarsi di raggiungerlo. L’uomo non è mai solo,
perché è un essere che vive con gli altri e ha la missione di contribuire alla formazione di tutti gli uomini,
inoltre ha missione di vivere in società. Gli uomini devono obbedire a una duplice norma: gli uomini non
devono essere trattati come mezzi, ma come fini e devono ricevere l’educazione.
Lo Stato per Fichte è qualcosa di empirico, che ora esiste ma potrebbe scomparire qualora gli uomini
fossero migliori (lo Stato non è un fine); la Società perfetta invece, è quella in cui regna la libera
collaborazione tra gli uomini. Il dotto è la figura dell’intellettuale che non può vivere da solo. Egli ha il
compito di condurre gli altri alla consapevolezza dei veri bisogni e di indicare i mezzi più adatti per
raggiungere tale scopo; deve provvedere all’eguale sviluppo di tutte le facoltà dell’uomo e stimolare
l’umanità. Il dotto deve avere la conoscenza scientifica, conoscenza spirituale e morale. Per Fichte
la storia ci fa cogliere i fatti, ma senza la filosofia è incapace di interpretarli (scienza suprema).

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