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FICHTE

1762 nasce da una famiglia poverissima. Frequenta due centri culturali a jena e lipsia.
Morirà nel 1814 con la sconfitta di Napoleone.
è il padre e esaltatore del nazionalismo tedesco, scrive i discorsi alla nazione tedesca.
Vuole esaltare le virtù del popolo tedesco, che confluiranno in seguito alla nascita del
nazionalismo tedesco. Fondatore dell’idealismo.
IL PENSIERO
Fortemente influenzato da Kant, che riuscì a conoscere personalmente, Fichte
cominciò già a trent’anni ad elaborare la sua versione dell’Idealismo in un libro che
lo impegnò praticamente tutta la vita e che si intitola “Fondamenti della dottrina della
scienza” (1794-1812)
Il titolo vuol dire: ricerca del fondamento di tutto il sapere. Infatti, con “scienza”
Fichte si riferisce a tutta la conoscenza scientifica considerata nel suo insieme e
analizzata da Kant nella sua Critica della Ragion Pura. Il problema che pone Fichte è
il seguente:
• qual è il fondamento da cui tutta la conoscenza complessiva deriva?
Secondo kant il noumeno esiste ma non è conoscibile (esempio dell’albero che cade
lontano da noi, se non abbiamo avuto esperienza non conosciamo).
Per fichte, se il noumeno esiste, va conosciuto (la cosa in sé).
Si parte dalla mutazione dell’io che non sarà più quello di Kant.
L’io di Kant è il soggetto individuale che conosce e si rapporta al mondo, dunque
limitato da ciò con cui fa esperienza. Tutti gli uomini conoscono soggetivamente allo
stesso modo quindi la conoscenza è universale. Il fenomeno ci appare ma esso non lo
conosciamo. Non siamo i creatori della natura e della realtà ma siamo i soggetti che
la natura la formiamo.
La natura è come noi la percepiamo, non come è realmente.
Il noumeno kant lo trasferisce nella ragion pratica come fine.
Fichte non si accontenta di un noumeno morale o estetico ma vuole conoscere il
noumeno. COME?
Bisogna infinitizzare il soggetto IO (l’io diventa un soggetto infinito universale)
che conosce ma ha creato la realtà e si è creato. Tutta la realtà è dentro l’io e non vi è
nulla al di fuori.
l’Io deve essere il Principio Primo. Continua Fichte, esso deve anche essere Unico: se
ve ne fosse un altro, allora non si tratterebbe più di un autentico fondamento. Perciò,
conclude Fichte, il Principio di tutta la scienza è l’Io Assoluto, le cui caratteristiche
sono di essere Primo, Unico, Incondizionato e Infinito.
Nell’Opera: dottrina della scienza, Fichte elabora i tre principi:
1. l’Io pone nell’Io stesso se stesso
Esso non è causato dall’esterno, ma è causa del proprio esistere. Infatti l’Io
pone se stesso: in quanto è “soggetto capace di pensare”, l’Io viene alla luce.
Precisiamo subito una cosa. Non si tratta di una genesi temporale: Fichte non
sta parlando di un ipotetico istante zero nel tempo, ma di una necessità logica
2. l’Io infinito pone in se stesso a se stesso un non io (oppone in se stesso a se
stesso un non io FINITO E DIVISIBILE)
Non essendoci alcunché al di esterno o di estraneo, l’Io pensa solo se stesso.
Tuttavia, pensando solo se stesso, l’Io riflette su di sé e si sdoppia: da un lato
l’Io che pensa e, dall’altro, l’Io che è oggetto di pensiero. L'Io di cui parla
Fichte riflette su di sé nel pensiero e si sdoppia producendo l’opposto di sé, il
non-io, così come l’immagine di noi che produciamo guardandoci allo
specchio non-è-noi.
Che cos’è dunque il non-io? È l’oggetto della conoscenza complessiva, ossia la
realtà fenomenica nella sua totalità. Detto in modo più semplice: è il mondo
della natura con cui ci confrontiamo e che cerchiamo di conoscere. Il non-io è
ciò che è diverso, rispetto al soggetto conoscente.
3. l’Io infinito pone in se stesso opposto al non io un io FINITO E DIVISIBILE
La soggettività ha prodotto il proprio opposto, il non-io. Quest’ultimo restringe
e limita la libertà dell’Io ma non totalmente, perché altrimenti l’Io non sarebbe
Principio Assoluto. Il non-io riesce a limitare soltanto una parte dell’Io
Assoluto e dà origine all’io divisibile, cioè alla coscienza
individuale. L’io divisibile è quell’io empirico che caratterizza ognuno di
noi e che ci rende unici ed irripetibili.
è un fondatore della dialettica idealista= processo.
1. tesi: l’io si è posto in quanto io come autocreazione infinita A=A
2. antitesi: l’io pone il non io. L’io si è negato opponendo a se stesso qualcosa di
diverso. il NON IO è LA NATURA. Si vuole superare la natura per tornare
all’infinito. TENSIONE COSTANTE ALL’INFINITO ATTRAVERSO LA
POESIA FILOSOFIA
3. sintesi: l’io oppone al non io un io finito e divisibile che è L’UOMO, una
corda verso l’infinito. L’essenza dell’uomo è nella tensione dell’infinito.
L’ostacolo nobilita il superatore degli ostacoli
IL NON IO E NECESSARIO ALL’IO.
lo scopo dell’io finito è tendere all’io infinito ovviamente senza mai
raggiungerlo= Questa è attività creatrice incostante.
Il nostro compito consiste nel ritornare alla nostra origine, cioè diventare consapevoli
della soggettività assoluta (l’Io Assoluto) che ci costituisce. Ma per far ciò, bisogna
affrontare e vincere gli ostacoli che ci vengono incontro nella vita quotidiana. Tali
ostacoli sono elementi di non-io divisibile, e la nostra soggettività si rafforza e si
espande. Ad ogni ostacolo superato, il mio io empirico (divisibile) risulterà
accresciuto e sempre più vicino alla sua origine autentica. Ma, come tutti noi
sappiamo, non appena un ostacolo viene superato, ci troviamo a fronteggiarne uno
nuovo, più grande.
questo è proprio il processo di perfezionamento morale e teoretico
grazie al quale la nostra autentica natura di soggettività libera diventa più forte e
reale. Tanto più che gli ostacoli – il non-io divisibile – è ciò che l’Io Assoluto pone
liberamente a se stesso come limite. Anzi: è proprio nella limitazione posta dagli
ostacoli che il nostro io-divisibile (empirico) sperimenta se stesso come lo sforzo
incessante che, pur non compiendosi mai per intero, realizza nel suo costante tendere
l’infinità dell’Io Assoluto. In questo modo, Fichte unifica la conoscenza teoretica
con l’azione pratica.

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