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FICHTE
Fichte possiede umili origini, nasce da una famiglia povera. Riuscirà ad avanzare negli studi e
frequenterà le lezioni di Kant. Grazie a lui pubblicherà il suo primo scritto in forma anonima che
viene inizialmente attribuito a Kant.
DIALETTICA DELL’IO
L’Io di Fichte è un Io puro frutto cioè di una pura intenzione. Per spiegare questo Io che crea la
realtà Fichte si serve di tre momenti del processo dialettico: tesi, antitesi, sintesi.
La tesi a erma, l’antitesi nega e la sintesi è l’unione di queste due che trovano una conciliazione.
• tesi: L’Io pone se stesso->L’Io si auto-crea, si pone come entità.
• antitesi: L’Io pone all’interno di se stesso un non-io (l’Io si auto-limita).
• sintesi: Nell’Io stesso, l’Io è delimitato dal non io e il non io (divisibile, nito) è delimitato
dall’io (divisibile, nito).
La natura vissuta come esterna (non-io) non riconosce come proprio prodotto, altro da se. Alla
natura viene contrapposto l’io (la nostra persona, i singoli, l’io individuali). Il contrasto è solo
apparente, tutti si risolve in un Io. Viene abbattuta la distinzione tra noumeno e fenomeno di Kant.
Questo pensiero rappresenta una svolta, il superamento della loso a aristotelica. Secondo
Aristotele il principio di fondamento per ogni ragionamento è il principio di identità A=A
(tautologia). Tale principio pone la condizione di identità, stabilisce l’identità come originaria e
origine di altri processi di pensiero. Secondo Fichte questo non è corretto: per far sì che A=A è
necessario che vi sia un pensiero, che già lo pensa e pone l’uguaglianza. L’io quindi autopone se
stesso, una spinta autocreativa in nità, non come condizione passiva ma come attività che
compie uno sforzo rivolta oltre se stesso, streben.
L’io, mostra la sua natura dinamica n dall’auto porsi, oppone a se stesso un non-io (materia e
nito) il quale non si autoproduce ma è il prodotto dell’azione dell’Io, questa azione è
inconsapevole. L’altro del Io è una proiezione inconsapevole dell’Io stesso. L’Io si crea uno
ostacolo per superarlo e conoscere perché è creatività e spinta in nita.
Nel terzo momento della dialettica dell’io, l’opposizione io non-io avviene nell’Io stesso. Si
vengono a costituire degli io niti contrapposti a degli oggetti niti. Gli oggetti sono posti esterni
dall’io dall’io assoluto stesso. Mediante il processo conoscitivo l’Io riesce a riappropriarsi di questi
oggetti. Gli uomini compiono una lotta titanica per riportare l’altro a sé. Ogni volta che però
“l’altro” è stato ricondotto all’Io quest’ultimo inconsapevolmente produce altro da se. L’umanità
quindi è nita ma tende all’in nito, in uno sforzo di superamento del limite che caratterizza la
natura stessa dell’umanità. Lo sforzo compito dall’uomo è uno sforzo romantico. Se l’uomo non
supera questi ostacoli egli rimane schiavo delle paure e non libero.
Tutto questo lo troviamo nella dottrina della scienza.
UOMINI DOTTI
Mediante gli uomini dotti l’umanità si accresce, si avvicina all’in nito. L’importanza del non-io,
permette l’esistenza dello stremen. L’antitesi è funzionale alla tesi per arrivare alla sintesi.
SCHELLING
La loso a di Shelling si articola in più momenti:
• la così detta “fase chtiana”: in questa fase Shelling si trova d’accordo con la lettura di Kant
operata da Fichte. Fichte, con il suo idealismo, supera il criticismo Kantiano trasferendo nel
soggetto (Io assoluto) ciò che prima era caratteristico del noumeno, cioè dell’oggetto.
• Shelling prende le distanze da Fichte a proposito dell’Io perché sostiene che faccia parte di
esso anche la natura. Quindi soggettività ed oggettività sono entrambe espressione dell’Io
assoluto. Secondo Shelling infatti i limiti della loso a di Fichte derivano dal non avere
incluso una loso a della natura, riducendo la natura ad un anti-identità, un non essere. Per
Shelling natura e spirito sono due declinazioni dell’Io assoluto. La natura è lo spirito visibile
ed ha un carattere inconscio così come la natura è spirito invisibile ed è caratterizzata dalla
consapevolezza. Fichte dirà che l’Io per Shelling è come la notte dov’è tutte le vacche sono
nere.
Shelling vuole dare pari dignità alla natura dato che Fichte non le aveva attribuito abbastanza
importanza. Shelling parla di “ loso a della natura” oltre che di “ loso a dello spirito.”
Il ne ultimo dell’Idealismo risiede nell’unità. Vi sono quindi due percorsi uno della natura e uno
dello spirito.
Posto quindi che il sapere può avvenire tra oggetto e un soggetto conoscente possiamo delineare
due indirizzi della loso a:
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• loso a della natura che parte dalla realtà per arrivare al soggetto. Osserviamo che i
fenomeni sono guidati da leggi, nessi causali. Si passa quindi dalla materialità dei fenomeni
a un elemento spirituale e intellettivo.
• loso a dello spirito o trascendentale la quale parte dal soggetto e individua l’oggetto.-
>parte da un principio primo e ne da discendere la realtà.
Queste due forme di conoscenza hanno il medesimo ne ricondurre soggetto-oggetto, materialità
e forma.
Nella natura con una prima occhiata potrei percepire soltanto i nessi causali ma vi sono anche
nessi organici che mostrano come la natura sia un essere vivente con organi. Gli organi senza
organismo risultano essere inutili. Siamo di fronte ad una visione panteista (in Hegel diverrà
panlogismo). Se la natura è espressione visibile dello spirito (del divino) allora è necessario che
anche essa vada considerata. La loso a dello spirito indaga il processo mediante il quale lo
spirito arriva alla conoscenza di se attraverso il reale, la natura.
STORIA
Questo rapporto tra spirito e natura emerge attraverso la storia dove gli autori recitano una parte,
in piena libertà, anche perseguendo no utilitaristici. La natura pone ordine, armonizza il tutto,
applicando il proprio disegno (Greci->destino). Secondo Shelling la storia possiede una propria
razionalità, segue un lo logico.
ARTE
L’Arte, come la storia, mette insieme il conosco e l’inconscio, consapevole-inconsapevole, libertà-
necessità. Un’artista opera mediante l’ispirazione che rende l’opera speciale. È lo spirito che
guida l’artista. Il genio artistico è sia consapevole che inconsapevole perché l’artista sa cosa sta
facendo ma alcuni signi cato gli sfuggono perché l’ispirazione lo muove. Magari ciò che sfugge al
creatore sarà poi colto in futuro. L’essenza dell’opera gli sfugge perché è come se, attraverso le
proprie mani, si manifestasse l’in nito. L’Arte è manifestazione dell’in nito per questo l’Arte è più
vicina all’assoluto della loso a stessa, infatti quest’ultima può intuire ma l’Arte mostra. Questo
concetto sarà poi ripreso da Hegel.
HEGEL
È il massimo esponente dell’Idealismo, anche in vita viene riconosciuto e ammirato dai suoi
contemporanei. La sua loso a in uenzerà quella successiva: si parla di destra e sinistra
hegeliano.
Il sistema loso co hegeliano è l’ultimo onnicomprensivo infatti nella loso a di Hegel si cerca di
dare una risposta a tutto. Si fa dalla morale, religione, politica, ai cerca di spiegare tutte le
dinamiche della vita dell’uomo. Nasce nel 1770 a Stoccarda im Germania, nel 1788 studia
teologia ad Tuminga. Qui vi è un ambiente culturale molto vivo: seguirà ri essioni sulla rivoluzione
francese, incontrerà personaggi di spicco come Shelling e Holderling. Nel 1793 diventa precettore
a Berna e Francoforte, in questo periodo scrive gli scritti giovanili che fanno una rilettura della
religione Cristiana. Nel 1807 scrive la sua prima opera di successo la “Fenomenologia dello
spirito” opera che avrà molto successo in particolare nel 18018 viene chiamato ad insegnare a
Berlino. Le sue aule erano piene e gli studenti si contendevano le sue lezioni. Schopenhauer
aveva messo le sue lezioni in concomitanza a quelle di Hegel ma ovviamente quelle di
quest’ultimo riscuotevano una maggiore partecipazione. Shopenahaur de niva Hegel un
“ciarlatano piatto.” Muore nel 1831 probabilmente di Colera al culmine della sua carriera. Scrive
nel 1818 la “Filoso a dello spirito.”
HEGEL VS SPINOZA
Entrambi sostengono che vi sia un in nito che si manifesta nel nito però per Spinoza questa
manifestazione rimane statica per Hegel è in continuo divenire. Tant’è che Spinoza parla di
panteismo, Hegel di panlogismo.
• Il secondo caposaldo del sistema hegeliano è tutto ciò che è reale è razionale e viceversa.
Si parla di Panlogismo signi ca che vi è una logica che permea la natura, una logica dietro
l’idea. L’idea agisce in maniera razionale. Se l’idea, ovvero questo soggetto spirituale,
prende forma nel nito, mediante le evoluzioni dell’uomo, seguendo una logica, ciò che noi
vediamo manifestarsi è la ragione stessa. L’idea si compie nella storia seguendo una logica
razionale che prende corpo, si concretizza nel reale. Tutto ciò che è reale è razionale perché
segue la logica dello spirito allo stesso modo ciò che è razionale si manifesta quindi è reale.
• Il terzo caposaldo del sistema hegeliano sostiene che la loso a è come la nottola di
Minerva che si leva quando il giorno si conclude. Questo per esplicitare il ne esplicativo e
ermeneutico della loso a. Essa non prevede, non è anticipatrice, può soltanto prendere
atto di come la realtà si è manifestata. Il ne della loso a è una funzione giusti catrice,
giusti ca come si manifesta la realtà dopo che si è manifestata. Il losofo è una astuzia
della Ragione che interpreta la realtà per poi riportarla davanti alla Ragione.
PROCESSO DIALETTICO
Hegel, come Fichte, si serve di un processo dialettico che si articola in: tesi, antitesi e sintesi.
• La tesi è l’idea in sé per sé.
• L’antitesi è l’idea fuori da sé
• La sintesi è l’idea che torna in sé. Questo ultimo processo avviene attraverso l’uomo.
Il primo momento (tesi) si de nisce anche astratto e intellettuale, il secondo negativo o razionale e
l’ultimo momento positivo-razionale.
Figure: Immagini di cui si serve Hegel per spiegare alcuni passaggi della Fenomenologia dello
Spirito e per indicare certi rapporti.
La coscienza, prima di scoprirsi, è una coscienza infelice perché è scissa, divisa e non sa ancora
di essere tutta la realtà. La Fenomenologia dello Spirito è proprio il cammino che la coscienza
compie per avvicinarsi a questa consapevolezza. In quest’opera viene mostrato come l’uomo,
attraverso varies tappe, raggiunge la sua perfezione di uomo, lo spirito universale. La Ragione la
ritroviamo all’interno dell’uomo che è l’unico essere mediante il quale la ragione può divenire
consapevole. È un processo lungo, Hegel quindi ripercorre tutta la storia dell’uomo, (che è)
strumento della ragione, facendo riferimento alle diverse gure. Le gure sono entità ideali-
storiche che esprimono le tappe che lo Spirito impiega per giungere alla consapevolezza di essere
tutto il reale. Questa storia ha l’intento di mettere in evidenza gli snodi fondamentali (che Hegel
chiama gure) attraverso cui lo Spirito, la Ragione, prende consapevole di sé. Non vi è quindi la
pretesa di ripercorrere la storia dagli albori ad oggi.
FIGURE: sono entità reali ed ideali che simboleggiano tappe dello spirito.
Abbiamo: Coscienza, Autocoscienza e Ragione
Utilizza tesi, antitesi e sintesi quindi abbiamo un un procedimento a spirale.
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TESI: COSCIENZA
La coscienza individuale si rapporta all’oggetto. Abbiamo conoscenza quando l’oggetto viene
rapportato al soggetto che lo pensa.
certezza sensibile:
Il primo momento della conoscenza dell’altro è la certezza sensibile. Si parla di “certezza” perché
essa descrive la conoscenza all’apparenza più certa, quella dei sensi. I sensi infatti si approcciano
al mondo basandosi sulle dimensioni di spazio e tempo (le forme a priori di Kant). Anche se può
sembrare la forma di conoscenza più ricca essa in realtà è la più astratta e povera: è la certezza di
una cosa come “questa cosa” posta fuori dal soggetto secondo il “qui” e l’”ora” cioè in un certo
spazio e tempo. Il soggetto conoscente non coglie “l’essere” della cosa, si limita a una visione
particolare che fa riferimento a tempo e spazio, manca quindi di universalità.
percezione:
L’uomo si rende conto che l’oggetto è dato dalla percezione. La percezione considera il tutto dal
punto di vista dell’ universale, non dal particolare. Hegel prima parlava di sensibilità ovvero di dati
sensibili, ora parla di percezione, la quale presuppone un atto della coscienza che organizza i dati
in forme unitarie. La percezione riconduce il molteplice all’unità, crea rappresentazioni.
intelletto:
L’intelletto è la fase di più alto sviluppo della conoscenza. Esso infatti comprende che l’oggetto
(ciò che si ha di fronte) è qualcosa di costruito dal soggetto (è come pare all’uomo->Kant) e
distinto dalla sua essenza, che resta irraggiungibile. La realtà esiste come fenomeno. Il soggetto si
è reso conto che l’oggetto esiste solo per il soggetto stesso. Non esiste quindi una distinzione tra
soggetto e oggetto. Il fenomeno non è più percepito come esterno ma è ricondotto alla
dimensione dell’interiorità (soggetto). Poiché l’altro è solo nella coscienza (il soggetto si risolve
nell’oggetto) quest’ultima per conoscere davvero deve divenire autocoscienza, ossia coscienza di
se stessa.
ANTITESI:AUTOCOSCIENZA
L’attenzione si sposta sul soggetto considerato nei suoi rapporti con gli altri. La coscienza si
scontra con le altre coscienze e mediante te questo scontro prende consapevolezza di se.
Attraverso il tracciare il con ne tra l’Io e il tuo si ha l’autoderminazione.
Per spiegare ciò Hegel avrebbe potuto scegliere un rapporto armonico ma in questa maniera non
si viene a creare la negativa, lo scontro, e di conseguenza il progresso.
Dialettica signoria-servitù
Il rapporto d’amore non crea contrasti, il rapporto migliore che incarna questa controverai è la
dialettica signoria-servitù. Nel corso della storia vi sono state individui dominanti e dominati.
Questa dialettica la possiamo riscontrare in ogni periodo storico. Marx la riprendere dandogli una
forma a livello storico a di erenza di Hegel che rimane più idealista. Nello scenario del servo e del
padrone, il padrone è colui che a erma la propria libertà relegando l’altro al ruolo di servo. Il servo
rappresenta il medium mediante cui il padrone accede al mondo. Ad un certo punto la situazione
si capovolge perché il servo padroneggia la materia (risulta essere in grado di dare forma alla
materia) e produce per il padrone. Il servo è indipendente mentre il padrone dipende molto più di
quanto il servo dipenda da lui.
Arriva quindi un momento in cui il servo, divenuto abile, prende le distanze dalla materia. Il servo
si rende conto della sua importanza e del rovesciamento di questo rapporto sub alterno.
Attraverso il lavoro, il servo imprime alle cose una forma e crea un’opera che ha una sua
autonomia, la quale, di ri esso, rappresenta la raggiunta autonomia del servo rispetto agli oggetti.
Il servo prende coscienza della sua indipendenza nei confronti dell’oggetto.
Si tratta di una gura dinamica in quanto, ad un certo punto il rapporto si rovescia a vantaggio del
servo, che diventa padrone del padrone, mentre il padrone dipende sempre più dai servigi del
servo.
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Stoicismo e scetticismo
Nella fase successiva l’uomo prende coscienza di essere indipendente dalle cose materiali.
Questo si esprime attraverso due correnti di pensiero: stoicismo e scetticismo. Queste correnti
loso che prendono le distanze dal mondo esterno.
Secondo gli stoici il mondo è governato da un logos che si estende nella natura (panteismo).
Come molti sistemi panteistici tutto accade per necessità (Spinoza), quello che accade, accade
per forza. Hegel si sente vicino a questo perché individua anche lui un principio logico che
permea le cose. A di erenza delle stoici, per Hegel, questo principio è in divenire. Lo stoico cerca
di prendere le distanze dalle cose del mondo, sopratutto dalle passioni che sono ritenuto
portatrici di male. Quando lo stoico non riesce a fare ciò commette il suicidio che è considerato la
massima espressione di libertà. Hegel critica gli stoici perché essi si proclamano liberi, lontani da
ogni passione, di fatto però essi rimangono vincolati alla realtà circostante ottengo soltanto una
libertà interiore.
Hegel passa poi agli scettici i quali ri utano la ricerca di ogni verità, si ha l’epoke ovvero la
sospensione del giudizio. La critica che Hegel rivolge agli scettici è che sostenendo che non
esista una Verità si sta comunque proclamando una propria verità. Si ricade quindi in un
paradosso di conseguenza il pensiero scettico non risulta essere fecondo. L’uomo scettico non
può fare riferimento a nessuna verità quindi è infelice. Si passa quindi alla gura della coscienza
infelice.
Coscienza infelice
La gura successiva è la coscienza infelice la quale è presente in tutta l’opera. La coscienza
infelice rappresenta la separazione da Dio. Essa prende forma in due religioni:
• L’ebraismo: religione che vede la presenza di un Dio trascendente che crea il mondo e
proclama la sua superiorità, egli decide sulla vita e sulla morte dell’uomo. L’Assoluto è
sentito come lontano ed esterno. Fa riferimento al vecchio testamento.
• Il cristianesimo: i cristiani hanno la gura di Gesù, gura emblematica che ri ette l’antitesi.
Cristo da spirituale si incarna divenendo materia (cioè l’antitesi della spiritualità). Dio
facendosi uomo nega la sua divinità successivamente egli da entità materiale diverrà di
nuovo spirito mediante la resurrezione. Cristo si riconcilia al padre proprio come l’antitesi si
riconcilia alla tesi mediante la sintesi (Fichte-> Io che si oppone al non-io per poi ritornare
all’Io). Il cristianesimo è proiettato alla riconciliazione: di onde il pensiero che se Cristo è
riuscito a riunirsi a Dio allora questo è possibile anche per l’uomo. I cristiani si proiettano
verso la riconciliazione con Dio. La coscienza non è infelice perché si riconnette con
l’assoluto. La coscienza infelice può essere incarnata dalla gura dell’ascesa medievale il
quale, attraverso il martoriamento della carne, auspica il raggiungimento di Dio. Secondo gli
idealisti è l’idea che produce la materia, questo signi ca che se l’uomo ha dentro di sé
l’idea di in nito è perché l’in nito stesso lo sta chiamando.
RAGIONE
Ragione osserva
Dio, l’uomo e la natura hanno in culmine la ragione. La ragione diviene ragione osservatrice e
inizia a cercare se stessa nel mondo della natura. Essa crede di cercare il senso delle cose ma
cerca se stessa. In questo primo momento la ragione cerca risposte nel mondo della natura: nella
psicologia, frenologia, siognomica. Mediante questa fase Hegel lancia una dura polemica verso
queste discipline che tentano di descrivere la realtà in maniera meccanica. Si passa alla ragione
attiva
Ragione attiva
La ragione attiva cerca le risposte che non ha trovato nella natura all’interno di se stessa. In
questo passaggio vediamo tre gure:
• piacere e necessità
• la legge del cuore
• virtù e corso del mondo
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Piacere e necessità
Nella prima gura (il piacere e la necessità) Hegel prende di mira l' individualismo di alcune gure
della cultura tardo-settecentesca e romantica, come Faust, protagonista dell'omonima opera di
Goethe. Faust è uno scienziato animato da un furore intellettuale incontenibile, che decide di
vendere la propria anima al diavolo in cambio del raggiungimento dei propri desideri. Sarà salvato
dall'amore, ma non prima di avere posto se stesso al centro di una serie di avventure attraverso i
secoli. Per Hegel, il fallimento cui in ne va incontro Faust è il simbolo del fallimento di chiunque
viva esclusivamente in funzione del proprio appagamento personale.
Fino a quando l’individuo cerca da solo, senza sincronizzarsi con le altre coscienze esso è
destinato a fallire. La ragione che si cerca non è infatti quella del singolo ma quella dell’in nito.
INDIVIDUALITÀ IN SE PER SE
Provando a concretizzare la virtù mediante il reale, l’individuo cerca di generalizzare i suoi aspetti
particolari (Kant->legge generale). Ognuno di noi è portatore della propria verità. La ragione non
potendo arrivare ad una verità comune si pone sopra le leggi per giudicarle, diviene giudice.
Questo però la fa inevitabilmente cadere nella opinabilità dato che non esiste un universale in
senso assoluto. Fino a quando l’individuo si coglie in maniera singola e non parte del tutto non
potrà mai cogliere l’universalità.
La Fenomenologia dello Spirito si basa sulla singola coscienza, abbiamo il procedimento opposto,
lo spirito diviene nel corso della storia.
Nello Spirito soggettivo abbiamo lo Spirito che si coglie come individuale e inizia a studiare se
stesso attraverso discipline come l’Antropologia, la Fenomenologia, la Psicologia. L’Antropologia
studia il rapporto tra anima e natura. La Fenomenologia studia la coscienza. La Psicologia studia
lo spirito in senso stretto. Ancora una volta si arriva alla consapevolezza che lo Spirito soggettivo
da solo non basta, si passa quindi allo Spirito oggettivo che è legato al concetto di collettività,
anche in questo caso troviamo una triade dialettica.
• Diritto astratto->Quando gli individui si mettono insieme bisogna individuare la distinzione
tra ciò che è mio e ciò che è tuo, parliamo quindi di proprietà. Per apporre questa
distinzione è necessario un contratto che deve essere fatto rispettare mediante, quelli che
Hegel chiama, pena o torto. A nché la punizione sia e cace è necessario un pentimento.
Nel momento in cui un individuo si sente colpevole si passa dal diritto astratto (de nito tale
dal momento che non lo sento dentro di me) alla moralità.
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• Moralità->Volendo vivere in armonia con gli altri parto da un proponimento (un proposito). Il
proponimento costituisce la tesi. Può succedere che il proponimento non vada a buon ne.
Ciò che è importante però non è il proponimento ma l’interesse, il quale però risulta essere
soggettivo, occorre quindi fare riferimento a bene e male, ovvero dei concetti universali a
tutti. Moralità kantiana “dovere per il dovere” “parte nale fenomenologia dello spirito”
• Eticità->Nel momento in cui si esce dalla propria moralità e si fa riferimento a ciò che è
bene o male si passa all’eticità. Il primo nucleo in cui l’individuo prova a fare ciò è la
famiglia, qui un obbligo non è visto tale. Hegel fa riferimento alla famiglia patriarcale
tradizionale.
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