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Schopenhauer

Uno dei maggiori oppositori all’Idealismo hegeliano (perfe a corrispondenza tra realtà e
rappresentazione)

Impostazione inedita della loso a; autore controcorrente (si de nisce pessimista in un’epoca
dominata dal progresso e dall’o mismo), fuori dagli schemi sin dall’ambiente accademico:
be eggia l’ambiente a lui circostante le sue opere, infa , verranno le e e riprese intorno alla
metà dell’O ocento

Recupero di Kant e di Platone, inoltre in usso di teorie religiose orientali però modi cate alla luce
della sua intuizione (nuova via di accesso alla cosa in sé)

Scissione tra il mondo che noi ci guriamo (mondo fenomenico) e la cosa in sé: l’uomo è obbligato
a stare all’interno di una dimensione di parvenze che non è il mondo vero; infa , il mondo
fenomenico è del tu o zio, illusorio (#Kant: il fenomeno è lo spazio della scienza,
dell’ogge vità e della necessità e del noumeno non posso dire nulla, esso è un’incognita
incomprensibile), dove cade il tema della verità
Essere = essere rappresentato: Schopenhauer eredita questa concezione propria della loso a
moderna; a par re da Cartesio la prospe va si capovolge e il fulcro diviene il sogge o stesso
Sogge vità assume un duplice signi cato:
1. Coscienza
2. Inconscio (così chiamato successivamente da Freud, di cui Schopenhauer è precursore),
rappresenta l’altra faccia della medaglia; è ina errabile ma lo sen amo, prevale sulla nostra
coscienza ed è possibile arginarlo mediante il linguaggio, la cultura, l’e ca, …

Possiamo, alla luce di ciò, cogliere il mondo vero? Il problema della verità è spostato dall’orizzonte
rappresenta vo all’irrazionale, dal quale non si sfugge Volontà che sento dentro di me (abita
c
dentro di noi), in tu o ciò che in me è presente come pulsione; la dimensione fondante è
accessibile ma non con le condizioni della conoscenza, ma con un sen re al cogito cartesiano
Schopenhauer contrappone il cogito incarnato del “corpo vivo”: io esisto in quanto io voglio, io
posso, io mi muovo nei movimen del mio corpo; io sono il mio corpo, Volontà: è questa la cosa in
sé, vanamente ricercata dalla loso a post-kan ana come mera ogge vità ideale, e invece già
realizzata nel mio in mo
Corpo di bisogno e di desiderio: entrambe gure della mancanza, già presente in
Platone (Eros glio di Poros e di Penia) e, se dovessero es nguersi, avremmo solo
noia
La Volontà è una forza della natura di cui non sappiamo dare una spiegazione, è del tu o
irrazionale, indistru bile ed eterna rispe o alla quale gli animali, gli uomini, le piante (esseri
organici ma anche inorganici) sono dei “precipita ”, sono funzionali all’autoconservazione (Volontà
di vivere) della Volontà stessa che li governa; esigenza, pulsione desiderante, slancio cieco e senza
scopo che distrugge per rinnovarsi con nuamente (divenire intrinseco)
Condizione necessaria della sopravvivenza delle forme viven : la morte e la soppressione di altre
forme viven , ogge vazioni che vengono divorate dalla Volontà per la sua autoa ermazione
(“autofagia” della Volontà); per di più, in tu e le sue manifestazioni è cara erizzata da
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un’insuperabile con i ualità, come se fosse in con nua lo a con se stessa (assenza di una sintesi
superiore, invece presente in Hegel)
Da ciò deriva una radicalizzazione del pessimismo e del dolore, che vede l’uomo in balia di una
forza che lo trascende, della quale è vi ma; la vita è priva di senso e, quando lo comprendiamo,
diventa una “fa ca di Sisifo”
Metafora che rappresenta l’illusorietà della vita “Velo di maia”: la Volontà astutamente
nasconde se stessa a raverso la propria rappresentazione; il dualismo è, però, molto meno
marcato che in Platone (dualismo meta sico): per Schopenhauer il mondo è un unico mondo, una
totalità, vi è un’unica medaglia con due facce

A mediare tra l’unità della Volontà e la molteplicità delle sue manifestazioni fenomeniche stanno,
come gradi intermedi che consentono l’ogge vazione della Volontà, le idee (arche pi platonici);
esse sono forze a ve ed operan mediante cui la natura si estrinseca, cioè i modelli che guidano la
Volontà nel suo ogge varsi

L’uomo tende al piacere, ma questo s molo ha per condizione uno stato di bisogno e quindi di
dolore
Vita: perenne oscillazione di un pendolo tra i due estremi del dolore e della noia e si conclude per
tu con la catastrofe nale del morire
Quale via d’uscita si può trovare? La risposta è proposta dall’autore a par re dal rapporto tra il
mondo della conoscenza e quello della Volontà, che è al di là della mera comprensione
intelle uale (quindi irrazionale) e le sue ogge vazioni sono manifestazioni individuali nello spazio
e nel tempo
Nell’uomo si manifesta il fenomeno della coscienza, che dipende biologicamente da un organo
corporeo (il cervello); anche la coscienza è dunque un fenomeno della Volontà ed essa comprende
l’intelle o (capacità di intuire il nesso causale tra fenomeni) e la ragione (facoltà del pensiero
astra o); nella conoscenza normale, l’intelle o o re alla Volontà mo vi a nché essa possa
a uare consapevolmente ciò che già vuole inconsciamente: subordinazione dell’intelle o alla
Volontà

La via della liberazione este ca Prima eccezione a tale regola generale: la conoscenza comune si
muove nei limi del fenomeno e non ci fa conoscere le cose in se stesse ma solo in funzione del
nostro interesse sogge vo; al contrario, la conoscenza del genio (ar sta) è dire amente rivolta
all’idea: si tra a di una forma superiore di “visione” che oltrepassa i limi del fenomeno per
cogliere l’essenza delle cose
Universale concreto intuito in un a o di pura contemplazione
L’arte, nelle sue diverse forme (archite ura, ar gura ve, poesia lirica, dramma, musica) ci
indirizza alla conoscenza della Volontà; sia l’ar sta nel momento della creazione che lo spe atore
in quello della fruizione este ca si pongono di fronte al mondo come puro “spe acolo” della
Volontà; quella che realizza il massimo scopo è la musica, che traduce la Volontà a raverso il gioco
della melodia e dell’armonia e appare al losofo come voce stessa della Volontà, mentre le altre
ar si limitano a rappresentare il volto fenomenico del mondo

La via della liberazione morale L’arte a ua una liberazione dell’intelle o al servizio della volontà
che però è temporanea perché, una volta trascorso il raro momento di contemplazione, la banalità
e il dolore della vita quo diana ci si ripresentano in tu o il loro peso
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Solo la morale è in grado di o rire una prospe va stabile di redenzione dall’infelicità universale; è
la ragione pra ca a renderci consapevoli della nostra libertà, libertà però nega va in quanto
liberazione dai legami che rendono infelice la Volontà
Solo se non vogliamo più nulla (cioè cessiamo di volere ciò che vuole la Volontà) c’è la possibilità di
raggiungere una felicità eudemonis ca (teorizzata dagli stoici)
Due sono i comportamen moralmente possibili:
1. Acce are di iden carsi a vamente con la Volontà in quanto unica realtà
2. Negazione in se stessi della Volontà (comportamento dell’asceta); si tra a di un arduo
cammino di rinuncia

Asce smo = morale della compassione, cioè la capacità di “pa re con” l’altro (nel signi cato
e mologico di com-passione) giungendo a respingere l’egoismo come forma di cui la Volontà si
serve per i propri scopi
Chi prova compassione sente il dolore dell’altro come proprio e matura un senso di gius zia
superiore a quello sancito dalle leggi e dalle punizioni; evita di fare male non per more della
sanzione ma per non in iggere, anche volontariamente, un dolore all’altro
Tale abito della morale compassionevole è alla base di un vero e proprio cammino asce co che
Schopenhauer pensa per l’uomo comune
1. Primo grado: cas tà, quindi rinuncia all’egoismo dei ni riprodu vi dell’amore
2. Secondo grado: moralità, cioè insieme di comportamen altruis ci che sorgono dalla
compassione
3. Terzo grado: religione (in senso ateis co), che consiste in un bisogno di liberazione del
mondo dato che Dio non esiste
4. Grado nale: Noluntas, che indica la Volontà liberata, non più cieca Volontà di vivere ma
“non Volontà”); quando questa non vuole più nulla, entra in uno stato di bea tudine che gli
indiani chiamano Nirvana
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