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KIERKEGAARD

Autore danese; si oppone ad Hegel, come gli altri loso dell’O ocento

Ha dato inizio alla corrente esistenzialis ca, la quale si svilupperà poi nel corso del Novecento; egli
a ua un rinnovamento della ri essione, in modo anche più radicale rispe o a Schopenhauer (resta
un losofo meta sico)
Al centro della sua ri essione: l’esistenza, partendo dalla propria, dalla sua singolarità
valorizzazione dell’individuo e del cara ere nito dell’esistenza
Infa , le sue opere presentano una forte connotazione biogra ca: in Aut-aut, Timore e tremore, la
ripresa, Il conce o dell’angoscia (…) egli espone i temi centrali del proprio pensiero e ques scri
sono pubblica so o insoli e bizzarri pseudonimi a cui l’autore ricorre assumendo, di volta in
volta, molteplici e false iden tà non per porsi al riparo da controlli e/o censure, ma per
so olineare la sua intenzione di prendere le distanze dalle proprie opere e dai loro personaggi
compiendo un “esercizio di ironia”
Già nella sua tesi di laurea, egli ha presentato il conce o di ironia come forma di pensiero e scelta
di esistenza, in contrasto con alcuni autori roman ci (in par colare Schlegel, che riduceva l’ironia a
stratagemma le erario con cui segnalare la presa di distanza dalle proprie opere)
Kierkegaard presenta l’ironia come la capacità dell’esistenza di porsi al di là delle proprie forme
storiche per descrivere ed analizzarne i comportamen e per scoprire se stessa nella propria
esistenza

L’autore si allontana dalla tradizione loso ca, di cui Hegel è il campione (infa , il suo bersaglio
polemico è l’impostazione generale della loso a), e rappresenta l’universo dell’esistenza umana
nella molteplicità delle sue a tudini, senza riportare tale pluralità di modi di essere ad un
fondamento assoluto, ma prendendo costantemente le distanze da ogni posizione de ni va

Viene da lui interro o il rapporto tra razionale e reale (proprio dell’Idealismo), tra i quali non vi è
nessuna conciliazione; egli avversa la ridicola pretesa di far coincidere gli sviluppi della ragione con
le trame della realtà

Il vero tema della loso a è, dunque, l’esistenza: essa deve so ermare la sua a enzione sulla
singolarità dell’esistenza umana e porre come ogge o della propria analisi l’individualità, senza
mirare ad inscriverne l’esistenza entro categorie universali o programmi de ni
Alla Fenomenologia dello Spirito e all’intero sistema hegeliano, Kierkegaard contrappone la
descrizione fenomenologica delle forme dell’esistenza e l’indagine sull’esistenza singola
La loso a trova la propria ispirazione e il proprio approdo nell’esperienza individuale, nelle scelte
personali; infa , il Diario accompagna l’intero sviluppo della ri essione dell’autore

L’esistenza è sempre concretamente collocata in forme determinate e socialmente de nite (es: la


domanda “chi è?” è solitamente soddisfa a da risposte che indicano il ruolo sociale di una
persona), ma non è possibile pensare che le forme sociali nelle quali il singolo è inserito ne
de niscano essenzialmente l’esistenza; anzi, ciò signi cherebbe sfuggire al compito della loso a
di ri e ere sull’esistenza stessa
È necessario andare oltre le forme nelle quali l’esistenza è calata e solo così essa ha modo di
mostrarsi nella sua nudità e purezza, nella sua possibilità (dimensione fondante dell’esistenza,
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categoria insita nel mio modo di esistere); la loso a deve studiare le condizioni perché la
possibilità si realizzi nella scelta e nella decisione
Kierkegaard a ua una rivoluzione delle categorie dell’esistenza e della realtà; il possibile non è più
considerato come l’antecedente logico e storico della realtà, ma come la sua essenza
La necessità, quindi, si presenta solo come una categoria logica e non ontologica: la realtà, infa ,
nella sua essenza storica è possibilità
L’esistenza è la vera de nizione dell’essere, considerato nella sua storica ed auten ca singolarità e
non trova la propria de nizione nelle categorie con le quali solitamente l’uomo si orienta nel
mondo, ma diviene l’esperienza della libertà in nita, della possibilità pura, ma anche del totale
sradicamento e del nulla; ridurre al nulla le forme mondane (processo necessario per incontrarsi
con la propria esistenza singola) signi ca assistere alla propria mondana nulli cazione, vivere
contemporaneamente l’esperienza della possibilità e del vuoto totale

Tale esperienza è de nita angoscia: non è analoga all’esperienza della paura, poiché questa si
prova di fronte ad un pericolo concreto; l’angoscia, invece, è il sen mento di smarrimento totale
che l’uomo prova di fronte al nulla
L’angoscia che l’uomo prova di fronte alla propria esistenza come possibilità in nita lo spinge a
trasformare l’angoscia in paura, a riempire l’esistenza di impegni, di responsabilità e di compi ; egli
tende così ad eludere l’insostenibile sen mento di angoscia che pone l’uomo di fronte alla sua
nuda esistenza con il more per insuccessi mondani, con la preoccupazione per le cariche assunte,

L’angoscia è, infa , l’esperienza del nulla e della possibilità e quindi il sen mento dell’esistenza
auten ca, ritrovata dalle forme mondane e posta di fronte alla propria decisione, al proprio
in nito, nulla

L’esistenza pura avvia una nuova diale ca: diale ca della possibilità, espressa dalle categorie della
scelta, del salto, dell’aut-aut (alterna va: #sintesi, una cosa esclude l’altra); la loso a illustra le
diverse forme che l’esistenza può assumere e, di queste possibilità dell’esistenza, il losofo traccia
anali che descrizioni nelle quali emergono i sen men della disperazione (1), del pen mento e
dell’angoscia (2):

1. Vita este ca: l’esteta vive i momen dell’esistenza come a mi piacevoli, col
nell’immediatezza e al di fuori di ogni regola, quesito, scrupolo e co o religioso; l’esistenza
dell’esteta è dominata dalla ricerca con nua di istan piacevoli che non appagano
l’inquietudine, ma si ripetono monotoni e non lo salvano dalla disperazione
Questa estenuante ricerca porta l’esteta a sen re che nella sua vita nulla è durevole,
consistente (egli infa non vuole essere iden cato), ma che la sua vita si consuma di
esperienza e mere, even che non si ripeteranno e che si perdono e ciò gli toglie ducia e
speranza
Assumendo su di sé il fallimento della propria esistenza, l’esteta può uscire dalla sua totale
dipendenza dalle circostanze esterne e riconoscere che nella vita è necessario scegliere
2. Vita e ca: l’a o di scelta è un a o e co; questa vita è l’esistenza di chi si a ribuisce come
responsabilità un ruolo sociale, ene fede agli impegni e non si so rae alle scelte e alle
responsabilità familiari, professionali, sociali, …
Nell’e ca l’uomo sceglie se stesso, ma anche qui l’esito non è propriamente felice, perché la
vita è determinata dal pen mento; essa non gra ca perché l’uomo non si ri ene mai

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all’altezza della condizione che vorrebbe rappresentare nei suoi proge ed ideali, poiché è
nito ed imperfe o
3. Vita religiosa
L’autore danese porta così alla luca la dimensione di vivere, cosa che aveva già a uato in
precedenza il losofo francese Montaigne con i suoi essais (saggi)
È importante so olineare che, nel momento in cui l’uomo sceglie da che parte stare, esclude il
modo di vivere precedente mentre accoglie quello successivo e non andrà a riprenderlo

Peccato: breccia des nata a riportare l’uomo al tema della propria esistenza; esso, in quanto
riconoscimento di un fallimento, interviene nella storia operando una brusca sospensione di valore
delle categorie con cui si pensava di de nire e di impegnare l’esistenza
Secondo il losofo, tu o ha mi camente inizio con il peccato di Adamo: il divieto imposto da Dio al
primo uomo ha alimentato il desiderio di trasgressione e, con la disobbedienza, la sconvolgente
esperienza della libertà e della possibilità che, avver ta nella sua apertura in nita, è vissuta come
turbamento profondo e genera il sen mento dell’angoscia
Se l’esperienza del limite di fronte al quale l’uomo è posto dal peccato è disperazione, l’esperienza
dell’in nito colto dall’uomo nella propria esistenza come possibilità e libertà è angoscia

(1) Disperazione: “mala a mortale”, mala a della vita quando vivere signi ca avver re
quo dianamente la capacità di non essere pienamente se stessi, di assumere e
contemporaneamente ri utare il proprio limite, assistere al progressivo delinearsi della
propria nitudine e quindi al progressivo morire di se stessi
(2) Angoscia: sen mento della possibilità in nita; l’uomo, collocato al di fuori dell’universale,
di ogni categoria e di ogni gius cazione, è posto di fronte alla propria singolarità, isolato
dal mondo delle relazioni e che e sociali ed è solo di fronte alla nuda esistenza, alla
possibilità pura, al nulla

Solo il “salto” nella fede e la decisione di acce are la propria solitudine di fronte a Dio, al di fuori di
qualsiasi conforto e co, perme e all’uomo di mantenersi fedele al senso della possibilità e
dell’in nito (vita religiosa)
Per a rontare il tema della fede, Kierkegaard a ua un ritorno al primo annuncio cris ano che
presenta questa come paradosso e scandalo nei confron della ragione e della morale: il
cris anesimo, infa , proclama la morte come salvezza, il nulla come realizzazione
La fede, nella sua forma auten ca, è la dimensione in cui l’esistenza realizza la propria auten ca
natura; stare nella fede signi ca acce are la propria assoluta singolarità come in nità e possibilità,
porsi in totale solitudine e senza alcun conforto morale di fronte all’in nito, restare fedeli alla
dimensione della possibilità
L’angoscia è il sen mento della fede e dell’esistenza auten ca in quanto è il sen mento della
possibilità in nita

Figura di Abramo: “padre della fede”; in Timore e tremore incarna e rappresenta il paradosso della
fede: Dio lo invita a sacri cargli il glio Isacco, ma, nel momento in cui Abramo si avvia a compiere
il sacri cio, aderendo nella fede al comando di Dio, si pone al di fuori dell’e ca; infa , non vi è
nessun sistema morale che possa comprendere e gius care la sua azione
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Questa ri essione perme e al losofo di porre so o accusa la di usa tendenza a ridurre la fede a
morale; trado a in de ami e ci, la religione diventa, infa , uno strumento dell’ordine sociale e
invita all’obbedienza e al rispe o di astra valori universali
Se invece si intende la fede nel suo auten co signi cato, esse annuncia al singolo la gratuità
dell’amore di Dio, al di fuori di ogni sua possibile gius cazione e ca; collocando l’individuo
immediatamente di fronte a Dio, lo pone dinanzi all’in nito e quindi di fronte all’esistenza come
possibilità

L’episodio di Abramo consente poi a Kierkegaard di iden care nella fede il signi cato auten co
dell’esistenza come doppio movimento tra nito ed in nito: Abramo, decidendo di sacri care
Isacco, rinuncia alla propria dimensione nita per a darsi all’in nito; Dio, evitando il sacri cio di
Isacco, res tuisce gratuitamente all’uomo la sua nitudine
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