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Jean Paul Sartre

Legame con Céline nel tematizzare l’assurdo della vita


 Sartre nato nel 1905 a Panama e morto nel 1980
 scrive la Nausée
 fa il filosofo di professione, insegna filosofia all’università
 di famiglia parigina, alta borghesia. Fa studi di letteratura e studia filosofia, insegna al liceo e alla fine diventa
professore universitario di filosofia
 non ha inventato l’esistenzialismo ma ha molto contribuito alla sua diffusione
 lui è un filosofo a tutti gli effetti, poi però affianca a questa attività, la sua attività di scrittore, è per lo più uno
scrittore di saggi o di forme narrative in cui lui tenta di mettere in rappresentazione il suo sistema filosofico.
La Nausée  non è l’unico romanzo che scrive Sartre. Nella Nausée l’interrogativo sul senso della vita (lo
stesso interrogativo che si pone Bardamu Ferdinand con Céline) diventa
 esplorazione di un processo di perdita del senso
 e insieme rivelazione di una verità solo apparentemente nascosta  per vederla, basta cambiare lo sguardo
che portiamo sul mondo e su noi stessi, liberarsi delle griglie mentali con cui, per proteggerci dall’evidenza,
viviamo il nostro essere al mondo, essere nel tempo e nella lingua.  è l’operazione che Sartre fa compiere al
suo personaggio Roquentin.
Nella Nausée abbiamo il protagonista, che ad un certo punto, grazie anche al senso di nausea, grazie a delle
marche fisiche di un disagio (non solo psicologiche) all’improvviso si rende conto che c’è una verità
dell’esistenza molto scomoda che è però presente, e noi facciamo di tutto per riuscire ad evitarla perché è un
po’ insostenibile come verità. Questa verità è solo apparentemente nascosta, noi usiamo i nostri schemi mentali
per non vederla. Per vederla infatti basta cambiare lo sguardo che noi portiamo sul mondo e su noi stessi
liberandosi dalle proprie griglie mentali. È l’operazione che Sartre fa compiere al suo personaggio Rocquentin
in una sordida città di provincia dove tenta di portare a termine la biografia di un’affascinante personaggio
storico. Nausea = assunzione disgustata dell’essere al mondo.
Rocquentin è in realtà uno studioso, è un ricercatore di storie, che sta portando avanti la sua ricerca per lo più in
biblioteca e mentre fa questo (in provincia perché si è ritirato per riuscire ad essere meglio concentrato nella sua
ricerca) si rende conto che c’è qualcosa a livello fisico che lo mette a disagio e inizia a scrivere un diario per
tenere traccia dei cambiamenti di questo disagio che lui inizia a percepire. La costituzione di questo diario
corrisponde con le pagine della Nausée come romanzo.
SARTRE:
incarna l’esistenzialismo, non è soltanto lui un’esistenzialista.
Simone de Beauvoir (1908-1986)= compagna di Sartre, è una scrittrice e filosofa a sua volta, anche lei
insegnava come Sartre, anche lei era una scrittrice, ed anche lei è uno dei personaggi principali del movimento
dell’esistenzialismo e di questo stile di vita. È legata a Sartre da una lunga relazione sentimentale e intelettuale.
I suoi romanzi esplorano soprattutto la tematica del rapporto con l’altro, quale momento fondamentale per la
presa di coscienza della propria identità e della propria libertà.

Ci sono modi diversi di essere esistenzialisti.


Dobbiamo avere presente il periodo storico: dagli anni 30’ in poi con un momento di auge che corrisponde con il
momento immediatamente successivo alla confusione della seconda guerra mondiale. L’esistenzialismo parte
negli anni 30’, durante l’occupazione vi è una vita esistenzialista a Parigi e poi conquista le masse, soprattutto le
generazioni più giovani all’indomani del termine della guerra.

ESISTENZIALISMO:
1. possiamo parlare di esistenzialismo come di unismo filosofico letterario
2. Possiamo parlare di esistenzialismo come una sorta di moda/stile di vita  questo stile di vita è per lo più quello
che abbiamo all’indomani della conclusione della 2° guerra mondiale. ***
Per quanto riguarda l’esistenzialismo da un punto di vista filosofico, dovremo dire che fa parte di quegli ismi
filosofici post filosofia hegeliana. L’esistenzialismo è una filosofia post hegeliana e le filosofie post hegeliane
sono essenzialmente 3:
- Superomismo di Nietzsche  è di chi riconosce di far parte della razza umana
- (positivismo) scienza che si pone come rimedio rispetto alle condizioni socio-economico dell’epoca
- esistenzialismo
- senso del divenire Riproporsi del senso del divenire in filosofia
 L’uomo di fronte alla responsabilità della propria coscienza
***Cosa hanno in comune la corrente filosofica e lo stile di vita?Perché entrambi possono essere definiti
“esistenzialismo”?
Ciò che hanno in comune è che in entrambi i casi l’uomo si sente responsabile della propria vita, della vita
della società/comunità e ha quindi la sensazione che sia il momento di agire, non solo in senso di azione, ma
anche da un punto di vista intelettuale, è il momento di prendere posizione e di schierarsi e di interrogarsi.
Per questo la parola esistenzialismo non può prescindere dalla parola Engagement (impegnarsi in qualcosa)
Le philosophe existentialiste est un philosophe engagé
(l’intervento nella vita sociale è anche solidarietà perchè ogni individuo deve percepire nella sua visione
personale anche quella della comunità che gli sta attorno perchè quello che fa a se stesso ha delle ricadute
verso gli altri e dunque ha delle responsabilità anche verso el altre persone ecco perché l’esistenzialismo è
detto anche umanesimo)
La letteratura esistenzialista è una letteratura engagé e i giovani che fanno parte di questo movimento anche
semplicemnte come stile di vita, al di là del furore che è tipico di qualsiasi periodo che segue il conflitto, si
identificano perché hanno questa estrema neccessità di prendere in posizione in modo attivo. E questo ha
posto non pochi problemi agli schieramenti di tipo politico.
Una grossa fetta delle nuove generazioni era affascinata da quello che l’esistenzialismo propugnava e quindi
non aderiva ad altre ideologie come l’ideoologia comunista e socialista. Non è un caso che in un primo tempo
Sartre e gli altri esistenzialisti avessero aderito al comunismo ma trovavano dei punti di disaccordo con la
dottrina politica e per cui, dopo alcuni avvenimenti (dopo la repressione dell’Urss in Ungheria) gli esistenzialisti
prendevano le distanze e questo era un problema dal punto di vista politico e quindi furono butatti fuori dal
partito comunista perché costituivano un problema e perché vi era l’intenzione da un punto di vista d governo e
di politica di riuscire a fare presa su quella generazione che invece si era identificata nel filone esistenzialista .
L’esistenzialismo lo abbiamo dagli anni 30’ fino a quegli anni ma poi non produce più nulla e si perde, non vi è
un’eredità esistenzialista se non all’interno della concezione di alcuni intelettuali, ma come fenomeno di massa
si esaurisce perché non ha avuto uno sbocco politico degno delle sue premesse.
Sartre è l’icona dell’esistenzialismo
È Lo scrittore e l’intelletturale francese più influente della 2° metà del 900’
Incarna l’intellettuale di sinistra per eccelenza dagli anni 50’ in poi
L’esistenzialismo è stato un fenomeno di massa

Opere di Sartre:
1. La nausée fu un vero e proprio successo, pubblicata nel 1938 –Céline 1932
2. L’etre et le Néant –1943. Saggio in cui Sartre spiega la sua filosofia, il suo sistema filosofico
3. Les mouches 1943
4. huis clos 1944
5. les mains sales 1948 –le mani sporche dove si interroga sulla relazione tra ideologia e politica, fino a che punto
bisogna spingersi pur di salvare l’ideologia ?
La Nausée ha avuto un succeso di pubblico, per la generazione degli anni 40, la nausea è stata il libro di
riferimento. Perché in questo romanzo si parla del “mal de vivre” di quanti non sanno più che valore dare alla
propria vita.
È un romanzo più accessibile rispetto del Voyage au bout de la nuit (difficile da un punto di vista linguistico, può
provocare un maggiore disorientamente del lettore e magari anche un rifiuto). La forma romanzo è più
immediata perché è più facile seguire la continuità della storia ed è più facile immedesimarsi.
Si tematizza il sentirsi a disagio, sentirsi depredati di qualcosa (mal de vivre) è una generazione che si trova
in preda allo scoramento dopo laconclusione della 2° guerra mondiale e ha bisogno di dare un nome al proprio
disagio quindi si tematizza l’assurdo, si tematizza la necessità di dare un senso alla propria vita soprattutto alla
luce di tutti gli eventi politico sociali.
La soluzione che viene proposta nella Nausée non corrisponde con la soluzione che propone Sartre filosofo, è
solo uno 1° step. Sartre ha una visione diversa rispetto al proprio personaggio.
slide: tuttavia la soluzione di Roquetin, ovvero la scelta di dedicarsi all’arte (nel suo caso, alla scrittura), non
coincide con la posizione di Sartre, che sempre più—di fronte all’urgenza delle questioni reali, politiche, rifiuta
l’idea di un’arte autocelebrativa che basta a sé stessa, per abbracciare invece un’arte engagée, più collegata
all’azione.
Roquetin, al termine di questo diario che sta scrivendo prende una risoluzione che è molto simile alla risoluzione
del narratore della recherche du temps perdu  la fine del testo prende la risoluzione “mi metterò a scrivere un
romanzo”. Invece Sartre filosofo rifiuta l’idea di un’arte che sia auto-celebrativa, rifiuta l’autoreferenzialità
dell’arte. È importante ,secondo Sartre, che anche l’arte sia impegnata (engagé) ed è importante perché
secondo Sartre l’uomo non può non essere engagé nel momento stesso in cui si rende conto che sta a lui dare
un senso alla propria esistenza. Quando l’uomo, che non vive in solitudine ma in una società, dà un
senso alla propria esistenza prendendo delle decisioni (producendo la propria esistenza) nella sua esistenza
porta delle conseguenze sugli altri Il suo prendere delle decisioni non può, dunque, non avere delle
conseguenze sugli altri ed essere coscienti di questo significa, secondo Sartre, sapere che l’esistenzialismo è
un umanesimo
Se io mi rendo conto e sono concorde sul fatto che mi trovo al mondo mio malgrado e che sta a me dare un
senso all’esistenza perché la mia esistenza di per sé non avrebbe un senso, allora non posso non rendermi
conto che quando io do un senso alla mia esistenza incido sugli altri dando un orientamento a me stesso sto
dando anche dei segnali agli altri. Quindi c’è sempre una ripercussione sugli altri di qualsiasi mia scelta, anche
in una scelta puramente intellettuale. Questo viene chiamato da Sartre “umanisme” umanesimo.
Il fatto di essere engagée  se io do un senso a me stesso sto dando un segnale anche agli altri e quindi ho
una responsabilità non solo nei confronti di me stesso ma anche nei confronti degli altri. È come se per Sartre gli
altri esseri umani non potessero non essere influenzati dall’azione del singolo. È come se involontariamente
ogni volta che un soggetto prende una decisione tutti gli altri soggetti vengono anche involontariamente orientati
dalla sua decisione c’è per forza un riflesso perché il sistema del gruppo sociale umano è un sistema
chiuso, quindi se una persona si muove in un certo modo, prende delle decisioni in un certo modo, questo si
riflette anche sugli altri in modo consapevole o inconsapevole. Una volta che si è coscienti di questo non si può
non essere engagée, non si può non impegnarsi altrimenti se si fosse coscienti di questo e non si fosse engagé
si corrisponderebbe a degli ipocriti. Se so che incido sugli altri non posso non considerarmi engagé perché se
lo facessi sarei un’ipocrita.
MODE DE VIE:
Per quanto riguarda l’esistenzialismo come mode de vie, vi sono varie attività sociali già durante gli anni 40’
(anni dell’occupazione), soprattutto a Parigi, che poi si protraggono nel 2° dopoguerra. Attività: le persone
giovani si riuniscono in locali notturni (boite de nuit) che diventano delle “Cave” a Parigi negli anni 40/50.
Le Caves sono quelle stanze al piano interrato dei locali parigini che si trovano sulla rive gauche (è la Parigi
degli anni 50). Gli intelettuali si trovavano nel Café Flore già dal pomeriggio e poi la sera si faceva festa a ritmo
di jazz ritmo importato dagli Usa e che è il sottofondo musicale perfetto anche a livello di fervore e di
continuità ritmica. È qualcosa di assolutamente diverso rispetto agli anni 20’. Si comincia dalla fine degli anni 30’
e si continua fino alla fine degli anni 50’.
Per quel che riguarda l’esistenzialismo dal punto di vista filosofico, si rifà ad alcuni filosofi, per lo più tedeschi,
uno fra tutti Heidegger, il quale ha scritto “l’essere e il nulla” e “l’essere e il tempo” in quest’opera troviamo la
frase “l’uomo ha sempre da essere il suo essere”. Sartre si forma studiando Heidagger, è da qui che si forma
la visione filosofica/del mondo, il sistema filosofico di Sartre. Con quesa frase Sartre voleva dire che l’uomo, a
differenza di altre cose, non ha un’essenza prestabilita. L’uomo semplicemente si trova a esistere, l’uomo è
esistenza in quanto è continua produzione e trasformazione della sua essenza.
Esistere, deriva dal latino EX-SISTERE, cioè trovarsi ad essere/consistere provenendo dall’esterno. Esistere
significa che l’essenza di qualcosa non è inerente/intrinseco alla propria situazione ma è qualcosa che dipende
da qualcosa di esterno. Il concetto di esistenza è molto vicino al concetto, che è stato sviluppato a partire dalla
filosofia greca pre-socratica, di divenire, ovvero la differenza che esiste tra l’essenza delle cose e il fatto che
abbiamo tutti esperienza del fatto che un bel giorno si viene al mondo dal nulla e poi un altro giorno si muore e
non si è più al mondoAll’improvviso in una continuità temporale dal nulla si è/si appare e poi non si è
più = divenire. Il divenire è questo fluire che pone problemi all’uomo perché lo spaventa, lo terrorizza. Secondo
Platone sta proprio in questa cosa destabilizzante, in questo spavento, che consiste lo sguardo del filosofo.
Platone afferma che θαύμα (meravigliarsi) è proprio del filosofo, lo Tzauma è il senso di disorientamento che si
prova di fronte ad un evento meraviglioso e non è connotato in modo positivo o negativo, tematizza
semplicemente il disorientamento. Platone scrive che il meravigliarsi è proprio del filosofo, è provare questa
sensazione di disagio e di disorientamento. Ciò che gli fa provare disagio è il concetto di divenire, il fatto che
l’uomo ad un certo punto appare però ad un certo punto scompare anche. Non è nemmeno così chiaro dove
eravamo prima di essere nati. Fa rimanere attoniti il fatto che ci troviamo ad esistere nostro malgrado, non ha
importanza quale sia la nostra condizione di vita (Céline dice che la condizione umana è già di per sé molto
triste, bisogna sperare di essere in salute, di non avere problemi mentali, di nascere ricchi e fortunati perché la
condizione umana già di per sé può essere davvero difficile da sostenere)
La condizione umana di per sé è una condizione di precarietà in cui ci si trova ad essere malgrado noi
stessi. Quindi la nostra essenza coincide con il fatto di essere precari su questo mondo.
E allora se siamo precari e se l’unica cosa che noi possiamo dire su noi stessi con certezza è “un giorno tutti
quanti moriremo”  se partiamo da questo (unica cosa certa che sappiamo sull’uomo) significa che il nostro
zoccolo su cui possiamo poggiare il senso della nostra vita NON è qualcosa che ha a che fare con il senso della
nostra essenza ma è qualcosa che ha a che fare con la nostra precarietà. La precarietà è ciò che ci
contraddistingue, il fatto che semplicemente ci troviamo ad esistere.
Se ci troviamo ad esistere, secondo Heidagger, siamo noi che ci troviamo nelle condizioni di estrema neccessità
= siamo obbligati nostro malgrado ad esistere. E quindi sta a noi decidere il senso della nostra vita,secondo
Heidegger, perché se siamo nell’estrema neccessità (cioè che non dipende da noi e che esistiamo nostro
malgrado) allora siamo anche ESTREMAMENTE LIBERI = possiamo decidere che cosa vogliamo essere,
possiamo dare un senso alla nostra vita.
“L’uomo ha sempre da essere il suo essere”  Heidegger sta dicendo che l’uomo non si costuisce come
essenza, l’uomo è semplicemente esistenza e quindi la sua essenza la decide lui giorno per giorno. Su questo
concetto si basa Sartre, che aggancia la sua visione del mondo e la sviluppa.
E dice che se lui dell’uomo può solo dire che existe, cioè che si trova ad esistere allora può anche dire che
l’uomo si trova al contempo in una situazione di estrema libertà (ovvero di esistere suo malgrado), ma anche di
estrema libertà  sta a lui decidere cosa vuole essere. Quindi l’uomo è responsabile della propria essenza.

A questo Sartre aggiunge l’ultimo tassello ovvero “l’uomo non è responsabile solo di se stesso ma lo è anche
degli altri” perché non appena l’uomo prende delle decisioni per sé stesso cercando di dare un senso alla sua
vita sta comunque dando un segnale anche agli altri e quindi è responsabile anche nei confronti degli altri.

L’existentialisme est un humanisme –1945.


è un saggio di Sartre
« L’existence précède l’essence: on est ce qu’on fait mais notre choix engage l’humanité »
Dell’uomo possiamo dire, prima di tutto, che esiste e dopo che si crea l’essenza. Quindi l’essenza se la crea
l’uomo agendo. L’azione è anche una decisione intellettuale su se stessi. Si è ciò che si fa, ma se questo è vero
la nostra scelta comporta a delle ripercussioni sull’umanità, dice Sartre, perché l’uomo è un animale sociale, e
quindi deve essere consapevole che non soltanto è responsabile di se stesso ma che in un certo senso è
responsabile anche degli altri.
Sartre riprende da Husserl il concetto centrale di “intenzionalità” secondo il quale la coscienza è un atto di
qualcosa che non può esistere se non in rapporto di correlazione diretta con la realtà.  ne consegue il rifiuto
della vita interiore

Extrait obligatoire –La Nausée


Antoine Roquentin prende la parola in 1° persona e non scrive una storia ma un diario, non consegna un diario
a un lettore.
Sartre usa una clausola tipica del romanzo del 700’ che fa sì che tra autore e lettore vi sia l’accordo di credere
che questo diario sia stato rinvenuto per caso da altre persone che poi lo hanno dato alle stampe. Sartre usa
questo strategemma nelle prime pagine.
È un diario che viene ricostituito dalle persone che lo danno alle stampe che si danno il nome di “éditeurs” e che
ha al proprio interno anche delle parole mancanti perché si deve creare lo stratagemma/l’idea che queste siano
pagine ritrovate e quindi che non siano state preparate dall’autore per essere date alle stampe ma che siano
state semplicemente rinvenute così come erano.
16/11

Se gli intelletuali degli anni 40 si interrogavano sull’assurdità della vita è perché anche la gente comune degli
anni 40’ fece l’esperienza, in seguito alla scoperta dei campi di concentramento e alla conseguenza della bomba
atomica, dell’assurdità della vita  quindi c’è stato un coincidere di quello che era un tema già affrontato da
alcuni autori negli anni 20’ e negli anni 30’ (es. Céline) e che poi vari autori ripropongono.
Questa volta c’è una coincidenza con le neccessità del singolo individuo anche non intelettuale.
Come nel 1918, il disastro genera la neccessità di vivere la vita in modo irrefrenabile e appassionato c’è una
risposta di tipo euforico alla conclusione del 2° conflitto mondiale come già era stato alla conclusione della 1°
guerra mondiale.
Nel secondo dopo-guerra il fulcro della vita intellettuale notturna è nel quartirere di Saint Germain de Prés di
Parigi  le fureur de vivre che i giovani di allora esprimono in questo quartiere è l’effetto di contropartita durante
e dopo l’esperienza luttuosa come quella della guerra. Jean Paul Sartre, Simon de Beauvoir, Camus
frequentano la rive gauche prima della conclusione della guerra.
L’esistenzialismo è un fenomeno storico in primis e poi anche un fenomeno intelettuale, filsofico, letterario.
Come ismo intelettuale, filosofico, venne alla luce prima del 2° conflitto mondiale nel 1930 allora interessava
già una riflessione sul senso della vita, alla luce di quanto individuato di alcuni filosofi dell’epoca, per i quali
l’unica verità coincide con il fatto che l’uomo semplicemente esiste e pertanto è portato alla morte. Il che
ovviamente genera un sentimento di angoscia di difficile gestione.
In seguito allo schock della 2° guerra mondiale, la riflessione esistenzialista entra in una fase proattiva, viene
cioè percepita la neccessità di superare la concezione pessimista e passiva della realtà perché solo un
atteggiamento attivo e religioso può portare ad arginare derive come la deriva nazista o quelle dittatoriali in
generale.
È così che in ambito esistenzialista si fa strada il concetto di solidarietà, di engagement, di impegnarsi nel
sociale, è questo nuovo atteggiamento intelettuale, in connubio con la fureur de vie, che diventa una fase nuova
fisiologica di euforia a cui viene dato il nome di nuovo-umanesimo.
Bisogna avere un atteggiamento fiducioso per evitare stragi come quella della guerra

CHE COSA È L’ESISTENZIALISMO ?


Video 1
What is my purpose?
why am i here?
L’esistenzialismo è una filosofia europea che è iniziata a metà tra il 19° e 20° secolo ed è diventata popolare dopo gli orrori
della 2° guerra mondiale, quando molti hanno iniziato a dubitare della tradizionale idea di una divinità morale basata sulle
terrificanti atrocità commesse durante la guerra. Il primo filosofo ad identificarsi con l’esistenzialismo fu Jean-Paul Sartre
“quello che gli esistenzialisti hanno in comune è la dottrina fondamentale che l’esistenza precede l’essenza” ciò che
intende con questo è che siamo tutti nati senza uno scopo preciso siamo nati come individui indipendenti Si esiste
prima e si viene definiti in base alle proprie azioni. Il nostro scopo non è quello che gli altri ci danno ma è quello da creare
tramite la nostra coscienza. Siamo definiti alle nostre azioni e siamo responsabili di esse. Sartre “man first of all exists,
encounters himself, surges in the world and defines himself afterwards”. L’idea dell’assurdo è l’idea che il mondo sia senza
senso, le azioni cattive possono capitare anche se tu sei buono, ciò che succede succede semplicemente  siamo nati in
un mondo in cui le nostre azioni mancano di uno scopo coerente  stiamo cercando un senso in un mondo insensato.
Sartre credeva che la libertà che noi abbiamo è terrificante, il fatto che il mondo sia senza senso significa che non ci sono
linee guida o codici morali per vivere. La migliore cosa da fare è vivere autenticamente  con questo Sartre intende che
ognuno deve creare se stesso basandosi sulla propria vera essenza piuttosto che sulle pressioni esterne del mondo.
Nell’esistenzialismo puoi dare senso solo alla tua vita, l’errore che puoi commettere è vivere autenticamente contro la tua
essenza.
il fatto di dire “l’esistenza precede l’essenza” vuol dire che se io di me stesso posso dire semplicemente che
esisto, come dato certo, come dato che ho in comune con tutti gli altri esseri umani, allora vuol dire che la mia
essenza è da definirsi. La contropartita è che se è da definirsi allora sono responsabile, vuol dire che io da solo
per il semplice fatto di esistere non ho un senso su questo mondo, il mio problema è il fatto che io non trovo un
senso alla mia esisenza su questo mondo, ma la contropartita è che se non lo trovo, me lo posso creare e se
me lo posso creare ne sono responsabile, se ne sono responsabile mi rendo conto che ne sono responsabile
nei confronti degli altri, perché non vivo in maniera isolata.
 «chaque personne est un choix absolu de soi» = si può scegliere ciò che si è e si può diventare ciò che si vuole
(libre-arbitre)  la nostra essenza cambia in continuazione finché siamo morti
 Conseguenza di questa libertà è ciò che Sartre chiama Angoscia (es se sono davanti ad una scogliera posso
provare la paura di scivolare o che qualcuno mi spinga  questa è una paura esterna ma è anche una paura
interna che si chiama angoscia, un’ansia che deriva dalla mia libertà, il fatto che io abbia la possibilità di poter
saltare se ne ho voglia  mi angoscia perché anche se non lo voglio fare, lo posso fare e mi fa paura)
 Dal momento che sono io che definisco l’essenza non è invariabile perché io posso continuare a variare la mia
esistenza attraverso i miei atti e il mio agire nel mondo
 L’angoscia di Sartre è sottesa al fatto che siamo estremamente liberi di fare qualsiasi scelta
Secondo Sartre l’uomo si trova in uno stato di estrema neccessità, ovvero sa solo che lui esiste alla stregua e al
resto del mondo, quindi non ha un’essenza di per sé, quindi non ha un senso su questo mondo però questa
situazione che è di difficile gestione comporta una libertà estrema se io mi trovo ad essere allora posso
decidere chi sono e posso dare un senso alla mia vita.
La libertà estrema può dare un senso di vertigine, è l’angoscia dipende dalla responsabilità delle mie azioni se
so che sono estremamente libero, so che sono l’unico responsabile del mio darmi o non dare un senso alla mia
vita.
Questa prima riflessione Sartriana sul fatto che ci si trovi ad essere al mondo esistenti come il resto del mondo è
tematizzata nel romanzo che prende il titolo di “ La nausea”  è una sensazione di disagio che l’uomo prova, e
se la nausea diventa un best-seller dell’epoca è
- Sia perché riesce ad intercettare il disagio che viene provato dall’intera generazione
- Sia anche perché lo riesce ad esprimere in questa forma narrativa i un modo che è interessante per il lettore
perché lo costruisce come se fosse una sorta di romanzo poliziesco di tipo filosofico
L’autore escogita un modo per far si che vi sia una sorta di alone di mistero sul rinvenimento di questo
fantomatico diario di Antoine Roquentin, si fa finta che questo diario sia stato rinvenuto da delle persone che poi
lo abbiano dato alle stampe, oltre a questo alone di mistero, rimane il fatto che noi leggiamo attraverso le pagine
di questo diario come il protagonista-narratore Antoine Roquentin si rende conto che qualcosa non va. Lui nel
tentativo di mettere per iscritto la situazione è come se tentasse di venire a capo di questo enigma che gli si
pone durante la sensazione di disagio. Lui prova disagio e vuole riuscire a capire di che cosa si tratta e pensa
che se mette per iscritto quello che gli capita giorno per giorno forse poi rileggendosi riuscirà a capire che cosa è
che gli sta capitando, ma questo stratagemma fa si che anche il lettore, leggendo le pagine del diario scritto al
presente, segua lo stesso filo logico di Antoine Roquentin, quindi anche il lettore aspetta uno spiegazione di
questa sensazione di disagio.
Mix di tecniche narrative del romanzo filosofico e di tecniche narrative del romanzo poliziesco l’attenzione
viene sostenuta sempre fino alla fine, ci si aspetta sempre che la pagina successiva possa dare una soluzione
al nostro enigmaa = colpo di genio di sartre che fa si che la Nausée abbia incontrato un grande successo
L’enigma di fondo è: che cosa è questo disagio che provo, in che cosa consiste?
E poi una volta che Antoine Roquentin comincia a penetrare questa sensazione, la esprime in maniera più
appropriata arriva al problema fondamentale  Perché esistiamo?  la sua conclusione è, dal momento che
noi esistiamo come esiste un sasso, come esiste la radice di un castagno è che esistiamo e basta e il
problema è che non vi è alcun motivo/ragione della nostra esistenza, semplicemente esistiamo  questo crea
un problema ad un essere pensante, perché riuscire a gestire un’informazione come quella che non vi è alcuna
differenza tra l’esistenza delle cose e quella degli esseri umani non è cosa da poco.
L’essere umano non riesce a darsi pace quando immagina di non essere null’altro se non un oggetto
pensante è qualcosa verso cui prova resistenza. Ed è questa constatazione che crea la nausea, è quando
roquentin comprende che ciò che esiste (La Chose) sono io = è questo che gli provoca la nausea, il fatto di
comprendere
- che lui è fatto della stessa materia del mondo,
- che lui esiste come il resto del mondo esiste (e non tanto l’esistenza del mondo fuori da sé)
Roquentin comincia la diesamina della sua situazione e cerca di capire se vi è una via di scampo a questa
sensazione di disagio  “si può sfuggire alla nausea?”
Indaga per esempio la via religiosa e secondo lui la religione non offre delle risposte sufficienti per arginare
questo senso di nausea
Ha però compreso che vi è una categoria sociale che non prova questo senso di nausea  “le bourgeois” = Gli
arrichiti (quelli che lui chiama li infami) perché loro sono assolutamente convinti di avere un senso su questo
mondo, la loro esistenza non conosce condizioni di miseria e quindi sono più portati, rispetto agli altri, a pensare
di avere uno scopo su questa terra e si credono di essere qualcuno (non pensano semplicemente di essere una
cosa che esiste) e questa convinzione è la loro salvezza.
Questa classe sociale è preservata convinta come è di avere uno scopo, un senso su questa terra.
Cosa si può fare quando una volta che ci si è resi conto che la vita non ha nessun senso (quant meno a priori) ?
Bisogna cercare di farne qualcosa, bisogna cercare di creare qui c’è un punto di contatto tra il punto di vista
di Roquentin e quello di Sartre.
Ovvero nel momento in cui ci rendiamo conto che semplicemente esistiamo (=l’esistenza precede l’essenza),
allora possiamo decidere di agire e possiamo creare la nostra essenza e il nostro senso.
Bisogna però distinguere la prospettiva di Roquentin da quella di Sartre perché Roquentin fa un ulteriore salto e
dice “in che modo do un senso alla mia esistenza ? Crea qualcosa attraverso il gesto artistico”. Mentre Sartre
pensa che l’arte debba sempre essere Engagée, non può l’arte limitarsi ad uno scopo di tipo personale. Se io
cerco il gesto artistico per dare senso alla mia singola vita di individuo, angosciato perché ho compreso che la
vita dell’uomo non ha senso,  sto usando l’arte in un modo troppo personale, in un modo auto-celebrativo e
non engagée, sto semplicemente cercando di dare una soluzione che vada per me, e questa non è la soluzione
di Sartre.
Sartre pubblicherà il saggio “che cosa è la letteratura?” in cui mette per iscritto il fatto che la letteratura debba
essere engagée. L’arte per l’arte non è un concetto di tipo Sartriano.
Antoine Roquentin gesto artistico come gesto che rende estemporanea la volontà di un singolo individuo

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