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ESISTENZIALISMO:
1. possiamo parlare di esistenzialismo come di unismo filosofico letterario
2. Possiamo parlare di esistenzialismo come una sorta di moda/stile di vita questo stile di vita è per lo più quello
che abbiamo all’indomani della conclusione della 2° guerra mondiale. ***
Per quanto riguarda l’esistenzialismo da un punto di vista filosofico, dovremo dire che fa parte di quegli ismi
filosofici post filosofia hegeliana. L’esistenzialismo è una filosofia post hegeliana e le filosofie post hegeliane
sono essenzialmente 3:
- Superomismo di Nietzsche è di chi riconosce di far parte della razza umana
- (positivismo) scienza che si pone come rimedio rispetto alle condizioni socio-economico dell’epoca
- esistenzialismo
- senso del divenire Riproporsi del senso del divenire in filosofia
L’uomo di fronte alla responsabilità della propria coscienza
***Cosa hanno in comune la corrente filosofica e lo stile di vita?Perché entrambi possono essere definiti
“esistenzialismo”?
Ciò che hanno in comune è che in entrambi i casi l’uomo si sente responsabile della propria vita, della vita
della società/comunità e ha quindi la sensazione che sia il momento di agire, non solo in senso di azione, ma
anche da un punto di vista intelettuale, è il momento di prendere posizione e di schierarsi e di interrogarsi.
Per questo la parola esistenzialismo non può prescindere dalla parola Engagement (impegnarsi in qualcosa)
Le philosophe existentialiste est un philosophe engagé
(l’intervento nella vita sociale è anche solidarietà perchè ogni individuo deve percepire nella sua visione
personale anche quella della comunità che gli sta attorno perchè quello che fa a se stesso ha delle ricadute
verso gli altri e dunque ha delle responsabilità anche verso el altre persone ecco perché l’esistenzialismo è
detto anche umanesimo)
La letteratura esistenzialista è una letteratura engagé e i giovani che fanno parte di questo movimento anche
semplicemnte come stile di vita, al di là del furore che è tipico di qualsiasi periodo che segue il conflitto, si
identificano perché hanno questa estrema neccessità di prendere in posizione in modo attivo. E questo ha
posto non pochi problemi agli schieramenti di tipo politico.
Una grossa fetta delle nuove generazioni era affascinata da quello che l’esistenzialismo propugnava e quindi
non aderiva ad altre ideologie come l’ideoologia comunista e socialista. Non è un caso che in un primo tempo
Sartre e gli altri esistenzialisti avessero aderito al comunismo ma trovavano dei punti di disaccordo con la
dottrina politica e per cui, dopo alcuni avvenimenti (dopo la repressione dell’Urss in Ungheria) gli esistenzialisti
prendevano le distanze e questo era un problema dal punto di vista politico e quindi furono butatti fuori dal
partito comunista perché costituivano un problema e perché vi era l’intenzione da un punto di vista d governo e
di politica di riuscire a fare presa su quella generazione che invece si era identificata nel filone esistenzialista .
L’esistenzialismo lo abbiamo dagli anni 30’ fino a quegli anni ma poi non produce più nulla e si perde, non vi è
un’eredità esistenzialista se non all’interno della concezione di alcuni intelettuali, ma come fenomeno di massa
si esaurisce perché non ha avuto uno sbocco politico degno delle sue premesse.
Sartre è l’icona dell’esistenzialismo
È Lo scrittore e l’intelletturale francese più influente della 2° metà del 900’
Incarna l’intellettuale di sinistra per eccelenza dagli anni 50’ in poi
L’esistenzialismo è stato un fenomeno di massa
Opere di Sartre:
1. La nausée fu un vero e proprio successo, pubblicata nel 1938 –Céline 1932
2. L’etre et le Néant –1943. Saggio in cui Sartre spiega la sua filosofia, il suo sistema filosofico
3. Les mouches 1943
4. huis clos 1944
5. les mains sales 1948 –le mani sporche dove si interroga sulla relazione tra ideologia e politica, fino a che punto
bisogna spingersi pur di salvare l’ideologia ?
La Nausée ha avuto un succeso di pubblico, per la generazione degli anni 40, la nausea è stata il libro di
riferimento. Perché in questo romanzo si parla del “mal de vivre” di quanti non sanno più che valore dare alla
propria vita.
È un romanzo più accessibile rispetto del Voyage au bout de la nuit (difficile da un punto di vista linguistico, può
provocare un maggiore disorientamente del lettore e magari anche un rifiuto). La forma romanzo è più
immediata perché è più facile seguire la continuità della storia ed è più facile immedesimarsi.
Si tematizza il sentirsi a disagio, sentirsi depredati di qualcosa (mal de vivre) è una generazione che si trova
in preda allo scoramento dopo laconclusione della 2° guerra mondiale e ha bisogno di dare un nome al proprio
disagio quindi si tematizza l’assurdo, si tematizza la necessità di dare un senso alla propria vita soprattutto alla
luce di tutti gli eventi politico sociali.
La soluzione che viene proposta nella Nausée non corrisponde con la soluzione che propone Sartre filosofo, è
solo uno 1° step. Sartre ha una visione diversa rispetto al proprio personaggio.
slide: tuttavia la soluzione di Roquetin, ovvero la scelta di dedicarsi all’arte (nel suo caso, alla scrittura), non
coincide con la posizione di Sartre, che sempre più—di fronte all’urgenza delle questioni reali, politiche, rifiuta
l’idea di un’arte autocelebrativa che basta a sé stessa, per abbracciare invece un’arte engagée, più collegata
all’azione.
Roquetin, al termine di questo diario che sta scrivendo prende una risoluzione che è molto simile alla risoluzione
del narratore della recherche du temps perdu la fine del testo prende la risoluzione “mi metterò a scrivere un
romanzo”. Invece Sartre filosofo rifiuta l’idea di un’arte che sia auto-celebrativa, rifiuta l’autoreferenzialità
dell’arte. È importante ,secondo Sartre, che anche l’arte sia impegnata (engagé) ed è importante perché
secondo Sartre l’uomo non può non essere engagé nel momento stesso in cui si rende conto che sta a lui dare
un senso alla propria esistenza. Quando l’uomo, che non vive in solitudine ma in una società, dà un
senso alla propria esistenza prendendo delle decisioni (producendo la propria esistenza) nella sua esistenza
porta delle conseguenze sugli altri Il suo prendere delle decisioni non può, dunque, non avere delle
conseguenze sugli altri ed essere coscienti di questo significa, secondo Sartre, sapere che l’esistenzialismo è
un umanesimo
Se io mi rendo conto e sono concorde sul fatto che mi trovo al mondo mio malgrado e che sta a me dare un
senso all’esistenza perché la mia esistenza di per sé non avrebbe un senso, allora non posso non rendermi
conto che quando io do un senso alla mia esistenza incido sugli altri dando un orientamento a me stesso sto
dando anche dei segnali agli altri. Quindi c’è sempre una ripercussione sugli altri di qualsiasi mia scelta, anche
in una scelta puramente intellettuale. Questo viene chiamato da Sartre “umanisme” umanesimo.
Il fatto di essere engagée se io do un senso a me stesso sto dando un segnale anche agli altri e quindi ho
una responsabilità non solo nei confronti di me stesso ma anche nei confronti degli altri. È come se per Sartre gli
altri esseri umani non potessero non essere influenzati dall’azione del singolo. È come se involontariamente
ogni volta che un soggetto prende una decisione tutti gli altri soggetti vengono anche involontariamente orientati
dalla sua decisione c’è per forza un riflesso perché il sistema del gruppo sociale umano è un sistema
chiuso, quindi se una persona si muove in un certo modo, prende delle decisioni in un certo modo, questo si
riflette anche sugli altri in modo consapevole o inconsapevole. Una volta che si è coscienti di questo non si può
non essere engagée, non si può non impegnarsi altrimenti se si fosse coscienti di questo e non si fosse engagé
si corrisponderebbe a degli ipocriti. Se so che incido sugli altri non posso non considerarmi engagé perché se
lo facessi sarei un’ipocrita.
MODE DE VIE:
Per quanto riguarda l’esistenzialismo come mode de vie, vi sono varie attività sociali già durante gli anni 40’
(anni dell’occupazione), soprattutto a Parigi, che poi si protraggono nel 2° dopoguerra. Attività: le persone
giovani si riuniscono in locali notturni (boite de nuit) che diventano delle “Cave” a Parigi negli anni 40/50.
Le Caves sono quelle stanze al piano interrato dei locali parigini che si trovano sulla rive gauche (è la Parigi
degli anni 50). Gli intelettuali si trovavano nel Café Flore già dal pomeriggio e poi la sera si faceva festa a ritmo
di jazz ritmo importato dagli Usa e che è il sottofondo musicale perfetto anche a livello di fervore e di
continuità ritmica. È qualcosa di assolutamente diverso rispetto agli anni 20’. Si comincia dalla fine degli anni 30’
e si continua fino alla fine degli anni 50’.
Per quel che riguarda l’esistenzialismo dal punto di vista filosofico, si rifà ad alcuni filosofi, per lo più tedeschi,
uno fra tutti Heidegger, il quale ha scritto “l’essere e il nulla” e “l’essere e il tempo” in quest’opera troviamo la
frase “l’uomo ha sempre da essere il suo essere”. Sartre si forma studiando Heidagger, è da qui che si forma
la visione filosofica/del mondo, il sistema filosofico di Sartre. Con quesa frase Sartre voleva dire che l’uomo, a
differenza di altre cose, non ha un’essenza prestabilita. L’uomo semplicemente si trova a esistere, l’uomo è
esistenza in quanto è continua produzione e trasformazione della sua essenza.
Esistere, deriva dal latino EX-SISTERE, cioè trovarsi ad essere/consistere provenendo dall’esterno. Esistere
significa che l’essenza di qualcosa non è inerente/intrinseco alla propria situazione ma è qualcosa che dipende
da qualcosa di esterno. Il concetto di esistenza è molto vicino al concetto, che è stato sviluppato a partire dalla
filosofia greca pre-socratica, di divenire, ovvero la differenza che esiste tra l’essenza delle cose e il fatto che
abbiamo tutti esperienza del fatto che un bel giorno si viene al mondo dal nulla e poi un altro giorno si muore e
non si è più al mondoAll’improvviso in una continuità temporale dal nulla si è/si appare e poi non si è
più = divenire. Il divenire è questo fluire che pone problemi all’uomo perché lo spaventa, lo terrorizza. Secondo
Platone sta proprio in questa cosa destabilizzante, in questo spavento, che consiste lo sguardo del filosofo.
Platone afferma che θαύμα (meravigliarsi) è proprio del filosofo, lo Tzauma è il senso di disorientamento che si
prova di fronte ad un evento meraviglioso e non è connotato in modo positivo o negativo, tematizza
semplicemente il disorientamento. Platone scrive che il meravigliarsi è proprio del filosofo, è provare questa
sensazione di disagio e di disorientamento. Ciò che gli fa provare disagio è il concetto di divenire, il fatto che
l’uomo ad un certo punto appare però ad un certo punto scompare anche. Non è nemmeno così chiaro dove
eravamo prima di essere nati. Fa rimanere attoniti il fatto che ci troviamo ad esistere nostro malgrado, non ha
importanza quale sia la nostra condizione di vita (Céline dice che la condizione umana è già di per sé molto
triste, bisogna sperare di essere in salute, di non avere problemi mentali, di nascere ricchi e fortunati perché la
condizione umana già di per sé può essere davvero difficile da sostenere)
La condizione umana di per sé è una condizione di precarietà in cui ci si trova ad essere malgrado noi
stessi. Quindi la nostra essenza coincide con il fatto di essere precari su questo mondo.
E allora se siamo precari e se l’unica cosa che noi possiamo dire su noi stessi con certezza è “un giorno tutti
quanti moriremo” se partiamo da questo (unica cosa certa che sappiamo sull’uomo) significa che il nostro
zoccolo su cui possiamo poggiare il senso della nostra vita NON è qualcosa che ha a che fare con il senso della
nostra essenza ma è qualcosa che ha a che fare con la nostra precarietà. La precarietà è ciò che ci
contraddistingue, il fatto che semplicemente ci troviamo ad esistere.
Se ci troviamo ad esistere, secondo Heidagger, siamo noi che ci troviamo nelle condizioni di estrema neccessità
= siamo obbligati nostro malgrado ad esistere. E quindi sta a noi decidere il senso della nostra vita,secondo
Heidegger, perché se siamo nell’estrema neccessità (cioè che non dipende da noi e che esistiamo nostro
malgrado) allora siamo anche ESTREMAMENTE LIBERI = possiamo decidere che cosa vogliamo essere,
possiamo dare un senso alla nostra vita.
“L’uomo ha sempre da essere il suo essere” Heidegger sta dicendo che l’uomo non si costuisce come
essenza, l’uomo è semplicemente esistenza e quindi la sua essenza la decide lui giorno per giorno. Su questo
concetto si basa Sartre, che aggancia la sua visione del mondo e la sviluppa.
E dice che se lui dell’uomo può solo dire che existe, cioè che si trova ad esistere allora può anche dire che
l’uomo si trova al contempo in una situazione di estrema libertà (ovvero di esistere suo malgrado), ma anche di
estrema libertà sta a lui decidere cosa vuole essere. Quindi l’uomo è responsabile della propria essenza.
A questo Sartre aggiunge l’ultimo tassello ovvero “l’uomo non è responsabile solo di se stesso ma lo è anche
degli altri” perché non appena l’uomo prende delle decisioni per sé stesso cercando di dare un senso alla sua
vita sta comunque dando un segnale anche agli altri e quindi è responsabile anche nei confronti degli altri.
Se gli intelletuali degli anni 40 si interrogavano sull’assurdità della vita è perché anche la gente comune degli
anni 40’ fece l’esperienza, in seguito alla scoperta dei campi di concentramento e alla conseguenza della bomba
atomica, dell’assurdità della vita quindi c’è stato un coincidere di quello che era un tema già affrontato da
alcuni autori negli anni 20’ e negli anni 30’ (es. Céline) e che poi vari autori ripropongono.
Questa volta c’è una coincidenza con le neccessità del singolo individuo anche non intelettuale.
Come nel 1918, il disastro genera la neccessità di vivere la vita in modo irrefrenabile e appassionato c’è una
risposta di tipo euforico alla conclusione del 2° conflitto mondiale come già era stato alla conclusione della 1°
guerra mondiale.
Nel secondo dopo-guerra il fulcro della vita intellettuale notturna è nel quartirere di Saint Germain de Prés di
Parigi le fureur de vivre che i giovani di allora esprimono in questo quartiere è l’effetto di contropartita durante
e dopo l’esperienza luttuosa come quella della guerra. Jean Paul Sartre, Simon de Beauvoir, Camus
frequentano la rive gauche prima della conclusione della guerra.
L’esistenzialismo è un fenomeno storico in primis e poi anche un fenomeno intelettuale, filsofico, letterario.
Come ismo intelettuale, filosofico, venne alla luce prima del 2° conflitto mondiale nel 1930 allora interessava
già una riflessione sul senso della vita, alla luce di quanto individuato di alcuni filosofi dell’epoca, per i quali
l’unica verità coincide con il fatto che l’uomo semplicemente esiste e pertanto è portato alla morte. Il che
ovviamente genera un sentimento di angoscia di difficile gestione.
In seguito allo schock della 2° guerra mondiale, la riflessione esistenzialista entra in una fase proattiva, viene
cioè percepita la neccessità di superare la concezione pessimista e passiva della realtà perché solo un
atteggiamento attivo e religioso può portare ad arginare derive come la deriva nazista o quelle dittatoriali in
generale.
È così che in ambito esistenzialista si fa strada il concetto di solidarietà, di engagement, di impegnarsi nel
sociale, è questo nuovo atteggiamento intelettuale, in connubio con la fureur de vie, che diventa una fase nuova
fisiologica di euforia a cui viene dato il nome di nuovo-umanesimo.
Bisogna avere un atteggiamento fiducioso per evitare stragi come quella della guerra