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Biografia di Jean-Paul Sartre

Jean-Paul Sartre nacque a Parigi nel 1905 e lì vi morì, nel 1980. Per lo storico Hobsbawm, la vita di Sartre
rappresenta una vera e propria parabola del “secolo breve” (il Novecento); allo stesso modo, Levy definì
Sartre “uomo-secolo” poiché, nell’arco di tempo di vita del filosofo, si susseguirono una serie di eventi e
cambiamenti che scandirono l’intero secolo.
Il padre di Sartre morì quand’egli aveva poco più di un anno e la madre, in seguito all’accaduto, tornò a
vivere a casa dei genitori, dove il figlio crebbe fino ai dodici anni immerso nell’ambiente della biblioteca del
nonno, che lo formò per la gran parte. A sopperire la mancanza della figura paterna, quindi, sarà il nonno,
figura intellettuale fondamentale nella vita del giovane, la cui educazione culmina nel 1921 con
l’inaugurazione di un centro linguistico a Parigi. Si trattò di anni felici per Sartre, in bilico tra la severità del
nonno (in merito, si ricordi il traumatico momento del “taglio dei boccoli biondi” quando il nipote aveva
circa sei anni) e le premure della madre, che contribuirono ad alimentare il suo narcisismo. Nel 1916, durante
gli anni del liceo, Sartre incontrò Paul Nizan, famoso filosofo e giornalista dell’epoca con il quale inizierà un
lungo sodalizio. In seguito, altra conoscenza peculiare si rivelerà Simone de Beauvoir, che diventerà sua
compagna di studi e di vita. Sempre nel 1916 la madre di Sartre si risposa con un ingegnere navale (anche
per motivi economici), per cui ella lascia la casa paterna e si trasferisce alla Rochelle, e il figlio la segue. Da
quel momento iniziano i momenti più infelici della vita di Sartre, causati dall’indole austera del patrigno,
dallo scarso rendimento scolastico e dagli eventi della Grande Guerra (che causò milioni di vittime e
distrusse le vite di molte famiglie francesi), oltre alla crescente influenza dei bolscevichi sul proletariato (che
culminò nella rivolta del 1917). Nel 1920 Sartre fece ritorno a Parigi, dove vi rimase fino al diploma. Tra il
1922 ed il 1924 frequenta l’Ecole normale, una prestigiosa scuola cui accede dopo aver superato un difficile
concorso. Gli anni 20 sono anni di grande entusiasmo: la Francia è culla di grandi innovazioni ed
avanguardie, tra cui il Futurismo, Dadaismo, Surrealismo (che ebbe una forte influenza sul filosofo,
individuabile nelle sue opere), e si diffondono invenzioni quali la radio, la stampa, i treni… Da un punto di
vista politico, andarono delineandosi i movimenti del fascismo e del bolscevismo. Nel 1929 Sartre riesce a
superare, dopo un primo fallimento, l’esame per l’abilitazione all’insegnamento: è anche l’anno dell’incontro
tra Heidegger (finitudine e limitatezza dell’esistenza dell’uomo) e Cassirer (mondo moderno
dell’illuminismo dell’uomo e della ragione), che sono tra i filosofi più importanti del periodo. Tra gli anni
1924-1934 Sartre è impegnato col suo percorso universitario, e al suo termine parte per Berlino (grazie ad
una borsa di studio) per studiare filosofia. In quel periodo, però, va nascendo in Germania il nazismo, che
porterà allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, la quale cambia totalmente la prospettiva di vita di
Sartre: nel settembre del 1939, infatti, riceve una lettera di invito al raggiungimento dell’esercito stanziato a
Vichy, ma egli rifiuta di arruolarsi e decide di scrivere I taccuini della strana guerra. Intanto legge anche
Essere è tempo di Heidegger, che si basa sul concetto di “esistenza caduta” e dal quale si ispira per scrivere
l’Essere e il nulla. Sartre diventa giornalista a Parigi e arriva al successo con romanzo “La nausea”, in cui
teorizza il suo concetto di letteratura impegnata e che inizialmente provocò molto scalpore, per cui fu
costretto a redigerne un’altra edizione. Durante la guerra egli scoprì l'importanza dell'impegno e dello sforzo,
della trasformazione e della mutazione dell'uomo. Prima della guerra invece si era avvicinato al nichilismo,
che professa l'avanzare del nulla, il disfattismo, lo scetticismo. I movimenti d'avanguardia rompevano con la
tradizione ma Sartre li giudica perché concretamente non cambiano davvero la realtà. Dopo la guerra egli
crede che la letteratura possa descrivere la realtà e allo stesso tempo cambiarla – ne “Che cos’è la letteratura”
Sartre vede la letteratura come un appello ai lettori all’azione e al cambiamento sociale. La scelta spetta al
lettore, ma è giusto che se egli legge debba agisce.
Nel 1975 Sartre afferma, in un’intervista, di non aver mai smesso di essere un filosofo morale, nonostante il
suo mancato tentativo di definire una morale vera e propria nelle sue opere. In ogni caso, egli è passato alla
storia come l’”intellettuale dell’impegno politico” per eccellenza – anche se, prima della Seconda Guerra
Mondiale, nelle sue opere prevale la teoria dell’uomo isolato, mentre è nelle opere post-guerra che egli
dedica la sua scrittura e filosofia ad un concreto impegno politico e letterario (filosofia dell’agire). Sartre
provò a scrivere un’etica almeno due volte: il primo tentativo riguarda la fase di completamento de L’essere
e il nulla, con la questione della morale dell’autenticità, mentre riprovò a definire la morale attraverso la
dialettica, in una seconda fase. Sartre si concentrò soprattutto sull’individuo in quanto esistente, e una
questione importante che emergerà subito nella sua filosofia è che ogni esistente, nel contesto in cui si trova,
deve capire e scegliere la propria strada nella vita. Sartre si focalizza, dunque, sull’”esistenza calata in una
situazione”, in un contesto storico e morale. In seguito, però, egli si rende conto di quanto sia difficoltoso
modificare il proprio contesto di appartenenza a partire dalle leggi di funzionamento della realtà e di come
gli individui cooperano tra di loro per modificare la realtà – scrive, a tal proposito, la Critica della ragione
dialettica, negli anni Sessanta. Nell’ultima fase, detta matura, Sartre sembra tornare ad una morale
intersoggettiva basata sulla fratellanza tra gli uomini.
In seguito, vince il Nobel per la letteratura, ma rifiuta il premio.
Le tappe del suo percorso filosofico possono essere sintetizzate attraverso le seguenti opere:
 La nausea (1938): tratta il tema della scoperta dell’esistenza;
 L’essere e il nulla (1948): si affronta l’esistenza filosofica dopo l’interiorizzazione dell’esperienza
della guerra;
 L’esistenzialismo è un umanismo (1945): vede il ritorno dell’impegno del filosofo verso la morale.

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