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Formazione

Fino alla metà dell’800, gli scrittori hanno una formazione umanistica. Hanno studiato
letteratura italiana, latina e pochi greca. La loro preparazione avviene un orientamento
privilegiato su certi settori. Nella preparazione di Verga non c’è tutto ciò . Non conosce
Petrarca, Boccaccio. Sembra ignorare la letteratura del 500. Nella sua formazione è
importante la contemporaneità . La sua cultura è ottocentesca. Ciò è dimostrato dalla sua
opera e dalla biblioteca che lui ha.
I contenuti della sua cultura sono gli scrittori francesi, che gli ha fatto leggere Capuana e che si
trovano a Milano, e dell’ottocento italiano, in particolare Manzoni. A Milano vengono
pubblicati i romanzi naturalisti francesi. Quando Verga si trasferisce a Milano è spinto
dall’ambizione letteraria. Vuole diventare famoso. Come scrittori francesi, si dice che lui
conosca i naturalisti (Zola, Maupassant, fratelli Goncourt). Ma il suo vero maestro francese è
Flaubert. Conosce anche Balzac. Sul piano della tecnica narrativa, da Flaubert assume il
canone dell’impersonalità .

Sfondo culturale
Il Positivismo. È una corrente filosofica. Abbiamo visto nascere un fenomeno letterario da una
corrente filosofica anche nel Romanticismo.
Il Positivismo nasce come orientamento esclusivamente filosofico. Già all’interno della
filosofia si propone come una scelta ulteriormente specialistica. Viene fondato da Auguste
Comte, professore di filosofia della Sorbonne di Parigi. Corso di filosofia positiva (1830-1842).
È il periodo di diffusione del Romanticismo. Il Positivismo si diffonde e dà i suoi frutti nella
seconda metà dell’800.

Comte intende una filosofia che assume come oggetto della ricerca ciò che è positivo. Per
Comte, positivo significa ciò che è fenomenico, visibile, percepibile, materiale, misurabile
attraverso lo studio scientifico. L’oggetto della filosofia è ciò che è positivo. L’oggetto è
opposto all’Idealismo. Si passa dal concetto, dall’idea, al materiale. Viene rifiutata ogni
dimensione spiritualistica, metafisica.
Il processo della conoscenza avviene come uno studio di alcuni fenomeni visibili riconducibili
al determinismo, all’evoluzionismo e al materialismo.

L’osservatore constata che i fenomeni sono determinati dall’ambiente, dagli istinti. La realtà si
propone nei rapporti di causa-effetto. Studiare i fenomeni significa tradurre nel linguaggio
scientifico le catene di causa-effetto, i rapporti tra i fenomeni. Capiamo che i fenomeni sono
sempre determinati da altri fenomeni. La realtà si configura come una catena di rapporti di
causa-effetto. Lo stesso carattere dell’uomo è effetto di cause, da ricercare nell’ambiente dov’è
nato.
In questa corrente si inserisce Darwin. “Origine della Specie”: 1859. L’evoluzione nelle specie
animali avviene attraverso l’eliminazione delle specie più deboli. Vige la legge del più forte. È
un universo materialista, affrontato in una maniera disincantata, cinica.

All’interno del Positivismo si affermano le nuove scienze. Sono le scienze che spiegano i
fenomeni: fisica, matematica, chimica, statistica, biologia, medicina.
Una scienza che ha particolare successo è la medicina. Prima c’erano medici isolati. Ora le
scuole di medicina che fioriscono nelle università .
Si afferma un nuovo modello di intellettuale. Nella Grecia Antica l’intellettuale era il filosofo;
nella fase medievale era il teologo; poi il politico, il filosofo, il letterato. Adesso il medico. Il
medico è uno scienziato che ha come oggetto di ricerca qualcosa di materiale che è il corpo
umano.
Il Naturalismo francese
La letteratura, in Francia, sembra rinunciare al proprio statuto autonomo. Sembra volere
assumere la fisionomia di altre discipline, come la medicina. Assume il modello dello
scienziato per definire il letterato. Lo scrittore è colui che studia i mali della società e,
denunciandoli, ne prospetta le soluzioni, le terapie. L’assunzione del modello positivista in
letteratura è evidente nel Naturalismo, grande fenomeno letterario che si sviluppa in Francia
negli anni 70.
Questi scrittori sono animati dalla volontà di migliorare la società . Sono convinti che
attraverso la denuncia dei mali si possa pervenire al risanamento dei mali della società . Sono
in genere persone di sinistra (Zola), molto ottimisti, combattivi e bene organizzati. Il loro
teorico è Taine. In un saggio su Balzac, nel 1858, Taine chiarisce quelli che sono i compiti dello
scrittore: deve osservare la realtà e, attraverso le storie, dimostrare come l’uomo viene
determinato da razza, momento storico e ambiente sociale.
Queste tre cause possono anche determinare delle patologie. Se l’ambiente sociale è un
ambiente violento, l’uomo che vive lì è violento. Se nella razza (stirpe) vi sono malattie
ereditarie, questa viene ereditata. Se una persona vive in una zona paludosa, si ammalerà di
malaria.
Tipico della scrittura naturalistica è il concepire grandi cicli narrativi. Vengono pubblicate
serie di romanzi in cui si passa da generazione in generazione. Si comincia dal capostipite, poi
il figlio, il nipote. Si nota come certe tendenze resistano, vengano ereditate di padre in figlio. Il
genere letterario privilegiato è il romanzo.
Quello che in Francia viene privilegiato è l’ambiente cittadino. I mali della condizione umana
vengono colti dai naturalisti francesi nelle città , Parigi in particolare. Verga privilegia la
campagna.

Verga vita
Verga nasce nel 1840. Muore nel 1922. A cavallo tra 800 e 900. La sua vita ha inizio prima
dell’unità d’Italia e finisce dopo la Prima guerra mondiale.
Verga ha percezione dei problemi dell’unità d’Italia, e una minore dei problemi che
confluiscono nella Prima Guerra Mondiale. Nel momento dell’Unità d’Italia è un ventenne.
Verga ha un maestro che lo educa agli ideali risorgimentali, che confluiscono in quelli
romantici. Nei suoi primi romanzi aderisce agli ideali romantico-risorgimentali (Amore e
patria).
Verga si iscrive a giurisprudenza. Non si laurea perché attratto dall’ambizione letteraria. Vive
di rendita, in maniera piuttosto agiata. Sono state trovate le tesine che comprava per dare le
materie. Facendo giurisprudenza, accontenta il padre. I soldi che il padre gli dà per la laurea li
investe per pubblicare a proprie spese i suoi libri. È portato alla violazione della norma
paterna.
Assiste al processo intentato contro i contadini di Bronte, che nel 1860, all’arrivo di Garibaldi
in Sicilia, si rendono responsabili della morte di numerosi proprietari terrieri di Bronte. Verga
si rende conto che l’Unità d’Italia si è basata su un equivoco. Cominciano a sgretolarsi gli ideali
risorgimentali. Non esiste una sua opera in cui il processo risorgimentale viene presentato
come positivo, in età adulta. Viene visto come causa di ulteriore peggioramento nella
condizione sociale dei poveri.
Le testimonianze di chi ha conosciuto Verga nei salotti fiorentini sono concordi nel dire che
Verga non sapeva parlare in italiano. Non si sentiva a disagio, però . Nessuno aveva un
atteggiamento di superiorità . Alla ricerca del successo, scrive romanzetti brevi che adottano
gli ingredienti sicuri di successo: amore, passionalità , corruzione dell’animo. Sono tematiche
tardo-romantiche.
In Storia di Una Capinera scrive una storia lacrimogena, un romanzo che va incontro al gusto
del pubblico.
A Milano instaura un sodalizio con il teorico del naturalismo italiano, Luigi Capuana. Capuana
gli fa leggere i francesi.
A questo punto, la sua carriera letteraria subisce una virata. Muta oggetto di rappresentazione
letteraria. È sorprendente il fatto che abbandoni qualsiasi ricerca del facile successo. Ex
abrupto, abbandona le tematiche di sicura popolarità e rappresenta delle materie che non
vanno incontro ai gusti del pubblico. Dà il meglio di sé. Sono gli anni 80.
1878 – Rosso Malpelo
1880 – Novelle di Vita dei Campi
1881 – I Malavoglia
1889 – Mastro Don Gesualdo
Negli anni 80 pubblica altre novelle, non all’altezza di Vita dei Campi.

Nedda, 1874, può essere considerato un primo avvio della nuova poetica verista. Dal punto di
vista della tecnica narrativa si colloca nel Romanticismo, o tardo-Romanticismo. Con Nedda
abbiamo la rinuncia a rappresentare un ambiente urbano, altoborghese o aristocratico. La
protagonista è inedita: un’operaia della campagna siciliana. Un personaggio femminile che
non ha nulla di attraente, appassionante per chi è abituato a storie di duchesse, di ballerine.
Fra gli operai, lei, è la più povera, la più misera, la più sola. Nell’ambito degli emarginati lei è la
più emarginata. Non si sa cosa potrebbe avere di attraente questo personaggio.
Per questo scrive la prefazione a Nedda.

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