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Il titolo "Donna che si pettina" fa riferimento alla persona e all'azione che sta svolgendo; il
titolo "Onde dorate" è una metafora e fa riferimento solo ed esclusivamente ai capelli della
donna.
Onde dorate, e l’onde eran capelli = il poeta chiarisce sin dal primo verso che le onde
dorate di cui parlerà in questo sonetto non sono altro che i capelli, che sono capelli di una
donna lo si capisce anche dal titolo.
Navicella d’avorio un dì fendea = la navicella non è quella spaziale, bensì una piccola nave
o barca, e dal momento che è di materiale avorio sta a significare che si sta parlando del
pettine che, in un giorno non specificato, reggeva per pettinarsi i capelli.
Una man pur d’avorio la reggea = la mano che reggeva il pettine (la navicella) è del colore
dell'avorio, cioè bianca.
Per questi errori preziosi e quelli = gli errori sono le ciocche di capelli sparsi qua e là e
sono preziosi perché sono del colore dell'oro.
E, mentre i flutti tremolanti e belli con drittissimo solco dividea = col pettina creava una
riga sottilissima che divideva quei capelli ondulati e belli.
L’òr delle rotte fila Amor cogliea, per formarne catene a’ suoi rubelli = e Amore (con la
lettera iniziale maiuscola perché è la personificazione del sentimento) raccoglieva i capelli
che durante la fase di pettinatura si sono ribellati, cioè si sono spezzati, e li attorcigliava come
a formare delle catene per imprigionare gli altri capelli che si sarebbero spezzati.
Per l’aureo mar, che rincrespando apria il procelloso suo biondo tesoro, agitato il mio
core a morte gìa = il mare dorato che, increspandosi, lasciava trapelare il suo tesoro biondo e
tempestoso (fa riferimento al colore biondo, agitato dalla tempesta della pettinatura). E il
cuore del poeta è agitato perché sa di stare andando in contro alla morte.
Commento
Il tema di questo sonetto si focalizza su una parte in particolare della donna descritta, ovvero i
suoi capelli. Questi sono così lunghi, biondi ed ondulati che sembrano un mare d'oro, nel
quale si muove una navicella, ovvero il pettine. Il mare assume man mano contorni
minacciosi che conducono il poeta, dopo le 'tempestose onde d'oro' a un naufragio. Si
ripropone così il rapporto particolare fra amore e morte: alla fine del sonetto, la morte non
viene percepita come turbamento e conclusione di ogni cosa, anzi, si ritiene come fortunato
perché il suo naufragio lo definisce "ricco", dal momento che, nella sua tempesta (= la sua
sofferenza d'amore), lo scoglio in cui si infrange il suo cuore è di diamante (un materiale
duro e impenetrabile), e il golfo in cui si trova questo scoglio è d'oro (per il colore biondo dei
capelli della donna).
Marino fu uno dei maggiori esponenti della lirica barocca in Italia e la letteratura barocca
era caratterizzata da estrosità, fantasia, esagerazione, gusto del bizzarro. Tutto ciò è evidente
in questo componimento in cui vengono accostate due situazioni diverse in contemporanea:
l'azione di pettinarsi e quella della navigazione.
La donna bionda che si pettina ricorda le donne della tradizione lirica; infatti, vi è una certa
somiglianza con il sonetto "Erano i capei d’oro a l’aura sparsi” di Francesco Petrarca. A
differenza della lirica dove ogni azione che svolgevano le donne veniva idealizzata (cioè
descritta secondo uno schema di perfezione ideale), qui l'atto di pettinarsi appare come un
gesto comunissimo e quotidiano.
Es. pag n° 5
Gomitolo= metafora
Verso 2: allitterazione in”fr” e in “s”
Tornato al nido = metafora
In un mare= metafora