Sei sulla pagina 1di 3

B

PARTE Le forme poetiche

Giambattista Marino
L’AUTORE
Giambattista Marino nacque a Napoli nel 1569, e fu av- mitologico in versi intitolato Adone. Rientrò quindi in
viato dal padre a studi giuridici. Dapprima segretario e Italia e, dopo un soggiorno a Roma, si recò a Napoli,
poeta presso la corte di Matteo da Capua, nel 1593 dove morì nel marzo del 1625.
venne incarcerato per la prima volta dopo aver dato Fu un poeta spregiudicato, spinto da una accesissima vo-
scandalo con il suo comportamento, e una seconda lontà di ottenere fama e rinomanza: non si fermò dinanzi
volta per aver falsificato dei documenti; evase dal car- a plagi, inganni, maldicenze, calunnie, che gli fruttarono,
cere e si recò a Roma, dove trovò un incarico presso il come abbiamo visto, condanne e carcere. Tuttavia fu il
cardinale Melchiorre Crescenzi. primo autore della nostra storia letteraria a rendersi
Soggiornò in diverse città d’Italia e nel 1602 fu a Vene- conto che la fama di un poeta va costruita con un nuovo
zia, dove pubblicò la prima parte delle Rime. Entrato al rapporto con il suo pubblico, in un mondo profondamente
servizio del cardinale Pietro Aldobrandini, nipote del mutato nel quale si stava sviluppando il potente mezzo
papa Clemente VIII, fu ferito con cinque pistolettate dal di comunicazione della stampa. Fu scrittore fecondissimo:
poeta Gaspare Murtola, al quale egli aveva indirizzato il solo Adone è composto di venti canti per complessivi
dei versi parodistici e offensivi, raccolti sotto il titolo di 40.984 versi, che ne fanno il poema più lungo della nostra
Murtoleide fischiate. Ancora a Venezia pubblicò una se- letteratura; egli era convinto che il successo letterario si
conda parte delle Rime, raccolte in un volume dal titolo otteneva anche con l’abbondanza della produzione e che
La lira (1608); poi andò a Parigi, dove pubblicò gli Epi- fosse verificabile soprattutto attraverso il numero dei let-
talami (1616). Nel 1619 uscì l’edizione corretta della Ga- tori, non già dal parere dei critici. Il suo modo di poetare
leria e nel 1620 un altro volume di liriche, la Sampogna. fece scuola, tant’è che nel corso del secolo una corrente
Nel 1623, ancora a Parigi, diede alle stampe il poema di poeti prese il nome di marinisti.

L’OPERA
I versi del Marino rappresentano la ricerca di novità, dalla stravaganza delle forme, dall’ansia di rappresen-
che caratterizza tutto il Barocco, e la meraviglia provo- tare una realtà multiforme. È un ricamo infinito, in cui
cata dalla stessa novità. È sua l’espressione «è del poeta il poeta rinnova il linguaggio della tradizione attraverso
il fin la meraviglia: chi non sa far stupir vada alla stri- quei continui rovesciamenti ed equivoci che devono
glia», che testimonia questa sua ricerca di meraviglia, sorprendere il lettore in una costante ricerca di arguzia:
ottenuta soprattutto attraverso un linguaggio ricco di il risultato è un petrarchismo musicale ed estenuato,
metafore*, caratterizzato dal gusto sensuale per le bel- ottenuto attraverso un uso addirittura funambolico del
lezze della natura, dalla sovrabbondanza di particolari, linguaggio.

Giambattista Marino

Donna che si pettina


Una donna bionda, come le donne della tradizione lirica, si pettina. Il gesto, comu-
nissimo e quotidiano, è però inconsueto nella lirica, dove le donne erano viste in at-
teggiamenti idealizzati, che nulla avevano a che vedere con la realtà di tutti i giorni.
Tuttavia il Marino, osservando la chioma della sua donna, stabilisce subito una me-
tafora tra le onde dorate dei capelli e il pettine d’avorio che sembra solcare questo
mare d’oro. Instaurata la metafora, il poeta la tratta come se fosse una realtà, tra-

1
Il sonetto percorso 03

endone tutte le possibili conseguenze: la piccola nave erra qua e là, condotta dalla
mano, anch’essa d’avorio, della donna, e i capelli che si staccano sembrano fili d’oro
con cui Amore intreccia catene per legare chi si ribella a lui. Il sonetto si conclude
con un tripudio di metafore che si sovrappongono l’una all’altra nella ricerca esa-
sperata di meraviglia. Metafore, ossimori*, chiasmi*, polisemie sono gli espedienti
retorici di cui l’autore si serve per rendere più stupefacente la sua lirica.
Il sonetto è tratto dalla raccolta poetica intitolata La lira, nell’edizione dei classici
italiani Utet a cura di G. Getto.

Onde dorate, e l’onde eran capelli,


navicella d’avorio un dì fendea;1
una man pur d’avorio2 la reggea
per questi errori prezïosi e quelli;3

e, mentre i flutti tremolanti e belli


con drittissimo solco4 dividea,
l’òr de le rotte fila Amor cogliea,5
per formarne catene a’ suoi rubelli.6

Per l’aureo mar, che rincrespando apria


il procelloso suo biondo tesoro,7 10
agitato il mio core a morte gìa.8

Ricco naufragio,9 in cui sommerso io moro,


poi ch’almen fûr,10 ne la tempesta mia,
di diamante lo scoglio e ’l golfo d’oro.11
G. Marino, La lira

METRO: Sonetto con schema ABBA ABBA direzioni” (se si fa derivare da errare, nel tempestoso (fa riferimento al colore biondo,
CDC DCD. senso di “vagare qua e là”), ma può anche agitato dalla tempesta della pettinatura).
voler significare “sbaglio”. In questi casi la 8 gìa: andava.
1 Onde... fendea: è la prima delle numerose parola si dice polisemica. Anche il Petrarca 9 Ricco naufragio: la metafora continua, come
metafore di questo testo: una navicella amava molto usare le parole che suggeri- se fosse una cosa reale: il naufragio è ricco
d’avorio (il pettine, che spesso era fatto con vano significati diversi. perché avviene nell’oro; l’accostamento
questo materiale prezioso) solcava un giorno 4 drittissimo solco: la scriminatura (divisione delle due parole dal significato contrastante
le onde dorate, costituite dai capelli della dei capelli) prodotta dal pettine-nave che è un ossimoro*.
donna. solca i capelli. 10 fûr: furono.
2 man pur d’avorio: la mano anch’essa d’avo- 5 l’òr... cogliea: Amore raccoglieva l’oro dei fili 11 di diamante... d’oro: la tempesta che fa nau-
rio, perché bianca. (capelli) che si spezzavano. fragare il poeta, lo getta contro uno scoglio
3 per questi errori... e quelli: per i diversi mo- 6 a’ suoi rubelli: a coloro che vogliono ribel- di diamante (la bellezza impenetrabile della
vimenti (errori) dei capelli, prezïosi perché larsi a lui. donna) dentro un golfo d’oro (i capelli in cui
d’oro. Il poeta gioca qui sulla parola errori, 7 rincrespando... tesoro: che, increspandosi, si è svolta tutta la scena). Qui invece ab-
che può significare sia “movimento in varie lasciava trapelare il suo tesoro biondo e biamo un chiasmo*.

VERIFICHE TESTUALI
Sia nel contesto 2 (La poesia della meraviglia) che nella retorica, che qui diviene artifizio, che conviene soffer-
mappa del testo si è già detto che la metafora* costi- marsi. Sappiamo che la metafora è una figura di signi-
tuisce lo strumento espressivo più caratteristico di ficato (semantica*) in cui due termini vengono
tutta la poesia barocca, ed è proprio su questa figura accostati in modo che l’uno spieghi l’altro attraverso

2
B
PARTE Le forme poetiche

un’associazione di idee. Nella metafora viene sop- navicella d’avorio il pettine, che si muove tra le
presso il tratto di unione tra le due cose o i due con- onde dei capelli come una piccola
cetti associati: per esempio, quando diciamo capelli nave in mezzo alle onde del mare
d’oro sopprimiamo il tratto comune del colore (il (continua tu...)
giallo/biondo).
Anche nel linguaggio quotidiano si adoperano meta- La poetica della meraviglia non lascia posto all’inte-
fore d’uso, che sono entrate a far parte del nostro riorità: non c’è, in questo sonetto, alcun interesse per
modo di esprimerci (per esempio quando diciamo il mondo interiore, ma soltanto la rappresentazione di-
occhi di ghiaccio). Ma la metafora barocca è un gioco vertita e deformata di ciò che si può percepire con i
molto più sottile, perché accosta termini del tutto inu- sensi. Il poeta barocco vuole essere nuovo e sorpren-
suali, come qui, dove i capelli della donna diventano dente, e sfrutta tutte le articolazioni possibili del suo
onde d’oro solcate da una navicella, che altro non è se tema, cercando di ricavare gli effetti più “arguti” dal-
non il pettine. l’idea di partenza.
La caratteristica, poi, della poesia del Marino è che, una
volta instaurata una metafora, il poeta continua a trat- 2 La “novità” ricercata dal Marino non è ottenuta solo
tarla come se fosse una cosa reale, innestando, sulla ampliando o stravolgendo i canoni petrarcheschi: la
prima metafora, una serie di altre metafore connesse. figura femminile viene infatti rinnovata:
attraverso il contesto in cui è inserita;
1 Tutto questo discorso ti sarà più chiaro se riunirai nelle sue occupazioni;
(come vedi qui esemplificato) le metafore contenute attraverso la variazione su un tema tradizionale,
nel sonetto, dandone poi una spiegazione. amplificando lo sviluppo delle metafore.

onde dorate capelli biondi come l’oro e on- Scegli la risposta che ti sembra più attinente, moti-
dulati come le onde del mare vala e fai un breve commento al testo.

Potrebbero piacerti anche