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La Guerra del Pacifico (1937-1945) si svolse nell'Oceano Pacifico, le sue isole e nell'Asia.

Il conflitto si
sviluppò negli anni tra il 1937 e il 1945, comunque le azioni più decisive avvennero dopo il 7/8 dicembre
1941, quando il Giappone attaccò i territori statunitensi, thailandesi, filippini e britannici. Tale conflitto è
denominato dai più "Guerra del Pacifico" (Taiheiyō Sensō) talaltri invece si riferiscono ad esso come
"Grande Guerra dell'Asia Orientale" (Dai Tō-A Sensō).
Questa guerra precedette la seconda guerra mondiale e ne include alcune delle principali campagne ed
eventi. Venne combattuta tra il Giappone da una parte e le potenze alleate dall'altra (tra cui Cina, Stati
Uniti, Regno Unito (compresa l'India), Australia, Filippine, Olanda e Nuova Zelanda). L'Unione Sovietica
respinse l'attacco giapponese nel 1939 quindi rimase neutrale fino al 1945 quando giocò un ruolo
importante per la parte alleata nelle ultime settimane di guerra.
La Thailandia venne successivamente forzata a allearsi al Giappone dopo che questi invase la sua costa
meridionale, specialmente perché le relazioni con gli alleati erano già tese. L'Italia fascista e la Germania
nazista erano già alleati del Giappone mediante il Patto tripartito e alcune delle loro forze navali operarono
nel Pacifico e nell'Oceano Indiano tra il 1940 e il 1945.
Tra il 1942 e il 1945 ci furono quattro principali teatri alleati nella guerra contro il Giappone: Cina, l'area
oceanica del Pacifico, il sud-est asiatico e l'area del Pacifico sud occidentale. Le fonti statunitensi indica due
teatri principali nell'ambito di questa guerra: il teatro di operazioni del pacifico e il teatro di operazioni del
sud-est asiatico. Comunque per la maggior parte della guerra il comando statunitense divise il controllo
operazionale delle proprie forze tra i comandanti dell'area oceanica del Pacifico, dell'area sud-occidentale
del pacifico e del teatro di birmano-cinese (CBI, "Cina-Birmania-India"), le forze statunitensi nell'area erano
tecnicamente sotto il comando operativo del Comando del sud-est asiatico o di quello del generalissimo
Chiang Kai Shek.) Per brevi periodi di tempo, sia nel 1939 che nel 1945, ci fu un altro teatro operativo:
Mongolia e il nord-est della Cina, dove le forze sovietiche ingaggiarono anch'esse quelle giapponesi.

CONFLITTO TRA GIAPPONE E CINA

Le radici della guerra sono situate alla fine del XIX secolo con la Cina in preda al caos politico e il Giappone
in corso di rapida modernizzazione. Tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX secolo intervenne ed infine si
annesse la Corea espandendo la sua influenza economica e politica in Cina, specialmente nella Manciuria.
Questa espansione del potere venne aiutata dal fatto che per il primo decennio del XX secolo la Cina si era
frammentata in territori controllati da signori della guerra, con un governo centrale debole e inefficace.
Non ci sono prove che il Giappone intendesse arrivare ad amministrare direttamente la Cina o che le sue
azioni in Cina fossero parte di un piano di dominazione mondiale. Piuttosto i suoi obbiettivi (fortemente
influenzati dal colonialismo europeo del XIX secolo) erano di assicurarsi e mantenere una fornitura sicura di
risorse naturali e di disporre in Cina di un governo amico e malleabile che non agisse contro gli interessi
giapponesi.
In conseguenza di ciò le azioni giapponesi in Manciuria vennero aspramente criticate e condussero al ritiro
del Giappone dalla Lega delle Nazioni. 
Durante gli anni trenta la Cina e il Giappone raggiunsero una situazione di stallo con Chiang concentrato
nei suoi sforzi di eliminare i comunisti da lui considerati un pericolo più fondamentale che i giapponesi.
L'influenza del nazionalismo cinese sull'elite politica e sulla popolazione in generale rese questa strategia
sempre più insostenibile.
Nel frattempo in Giappone una politica di assassini compiuti da società segrete e gli effetti della Grande
depressione avevano fatto perdere il controllo dell'esercito al governo civile. Inoltre gli alti comandi militari
avevano un controllo limitato sull'esercito in campo, che agiva nel proprio interesse, spesso in modo
contrario agli interessi nazionali nella loro globalità. Ci fu anche un incremento del nazionalismo
giapponese e dei sentimenti anti-europei, incluso lo sviluppo della credenza che le politiche giapponesi in
Cina potessero essere giustificate da teorie razziste.
LA GUERRA CINO-GIAPPONESE

Nel 1937 Chiang venne rapito da Zhang Xueliang durante l'Incidente di Xi'an. Come condizione per la sua
liberazione Chiang promise di unirsi con i comunisti per combattere i Giapponesi. In risposta a questo
ufficiali dell'armata del Kwantung, all'insaputa degli alti comandi a Tokyo, crearono l'Incidente del ponte
Marco Polo dell'8 luglio 1937, che riuscì a provocare un conflitto tra la Repubblica Cinese e l'Impero
Giapponese, la guerra Cino-Giapponese.
Nel 1939 forze giapponesi cercarono di spingersi nell'Estremo Oriente Russo dalla Manciuria, ma furono
duramente sconfitte nella Battaglia di Halhin Gol da una forza mista sovietica e mongola condotta da
Georgy Zhukov. Questo fermò l'espansione giapponese verso nord e Giappone e Unione Sovietica
mantennero una pace inquieta fino al 1945.
Le politiche giapponesi degli anni trenta sono rimarcabili per la loro natura disastrosamente
autodistruttiva. La strategia generale del Giappone era basato sulla premessa che non avrebbe potuto
sopravvivere ad una guerra contro le potenze europee senza prima assicurarsi fonti di risorse naturali, ma
per assicurarsi quelle risorse decise di intraprendere quella guerra che già sapeva che non avrebbe potuto
vincere. Inoltre le azioni giapponesi, come la sua brutalità in Cina e la sua pratica di prima installare e poi
rimuovere governi fantoccio in Cina erano chiaramente antitetiche agli obbiettivi globali del Giappone,
eppure nonostante ciò persistette in essi. Infine questa marcia verso l'autodistruzione è rimarchevole nel
fatto che molti individui nell'elite politica e militare ne realizzavano le conseguenze autodistruttive, ma non
riuscirono a fare niente riguardo alla situazione. Inoltre pare non esserci stato alcun dibattito riguardo a
politiche alternative che avrebbero potuto permettere al Giappone di perseguire ulteriormente i suoi scopi
in Cina.

LA GUERRA SI ESPANDE AD ORIENTE

Nel 1941 il Giappone era in una posizione di stallo in Cina. Sebbene avesse occupato la maggior parte della
Cina settentrionale e centrali, il Kuomintang si era ritirato nell'interno organizzano una capitale provvisoria
a Chongqing mentre il Partito comunista cinese manteneva il controllo di aree base nello Shaanxi. Inoltre il
controllo giapponese del nord e della Cina centrale era tenue, dato che in genere controllava le ferrovie e
le città principali ma non aveva una presenza militare o amministrativa di rilievo nella vasta campagna
cinese. I giapponesi scoprirono che i suoi attacchi contro l'esercito cinese in ritirata venivano arrestati dal
terreno montagnoso della Cina sud occidentale, mentre i comunisti organizzavano attività di guerriglia e di
sabotaggio diffuse nella Cina orientale e centrale dietro le linee del fronte.
Il Giappone sponsorizzò diversi governi fantoccio, uno dei quali diretto da Wang Jingwei. Comunque le sue
politiche brutali verso la popolazione giapponese, di non cedere alcun potere reale ai governi e di
supportare diversi governi in competizione fra loro fallì nel renderli un'alternativa popolare al governo di
Chiang. Il Giappone era anche contrario a negoziare direttamente con Chiang, né voleva tentare di creare
divisioni nel fronte avversario offrendo concessioni che lo potesse rendere ai signori della guerra
un'alternativa più gradevole al governo di Chiang. Sebbene il Giappone fosse profondamente impantanato
in una palude la sua reazione alla situazione fu di rivolgersi ad azioni sempre più brutali e depravate,
incluso l'uso di armi chimiche e biologiche contro la popolazione civile e l'uso di civili per esperimenti
chimici e medici, nella speranza che il puro terrore potesse spezzare la volontà della popolazione cinese.
Questo comunque ebbe solo l'effetto di rivolgerli contro la pubblica opinione mondiale. In uno sforzo di
scoraggiare lo sforzo di guerra cinese, gli Stati Uniti, il Regno Unito e il governo olandese in esilio (che
manteneva ancora il controllo dei ricchi campi petroliferi delle Indie Orientali Olandesi (l'attuale Indonesia)
interruppero la vendita di petrolio e acciaio (entrambi materie prime necessarie allo sforzo bellico) al
Giappone. Il Giappone considerò ciò come un atto di aggressione, dato che senza queste risorse la sua
macchina bellica si sarebbe arrestata. L'8 dicembre 1941, le forze giapponesi attaccarono i possedimenti
della corona britannica di Honk Kong, Shanghai, le Filippine, all'epoca appartenenti al commonwealth
statunitense; utilizzò inoltre le basi della Francia di Vichy nell'Indocina francese per invadere la Thailandia
alla battaglia di Prachuab Khirikhan, quindi usando il territorio thailandese guadagnato per lanciare un un
assalto contro la Malesia.
Contemporaneamente, anche se tecnicamente il 7 dicembre a causa di differenze di fuso orario aerei
giapponesi imbarcati su portaerei lanciarono un massiccio attacco contro la flotta statunitense ormeggiata
Pearl Harbor. Più di 2.400 persone rimasero uccise, 3 navi da battaglia e 2 cacciatorpedinieri furono
affondati, oltre a altre perdite. Sebbene il Giappone sapesse che non avrebbe potuto sopportare una
guerra sostenuta e prolungata contro gli Stati Uniti d'America, sperava che di fronte ad una massiccia e
improvvisa sconfitta questi avrebbe negoziato un accordo che gli avrebbe permesso di avere via libera in
Cina, ma gli Stati Uniti si rifiutarono di negoziare.

GLI STATI UNITI ENTRANO IN GUERRA

Fino all'attacco contro Pearl Harbor gli Stati Uniti erano rimasti fuori dal conflitto europeo e
asiatico. L'America First Committee, forte di 800.000 membri si era fino a quel giorno opposto
veementemente ad ogni intervento americano nel conflitto straniero, anche mentre gli Stati
Uniti fornivano aiuti militari al Regno Unito e all'Unione Sovietica mediante il programma Affitti
e prestiti. L'opposizione alla guerra negli Stati Uniti svanì dopo l'attacco, l'11 dicembre, quattro
giorni dopo la Germania nazista dichiarava guerra agli Stati Uniti, obbligandola a uno scontro su due
fronti. Nel 1941 il Giappone possedeva solo una frazione della capacità produttiva degli Stati Uniti ed era
pertanto percepito come una minaccia minore di quella della Germania.
Le forze britanniche, indiane, olandesi e australiane, già a corto di personale e materiali dopo due anni di
guerra con la Germania e pesantemente impegnati nel Medio Oriente, Nordafrica e in altri luoghi furono
capaci di opporre solo una resistenza minima alle temprate truppe giapponesi. Gli alleati soffrirono molte
disastrose sconfitte nei primi sei mesi di guerra. Due navi capitali britanniche, la HMS Repulse e la HMS
Prince of Wales furono affondate da un attacco aereo giapponese al largo della Malesia il 10 dicembre
1941. Il governo tailandese si arrese nel giro di 24 ore dall'invasione giapponese e si alleò formalmente con
il Giappone il 21 dicembre, permettendo che le sue basi militari fossero usate come trampolino di lancio
contro Singapore e la Malesia. Hong Kong cadde il 25 dicembre e le basi statunitensi su Guam e l'isola
Wake furono perse all'incirca nello stesso tempo.
In seguito alla Dichiarazione delle Nazioni Unite del 1 gennaio 1942, i governi alleati incaricarono il
generale britannico sir Archibald Wavell come comandante supremo di tutte le forze statunitensi-
britanniche-olandesi-australiane(ABDA American-British-Dutch-Australian) nel sud est asiatico. Questo gli
diede il controllo nominativo di una forza enorme ma dispersa, che copriva un'area che andava dalla
Birmania alle Indie orientali olandesi e le Filippine. Altre aree, incluse India, Australia e Hawaii rimasero
sotto il controllo separato di comandi locali. Il 15 gennaio Wavell si spostò a Bandung sull'isola di Java per
assumerà il controllo del comando dell'ABDA (ABDACOM).
In gennaio venne invasa la Birmania, le Indie Orientali Olandesi, la Nuova Guinea, le isole Solomone e
catturate Manila, Kuala Lumpur e Rabaul. Dopo essere state scacciate dalla Malesia le forze alleate in
Singapore tentarono di resistere ai giapponesi nella Battaglia di Singapore, ma si arresero il 15 febbraio
1942, circa 130.000[1] soldati indiani, australiani e britannici furono presi prigionieri. L'avanzata dei
conquistatori fu rapida: Bali e Timor caddero in febbraio. Il rapido collasso della resistenza alleata spezzò
l'area dell'"ABDA" in due. Wavell rassegnò le dimissioni dal comando da ABDACOM il 25 febbraio, cedendo
il controllo dell'area di ABDA ai comandanti locali e ritornando al posto di Comandante in Capo, India.

Alla fine di febbraio/inizio di marzo, nella battaglia del Mare di Giava, la Marina Imperiale Giapponese
inflisse una sonora sconfitta alla principale forza navale dell'ABDA al comando dell'ammiraglio Karel
Doorman. I comandanti alleati sull'isola di Java si arresero, ma non prima che le forze coloniali olandesi non
avessero inflitto perdite pesanti agli attaccanti giapponesi. Nonostante la situazione fosse senza speranza le
forze olandesi, supportate da molti indonesiani combatterono con straordinario coraggio.
I britannici sotto intensa pressione si ritirarono combattendo da Rangoon fino al confine Indo-Birmano.
Questo tagliò la Strada di Burma che era la linea di rifornimento degli alleati occidentali all'esercito della
Cina Nazionalista comandato da Chiang Kai-shek. Forze filippine e statunitensi si opposero ferocemente
nelle Filippine fino all'8 maggio 1942 quando più di 80.000 soldati si arresero.
Per questo punto il generale Douglas MacArthur, che era stato nominato Comandante Alleato Supremo
per il Pacifico Sud Occidentale, aveva spostato il suo quartiergenerale in Australia. La marina statunitense
al comando dell'ammiraglio Chester Nimitz, aveva la responsabilità del resto dell'Oceano Pacifico..
Nel frattempo l'aviazione giapponese aveva praticamente eliminato tutta l'aviazione alleata nell'Asia sud
orientale e stava organizzando un attacco contro l'Australia settentrionale iniziando con uno
sproporzionatamente grande e psicologicamente devastante attacco contro la città di Darwin del 19
febbraio che uccise almeno 243 persone. Il potere dell'aviazione nipponica scacciò anche flotta britannica
da Ceylon. Gli attacchi aerei contro il territorio continentale degli USA furono trascurabili e compresero
attacchi con palloni aerostatici e un idrovolante lanciato da un sommergibile che incendiò una foresta in
Oregon il 9 settembre 1942.

GLI ALLEATI SI RAGGRUPPANO

All'inizio del 1942 i governi delle potenze minori iniziarono a far pressioni per stabilire un concilio di guerra
intergovernativo asia-pacifico, basato in Washington D.C.. Un concilio di guerra venne stabilito a Londra,
con un corpo sussidiario a Washington. Comunque le potenze minori continuarono a fare pressioni. Il
Pacific War Council ("Consiglio di guerra del Pacifico") venne formato a Washington l'11 aprile 1942 e di cui
facevano parte il presidente degli Stati Uniti Roosevelt, il suo consigliere chiave Harry Hopkins e
rappresentati del Regno Unito, Cina, Australia, Olanda, Nuova Zelanda e Canada. Più tardi si aggiunsero
anche rappresentati delle Indie britanniche e delle Filippine. Il concilio non ebbe mai un controllo operativo
diretto e tutte le sue decisioni vennero rimesse al Combined Chiefs of Staff statunitense-britannico,
anch'esso con sede in Washington.
La resistenza alleata, inizialmente disordinata, iniziò gradualmente a irrigidirsi. Il Raid di Doolittle in aprile
fu un bombardamento simbolico del Giappone, ma sollevò il morale alleato e sebbene le marine alleate
furono sconfitte di stretta misura nella Battaglia del Mar dei Coralli riuscirono comunque a deviare un
attacco navale giapponese contro Port Moresby in Nuova Guinea. A giugno seguì la cruciale Battaglia delle
Midway: la battaglia avrebbe potuto facilmente decidersi a favore dell'una o dell'altra parte, ma l'aviazione
navale giapponese subì una devastante sconfitta dalla quale non si riprese più. Midway segnò il punto di
svolta della battaglia navale nel teatro del Pacifico.
Nonostante ciò le forze di terra giapponesi continuarono ad avanzare. Alcuni battaglio della milizia
australiana, molti di essi molto recenti e non ancora addestrati, combatterono una testarda azione di
retroguardia in Nuova Guinea contro i giapponesi in avanzata per il sentiero Kokoda verso Port Moresby,
sugli accidentati monti Owen Stanley. La milizia, esaurita e severamente decimata dalle perdite venne
sostituita alla fine di agosto da truppe regolari della seconda forza imperiale australiana, che tornavano dal
fronte in Medio Oriente.

ATTACCHI CONTRO GLI STATI UNITI CONTINENTALI

Durante la guerra ci furono timori di bombardamenti giapponesi del territorio statunitense e furono tenute
esercitazioni per prepararsi a questa eventualità. Il Giappone tentò di attaccare gli Stati Uniti continentali
mediante l'uso di palloni bomba tra il 1944 e il 1945. Le uniche perdite causate avvennero quando uno di
questi esplose nelle vicinanze di Lakeview in Oregon uccidendo cinque bambini e una donna quando questi
lo trascinarono fuori dai boschi. Queste furono le uniche perdite causate dal Giappone sul territorio
continentale degli Stati Uniti durante la seconda guerra mondiale. Altri attacchi giapponesi contro il
territorio continentale degli stati uniti inclusero il bombardamento di un campo petrolifero in California.
L'ONDATA SI ARRESTA

All'inizio del settembre 1942 alla Baia di Milne all'estremità orientale della Nuova Guinea le forze terrestri
giapponesi subirono la loro prima decisiva sconfitta dal 1939. Le Forze di sbarco speciali giapponesi
attaccarono una base strategica della Royal Australian Air Force difesa principalmente dall'Esercito
australiano e da alcune forze statunitensi. Simultaneamente le forze statunitensi e giapponesi stavano
entrambe tentando simultaneamente di occupare l'isola di Guadalcanal. Entrambe le parti riversarono
risorse in Guadalcanal nel corso dei sei mesi seguenti in una crescente battaglia di attrito, vinta infine dagli
Stati Uniti. Da questo momento le forze giapponesi furono decisamente sulla difensiva. Il bisogno costante
di rinforzare Guadalcanal indebolì lo sforzo giapponese in altri teatri, conducendo alla riuscita
controffensiva Australiana-statunitense in Nuova Guinea, che culminò con la cattura delle basi chiave di
Buna e Gona all'inizio del 1943. In giugno gli alleati lanciarono l'Operazione Cartwheel, con la quale diedero
il via ad una strategia di isolamento della principale base avanzata giapponese di Rabaul e si concentrarono
nel tagliare le sue linee di comunicazione. Questo preparò la strada alla campagna di avanzata a saltando
verso il Giappone dell'ammiraglio Nimitz.
Alla fine del 1942 e durante il 1943 le forze coloniali britanniche, indiane e africane contrattaccarono a
Burma, sebbene con un successo limitato. Nell'agosto 1943 gli alleati occidentali formarono un nuovo
South East Asia Command (SEAC, "Comando del sud est asiatico") per rilevare il generale Wavell dalle
responsabilità strategiche del teatro. La riorganizzazione della struttura di comando richiese circa due mesi
e nell'ottobre 1943 Winston Churchill incaricò l'ammiraglio lord Louis Mountbatten come Comandante
Supremo Alleato del SEAC. Lavorando a stretto contatto con il generale William Slim Mountbatten diresse
la liberazione di Burma e di Singapore nella Campagna di Burma. Il generale Stilwell nel CBI sotto il SEAC,
fornì aiuti alle forze cinesi di Chiang Kai-shek e aiutò a coordinare gli attacchi cinesi contro i giapponesi a
supporto della Quattordicesima armata britannica in Burma. Il 22 novembre 1943 il presidente Roosevelt, il
primo ministro Winston Churcill e il leader della Cina nazionalista Chiang Kai-Shek si incontrarono a Il Cairo
in Egitto per discutere su come sconfiggere il Giappone.

GLI STADI FINALI DELLA GUERRA

Le dure battaglie di Tarawa, Iwo Jima, Okinawa e altre causarono elevate perdite a entrambe le parti, ma
fecero arretrare il Giappone. Per rimediare alla perdita dei suoi piloti più esperti, i giapponesi ricorsero
inoltre a tattiche kamikaze nel tentativo di frenare l'avanzata statunitense. Nell'ultimo ed estremo
tentativo di fermare l'avanzata americana, oltre 4000 kamikaze, in maggioranza studenti, si immortalarono
a bordo dei loro caccia, nell'estremo tentativo di colpire le navi nemiche.
Verso la fine della guerra e con l'accresciuto ruolo del bombardamento strategico venne creato un nuovo
comando per supervisionare tutti i bombardamenti strategici statunitensi nell'emisfero, l' U.S. Strategic Air
Forces in the Pacific sotto il comando del generale dell'USAAF Curtis LeMay. Le città giapponesi soffrirono
gravi danni a causa degli attacchi aerei dei bombardieri statunitensi. Nei soli giorni del [9 marzo|9]]-10
marzo circa 100.000 persone rimasero uccise nella tempesta di fuoco causata da un attacco su Tokyo. Il 3
febbraio 1945 anche l'Unione Sovietica accettò in linea di principio di entrare nel conflitto del Pacifico, ma
la sua dichiarazione di guerra arrivò l'8 agosto, circa tre mesi dopo la fine della guerra in Europa, così da
soddisfare gli obblighi dell'Unione Sovietica verso gli alleati. Con un devastante colpo al morale del popolo
giapponese gli Stati Uniti attaccarono due città con armi nucleari: Hiroshima il 6 agosto 1945 e Nagasaki il 9
agosto. Più di 200.000 persone morirono come conseguenza diretta di questi due bombardamenti.
Il 9 agosto l'Unione Sovietica entrò in guerra con il Giappone lanciando l'Operazione August Storm. Una
forza di un milione di soldati, veterani di combattimenti vennero trasferiti dall'Europa per attaccare le forze
giapponesi in Manciuria e rapidamente sconfissero l'esercito del Kwantung).
In Giappone il 14 agosto viene considerato il giorno del termine della guerra del Pacifico. Comunque
l'Impero Giapponese si arrese formalmente il 15 agosto. L'ordine di resa non venne immediatamente
inviato alle forze giapponesi in Manciuria, che continuarono a combattere i sovietici fino al 19 agosto.
Combattimenti di p iccola entità continuarono a occorrere per tutto il Pacifico, in alcuni casi per molti
anni[2]. La resa formale del Giappone venne firmata il 2 settembre 1945 sulla nave da battaglia USS
Missouri ancorata nella Baia di Tokyo. La resa venne firmata dal generale Douglas MacArthur come
Supremo Comandante Alleato, alla presenza di rappresentati di ogni nazione alleata e da una delegazione
giapponese guidata da Mamoru Shigemitsu.
Una cerimonia di resa separata tra la Cina e il Giappone venne tenuta a Nanchino il 9 settembre 1945.
Successivamente MacArthur stabilì basi in Giappone per supervisionare lo sviluppo post-guerra della
nazione. Questo periodo è conosciuto nella storia giapponese come occupazione. Il presidente
statunitense Harry Truman proclamò ufficialmente la fine delle ostilità il 31 dicembre 1946.

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