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ANALISI: L’ONDA (ALCYONE)

In quanto riguarda al analisi, abbiamo deciso di scegliere L’Onda di Alcyone. Questa


poesía particolarmente, si trova nel terzo libro di Laudi del cielo del mare della terra e
degli eroi, publicato in 1904.
In primo luogo, il titolo è molto semplice, comunque, è capace di trasmettere qualcosa
molto significativa, un’onda porta con sè molta varietà di significati all’interno del
mondo della natura. Da questa parte possiamo interpretare argomenti legati all’onda
come il movimiento, la freschezza, l’impetuosità e la fuggevolezza anche dato che
l’onda solamente dura un attimo: nasce, cresce e dopo sparisce contiunamente.
Poi, per fare l’analisi divideremo il testo in trè parti per la lunghezza di questo:

Nella cala tranquilla


scintilla,
intesto di scaglia
come l’antica
lorica
del catafratto,
il Mare.
Sembra trascolorare.
S’argenta? s’oscura?
A un tratto
come colpo dismaglia
l’arme, la forza
del vento l’intacca.
Non dura.
Nasce l’onda fiacca,
subito s’ammorza.
Il vento rinforza.
Altra onda nasce,
si perde,
come agnello che pasce
pel verde:
un fiocco di spuma
che balza!
Ma il vento riviene,
rincalza, ridonda.
Altra onda s’alza,
nel suo nascimento
più lene
che ventre virginale!
Palpita, sale,
si gonfia, s’incurva,
s’alluma, propende.
Il dorso ampio splende
come cristallo;
la cima leggiera
s’arruffa
come criniera
nivea di cavallo.
Il vento la scavezza.
L’onda si spezza,
precipita nel cavo
del solco sonora;
spumeggia, biancheggia,
s’infiora, odora,
travolge la cuora,
trae l’alga e l’ulva;
s’allunga,
rotola, galoppa;
intoppa
in altra cui l’vento
diè tempra diversa;
l’avversa,
l’assalta, la sormonta,
vi si mesce, s’accresce.
Di spruzzi, di sprazzi,
di fiocchi, d’iridi
ferve nella risacca;
par che di crisopazzi
scintilli
e di berilli
viridi a sacca.

Nella prima parte della poesía possiamo apprezzare che si concentra sulla descrizione
del movimiento dell’onda mediante un linguaggio rico di alliterazioni che fanno
riferimento al proprio movimiento e sonorità dell’onda: mediante alliterazioni
consonantiche di le lettere l,v,r,s; che sembrano suonare una melodía del ritmo del
flusso continuo delle acque del mare.
Tuttavia, sebbene il campo semantico principale sia quello della natura, questo lascia
rapidamente il posto a quello della guerra che, metaforicamente entra nella poesia
attraverso il riferimento che fa alle armature e alle armi, tanto che il mare si incaglia
nella cala così come le armature (l'antica lorica) che il guerriero armato indossa a
cavallo (catafratto). Quindi, l'anticipazione del moto tempestoso dell'onda è data proprio
da questa associazione semantica, che annuncia la preparazione di un conflitto, questa, è
una metafora del movimento all'indietro che fa l'acqua fino a diventare una grande onda
che distruggerà tutto.
L'onda, inoltre, viene via via messa a confronto con animali diversi attraverso analogie e
similitudini: prima è il placido agnello che pascola, poi si trasforma nel cavallo
imbizzarrito che corre al galoppo sfidando il vento. In relazione a ciò, parallelamente al
movimento dell'onda, D'Annunzio descrive anche il soffio del vento che la insegue:
l'aggredisce, la vince, e infine si confonde con essa. Attraverso una personificazione, il
poeta suggerisce che il vento è il cavaliere che cavalca quel cavallo igneo e ingeribile
che è il movimento del mare.

O sua favella!
Sciacqua, sciaborda,
scroscia, schiocca, schianta,
romba, ride, canta,
accorda, discorda,
tutte accoglie e fonde
le dissonanze acute
nelle sue volute
profonde,
libera e bella,
numerosa e folle,
possente e molle,
creatura viva
che gode
del suo mistero
fugace.

Nella seconda parte della poesia, inizia a descrivere il suo suono dandogli una voce e
una propria “favella” la quale ride e canta attraverso i continui schiocchi e scrosci.
Questa propria voce dell’onda la diventa una creatura viva agli occhi del poeta
completando così la sua personificazione. In questo modo ci viene anche detto come
l'onda contenga un mistero, il senso del suo inesauribile movimento.
L'uso dell'asindeto in questa parte è fondamentale poiché attraverso di esso dà un ritmo
veloce e impetuoso all'intera lirica.

E per la riva l’ode


la sua sorella scalza
dal passo leggero
e dalle gambe lisce,
Aretusa rapace
che rapisce le frutta
ond’ha colmo suo grembo.
Súbito le balza
il cor, le raggia
il viso d’oro.
Lascia ella il lembo,
s’inclina
al richiamo canoro;
e la selvaggia
rapina,
l’acerbo suo tesoro
oblía nella melode.
E anch’ella si gode
come l’onda, l’asciutta
fura, quasi che tutta
la freschezza marina
a nembo
entro le giunga!

In questa parte, siamo introdotti al tema del mito attraverso la figura della ninfa Aretusa,
che corre a piedi nudi lungo la riva ipnotizzata dallo spettacolo offerto dal mare. La
descrive come la sorella dell'onda, in riferimento al mito in cui Aretusa si trasforma in
fonte d'acqua, nell'isola di Oritigia a Siracusa. E finalmente avviene la fusione tra questo
e l'onda.
Inoltre, l'introduzione della figura di Aretusa consente a d'Annunzio di dare continuità
tematica tra le lettere di questo stesso libro, dove la poesia e il mito clásico si legano.
Musa, cantai la lode
della mia Strofe Lunga.

Finalmente, in questo solenne verso finale, il significato delle liriche è completamente


annullato poiché la descrizione si interrompe bruscamente ed entra la voce del poeta che
loda la sua musa.
In questo modo potremmo interpretare l'intero poema come un esercizio letterario in cui
l'autore si diverte a plasmare le parole a suo piacimento, adattandole a movimenti e
suoni precisi, facendo ampio uso della terminologia classica di derivazione latina,
poiché utilizza infatti molti parole obsolete e arcaiche come è l’esempio della parola
lorica.
Allora l'opera può essere letta in questo senso come un'esaltazione della capacità
creativa del poeta e come un elogio della sua versatilità, rappresentando in questo modo
una celebrazione di se stesso.

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