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Nella prima parte della poesía possiamo apprezzare che si concentra sulla descrizione
del movimiento dell’onda mediante un linguaggio rico di alliterazioni che fanno
riferimento al proprio movimiento e sonorità dell’onda: mediante alliterazioni
consonantiche di le lettere l,v,r,s; che sembrano suonare una melodía del ritmo del
flusso continuo delle acque del mare.
Tuttavia, sebbene il campo semantico principale sia quello della natura, questo lascia
rapidamente il posto a quello della guerra che, metaforicamente entra nella poesia
attraverso il riferimento che fa alle armature e alle armi, tanto che il mare si incaglia
nella cala così come le armature (l'antica lorica) che il guerriero armato indossa a
cavallo (catafratto). Quindi, l'anticipazione del moto tempestoso dell'onda è data proprio
da questa associazione semantica, che annuncia la preparazione di un conflitto, questa, è
una metafora del movimento all'indietro che fa l'acqua fino a diventare una grande onda
che distruggerà tutto.
L'onda, inoltre, viene via via messa a confronto con animali diversi attraverso analogie e
similitudini: prima è il placido agnello che pascola, poi si trasforma nel cavallo
imbizzarrito che corre al galoppo sfidando il vento. In relazione a ciò, parallelamente al
movimento dell'onda, D'Annunzio descrive anche il soffio del vento che la insegue:
l'aggredisce, la vince, e infine si confonde con essa. Attraverso una personificazione, il
poeta suggerisce che il vento è il cavaliere che cavalca quel cavallo igneo e ingeribile
che è il movimento del mare.
O sua favella!
Sciacqua, sciaborda,
scroscia, schiocca, schianta,
romba, ride, canta,
accorda, discorda,
tutte accoglie e fonde
le dissonanze acute
nelle sue volute
profonde,
libera e bella,
numerosa e folle,
possente e molle,
creatura viva
che gode
del suo mistero
fugace.
Nella seconda parte della poesia, inizia a descrivere il suo suono dandogli una voce e
una propria “favella” la quale ride e canta attraverso i continui schiocchi e scrosci.
Questa propria voce dell’onda la diventa una creatura viva agli occhi del poeta
completando così la sua personificazione. In questo modo ci viene anche detto come
l'onda contenga un mistero, il senso del suo inesauribile movimento.
L'uso dell'asindeto in questa parte è fondamentale poiché attraverso di esso dà un ritmo
veloce e impetuoso all'intera lirica.
In questa parte, siamo introdotti al tema del mito attraverso la figura della ninfa Aretusa,
che corre a piedi nudi lungo la riva ipnotizzata dallo spettacolo offerto dal mare. La
descrive come la sorella dell'onda, in riferimento al mito in cui Aretusa si trasforma in
fonte d'acqua, nell'isola di Oritigia a Siracusa. E finalmente avviene la fusione tra questo
e l'onda.
Inoltre, l'introduzione della figura di Aretusa consente a d'Annunzio di dare continuità
tematica tra le lettere di questo stesso libro, dove la poesia e il mito clásico si legano.
Musa, cantai la lode
della mia Strofe Lunga.