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Marco Santagata, Le donne di Dante

1. Donne di famiglia (d’origine e acquisita):


 Bella: prima moglie di Alighiero e madre di Dante, discendente
della famiglia ghibellina degli Abati, figlia del giudice Duante;
 Lapa, seconda moglie di Alighiero, da cui ebbe Francesco, unico
fratellastro, che si aggiunge a Tana, al terzogenito Dante e a una
secondogenita di cui non si sa nulla, se non che andò in sposa a
Leon Poggi, da cui ebbe un figlio, Andrea, molto somigliante allo
zio sin dalla postura ingobbita
 Gemma: moglie di Dante, figlia di Manetto e cugina di Corso,
Forese e Piccarda Donati
 Tana (Gaetana): sorella maggiore di Dante, il cui matrimonio con
Lapo Riccomanni, ricco mercante e ottimo partito, gioverà a
Dante, prima e dopo l’esilio, quale rete protettiva, esattamente
come la famiglia Donati di Gemma: il cui contributo sarà
finanziario (allo scopo di assecondare la sua malcelata ambizione
di vivere di rendita), ma anche morale per la gestione dei beni e la
custodia delle carte in assenza forzata del detentore (tra l’altro la
conservazione dei canti della Commedia avviati a Firenze prima
dell’esilio).
 Antonia, suor Beatrice (in omaggio al padre), monaca a Ravenna.
2. Donne amate:
 Beatrice, donna ideale e perfetta, sublimazione erotico-mistica,
nata tra la fine del 1265 e l’inizio del 1266, figlia di Folco Portinari,
morta l’8 giugno 1290, sei mesi dopo il padre. Beatrice è la sposa
ideale, mistico-poetica, di Dante, figura sospesa tra realtà e
simbolo, tra ricordo e astrazione allegorica, proiezione della sua
anima, sua Madonna personale, tanto che Dante nella Vita Nova
la associa al Nove, multiplo del numero trinitario. Forse per
questo, Beatrice non ha nulla della donna comunemente intesa.
 Una delle caratteristiche della Beatrice letteraria è infatti la sua
indeterminatezza fisica: la Beatrice dantesca, come la Laura del
Petrarca, sono donne senza corpo. Pochissimi i particolari
somatici che Dante ci descrive: solo gli occhi verdi (“Li
smeraldi/ond’Amor già ti trasse le sue armi”, Purg. XXXI, 116-
117) e un accenno alla carnagione perlacea. Nulla si sa dei capelli,
che infatti nella fantasia degli artisti saranno ora biondi, ora
castani tendenti al nero, ora fulvi (Bice Portinari, morta
venticinquenne nel 1290) ebbe anche una breve esistenza terrena,
sposa di Simone de’ Bardi (i Bardi erano titolari di una delle
maggiori compagnie bancarie di Firenze). Dante non la amò mai,
fisicamente. La vide, la salutò, stop.
 “la pietosa”: sarebbe Tana la «donna pietosa e di novella etate»
della famosa canzone, il cui pianto (e spavento) richiama un
nugolo di donne al capezzale del bambino in delirio.
 Pietra: Donna Pietra, protagonista delle rime petrose, le più aspre
e ricercate di Dante
 “la gentile”: protagonista della Vita Nova e del Convivio è
allegoria della Filosofia
 Mountanina: donna forse reale e anche amata dal poeta,
protagonista della canzone “Amor, da che convien pur ch’io mi
doglia”, acclusa all’epistola indirizzata a Moroello Malaspina
3. Figure personaggi della Commedia e il colore politico di cui spesso
Dante riveste le «sue» donne più o meno esplicitamente:
 Francesca da Rimini: figlia del signore di Ravenna, Guido Minore
da Polenta, aveva sposato Giovanni Malatesta, conosciuto come
Gian Ciotto, lo sciancato, signore di Rimini. Non fu certo
matrimonio d’amore. Il racconto, narrato dalla stessa Francesca a
Dante nell’Inferno (V canto), cela tra le righe chiare componenti
anti-malatestiane, ma è anche una finissima interpretazione dei
valori cortesi, degli intrecci ambivalenti tra amore e lussuria, tra
buona fede e malizia.
 Pia de’ Tolomei: senese di origine è un’altra celebre vittima di
femminicidio ante litteram, che fa una breve apparizione alla fine
del quinto canto del Purgatorio (“Deh… ricorditi di me che son la
Pia:/Siena mi fè, disfecemi Maremma:/salsi colui che ‘nnanellata
pria/disposando m’avea con la sua gemma”). Pia fu rinchiusa nel
castello della Pietra in Maremma e uccisa intorno al 1297. I motivi
non sono chiari: infedeltà? Sospetto? È anche probabile che Nello,
il marito di Pia de’ Tolomei, figlio di Inghiramo de’
Pannocchieschi, volesse sposare un’altra donna, Margherita
Aldobrandeschi, vedova di Guido di Monforte. In ogni caso, Pia è
una vittima della violenza maschile non meno di Francesca da
Rimini sulla quale, però, incombe l’aggravante d’esser stata
sorpresa dal marito.
 Piccarda Donati: la sorella di Forese, incontrata da Dante in
Paradiso, nel cielo della Luna, dove il poeta guidato da Beatrice
incontra le anime di coloro che non adempirono compiutamente i
voti. Animata da vocazione religiosa, Piccarda era entrata nel
convento di Santa Chiara per farsi monaca. Il fratello, Corso
Donati, allora podestà a Bologna, dovendola maritare, per fare
parentado, al fiorentino Rossellino della Tosa, si precipitò da
Firenze e la fece portar via a forza dal chiostro.
 Cunizza da Romano — la sorella di Ezzelino signore di Treviso ed
esponente della più famosa famiglia ghibellina veneta — scelta
per farne una paladina di Cangrande, «astro nascente» del
ghibellinismo: collocata nel cielo di Venere, con il discorrere
politico di Cunizza diventa per il poeta un’autodichiarazione di
fede partitica
 Matelda: la bella fanciulla incontrata da Dante (e Stazio) nel
giardino dell’Eden, novella Eva che accompagna il Poeta da
Beatrice, e lo immerge prima nel fiume dell’oblio, il Lete, e poi
nell’Eunoè, che “la tramortita sua (di Dante, ndr) virtù ravviva”
(Purg. XXXIII, 129)

L’assenza della famiglia (e dell’infanzia) nell’opera dantesca, a parte


l’esaltazione del trisavolo Cacciaguida in Paradiso, che gli permette di
rivendicare un illustre precedente di nobiltà, è un silenzio eloquente. Eppure,
la famiglia contò molto.

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