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Dante Alighieri

D. nacque a Firenze nel 1265 da una famiglia della piccola nobiltà fiorentina. Il suo
primo e più importante maestro di arte e di vita è Brunetto Latini, che in questi anni h
auna notevole influenza sulla vita politica e civile di Firenze. Dante cresce in un
ambiente “cortese” ed elegante, impara da solo l’arte della poesia e stringe amicizia
con alcuni dei poeti più importanti della scuola stilnovista: Guido Cavalcanti, Lapo
Gianni e Cino Da Pistoia. Ancora giovanissimo conosce Beatrice, a cui Dante è
legato da un amore profondo, Beatrice muore nel 1290, questo segna per Dante un
periodo di smarrimento, ma allo stesso tempo costituisce lo stimolo d uscire dal
mondo chiuso delle Stilnovismo. Per trovare conforto dopo la morte di Beatrice di
affida agli studi filosofici, provando tanto entusiasmo ed ammirazione e al tempo
stesso approfondisce la sua cultura poetica leggendo i poeti latini.
Quello era sicuramente un periodo difficile per Firenze, in quanto era lacerato tra le
due fazioni dei Guelfi Bianchi e dei Guelfi Neri inoltre il Papa Bonifacio VIII
MIRAVA AD IMPORRE IL DOMINIO della Chiesa sulla Toscana, Dante aveva a
cuore sia la pace interna sia l’autonomia estera del Comune e quindi cercò di
ristabilire l’ordine e la concordia fra i cittadini, gli comunque era più vicino ai
Bianchi che difendevano la libertà di Firenze mentre i Neri appoggiavano la politica
di Bonifacio VIII. Vinsero i Neri e così iniziarono le persecuzioni contro la parte
sconfitta(Bianchi), Dante cos’ venne condannato all’esilio con l’accusa di baratteria
(cioè di corruzione).
Dove vari tentativi di tornare a Firenze, Dante iniziò il suo pellegrinaggio in varie
regioni italiane come uomo di corte presso i signori magnanimi (di ascendenza
feudale). Ma egli pensava sempre al suo caro paese natio infatti spesso e volentieri
rivolgeva il suo pensiero a Firenze.

La VITA Nuova:
Firenze ha da sempre rappresentato un ambiente culturale ricco di fermenti, in cui
sono presenti varie tendenze poetiche, la lirica d’amore cortese, la nuova
cavalcantiana, lo stile comico e realistico. Ed è proprio in questo ambiente che Dante
iniziò a dedicarsi alla poesia, egli scelse la lirica d’amore di ascendenza cortese. In
questo periodo subentra l’amicizia con Guido Cavalcanti. Nei temi di Dante, subentra
l’influsso dell’amico Cavalcanti, infatti i suoi versi dopo la fase guittoniana sono
investiti da sentimenti d’amore motivo di tormento e sofferenza e sull’analisi dell’io
dolente. Da questa influenza però Dante si libera presto. Dopo la morte di Beatrice
avvenuta nel 1290, Dante decise di raccogliere le liriche sotto un commento in prosa
che spiegava il motivo per cui ogni sonetto era nato, si trattava sicuramente di una
novità. L’opera compiuta tra il 1293 3 il 1295 fu intitolata Vita Nuova ad indicare il
rinnovamento spirituale determinato nel poeta da un amore eccezionale.
Contenuti:
La vita nova, è una specie di viaggio nella vita di Dante: da quando incontra Beatrice
all’età di 9 anni fino a quando la rivede dopo novi anni. Fra loro ci fu un dolcissimo
saluto, ma fu sufficiente questo a suscitare in lui tantissima felicità e un amore
profondo. I suoi amici erano preoccupati ed incuriositi da questo suo stato d’animo
per cui Dante, con l’intento di nascondere l’identità della donna, finge di essere
innamorato di altre due fanciulle, chiamate le donne-schermo, questo però si rivela
un’arma a doppio taglio perché Beatrice viene a sapere del falso innamoramento del
poeta, toglie il saluto a Dante e il poeta cade un momento profondo di sconforto.
Dopo 7 anni Beatrice muore senza più che i due si siano rivisti. Questo porterà Dante
a scrivere due anni dopo la Vita Nova.
Tra i temi principali dell’opera :
1. L’amore per Beatrice, un amore ce nasce da un semplice sguardo e che diventa
mezzo di elevazione verso Dio . Dante crede che solo attraverso l’amore per la
donna amata è in grado di raggiungere la salvezza e alla vita eterna. Dante
inoltre non rivela l’identità di Beatrice, ma solo la sua vera bellezza. Non entra
mai in contatto con lei , se non in sogno.
2. Il saluto della donna amata: è segno di benevolenza da parte di lei e
rivelazione che proprio attraverso l’amore si potrà accedere alla vita eterna. E’
come se Dio stesso volesse manifestarsi attraverso la donna amata.
3. La morte della donna amata: la morte di Beatrice non rappresenta la fine di
qualcosa, ma l’inizio della vita vera e della felicità eterna. Da questo momento
Beatrice non scompare ma diventa punto di partenza e guida per la ricerca
della felicità, nella Divina Commedia, Beatrice guida Dante alla salvezza.
Il simbolismo del numero 3
Dante identifica nel numero 9 il mezzo con cui si esprime l0’amore divino in quanto
esso ha come radice quadrata il numero tre, sacro per i Cristiani perché simbolo
della Santissima Trinità. Con il numero nove, identifica anche Beatrice, simbolo
divino, che gli apparve per la prima volta a nove anni e anche Beatrice aveva 9 anni.
Il secondo incontro avviene dopo nove anni e l’incontro avviene all’ora nona di quel
giorno. Inoltre ricordiamo che la Divina commedia si compone di tre cantiche ed
ogni cantica contiene 33 canti. Simbolico è anche il colore rosso del vestito di
Beatrice, il rosso “sanguigno” che secondo i canoni nel tempo sta a significare
l’ardore di carità.
Il Convivio
Il titolo ricorda l’opera di un filosofo dell’antichità, Platone, scrittore del
“Simposio”, sinonimo di convivio e quindi di banchetto. Lo scrittore, con questo
componimento, vuole divulgare, nella maniera più ampia possibile, lo scibile umano
ed quindi anche la filosofia. Il titolo indica un “banchetto di sapienza”, poiché egli
era convinto che la felicità terrena si poteva raggiungere, sviluppando le capacità e le
potenzialità umane. In particolare, modello del “Convivio” era la filosofia
aristotelica, la quale riteneva che tutti gli uomini hanno il desiderio innato di sapere e
di apprendere, ma che però non tutti hanno la possibilità di coltivarlo. Dante, quindi,
volle scrivere l’opera per divulgare le sue conoscenze ad una grande quantità di
persone e questo fu anche il motivo della scelta del volgare, mentre il latino era
conosciuto soltanto da una ristretta elite. L’opera, in vuol’essere una divulgazione
del sapere filosofico e scientifico, come una sorta di enciclopedia. Il “Convivio” si
differenzia dalla “Vita Nuova” per la struttura, e per la sezione in prosa che nel
“Convivio” funge da spiegazione, da commento e da interpretazione mentre nella
“Vita Nuova” da introduzione, che però faceva parte dell’impianto narrativo. Dante
sceglie il volgare, ed in seguito ricostruirà anche la nascita di questa lingua
nell’opera “De Vulgari Eloquentia”, perché la considerava una lingua importante.
I TRATTATO
In questo primo trattato quindi si comunica il proposito di far accedere al sapere tutti
coloro che non hanno avuto la possibilità di studiare, per motivi economici e
familiari. 
II TRATTATO
Indica la chiave di lettura delle sue canzoni, nello stesso modo della “Commedia”,
rifacendosi ai 4 significati (letterale, allegorico, morale ed anagogico). Un altro
elemento importante consiste nella descrizione della cosmologia, cioè le schiere
angeliche, i cieli che ruotano intorno alla Terra.

III TRATTATO
Parla della sapienza, trascrive l’importanza della filosofia e lascia intendere che nel
suo percorso ha compiuto un passo avanti, passando dalla “vita nuova”, dove parlava
esclusivamente dell’amore, alla filosofia, rappresentata allegoricamente da una
donna. 
IV TRATTATO
La canzone che compare in questo trattato è intitolata “Le dolce rime d’amor ch’i
solia”. Dante parla della “verace nobilità”, affrontando una questione soprattutto
morale e affermando che in ognuno di noi ci può essere la vera nobiltà. 
ANALISI
Il primo trattato consiste in un’introduzione e spiegazioni degli altri trattati e non vi
è riportata alcuna canzone. Nel primo capitolo Dante fornisce spiegazioni sulla scelta
del titolo. Dante parte da una premessa generale dicendo che come dice Aristotele, da
egli considerato il filosofo per eccellenza, tutti gli uomini hanno il desiderio
naturale di sapere, che servirà per il raggiungimento della perfezione terrena.
Questo è dovuto alla divina provvidenza che imprime in tutti gli uomini tal desiderio.
Tale ragionamento oltre ad essere deduttivo è anche detto sillogismo.
Continua specificando che non tutti gli uomini hanno potuto accede al sapere per due
motivi: Cause interne all’uomo:
- Impedimenti dovuti alle menomazioni fisiche come nel caso dei sordi, i muti e i
ciechi.
- I vari traviamenti morali, cioè quando l’uomo si lascia ingannare dalle passioni di
vario tipo che lo allontanano dal sapere.
Cause esterne all’uomo:
- Necessità dovuta al lavoro. Questa può essere riferita in particolare agli impegni
dovuti al mantenimento della famiglia o ad impegni civili.
- Pigrizia, vizio umano molto negativo.
Le cause del mancato accesso al sapere dovute ad impedimenti fisici e alla necessità
non sono da rimproverare e biasimare ma degne di perdono. Le altre due, cioè l’uomo
che si lascia ingannare dalle passioni e la sua pigrizia sono degne di biasimo poiché
dipendono dall’uomo stesso.
La vivanda del convivio sarà di 14 portate, cioè di 14 canzoni (egli doveva scrivere
14 trattati più uno che fungeva da introduzione, infatti ogni trattato includeva una
canzone), che parleranno dell’amore per la filosofia e la sapienza e che senza il
commento non potevano essere comprese. Conclude dicendo che se il “Convivio”
non sarà splendido, questo non dipenderà dalle sue intenzioni ma dai suoi difetti. Il
suo desiderio più grande però sicuramente quello di andare incontro alle esigenze del
pubblico e del loro bisogno di sapere.
Secondo Socrate “il vero saggio è colui che sa di non sapere” poiché le cose che si
sanno sono sempre in minoranza rispetto quelle che non si conoscono.
DE VULGARI ELOQUENTIA
Il “De Vulgari Eloquentia” doveva essere in 4 libri, ma rimase incompiuto. Il primo
libro è suddiviso il 19 capitoli e dimostra la nobiltà del volgare che è superiore al
latino, perché esso è considerato da Dante una lingua artificiale. Dante ci fa una storia
universale delle lingue. Dio ha fatto nascere negli uomini una lingua sacra che
parlavano tutti gli uomini del tempo; dopo la costruzione della Torre di Babele (che
era il monumento della superbia umana, perché, attraverso quella torre l’uomo voleva
arrivare fino a Dio), Dio per punire gli uomini la distrusse e confuse le lingue. Da
quel momento gli uomini non si capirono più perché parlavano lingue diverse, e
qualcosa della lingua sacra rimase solo nell’ebraico. I popoli che parlavano i 3
linguaggi fondamentali si sparpagliarono in zone geografiche diverse e diedero vita
ad altre lingue ancora.
In Italia si parlavano una miriade di dialetti locali, scartati i meno qualificati, Dante
analizza 14 volgari italiani, facendo una classifica<ione su base geografica e
linguistica. Partendo dalla divisione geografica dell’Italia, fatta dagli Appennini,
analizza 7 volgari a destra e 7 a sinistra. Nessuno di questi volgari lo soddisfa anche
se riconosce che il fiorentino e il toscano sono quelli che si avvicinano di più alla sua
idea di volgare illustre. A questo punto ci dà la definizione del volgare. Questo deve
essere: illustre, cardinale, regale, curiale. Poi ci fa la teoria degli stili: comico, medio,
aulico. In teoria Dante non creò il volgare illustre, ma ci dice che ogni volgare se
depurato dai suoi limiti provinciali può essere illustre; infatti i migliori poeti italiani
lo hanno fatto, e cita siciliani, toscani, bolognesi.

La Monarchia
Rappresenta un trattato di politica, scritto in latino e diviso in tre libri. Nel primo
libro, particolare, Dante afferma la necessità della monarchia universale per
realizzare un mondo ordinato e pacifico. Sicuramente questa situazione di benessere
si può realizzare solo grazie alla figura di una monarca.Qualora ciò non avvenga si
viene a creare uno stato di discordia. Il miglior esempio di Stato nella storia proviene
dall'antica Roma al tempo di Augusto. All'interno del secondo libro Dante dimostra
come i romani abbiano costituito il loro impero basandolo sulla giustizia e sul diritto,
e non sulla sopraffezione. Per Dante i romani riuscirono ad unificare il mondo intero
sotto un unico impero, grazie al valore militare e alle virtù civili. Successivamente nel
terzo libro, Dante analizza il rapporto tra l'imperatore e il Papa. Sollevando questa
questione, Dante affronta un problema già affrontato in passato che aveva creato
contrasti tra i sostenitori della superiorità del Papa sull'imperatore e viceversa. Dante
ritiene che il popolo e l'impero siamo entrambi necessari per lo Stato.

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