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L’amore per Beatrice e gli studi filosofici


A
Uno degli eventi fondamentali nella vita di Dante fu l’incontro
con Beatrice, una giovane identificata dagli storici con Bice, la
T
La vita e le opere figlia di Folco Portinari, andata sposa a Simone dei Bardi e
morta all’età di 24 anni. Dante la conobbe quando aveva nove
anni, la rincontrò a 18 e se ne innamorò. Questo amore rimase
platoni- co, ma nonostante la sua morte prematura nel 1290,
Beatrice fu la musa ispiratrice del poeta, donna-angelo nella
Vita nuova e figura che ha il potere di rivelare il divino nella
Commedia, dove gli fa da guida attraverso i cieli del Paradiso.
La giovinezza La morte di Beatrice però lasciò Dante profondamente scosso:
dopo questo evento egli abbandonò gli studi teologici (aveva
ante Alighieri nacque a Firenze da Alighiero di frequentato probabil- mente la scuola francescana di Santa

DBellincione e da donna Bella (Gabriella) tra il 14 maggio e il


13 giugno del 1265 (nel canto XXII del Paradiso dice di essere
Croce, in cui si studiavano sant’Agostino, san Bonaventura e i
mistici) per cercare consola- zione in quelli filosofici (le opere di
nato sotto il Cicerone, Aristotele, Boezio, Tommaso d’Aquino) presso la
segno astrale dei Gemelli). scuola domenicana di Santa Maria Novella. Sono questi gli anni
della crisi, rievocati nei capitoli 35- 38 della Vita nuova (1293-
Gli avi, la moglie e i figli 1295), nel secondo trattato del Convivio e definiti
La madre morì molto presto, il padre esercitò attività mercan- allegoricamente nell’incipit della Commedia come la
tili, non esclusa l’arte del cambio e l’usura. Gli Alighieri erano «selva oscura».
una famiglia guelfa della piccola nobiltà, decaduta in seguito
all’ascesa dei nuovi ceti borghesi e alla confisca delle terre per le
lotte interne del Comune. Firenze e l’impegno politico
Nella Commedia (Paradiso, XV - XVI - XVII) il poeta celebra il
trisavolo Cacciaguida – al quale era stato conferito il titolo di a vita politica di Firenze era funestata all’epoca dalle lotte
ca- valiere dall’imperatore Corrado III di Svevia – morto in
Terrasan- ta combattendo per la fede (Seconda crociata, 1147).
L tra opposte fazioni; a quella storica tra guelfi e ghibellini si
era aggiunta quella in seno al partito guelfo, al potere dal 1266,
Non parla mai, invece, nelle sue opere, della moglie Gemma, che si era diviso in guelfi Bianchi, guidati da Vieri dei Cerchi, ric-
sposata nel 1285 per rispettare un contratto stipulato dal padre chi mercanti (cosiddetto “popolo grasso”) e gelosi custodi del-
quando egli aveva appena dodici anni. Gemma di Manetto l’autonomia del Comune, e guelfi Neri, guidati da Corso
Donati apparte- neva a un ramo della famiglia del potente Donati, appoggiati dalla classe nobiliare e favorevoli alle mire
capo dei guelfi Neri, Corso Donati. Dal matrimonio nacquero espansio-
tre figli, Pietro e Iacopo (i primi commentatori della Commedia) nistiche del papa Bonifacio VIII sulla Toscana (> A1 T2).
e Antonia (poi monaca col nome di suor Beatrice). Come esponente della piccola nobiltà, Dante partecipò alla
battaglia di Campaldino (giugno 1289) tra i cavalieri armati
Gli studi, le amicizie, l’apprendistato poetico alla
leggera (i feditori a cavallo) della Lega guelfa contro i ghibellini
Come richiedeva la sua posizione sociale, Dante ricevette di Arezzo e poi contro Pisa nell’assedio del castello di
un’educazione cavalleresca e partecipò, durante la giovinezza, Caprona. Nel 1293 furono emanati a Firenze gli Ordinamenti di
alla vita mondana di Firenze, alle sue feste e ai suoi rituali corte- Giustizia di Giano della Bella, che escludevano la nobiltà
si. In giovane età seguì l’insegnamento del più famoso dall’esercizio del po- tere politico. Due anni dopo, dal
maestro di retorica del tempo, Brunetto Latini, che aveva provvedimento furono esclusi gli esponenti della piccola
tradotto Cice- rone in volgare e che aspirava a trasmettere al nobiltà se iscritti alle Arti. Dante, che ave- va intanto
volgare italiano le regole della retorica classica. A Brunetto, che incominciato a interessarsi alla vita politica, si iscrisse all’Arte
gli insegnò la re- torica antica e lo avvicinò alla letteratura dei medici e degli speziali (1295), e subito fu eletto nel Consiglio
francese, dedicherà un commosso ricordo nella Commedia. speciale del Popolo, poi dei Savi, poi dei Cento, e infine, nel
Sulla sua prima formazione influirono inoltre la lettura dei giugno del 1300 fu eletto per un bimestre tra i sei Priori delle
poeti latini, in particolare Virgi- lio, che eleggerà a suo Arti, supremi magistrati che governavano il Comune.
«maestro», e la frequentazione dei poeti fiorentini passati alla
storia come gli stilnovisti: in primo luogo Guido Cavalcanti, L’intransigenza morale e il conflitto con il papa
del quale fu amico; poi Lapo Gianni, Dante da Maiano, Cino da
Il 24 giugno di quell’anno un gruppo di nobili della fazione
Pistoia, Forese Donati. dei Neri aggredì i Consoli delle Arti. I priori deliberarono il
I versi giovanili delle Rime (1283-1296) testimoniano, oltre bando dalla città di otto fra gli esponenti più faziosi di
all’adesione alla lirica amorosa cortese di questi poeti, anche il entrambi i parti- ti; tra essi, Corso Donati dei Neri e, tra i
suo interesse per la tendenza comico-realistica, che sperimentò Bianchi, Guido Cavalcan- ti, grande amico di Dante ma non per
nella «Tenzone con Forese Donati»; agli anni Ottanta risalgono questo da lui favorito.
probabilmente anche il Fiore e il Detto d’Amore, poemetti alle-
Fu proprio la sua intransigenza morale, l’imparzialità dimo-
gorico-didascalici, che parafrasano nel nostro volgare il francese strata nella gestione della cosa pubblica a rendere Dante invi-
Romanzo della rosa, mentre più tarde (1296) sono ritenute le
ri- me cosiddette «petrose» sul modello del trobar clus (il
poetare LE PAROLE
difficile) del trovatore provenzale Arnaut Daniel. Arte dei medici e speziali
Il 6 luglio 1295 un provvedimento ai nobili, purché iscritti a un’Arte
del Comune di Firenze attenuò (professione o mestiere); a quella
l’orientamento antinobiliare degli dei medici e speziali aderivano gli
240 | Il Medioevo: dalle origini all’età comunale | Ritratto Ordinamenti di Giustizia di Giano studiosi di filosofia che, all’epoca,
della Bella (1293) e permise la parte- era strettamente connessa alle
d’autore | cipazione alla carriera politica scienze naturali (> A1, p. 12).
anche
so a molti. Per ostacolare le mire della Chiesa su Firenze, si era
avvicinato ai Bianchi e si era schierato per la condanna di lasciò interrotto forse perché aveva cominciato a scrivere la
Commedia. Nel 1306 iniziò la composizione dell’Inferno e tra il T 50 
tre banchieri fiorentini, accusati di architettare con la Curia
1308 e il 1312 scrisse il Purgatorio.
romana la consegna del Comune fiorentino a Bonifacio VIII.
Altri fatti, come il rifiuto di aiuti (finanziari) al re di Francia e Poco si sa del periodo compreso tra il 1308 e il 1313, se non
che ripose molte speranze nella discesa in Italia
(militari) al papa, convinsero Bonifacio a intervenire: invitò
dell’imperatore Arrigo VII di Lussemburgo, nel 1310, e nel suo
Carlo di Valois, fratello del re di Francia, a ristabilire a Firenze
progetto di pacifi- cazione della penisola. Nel momento del
l’ordine e la pace. Nel 1301 un’ambasceria cui partecipava
fermento prodotto dal passaggio di Arrigo, Dante scrisse lettere
anche Dante si recò da Bonifacio VIII per ricucire lo strappo.
aperte ai signori ita- liani perché favorissero l’azione
Ma nel frattempo Car- lo di Valois entrava in Firenze e
dell’imperatore e all’imperatore stesso perché intervenisse a
imponeva i Neri al governo. Co- m’era costume, questi
Firenze. Arrigo VII però tentò senza successo l’assedio della città
mandarono in esilio i maggiori esponenti
per oltre un mese e, dopo aver de- ciso di recarsi a Napoli, il 24
dei Bianchi e confiscarono i loro beni. agosto 1313 morì improvvisamente a Buonconvento, presso
Siena. A Dante, deluso nella speranza di poter rientrare a
La condanna al rogo in contumacia
Firenze, non restò che affidare il suo pensiero politico al trattato
Secondo il racconto dei biografi, Dante apprese la notizia sulla De monarchia, in cui espose il suo ideale di una monarchia
via del ritorno a Firenze: pare che egli fosse giunto a Siena quan-
universale basata sulla giustizia e riflesso del- l’ordinamento
do ricevette l’atto di condanna a due anni di confino, al paga-
divino, ma indipendente dal papato.
mento della cospicua multa di cinquemila fiorini e
all’esclusione perpetua da cariche pubbliche emesso il 27
A Verona (1313-1318)
gennaio 1302. Egli era accusato di illeciti guadagni, corruzione
da parte di pubbli- co ufficiale («baratteria») e opposizione al Dante scrisse il De monarchia a Verona, dove di nuovo era ap-
prodato, ospite assieme ai figli del giovane signore Cangrande
papa e al suo legato. Poiché si rifiutò di pagare la multa e di
della Scala, mecenate squisito presso il quale trascorse cinque
presentarsi a discolparsi, il 10 marzo 1302 fu definitivamente
anni. Nel 1315 il Comune di Firenze concesse agli esuli Bianchi
condannato al rogo qualora fosse stato sorpreso nel territorio
di usufruire di un’amnistia, ma le umilianti condizioni
del Comune; la sentenza fu poi estesa ai figli, a partire dal
proposte
loro quattordicesimo anno di età.
– dichiararsi colpevole e fare pubblica ammenda – lo
indussero a rifiutare, come testimonia la XII Epistola (> A1,
Approfondimen- ti, p. 285). Di nuovo fu condannato a morte
Gli anni dell’esilio in contumacia e con lui i figli.

ei primi mesi dopo la condanna, Dante si adoperò per


N tornare a Firenze e si unì ai Bianchi fuoriusciti che pro-
gettavano una spedizione contro i Neri. In seguito però prese
Gli ultimi anni a Ravenna
L’ultimo rifugio, dal 1319 fino alla morte, fu Ravenna, presso
Gui- do Novello da Polenta. Qui Dante compose due Egloghe
le distanze dai compagni e non partecipò all’iniziativa che
indiriz- zate a Giovanni del Virgilio, un trattato scientifico
portò alla battaglia della Lastra (20 luglio 1304), in cui i Bianchi
(Quaestio de aqua et terra, “Dibattito intorno all’acqua e alla
furono
terra”), e termi- nò la stesura della Commedia. Inviato come
pesantemente sconfitti. ambasciatore per conto del suo Signore a Venezia, contrasse
una febbre malarica e al suo ritorno morì, nel settembre del
Esule ingiustamente condannato
1321, assistito dai figli.
Da allora decise di fare «parte per se stesso», come dirà in Pa-
radiso XVII (v. 69) e, exul immeritus, iniziò un lungo periodo di
peregrinazioni. Dei sentimenti provati allora, quando fu
costret- to ad accettare ospitalità e lavoro presso le corti Giovanni di Paolo, Dante cacciato da Firenze, 1440-1450.
dei signori, testimonia il canto XVII del Paradiso, dove l’anima Londra, British Museum.
del suo avo Cacciaguida, predicendogli l’esilio, gli dice anche: Tu
proverai sì come sa di sale / lo pane altrui e come è duro calle / lo
scendere e ’l salir per l’altrui scale (com’è amaro il pane di un
altro paese, e com’è duro cammino scendere e salire le scale dei
palazzi altrui; vv. 58-60).

Le opere dell’esilio
Suo «primo ostello», come fa dire a Cacciaguida, fu il
«gran Lombardo», che gli studiosi sono propensi a
identificare con Bartolomeo della Scala, signore di Verona; fu poi
a Treviso pres- so Gherardo da Camino (1304-1306), quindi in
Perché Dante appoggiò la fazione dei guelfi Bianchi?
Lunigiana presso i Malaspina (1306-1307). In questi anni A1
compose le ultime can- zoni (1302-1307), poi raccolte con i Perché Dante si considera exul immeritus?
PER LO

componimenti giovanili nel- le Rime, si dedicò alla stesura del


De vulgari eloquentia (1303 o 1304-1305), in cui illustra la
propria teoria del linguaggio, e del Convivio (1304-1307), una
summa del suo sapere filosofico, che
| Dante Alighieri | La vita e le opere | 241
padre di Beatrice; Dante, malato, ha la visione della morte
del- la sua amata, la qual cosa si verifica realmente l’8 giugno
A
C1
Vita nuova 1290. Profondamente addolorato, il poeta trova conforto in
una «don- na gentile» e pietosa; ma Beatrice, apparsagli
T 50

nuovamente in sogno, lo richiama all’amore esclusivo per lei.


Dante si propone allora di non scrivere più di Beatrice finché
non saprà farlo de- gnamente, cantando «quello che mai non
fue detto d’alcuna». Una promessa poi mantenuta nella
Commedia.
La struttura e i temi dell’opera

ante scrisse la Vita nuova (in latino è Vita nova) dopo la L’amore: dalla Vita nuova alla Commedia
D morte di Beatrice, tra il 1293 e il 1295. L’opera appartiene
ante racconta che fu in seguito alla morte di Beatrice e al
D
al genere del prosimetro (dal latino prosimetrum): è costituita
infatti da 31 componimenti in versi (25 sonetti, 5 canzoni, 1 bal- dolore che lo affliggeva che abbandonò gli studi teologici
lata, in gran parte composti in precedenza), alternati a brani (sant’Agostino, san Bonaventura e i mistici) per cercare
di commento in prosa. In questi il poeta offre una riflessione consola- zione in quelli filosofici (Cicerone, Aristotele, Boezio,
sul far poesia e spiega le circostanze, il significato e gli scopi per Tommaso
cui sono state composte le varie liriche. d’Aquino).
Il testo narra, in 42 capitoli, la storia dell’amore di Dante per
Beatrice (il titolo significa “vita rinnovata dall’amore”), un La varietà dei modelli
amore vissuto in una dimensione trascendente, dunque Un precedente della Vita nuova, dal punto di vista strutturale,
platonico, nel quale la donna è vista come un miracolo di fu infatti proprio il prosimetro in latino De consolatione phi-
perfezione voluto da Dio per la salvezza spirituale del poeta. losophiae (“Consolazione della filosofia”, 525 d.C.) di Severino
Boezio. Ma anche altri testi della cultura medioevale fecero da
Una biografia idealizzata modello o furono meditati da Dante, confluendo poi nella ge-
L’opera costituisce una novità nella poesia d’amore in volgare nesi di quest’opera; tra essi le Confessioni di sant’Agostino,
italiano ed è tutta tramata di elementi simbolici; le fasi vera e propria autobiografia spirituale; il Laelius, de amicitia
del- l’innamoramento, per esempio, sono contrassegnate (“Lelio o dell’amicizia”) di Cicerone, in cui l’amore è considerato
dalla ri- correnza del numero 9, quadrato di 3 (simbolo della espres- sione nobile e disinteressata; la Rettorica di Brunetto
Trinità), a dimostrazione del carattere provvidenziale che la Latini; la Bibbia, le vite dei santi e le opere dei mistici cristiani.
comparsa di Beatrice ha avuto nella vita del poeta. Dante La tradizione culturale in cui quest’opera si colloca è però
racconta di aver incontrato a nove anni la fanciulla, e di aver principalmente quella della lirica cortese, lungo un percorso
provato già allora un’attrazione misteriosa e quasi che va dai provenzali ai siciliani, fino agli iniziatori dello
soprannaturale per lei. La rive- de nove anni dopo e in quella Stilnovo, Guinizzelli e Cavalcanti. Se, sul piano formale, sono
occasione Beatrice lo saluta, fa- cendo nascere in lui i state indica- te tra i modelli della Vita nuova le vidas, ovvero le
turbamenti d’Amore (> A1 T50). Per evitare indiscrezioni, il biografie dei trovatori provenzali, e le razos, brevi commenti in
poeta finge di dedicare le sue attenzioni ad altre due donne, prosa che ac- compagnavano le loro liriche, è soprattutto sul
che fungono pertanto da «schermo» (> A1 T51). Bea- trice, piano tematico che il legame con la tradizione cortese appare
offesa, gli toglie il saluto e Dante decide allora di dedicare la chiaro.
sua opera solo alla lode dell’amata. Nascono così la canzone
Donne ch’avete intelletto d’Amore (> A1 T52) e il sonetto Tanto Guinizzelli e Cavalcanti
gentile e tanto onesta pare (> A1 T53). Nel frattempo muore il Nella Vita nuova compaiono, infatti, molti dei motivi
dell’amore cortese e stilnovista: il motivo dello sguardo
(l’amore si insinua nel poeta attraverso lo sguardo); della
gentilezza e nobiltà d’ani- mo come qualità proprie di chi ama;
LE PAROLE
Amore platonico del saluto che dà beatitu- dine; della lode (della bellezza
fisica e morale dell’amata) che produce un effetto nobilitante
nel cuore del poeta innamorato.
Rispetto alla poetica dello Stilnovo, tuttavia, la Vita nuova in-
Amore spirituale, privo di sessualità. dell’univer- so; il Figlio
L’espressione prende il nome dalla generato dal Padre lo Spirito Santo che procede dal Padre e dal Figlio come da un unico principio. Al Padre
teoria del filosofo ateniese Platone prima della creazione si attribuisce la potenza, al Figlio la sapienza (o parola, il Verbo), allo Spirito Santo
(427-347 a.C. ca.) che ammette l’esi- del mondo e fatto uomo l’amore.
stenza di valori trascendenti, cioè nella persona di Gesù
modelli perfetti e universali di cui Cristo; Lirica cortese Nei secoli XI e XII fiorì nelle corti della Provenza la
le cose di questo mondo sono copie poesia lirica dei trovatori. Il tema di fondo è l’amore, definito «cortese» (perché, appunto,
imperfette. Il pensiero di Platone si sviluppa presso le «corti»). Si trat- ta di un ideale terreno, inteso come passione e
ha influenzato tutto l’Occidente: desiderio di possesso del- l’amata, che conduceva il cavaliere al perfezionamento
dai pensatori cristiani nel Medioevo spirituale, alle virtù di coraggio, generosità, misura nella vita sociale. Tali concezioni
a gran parte del pensiero furono esportate dai trovatori nelle
rinascimen- tale nel Cinquecento e
corti feudali di tutta Europa.
di quello romantico nell’Ottocento.

Trinità
Per la fede cristiana Dio è
concepito come Uno e Trino. Le tre
persone sono: Dio Padre, creatore
troduce elementi originali, Dante è rivolta più donna-angelo di Guinizzelli, ma è anche un mezzo per
che denotano il tentativo alle qualità raggiungere la perfezione spirituale e il divino. Così per il motivo
da parte dell’autore di intellettuali e del saluto: il saluto dell’amata in Cavalcanti provo- ca un
conciliare il più possibile il morali dell’amata doloroso sentimento di inferiorità di fronte a tanta perfe-
tema dell’amore con i che al- la zione; in Dante è invece beatitudine, esperienza trascendente
principi della dottrina bellezza fisica, che conduce alla salvezza.
cristiana, che nell’amore non produce solo
vede il rischio della un effetto
perdizione e del peccato. La nobilitante, come
lode per esempio, che in nella poetica della | Dante Alighieri | Vita nuova | 245
Beatrice simbolo della Teologia
A In che cosa consiste il genere del prosimetro riferito alla Vita nuova?
La poetica della lode verrà portata a compimento nella
T Qual è il tema trattato nella Vita nuova?
Comme- dia, dove Dante giungerà a una concezione
dell’amore ancora più spirituale: egli accoglierà l’idea A quali modelli si è ispirato l’autore nella Vita nuova?
guinizzelliana della donna- angelo per spingersi ad attribuire Quale innovazione viene introdotta da Dante nella materia amoros
a Beatrice la facoltà di accesso al divino. In che senso Beatrice è simbolo delle più alte virtù dell’intelligenza
Se nella Vita nuova Beatrice lo spingeva ad affinare le
Per quali aspetti Dante si allontana dalla letteratura cortese?
proprie qualità morali, nella Commedia lo guiderà alla

PER LO
Teologia. Nel II canto dell’Inferno il poeta latino Virgilio, che lo
guida per parte del viaggio ultraterreno, lo informa che
Beatrice è scesa dall’Em- pireo nel Limbo per sollecitarlo ad
aiutare Dante, che si è smar- rito nella «selva oscura». Beatrice
spiega che «Amor mi mosse»: è l’amore a guidare il poeta nel
suo percorso spirituale. Dal XXX canto del Purgatorio in poi
sarà lei stessa a condurlo alla visione di Dio attraverso i cieli
del Paradiso.

La trama
Dante ricorda il primo incontro con Beatrice, a nove anni, e il secondo, nove anni dopo, quando la
giovane gli rivolge il saluto dispensatore di salvezza. Caduto preda di Amore, il poeta si rifugia nella
Capitoli I-III sua stanza per pensare a lei e addormentatosi ha la visione di Amore che dà in pasto il suo cuore a
Beatrice e poi si allontana con lei in cielo (presentimento della prematura morte della donna). Il poeta
racconta il sogno nel sonetto A ciascun’alma presa e chiede ad alcuni poeti, come lui «fedeli d’Amore»,
di interpretarlo. Tra questi poeti c’è Guido Cavalcanti; inizia così la loro amicizia.

Poiché le regole del galateo cortese imponevano di non rivelare il nome della donna amata per
Capitoli IV-VI protegger- la dalle maldicenze, Dante approfitta del fatto che in chiesa incontra lo sguardo di un’altra
donna, mentre osserva Beatrice, per far credere che sia questo l’oggetto del suo amore e dedicarle alcune
poesie.
Quando la donna lascia Firenze, Dante, su esortazione di Amore, cerca un’altra donna-schermo cui dedi-
Capitoli VII-IX
care i suoi versi.
Gli ardenti versi di Dante suscitano le dicerie circa una relazione disonesta (troppa gente ne ragionava
oltre li termini de la cortesia) e Beatrice, offesa, gli tolse il saluto. Disperato, il poeta si rifugia nella
sua stanza e Amore gli appare di nuovo in sogno e lo esorta ad abbandonare ogni inganno e a
Capitoli X-XVII
rivolgere i suoi versi a Beatrice, dichiarandole la nobiltà del proprio amore. Durante una festa nuziale,
Dante incontra Beatrice, che ride del turbamento che egli manifesta. Dante decide di non scrivere più
di lei fino a che non riuscirà a farlo in maniera nuova e più nobile.
A due donne gentili che gli chiedono spiegazioni sul suo comportamento, Dante risponde con la
canzone Donne ch’avete intelletto d’amore e con il sonetto Amore e ’l cor gentil sono una cosa che danno
Capitoli XVIII-XXI
conto della svolta che si è prodotta nella sua concezione dell’amore e della poesia, con il recupero e
l’approfon- dimento della poesia della «lode» di cui era stato precursore Guido Guinizzelli.
Dante scrive alcuni componimenti sulla natura dell’amore, e di nuovo altri che hanno per tema la lode
Capitoli XXII-XXVII
di Beatrice e delle sue virtù, come il sonetto Tanto gentile e tanto onesta pare.
L’improvvisa morte di Beatrice (8 giugno 1290) segna una nuova fase nella vita e nella poesia di
Dante, che esprime il suo dolore nella canzone Li occhi dolenti per pietà del core. Uno dei fratelli di
Capitoli XXVIII-XXXIV Beatrice lo prega di comporre versi di compianto per la giovane. Nel giorno del primo anniversario
della morte il poeta, mentre assorto nel suo dolore disegna un angelo, è colto da ispirazione e
compone un sonetto per commemorarla. In tale occasione è notato da una donna gentile.

Capitoli XXXV-XXXIX Beatrice, apparsagli nuovamente in sogno, lo richiama all’amore esclusivo per lei.

Durante la settimana santa (forse del 1294), Dante, vedendo passare per la strada dove abitava
Beatrice un gruppo di pellegrini diretto a Roma, rivolge loro una poesia, in cui spiega come la donna
amata fosse strumento di elevazione a Dio. Dopo un’ultima visione di Beatrice (nel sonetto Oltre la
Capitoli XL-XLII spera che più larga gira Dante la contempla nella gloria dei cieli) il poeta decide di non parlare più di
lei fino a che non sarà in grado di farlo più degnamente, cantando «quello che mai non fue detto
d’alcuna». Una promessa poi mantenuta nella Commedia. L’opera si chiude con la speranza che un
giorno la propria anima possa salire in cielo e contemplare per l’eternità la gloria di Beatrice.

246 | Il Medioevo: dalle origini all’età comunale | Ritratto d’autore |

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