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Nel 1821 Manzoni compone le odi Marzo 1821 (dedicata ai moti di quell’anno e alla speranza che
l’esercito piemontese si riunisse agli insorti lombardi) e Il cinque maggio (ispirato alla morte di
Napoleone)
• Il cinque maggio
La lirica si divide in tre momenti: 1. preambolo (la morte di Napoleone) 2. rievocazione della
vicenda di Napoleone 3. conclusione nella fede
• Nel preambolo emergono due opposizioni fondamentali: immobilità (della salma)/rapidità
(caduta, rivincita e nuova caduta) – grandezza e gloria/ negatività dell’azione
• La parte centrale crea prima un’opposizione spaziale (“dalle Alpi alle Piramidi” contro la
piccola isola su cui Napoleone è morto), poi un’opposizione temporale (il passato glorioso
contro il presente misero dell’esilio)
• Nell’ultima parte il contrasto viene superato in una nuova dimensione fuori dal tempo e
dallo spazio, nella gloria. Per tutta l’ode la gloria è rappresentata con metafore di luce e
rumore: folgorante, raggio, fulmine, rai fulminei, lampo, di mille voci il sonito, il concitato
imperio. Ora la gloria si manifesta come silenzio. E l’immobilità finale non è più sconfitta,
ma si rovescia di senso e diviene conquista della pace del perdono
• La concezione è pessimistica: agire nella storia, alla ricerca della grandezza, vuol dire
provocare distruzioni, sofferenze, morte. L’azione degli eroi della storia è svalutata nella
prospettive dell’eterno: la morte mette di fronte al vero significato dell’esistenza
• Manzoni non nega la possibilità di agire nella storia, ma l’eroismo deve essere al servizio
degli altri uomini, alleviando miserie e combattendo le ingiustizie (come nei Promessi Sposi
Fra Cristoforo o l’innominato)
Le tragedie
La tragedia manzoniana rompe con la tradizione in due direzioni: la scelta della tragedia storica e il
rifiuto delle unità aristoteliche. I conflitti dei personaggi sono collocati in un determinato contesto
storico ricostruito con fedeltà.
• I principi del teatro tragico manzoniano sono espressi nella Lettre à M. Chauvet sur l’unité
de temps et de lieu dans la tragédie
• Il poeta deve essere fedele al vero storico. Ciò che distingue il poeta dallo storico è che il
poeta completa i fatti investigando con l’invenzione poetica i pensieri e i sentimenti di chi
è stato protagonista degli eventi
• Il culto del vero storico era radicata dal modello di Shakespeare. Concludere l’azione in uno
stretto lasso di tempo e spazio significa esagerare le passioni per arrivare alla soluzione
definitiva e questo fa nascere il “falso” della tragedia classica
Trama: Ermengarda, figlia di Desiderio, re dei Longobardi, per ragioni di Stato, viene rifiutata come sposa da
Carlo Magno. Desiderio per vendicarsi vuole fare incoronare i figli di Carlomanno, fratello di Carlo Magno,
rifugiatisi presso di lui. Carlo Magno manda un ultimatum a Desiderio, il quale rifiuta e dichiara guerra. Grazie al
tradimento dei duchi longobardi l'esercito di Carlo Magno avanza verso Verona. Carlo è bloccato alle Chiuse di
Susa, ma il diacono Martino gli rivela un passaggio ignorato che gli permette di aggirare le postazioni longobarde.
Ermengarda, che si era rifugiata presso la sorella Ansberga nel monastero di San Salvatore a Brescia, scopre delle
nuove nozze di Carlo Magno e delirando muore. Carlo Magno riesce a conquistare Verona e con l’aiuto del
traditore Svarto entra in Pavia, capitale del regno longobardo e fa prigioniero Desiderio. Adelchi, figlio di
Desiderio, prima aveva cercato inutilmente di opporsi alla guerra contro i Franchi, poi combatte fino alla morte.
Condotto in fin di vita alla presenza di Carlo e del padre prigioniero, invoca, prima di morire, clemenza per il padre
e lo consola per aver perduto il trono: non aver più alcun potere infatti non lo obbligherà più "a far torto o subirlo".
• Evidente il contrasto tra personaggi “politici” (Desiderio e Carlo Magno), animati dalla
ragion di stato, e personaggi “ideali” (Adelchi ed Ermengarda) destinati alla sconfitta e a
trovare solo in altra vita la soluzione dei loro tormenti
• I cori
• Manzoni introduce il coro, una novità nel teatro tragico moderno. Nelle tragedie
antiche il coro era la personificazione dei pensieri e dei sentimenti che l’azione doveva
ispirare. Il coro manzoniano è invece “il cantuccio” dove l’autore può parlare in prima
persona ed esprimere la sua visione soggettiva, evitando di prestare i suoi sentimenti ai
personaggi, che invece devono essere
sempre “veri”
• Nel sistema dei personaggi della tragedia, Ermengarda è il “doppio” femminile di Adelchi.
Anch’essa è un’anima pura ed elevata, che è estranea ad una realtà retta dalla legge della
forza e dell’interesse
• Anche Ermengarda ha una matrice romantica, una donna-angelo, che non può sostenere
l’urto delle passioni e soprattutto della passione amorosa. E infatti le immagini del marito
sono sempre collegate con immagini di violenza e sangue: la caccia, il cinghiale trafitto
dalla freccia col sangue che riga la polvere, l’armatura di Carlo
• Ermengarda è fatta per l’amore celeste: per questo si protende nella morte verso il cielo, la
sua vera patria. Come per Adelchi, la morte è l’unica soluzione al suo conflitto con la realtà
• Ermengarda muore come Adelchi guardando il cielo, desiderosa di trovarvi pace e
liberazione dai tormenti
• La poesia è giocata su diversi piani temporali: 1. nel presente Ermengarda è sul letto di
morte; 2. con un flash-back si risale al recente passato, ai tormenti dell’eroina chiusa nel
convento che cerca di soffocare il suo amore mentre il ricordo riaffiora 3. si inserisce un
secondo flash-back incastonato nel precedente, il passato più lontano dei giorni felici con
Carlo 4. si ritorna al passato recente e ai tormenti di Ermengarda 5. si ripresenta la
situazione iniziale con l’agonia di Ermengarda
• Con il presente si collega il valore purificatore della sventura (concetto di “provvida
sventura”) e la pace ultraterrena; con il passato recente l’empio amore che fa soffrire
Ermengarda; con il passato remoto la felice vita coniugale
I promessi sposi
Il romanzo era un genere letterario ritenuto “inferiore” dalla poesia classicistica del tempo. Manzoni
invece trova nel romanzo lo strumento ideale per tradurre in atto i principi del romanticismo
Il romanzo storico
Il romanzo storico in quel momento gode di larga fortuna per il successo dei romanzi storici di
Walter Scott
• I promessi sposi offrono un quadro di un’epoca del passato ricostruita negli aspetti della
società, costume, mentalità, condizioni di vita,
rapporti sociali ed economici.
• I protagonisti sono persone di umile condizione,
quelli di cui la storiografia non si occupa
• Per disegnare l’epoca, Manzoni si documenta
con lo scrupolo dello storico, leggendo cronache
del tempo, biografie, testi letterari e religiosi,
memorie, raccolte di leggi
Renzo
Di fronte al male presente nella storia, non bisogna comunque assumere una atteggiamento di
fatalistica rassegnazione: è dovere dell’uomo agire per contrastare il negativo della società e della
storia
• La società che Manzoni sogna dovrà fondere progressismo moderato di stampo borghese
con i principi religiosi del cattolicesimo, per evitare le degenerazioni giacobine autoritarie e
violente della Rivoluzione francese
Il romanzo parte da una situazione di tranquillità insidiata dal male (don Rodrigo): i personaggi
attraverso l’esplorazione del negativo del mondo arrivano a un processo di maturazione
• Renzo ha tutte le virtù che per Manzoni sono proprie del mondo contadino, ma c’è in lui una
componente ribelle, la convinzione che l’oppresso possa farsi giustizia da solo e riportare la
giustizia violata.
• Il suo percorso di formazione consiste nell’abbandonare ogni velleità d’azione e rassegnarsi
totalmente alla volontà di Dio.
• La formazione si compie attraverso le due esperienze della sommossa e della Milano
sconvolta dalla peste: i due momenti fondamentali di tali esperienze sono la notte passata
presso l’Adda in cui Renzo fa il bilancio degli errori commessi durante la sommossa e il
perdono concesso a don Rodrigo morente nel lazzaretto
• Lucia possiede fin dall’inizio la consapevolezza della vanità dell’azione umana. Sembra
prigioniera di una visione idillica della vita, di gioia e serenità, nella convinzione che una
vita “innocente” e “senza colpa” basti a tenere lontani i guai
• Acquista nel romanzo la consapevolezza del male, che le sventure si abbattono anche su chi
è “senza colpa” e che la vita più innocente non basta a evitarle
• Dice il romanzo: “Conclusero che i guai vengono bensì spesso, perché ci si è dato cagione;
ma che la condotta più cauta e più innocente non basta a tenerli lontani; e che quando
vengono, o per colpa o senza colpa, la fiducia in Dio li raddolcisce e li rende utili per una
vita migliore”
• Attraverso le sventure patite Lucia e Renzo prendono coscienza della positività
provvidenziale del male: è il concetto di “provvida sventura”
• In questa conclusione sta la visione manzoniana della vita: il rifiuto dell’idillio inteso come
vita quieta e senza scosse lontana dalla storia e ignara del male
• Alla fine infatti a Renzo e Lucia tocca una vita tranquilla, ma non un idillio: la loro vita è
finalizzata non a “star bene”, ma a “far bene”
• Renzo e Lucia hanno una concezione elementare della Provvidenza. Ma per Manzoni solo
in un’altra vita c’è la certezza che i buoni saranno premiati e i malvagi puniti. Nella sfera
terrena la volontà imperscrutabile di Dio può infliggere sventure e sofferenze ai giusti: la
sventura fa maturare più alte virtù e una più profonda consapevolezza della vita
Del romanzo Manzoni ha lasciato tre edizioni: la prima inedita (1821-1823), pubblicata solo un
secolo dopo dagli studiosi con titolo di Fermo e Lucia; la seconda pubblicata dall’autore nel 1827
con il titolo di I promessi sposi; la terza nel 1840, quella definitiva.
Con I promessi sposi Manzoni propone un nuovo modello di lingua letteraria: per un opera
indirizzata a un pubblico vasto e destinata a trattare problemi vivi nella coscienza contemporanea,
non poteva più essere usata la lingua della tradizione letteraria