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Le figure femminili e la concezione della donna in Verga

Jeune fille en vert-Tamara de Lempicka


"Di vinte, prima ancora che di vinti è il mondo verghiano.Se lo scrittore -è sedimentato nella sua memoria -
che ruolo ultimo è della donna in quel mondo chiuso, eternamente immobile, fuori da ogni riscatto storico,
inferiore a quello d'ogni bracciante o carrettiere, pastore o cavamonte, castaldo o proprietario. Quando poi
essa si ribella, vuole uscire da quel cerchio di condanna, quando rompe con la legge dei costumi, le regole
della società, perché spinta dalla forza dell'istinto o da quella del sentimento, come accade a La Lupa o a
L'amante di Gramigna a Maria in Storia di una Capinera , a Nedda paga il suo gesto con la morte o con
l'esilio. Un mondo senza luce, senza speranza, quello femminile di Verga, una notte di neri scialli dove non
appare una stella, una leopardiana luna di conforto."

                                                                                                  Vincenzo Consolo ,saggista italiano

I romanzi di Verga sono ricchi di figure femminili di notevole importanza,anche se spesso sono connotate
negativamente. I primi in cui si può vedere la concezione della donna sono "Una peccatrice"(1866) e "Storia
d'una capinera"(1871),due romanzi passionali. Il primo tratta della relazione extraconiugale tra la contessa
Narcisa Valderi e Pietro Brusio. La donna,dopo essersi innamorata perdutamente per un suo
componimento, "Il Gilberto", si suicida poiché nota il distacco che lui sta iniziando ad assumere nei suoi
confronti.Nel secondo,un romanzo epistolare,Maria a causa di problemi economici familiari è costretta a
farsi monaca, ma,durante un periodo trascorso a casa,in cui frequenta i vicini del posto, si innamora di Nino
Valentini. Il loro amore è impossibile perché lei indossa il velo,costretta dalla matrigna,e lui si sposa con la
sorellastra della donna che ama. Alla fine Maria muore,dopo essere stata trasportata nella cella dei pazzi
del convento.Infatti si ammalava spesso a causa della sofferenza amorosa. Come la monaca di Monza,deve
rinunciare alla sua volontà per soddisfare quella altrui. È lei a dover subire le conseguenze del disagio
familiare.

Gli altri romanzi,il cosiddetto ciclo mondano, sono "Eva", "Tigre reale" ed "Eros". In tutti e tre i protagonisti
soccombono alla passione,nel primo caso la ballerina Eva e il pittore Enrico Lanti, nel secondo caso Giorgio
la Ferlita e la contessa russa Nata, nel terzo caso il protagonista maschile Alberto Alberti ha una serie di
infelici avventure amorose extraconiugali.In "Eva" i due protagonisti hanno entrambi una professione
precaria. Lei è costretta ad abbandonare il lavoro di ballerina a causa della gelosia di Enrico e la loro
situazione economica peggiora ulteriormente fino al discidium. Solo dopo questo il pittore riesce ad avere
successo, ma dipingendo quadri commerciali, che gli danno un elevato guadagno,ma non soddisfazione
personale.

Le donne da Verga sono viste in modo negativo,sono seduttrici e distraggono l'uomo dai suoi doveri, cioè il
lavoro e l'autoaffermazione.Al contrario esse hanno il compito della casa e dell'amore. Diventano l'Altro di
Simone de Beauvoir che deve rimanere nell'immanenza per permettere all'uomo di elevarsi. La concezione
della figura femminile,adatta solo per la famiglia e l'amore,era particolarmente diffusa, in un periodo in cui
si iniziava a pensare a un' emancipazione. Balzac diceva:

"Il destino della donna e la sua unica gloria consiste nel far battere il cuore degli uomini."

Ma ciò non basta, perché comunque, qualsiasi ruolo esse ricoprano sono sempre nocive:se mogli fedeli
annoiano l'uomo e lo soffocano, richiamandolo ai doveri familiari, se amanti distruggono l'ordine familiare
e allontanano l'uomo dai suoi veri affari.Basti pensare che nei romanzi di Verga gli uomini hanno bisogno di
relazioni extraconiugali perché si sentono rinchiusi nei doveri del matrimonio,come nel caso di "Tigre reale"
e di "Eros".Inoltre sostiene che il matrimonio non sia altro che un affare socio-economico e che quindi il
vero amore possa risiedere solo al di fuori di esso. Nei Malavoglia Verga dice:
"Il matrimonio è come una trappola di topi; quelli che son dentro vorrebbero uscirne, e gli altri ci girano
intorno per entrarvi."

Un romanzo del periodo a cui possono essere collegate le donne di Verga è "Anna Karenina" di Tolstoj.
Anna è sposata con un uomo aristocratico di successo,Karenin. Si innamora del conte Vronskij e tra i due
nasce una relazione,che dapprima è segreta, e poi,quando lei scopre di aspettare un figlio,viene rivelata e
lei messa alla berlina dalla società.All'inizio del romanzo prova a salvaguardare il matrimonio,allontanando
ripetutamente il conte, ma alla fine soccombe. Il loro amore è noto e visto come uno scandalo,tanto
che,quando Anna prova a tornare in società, deve fuggire via a causa del disprezzo che le viene
manifestato. I due sono innamorati e come dice Vronskij:

"Se fosse una delle solite relazioni mondane mi lascerebbero in pace. Sentono che questa è un' altra cosa,
che non è un capriccio, e che quella donna mi è più cara della vita."

Anna Karenina(2012),film di Joe Wright

Infatti nessuno da peso alle numerose relazioni del fratello Stiva, che ormai ritiene la moglie noiosa e poco
attraente a causa delle numerose gravidanze, dal momento che lui è ancora così vigoroso. Alla fine Anna si
suicida perché ha paura che Vronskij non l'ami più, diventa gelosa, ossessionata e morbosa. In effetti il
conte si rende conto che quel desiderio, dopo averlo raggiunto, non lo rende poi così felice, con le rinunce
che ha conseguito. Inoltre la madre vorrebbe farlo sposare con un'altra donna, indifferente alla volontà del
figlio. Anna ha rinunciato a tutto per lui, alla sua quotidianità mondana e soprattutto a suo figlio, che per lei
sono il suo solo mondo. Vronskij ovviamente esce leso dalla situazione, ma sembra piuttosto che sia lui a
volersi ritirare per compassione nei confronti della donna amata. La sua vita potrebbe continuare come
prima, anche se decidesse di lasciare Anna, tanto che la madre vuole offrirgli un nuovo matrimonio. La vita
della protagonista è contrapposta a quella di Kitty e Levin, che sembra proprio ricalcare la famiglia
tradizionale, seppur lui trovi stretti i rapporti con i familiari di lei e non si senta particolarmente legato al
figlio. Qui si nota quel che dice Vincenzo Consolo: appena le donne rompono il circolo chiuso in cui sono
rilegate, vengono ripudiate.

Da tramite tra le novelle del ciclo mondano e quello dei vinti è la novella Fantasticheria, il manifesto
programmatico dei Malavoglia. Nella novella Verga, sotto forma di narratore onnisciente, parla di quando si
è recato ad Acitrezza con una sua amica di alta classe sociale. Lei, dopo aver soggiunto che avrebbe voluto
rimanere un mese in quel luogo, ha poi dimostrato di non riuscire a resistere nemmeno due giorni. La
donna, Paolina Greppi, è la rappresentazione tipica della mondanità, della frivolezza e della superficialità. A
un certo punto del racconto dice di non riuscire a concepire come le persone facciano a vivere tutta la vita
in quel posto. Lui risponde ironicamente che basta non possedere prima di tutto centomila lire di entrata.
Accusa il fatto che lei, bloccata nel cielo bellissimo della sua agiatezza, non riesca a vedere al di là del
cannocchiale e a immedesimarsi nella loro condizione. Inoltre accenna a uno dei pescatori che stava
attento a non farle bagnare le calze azzurre o a un altro uomo che non osava toccarle il piede per liberarlo
dal lacciolo per conigli. Loro si considerano di così bassa estrazione sociale da non poterla anche solo
sfiorare. Conoscono la loro condizione, come la conosce quella ragazza che vende le arance e che la guarda
con occhi estasiati, volendo essere come lei.

Un salto verista si può notare nella concezione della donna in "Nedda" e in "La lupa". Entrambe le donne
sono criticate dalla società del tempo perché hanno osato staccarsi dai canoni prestabiliti. Nedda, morta la
madre, si guadagna il pane lavorando "come un uomo" e viene esplicitato che "come un uomo" non viene
pagata, come anche la Lupa. Già in questo testo sembra anticipare il problema del divario salariale tra
uomo e donna. La prima viene giudicata poiché rimane incinta prima di sposare Janu, la seconda è una
donna libera sessualmente, consacrata solo all'eros, una sorta di Bocca di Rosa, che si innamora del genero
e lo seduce come fa con tutti gli altri, nei quali induce un esaurimento fisico e morale. Sembra ricalcare le
famosa canzone di De Andrè:

"C'è chi l'amore lo fa per noia/chi se lo sceglie di professione/bocca di rosa nè l'uno nè l'altro/lei lo faceva
per passione."

Si parla dell'odio che la donna suscita nelle compaesane, che mal tollerano la sua presenza, a causa delle
relazioni che stringe anche con uomini sposati. La colpa non viene fatta ricadere sui traditori, ma solo su di
lei. Le vittime non hanno colpa, la Lupa è come un demonio incantatore, davanti al quale si può solo
soccombere. La femme fatale aristocratica si sposta dal salotto borghese alla campagna.

Nei Malavoglia vengono rappresentate altre tre figure: la madre Maruzza, detta la Longa, e le figlie Lia e
Mena, che sono abituate a un tipo di vita frugale e operosa. La famiglia è colpita da una serie di sciagure: la
morte del padre Bastianazzo nel naufragio, quella di Luca nella battaglia di Lissa, Ntoni che uccide una
guardia. Da queste disavventure ne esce disonorata soprattutto la parte femminile. Lia decide di lasciare il
paese e finisce a prostituirsi a Catania, Mena invece rinuncia a sposare l'uomo che ama, Alfio Mosca, per
rimanere ad accudire i figli di Alessi, il minore dei fratelli.
Acitrezza,luogo di ambientazione dei Malavoglia e di Fantasticheria

I personaggi femminili di Mastro Don Gesualdo, tranne Diodata, sono di estrazione diversa. Bianca Trao è
una nobile decaduta che è costretta a sposare Gesualdo per rimediare alla gravidanza dalla relazione col
cugino. Bianca non lo ama e non finge neppure di amarlo, vivono in un clima di delusione,anche per il modo
in cui viene visto il loro matrimonio. Isabella, la figlia illegittima, ha lo stesso destino della madre e Verga la
rende protagonista di un romanzo incompiuto, "La duchessa di Leyra". Ha repulsione per l'origine del
padre, anch'essa è innamorata del cugino e non lo può sposare. Diodata è l'unica che ami Gesualdo, fedele
come un cane, ma non può aspirare al suo amore, sebbene abbia con lui due figli, perchè di bassa
estrazione sociale. Può essere considerata una vittima sacrificale sopra l'altare dell'innalzamento sociale di
Gesualdo. Molte delle donne di Verga sono vittime sacrificali, spesso immolate sugli altari della convenienza
e dei buoni costumi.

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