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PERCHÉ DANTE È UN CLASSICO?

1. Perché può essere considerato il padre della lingua italiana: sviluppò infatti le potenzialità espressive del
volgare rivendicandone la dignità di lingua letteraria accanto al latino. 2. Perché, creando lo Stilnovo che
influenzò Petrarca, ha condizionato la tradizione poetica moderna. 3. Perché con la Commedia ha offerto la
sintesi più alta del medioevo e assieme inaugurato l'età moderna. 4. Dante rappresenta un caso, in
apparenza paradossale, di autore assieme canonico e inimitabile, in particolare in virtù del suo
sperimentalismo linguistico. Il suo influsso sulla tradizione letteraria successiva non si coglie, pertanto, a
livello di riprese esteriori, ma nelle reminiscenze profonde che segnano ancora i massimi autori del
Novecento.
DANTE ALIGHIERI: CONTESTO STORICO
Il XIII secolo era l’epoca delle lotte tra Papato e Impero e i Comuni. La Chiesa voleva il potere
politico oltre che quello spirituale, l’Impero vedeva minato il proprio potere sia da parte della
Chiesa che dalle spinte autonomistiche dei Comuni che reclamavano la libertà di governarsi, di
coniare le proprie monete, di scrivere le proprie leggi. I liberi Comuni erano nell’Italia settentrionale
e centrale, centri economici e culturali di grande importanza, dove si sviluppavano commerci e
traffici di ogni genere. I Comuni erano, inoltre, in lotta tra loro perché alcuni erano di parte guelfa e
altri di parte ghibellina.
In questo clima violento e instabile nacque Dante Alighieri.
DANTE ALIGHIERI (BIOGRAFIA)
Dante Alighieri nacque a Firenze nel 1265, da una piccola e nobile famiglia fiorentina. La madre
Bella morì molto giovane, e il padre, piccolo possidente cittadino, ben presto si risposò.
La sua famiglia era di parte guelfa, cioè sostenitrice durante la lotta tra Papato e Impero del Papa.
Alighieri cominciò ad andare a scuola probabilmente nel convento francescano di Santa Croce, poi
alla scuola di Brunetto Latini imparò la retorica, cioè l’arte di parlare e scrivere in latino seguendo
le norme di una lingua colta, nel frattempo grazie al suo maestro entrò in contatto con alcuni dei
principali esponenti della vita culturale toscana tra cui i fiorentini, Guido Cavalcanti e Lapo Gianni,
e Cino da Pistoia.
Con questi amici poeti realizzò un nuovo modo di comporre poesia definito il “Dolce Stil Novo”, nel
quale la donna è raffigurata come simbolo di purezza e assume un aspetto angelico che fa da
tramite tra Dio e il poeta. L’amore celebrato da questi poeti è un amore dolce delicato e quasi
trascendentale (spirituale), vedi Beatrice nella Vita Nova.
Si sposò verso il 1285 con Gemma Donati 8 (fu un matrimonio combinato), dalla quale ebbe quattro figli.
Dante si dedicò intensamente allo studio della filosofia e della teologia (Dio). Nel giugno 1289
prese parte alla battaglia di Campaldino contro la città ghibellina di Arezzo, dove vinsero i guelfi.
Partecipò alla vita politica del comune di Firenze dalla parte dei guelfi bianchi che volevano
l’indipendenza rispetto al papato e fu inviato nel 1301 a Roma come ambasciatore della città per
mediare con Bonifacio VIII, ma il Papa e i guelfi neri che erano coloro che appoggiavano il Papa,
sostennero quest’ultimo e vinsero. Dante fu condannato, con l’accusa di corruzione,
appropriazione di fondi pubblici, al pagamento di una multa ed esclusione dai futuri incarichi
pubblici, ma una seconda sentenza, in seguito, lo condannò all’esilio. Dante rimase in esilio per
tutta la vita perché non si presentò a discolparsi e fu condannato al rogo, ma poi la pena fu
commutata all’esilio, provò più volte a rientrare a Firenze.
Dopo l’esilio forzato, iniziò un lungo pellegrinaggio presso le principali corti italiane: Forlì, Verona,
Ravenna. In esilio scrisse importanti opere tra cui la Divina Commedia, trascorse i suoi ultimi anni
presso il signore Guido da Polenta a Ravenna, dove morì il 14 settembre 1321 (all’età di 56 anni),
colpito dalla malaria che aveva contratto durante la missione diplomatica a Venezia. Fu sepolto
nella cappella di S. Francesco a Ravenna.

Dante scrisse diverse opere. Le prime ripercorrono l’esperienza stilnovistica, in particolare le Rime
(raccolta di poesie in volgare, scritte per differenti occasioni e in stili diversi) e la Vita Nova, cioè la
vita giovanile scritta tra il 1294 e il 1295 in cui Dante vuole raccontare la sua esperienza di vita e
d’amore per Beatrice (una nobildonna fiorentina identificata come Bice Portinari, moglie di Simone
Bardi). Dante racconta di aver conosciuto Beatrice all’età di nove anni e di essersene
immediatamente innamorato, la rivede poi all’età di 18 anni, quando lei è già sposata e rimane di
nuovo folgorato dal suo sguardo e dal suo saluto. Poi preceduta da un sogno e da una visione,
Dante racconta la morte di Beatrice, avvenuta all’età di 24 anni (1290). Il poeta sprofondato nel
suo dolore decide di non parlare più di lei, finché non potrà farlo più degnamente. Beatrice la
ritroveremo infatti in Paradiso nella Divina Commedia. I critici hanno discusso a lungo
sull’esistenza di Beatrice, poi ne hanno dedotto la reale esistenza dalla costante presenza di lei
nelle sue opere, una donna idealizzata per le sue straordinarie doti di perfezione e di purezza.
Le opere di Dante più maturo sono:
1) il DE VULGARI ELOQUENTIA, opera scritta in latino che si rivolge ai letterati, nella quale Dante
analizza le varie lingue scritte e orali fino ad individuare nel “VOLGARE ILLUSTRE” la lingua da
utilizzare come modello di lingua italiana;
2) il DE MONARCHIA in cui espone le sue teorie politiche fondate sulla separazione tra potere
spirituale e potere temporale, in cui l’autore auspica all’arrivo di un imperatore giusto e un papa
che non pensi alle cose materiali ma alla salvezza delle anime e dei fedeli;
3) il CONVIVIO (significa banchetto) scritto in volgare, realizzato solo in parte, in cui l’autore vuole
offrire la possibilità di avvicinarsi a tutti alla filosofia, cioè alla sapienza, per permettere d’imparare
anche a coloro che sono privi di dottrina. L’opera è concepita come un misto di poesia (sono
presentati testi poetici) e di prosa (cui segue il commento in prosa dell’autore).

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