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1. La vita
Dante nasce nel 1265 a Firenze. Al'epoca, la città è il principale centro econo
micoe finanziario della Toscana, ma è anche segnata dalle discordie edalle lo:
te tra le fazioni: così come altrove nel Centro-Nord della penisola italiana, iso
stenitoridell'impero (ghibellini) e isostenitoridel papato (guelfi) si contende
vano la supremazia, il che significava, di volta in volta, lastrage e l'esiliodela
parte avversa. Dante appartienea unafamiglia della piccola nobiltà. Studia cet
tamente a Firenze, nelle «scuole de li religiosi» (Convivio, II, XI, 7): OSSta m
quegli Studia ecclesiasticicui, aquel tempo, potevano accedere anche ilaici. Ih
tegraquesta istruzione 'regolare' con la lettura dei filosofi antichi ecol dhalogo
con gli intellettuali della sua generazione (comeeipoeti
i Cavalcanti eCino daP
stoia) e di quella precedente: su tutti riconoscerà comemaestro il poetaei
re Brunetto Latini.
La superiore cultura el'appartenenza a una famiglia non registrata traque!
le magnatizie (famiglie, queste ultime, cui volontà del popolo minutocrno
state precluse le cariche pubbliche) fannopersì che, a metà degli anni Novanta. Firenze.
Dante possa parteciparein prima persona al governo del comune. Per tralefazi
questo è un periodo particolarmente burrascoso a Causa delle lotteeguellf Neni
ni dei guelfi Bianchi, riuniti e dei, -mercat-
attorno alla famiglia dei Cerchi,popolo
che fanno capo alla famiglia Donati. Coi
ti, artigiarni, ecc. -e delle primi, difensori del poteredeimagnahu
ti, si schiera Dante. Nel 1300magistrature cittadine, di contro al Nel1301
èeletto priore (magistrato cittadino).
Dante Alighieri
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un compito molto delicato. Papa Bonifacio VIII conta di ridurre Firenze sotto
il proprio potere grazie all? appoggio interno dei guelfi Neri, e Darnte èinviato
presso Bonifacio per trovare un compromesso. Ma durante la:sua assenza i Ne-
risiimpadroniscono della città e bandisconoii Bianchi. Dante ècondannato a
Non tornerà piç a Firenze.
morte in contumacia.
L'esilio, durato vent'anni, portó Dante in molte città e corti dell'Italia cen
ro: settentrionale.Fu dapprima in Lunigiana, poi nel Casentino, poi piùç lunga
nente aVerona presso Bartolomeo della Scala - degli Scaligeri farà un commos
oelogio nella Commedia. Dante non rivide Firenze, ma continuò,almeno per
inrimi anni, atentare di rientrare in patria. Si associò, per un breve periodo, ai
Bianchi fuorusciti che tentavano di riprendere Firenze con le armi e con l'ausi
liodi nuovi improvvisati alleati. Ma ogni tentativo, per la mancanza di una gui
dae di un disegno comune, falli. L'ultimo rifugio del poeta fu la Ravenna di Gui
do Novelloda Polenta,dove morì nel 1321.
Al dilàdegli impegni pubblici edei rapporticon i protagonistidella vita po
litica eculturale del tempo, pochissimo sappiamo della vita privata di Dante.
figli: Antonia,
SposaGemma, della famiglia dei Donati, eha da lei almeno tredestino di esu
Iacopo e Pietro. Tutti condivideranno lasua condanna e il suo antiche (ri
le. Se poco si può ricavare dai documenti(scarsi) e dalle biografie
Dante èuna preziosa fon
petitive e spesso tantasiose), l'opera poetica stessa di
trovare,nella poe
te di informazionisul suo autore.Mentre disolito èdifficile
testo alla concreta
sia del Medioevo, elementi che permettano di risalire dal
circostanze storiche), la
esperienza dell'autore (nomi delle donne amate, dati,
perciòvicina all'esperien
lirica di Dante appare, per cosidire, carica di realtà, e nova apprendiamo co
za e al gustodei lettori moderni. Dal libro intitolato Vita di Dante,evento che
dellavita
sì idettagli sull'eventocruciale della prima parte simbolico, ma reale: l'in
immaginario o
tinoa provacontraria non va ritenuto
con Beatrice, identificabile forse con Bice, figlia del ricco mercante fio
contro
quando Dante ha nove anni: segue
rentino FolcoPortinari. L'incontro avviene
della donna, in un anno che
T'innamoramentoa diciotto anni e, infine, la morte
il 1290. Anche in questo caso, per quanto alcuni particolari della sto
puoessere vadano lettiin chiave simbolica,
amplificati, oinventati, o
ria possano essere ha un fondamento nella realtà la Vita nova è, al
non cÁ dubbio che il racconto
meno in parte, un'attendibile
autobiografia.
raccogliere i testí in onore di Beatrice in un «libello» (cioè in
La decisione di
la Vitanova appunto, ècronologicamente collo
un libro di piccole dimensioni),
Novanta del Duecento;al periodo successivoall'esilio
ap
primianni volga
cabile nei
opere teoriche in prosa: il trattato sulla lingua
Partengono invece le grandi
progetto. filosofico del Convi
re (De vulgarieeloquentia, 1303-5,incompiuto) el politico della Monar-
anno più tardi, ilsaggio lavoro
vio (1303-7, incompiuto); qualche.
dottrinali, iniziail lavoro alla Commedia,
chia. In margine a queste opere vedrem0- si sono con-
(1321). Mentre-come
concluso poco prima della morte
I. I| Duecento e il Trecento
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2. La «Vita nova»
Con lamorte diBeatrice si chiude la prima fase della vita di Dante. I aVi..
vaè il diario diquesta fase: o meglio, della vita interiore di Dante durante ane
sta fase. Ma èun diario che haspeciali caratteristiche tematiche e formali Per
quanto riguarda il tema trattato, adifferenza di quanto accade nelle normali
tobiografie, I'io è in quest'opera, piuttosto che il protagonista dell'azione, il te.
stimone di eventi memorabili: la vita e la morte di Beatrice. Perciò alcuni stu.
diosi hanno potuto chiamare «Leggenda disanta Beatrice» questo libro che pu
re si propone, dal principioalla fine, non come un'allegoria ounmito ma come
ilresoconto di un'esperienza realmente vissuta. Per quanto riguarda la forma,
la Vitanova è un prosimetro, ossia un testo in prosa all'interno del quale sono
inserite delle poesie, analogamente a ciò che si verifica in una delle opere capi
tali per la formazione intellettuale di Dante, e di piùlarga diffusione nel Me
dioevo, il Deconsolatione philosopbiae (Laconsolazione della filosofia') di Se
verino Boezio. Icapitoli in prosa sono stati composti dopo la morte di Beatri
ce: essi definiscono le circostanze storiche, introducono e commentano le poe
sie che Dante, anni prima, le aveva dedicato. Il piano dell'autobiografia s'intrec
cia cosi con quello della carriera artistica, della storia della poesia: il racconto é
anche l'occasione per un bilancio di quanto, in poesia, l'autore aveva saputo ra
re sino ai suoi trent'anni.
La vitanova di cui parlaDante è la vita iniziata dopo il primo incontro con
Beatrice, al suo nono anno di età: «lnquella parte del libro de la mia memona
dinanzi ala quale poco si potrebbe leggere sitrova una rubrica la quale dice:
lncipit vita nova» (ovvero: 'nel libro della mia memoria, poco dopo IinizO,
legge un titolo che dice: gui cominciauna nuova vita'). Lacritica ha ricordato u
Versetto dei Salmi in cui lautore promette un «canticum novum» (nuovo cat
to'):
dea ed èposibile che questo
del rinnovamento oaltrinella
(renovatio, luoghi biblici abbiano
letteratura cristiana);ispirato
al di làadelle
Dante:fonti
puntuali, ciò che conta è però l'idea di evento straordinario, miracoloso, che il
poeta vuole comunicare: evento che decide della sua vita e della sua arte. Il ri-
ferimento, proprio in avvio soprattutto subitoquali siano i
modelli letterari che Dante had'opera, ai testipresenti:
sacri chiarisce
il racconto della vita e del.
la morte di Beatrice racconto fatto da chi fu direttamente testimone di questo
«miracolo» - ha chiari punti di contatto con la storia di Gesù narrata daglievan-
gelistie con le leggende legate alla vita dei
santi.
Dante Alighieri
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Per la gran parte, i componimenti raccoltinella Via
nova sono rappresenta
rivi di quella fase della poesia dantesca che con piùragione si può
novista. Inessi, infatti, sono ben chiare le analogie con le opere di definire stil.
alcuni auto
ri contemporanei appartenenti al gruppodegli stinovisti: Cino da Pistoia. Giui.
do Cavalcanti, Lapo Gianni. In questo quadro, l'originalità delle liriche della
Vita novava cercata soprattuttonei molti nuovi motivla cui esse si ispirano. La
lirica romanza conosceva già I'introspezione, cioè la riflessione sull'amore pre
sente e il ricordo dell'amore vissuto, e conosceva la preghiera alla donna per
chésidimostri pietosa nei controntidell'amante. Entrambi questi motivi sono
presentinella Vita nova. Ma a metàcirca dellibro noi assistiamo aun importan
te cambio di materia. Dal momento che Beatrice gli nega il saluto, Dante deci
de di rinunciare alla poesia-preghiera edi rifugiarsi in ciò che mai «può venir
gli meno»: la lode di Beatrice senza tuttavia attendersi da lei alcuna ricompen
Sa. La lode -adifferenza diquanto era accaduto nella tradizione dei trovatori
odeisiciliani - èdiretta non tanto alla bellezza della donna quanto alle sue virtà
morali. Il mitostilnovista della donna-angelo, immagine di Dio e dispensatrice
di salvezza, immensamente lontana dal suo amante, trova in queste rime in lo
de diBeatrice la sua formulazione più chiara. Virtù, miracolo, gentileza, intel
letto, onestà, fede sono i nuovi termini che servono a esprimere la nuova mate
ria: alcuni di essi, non per caso, derivano piuttosto dal linguaggio religioso che
dalla tradizione della poesia laica.
materia.
Lamorte di Beatrice costringe Dante a un radicale cambiamento di
Laseconda parte della Vita nOva èoccupatada 'testi di lutto'. Era questa un'op
ma nessuno l'ave
zione tematica non del tutto sconosCiuta ai poeti più antichi,
al planb ('comnpian
va sfruttatanel modo in cui lo fa Dante. Egli non si limitaPoiché, nel momento
to), cioèal lamento e alla commemorazione dell'amata.
egli sa già quale sarà il destino
in cui lavora alla prosae riordina itesti poetici, della sua morte:evi sono co
diBeatrice, l'intero librogravita attorno all'evento
è presagita;al di làdell'evento fune
s0, al di qua di essa, testi nei quali la mortedolore di chirimane vivo. Se lo «stile
bre,testi che descrivono il rimpianto e il
loda» troveràpochi imitatori, perché il linguaggio della poesia europea
della dell'analisi psicologica e dell'introspezione,
sarà piuttosto, diqui in poi, quello
dell'amore che sopravvive, entreràstabil
lmotivo della 'morte dell'amata', e nel repertorio tematico della poe
prima del Canzoniere di Petrarca,
mente, già
sia occidentale.
3. Le «Rime»
crede che
Vita nova sono
di corrispondenza, distribuiti lungo lintero arco di vita del poeta.
La
i Canzonie-
testi
fi orentinomaggor
parte di questi testi però si appartenga al periodo
cedente all'esilio. In quell'epoca infatti più frequenti erano le
occasioni di pre-
logo e competizione con i colleghi. La quantità non ci deve stupire: la dia.
lità odierna fatica a comprendere come la poesia potesse, nel menta-
vere tanto spesso a una tunzione pratica. In realtàaccadde moltoMedioevo, assol-
spesso,in epo-
camedievale, che dilettanti che oggi in nessun modo chiameremmo poeti sodt
vessero sonetti di corrispondenza contenenti richieste pratíche o informarios:
occasionali.
Il metro usatoda Dante per affrontare i temi morali è salvo un caso, il so.
netto Due donne in cima de la mente mia sempree soltanto la canzone. Lara
gione di questa scelta èevidente: un discorso complessocome quello morale
che non può esaurirsi in poche battute, ha bisogno della forma metrica più ca.
pace, allungabile a piacere, e più libera(non libere sonoinvecele forme metri.
che concorrenti: ilsonetto e la ballata). Tre di queste canzonimorali sono inse
che lo
rite e commentate nel Convivio.E possibile, anche se nonècosa certa,
stesso destino sarebbe toccato anche alle altre tre canzoni che si leggono oggi
reca ne lo
tra le rime disperse: Poscia ch'amor del tutto m'ba lasciato, Doglia mi
canzoni mo
è che le
Core ardire e Tre donne intorno al cor mi son venute. Certo
rali dantesche ebbero grande fortuna durante tutto il Medioevo, venendo ripe
dellaVita novae della Com
tutamente copiate neicodici e commentate. Aldi là
successivi, il maestro della
media, Dante è anche e soprattutto, per i due secoli
poesia morale.
finiscono nella Vita nova.
Non tutti itesti giovanili di argomento amoroso
Ne rimangono fuori quelli occasionali, quelli scritti per donne diverse da Bea
tratta in tutto di una
triceo quelli che male si inserivano nella trama del libro. Si t'ul.
metrico, quest
ventina di poesie d'amore: sonetti, canzoni e ballate (genere
timo, che Dante, gli stilnovisti e i poeti successivi adoperano quasi esclusiva
mente per il tema erotico). Né la poesiad'amore cessa del tutto dopo la Vta no
va, negli annidella maturità; ma cambianolo stile. il registroe la dedicataria de
Dante rimpian-
canto. Beatrice aveva suggerito atmosfere rarefatte e, come dirà col senbal
gendola, «dolci rime d'amore». Al contrario, una donna chiamata
pil
a Dante p0cOunifi-
(epiteto, soprannome') diPetra, perché durae crudele, ispira<petrose», A
ma dell'esilio alcune delle sue piùcelebri canzoni, definite sofferenza del
care queste canzoni petrose sono il motivo-base, costituito dalla origina-
poeta a causa dell'ostilità della donna amata, e, Soprattutto, l'estrema
lità dello stile utilizzato. L'invenzione di Dante consiste infatti nel proiettare
il
la durez-
tema sul linguaggio, facendo corrispondere alla durezza del contenutoprimiversi del-
za dell'espressione. Si osservi, per esempio, il lessico in rima dei pr
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la canzone petrosa CoSi nel mio parlar: Cosi nel mio parlar voglio:esser aspro
neoli attiquesta bella petra, / la quale ognora impetra /maggior durez
e niù natura cruda, / e veste sua persona d'un diaspro...» ((Voglio che le mie
parole siano aspre cosi come è aspra questa donna nei suoi atti: lei cheè sem-
prepiù.dura ecrudele, e copre il suo corpo con una pietra preziosa...). Di que-
sperimentalismo formale è prova anche la forma metrica di due dei testi che
vengonotradizionalmente inseriti nel gruppo delle petrose: Al p0cO giorno eal
cerchio d'ombra eAmor tu vedi ben che questa donna. Il primo è una sesti
na,cioe una forma particolare dicanzone coniata probabilmente dal trovatore
Arnaut Daniel e composta da sel stanze di sei versi ciascuna, e con sei sole pa
role-rima che si ripetono, secondo un ordine ognivolta diverso, in tutte le stan
zedel testo; il secondo èuna sestina doppia, metro inventato da Dante in cui si
ripete lo stesso artificio, ma su una superficie doppia: le stanze hanno infatti non
sei ma dodiciversi.
Come si è già detto, nell' etàdi Dante, tra XIlle XIV secolo, la gran parte dei
testi veniva scritta in latino. La poesia in volgare era, si può dire, appena nata,
e ancor meno ditfuso era limpiego del volgare in prosa. Nelle università, nei
pubblici uffici, nelle chiese, il latino era la lingua di gran lunga più usata. Me
ditare su questa situazione ènecessario per comprendere l'originalità eil corag
gio di Danteche scrive, agli albori del Trecento, il De vulgari eloquentia, un sag
gio sull'eloquenza (cioèsulla linguae sullo stile)volgare.
Erano stati scritti molti trattati che insegnavano le regole della grammatica
e della composizione latina, ma - come osserva Dante all'inizio del De vulgari
eloquentia- occuparsiscientificamente del volgare è un'impresa del tutto nuo
va:'non ci risulta che nessunoprima di noi abbia svolto una qualche trattazio
ne sulla teoria dell'eloquenza volgare' (I, 1). E una contraddizione soltanto ap
trat
parente che, a questoscopo, Dante stesso si serva del latino per scrivere il
tato. II tattoè che, pur volendoparlare della lingua che è comune a tutti, Dan
te non si rivolge al popolo bensi ai dotti, cioè aquanti con il loro esempio e con
1loro scritti potevano, se persuasi dalle argomentazioni svolte nell'opera, dare
man forte al suo progetto didefinizione (e diffusione) diun volgare adatto alla
comunicazione letteraria.
L'opera è incompiuta. Èprobabile che il parallelo impegno costituito dalla
Stesura del Convivio, se non già della Commedia, abbia costretto Dante a inter
Tompere la trattazione del De vuloari a metàdel secondo libro. L'autore aveva
n programma almeno altri due libri, Uno, probabilmente, relativo alla proSa,
1altro certamente dedicato al volgare mediocre', cioè alla lingua e allo Stile
Trecento
I. IIDuecento e il
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7. Le epistole
letteraè, nel Medioevo, un genere letterario definito da regole e usi partico
La dictandi). Deimaggiori intellettuali
lari, illustratiin appositi manuali (le artes Guittone d'Arezzo
usoprivato (si pensi a
del epoca cirestano lettere scritte a
su incarico diun comune o ai un
Oa Petrarca) o a uso pubblico, per esempio al servizio diFederico I).Dante
che era
Prncipe (si pensi a Pier della Vigna,una dozzinadi lettere, tutte scritte in lati
circa
non Taeccezione: di lui ci resta nell'epistolografia, e mai nelle lettere uf
veniva usato
no (raramente il volgare dell'esilio (dopo il1300, quindi). La maggior
icial1) e tutte databili agli anni
e in particolare alla situa
all'attualitàpolitica
Parte di queste lettere si riferisce
1. | Duecento e il Trecento
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8. Le egloghe
La poesia di Dante è tutta involgare, con unapiccola eccezione: due egloghe -
due componimenti, cioè, di ambientazione pastorale, in esametri-che Dante
via al bolognese Giovanni del Virgilio come risposte ad altrettantiicarmilatini. In
questi anni (1319-21), gli ultimi della sua vita, Dante si trova aRavenna, oSplte
Guido Novello da Polenta. Giovanni, poeta ecommentatore dei classiciilatinial-
'Università di Bologna, invia a Dante unalettera in esametriin cuiloinvitaadab-
bandonareil volgare ea: scrivere finalmente nellalingua dei dotti. illatino, sute-
mi ispirati alla cronaca contemporanea:meriterebbe cosi gli elogii deiletterati più
coltie nonsolo delpopolo. Dante replica non con
con una lettera in versima
conun'e-
glogain cui dialogano due pastori: Mopso (che rappresenta Giovanni del Virgi-
lio) e Titiro (ossia Dante stesso). Titiro, ricevutala lettera di Mopso, neriassume
il contenuto a un compagno, Melibeo (Dino Perini, amico fiorentino di Dante,
come lui esule); poi ribadisce la propria fedeltà alla 'egloga
volgare. In un
Dante Alighieri
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di risposta Giovannidel Virgilio ripete il proprioiinvitoalla
Titiro-Dante di raggiungerloa. Bologna. Dal
canto suo, nel
poesia latina e prega
erinetedi preferire ipascoli noti (Ravenna, la poesia quarto eultimo testo,
locciare per una nuova citta (Bologna, 1dentiticabile forsevolgare) edi non voler.
con la poesia lainal
Tmnortanza dei quattro testie legata- oltre che alle informazioni che essiei dan
nn circal'accoglienza che la poesia di Dante aveva
nistici bolognesi- alla storia deigeneri poetici: con ricevuto negli ambienti uma.
queste egloghe, ispirate chia
ramente alle Bucoliche di Virglio, rinasce in Italia il genere bucolico, che avri
grande fortuna neidue secolisuCCSS0vi.
9. La «Commedia
T'lnterno(cosi come
le anime che
il
Paradiso)è eterno, il di f erenze. In primoprincipio segu-
espano i peccatisulle varie Purgatorio èdestinatlouogo, mentre
bale a
radiso, operché, in vita. si
pentironoin tempo verranno un
deiloro giorno elete in Pà-
svuotarsi:
esistenza-a ditferenza
di quella dei
dannati - non tu peccati operché la loro
peccato. In secondo luogo, l'ordine è
sConta alla base della montagna, si sale invertito: dallaintecolpa
ramentpiùe dominata dal
grave, che si
gere il Paradiso terrestre. verso
quelle meno gravi, fino a
Nel Paradiso, infine, non ce una vera e raggiun-
tii beati vivono nell' Empireo e propria gerarchia di beatitudini: tut-
licità. Maragioni di simmetria con contemplano Dioin
gli altri due regni un' eterna condizione di fe-
e di
geriscono comunquea Dante una
suddivisione. Egli
strategia narrativa sug-
me scendano dall'
Empireo e gli st tacciano incontro, immagina cosi che le ani-
be l'intluenza maggiore sulla sua ciascuna nel cielo che eb
vita: gli spiriti amantiscendono a
Dante nelcielo di Venere: i combattenti per lafede nel incontrare
al di là di questa divisione cielo di Marte, ecc. Ma
tunzionale alla visione, tutte le anime ricompariran
nonella «rOsa dei beati» che, nell' Empireo, gode
della luce divina.
Nell'lnferno nel Przatoro le pene vengono inflite per
e
tale che la sua penacontrappasso.
le a direche il peccatore èpunito in modo Va
ricordi
commessa in vitao il vizio che ne determino il destino. Cosi, nel canto V del la colpa
Tlnferno, una bufera terribile agita e sconvolgele anime che, in vita, erano sta
tevittimedella passione amorosa: cosi (nel canto X) gli eretici, che non ebbero
fede nella resurrezione, sonocondannati aessere rinchiusi per l'eternitàin un
sarcotago. Ancora più trasparente è il caso del poeta provenzale Bertran de
Born, che Dante incontra alla fine del canto XXVI dell'Inferno. Durante la sua
Vita costui aveva istigato Enrico il Giovane aribellarsial padre Enrico II re d'in
ghilterra: per questa ragionc, per contrappasso, la sua condanna consiste nell'es
sere anch egli diviso, e nel reggere sulle braccia la propria stessa testa mozzata
(lnferno, XXVIII, 139-141): «Perch io parti cosi giunte persone, / partito por
to il mio cerebro, lasso!. / dal suo principioch'è in questo troncone» ('Dal mo
mento che ho diviso persone cosi vicine I'una all'altra - un padre e un tiglo -
cCCo che anch'ioora portola mia testa separata dal resto del mio corpo ).
Denche si possa definire la Commedia abuon diritto realistica per vari motivi,
main primoluogo perché attingela sua materia dalla realtàstorica epolitica pre-
sente, rappresentando l'ingiustizia, la corruzione, le lotte fratricide che segnano
il mondo contemporaneo ein particolare Firenze ela Toscanacomunale, le corti
creazioni dei poeti
feudali, il papato, I'opera èfatta di letteratura: in essa, cio, leparafrasate,
del passato vengonoampiamente sfruttate come fonti, citate, stato quello alluse.
di
Sin dal commentatori è
Trecento
dare conto di Imponente dimensionei
per i
uno dei compiti più gravosi intertestuale. Laformadella
visione
dell'E-
questa cristiana. Nelcanto VI
hanumerosi precedenti nella letteratura classicae
66 Duecento e il Trecento
larghisun'simesopres ione
tana dal linguaggio quotidiano.
Dante fa più
ro, 'uomo;cve, 'cittadino', ece.) spesso
logico (querente,, quiditate, sillogismo, ricavati dal
uso di
latin israffi(inmatage;a, lon-vi-
mi
s'appunta ogni ubi ee ogne quando» ecc.). Si pensilinaguaggi o scolcomeastico eteo-
un verso
conto diunarealtà estranea a ogni (Paradiso, XXIX, 12). <la ve
ta, insieme ai dettagli della visione,esperienza umana(il | DovendoDante inoltre inven- dar
oisnmi incielarst,nSUsars1, le parole che IParadi
servono a so),
t'inmi»(Paradiso, IX, 81:'se iOIndovarsZ, Oversi come «s'io m'espri i m erl
ntuassi a : di qui i
ceme
penetrassi nel tuo pensiero come tu nel mio't).
10. La fortuna
Ripercorrendo,
teeresso nel
in sintesi, le tappe principalidella
fortuna (nel senso specifico di
tempo')) di Dante,conviene innanzitutto distinguere tra il prosato
re eilpoeta. Iltrattato sulla lingua equello sula politica cbbero,per ragioni di
verse,circolazione limitata. 11 De vulgari
Dochissimo (ne restano solo tre manoscrittieloquentia restò incompiuto e circolò
trecenteschi), tantoche
Cinquecento, venne ritrovato c tradotto dal Trissino, molti pensaronoquando, nel
aun falso;
laprima edizione astampaè del l1577.La Monarchia, per ilsuorisolutospirito an
titeocratico, non piacque alle gerarchie ecclesiastiche efu condannata al rogo co
me libroeretico dal legato papaleBertrando del Poggetto (resterà nellndice dei
libri proibitidalla Chiesa cattolica sino al 1881);l'approvarono invece, trovando
vi buoni argomenti aconvalida delle proprie tesi, quanti ritenevano che la sfera
politica dovesse mantenersi autonoma dalla stera religiosa: esi spiega cosi il favo
re con cuil'opera venneletta da un rivoluzionario come Cola di Rienzo o, nel Cin
quecento, dai maggiori esponentidelle Chiese riformate. Fortuna più ampia eb
beil trattato filosofico del Convivio: marari imitatori, postochela lingua della ti
losofia restò ancora per lungotempoil latino.
Con Petrarca, Dante fu il massimo e piùinfluente poeta lirico del Medioe
VO. Lastruttura della Vita nova - una cornice prosastica che mette in sequenza
successione la trama di un
e commenta alcuni testi poetici. facendo di questa
trovare subito de
Tacconto -era, probabilmente, troppo ardua perchépotesse
ormal sulo
gll imitatori: e per trovare qualcosa di simile occorreràaspettare,
Medici alle proprie liriche.
Scorcio delQuattrocento, il Comento di Lorenzo de'
sue poesie vennero largamen
metrichedelle
Ma temi, motivi,forme e strutture soDrattutto nella stera della poesia mora
e imitati nei due secoli successivi: e. donne intorno al cor mi so De
canzone come Tre
e alegorica (la sfera di una
del petrarchismo.
nute), il suo esempio restò vivo anche nell'età coordinate essenziali di unafor-
Quanto alla Commedia, basti fissare qui le opera lette-
qualsiasialtra
tuna dayvero sterminata,Imparagonabile a quella di
I. I| Duecento e il Trecento
68