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Dante Alighieri

1. La vita

Dante nasce nel 1265 a Firenze. Al'epoca, la città è il principale centro econo
micoe finanziario della Toscana, ma è anche segnata dalle discordie edalle lo:
te tra le fazioni: così come altrove nel Centro-Nord della penisola italiana, iso
stenitoridell'impero (ghibellini) e isostenitoridel papato (guelfi) si contende
vano la supremazia, il che significava, di volta in volta, lastrage e l'esiliodela
parte avversa. Dante appartienea unafamiglia della piccola nobiltà. Studia cet
tamente a Firenze, nelle «scuole de li religiosi» (Convivio, II, XI, 7): OSSta m
quegli Studia ecclesiasticicui, aquel tempo, potevano accedere anche ilaici. Ih
tegraquesta istruzione 'regolare' con la lettura dei filosofi antichi ecol dhalogo
con gli intellettuali della sua generazione (comeeipoeti
i Cavalcanti eCino daP
stoia) e di quella precedente: su tutti riconoscerà comemaestro il poetaei
re Brunetto Latini.
La superiore cultura el'appartenenza a una famiglia non registrata traque!
le magnatizie (famiglie, queste ultime, cui volontà del popolo minutocrno
state precluse le cariche pubbliche) fannopersì che, a metà degli anni Novanta. Firenze.
Dante possa parteciparein prima persona al governo del comune. Per tralefazi
questo è un periodo particolarmente burrascoso a Causa delle lotteeguellf Neni
ni dei guelfi Bianchi, riuniti e dei, -mercat-
attorno alla famiglia dei Cerchi,popolo
che fanno capo alla famiglia Donati. Coi
ti, artigiarni, ecc. -e delle primi, difensori del poteredeimagnahu
ti, si schiera Dante. Nel 1300magistrature cittadine, di contro al Nel1301
èeletto priore (magistrato cittadino).
Dante Alighieri
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un compito molto delicato. Papa Bonifacio VIII conta di ridurre Firenze sotto
il proprio potere grazie all? appoggio interno dei guelfi Neri, e Darnte èinviato
presso Bonifacio per trovare un compromesso. Ma durante la:sua assenza i Ne-
risiimpadroniscono della città e bandisconoii Bianchi. Dante ècondannato a
Non tornerà piç a Firenze.
morte in contumacia.
L'esilio, durato vent'anni, portó Dante in molte città e corti dell'Italia cen
ro: settentrionale.Fu dapprima in Lunigiana, poi nel Casentino, poi piùç lunga
nente aVerona presso Bartolomeo della Scala - degli Scaligeri farà un commos
oelogio nella Commedia. Dante non rivide Firenze, ma continuò,almeno per
inrimi anni, atentare di rientrare in patria. Si associò, per un breve periodo, ai
Bianchi fuorusciti che tentavano di riprendere Firenze con le armi e con l'ausi
liodi nuovi improvvisati alleati. Ma ogni tentativo, per la mancanza di una gui
dae di un disegno comune, falli. L'ultimo rifugio del poeta fu la Ravenna di Gui
do Novelloda Polenta,dove morì nel 1321.
Al dilàdegli impegni pubblici edei rapporticon i protagonistidella vita po
litica eculturale del tempo, pochissimo sappiamo della vita privata di Dante.
figli: Antonia,
SposaGemma, della famiglia dei Donati, eha da lei almeno tredestino di esu
Iacopo e Pietro. Tutti condivideranno lasua condanna e il suo antiche (ri
le. Se poco si può ricavare dai documenti(scarsi) e dalle biografie
Dante èuna preziosa fon
petitive e spesso tantasiose), l'opera poetica stessa di
trovare,nella poe
te di informazionisul suo autore.Mentre disolito èdifficile
testo alla concreta
sia del Medioevo, elementi che permettano di risalire dal
circostanze storiche), la
esperienza dell'autore (nomi delle donne amate, dati,
perciòvicina all'esperien
lirica di Dante appare, per cosidire, carica di realtà, e nova apprendiamo co
za e al gustodei lettori moderni. Dal libro intitolato Vita di Dante,evento che
dellavita
sì idettagli sull'eventocruciale della prima parte simbolico, ma reale: l'in
immaginario o
tinoa provacontraria non va ritenuto
con Beatrice, identificabile forse con Bice, figlia del ricco mercante fio
contro
quando Dante ha nove anni: segue
rentino FolcoPortinari. L'incontro avviene
della donna, in un anno che
T'innamoramentoa diciotto anni e, infine, la morte
il 1290. Anche in questo caso, per quanto alcuni particolari della sto
puoessere vadano lettiin chiave simbolica,
amplificati, oinventati, o
ria possano essere ha un fondamento nella realtà la Vita nova è, al
non cÁ dubbio che il racconto
meno in parte, un'attendibile
autobiografia.
raccogliere i testí in onore di Beatrice in un «libello» (cioè in
La decisione di
la Vitanova appunto, ècronologicamente collo
un libro di piccole dimensioni),
Novanta del Duecento;al periodo successivoall'esilio
ap
primianni volga
cabile nei
opere teoriche in prosa: il trattato sulla lingua
Partengono invece le grandi
progetto. filosofico del Convi
re (De vulgarieeloquentia, 1303-5,incompiuto) el politico della Monar-
anno più tardi, ilsaggio lavoro
vio (1303-7, incompiuto); qualche.
dottrinali, iniziail lavoro alla Commedia,
chia. In margine a queste opere vedrem0- si sono con-
(1321). Mentre-come
concluso poco prima della morte
I. I| Duecento e il Trecento
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servatinumerosi autografi degli altri due massimi autori del


Boccaccio, non ci è rimasto alcun doocumento che Trecento Po..
possa essere attribuito
qualche plausibilitàalla mano di Dante: lasua scrittura ci èignota.

2. La «Vita nova»

Con lamorte diBeatrice si chiude la prima fase della vita di Dante. I aVi..
vaè il diario diquesta fase: o meglio, della vita interiore di Dante durante ane
sta fase. Ma èun diario che haspeciali caratteristiche tematiche e formali Per
quanto riguarda il tema trattato, adifferenza di quanto accade nelle normali
tobiografie, I'io è in quest'opera, piuttosto che il protagonista dell'azione, il te.
stimone di eventi memorabili: la vita e la morte di Beatrice. Perciò alcuni stu.
diosi hanno potuto chiamare «Leggenda disanta Beatrice» questo libro che pu
re si propone, dal principioalla fine, non come un'allegoria ounmito ma come
ilresoconto di un'esperienza realmente vissuta. Per quanto riguarda la forma,
la Vitanova è un prosimetro, ossia un testo in prosa all'interno del quale sono
inserite delle poesie, analogamente a ciò che si verifica in una delle opere capi
tali per la formazione intellettuale di Dante, e di piùlarga diffusione nel Me
dioevo, il Deconsolatione philosopbiae (Laconsolazione della filosofia') di Se
verino Boezio. Icapitoli in prosa sono stati composti dopo la morte di Beatri
ce: essi definiscono le circostanze storiche, introducono e commentano le poe
sie che Dante, anni prima, le aveva dedicato. Il piano dell'autobiografia s'intrec
cia cosi con quello della carriera artistica, della storia della poesia: il racconto é
anche l'occasione per un bilancio di quanto, in poesia, l'autore aveva saputo ra
re sino ai suoi trent'anni.
La vitanova di cui parlaDante è la vita iniziata dopo il primo incontro con
Beatrice, al suo nono anno di età: «lnquella parte del libro de la mia memona
dinanzi ala quale poco si potrebbe leggere sitrova una rubrica la quale dice:
lncipit vita nova» (ovvero: 'nel libro della mia memoria, poco dopo IinizO,
legge un titolo che dice: gui cominciauna nuova vita'). Lacritica ha ricordato u
Versetto dei Salmi in cui lautore promette un «canticum novum» (nuovo cat
to'):
dea ed èposibile che questo
del rinnovamento oaltrinella
(renovatio, luoghi biblici abbiano
letteratura cristiana);ispirato
al di làadelle
Dante:fonti
puntuali, ciò che conta è però l'idea di evento straordinario, miracoloso, che il
poeta vuole comunicare: evento che decide della sua vita e della sua arte. Il ri-
ferimento, proprio in avvio soprattutto subitoquali siano i
modelli letterari che Dante had'opera, ai testipresenti:
sacri chiarisce
il racconto della vita e del.
la morte di Beatrice racconto fatto da chi fu direttamente testimone di questo
«miracolo» - ha chiari punti di contatto con la storia di Gesù narrata daglievan-
gelistie con le leggende legate alla vita dei
santi.
Dante Alighieri
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Per la gran parte, i componimenti raccoltinella Via
nova sono rappresenta
rivi di quella fase della poesia dantesca che con piùragione si può
novista. Inessi, infatti, sono ben chiare le analogie con le opere di definire stil.
alcuni auto
ri contemporanei appartenenti al gruppodegli stinovisti: Cino da Pistoia. Giui.
do Cavalcanti, Lapo Gianni. In questo quadro, l'originalità delle liriche della
Vita novava cercata soprattuttonei molti nuovi motivla cui esse si ispirano. La
lirica romanza conosceva già I'introspezione, cioè la riflessione sull'amore pre
sente e il ricordo dell'amore vissuto, e conosceva la preghiera alla donna per
chésidimostri pietosa nei controntidell'amante. Entrambi questi motivi sono
presentinella Vita nova. Ma a metàcirca dellibro noi assistiamo aun importan
te cambio di materia. Dal momento che Beatrice gli nega il saluto, Dante deci
de di rinunciare alla poesia-preghiera edi rifugiarsi in ciò che mai «può venir
gli meno»: la lode di Beatrice senza tuttavia attendersi da lei alcuna ricompen
Sa. La lode -adifferenza diquanto era accaduto nella tradizione dei trovatori
odeisiciliani - èdiretta non tanto alla bellezza della donna quanto alle sue virtà
morali. Il mitostilnovista della donna-angelo, immagine di Dio e dispensatrice
di salvezza, immensamente lontana dal suo amante, trova in queste rime in lo
de diBeatrice la sua formulazione più chiara. Virtù, miracolo, gentileza, intel
letto, onestà, fede sono i nuovi termini che servono a esprimere la nuova mate
ria: alcuni di essi, non per caso, derivano piuttosto dal linguaggio religioso che
dalla tradizione della poesia laica.
materia.
Lamorte di Beatrice costringe Dante a un radicale cambiamento di
Laseconda parte della Vita nOva èoccupatada 'testi di lutto'. Era questa un'op
ma nessuno l'ave
zione tematica non del tutto sconosCiuta ai poeti più antichi,
al planb ('comnpian
va sfruttatanel modo in cui lo fa Dante. Egli non si limitaPoiché, nel momento
to), cioèal lamento e alla commemorazione dell'amata.
egli sa già quale sarà il destino
in cui lavora alla prosae riordina itesti poetici, della sua morte:evi sono co
diBeatrice, l'intero librogravita attorno all'evento
è presagita;al di làdell'evento fune
s0, al di qua di essa, testi nei quali la mortedolore di chirimane vivo. Se lo «stile
bre,testi che descrivono il rimpianto e il
loda» troveràpochi imitatori, perché il linguaggio della poesia europea
della dell'analisi psicologica e dell'introspezione,
sarà piuttosto, diqui in poi, quello
dell'amore che sopravvive, entreràstabil
lmotivo della 'morte dell'amata', e nel repertorio tematico della poe
prima del Canzoniere di Petrarca,
mente, già
sia occidentale.

3. Le «Rime»

Vita novae le poesie della maturitàforma


accolte nella testi sesi con-
Le poesie giovanili non voluminoso 'resto' - quasi cento
noil corpus delle rime. Questo
Trecento
1. I| Duecento e il
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tano anche isonetti dei corrispondenti non forma dunque canzoniere.,


un
un libro compatto che abbia continuità di svolgimento come l'avrà cioc
re di Petrarca. Buona parte dei sonetti non compresi nella

crede che
Vita nova sono
di corrispondenza, distribuiti lungo lintero arco di vita del poeta.
La
i Canzonie-
testi
fi orentinomaggor
parte di questi testi però si appartenga al periodo
cedente all'esilio. In quell'epoca infatti più frequenti erano le
occasioni di pre-
logo e competizione con i colleghi. La quantità non ci deve stupire: la dia.
lità odierna fatica a comprendere come la poesia potesse, nel menta-
vere tanto spesso a una tunzione pratica. In realtàaccadde moltoMedioevo, assol-
spesso,in epo-
camedievale, che dilettanti che oggi in nessun modo chiameremmo poeti sodt
vessero sonetti di corrispondenza contenenti richieste pratíche o informarios:
occasionali.
Il metro usatoda Dante per affrontare i temi morali è salvo un caso, il so.
netto Due donne in cima de la mente mia sempree soltanto la canzone. Lara
gione di questa scelta èevidente: un discorso complessocome quello morale
che non può esaurirsi in poche battute, ha bisogno della forma metrica più ca.
pace, allungabile a piacere, e più libera(non libere sonoinvecele forme metri.
che concorrenti: ilsonetto e la ballata). Tre di queste canzonimorali sono inse
che lo
rite e commentate nel Convivio.E possibile, anche se nonècosa certa,
stesso destino sarebbe toccato anche alle altre tre canzoni che si leggono oggi
reca ne lo
tra le rime disperse: Poscia ch'amor del tutto m'ba lasciato, Doglia mi
canzoni mo
è che le
Core ardire e Tre donne intorno al cor mi son venute. Certo
rali dantesche ebbero grande fortuna durante tutto il Medioevo, venendo ripe
dellaVita novae della Com
tutamente copiate neicodici e commentate. Aldi là
successivi, il maestro della
media, Dante è anche e soprattutto, per i due secoli
poesia morale.
finiscono nella Vita nova.
Non tutti itesti giovanili di argomento amoroso
Ne rimangono fuori quelli occasionali, quelli scritti per donne diverse da Bea
tratta in tutto di una
triceo quelli che male si inserivano nella trama del libro. Si t'ul.
metrico, quest
ventina di poesie d'amore: sonetti, canzoni e ballate (genere
timo, che Dante, gli stilnovisti e i poeti successivi adoperano quasi esclusiva
mente per il tema erotico). Né la poesiad'amore cessa del tutto dopo la Vta no
va, negli annidella maturità; ma cambianolo stile. il registroe la dedicataria de
Dante rimpian-
canto. Beatrice aveva suggerito atmosfere rarefatte e, come dirà col senbal
gendola, «dolci rime d'amore». Al contrario, una donna chiamata
pil
a Dante p0cOunifi-
(epiteto, soprannome') diPetra, perché durae crudele, ispira<petrose», A
ma dell'esilio alcune delle sue piùcelebri canzoni, definite sofferenza del
care queste canzoni petrose sono il motivo-base, costituito dalla origina-
poeta a causa dell'ostilità della donna amata, e, Soprattutto, l'estrema
lità dello stile utilizzato. L'invenzione di Dante consiste infatti nel proiettare
il
la durez-
tema sul linguaggio, facendo corrispondere alla durezza del contenutoprimiversi del-
za dell'espressione. Si osservi, per esempio, il lessico in rima dei pr
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la canzone petrosa CoSi nel mio parlar: Cosi nel mio parlar voglio:esser aspro
neoli attiquesta bella petra, / la quale ognora impetra /maggior durez
e niù natura cruda, / e veste sua persona d'un diaspro...» ((Voglio che le mie
parole siano aspre cosi come è aspra questa donna nei suoi atti: lei cheè sem-
prepiù.dura ecrudele, e copre il suo corpo con una pietra preziosa...). Di que-
sperimentalismo formale è prova anche la forma metrica di due dei testi che
vengonotradizionalmente inseriti nel gruppo delle petrose: Al p0cO giorno eal
cerchio d'ombra eAmor tu vedi ben che questa donna. Il primo è una sesti
na,cioe una forma particolare dicanzone coniata probabilmente dal trovatore
Arnaut Daniel e composta da sel stanze di sei versi ciascuna, e con sei sole pa
role-rima che si ripetono, secondo un ordine ognivolta diverso, in tutte le stan
zedel testo; il secondo èuna sestina doppia, metro inventato da Dante in cui si
ripete lo stesso artificio, ma su una superficie doppia: le stanze hanno infatti non
sei ma dodiciversi.

4. I| «De vulgari eloquentia

Come si è già detto, nell' etàdi Dante, tra XIlle XIV secolo, la gran parte dei
testi veniva scritta in latino. La poesia in volgare era, si può dire, appena nata,
e ancor meno ditfuso era limpiego del volgare in prosa. Nelle università, nei
pubblici uffici, nelle chiese, il latino era la lingua di gran lunga più usata. Me
ditare su questa situazione ènecessario per comprendere l'originalità eil corag
gio di Danteche scrive, agli albori del Trecento, il De vulgari eloquentia, un sag
gio sull'eloquenza (cioèsulla linguae sullo stile)volgare.
Erano stati scritti molti trattati che insegnavano le regole della grammatica
e della composizione latina, ma - come osserva Dante all'inizio del De vulgari
eloquentia- occuparsiscientificamente del volgare è un'impresa del tutto nuo
va:'non ci risulta che nessunoprima di noi abbia svolto una qualche trattazio
ne sulla teoria dell'eloquenza volgare' (I, 1). E una contraddizione soltanto ap
trat
parente che, a questoscopo, Dante stesso si serva del latino per scrivere il
tato. II tattoè che, pur volendoparlare della lingua che è comune a tutti, Dan
te non si rivolge al popolo bensi ai dotti, cioè aquanti con il loro esempio e con
1loro scritti potevano, se persuasi dalle argomentazioni svolte nell'opera, dare
man forte al suo progetto didefinizione (e diffusione) diun volgare adatto alla
comunicazione letteraria.
L'opera è incompiuta. Èprobabile che il parallelo impegno costituito dalla
Stesura del Convivio, se non già della Commedia, abbia costretto Dante a inter
Tompere la trattazione del De vuloari a metàdel secondo libro. L'autore aveva
n programma almeno altri due libri, Uno, probabilmente, relativo alla proSa,
1altro certamente dedicato al volgare mediocre', cioè alla lingua e allo Stile
Trecento
I. IIDuecento e il
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Sel'incompletezza delItrattato ci priva


adatti alregistro comico. non va dimenticato che la sostanzadel del di i
sta di Dante su questi aspetti,
due capitoli scritti. Quello che I suo
ei due
nei
punto
siero linguistico ècontenuta ilustre, ratfinato nella forma en Dante pen
anzitutto un volgare nella forma e nel cer c a di
comunicazilesoneico,
definire è
il latino come lingua
in grado di competere conmeno elevati, costituirebbe quindi
della che sia
registro umile, per i temi
dario, dal momento che non èaquesto livello che potrebbe essere
un col
aspetprovatata .
to secon.la Il
della poes
superiore dignità del volgare; inoltre le leggi della poesia, approfondite nel se-
condo libro, valgono anche per la prosa, poiché nell'estetica medievaleela di:
stanza tra prosa epoesia è meno grande di quantO non sia ogg: entrambe ob.
bedisconoinfatti alle stesse norme retoriche estilistiche e possono avere la stes
sa funzione. da D
L'interesse del De vulgari èlegato oggisoprattutto al giudizi espressi
tesulla letteratura: gli esempi di cui si serve per esporre la sua teoria linguisti-
caci aiutanoinfattia capire che cosa eglipensasse dei poeti delsuo tempoedei
dev'essere fatto un verso, o auali nn
suoi predecessori.Quando spiega come
brani dipoesie che debbono ser.
le parole dausare, Dantecita intatti spesso dei perchésono molto rar, nel Medioe.
vire da modello. La cosaè importante in sé,
scritti incui venga almeno abb0zzata una storia della letteratura. tanto.
vo, gli
I'opera diautori diversi. Ma
menoin volgare, o in cui si contronti criticamente
natura degli esempi e al modo in cui
èimportantesoprattutto se guardiamo alla luogo, Dante appare moltoben
esivengono presentatie discussi. Invarie primo
informato non solo sulla poesia delle regioni italiane ma anche su quella
come parte della sua stessa
francese e provenzale: eglisente trovatori e trovieri
tradizione. Insecondo luogo, Dante non cita soltanto per elogiare ma anche per
Mezzogiorno d'Italia
criticare.Tra ipoeti dellacorte di Federico II, vissuti nel
prima metà del LDuecento, cita e apprezza Guido delle Colonne, Giacomo
nella allontanarsi dal roz
da Lentini, Rinaldo d'Aquino, e li loda in quantoseppero nel contrasto
zo dialetto d'origine (i1 siciliano cosi come si legge, per esempio, nomina ber
di Cielo d'Alcamo Rosa fresca aulentissina). Quanto ai trovatori, Guiraut de
tran de Born come cantore delle armi (salus, nel senso di
'salvezza'),
della rettitudine (virtus) e Arnaut Daniel co-
Bornelh come poeta per eccellenza che Dan-
me poeta dell'amore (venus). Esalus, venus e virtus sono gli arggomenti
alla poe-
convenienti
te subito prima indica (De vulgari eloguentia, II, 2) cometrovatori. Vari elementi
sia in lingua volgare, e in cui si distinsero appunto tre apprezzatoda
fanno ritenere che proprio Arnaut Daniel fosse il trovatore piü
nel trattato, mal'omaggio
Dante. Arnaut infatti non solo viene citato altre volte canto XXVI
che qui Dante gli rende verrà ripetuto in maniera piùsolenne neldel parlar ma-
del Purgatorio, quando Arnaut veràchiamato «miglior fabbro di Dante-:
Soprat-
terno», cioè massimo artefice del volgare. Inoltre alcune rime manieraeviden-
tutto le canzoni petrose ela sestina Al pOco giorno -imitanoin
te altrettanti testi di Arnaut.
Ddnte Alighieri
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5.l «Convivio»

la nobiltà del volgare e ne


eloquentiaproclamascienza
vulgari
De (cioèil
IConiio il 'banchetto' di illustra
offerto a chi, per varie le regole;
ragioni, non hail
avvicinarsi al sapere), scritto in lingua volgare quasi
potuto circa), èin un certo senso la realizzazione pratica di
(B03-7 negli stesi anni
quicome il volgarepOssa essere questo program
ma.Dantedimostra intatti
impiegato non solo
perlapoesiad'amore (come sidiceva nella Vita nova) ma anche per affrontare
temieproblemi di maggiore difficoltàeimpegno: temi eproblemi che, sino ad
allora,gliintellettuali.del Medioevo avevano attrontato servendosi sempre eso-
lo del latino, comela filosofia, la teologia, I'etica, la fisica, l'astronomia.
IConvivio hala struttura di un commento. Nella Vita nova Dante avevaripre-
so alcune sue poesie giovanilieele avevainserite in una sorta di romanzo autobio-
grafico,commentandole. esituandole nelle loro particolari circostanze storiche.
Nel Convivio Dante riprende alcune sue canzoni e dedica aciascuna di esse un
tato che le spiega, parola per parola, ene rivela il significato allegorico nasco
maldi sotto della lettera. llprogetto iniziale era di scrivere 14 trattati, quindi di
analiyzare 14 canzoni «sì d'amor come divertù materiate» ('di argomento mora
leoamoroso': Convivio, I, 1, 14), ma, cosi comeil De vulgari eloquentia, l'opera ri
mase incompiuta. Dante scrisse soltanto quattro trattati: un primo che fa da proe
mio eillustraiprincipigenerali dell'opera, ealtri tre in cui vengonocommentate,
nell'ordine, le canzoni Voi che 'ntendendo, Amor che ne la menteeLe doli rime.
Ora, proprio lastruttura dell'opera ha influenzato la scelta della lingua: poichéla
prosa dei trattati èal servizio delle poesie con cui ciascuno di essi si apre, epoiché
queste poesie sono scritte in volgare, ecco che anche per il conmmento èstato ne
cessario servirsi dell'idioma maternoe non del latino. Mala scelta della lingua (i1
volgare, non illatino), imposta per cosidire dalla materia haperò dietro di sé mo
tivazioni più profonde. «Ancora prontaliberalitate ('liberalità, generosità"] Con
vivio mi fece questo eleggere el'altro lasciare». Il latino, osserva Dante, sarebbe
Stato compreso da pochi perché pochi sanno leggerlo: nel momento in cui si spie
gano testi poetici ardui da decifrare, la lingua stessa delcommento avrebbe rap
Pesentato, per il lettore, una nuova difficoltà. C'èdunque,in Dante, >'intenzio
ne democratica di ampliare il raggio d'azione della comunicazione letteraria, di
latino:
guadagnare alla cultura anche coloro che non hanno potuto studiare il
n iniziativa rivoluzionaria. polemicanei confronti di quanti, per vanita e super
dtOntinuavano a disprezzare lapropria lingua materna. Ma cèanche Iatter
per quanto
mazione di un presuppostoteorico oggettivo: per quanto giovane, giunto già a
sprovvisto della tradizione culturale millenaria del latino, il volgare è
un grado di tale da poter essereimpiegato anche per i concetti più
difficili:«Chéelaborazione
Lano] si
per questocomento la gran bontade del
sua
volgare disi ["il volgareita
capacitàdi esprimere«al-
tissimi evedrà, però che si vedrà la sua vertù», la
e
novissimi cconcetti» (Convivio, I, x, 12).
6. La «Monarchia»

Itre libri del trattato in latino intitolato Monarchia


stati
Commedia: sono dunque cronologicamente collocabili nel compos tstesuri adop,del:a
Convivio e precedono, oaccompagnano almeno per un
tratto, la
del Trecento., La Monarchia è un trattato di teoria secondo
politica il cui
pale consiste nel difendere l'autorità dell''impero contro
le
pretesein
che della Chiesa. Questa presa di posizione da parte di Dante.
intente decprncen is
storico particolarmente delicato, mira anche aintervenire sullin un mnomento
temporalisi,
anni dell'esilio di Dante,infatti, il conflitto tra
Chiesa eimpero era
gravandosi. L'alleanza fra il papato e Roberto d'Angiò, che
'at ualità.
Negla.i
andato
meridionale, aveva costretto sulla difensiva prima l'imperatoreregnava sul Ttalia
Arrigo VII-che
era disceso in Italia nel 1312 nel tentativo, fallito, di
comuni centro-settentrionali - poiisuoi riaffermare il suo poteresu
nosciuto come eredi legittimi dell'impero.successori, cheil
papa non aveva rico.
dunque per Dante non solo affermare unSchierarsi con >'imperatore significo
principio di dottrina politica, ma
esprimere un chiaro giudizio sulla realtà contemporane
Ciò spiega la fortuna di cui l'opera godette negli
anni subito successivi alla
morte di Dante presso i seguaci
dell'imperatore, e in generale presso i laici che
sibattevano per una netta distinzione tra potere spirituale (da affidare al papa
to) epotere temporale (da affidare all'impero). Eciò spiega anche, d'altra par
te, l'opposta reazione da parte
tata (tra gli altri dal domenicanoecclesiastica:
Guido
la Monarchia fu aspramente contu
ra eretica dal cardinal Bertrando del Vernani),e -condannata al rogo come ope
Poggetto sino alle soglie del Novecen
to - iscritta nell'lndice dei libri proibiti
contrarie alla dottrinae alla morale cattolica (l'elenco delle pubblicazioni ritenute
Lamonarchia dicui parla Dante non èilvoluto da papa Pacolo IV nel 1559).
ficato generico eastratto bensi l'impero. Ilprimo regime monarchico nel suo S1gnt
de alla domanda: è necessario libro della Monarchia rispon
l'impero
(1, Iv,2), cioeper quella pace universale che
per il 'buon ordinamento del mondo
ne per l'umanita? La risposta è Dante afferma essere il sommo be
affermativa: ma per argomentarla Dante de
procedere auna lunga serie di deduzioni
filosofi, Aristotele sopra tutti. Ma, proseguelogiche rafforzate dalle citazioni del
Dante nel
romano ha assunto legittimamente il potere imperiale?secondo libro, il popolo
La risposta è che Iin
pero romano prevalse non grazie alla forza bensi
si grazie a un disegno providen-
ziale, per volontà divina. Laragione e la fede concordano
re all'imperoilpieno diritto sulle cose terrene. Il dungue nell'assegna
èil più delicato perché riguarda terzo quesito, nel terzo libro
direttamente i rapporti tra il papa el'impera-
tore. Dante si chiede se l'autoritàdel monarca romano (ossia
dipenda immediatamente da Dio oppure derivi dal vicario di Dio, dell'imperator
il papa (
I,5). Valea dire: l'imperatore è sottomesso al papa, e glideve quindi obbede
za, oppure le due autoritàstanno sullo stesso piano?
gnien
61

Trattandosi di una materia tanto spinosa e attuale, Dante cambia nel


Elro rispetto ai precedenti, l modo della sua argomentazione. Egli deveterzo far
fronte atuttele false ragioni elencate da coloro che vogliono
allaChiesa. Dante, in primo luogo, osserva come le tesi sottomettere
oalla
pero dei curialisti (il'im-
di-
Feori cioè. della Curia romana) non trovino alcuna conferma nei testi sacri
né nell'Antico né nel Nuovo Testamento. In secondo luogo affronta il proble-
ma della donazione di Costantino, il documento (dimostratosi poi falso) col
quale, secondola tradizione medievale, l'imperatore Costantino I(IV secolo
1C)aveya lasciato la citàdi Roma ela parte occidentale dell'impero nelle ma
ni di papa Silvestro: al papa, dunque, sovrano di Roma, spettava il compito di
conferire oditogliere l'autoritàimperiale. Ma, obietta Dante, tale donazione va
considerata nulla dal punto divista giuridico: perché Costantino,come primo
servitore dell'impero, non aveva il potere di dispornea suo piacimento, come
cOsa sua; e perché il papanon aveva il potere di accettare beni terreni, per una
precisa proibizione evangelica.
Alla confutazione delle ragionidegli avversari segue l'esposizione delle pro
prie posizioni. Dante sostieneche:
a) l'impero non puòessere considerato soggetto alla Chiesa perché esso è
natoprima della Chiesa stessa: dunque quest'ultima non ne èstata la causa;
b) nullae nessuno mai hanno dato alla Chiesa la «virtù di dare autorità al
Principe romano»: néle leggi dinatura né Dio tramite la Bibbia, né alcun im
peratore, néil consenso delle genti:
c) Gesù ha affermato che ilsuO regno nonèdi questo mondo, intendendo di
di quaggíë'.
re che 'egli, in quantoesempioalla Chiesa, non aveva cura del regnodiscende di
Per queste ragioni, conclude Dante, il potere dell'imperatore
rettamente da Dioe la sua sterad'azione èautonoma rispetto a quella del pa
pa: mentre aquest ultimo spetta di guidare gli
uomini verso la salvezza eterna,
felicità terrena.
all'imperatore spetta di favorirli eguidarli nella conquista della

7. Le epistole
letteraè, nel Medioevo, un genere letterario definito da regole e usi partico
La dictandi). Deimaggiori intellettuali
lari, illustratiin appositi manuali (le artes Guittone d'Arezzo
usoprivato (si pensi a
del epoca cirestano lettere scritte a
su incarico diun comune o ai un
Oa Petrarca) o a uso pubblico, per esempio al servizio diFederico I).Dante
che era
Prncipe (si pensi a Pier della Vigna,una dozzinadi lettere, tutte scritte in lati
circa
non Taeccezione: di lui ci resta nell'epistolografia, e mai nelle lettere uf
veniva usato
no (raramente il volgare dell'esilio (dopo il1300, quindi). La maggior
icial1) e tutte databili agli anni
e in particolare alla situa
all'attualitàpolitica
Parte di queste lettere si riferisce
1. | Duecento e il Trecento
62

Zione fiorentina. In un'occasione Dante difende davanti al cardinale


Prato, paciere inviato dal papa, la causa dei guelfi Bianchi, che erano statiNic olod
ditidada Firenze. In un'altra parla a tutti iprincipi e ai popoli d'ltaliaa ban
diti
invocand
la pace; in un'altra ancora si rivolge all'imperatore Arrigo VIIin 0Ccasione del
lasua fallimentare discesa in Italia.
La lettera piùimportante e più controversa, perché alcuni negano che si
opera di Dante, è senz'altro quellaa Cangrande della Scala, allacui co
la città di Verona, Dante soggiornò nella seconda metà degli anni Dieci. La lun-
ga lettera accompagna un dono, il Paradiso, che Dante dedica al suo
benefatto-
re. Ben più di un «epigramma di dedica», come la definisce il suo autore, la let
tera fornisce un'interpretazione generaleesia del Paradiso sia dell'interauna lettura
Comme-
dia. Si comprende dunque limportanza di questo doocumento:
d'autore' della propria opera, se la lettera èdi Dante; un saggio sulla
Comme-
diascritto da un sottilissimo critico del suo tempo, se la lettera non è dantesra
Quale che sia la soluzione di questo dilemma, si tratta di una lettera in trenta.
trécapitoli che presenta se stessa come accessus ('introduzione') allaCommedia
e che distingue nel poema - cosi come si faceva tradizionalmente per le Sacre
Scritture -due livelli di significato: un primo significato letterale, stando al gua:
le l'opera parla dello 'stato delle anime dopo la morte'; eun secondo significa.
to allegorico, alla luce del quale il poema parla dell'uonmo, che per imeriti ei
demeriti acquisiti col libero arbitrio ha conseguito premi e punizioni da parte
della giustizia divina. Restano fuori da una definizione cosi angusta molti degi
aspettipiù caratteristici einnovativi della Commedia: eciòèun serio argomen
to controla paternitàdantesca della lettera.

8. Le egloghe
La poesia di Dante è tutta involgare, con unapiccola eccezione: due egloghe -
due componimenti, cioè, di ambientazione pastorale, in esametri-che Dante
via al bolognese Giovanni del Virgilio come risposte ad altrettantiicarmilatini. In
questi anni (1319-21), gli ultimi della sua vita, Dante si trova aRavenna, oSplte
Guido Novello da Polenta. Giovanni, poeta ecommentatore dei classiciilatinial-
'Università di Bologna, invia a Dante unalettera in esametriin cuiloinvitaadab-
bandonareil volgare ea: scrivere finalmente nellalingua dei dotti. illatino, sute-
mi ispirati alla cronaca contemporanea:meriterebbe cosi gli elogii deiletterati più
coltie nonsolo delpopolo. Dante replica non con
con una lettera in versima
conun'e-
glogain cui dialogano due pastori: Mopso (che rappresenta Giovanni del Virgi-
lio) e Titiro (ossia Dante stesso). Titiro, ricevutala lettera di Mopso, neriassume
il contenuto a un compagno, Melibeo (Dino Perini, amico fiorentino di Dante,
come lui esule); poi ribadisce la propria fedeltà alla 'egloga
volgare. In un
Dante Alighieri
63
di risposta Giovannidel Virgilio ripete il proprioiinvitoalla
Titiro-Dante di raggiungerloa. Bologna. Dal
canto suo, nel
poesia latina e prega
erinetedi preferire ipascoli noti (Ravenna, la poesia quarto eultimo testo,
locciare per una nuova citta (Bologna, 1dentiticabile forsevolgare) edi non voler.
con la poesia lainal
Tmnortanza dei quattro testie legata- oltre che alle informazioni che essiei dan
nn circal'accoglienza che la poesia di Dante aveva
nistici bolognesi- alla storia deigeneri poetici: con ricevuto negli ambienti uma.
queste egloghe, ispirate chia
ramente alle Bucoliche di Virglio, rinasce in Italia il genere bucolico, che avri
grande fortuna neidue secolisuCCSS0vi.

9. La «Commedia

Può meravigliare il tatto che un'opera in cuisi parla di un viaggio nell'oltretom


ba si intitoli Commedia. Cosi la chiamano non solo iprimi commentatori tre
centeschi, ma anche lo stesso Dante nel corso del poema enell'epistola a Can
grande della Scala (ammesso che sia sua). Sulle ragioni di questo titolo si è mol
todiscusso: le due spigazioni piùaccreditate valorizzano I'una la forma, l'altra
ilcontenuto dell'opera. LaCommedia. secondo alcuni, si chiamerebbe cosi per
ché scritta in uno stile 'medio,quale quello consono alla commedia, secondo
la teoria dei generi medievale. non sostenuto ed elegante come quello usato nel
registro tragico(per esempio nell'Eneide di Virgilio).Secondo altri, lascelta del
titolo èlegata alla trama: nella tragedia le cose vanno bene all'inizio ma si com
plicano a mano a mano che l'azione procede, e finiscono male; al contrario, nel
iniziale
genere 'commedia (cosi come nella Commedia dantesca), la situazione
migliora nel corso dell'opera, sino
e di solito Svantaggiosa per i personaggi ma spiegazione
astociare in un finale in cui tutti i problemi vengonorisolti. L'una
che si guardi al «lie
nonesclude l'altra,overo: ilnome commedia ècalzante sia
stili impiegati.
to fines sia che si guardi allo stile,o meglio alla varietàdegli sel
lo smarrimento di Dante in una
LInizio tragico dell'opera coincide con
Oscura, nell' anno giubilare 1300, quando il poeta ha trentacinque anni ed e
Va vita» (Inferno, I, 1). La Commedia è il
giunto «nel mezzo del cammindi nostra tre re
del cammino che. apartire da questa selva, Dante percorre nei dell'al.
Tacconto Paradiso. Aqueste regioni
gni ultraterreni: I'Inferno, il Purgatorio e il
tre cantiche.,ognuna formata da 33 canti (la prima di 54, per
ala sono dedicate all'opera intera): ciascun canto,a sua volta,e
Cne l primo canto fa da prologo 150),
variabile di versi (la gran parte tra i 130ei Infer-
costituito da un numero
giorni, ed egli non èsolo: nell'
La durata del viaggio di Danteè di sette terrestre, lo guida il
massimo
no e nel Purgatorio, fino alle porte del Paradiso ol-
umana): non oltre, perchénon
poeta latino, Virgilio (simbolo della ragione
dallafede. Virgilio èuno «spirito ma-
tre può arrivare la ragione: non illuminata
I. I| Duecento e il Trecento
64

grande. deeno di grande onore, mae comunque un n


gno, cioèuno spirito consiglia ee protegge Dan.
che non ha conosciuto la fede cristiana. Virgilio risponde ai suoi dub.
gano, proprio cammino e
te dai pericoli che questiincontra sul
attraversati, il signiticato elo scopo delle pene, I'i
bi circa la natura dei luoghi Nel Paradisola guida Danteeèla don.
di
incontrati via via. stata considerata un'a-
dentità dei peccatori nella Vita nOva era
gioventù: Beatrice, che già cielo».
na amata in
nima eletta, degna di stare,
dopo la morte, in «sommo Coerentemente,
dubbi diDante rela
della Teologia - risolve i
Beatrice - emblemadella Fede o guide hanno dunque diversa funzioneeauto.
Ledue
tivialla dottrina cristiana. dal Paradiso e ha pregato Virgilio di aiutare Dan.
rità: èBeatrice che si è
mossa riscattarlo dalla
perduto; è leiche ha voluto
cui si era incontreranno
te auscire dalla selvain cui viveva. Quando Dante e Beatrice si
condizione di peccato in
Beatrice chiarirà che la visione dell'Infernoe del Pur.
sullavetta del Purgatorio, ottenere il pentimento e la salvezza eterna di Dante
gatorio era necessaria per Dante come un gigantesco cono sotterraneo la cui
L'Infernoèraffiguratoda emisfero boreale (con alcentro
Ge
superficie del nostro
base coincide con la al centro della Terra. A generare questa vo
rusalemme) e il cui vertice si trova l'enor.
dell'angelo che osò ribellarsi a Dio: Lucifero. Tutta
ragine fu la caduta ha creato, agli antipodidel nostro emi
dal suo corpo
me massa di terra spostata sommità diquesta montagna si trova il
sfero, la mnontagnadel Purgatorio. Alla
Partendo di qui,dopo aver attraversato l'lnferno e il Purga
Paradiso terrestre. attraversoidieci cieli in cui, secondoi
torio, Dantee Beatrice saliranno in volo
medievali, si suddivide I'universo: un viaggio dalla Terra all'Empireo, cioè al
risiedonogli angeli,i beati e Dio.
cielo che abbraccia tuttigli altri e in cui cerchi, in ciascuno deiquali viene
Ipeccatori dell' Infernosono distribuiti in
nell'Etica Nicomachea, aveva classifi
punito un differente peccato. Aristotele,
cato ivizi ele colpe di cuisipuò macchiare l'uomo e Dante riprende in manie
che siscende verso il centro del
ra fedele questo ordinamento.Amano a mano Nell'Antnferno (una
la Terra, i peccati si fanno piùgravi e le pene più crudeli.
zona dell'oltretomba che precede la valle infernale) si trovano gli ignavi, cioe
sono «a
coloro che, incapaci durante la loro vita discegliere il bene oil male,
Dio spiacenti e a' nemicisui» (nferno, III, 65), cioè respinti tanto da Dio quan
toda Satana; per questo tormano un gruppo a parte, ai confini dei regni ultra
terreni. Il Limbo, poi, ospita i mortinon battezzati e, tra loro, gli spiriti pagan
che, pur avendo vissuto virtuosamente, non banno avuto modo di conoscere
Dio. Questo luogo èanche la sede abituale diVirgilio, che da li si èmosso per
andare in aiuto di Dante, smarrito nella selva del peccato. Seguono gli zncont
nenti, cioè coloro che non sono capaci di frenare le loro passioni, distribut
quattro cerchi: lussuriosi,golosi, avari e prodighi, iracondie accidiosi. Quind
gli eretici, i violenti, i fraudolenti e i traditori. Si trovano fra itraditori, piu
basso di tutti perché più colpevoli ditutti: Lucifero (confitto al centro della ler
ra) che tradi Dio, Giuda che tradiGesù, Bruto eCassio che tradirono Cesare.
Nel Purgutorto, i peccatorisono
to nelllterno, ma VI Sono due distr
importantiibui ti secondo lo stesso
65

T'lnterno(cosi come
le anime che
il
Paradiso)è eterno, il di f erenze. In primoprincipio segu-
espano i peccatisulle varie Purgatorio èdestinatlouogo, mentre
bale a
radiso, operché, in vita. si
pentironoin tempo verranno un
deiloro giorno elete in Pà-
svuotarsi:
esistenza-a ditferenza
di quella dei
dannati - non tu peccati operché la loro
peccato. In secondo luogo, l'ordine è
sConta alla base della montagna, si sale invertito: dallaintecolpa
ramentpiùe dominata dal
grave, che si
gere il Paradiso terrestre. verso
quelle meno gravi, fino a
Nel Paradiso, infine, non ce una vera e raggiun-
tii beati vivono nell' Empireo e propria gerarchia di beatitudini: tut-
licità. Maragioni di simmetria con contemplano Dioin
gli altri due regni un' eterna condizione di fe-
e di
geriscono comunquea Dante una
suddivisione. Egli
strategia narrativa sug-
me scendano dall'
Empireo e gli st tacciano incontro, immagina cosi che le ani-
be l'intluenza maggiore sulla sua ciascuna nel cielo che eb
vita: gli spiriti amantiscendono a
Dante nelcielo di Venere: i combattenti per lafede nel incontrare
al di là di questa divisione cielo di Marte, ecc. Ma
tunzionale alla visione, tutte le anime ricompariran
nonella «rOsa dei beati» che, nell' Empireo, gode
della luce divina.
Nell'lnferno nel Przatoro le pene vengono inflite per
e
tale che la sua penacontrappasso.
le a direche il peccatore èpunito in modo Va
ricordi
commessa in vitao il vizio che ne determino il destino. Cosi, nel canto V del la colpa
Tlnferno, una bufera terribile agita e sconvolgele anime che, in vita, erano sta
tevittimedella passione amorosa: cosi (nel canto X) gli eretici, che non ebbero
fede nella resurrezione, sonocondannati aessere rinchiusi per l'eternitàin un
sarcotago. Ancora più trasparente è il caso del poeta provenzale Bertran de
Born, che Dante incontra alla fine del canto XXVI dell'Inferno. Durante la sua
Vita costui aveva istigato Enrico il Giovane aribellarsial padre Enrico II re d'in
ghilterra: per questa ragionc, per contrappasso, la sua condanna consiste nell'es
sere anch egli diviso, e nel reggere sulle braccia la propria stessa testa mozzata
(lnferno, XXVIII, 139-141): «Perch io parti cosi giunte persone, / partito por
to il mio cerebro, lasso!. / dal suo principioch'è in questo troncone» ('Dal mo
mento che ho diviso persone cosi vicine I'una all'altra - un padre e un tiglo -
cCCo che anch'ioora portola mia testa separata dal resto del mio corpo ).
Denche si possa definire la Commedia abuon diritto realistica per vari motivi,
main primoluogo perché attingela sua materia dalla realtàstorica epolitica pre-
sente, rappresentando l'ingiustizia, la corruzione, le lotte fratricide che segnano
il mondo contemporaneo ein particolare Firenze ela Toscanacomunale, le corti
creazioni dei poeti
feudali, il papato, I'opera èfatta di letteratura: in essa, cio, leparafrasate,
del passato vengonoampiamente sfruttate come fonti, citate, stato quello alluse.
di
Sin dal commentatori è
Trecento
dare conto di Imponente dimensionei
per i
uno dei compiti più gravosi intertestuale. Laformadella
visione
dell'E-
questa cristiana. Nelcanto VI
hanumerosi precedenti nella letteratura classicae
66 Duecento e il Trecento

neide Enea scende


nell'oltretomba incontrare il padre Anchise:
da lettera a1 Corinzil'apostolo Paolopernarra di essere stato`rapito in nella secon-
aver udito 'parole indicibili che non èlecito ad alcuno pronunziare'paradiso ed
12,4).Questi due modelli sono citatiiesplicitamente da Dante nel ll (Corjindell'zi, .
jerno, quando chiede a Virgilio perché proprio.lui èèstato presceltocantoper
nell'oltretomba cristiano: «lo non Enëa,io non Paulo sono» (Inferno, viaggio
sia la visione sia il viaggio attraversomondiimmaginari e II,32). Ma
soprannaturali
strutture narrative largamente diffuse sia nell'agiogratia (le vite dei santi.SOno
esempio nel Purgatorio di san Patrizio, onella Navigazione di san Brendano) si
vangeli apocrifi, sia in testiappartenenti a tradizionistraniere: francesi, spaenok
spagnoli,i
arabi (particolarmente importante il Libro della Scala, in cui è rappresentato
viaggio di Maomettonell'oltretomba).
Nella Commedia Dante adopera una forma metrica di cui non S1
trovano,
prima dilui, altre attestazioni: la terzina (oterza rima) detta «incatenata»: una
forma aperta, allungabile a piacere, a seconda delle esigenze del discorso. Io
schema delle rime è il seguente: ABA, BCB, CDC, DED, EFE, ecc. Epossibile
che tra le ragioni della scelta di questo metro vi sia un 'intenzione simbolica: i
ritorno del numero sacro 3(come le persone della Trinità ecome le cantiche
della Commedia). Ma la terzina hasoprattutto un'insostituibile funzione narra:
tiva: consente di sviluppare il discorso in maniera ordinata e omogenea ma, in
sieme, evita la monotonia delle rime baciate (di lunghe serie di rime baciate a
due a due si erano servitispesso ipoeti che, prima di Dante, avevano tentato la
strada del poemetto in volgare).
La varietà dei temi e delle figure rappresentate nella Commediasi rispecchia
nel linguaggio. Quello della Vita novae delle rime poteva limitarsi al riuso di un
limitatonumero di terminie di espressioni tradizionali: si trattava quasi sempre
di testiamorosiche utilizzavano dunque un linguaggio dei sentimenti fortemen
te codificato. L'oggetto della Commedia èmolto più ampio ecomplesso. La ca
ratteristíca saliente del poema èla polarità che puòsignificare anche compre
senza a breve distanza tra registro basso e registro alto, tra umile e sublime.
Da un lato, per la raffigurazione dell'Inferno, Dante si serve di uno stile aspro,
violentemente realistico, a volte triviale. Non disdegna perciò termini della ln
gua popolare (streggbia, scardova, buffa, ecc.); allinea nomi di luogo e di pers0
na foneticamente rariebuffi ospaventosi: per esempio i diavoli si chiamano ni
chino,Calcabrina, Cagnazzo, Barbariccia,Farfarello (Inferno, XXI); sopratu
to, adopera questí procedimentistilistici in rima, facendo sì che il suono as
delle parole si estenda a intere terzine.
delPa-
Rispetto alla rappresentazione dell'Inferno, quella del Purgatorio e gerar-
radiso richiede uno stile del tutto diverso. Occorre, qui, dare contodelle
affrontare
chie angeliche, della forma e della funzione dei cieli, ed è necessario attro
non è
una
delicati temi teologici. Inoltre quella che Dante ha davanti agli occhi. purispi
realtàmateriale ecarnale,fatta di peccatori e di pene, maun mondo di
ritichesono Osaranno beati.
Di qui la
Dante Alighieri
scelta di 67

larghisun'simesopres ione
tana dal linguaggio quotidiano.
Dante fa più
ro, 'uomo;cve, 'cittadino', ece.) spesso
logico (querente,, quiditate, sillogismo, ricavati dal
uso di
latin israffi(inmatage;a, lon-vi-
mi
s'appunta ogni ubi ee ogne quando» ecc.). Si pensilinaguaggi o scolcomeastico eteo-
un verso
conto diunarealtà estranea a ogni (Paradiso, XXIX, 12). <la ve
ta, insieme ai dettagli della visione,esperienza umana(il | DovendoDante inoltre inven- dar
oisnmi incielarst,nSUsars1, le parole che IParadi
servono a so),
t'inmi»(Paradiso, IX, 81:'se iOIndovarsZ, Oversi come «s'io m'espri i m erl
ntuassi a : di qui i
ceme
penetrassi nel tuo pensiero come tu nel mio't).
10. La fortuna

Ripercorrendo,
teeresso nel
in sintesi, le tappe principalidella
fortuna (nel senso specifico di
tempo')) di Dante,conviene innanzitutto distinguere tra il prosato
re eilpoeta. Iltrattato sulla lingua equello sula politica cbbero,per ragioni di
verse,circolazione limitata. 11 De vulgari
Dochissimo (ne restano solo tre manoscrittieloquentia restò incompiuto e circolò
trecenteschi), tantoche
Cinquecento, venne ritrovato c tradotto dal Trissino, molti pensaronoquando, nel
aun falso;
laprima edizione astampaè del l1577.La Monarchia, per ilsuorisolutospirito an
titeocratico, non piacque alle gerarchie ecclesiastiche efu condannata al rogo co
me libroeretico dal legato papaleBertrando del Poggetto (resterà nellndice dei
libri proibitidalla Chiesa cattolica sino al 1881);l'approvarono invece, trovando
vi buoni argomenti aconvalida delle proprie tesi, quanti ritenevano che la sfera
politica dovesse mantenersi autonoma dalla stera religiosa: esi spiega cosi il favo
re con cuil'opera venneletta da un rivoluzionario come Cola di Rienzo o, nel Cin
quecento, dai maggiori esponentidelle Chiese riformate. Fortuna più ampia eb
beil trattato filosofico del Convivio: marari imitatori, postochela lingua della ti
losofia restò ancora per lungotempoil latino.
Con Petrarca, Dante fu il massimo e piùinfluente poeta lirico del Medioe
VO. Lastruttura della Vita nova - una cornice prosastica che mette in sequenza
successione la trama di un
e commenta alcuni testi poetici. facendo di questa
trovare subito de
Tacconto -era, probabilmente, troppo ardua perchépotesse
ormal sulo
gll imitatori: e per trovare qualcosa di simile occorreràaspettare,
Medici alle proprie liriche.
Scorcio delQuattrocento, il Comento di Lorenzo de'
sue poesie vennero largamen
metrichedelle
Ma temi, motivi,forme e strutture soDrattutto nella stera della poesia mora
e imitati nei due secoli successivi: e. donne intorno al cor mi so De
canzone come Tre
e alegorica (la sfera di una
del petrarchismo.
nute), il suo esempio restò vivo anche nell'età coordinate essenziali di unafor-
Quanto alla Commedia, basti fissare qui le opera lette-
qualsiasialtra
tuna dayvero sterminata,Imparagonabile a quella di
I. I| Duecento e il Trecento
68

raria medievale. A pubblicarla. coè a commissIonarne copie e a sovrintes,


alla poco circolazione,
sua prima
e Pietro,
furono probabilmente i figli stessi di Dante, lacopo
dopo la morte del poeta. Esubitoiletterati si cimentarono nel
inaugurando una tradizionee
Commento, in latino o in volgare, all'opera, commenti di Graziolo
si ricordino almeno i de
tica
glioli,ancor oggi vitale;
di lacopo della Lana Bamba.
(anni Venti del Trecento), di Guido da Pisa, di An.
drea Lancia detto l'Ottimo (anni Trenta), di Benvenuto da Imola, a meta seco-
lo, e di rancesco da Buti poco più tardi. Una pietra miliare nella fortuna del
poema sono poi le letture pubbliche tenute da Giovanni Boccaccio nel 1373 e
(Esposizion): pur rimaste trammentarie, esse consacrars.
nel 1374 aFirenze
la Commedia al rango di classico, meritevole di essere non solo letto ma studia-
to. Di qui in poi, la Commediasarà sempre, per il pubblico dei lettori. I'opera
intellettuali fu meno Uni
letteraria più amata e famigliare. L'atteggiamento degli
Dante per aver usato. in
voco. Gli umanisti del Quattrocento rimproverarono
anche circa l'nso
e non il latino. E
un'opera di soggetto cosielevato, ilvolgaremassimo giudice dicose di lingua e
del volgare, il Rinascimento -e in primis il tenden.
letteratura nella prima metàdel XVI secolo, Pietro Bembo - preferirà pri.
zialmente il raffinatissimo Petrarca al troppo rozzO ediseguale Dante, e il
essere imitato. Questo
mo, non ilsecondo, proporràcome modello degno di nel corso del
pregiudizio spiega, in parte, la relativa sfortuna della Commedia
Toccheràa Giam
Seicento (tre sole edizionia stampa durante tutto il secolo).
battistaVico, nellaprima metàdel Settecento, rifondare la criticadantesca met
tendo l'accento su quei caratteri della Comnedia che saranno poi particolar
mente carialla critica romantica: il rapporto con il sentimento popolare e con
la natura, che apparenta Dante ad Omero;la forza quasibarbarica della rappre
sentazione, soprattuttonellInferno; la capacitàdi unire in sintesi perfetta fan
tasia e storia. Nel corso dell'Ottocento, l'amore per la Commedia non farà che
aumentare, sia perché aessa si richiameranno i maggiori poeti del secolo, da Fo
scolo a Leopardi(si pensi alla canzone giovanile Sopra il monumento di Dante
che si preparavain Firenze), da Monti a Pascoli, sia perché del poema si appro
prierà ilpatriottismo risorgimentale, trasformandolo in una sorta di mito di to
dazionedella nazione italiana: e a questa lettura 'politica' contribuiràanche I
massimo critico italiano del secolo, Francesco De Sanctis. Nel solco di Vicosul
della critica romantica(Hegel), lo stesso De Sanctis concentreràil'attenzione.
problema cruciale del realismo dantesco: problema che ha sollecitato più tara
ad
le ricerche del maggiore dantista del Novecento, Erich Auerbach. Insieme
Auerbach andranno ricordati almeno altri tre studiosi novecenteschi che, da
prospettive diverse, hanno fornito Interpretazioniinnovative del poema: l'ame-
ricano Charles Singleton (per i rapporti i della Conmedia con itesti sacrielalet-
teratura cristiana) e gli italiani Bruno Nardi (per le conoscenze filosotiche
Dante) eGianfranco Contini (per la lingua e lo stile).

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