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SPECULUM

CONTRIBUTI DI FILOLOGIA CLASSICA

collana diretta da

ANTONIO GARZYA
DEMETRIO CRISOLORA

CENTO EPISTOLE
A MANUELE II P ALEOLOGO
Testo critico, introduzione, traduzione e commentario

a cura di

FERRUCCIO CONTI BIZZARRO

M. D'AURIA EDITORE IN NAPOLI


LAVORO ESEGUITO CON IL CONTRIBUTO

DEL MINISTERO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE

© 1984 M. D'AURIA EDITORE


della E.S.T. s.n.c.
Calata Trinità Maggiore 52
I . 80134 NAPOLI
ABBREVIAZIONI BIBLIOGRAFICHE

Beck, Kirche = H.-G. BECK , Kirche und theologische Literatur im byzantinischen


Reich (<< Handbuch der Altertumswissenschaft», XII 2, 1 = «Byzantinisches
Handbuch», II 1), München 1959.
BZ = Byzantinische Zeitschrift, (Leipzig) München 1892-.
Cammelli = G. CAMME LLI, I dotti bizantini e le origini dell'Umanesimo. 1. Manuele
Crisolora, Firenze 1941.
Coxe = H. O. COXE, Catalogus codicum manuscriptorum Bibliothecae Bodleianae, I,
Oxonii 1853 (fotorist. 1969).
Dem. Chrysol., comp. = «[.:lI)�I)"t"Pf.ou XPUCTOAWpCi] 1:UYXPLCTLC; 1tC'LAcw7)V apxov"t"wv
xcx.t VEOU nü vüv cx.vnxpci"t"opoC; [Mcx.vou'hA. TIcx.Acx.LOA6you]» = SP. LAMPROS,
TI cx. A cx. L 0 A 0 Y E L cx. X cx. t TI E A 0 1t 0 V V I) CT L cx. X ci, III,Atene 1926,pp. 222-245.
Garzya, «L'epistolografia» = A. GARZYA, «L'epistolografia letteraria tardoantica»
= Il mandarino e il quotidiano. Saggi sulla letteratura tardoantica e bizantina
(<< Saggi Bibliopolis», 14), Napoli 1984, pp. 115-148.
Garzya, «Teoria e prassi» = A. GARZYA, «Sul rapporto fra teoria e prassi nella
grecita tardoantica e medievale» = Scritti ... Carbonara, Napoli 1976, pp. 367-
379 ( = Il mandarino e il quotidiano [«Saggi Bibliopolis», 14], Napoli 1984,
pp. 199-219).
Garzya, «Testi» = A. GARZYA, «Testi letterari d'uso strumentale » = XVI. Intern.
Byzantinistenkongress, Akten I/I: Hauptreferate (Wien 1981), pp. 263-287 ( = Il
mandarino e il quotidiano [« Saggi Bibliopolis», 14], Napoli 1984, pp. 35-71).
Hadot = P. BAnoT, «Fürstenspiegel», in RAC VIII (1972), coll. 555-632.
Hunger, Chortasmenos = H. HUNGER, Johannes Chortasmenos (<< Wiener byz. Stu­
dien», 7), Wien 1969.
Hunger, Literatur I-lI = H. HUNGER, Die hochsprachliche profane Literatur der
Byzantiner, I-lI (<< Handbuch der Altertumswissenschaft», XII 5,1-2 = «By­
zantinisches Handbuch», V 1-2), München 1978.
Hunger, Prooimion = H. HUNGER, Prooimion. Elemente der byzantinischen Kaiser­
idee in den Arengen der Urkunden (<< Wiener byz. Studien », 1), Wien 1964.
JöB = Jahrbuch der Österreichischen Byzantinistik, Wien 1969-.
Krumbacher = K. KRUMBACHER, Geschichte der byzantinischen Litteratur von Ju­
stinian bis zum Ende des oströmischen Reiches (527-1453) (<< Handbuch der
Altertumswissenschaft», IX), München 18972 (fotorist. 1958).
PG = J. P. MIGNE, Patrologiae Cursus Completus. Series Graeca, Paris 1857-1866.
RAC = Reallexikon für Antike und Christentum, Stuttgart 1950-.
RE = Paulys Realencyclopädie der classischen Altertumswissenschaft, Stuttgart
1893-.
REB = Revue des Etudes byzantines, Paris 1943-.
Sykutris = J. SYKUTRIS, «Epistolographie», in RE, Supplb. V (1931), coll. 185-220.
Treu = M. TREU, «Demetrios Chrysoloras und seine hundert Briefe», in BZ XX
(1911), pp. 106-128. �
INTRODUZIONE
1.

DEMETRIO CRISOLORA E MANUELE II PALEOLOGO

Nell'edizione delle opere di Giovanni Cortasmeno H. Hunger


a proposito di Demetrio Crisolora si esprime in questi termini:
« Demetrios Chrysoloras gehort zu jenen byzantinischen Autoren,
die wir gut zu kennen glauben, deren Schriften aber zum GroEteil
noch unediert sind» 1. Nel pubblicare le epistole di Demetrio Cri­
solora, intendiamo, sia pur parzialmente, colmare questa lacuna e
quindi contribuire ad una piu documentata conoscenza dell'autore 2.
Denletrio visse tra la fine del XIV e l'inizio del XV secolo,
negli ultimi anni dell'Impero di Bisanzio, e fu confidente dell'impe­
ratore Manuele II Paleologo, dal quale ricevette molti incarichi di
carattere politico. Per delineare gli avvenilnenti della sua vita risulta
preziosa la lettura delle otto epistole inviategli dall'imperatore, anche
perché non vi sono Inolte altre fonti di notizie.
Nel 1401 Crisolora doveva essere a Costantinopoli al servizio
di Giovanni VII, imperatore pro tempore; infatti Manuele II gli
inviò un'epistola (41) per informarlo dei risultati delle trattative
che andava svolgendo con le potenze occiàentali, al une di ottenere
aiuti contro i Turchi 3. Ancora nel luglio del 1403 Demetrio era
nella capitale, dove leggeva pubblicamente un'orazione di ringra-

1 Cfr. HUNGER, Chortasmenos, p. 91.


2 Su Demetrio Crisolora cfr. KRUMBACHER, p. 110; HUNGER, Chortasmenos,
pp. 91 s. ; BECK, Kirche, p. 751; vedo anche SP. LAMPROS, «Die Werke des Deme­
trios Chrysoloras », in BZ III (1894), pp. 599-601, il quale fornisce un elenco delle
sue opere, nonché W. LUNDSTROM, «Ramenta Byzantina », in Eranos VI (1905-6),
pp. 50-54. CAMMELLI, pp. 198-200, tratta dei rapporti di parentela tra Manuele e
Demetrio Crisolora ed avanza forti dubbi sul fatto che i due eruditi siano fratelli;
vedo anche W. BUCHWALD - A. HOHLWEG O. PRINZ, Tusculum-Lexikon, Miinchen
-

19823, S. V. « Chrysoloras Demetrios », ove invece Demetrio è indicato come fratello


di Manuele.
3 MAN. PALAEOL., ep. 41 = pp. 108-111 Denn.
14 Introduzione

ziamento alla madre di Dio per la sconfitta del turco Bayazid ad


opera di Tamerlano 4. Ma già verso la fine dell'anno lasciava Co­
stantinopoli per seguire Giovanni VII a Tessalonica, in qualità di
mesazon s. A questo periodo appartengono la maggior parte delle
lettere inviate a Crisolora da Manuele II; in alcune di esse il sovrano
manifesta al confidente ed amico serie preoccupazioni per la situa­
zione dell'Impero. Ad esempio nell'ep. 44, scritta con ogni proba­
bilità dopo il suo ritorno dall'Occidente, l'imperatore lamenta che
le difficoltà, anche di carattere economico, in cui versa lo Stato lo
tengano lontano dal sonno, come pure dall'otium letterario 6. In
un'altra lettera (43), invece piu scherzosa, il Paleologo si rivolge a
Crisolora, che ha acquistato un cavallo, e lo invita a non trascurare
i suoi interessi letterari e politici per dedicarsi all' arte militare - do­
cumento importante per comprendere quanto in Demetrio attività
letteraria e amministrazione dello Stato fossero strettamente col­
legate 7.
Crisolora rimase a Tessalonica fino alla morte di Giovanni VII
( 1408.IX.22), quindi fece ritorno a Costantinopoli, per restare al
fianco di Manuele II, cui era legato da comuni interessi culturali
e dalle polemiche antiunioniste contro i Latini. L'ultima notizia su
Demetrio si riferisce alla sua partecipazione, come delegato impe­
riale, al sinodo di aprile-maggio 1416 per eleggere il nuovo pa­
triarca e chiarire i diritti dell'imperatore nella Chiesa 8.
Nel quadro di codeste polemiche religiose contro gli Occiden­
tali si inseriscono alcune opere teologiche di Crisolora per lo piu
inedite, come il sunto delle polemiche di Nilo Cabasila contro De-

4 Cfr. P. GAUTIER, «Action de graces de Démétrius Chrysoloras à la Théotocos


pour l'anniversaire de la bataille d'Ankara (28 Juillet 1403) », in REB XIX (1961),
p. 347.
5 Per Crisolora mesazon vedo l'inscriptio dell'ep. 22 di Cortasmeno (HUNGER,

Chortasmenos, p. 171) T0 XpuO"oÀwp� xup0 .:lT)(..LT)"t'P{.� (..LEO"cX.�OV"t'L nu �ClO"LÀÉWç


xupov 'IwcX.\I\Iou "t'ov Év E>EO"O"ClÀoVLxll. Sulla carica di mesazon cfr. H.-G. BECK,
«Der byzantinische Ministerprasident », in BZ XLVIII (1955), pp. 311-316.
6 MAN. PALAEOL., ep. 44 = pp. 116-121 Denn.
7 In., ep. 43 = pp. 112-115 Denn.
8 Cfr. SYROP. , II 3 = p. 2 Creyght.
Demetrio Crisolora e Manuele II 15

metrio Cidone; un dialogo tra Demetrio Cidone, Nilo Cabasila,


Tommaso d'Aquino e lo stesso Crisolora; un dialogo sulla proces­
sione dello Spirito Santo. A questi scritti si può aggiungere, tra
gli inediti, una serie di omelie, nonché un elogio della pulce, tipico
pezzo di bravura a riprova dell'abilità retorica dell'autore; tra quelli
pubblicati invece un discorso su S. Demetrio 9. Ma gli stucli di Cri­
solora non si limitavano al campo teologico e retorico. Alcune epistole
inviategli da Giovanni Cortasmeno testimoniano che era considerato
un maestro anche in astronomia e matematica, notizia peraltro con­
fermata da Silvestro Siropulo l0.

9 Cfr. HUNGER, Chortasmenos, pp. 91s. Il discorso su S. Demetrio è stato pub­

blicato da B. LAuRDAs, in r p 1") 'Y é p I. o C; ò II a. À, a. !-L (i C; XL (1957), pp. 343-35l.


lO
Si tratta di due epistole inviate a Crisolora da Giovanni Cortasmeno, epp.
22. 55 (HUNGER, Chortasmenos, pp. 171-173. 225); nella ep. 22 in particolare que­
st'ultimo rimprovera Demetrio, poiché si è rifiutato di tenere con lui conversazioni
di carattere scientifico. Cfr. anche SYROP., III 8 = p. 52 Creyght.
2.

LE CENTO EPISTOLE: ARGOMENTO E STRUTTURA

Le Cento epistole di Demetrio Crisolora sono nel loro com­


plesso una supplica all'imperatore Manuele II Paleologo, per chie­
dergli scusa di una scortesia commessa. Si tratta di brevi compo­
nimenti che, partendo da diverse considerazioni, si concludono
sempre con una richiesta di perdono. Ventitré di essi sono stati
tratti, quasi integralmente, da una L ti y x P I. (J" I. C; 1't CI. À CI. I. W 'J ci p-
X 6 'J "t' W 'J X CI. 1. 'J É o U "t' o U 'J U 'J CI. Ù "t' o X p ci "t' o P o C; <M CI.-
'J o u Ì1 À II CI. À CI. I. o À 6 y o u>, trasmessa dai codici senza il nome
dell'autore, pubblicata da Sp. Lampros e che opportunamente M.
Treu attribuI a Demetrio Crisolora 1. La Comparatio con ogni pro­
babilità fu scritta intorno al 1416, poiché ricorda il soggiorno del
sovrano nel Peloponneso e la costruzione delle mura dell'Istmo;
quindi la composizione delle epistole deve essere avvenuta tra il
1416 e il 1422, negli anni precedenti l'ultimo assedio di Costanti­
nopoli prima della caduta 2. La precarietà dei tempi risulta evidente
da una lettura dell'opera che vada al di là della lettera dei topoi
retorici e ne colga invece la intenzionalità. In pili di un luogo Ma­
nuele II è ricordato come « salvatore della patria »; particolarmente
in un'epistola (25) Crisolora si dichiara pronto ad aiutarlo in caso
di guerra. Lo stesso elogio del Paleologo nell'ep. 31 - « hai cara

1 Cfr. TREU, pp. 115-126. Al rapporto tra le Cento epistole e la Comparatio è


dedicata una sezione di apparato nell'edizione presente.
2 Cfr. TREU, p. 126. Secondo il Treu la composizione delle epistole andrebbe
posta non molto dopo il 1416, in un periodo di tranquillità per !'Impero. Egli parla
di «einige Jahre» e osserva che dopo il ritorno del sovrano dal Peloponneso l'atmo­
sfera di pace, dovuta al trattato con Maometto I, si era andata guastando. In verità
Crisolora, al di là dell'apparato retorico e dei topoi, in piu di un'epistola ci pone
di fronte alla gravità della situazione in cui versava l'Impero. Le nubi di tempesta
che si addensano su Bisanzio appaiono evidenti in vari punti di questa opera.
18 Introd uzione

la pace, pur ricevendone danno, pili della guerra con un utile» -


può senza dubbio riferirsi ai contrasti, che si risvegliavano in quei
tempi fra gli antiunionisti, fautori di un accordo ad oltranza con i
Turchi, fra i quali figuravano lo stesso Manuele II e Crisolora, e
gli unionisti, favorevoli ad una intesa con le potenze occidentali
per la ripresa delle ostilità contro gli Ottomani. Questa ultima fa­
zione aveva un suo punto di riferimento in Giovanni VIII, figlio
di Manuele, che proprio in quei tempi era stato incoronato coim­
peratore 3.
Nell'inscriptio delle epistole si legge: ELC; "tÒV ov"tWC; C1Ù"tOXpcX."tOpC1
xGpl.V MC1VOU'Ì)À "tÒV llC1ÀC1t.OÀoyov AllP-ll"tpLOU "toG XpuO"oÀwpéi É1tt.O""tO­
Dalle prime lettere si apprende quale
ÀC1ì. É-XC1"tÒV Èq>' É-vì. '1tpcX.YP-C1"tt..
sia il '1tpéiyp-C1: Leontare, un dignitario di corte (ved. «
Commen­
tario», 1.), ha rimproveratoCrisolora di essersi rivolto in modo
sconveniente all'imperatore; perciò Demetrio, addolorato delle ac­
cuse, scrive a Manuele Paleologo per chiedere comprensione e
perdono.
L'opera non offre molti dati per una precisazione dell'errore
di Crisolora. Il Treu ha pensato ad una finzione, della quale l'autore
si sarebbe servito per professare la sua fedeltà al sovrano \ nelle
epistole tuttavia non mancano elementi per ritenere che egli real­
mente avrebbe tenuto un contegno scorretto nei confronti dell'im­
peratore. Dall'ep. 1 risulta che Demetrio avrebbe scritto a Manuele
Paleologo in modo sconveniente e dall'ep. 3 che avrebbe ricevuto,
tramite Leontare, il decreto con il quale il sovrano, pur rimprove·
randolo, gli mostrava benevolenza.
Un elemento importante a sostegno di questa tèsi è anche lo
sdegno con cui Crisolora nella ep. 1 invita Leontare a non rivol­
gergli ingiuste accuse, ricordando la propria fedeltà a Manuele II.
In sostanza sembra difficile pensare che Demetrio abbia inventato
la propria colpa ed il decreto imperiale, coinvolgendo in questa vi-

3 DUCAS, XX 5 p. 137,8-10 Grecu; SPHRANTZ., VI 2


= = p. 8,19-21 Grecu.
Cfr. J. W. BARKER, Manuel II Palaeologus (1391-1425): a Study in Late Byzantine
Statesmanship, New Brunswick 1969, pp. 350s.
4 Cfr. TREU, pp. 110-112.
Argomento e struttura 19

:enda anche un dignitario di corte, quale Leontare, nel ruolo del­


l'accusatore, per poi trattarlo con sdegno e ironia (ved. ep. 2).
In tal senso risulta particolarmente utile la lettura di un'epi­
stola (33) con la quale il Paleologo rimproverava Crisolora di avergli
scritto cose sconvenienti, senza entrare nel merito dell'accusa 5. Il
Dennis ritiene che questa lettera di Manuele II vada datata intorno
al 1397 e ipotizza che con essa l'imperatore risponda ad una inter­
cessione di Crisolora a favore di Giovanni VII, quale successore al
trono. Da un esame attento in realtà non emergono dati sicuri che
possano convalidare la datazione proposta dal Dennis: il sovrano
fa riferimento a un momento difficile per lo Stato, quale certamente
doveva essere anche la vigilia dell'assedio turco del 1422. Non è
da escludere, quindi, che codesta lettera del Paleologo, indirizzata
proprio a Crisolora, abbia qualche rapporto con le sue Cento epi­
stole; se non altro è una testimonianza inconfutabile che non sempre
i rapporti tra il sovrano e il suo confidente furono ottimi.
Coxe per primo nel catalogo dei codici Bodleiani defini le epi­
stole di Crisolora « epistolarum formulae»; il Treu a sua volta le
trovò prive di ogni contenuto, ma interessanti per la bellezza dello
stile, e le inquadrò nel genere delle « epistole laconiche» 6.
Un'attenta riflessione su quest'opera pone interrogativi vari.
Quale, ad esempio, il suo reale significato, al di là della richiesta
di perdono con cui si conclude ogni epistola? perché Crisolora
mandò proprio c e n t o lettere al suo sovrano? perché la singo­
larità della imitatio, sulla quale ci soffermeremo in séguito?
Lo scritto si presenta in effetti come uno specimen abbastanza
fuori del comune dell'abilità letteraria e dell'erudizione di un autore
tardobizantino. Un manipolo di epistole manifestamente rientra nel
genere del Fiirstenspiegel (epp. 15-41. 64-68) 7: sono quelle per lo

5 MAN. PALAEOL., ep. 33 = pp. 90-93 Denn.


6 Cfr. COXE, p. 203; TREU, pp. 106s.; dr. anche CAMMELLI, p. 198, il quale
concordava pienamente col giudizio di Treu e aggiungeva che le Cento epistole erano
state «ridotte al loro vero valore».
7 Per questo aspetto dell'opera dr. F. CONTI BIZZARRO, «Le cento epistole di
Demetrio Crisolora» = Studi bizantini e neogreci. Atti del IV Congresso Nazionale
di Studi Bizantini (aprile 1980), Galatina 1983, pp. 325-331. Per lo speculum prin-
20 Introduzione

piu ricavate, come già osservato, dalla Comparatio; altre trattano di


argomenti vari: la contrapposizione verità-falsità o ombra-luce (epp.
8. 69. 90), la differenza tra peccati volontari e involontari (epp.
42-47), il rapporto fra teoria e prassi (epp. 48-49), la fiduèia (epp.
40. 55), ecc. Non mancano, poi, lettere in cui Manuele II viene
esaltato come imperatore dotto, anch'esse tratte dalla Comparatio
(epp. 71-77. 97-99). Un posto a parte occupano le epp. 82-90, in
cuiCrisolora dà un saggio della sua cultura in campo scientifico e
tratta di astronomia e fenomeni fisici in generale. Chiude la rac­
colta la ep. 100, la piu lunga di tutte, di argomento cristologico.
Il rapido excursus sui tèmi toccati nell'opera rende evidente che
Demetrio ha voluto fornire al sovrano come una summula della sua
cultura, spaziante dalla trattatistica politica all'astronomia e alla
teologia e atta a mettere l'autore nella luce migliore.
Peraltro, gli ha inviato esattamente c e n t o lettere per forse
collegarsi con uno scritto del Paleologo, i Praecepta educationis re­
giae, rientrante anch'esso nel genere dello speculum principis e
diviso appunto in cento capitoli. Ad essi fa riferimento Demetrio,
quando nell'ep 75 elogia la saggezza e la cultura del sovrano (XECj)cl.­
.

ÀtlLtl oÈ 'tè!c; É7tLO''tOÀè!c; U1tEP�tlLVOV'ttl). Nel cap. 19 dei suoi Praecepta


Manuele afferma che è motivo di rovina per un imperatore credere
troppo facilmente alle parole altrui, cosi come essere troppo diffi­
dente 8; non a caso ancheCrisolora nelle sue epistole (ep. 40) in­
siste sullo stesso motivo, introducendo lo con IIÀ&'twv ò· O'òc; OLOcl.O'Xtl­
Àoc; ECj)T].
Le Cento epistole sono, quindi, nel loro complesso come un
opuscolo con il quale, a prescindere dalla C2.usa occasionale, De­
metrio si propose di delineare la figura del sovrano ideale e nello
stesso tempo di dare all'imperatore una prova della sua cultura. Il
Crisolora fu, secondo la definizione del Treu, un tipico Stubenge-

cipis cfr. tra il molto altro E. BARKER, 50cial and Political Thought in By:::.antium,
Oxford 1957 (ripr. 1961), pp. 20-25. 62s.; HADOT, 555-632; HUNGER, Literatur, I
157-165 .
. ;- 8.M,A.N. PALAEOL., praec. educo reg. 19 PC CLVI 329cd.
. =
Argomento e struttura 21

lehrter 9, al quale nOn va disconosciuta la vastità degl'interessi e


della Belesenheit. La sua opera ebbe anche uno scopo parenetico,
né va escluso un suo collegamento con la elevazione a coimperatore
di Giovanni VIII, avvenuta proprio in quegli anni.
Un'epistola indirizzata da Manuele II (61) a Demetrio attesta
che le Cento lettere, nonché essere oggetto di generale ammirazione,
furono particolarmente apprezzate dal Paleologo, il quale rispose a
Crisolora in termini scherzosi. Egli avrebbe potuto mandare migliaia
di epistole, ma ne ha mandate solamente cento; cosicché un altro
avrebbe potuto accusarlo di pigrizia, ben conoscendo la sua abitu­
dine di scrivere fiumi di parole lO.

9 Cfr. TREU, p. 114.


lO Vedo in/ra a § 6.
3.

LE FONTI DELLE EPISTOLE

Nel comporre le epistole Demetrio ha tenuto presenti due au­


tori piu degli altri: Isidoro Pelusiota e Filone Alessandrino. L'opera
di quest'ultimo è una fonte principale della Comparatio, e quindi
delle epistole che ne derivano. Filone, come è sottolineato anche
dall'Radot, nelle sue opere ha delineato la figura del buon sovrano
e lo ha identificato naturalmente in Mosè 1 . L'attenzione di De­
metrio si rivolge ad alcuni trattati in particolare: De vita Mosis,
De specialibus legibus, De Abrahamo; ma non mancano riferimenti
anche ad altri scritti dell'Alessandrino.
In alcuni casi il testo di Filone è riportato quasi senza mo­
difiche; cosi ad esempio accade con Phil., deus 19 = II 60, 5s. C.-W.
('t'ò ì:8t.o'V Àucrt.'t'EÀÈC; (.lo'Vo'V ilT]pW(.lE'VOt. 't'W'V a.ÀÀw'V Ù1tEPOPWcrt.'V) nell'ep.
69 't'ò ì:8t.o'V ÀUcrt.'t'EÀÈC; (.lo'Vo'V ilT]pW(.lE'VOC; 't'W'V a.ÀÀ.w'V ù1tEpopffc;, non
ricavata dalla Comparatio. In altre circostanze nel doppio passaggio
dal testo imitato alla Comparatio e infine alle epistole, Crisolora
muta l'originale; un esempio: Phil., virt. 3 = V 267, 6s. C.-W. 't'a
'tE ì:8t.C( Exacr'tw'V xC(t 't'eX. xoweX. 't'W'V 1tCL't'pi8w'V 1tEcrO'V't'c( 1toÀÀaxt.ç
à'VwpilwcrC('V; Dem. Chrysol., comp. 229, Il ì:8t.C( xC(t 't'eX. xoweX. 1tOÀEW'V
1tEcrO'V't'C( 1toÀÀaxt.C; à'VwpilwcrE, ep. 27 ì:8t.C1. XC(L 't'eX. xoweX. 1tEcrO'V't'cx.
1toÀÀcixt.c; à'Vwpilwcrcx.c;.
Da un esame approfondito dei luoghi imitati, inoltre, si nota
che Demetrio operava su un testo di Filone, molto simile a quello
tràdito dal codice Laur. LXXXV lO (F) 2. Ne fa fede, tra l'altro,

1 Cfr. HAnoT, 592-594.


2 Cfr. Philonis Alexandrini opera quae supersunt, V, ed. L. COHN, Berolini
1906 (rist. 1962), p. XI, «codicis F auctoritas, etsi non omnino eadem est, non
tamen parvi aestimanda videtur ». Il codice Laur. LXXXV lO è un cartaceo del XV
secolo, in cui è riscontrabile una seconda mano del XVI secolo.
24 Introduzione

l ' ep. 62 (dc; oùpavoùc; xat "tà 1tÉpa"ta. x60"!-1ou iì !-1éiÀÀov d1tELV Ei.C;
ù1tEpx60"!-1t.ov ouva!-1t.V), tratta da un brano del De praemiis (Phil.,
praem. 26 == V 341, 19 C.-W. app. xat "tà 1tÉpa"ta "tou x60"!-1ou,
!-1éiÀÀov oÈ xat "ti}v !-1E"tà x60"!-1ou OÙO"La.V) presente solo in questo
manoscritto e ritenuto interpolato dagli editori.
Altro autore per cui Crisolora mostra predilezione è Isidoro
Pelusiota con la sua colossale raccolta di epistole, esegetiche delle
Scritture e altre 3. Non è da escludere l'ipotesi che Demetrio, anche
in questo caso, abbia usato sé stesso come tramite, utilizzando qual­
cuna delle sue inedite opere di carattere religioso.
Nei confronti del Pelusiota Crisolora ha atteggiamenti diversi.
Talvolta ne riproduce il testo senza modifiche, introducendolo con
un "tt.c; Eq>1], in conformità all'uso dei Bizantini di non citare espli­
citamente il nome dell'autore imitato, ma semmai di renderlo con
un'espressione generica 4. Altre volte modifica, sia pur lievemente,
l'originale, come ad esempio nell'ep. 9 (ved. Isid. Pel., ep. II 146
== PG LXXVIII 592c), ove al 1tÀOU"tE di Isidoro sostituisce Ù1tO�{,a.,

termine piu adeguato al nuovo contesto (Ù1tO�La xcixt.O""tov EpyOV


a1tciv"twv oùx cl.ya1ti) cl.1t6Àot."to).
Ancora un diverso procedimento di imitatio è offerto dall ' ep.
3, che trae la sua origine da Isid. Pel., ep. I 50 == PG LXXVIII
213a. Crisolora estrapola solo alcune espressioni dalla fonte, ma
con essa il suo testo non ha alcun rapporto nel significato generale.
Infatti il Pelusiota commenta un brano delle Scritture (ler. 1, Il),

3 Vedo il recente lavoro di R. MAlSANO, «L'esegesi veterotestamentaria di Isi­


doro Pelusiota: i Libri Sapienziali», in K o L V W V (a. IV (1980), pp. 39-75, mi­
rarite al reinserimento di Isidoro «nella corrente di pensiero patristico che gli è
propria, al di fuori di quel limbo indefinibile a impronta mistica dove tuttora si
tende a relegarlo ». Tale corretta collocazione del Pelusiota può spiegare anche la
sua fortuna presso un autore come Demetrio Crisolora.
4 Cfr. H. HUNGER, «On the Imitation (!J.L!J.T]O"Lç) of Antiquity in Byzantine

Literature» = Byzantinische Grundlagenforschung ( << Variorum Reprints», CS 21),


London 1973, p. 29. Sempre sulla imitatio nel mondo bizantino con particolare rife­
rimento ai concetti di parafrasi e metafrasi cfr. ADRIANA PIGNANI", «Parafrasi o meta­
frasi (a proposito della Statua Regia di Niceforo Blemmida)? », in Atti Acc. Pont.
N.S. XXIV (1975), pp. 219-225; EAD., «La parafrasi come forma d'uso strumentale»
= XVI. Intern. Byzantinistenkongress, Akten II/3 = ]GB XXXII 3 (1982), pp. 21-32.
Le fonti delle epistole 25

ove è descritta l'apparizione a Geremia del ramo di mandorlo, sim­


bolo della sua missione profetica; mentre con le stesse parole De­
metrio definisce il decreto ricevuto dal sovrano (ep. 3 CT-rU'It't'LXOU
yÉ(J.ov't'ex xexì. OpL(J.U't'T}'t'OC;, 't'oLC; O' èiÀÀOLC; �É�exLOV; Isid. Pel., ep. I 50
= PC LXXVIII 213a pcX.�oov XexPULVT}V dOEV 'lEpE(J.l.exC;, ... CT't'u'It't'Lxcì
, ,
XexL, . .•

OpL(J.U't'T}'t'OC; ,
(J.E't'OXex ... XexL, (l'Q
I-JEI-JexLex ... XPT)" 't'OLVUV XexL' "'C'ex" E'ItL-
'Itovex ... cpÉPELV).
Altre volte in una sola epistola è possibile rilevare la presenza
non di uno, ma di due luoghi isidorei; ad esempio nell'ep. 19
('t'OLexU't'ex xexì. ÀÉyE't'exL 'ItWC; xexì. 'ItpcX.'t''t'E't'exL, 01.' WV xexì. ELT}C; xexì. VO(J.LSOLO
'ItCX.V't'WC; WC; EÙCTE�ÉCT't'ex't'OC;' oitEV xex't'opitwl-'.cX.'t'wv �VcX.'ItÀEWC; WV È-Àex't''t'W­
(J.cX.'t'wv EpT}(J.OC; EL XexL YU(J.véc;) vengono imitate, del l. II di Isidoro,
e l'ep. 87 = PG LXXVIII 529d-532a 't'OLexU't'ex xexì. ÀÉYE xexì. 'Itpéi't''t'E,
01.' WV xexì. ELT}C; xexì. VO(J.LSOLO où (J.évov EÙCTE�ÉCT't'ex't'OC;, �ÀÀcì xexì. 01.­
xexLé't'ex't'oc; e la 108 = 549a CTÙ oÉ, WC; cpexCTLV, È-Àex't''t'w(J.cX.'t'wv �vcX.­
'ItÀEWC; wv, xex't'opitw(J.cX.'t'wv EpT}(J.OC; EL xex� YU(J.véc;.
Nel caso di Isid. Pel., ep. II 108, Demetrio sembra perseguire
un giuoco scherzoso con la sua fonte: invertendo l'ordine delle pa­
role, finisce con l'utilizzare un'epistola di rampogna (nei confronti
del presbitero Zosimo) per l'elogio del sovrano. Lo stesso vale per
l'ep. 55 p::oÀo(J.wv EcpT} 'ItexV't'L PTl(J.ex't'L 'ItLCT"'C'EUELV �yexitòv èivopex, 't'òv
xexxòv èipex 'ItLCT't'EUELV OÙOEVì. OLXexLOV), in cui è riportato con qualche
variante un luogo delle Scritture (prov. 14, 15 èixexxoC; 'ItLCT't'EUEL
'Itexv't'ì. Àéy�, 'ItexvoupyoC; oÈ EPXE't'exL dC; (J.E't'cX.VOLexV): il concetto espresso
nel testo originale è rispettato ( << l'uomo buono crede in ogni di­
scorso»), ma la conclusione è completamente diversa (nei Proverbi
si osserva che in séguito l'uomo accorto EPXE't'IXL dc; (J.E't'cX.VOLexV,
mentre Crisolora scrive 't'ÒV xexxòv èipex 'ItLCT't'EUELv OÙOEV� OLXexLOV).
Vi sono luoghi, infine, nei quali è soltanto il concetto espresso
da Isidoro a essere ripreso (ved. ad esempio ep. 38 ot 'ItEpì. 't'OÙC;
èiitÀouc; �ywvLsé(J.EVOL xexì. YEVVexLWC; 'ItÀl)'t''t'OV't'EC; CT't'EcpexVOUV't'exL" ot O'
tJ1tÈp 't'OU 1:w't'l1POC; �VcX.'ItexÀLV, ot ycìp 'ItÀT}'t''t'é(J.EVOL xex� Ù'Ito(J.ÉVOV't'EC;
CT't'EcpexVOUV't'exL e Isid. Pel., ep. III 126 = PG LXXVIII 828ab
È-XEL (J.Èv ycìp é 't'U'It't'wv xexì. 'ItEPLYEvé(J.EVOC; CT't'EcpexVOU't'exL" È-V't'exuita. oÈ é
't'U'It't'é(J.EVOC; xexì. cpÉpwv, �VexPPl)CTEWC; �çLOU't'exL).
26 Introduzione

Accanto a Filone e al Pelusiota altri autori, sia pure per un


minor numero di epistole, sono presi in considerazione da Demetrio:
Giovanni Damasceno per le lettere 42-46, in cui viene mostrata
la differenza tra peccati volontari e involontari; il Niceforo Blem­
mida della Epitome physica per il gruppo 83-89, in cui sono de­
scritti alcuni fenomeni fisici e astronomici; ecc.
4.

TECNICA E GENERE EPISTOLARE

Le Cento epistole rientrano nel genere della lettera dotta,


particolarmente coltivato dai Bizantini per la sua forza comunica­
tiva e informativa, caratterizzato da un sottile giuoco allusivo, fatto
di imitatio e variatio. Questi componimenti inviati da privato a
privato per un motivo pratico e adattati, secondo i dettami dell'ars,
alla personalità del destinatario, si rivolgono tuttavia a un pubblico
pili ampio attraverso la lettura in un circolo letterario l.
A preliminare chiarimento va osservato che nel nostro caso
non ci troviamo di fronte a cento' biglietti ' mandati singolarmente
in periodi diversi al sovrano, ma ad un unico scritto in forma
epistolare, diviso in cento parti. Ogni lettera di Crisolora, perciò,
va inquadrata nell'insieme dell'opera ed in questa cornice ha il suo
significato pili profondo.
Il maggiore interesse delle Cento lettere è certamente racchiuso
nel « Raffinement der variatio» (Hunger), ma non si esaurisce tutto
in questo; non ci troviamo di fronte a una raccolta di « lakonische
Briefe» (Treu) - definizione che ancor oggi ha una certa fortuna
presso gli studiosi -, brevi componimenti privi di contenuto, ma
interessanti per la tecnica retorica e la bellezza dello stile 2. L'autore
stesso nelle prime epistole spiega quale motivo lo induca a scrivere:
l'ingiusta accusa; tutta la sua opera, quindi, è una prova di abilità
nel partire dai pili diversi argomenti per giungere alla stessa con­
clusione: la richiesta di perdono. Se si tien conto di queste pre­
messe, riesce difficile pensare alla « Inhaltslosigkeit», propria delle
epistole laconiche, cui fa riferimento Treu.

l Cfr. GARZYA, «Testi », p. 270 (= p. 47).


2 Cfr. COXE, p. 203; TREu, pp. 106s.; HUNGER, Chortasmenos, p. 91.
28 Introduzione

Lo scritto crisoloriano, in effetti, appartiene, come osservato,


al genere della lettera dotta 3 e, in particolare per certi aspetti, può
accostarsi al tipo indicato da Proclo nel De forma epistolari (p. 9
Hercher) come IJ.E"t"CXIJ.EÀT)"t"LXT). Alcune caratteristiche di questi com­
ponimenti, che tanta fortuna ebbero nella cultura bizantina, si la­
sciano facilmente individuare nelle epistole di Crisolora; a comin­
ciare dalla imitatio, che ne costituisce uno degli elementi piu quali­
ficanti 4.
Molte di queste lettere (almeno 50 su 100) sono composte se­
condo uno schema costante; la prima parte è una rielaborazione
di un brano di Filone, Isidoro Pelusiota o altri; nella seconda
invece si giunge con logica stringente alla conclusione che piu
preme: la richiesta di perdono 5. Questo procedere serrato dei ragio­
namenti e talvolta, se vogliamo, la cavillosità delle argomentazioni,
ci illumina su un Crisolora filosofo, che .finora era rimasto un po'
in ombra 6.
Nella capacità dell'autore di giungere dagli argomenti piu di­
sparati (teologia, politica, astronomia) sempre alla stessa conclu­
sione (la richiesta di perdono) si può individuare il «Raffinement
der variatio », unito ad una estrema abilità nel manipolare il testo
originale, fino a farne, talvolta, il canovaccio di tutta un'epistola.
Il destinatario a sua volta, Manuele II, tipico uomo colto del suo
tempo, si entusiasma nel ricevere queste lettere e le legge pubbli­
camente in una cerchia di amici dotti, come egli stesso ci attesta
nella risposta al suo confidente 7. Anche questa 'pubblicizzazione '
dell'opera ricevuta rientra nell'uso della letteratura epistolare in età
bizantina 8.

3 Per una bibliografia completa e aggiornata sull'argomento cfr. GARZYA, «L'epi­


stolografia », p. 116, nota 2.
4 Cfr. HUNGER, Literatur, I 209. 211. 214; GARZYA, «L'epistolografia », p. 123.
5 Ad esempio nell'ep. 28, la prima parte (EL 'ne; yÉVOV!O - EÙWO��e; 't"oùe; 1'tÀT)­
(ncisov't"�e;) è imitatio di PHIL., somn. I 177s. = III 243,3-7 c.-W.; la seconda
invece è la conclusione di Crisolora (È-yw oÈ (..LÉpoe; - 1'tOVT)poi:e; crUSWV't"L).
6 SYROP., III 8 = p. 52 Creyght. È-XEi:voe; yàp epLÀ6croepoe; W'J.
7 Vedo § 6.

8 Cfr. HUNGER, Literatur, I 208-211; GARZYA, «L'epistolografia », pp. 144-146.


Tecnica e genere epistolare 29

La presenza di numerose ed eleganti Redefiguren in questo


singolare componimento dovette certamente affascinare l'imperatore­
destinatario ed i suoi colti amici 9. Molto frequente è, ad esempio,
la variatio in uscita, ep. 1, 4 n(J.wv ... n(J.LV; ep. 8, 3 aù""t"òv aù""t"ou;
ep . Il, 5s. yEvvl1cra(J.ÉvOI.<; ... ÈYEvv1}i}l1; ep . 14,4s. 1tcX.V""t"E<; xaL 1tcX.v­
""t"WV; ep. 21, 2 �apu""t"Epa �apu""t"Ép�; ep. 37, 3s. 1tLcr""t"EuEcri}aL ... 1tL­
cr""t"EUELV ... 1t�cr""t"EucrOV; ep. 41, 2-4 1ta""t"Épa ... 1ta""t"'DP . . . 1ta""t"pò<;; ep.
53, ls. EXEL<; ""t"E xaL E;EL<;; ep. 62, 3 (J.LXpOU xaL (J.I.Xpòv. Non manca
qualche raffinata metafora marina, ad esempio nella ep. 31, 3s.
È(J.È•.. d<; 1tÉÀayo<; IIov""t"l.xÒV È1tI.PP�1t""t"ELV �OUÀEUTl ""t"f1ç ""t"pl.xu(J.�a<;. Al­
l'inizio dell'ep. 15, poi, si nota bene in evidenza una costruzione
di tipo chiastico: &ÀÀOL 1tOÀL""t"LX1}V ""t"LVa (J.E""t"aXEl.pLsO(J.EVOI. ""t"'DV nYE­
(J.ov�av; cosi pure nell'ep. 39 Èx 1tOVWV El.<; cX.vcX.1taucrLV ... 1tpò<; ""t"1.­
(J.wp�av È; noovf1<;. Tra l'altro Crisolora ricorre spesso alla litote,
per dare rilievo di volta in volta al proprio dolore di fronte all'in­
giusta accusa (ep. Il, 3s. OÙ (J.I.Xpòv) o per sottolineare la propria
innocenza (ep . Il, 6 où xaxòv; ep . 26, 3 où (J.EycX.Àa; ep. 36, 3s. OÙX
cX.VI.cX.""t"OL<;) .
Nell' ep. 94, quasi a conclusione dell'opera, Demetrio esprime
il dubbio che la sua prolissità possa recar disturbo al sovrano (EL
crOL OOXW cpop""t"I.Xò<; 1toÀÀà. ypcX.cpwv); un topos proprio della lette­
ratura epistolare. Infatti la brevitas, raccomandata dall'antica pre­
cettistica, fini in realtà col rappresentare una risorsa filofronetica
e, inquadrata nell'obbligo di non tediare il destinatario, forniva tut­
tavia all'epistolografo l'occasione per rivolgergli espressioni di af­
fetto l0.
Nell'ep. 9 Crisolora dichiara di sottomettersi alla volontà del
sovrano con assoluta umiltà; questa affermazione di modestia va
certo collegata alla situazione particolare in cui si trovava lo scri­
vente, tuttavia fa parte anch'essa di quel corredo di topoi che carat-

9 L'antica precettistica raccomandava peraltro un uso moderato dei tropo i nelle


epistole. Cfr. SYKUTRIS, 194; HUNGER, Literatur, I 200.
lO Cfr. SYNES., ep. 5 = p. 25, 1 1- 15 Gar.; SYKUTRIS, 193; HUNGER, Literatur,

I 199; GARZYA, «L'epistolografia », pp. 125s.


30 Introduzione

terizzano lo scambio epistolare nel mondo culturale di Bisanzio 11.


In conclusione l'insistito intrecciarsi di topica e imitatio nelle
Cento epistole ha un suo scopo ben preciso. Crisolora vuoI fornire
al sovrano un saggio della propria cultura, ma nello stesso tempo
si serve di una struttura cosi complessa e elaborata, perché essa gli
consente di esprimere nel solo modo possibile - in tono velato e
allusivo - il proprio pensiero (ved. ad esempio ep. 30 O'Ù IJ.Èv Èv
IJ.ÉO'� 'tWV à.xa.v1)wv p650v o 'toùç IJ.È'J 1ta.pov'ta.ç à.va.1t!:IJ.1tÀT}O't.v EÙ­
w5�a.ç 'toùç 5' à.q>t.O''ta.IJ.É\lOUç oÙ5É1tO'tE, ove, con ogni probabilità, De­
metrio fa riferimento al suo accusatore Leontare).

11 Cfr. GARZYA, « L'epistolografia », p. 126.


5.

TRADIZIONE MANOSCRITTA E RECENSIO

I manoscritti a nOI noti che tramandano le Cento epistole sono


seguenti:

B Ox. BodI. Barocc. gr. 125, chart., saec. XVIi, mm.


310 x 250, ff. 200-208 l.
O Vat. Ottob. gr. 395, chart., saec. XV, mm. 296 x 210,
ff. 1-13 2.
P Paris. gr. 1191, chart., saec. xve-xvp, mm. 422 x
282, ff. 39v-44v 3 .
V Vat. gr. 1111, chart., saec. xve, mm. 215 x 145,
ff. 23v-34v 4.

·
l Cfr. COXE, p. 203; E. GAMILLSCHEG - D. HARLFINGER, Repertorium der grie­
cbischen Kopisten 800-1600, I, Wien 1981, p. 163. Questo codice, di 239 fogli, fu
copiato da Nicola Malascio, protopapa di Nauplio.
2 Cfr. E. FERON - F. BATTAGLlNI, Codices manuscripti Graeci Ottoboniani Bi­

bliothecae Vaticanae, Romae 1893, pp. 207s. Si tratta in effetti di tre codici rilegati
insieme: nel primo, ff. l-Dv in particolare, la scrittura è piccola con un ductus
abbastanza preciso; anche i margini sono accuratamente rispettati; il suo stato di
conservazione è buono, tuttavia si possono notare da f. 2 a f. 13 macchie di umido
nel margine superiore esterno, che peraltro non recano danno al testo. Il numero
degli errori di scrittura e di accento non è elevato, in generale lo scriba si rivela
preciso e attento.
3 Cfr. H. OMONT, Inventaire sommaire des manuscrits grecs de la Bibliothèque
Natiol1ale, I, Paris 1886, pp. 258s. La scrittura di questo manoscritto, abbastanza
ordinata, ma non priva di errori di itacismo e accentazione, ricorda quella di Giorgio
Gregoropulo o di Manuele Gregoropulo, come mi è segnalato dal prof. Ch. Astruc,
cui va la mia gratitudine per le utili informazioni che mi ha fornite. In margine
alla inscriptio delle epistole una mano piu recente ha scritto: Vide Cod. 2415 r 37:
il riferimento è all'attuale Paris. gr. 3041, ove si trova la lettera con cui Manuele II
ringraziava Crisolora delle Cento epistole.
4 Poiché questo manoscritto non è catalogato, diamo qui alcune notizie con par­
ticolare riferimento ai fogli esaminati nella collazione. 10 stato di conservazione è
buono, ma da f. 53v in poi diventa pessimo con grave danno per la lettura. La
32 Introduzione

Essi risalgono a un archetipo a., come provano alcuni errori


comuni: ep. 17, 1 �ou ÀEer11o.r. �Èv a. ouvo.er11o.r. per ouvo.er11o.r. �Èv a.
�OUÀE'to.r.; nell'ep. 73, 2 la omissione di 'Ivooi:ç; ep. 87, 4 1te'iv, wv
per 1tcX.v'to., wv; ecc.
Il testimone piu genuino per vari aspetti sembra essere il
codice O. Ad esempio alla fine dell'ep. 29 BPV hanno in comune
una lacuna di undici parole (l'epistola vi è tràdita fino ad à.1tO /),
mentre O dà il testo completo. La presenza, tra l'altro, di questa
lacuna in BPV contro O è indizio che i tre codici discendono da
un esemplare comune x. Il codice O a sua volta ha alcuni errori
propri (ep. 50, 4 EXEL per EXEr.v; ep. 61, 1 à.yo.11wv per à.yo.11ÒV; ep.
91, 1 o.ù'tQ per Éo.u'tQ), tali da fare escludere che da esso possano
discendere BPV. Inoltre P e V presentano alcuni errori in comune
contro B e O (ad esempio: ep. 12, 3 <9�T) per <9Wflv; ep. 51, 2s.
�Ào.er'tcX.vov'to. per �Ào.er'tcX.vov'to.ç) e a sua volta il codice B ha qualche
errore contro PV e O (ep. 75, 3 À6yov per À6yot.; ep. 91, 1 1t'tw�o.
per 1t'to.i:er�o.; ep. 95, 4 er E per yE); sicché si può concludere che da
x hanno avuto origine da un lato il codice B e dall'altro PV. Tra
p e V non vi è rapporto di copia, poiché entrambi presentano errori
propri 5, si deve invece concludere che essi si rifanno ad un esem­
plare comune y.
A questo quadro della tradizione - un ramo rappresentato dal
codice O e un altro dal subarchetipo x (By) - pone qualche difE.-
scrittura, specialmente tra f. 23v e 34v, è abbastanza chiara e precisa, benché non
manchino errori di accentazione e altri di distrazione. R. DEVREESSE, Le fonds grec
de la Bibliothèque Vaticane des origines à Paul V (<< Studi e Testi », 244), Città del
Vaticano 1965, p. 461, segnala la presenza delle Cento epistole nel codice Vat. gr.
1098; per la verità alcuni fogli di questo codice, come descritto dal Devreesse, a
partire dal De septem synodis attribuito a Fozio fino alla lettera di Giovanni VIII
a Fozio, quindi comprendenti anche le Cento epistole, sono confluiti nel cod. Vat.
gr. 1111, una miscellanea di costituzione piu recente: me lo ha segnalato con squisita
cortesia il prof. V. Peri, cui rivolgo un sentito ringraziamento.
5 Tra gli errori di P segnaliamo: ep. 53,4 OOVÀ.EUOV per OOVÀ.Euov't'a e nella
stessa epistola (2) !-1E't'a�ciÀ.oLC; per !-1E't'a�ciÀ.o�o; ep. 74, 2 à.cpLE't'aL per È:cpLE't'aL. Tra gli
errori di V: ep. 14,1 !-1Ì1v per !-1�V; ep. 63,2 7tPOCiXPW!-1EVOL per 7tPOCiXPW!-1EVOC; e
nella stessa epistola (5) 7t't'aL!-1aCiW per 7t't'aLCi!-1aCiLv. Il comportamento dei due codici
di fronte al loro antigrafo (lacunoso o illeggibile) in ep. 90, 2 conferma l'indipen­
denza di P da V.
Tradizione manoscritta 33

coltà la presenza di alcuni errOrI In comune tra O e y contro B:


ep. 15, 2 cpÀ,EUYI..l.O'VTI Oy contro cpÀ,EYI..l.O'VTI B; nell'ep. 90, 2 O omette
CPPouoo'V, cosi pure P, che lascia uno spazio bianco di poche lettere,
e infine anche V, ove il termine è stato in séguito aggiunto supra
lineam da altro scriba; solo B, quindi, lo presenta regolarmente nel
testo. Ciò fa pensare che vi sia stata una certa contaminazione tra
O e y e pertanto di fronte alla concordanza Oy contro B, la scelta
non potrà farsi per via meccanica, ma mediante ricorso al iudicium.
Nella maggior parte di tali casi la presente edizione aderisce
al testo di Oy giacché esso, ad un esame accurato, è apparso prefe­
ribile a quello di B. Ad esempio nell'ep. 59, 3s. (ou'tw ) È'V 'tuxcue; •..

'tCILe; È'VCI'V'tLCILe; di B rispetto a È'V'tuXOL 'toLe; È'VCI'V'tLOLe; di Oy (È'V'tUXOLe;


y) appare chiaramente lectio facilior, esemplata su WCT7tEp È'V EÙ7tCI-
•.•

1}ELCILe; cX'VCIÀ,OYOUCTCILe; che è qualche rigo prima; cosi nell'ep. 45, 1


a.'V ®EC;> 1..l.1) XOÀ,clSll'tCIL 00uÀ,l1CTLe; di Oy va preferito a ®EOU di B,
perché, come è evidente dalle epp. 43. 44, Crisolora vuoI sottoli­
neare che i peccati, frutto di desiderio, non vengono puniti da Dio.
Elemento di giudizio ai fini della selectio può essere anche la
clausola ritmica, per la quale Demetrio mostra una certa' osser­
vanza 6: ad esempio, nell ep. lO, 2 1tPOCTOOXL� xCIpm7l'V di Oy (clau­
'

sola coriambica) risulta preferibile a 1tPOCTOOXL� 'tW'V XCIp1tW'V di B


( -uuu- ) ; cosi nell'ep. 15, 3s. o'V'twe; XCI!. 't1)'V cX'tclpCIXO'V di Oy ( -uuuu-uu )
deve preferirsi a o'V'twe; XCI!. cX'tclpCIXO'V di B; nell'ep. 41, 3, però,
EXTI 'tLI..l.1]'V di B dà una clausola pari, mentre EXTI 't1)'V 'tLI..l.1]'V di Oy
dà una clausola dispari.
Alla luce di quanto osservato si può concludere che lo stemma
è il seguente:

6 Il rilevamento sulle sole clausole finali di periodo dà questi risultati: su un


totale di 231 clausole ne abbiamo 161 a intervallo pari (69,1%) e 70 a intervallo
dispari (30,3%). L'autore mostra una certa preferenza per la clausola bidattilica (48
volte; 20,7%); seguono l'adonio (38 volte; 16,4%), il dattilo + anapesto (16;
6,09%), il coriambo (14; 6,06%).
34 Introduzione

v
.B

Si attinge (J. in genere da 0, specie quando si accorda con y


oppure con B. Interventi sul testo tràdito sono lin1itati ai casi in
cui è apparso assolutamente inaccettabile.
6.

MANUEL PALAEOLOGI AD DEMETRIUM CHRYSOLORAM


EPISTOLA (ΕΡ. 61 == Ρ. 171 DENN.)

Παρά. μεν των ουκ εΙδότων σου Da parte di coloro che ηοη co­
τήν Ισχυν πολλοΙ μεν κρότο!., πολ­ noscono le tue capacita son ve­
λαΙ δε ευφημΙα!. γεγένηντα!., των nuti molti plausi ed elogi per le
έκατόν έπ!.στολων ενεκα ας εναγ­ Cento epistole ch� or ora ci hai
χος ήμιν επεμψας, των μεν τό mandate: alcuni ne hanno am­
πληi}ος, των δε τήν έν έκά.στη mirato il numero, altri la conci­
τ�χυτητα i}αuμαζόντων, καΙ άλ­ sione, altri altre qualita, tutti ίη­
λων άλλα καΙ τήν ευπορΙαν rιπά.ν­ fine ne hanno lodato la sagacia.
τwν. έμοΙ δε πιiσα!. καΙ ων τους Α me ροί son piaciute tutte, e
άλλους έξέπληττον καΙ έτέρων quelle che lasciarono perplessi al­
έi}αuμά.ζοντο· σλως γά.ρ τοις σλο!.ς cuni e quelle che furono oggetto
έφαΙνοντο, πως οίε!., μά.λα λαμ­ di stupore per altri; poiche ίη ge­
πραι. άλλ' στ!. περ έξόν μυρΙας το­ nerale a tutti, come puoi imma­
σαύτας επεμψας ουκ έξην έπα!.­ ginare, sono apparse assoluta­
νεΤν- άλλος δ' σ.ν ίσως έμέμψατό mente splendide. Tuttavia ηοη
σέ νωi}ρότητος ουκ άγνοων σου τά. ωί e possibile lodarti, poiche ne
ρεύματα. hai mandate cento, pur potendo­
ne mandare diecimila; d'altro
canto un estraneo che ηοη igno­
rasse la tua facondia ti avrebbe
accusato di pigrΊZia.
DEMETRII CHRYSOLORAE

AD MANUEL PALAEOLOGUM EPISTOLAE CENTUM


SIGLA ATQUE BREVIATA

B Cod. BodI. Barocc. gr. 125, saec. XVIi, ff. 200-208


o Cod. Vat. Ottob. gr. 395, saec. XV, ff. 1-13
p Cod. Paris. gr. 1191, saec. XVe-XVIi, ff. 39V-44v
v Cod. Vat. gr. 1111, saec. XVe, ff. 23v-34 v

x BP V
y PV

1(iber)ac 1(iber) ante correctionem


1P c 1 post correctionem
1s1 1 supra lineam
12s1 altera manus supra lineam

C. Conti Bizzarro
e(ditor)app e(ditor) in apparatu

add. addidit
codd. codices
coni. coniecit
inser. inseruit
inv. ord. inverso ordine
om. omisit
scrib. scribendum

* litera erasa seu evanida

Uncis ( ) inclusa sunt quae addenda videntur


ΕΙΣ ΤΟΝ ΟΝΤΩΣ ΑΥΤΟΚΡΑΤΟΡΑ ΚΥΡΙΝ ΜΑΝΟΥΗΛ ΤΟΝ
ΠΑΛΑΙΟΛΟΓΟΝ ΔΗΜΗΤΡΙΟΥ ΤΟΥ ΧΡΥΣΟΛΩΡΑ ΕΠΙΣΤΟΛΑΙ
ΕΚΑΤΟΝ ΕΦ' ΕΝΙ ΠΡΑΓΜΑΤΙ

1.

'Άριστε βασιλεσ, Λεοντάρης ήμίν εγραψεν ό καλός και ώνεί­


διζεν ώς ά.πρεπη τG} καλG} γράψασι βασιλεί· οϋτε ουν αυτG} λέγειν
ά.σφαλες τά. τοιαστα oui}' ήμίν ά.κούειν, αυτG} μεν ώς πρό των
αλλων είδότι σπουδην ήμων υπέρ σου, ήμίν δε πάλιν ώς τοίς
5 αυτοίς επι των υπέρ σου διαμένουσι και ουκ αλλοις. Χαίροις.

2.

'Άριστε βασιλεσ, Λεοντάρης ημιν ά.παιδευσίαν είς τό σόν


ϋψος ό καλός εγκαλεί, τόδε μανίαν τις αν εχοι τεκμηριώσασi}αι
μάλλον ουχ ετερον- τoιoύτ� γοσν πτώματι περιπεσοσσιν ελαιον
ά.κολοui}ε'i:ν ά.ναγκαίον, υγιαίνουσι δε κόλασιν επεσi}αι, δυοίν ουν
5 έλέσi}αι i}ciτερον- την ψηφον τοσ καλοσ βασιλέως επινοοσμεν ουκ
αλλου. Χαίροις.

3.

'Άριστε βασιλεσ, έδεξάμην σου τόν όρισμόν ον ήμίν ό καλός


επεμψε Λεοντάρης στυπτικοσ γέμοντα καί δριμύτητος, τοίς δ' αλ­
λοις βέβαιον ώς παρεχόμενον ευεργεσίαν ήμίν- χρη τοίνυν και
τά. των δεινων επίπονα φέρειν και τά. καλά. προσδοκάν έκ των
5 εναντίων. Χαίροις.

Tit. 1 οντως OV: om. ΒΡ 2 έπιστολαί ΟΥ: έποστολαί Β


1 4 cf. Paul. 2 Cor. 7, 12
1 1-2 ώνεΙδιζεν ΟΒ: ώνεΙδειζεν Υ 5 χαΙροις OBV: Offi. Ρ
2 6 χαΙροις OBV: Offi. Ρ
3 =
2-5 d. Isid. Pel. ep. Ι 50 PG ιχχνΠΙ 213a
3 5 χαΙροις OBV: Offi. Ρ
40 Demetrius Chrysoloras

4.

'Άρι.στε β(1σι.λευ, εδει.ξ(1ς ήμϊ:ν έξ ων ό Κ(1λός εγΡ(1Ψε Λεον­


τάρης ώς εστι. σοΙ. Κ(1ί, άμυν(1σ71(1Ι δύν(1μις Χ(1ί, γεγΡ(1μμένων
περι.εργί(1· πλήν ου βουλεύη Τ(1υΤ(1 δραν, εργοι.ς μιμούμενος οση
δύν(1μι.ς τόν Θεόν δς έν α.Π(1ντι. βίtc> μόνην τήν συκην Κ(1τηρc'ισ(1Τo.
5 Χ(1ίροι.ς.

5.

'Άρι.στε β(1σι.λευ, τρόπον ετερον έξέφυσεν ό έμός λόγος η


(1υτός φου' Κ(1ί, γαρ έγω τό Π(1ρόν Ομοι.ον οίόμενος είν(1 Ι. χρόνtc>
τ{ίJ Π(1ρελ71όντι. Κ(1ί τι.νων χάρι.ν τήν είς ήμας ζητησάντων Κ(1ί
λ(1βόντων, άγνοήσ(1ντος ϋψους του σου, τοι.ούτοι.ς έχρησάμην
5 τοϊ:ς Ρήμ(1σι.ν ουκ α.λλοι.ς τρόποις. ό 71εός οίδε. Χ(1ίροις.

6.

'Άρι.στε β(1σιλευ, (1υτός Βς τα σα κηρύττω Π(1ντοίων άγ(171ων


εΙν(1ι. μέΤΟΧ(1, πως αν τήν άλή71εΙ(1ν φιμην ου πλησιάζειν σοι, η
των &λλων άγ(171ων β(1σι.λεύει Κ(1ί, β(1σιλεϊ: πρό των &λλων άρ­
μόζει; ουκ α.Ρ(1 τουτο πρός το σόν ϋψος έμου περίεργον, ουδέ Χ(1-
5 λεπόν, ουδέ κολάσεως τ{ίJ σ{ίJ κράτει δεϊ:Τ(1Ι. Χ(1ίροις.

7.

'Άριστε β(1σιλευ, εϊση τό άλη71ές, α.ν των έμων ώς δίΚ(1ιον


μνημονεύης των υπερ του σου κράτους γεγενημένων, α. φ(1νερως
Κ(1ί, πολύν τιν(1 χρόνον εϊργ(1σμ(1Ι' πως ουν τοϊ:ς έν(1ντίοις νυν
έφ(1ρμόζειν έβουλευόμην έμ(1υτόν, δίκην Ευρίπου φέρων, ώς ό λόγος,
5 τα ρεύμ(1Τ(1; άδύν(1τον. Χ(1ίροι.ς.

2 cf. Dem. Chrysol. comp. 222, 11-12


4
2 cf. Isid. Pel. ep. Ι 51
4 = PG LXXVIII 213b 4 cf. Isid. Pel. ep. Ι
51 = PG LXXVIII 213b
4 5 χαίρσις OBV: om. Ρ
5 5 χαίρσις OBV: om. Ρ
6 2-3 cf. Plat. leg. ν 730b
6 3 βασιλεί: OBV: βσιλεί: Ρ 5 χαίρσις OBV: om. Ρ
7 4-5 cf. Arist. eth. Nicom. 1167b 6-7
7 4 έβσvλεvόμην ΟΥ: έβσvλόμην Β 5 χαΙρσις OBV: om. Ρ
EpistQlαe 41

8.

'Άριστε βα.σιλευ, ουκ σ.ν τφ ψεuδει πα.ρα.χωρήσα.ιμεν άλη­


itεία.ς είνα.ι πρoτιμoτέρ�. εΙ γάρ κα.ι τό σόν ϋψος α.ΙδοUμεitα. άλλά
τόν itεόν α.υτόν α.υτου προτιμήσωμεν ος έστιν ή άλήitεια.· ουχ ό
λόγος τρόποις έγεννήitη κα.κοίς άλλά χρηστοίς κα.ι χα.ίρων ά.πλό-
5 τητι. Χα.ίροις.
9.

'Άριστε βα.σιλευ, υποψία. κάκιστον εργον άπάντων ουκ άγα.itή


άπόλοιτο μήτ' έν γη φα.νείη μήτ' έν itα.λciττη, πολλους γάρ
φitείρει κα.ι πρό του τέλους κα.τα.γωνισα.μένη Ρα.itUμους κα.ι συν­
τρίψα.σα. μή κα.λως ωσπερ α.υτόν έμε πα.ντελως υποκuπτειν έitέ-
5 λοντα. μικροΨυχί("f. Χα.ίροις.

10.

'Άριστε βα.σιλευ, πολλοι τους πόνους έλπίδι κρείττονι φε­


ρουσι κα.τα.φρονουντες κόπων τη προσδοκί("f κα.ρπων. ήμίν ουν
τους πόνους ηδη κα.τα.βάλλουσιν οσον υπερ των σων κάν τοίς
σοίς όρισμοίς όκνσυσι κα.τ' αλλους ουδέποτε, δείξον τήν γεωργία.ν
5 βλα.στήσα.σα.ν. Χα.ίροις.

11.

'Άριστε βα.σιλευ, «Ι εΙ μεν έμοι πείitοιο μηδ' ολως, εΙ δε


σα.υτφ, μή πάνυ ' », τις εφη, «κα.τάκρινε τους σους έπι μικρφ
πτα.ίσμα.τι ». έμου γάρ του κα.λου τά γράμμα.τα. Λεοντάρη ου
μικρόν ηΨα.ντο άλλά μέχρι μυελων κα.ί. όστέων κα.ί. μέγα. πciitος
5 ήγησάμην α.υτά. πίστευσον ουν ήμίν τοίς γεννησα.μένοις τό ρημα.
ώς ου κα.κόν έγεννήitη τόν τρόπον. Χα.ίροις.
8 1-3 cf. Isid. Pe1. ep. ΙΙ 146 = PG LXXVIII 592a
8 5 χαίροις OBV: om. Ρ
9 2 cf. Isid. Pe1. ep. ΙΙ 146= PG LXXVIII 592c
9 5 χαίροις OBV: om. Ρ
10 =
1-5 cf. Isid. Pel. ep. Ι 488 PG LXXVIII 448c
10 2 προσΟοκίQ. καρπων ΟΥ: προσΟοκίQ. των καρπων Β 4 όρισμοίς V.
Palmieri: όρισμων codd. 5 χαίροις OBV: om. Ρ
11 =
1-2 Isid. Pe1. ep. ΙΙ 84 PG LXXVIII 525d 4 cf. Pau1. Hebr. 4, 12
11 6 χαίροις OBV: om. Ρ
42 Demetrius Chrysolorαs

12.

'Άριστε βιχσιλεσ, ιχυτος, ου τον α.πιχντιχ λόγον άπλοσν ά.ντΙ


ορκου νομίζεσi}ιχι πιχντι λέγω, πως αν ιχuτοu Ρq.δίως πόρρω τήν
ά.λήi}ειιχν φμην είνιχι; ά.δύνιχτον- λοιπόν αν μεν εχη χώριχν ό λόγος,
κιχι i}εί;> κιχί σοι χάρις, τί;> μεν ώς χιxρισιxμέν� σοι δύνιχμιν όμοίιχν
5 ιχυτί;>, σοι δε πάλιν ώς μιμουμένψ εΙ δ' ουν, χάρις σοι ώς κο­
λάζειν ουδεν έπινοοσντι τοιιχστιχ. ΧΙΧίροις.

13.

'Άριστε βιχσιλεσ, οσον έπιi}uμείς ά.γιχi}ους τους σους είνιχι


τοσοστον έγώ πρόi}uμος τήν σήν είς τοστο γνώμην πιχρενεγκείν,
μόνον εΙ i}εός δί;> τήν δύνιχμιν Civwi}EV, μή χιχρισιχμένου δε των
ά.νi}ρώπων ή δύνιχμις ά.σi}ενής ουσιχ φεύγει κιχι συγγνώμην ά.νάγκη
5 διδόνιχι τόν βιχσιλέΙΧ πτΙΧίσιχσι, τοίς φιλοσσι δε πλέον. ΧΙΧίροις.

14.

'Άριστε βιχσιλεσ, εΙ μεν ά.λΙΧζονίq. το ρημιχ γεγέννητιχι, μέγα.


τό πτιχίσμιχ κιχι σκώμμιχτος δεόμενον ου μικροσ, αν δ' ά.γνοίιχς
κιχι λήi}ης η, μέγιχ πΙΧλιχιοίς κιχι ιχυτο κιχι μεγάλης έδείτο i}uσίιχς
πιχρ' ήμίν δε μικρόν 11 μηδέν, ιχυτη γα.ρ ήττωντιχι πάντες κιχι
5 πάντων εγνω βιχσιλεύειν ιχυτη βροτων, αριχ συγγνώμη τοίς έπο­
μένοις. ΧΙΧίροις.

15.

'Άριστε βιχσιλεσ, οΙ των ά.ρχόντων αλλοι πολιτικήν τινιχ


μετιχχει.ριζόμενοι τήν ήγεμονίιχν oγκ� τύφ� κιχι φλεγμονη χΙΧί­
ρουσιν, ιχυτός δε φιλείς είρηνικήν τήν διιχκονίιχν οντως κα,ι τήν

12 1-3 cf. Dem. Chrysol. comp. 236, 11-12


12 1-2 cf. Isocr. ad Nicocl. 22
12 3 φμ.ην ΟΒ: φμ.η Υ 5 an εϊη scrib.? 6 χαίροις OBV: om. Ρ
13 2 cf. Appian. bell. ciν. ΠΙ 61, 251 = ΙΙ 352, 20-21 Mend.-Vier.
13 4 άνάγκη Β: άνάγγη ΟΥ 5 χαίροις OBV: Offi. Ρ
14 3-5 cf. Matth. 9, 13
14 1 μεν ΟΒΡ: μην V 6 χαίροις OBV: Offi. Ρ
15 =
1-2 cf. Psell. ίη obtrect. 11 17, 88 Gar.
15 2 φλεγμονη Β: φλεvγμονη ΟΥ 3 την2 ΟΥ: Offi. Β
-Epistolae 43

αταραχογ ου μόνον έν τοις μικροις σ.λλα. κσ.ν τοις μεγάλοις


5 εδειξας έαυτον μέγαν έπιστα.ς τοις κοινΟΙζ" οitεν καΙ. ήμιν δίδου
χάριν. Χαίροις.

16.

'Άριστε βασιλευ, «' τοις οίκέταις», εφη τις, «χρηστέον ώς


έαυτοΙς. α.νitρωποι γάρ είσιν '. ή δε τύχη τούτους έποίησε κτή­
ματα· σ.λλ' οΙ πάντες εν τη τε φύσει καΙ. πίστει». εί γουν τήν
γην α.Ψυχον ουσαν ό itεος σ.ναπαύεσitαι κελεύει, πως ουκ σ.ναγκαΙον
5 σ.νitρώποις τοις όμοφύλοις διδόναι συγγνώμην; Χαίροις.

17.

'Άριστε βασιλευ, το δύνασitαι μεν a. βούλεται πράττειν, σ.εί


δε πάντα δριiν τη φιλανitρωπί�, τουτο καΙ. Θε@ καΙ. σ.νitρώποις
ενδοξον καΙ. μιiλλoν έξαίρετον ώς δυναμένοις τοις βασιλευσιν.
σ.ναγκαΙον γα.ρ συγγνώμης τους πταίοντας σ.ξιουν, έπεί κσ.κεΙνοι
5 της αυτης οντες α.ν1}ρωποι δέονται. Χαίροις.

18.

'Άριστε βασιλευ, ή λήitη τοις σ.νitρώποις ωσπερ τι συμβαίνει


νόσημα, μνήμη γα.ρ υποχωρήσασα ταύτην γεννq., οϊχεται δε πάλιν
οταν τις αυτήν οπλοις της μνήμης ηδη καταγωνίσηται. καΙ. νυν
ου μόνον αυτης, σ.λλα. καΙ. του καλου δέομαι βασιλέως συγγνώμην
5 εχειν. Χαίροις.

6 χιιίροι.ς OBV: om. Ρ


16 1-2 Isid. Pel. ep. Ι 471 = PG ιχχνιπ 440c necnon Oem. ΑΙ. paed.
ΠΙ 12, 92, 4 = Ι 286, 32-287, 1 Stah. 2-3 cf. Isid. Pel. ep. Ι 471 = PG
ιχχνΠΙ 440c 3-4 cf. Phil. spec. Π 89 =
V 108, 9-11 C.-W.
16 5 χιιίροις OBV: om. Ρ
17 1-3 cf. Isid. Pel. ep. Π 15 = PG LXXVIII 468a
17 1 δίινιισl}ιιι μεν & βοίιλετιιι C . Isid. Pel. co11.: βοίιλεσl}ιιι μεν & δίι-
να.σl}α.ι (δίινα.τα.ι coni. V. Pa1mieri) codd. 5 χιιίροις OBV: Offi. Ρ
18 1-3 cf. Isid. Pel. ep. Π 34 = PG ιχχνπι 477d
18 1 συμβα.ίνει ΟΒΡ: συμβα.ίνειν V 5 χα.ίροις OBV: Offi. Ρ
19.

'Άριστε βα;σιλευ, τοια;υτα; κα;ι λέγετα;Ι πως κα;ι πρά.ττετα;ι,


δι' ων κα;ι είης κα;ι νομΙζοιο πά.ντως ώς ευσεβέστα;τος Q1JEV κα;τ­
ορiJωμά.των ά.νά.πλεως ων έλα;ττωμά.των ερημος εί χσ3. γυμνός
γuμνώiJητι ουν κα;ι των είς ήμιiς σκωμμά.των, ϊνα πα;ρά.δεισον
5 ένδεδυμένος φα;νης. Χα;Lροις.

20.

'Άριστε βα;σιλευ, τΙ αν τις εχοι λογΙσα;σiJα;ι, οτα;ν ου προσέχη


τις δεσπότη κα;ί. βα;σιλεϊ: διά. τε λόγων κα;ί. των πρα;γμά.των
α;υτων; πά.ντως δεινότα;τον, πλην οτα;ν άπλότητι το κα;κον φέ­
ρητα;ι κα;ι' μη iJuμ� 11 XClXL�, τυχεϊ:ν άνά.γκη τότε συγγνώμης
5 τους πτα;Ιοντα;ς. Χα;Ιροις.

21.

'Άριστε βα;σιλευ, συ μέν ου τοια;υτα; μόνον, ά.λλά. κα;ι' τούτων


οσα; βα;ρύτερα; βα;ρυτέρ� ηiJει ' 11 βρα;χεϊ: σκώμμα;τι iJερα;πεύεις.
ι

τόδε γέγονε του κα.λου γρά.μμα;σι Λεοντά.ρη, διο νυν ή χρεΙα;


συγγνώμης έστι:. Χα;Lροις.

22.

"Αριστε βα;σιλευ, έγώ τά. σά. λόγοις ου μόνον ά.λλά. κα;ί.


πρά.γμα;σιν έβεβα;Lωσα;, νυν ουν οϋτε συ πόρρω των σων έγένου
κα;λων ά.λλ' ουδ' έγώ πόρρω της έμης ά.ληi}εΙα;ς 11 γνώσεως. αρα;
το ρηi}έν είς το σον υΨος πα;ρ' ήμϊ:ν άδολLεuτον κα;ί. ουδέ συγγνώμης
5 δεόμενον. Χα;Ιροις.

19 1-2 cf. Isid. Pel. ep. ΙΙ 87 = PG LXXVIII 529d-532a 2-3 cf. Isid.
Pel. ep. 108
ΙΙ = PG LXXVIII 549a
19 5 χα.Ιροις OBV: om. Ρ
20 4 τuχεLν ΟΥ: τελεL Β 5 πτα.ίοντα.ς ΟΥ: πτα.ίοντα.ς τεί.ιξα.σ�α.ι. Β Ι
χα.Ιροις OBV: orn. Ρ
21 2 Dem. Chrysol. comp. 228, 1 (βρα.χεL ] μικρί;> Ι σώμα.τι)
21 2 Phil. Abr. 210 = ιν 46, 23 C.-W.
21 4 συγγνώμης OBV: συγγώμης Ρ Ι χα.ίροις OBV: orn. Ρ
22 1 λόγοι.ς οό μόνον ΟΥ: οό μόνον λόγοι.ς Β 5 χα.ίροι.ς OBV: om. Ρ
Epistolae 45

23.

'Άριστε βιχσιλευ, το μεν άγνόημιχ πά.ντως πΙΧλιχιοϊ:ς μέγιχ, εί


μόνον άνέτρεχεν είς Θεόν' έγώ κιχ/. το βιχσιλέως ίσον λογίζομιχι
τψ Θεψ, άλλ' ομως έκεϊ:νος κρεμά.μενος άφηκεν άμιχρτά.νουσιν
α.πιχντιχι αφες κιχ/. συ νυν έμον έκείνου μιμητής ων. ΧΙΧίροις.

24.

'Άριστε βιχσιλευ, συ μεν ευγενες φυτον ων απιχσι νέους χιχ­


λους έξέφυσιχς τους κιχρπούς, οι κιχρύιμ πά.ντως πιχρόμοιοι φύσιν
ένιχντίιχν τοϊ:ς αλλοις εχοντες <των> έδωδίμιμ κιχ!. σπέρμιχτι διιχ­
φερόντων- ήμϊ:ν ovv ου το μικρον έκτος πικρον η στρυφνόν, άλλά.
5 δος οσον άρετήν ιχίνίττετιχι μόνην, δ κιχί φίλον μεγά.λοις. ΧΙΧίροις.

25.

'Άριστε βιχσιλευ, σο/. μεν ε1}ος άποτρέπειν φορά.ν χιχκων έπι­


τρέπειν δε φορά.ν ολων άγιχ1}ων ολοις, ετι κελεύεις περιουσίιχν
εινιχι πιχι.δείιχς πιχντοίων λόγων κιχ/. πιχντοίων σπλων οντων είς
πόλεμον πά.ρεστι χιχί. τουμόν, κιχί. οίς αν έ1}ελήσης τά.ξον, ινιχ μή
5 μόνος των σων εύρίσκωμιχι κιχλων πόρρω. ΧΙΧίροις.

26.

'Άριστε βιχσιλευ, συ μεν 'όργη ' πά.ντως ' ηπιος ' κολά.σει
δε πράος ησ1}ιχ, πά.σχων ουκ άπειλεϊ:ς έπιβουλευόμενος άνέχη,
άμιχρτά.νουσιν άνίιχτιχ ουκ άγιχνιχκτεϊ:ς κιχ/. νυν ήμάς ου μεγά.λΙΧ
πτα.ίσιχντιχς προσδέχου σοφως κιχ/. τοϋτο μετά. των αλλων πε-
5 ΠΟΙ'ημένος. ΧΙΧίροις.
23 4 cf. Dem. Chrysol. comp. 245, 13
23 3-4 cf. Isid. Pel. ep. Ι 142 = PG LXXVIII 277c
23 4 έμον ΟΥ: έμοι Β Ι χαίροις OBV: om. Ρ
24 1-5 cf. Dem. Chrysol. comp. 225, 6-11
24 1-5 cf. Phil. Mos. ΙΙ 180 = ιν 242, 1-10 C.-W.
24 3 inser. C. 4 στρυφνόν OBV: στρεφνόν Ρ 5 χαίροις OBV: om. Ρ
25 1-4 cf. Dem. Chrysol. comp. 225, 15-19
25 1-2 cf. Phil. Mos. Ι 149 = ιν 156, 13-14 C.-W.
25 5 χαίροις OBV: om. Ρ
26 1-2 cf. Dem. Chrysol. comp. 229, 3-4
26 1 Eur. Tro. 53 (όργάς Ι ήπίους) 1-2 cf. Isocr. ad Nicocl. 23
26 5 χαίροις OBV: om. Ρ
.. 6 lJen1etrius (;hrysoloras

27.

'Άριστε βC1σιλεu, ί:διC1 XC1i. τά κοινά πεσόντC1 πολλάκις


άνώρi}ωσC1ς ' XC1i. τά πάντC1 XC1lw; σοι πέπρC1ΚΤC1Ι XC1i. δΙΚC1Lως


ηδη ΚC1τώρi}ωτC1Ι. έμε πεσόντC1 μόνον, ώς κελεύεις κειμενον, ΠC1ρ­
oρ�ς XC1i. πολλου i}ορύβοu πληΡΟLς, περί. ου τί σ.ν είποιμι; ΧC1Lροις.

28.

'Άριστε βC1σιλεu, εί: τις γένοιτο λόγου XC1i. φρονήσεως έΡC1στής


α.ρχων, άνάγκη τήν πόλιν άμεινονι βί� χρησi}C1Ι, ώς XC1i. των
άρωμάτων οσον έκi}uμιώμενον άνC1πίμπλησιν εύωδίC1ς τους πλη­
σιάζονΤC1ς. έγω δε μέρος ων της πόλεως πάσχω όμοίως τ� είρκτο-
5 φύλC1ΚΙ τ� ΤΟLς πονηροις συζωντι. ΧC1ίροις.

29.

'Άριστε βC1σιλεu, σοί. μεν ό πλησιάζων λόγοις XC1i. δόγμC1σι


",,"ης φιλοσοφίC1ς άεί. νοui}ετεLΤC1Ι XC1i. ΠC1ντοίοις liYC1i}wv εί:δεσιν
άριστην όδον άληi}είC1ς ΚC1ΡΠΟUΤC1Ι, ων C1ύτος άποστάς άνάγκη
φέρεσi}C1Ι ΤΟLς ένC1ντίοις XC1i. το ΕγκλημC1 πάντως έμον ού του βC1-
5 σιλέως. ΧC1Lροις.
30.

"Αριστε βC1σιλεu, συ μεν έν μέσ� των liXC1vi}wv ρόδον Ο τους


μεν ΠC1ρόνΤC1ς άνC1πίμπλησιν εύωδίC1ς τους δ ' άφισΤC1μένοuς ούδέ-

27 1-2 Dem. Chrysol. comp. 229, 11 (inter κοινα et πεσόν"tα add. πόλεων
άνώρi}ωσε) 2-3 cf. Dem. Chrysol. comp. 229, 4-5
27 1-2 Phil. virt. 3= V 267, 6-7 C.-W. (inter ιδια et καΙ add. έκα.σ"tων
inter κοινα et πεσόν"tα add. 'των πα"tρΙδων Ι άνώρi}ωσαν)
27 4 χαίροις OBV: om. Ρ
28 1-4 Dem. Chrysol. comp. 233, 5-8 (ει τις ] α.ν Υα.ρ 'τις) 5 Dem.
Chrysol. comp. 233, 8-9 (σvζων"tες)
28 1-4 cf. Phi1. somn. Ι 177-178= ΠΙ 243, 3-7 C.-W.
28 5 χαίροις OBV: om. Ρ
29 1-3 Dem. Chryso1. comp. 233, 15-17 (πλησια.ζον"tες Ι νοvi}ε"tοuνται Ι
άληi}είας ] άΥαi}ων Ι καρποu"tαι ] Υε καρποuν"tαι)
29 1 cf. Phi1. spec. Π 61 = V 101, 22 C.-W.
29 3-5 - στας άνα.Υκη - χαίροις Ο: om. χ
30 1 Dem. Chryso1. comp. 233, 26-27
30 1 cf. Niceph. Basi1. or. ίη Adr. Comn. 5= 29, 21-22 Gar.
Epistolαe 47

ποτε· όμοίως OL τη δυσωδί� συνόντες ά.π' ένα.ντία.ς εχουσι. τοις


προτέροι.ς, ά.νάγκη γα.ρ ίνα. τι. σπωντα.ι μοχi}ηρία.ς (ίξι.ον, Ο κά.μοί
5 γέγονεν ώς ά.ξί�. Χα.ίροι.ς.

31.

"Αρι.στε βα.σι.λεϋ, συ μεν ά.σπάζη την ήρεμία.ν ά.σφα.λεστέρα.ν


ουσα.ν κι.νήσεως, φι.λεΙς δε την είρήνην ζημιούμενος μιiλλoν Τι
συν κέρδει τον πόλεμον. έμε δε κα.ί μόνον είς πέλα.γος Ποντι.κΟν
έπι.ρρίπτειν βουλεύη της τρικυμία.ς. Χα.ίροις.

32.

"Αρι.στε βα.σι.λεϋ, συ μεν ίσχυν κα.ί χρήμα.τα. κα.ί τι.μην έκ


i}EoG λα.βών, τοις μεν ερει.σμα. τοις δε χρηστη δόξα. τοις δε i}η­ ι

σα.υρΟς (ίσυλος ' έγένου, δι.α.i}είς Ο πέπονi}α.ς έπί τη χα.ρι.σα.μένου


μι.μήσει.. έμε δε μόνον ώς ενα. των ά.λλότρίων πα.τεΙν πα.ρέχει.ς
ι

5 'tQ βoυλoμέν� '. Χα.ίροι.ς.

33.

'Άρι.στε βα.σι.λεϋ, είδώς τους έπί λύμη κα.ι ζημί� των ά.ν­
i}ρώπων ευρι.σκομένους ουκ (ίρχοντα.ς ά.λλ' έχi}ρους κα.ι δυνάστα.ς
Οντα.ς, ώς τα. πολεμίων δρωντα.ς Τι φίλων, ά.εΙ φι.λεΙς δριiν έν τοις
ύπηΧόοις Οσα. πρόσεστι. τη φι.λα.νi}ρωπίct κα.Ι i}EQ πάντως (ίρι.στα..
5 Χα.ίροι.ς.

4 cf. Agap. Diac. sched. reg. 29 = PG LXXXVI 1, 1173a


30 5 χαΙροις OBV: om. Ρ
31 1-3 Dem. Chrysol. comp. 234, 6-8 (άσπάζεται Ι την] μεν Ι άσφαλεστέραν
ουσαν ίην. ord. Ι φιλεί)
31 1-2 cf. Arist. eth. Nicom. 1154b 27-28
31 4 χαΙροις OBV: om. Ρ
32 2-3 Niceph. Blemm. (= Georg. Gales. Georg. Oen. metaph.) stat. reg. 4
PG CXLII 624c 4-5 Synes. ep. 5= 15, 17 Gar. (παρε"i:χε Ι βoυλoμέν� ]
i}έλοντι) atque Soph. Αί. 1146
32 5 χαΙροις OBV: om. Ρ
33 1-3 Dem. Chrysol. comp. 224, 20-22 (inter τοΙΙς et έπι. add. δ' Ι των
άνi}ρώπων εύρισκομένους ] τουτων οντας Ι οντας ] προσαΥορευτέον Ι inter δρων­
τας et 11 add. μάλλον)
33 1-3 cf. Phi1. spec. ιν 184 = V 251, 10-12 C.-W.
33 5 χαΙροις OBV: om. Ρ
48 Demetrius Chrysoloras

34.

Αριστε βασιλευ, ό μεν ποιητης ποιμένας λαων είω1}ε


tI

τους βασιλέας καλείν, ή δε φύσις τοίς άγα1}οίς κυριώτερον έπε­


φήμισεν ονομα, τους άστείους ήγεμόνας άποκαλουσα· συ δε τρίτ�
καί. μείζονι τQ σοφίας χαίρεις, Φ συγγνώμην είς πταίοντας σ.νσ.γ-
5 καίον επεσ1}αι. Χαίροις.

35.

'Άριστε βασιλευ, φασί. τα.ς πόλεις μόνως αν οvτω πρός τό


βέλτιον έπιδουναι, οταν φιλοσοφήσωσι βασιλείς 11 φιλόσοφοι βα­
σιλεύσωσι. σοι δ' έκ περιττου φαίνεται καί. τρίτον έξ άρετων, ου
τί αν γένοιτο μείζον. έκάστ� γα.ρ αυτων ου συγγνώμη πλησιάζει
5 καί. μόνον, άλλ' απαν άγα1}όν αμα ου κρείττον ουκ εστιν ευρείν
έν βί�. Χαίροις.
36.

'Άριστε βασιλευ, σοί. μεν ενεστι τό πα.σιν έκπορίζειν άγα1}όν


απαν έξορίζειν δε τό κακόν καί. την μεν άδικίαν έκδιώκειν ωσπερ
είκός, έφέλκεσ1}αι δέ τό δίκαιον ουκ άδίκως. έμέ τοίνυν ουκ άνιά­
τοις περιπεσόντα καί. υπέρ των σων ώς προσηκεν ήγωντ.σμένον
5 πως αν λυπήσαις; άδύνατον καν απαντες είποιεν. Χαίροις.

37.

'Άριστε βασιλευ, λόγος ό των μεγάλων ορκου πιστότερος,


Φ πρό των tί.λλων αυτός έκοσμήi}ης «τό δέ φιλείν τό φιλείσ1}αι

34 1-3 Dem. Chrysol. comp. 224, 27-225, 1 (inter μεν et ποιητης add. οvν)
3-4 cf. Dem. Chrysol. comp. 225, 1-2
34 1-3 cf. Phil. prob. 30-31 = νι 9, 11-13 C.-W. atque Hom. Il. ΙΙ 243
34 5 χαίροις ΟΒν: om. Ρ
35 1-3 cf. Dem. Chrysol. comp. 225, 2-6
35 1-3 d. PhίΙ Mos. ΙΙ 2 = ιν 200, 9-13 C.-W. atque Plat. resp. ν 473cd
35 1 μόνως Bpc: μόνος ΟΥ 4 συγγνώμη ΟΒΡ: συγγώμη ν 6 χαίροις
ΟΒν: om. Ρ
36 1-3 d. Dem. Chrysol. comp. 225, 13-15 3-4 cf. Dem. Chrysol. comp.
227, 11
36 1-2 cf. Plat. symp. 197d 3 cf. Phil. det. 18 = Ι 262, 20 C.-W. atque
Septuag. deut. 16, 20
36 5 χαίροις ΟΒν: om. Ρ
37 1-4 cf. Isid. Pel. ep. ΙΙ 148 PG LXXVIII 604a
Epistolae 49

YEVVfj. ». ουκουν ό μεν πιστεύεσ1}α.ι βουλόμενος κα.λως τον α.υτου


βιοί βίον κα.ί τοίς αλλοις πιστεύειν έ1}έλει· αρα. κάμοί πίστευσον
5 τίi> γεννησα.μέν� τον λόγον κα.ί ώς ά.πλότητι περιπεσόντα. 1}ερά­
πευσον. Χα.ίροις.

38.

'Άριστε βασιλευ, οΙ περί τους α1}λους άγωνιζόμενοι κα.ί γεν­


να.ίως πλήττοντες στεφα.νουντα.ι· οΙ δ' υπερ του Σωτηρος άνά­
πα.λιν, οΙ γα.ρ πληττόμενοι κα.ι υπομένοντες στεφα.νουντα.ι. συ
ουν ώς Χριστου μα1}ητης ύπομένων κα.ι συγγνώμην τους πτα.ίον-
5 τα.ς άξιουν, μεγάλων τύχοις σ.ν έν oυρα.νίi> των στεφάνων. Χα.ίροις.

39.

'Άριστε βα.σιλευ, αμεινόν έστιν έκ πόνων εΙς α.να.πα.υσιν ιενα.ι


η προς τιμωρία.ν έξ ήδονης ήμείς ουν άρχην ένετύχομεν άγα.1}οίς
τίi> σίi> κράτει μεγίστοις είτα. δεινοίς έκ συμβάμα.τος τρα.πείσιν
α.υ1}ις είς άγα.1}όν, ωσπερ ή του βα.σιλέως φύσις. εί γουν κα.ι νυν
5 τοίς κα.κοίς ύπεκύψα.μεν, άνάγκη προσδοκάν άγα.1}ίΧ έκ των πονη­
ρων. Χα.ίροις.

40.

'Άριστε βα.σιλευ, πλάτων ό σος διδάσκα.λος εφη το πιστεύειν


απα.σι κα.ί μηδενί κα.κα. μεν αμφω πλην το πρωτόν έστι κα.κΟν
άσφα.λέστερον. συ ουν ολος άγα.1}Ος ων πιστεύειν ήμίν άνα.γκα.ίον
ουκ άπιστείν- το μεν γα.ρ άφορία.ν το δε κα.ρπων ευπορία.ν αφ1}ονον
5 βρί1}ει. ισ1}ι ουν ώς άγα.1}Ον ου κα.κΟν το ρημα.. Χα.ίροις.

37 6 χα.ίροις OBV: om. Ρ


38 1-3 cf. Isid. Pel. ep. ΠΙ 126 = PG LXXVIII 828ab
38 4 συγγνώμην ΟΥ: συγγνώμης Β 5 χα.ίροις OBV: σω. Ρ
39 1-2 d. Isid. Pel. ep. ΙΙ 174 = PG ιχχνΠΙ 625b
39 5 άoyaiJ"Cx. Β: άoyaiJ"ov Ο άoyaiJ"wv Υ 6 χα.ίροις OBV: σω. Ρ
40 4-5 d. Deffi. Chrysol. comp. 225, 7
40 1-3 d. Plat. Phaed. 89de necnon Man. Palaeol. praec. educ. reg. 19 PG
CLVI 329cd 4-5 cf. Phil. σρ. 39. 40-41 = Ι 12, 13. 20 C.-W.
40 5 χα.ίροις OBV: om. Ρ
50 Demetrius Chrysolorαs

41.

'Άριστε βασιλεσ, σύ μεν αύτοκράτωρ γενόμενος άγα1}ός,


είδως οτι δεί τον αρχοντα προεστάναι των υπηκόων ώς πατέρα
παίδων, ϊνα και αύτος υπο γνησίων υιων εχη τιμήν, πατ"ηρ εγένου
παντι κοινός δια. τοστο κάγω τοσ κοινοσ πατρος δέομαι τυχείν
5 είς το πταίσμα συγγνώμης. Χαίροις.

42.

'Άριστε βασιλεσ, τούμον είς το σον ϋψος ρήμα βουλήσεως


ην ού ζητήσεως ού σκέψεως ού βουλής ού κρίσεως ού γνώμης ού
δια,i}έσεως ού προαιρέσεως ούκ εκλογής ούχ όρμής ού χρήσεως,
αρα συγγνώμης αξιον ού κολάσεως. Χαίροις.

43.

'Άριστε βασιλεσ, βούλησις μεν και επι των έφ' ήμίν ώς το


σωφρονήσαι και μή, και έπι των ούκ εφ' ήμίν αυi}ις ώς το βασι­
λεσσαι και μη i}ανείν- οσα ουν αύτΊϊ γεννciσi}αι πέφυκε βουλής
ού μετέχοντα και των παίδων και των εκγόνων αύτης ούδε κο-
5 λάζεσi}αι δίκαιον. Χαίροις.

44.

'Άριστε βασιλεσ, και τα. βουλήσεως εκγονα κολάζεται μεν


δικαίως, πλην οταν είς φως προέλi}οι και τοίς αλλοις διαδοi}ii
και κατα. βασιλέως η χώρας φέρηται' οταν δε βραχύ των αλλων
έφάπτηται, ού κολcίζεσi}αι δίκαιον, χα/. τοστο νόμος Θεοσ τοσ
5 μεγάλης αρχοντος πόλεως. Χαίροις.

41 2-3 Dem. Chrysol. comp. 224, 16-18 (inter είδως et ΟΤΙ add. οuν Ι inter
α.ύτΟς et tιπo add. ώς Ι εχη τιμήν ] άντιτιμα.τα.ι)
41 1-4 cf. Phil. spec. 1ν 184= V 251, 6-8 C.-W.
41 3 α.ύτΟς tιπo ΟΥ: α.ύτΟς ώς tιπo BpC Ι εχη τιμήν Β: εχη την τιμήν ΟΥ
5 χα.ίροις OBV: om. Ρ
42 1-3 cf. 10. Dam. fid. orth. 36; ΙΙ 22 = ΙΙ 90, 71-91, 83 Kott.
42 4 χα.ίροις OBV: om. Ρ
43 1-3 cf. 10. Dam. fid. orth. 36; ΙΙ 22 = ΙΙ 90, 65-70 Kott. necnon Max.
opusc. 3 = PG XC1 13c =
3-5 cf. 10. Dam. parall. V 21 PG XCV 1560ab
43 5 χα.ίροις OBV: om. Ρ
44 5 χα.ίροις OBV: om. Ρ
Epistolae 51

45.

'Άριστε βασιλευ, σ.ν ΘεQ μη κολάζηται βούλησις, τίς σ.ν


οϋτω γε τολμηρος δς σ.ν εϊπειε κoλασ�ηναι, δς και νόσοις ευά­
λωτος τοίς αυτοίς και της αυτης δεόμενος κρίσεως, των αυτων
μέτοχος ων και της αυτης φύσεως; ουκ αρα κολάσεως αξιον
5 οσον εΙς βούλησιν. Χαίροις.

46.

'Άριστε βασιλευ, Θεου τά. προς βούλησιν έπινοουμένου κο­


λάσαι, ουδεις σ.ν ό σωζόμενος εϊη, εΙ μή τις φαίη τά. βρέφη
κάκείνα βεβαπτισμένων. διο και συ μιμούμενος ώς δεί τον Θεον
άνάγκη τοίς έκ της βουλήσεως είναι συμπά.�ειαν και συγγνώμην,
5 ου κόλασιν. Χαίροις.

47.

'Άριστε βασιλευ, οϋπω γεννησαμένης την βουλην της βου­


λήσεως, και την έκ δια�έσεως ουκ εχει χώραν ή του κριτου ψηφος,
ϊνα μη τοίς αυτοίς και αυτος περιπέσοι και τοίς ϊσοις έντύχοι
των άποφάνσεων ων διέ�ετo. διο και συγγνώμης αξια τά. ήμέτερα
5 παρακαλω βασιλεί. Χαίροις.

48.

'Άριστε βασιλεσ, πάντες ουχ οίς λέγομεν ά.λλ' οίς πράττομεν


προσέχουσιν· ουκουν χρη σύνδρομον τQ λόγ� τον βίον εχειν, ϊνα
μη λόγ� νικωντες ήττώμε�α πράγμασιν. αυτος ουν ό πάντων άε�
περιγενόμενος πράγματι, αυτQ και νυν έμε νίκησον. Χαίροις.

45 2-3 cf. 1sid. Pel. ep. 1ν 145 = PG LXXVII1 1225d


45 1 Θει7ι ΟΥ: i}Eou Β Ι αν2 ΟΥ: Offi. Β 2 εϊπειε Ο: ε1:ποιε χ 5 χαί-
ροις OBV: Offi. Ρ
46 2-3 cf. 10. Daffi. parall. Ι 13= PG XCV 1172b
46 5 χαίροις OBV: Offi. Ρ
47 3 cf. Man. Palaeo1. praec. educ. reg. 31 = PG CLV1 340b
47 5 χαίροις OBV: Offi. Ρ
48 1-3 cf. 1sid. Pe1. ep. ΙΙ 180 = PG LXXVII1 633b
48 4 χαίροις OBV: Offi. Ρ
52 Den1etrius Chrysoloras

, 49.

'Άριστε βασιλεσ, δυσχερες μεν φιλοσοφείν πράγματι, λόγ�


δε παντι Ριiδιoν, ου-εν το μεν είς επαινον το δέ προς όνείδη τε­
λευτ�, και το μεν ραυ-υμίαν σ.ναστέλλειν οίδε το δε γέλωτα
κινείν. συ ουν ό πράγμασιν σ.εΙ φιλοσοφων έν τ� βί� κάν τοίς
5 εμοίς φιλοσόφησον πράγματι. Χαίροις.

50.

'Άριστε βασιλεσ, εΙ ταστ' εξεπίτηδες καΙ. σ.λαζoνί� γεννω,


χαλεπον το πταίσμα και 1}άνατον σ.itάνατον οίδεν ώδίνειν ώς
παρα. υ-έμιν σ.γαυ-οσ βασιλέως ά.πτόμενον, και υφέξω την δίκην
εν κατ.p� πρέποντι, εχειν δέ υ-εραπείαν ομως την Θεοσ δύναμιν
5 και την σήν, εΙ δ' ά.πλότητι φέρηται πάντως σ.νέγκλητον και
Θε� και σ.νυ-ρώποις. Χαίροις.

51.

'Άριστε βασιλεσ, ή ραυ-υμία τη ανεσει νευρουμένη σ.μνημονεί


και της φύσεως εΙ δέ τις σβέσειεν αvτήν, εvυ-υς όp� καί. βλα­
στάνοντας λογισμούς. ήμείς ουν ovx αν παραχωρήσαιμεν σ.γαυ-�
βασιλεί τα. μη δέοντα, σ.λλ' εξαλείψομεν αvτά, δoυλεί� καί. υ-ε-
5 pαπεί� το κάλλιστον. Χαίροις.

52.

"Αριστε βασιλεσ, το στεφανοσσυ-αι και τ"ην σ.μοιβην σ.φέντες,


ήμίν εργα πρέποντα υπέρ των σων ώς προσηκεν ήγωνισμένοις,
οϊκτου νσν καί. συγγνώμης τυχείν δεόμευ-α, δι' ων έμάυ-ομεν ηδη
γραμμάτων Λεοντάρη τοσ καλοσ, απερ ovx αν Επεμπε, σοσ μη
5 κελεύσαντος και το λαμπρον ώυ-οσντες :{α1. δίκαιον σ.ναμένομεν
ελεον. Χαίροις.
49 1-4 d. Isid. Pel. ep. ΙΙ 183 = PG LXXVIII 633d
49 5 χα.ίροις OBV: om. Ρ
50 2-5 d. Isid. Pel.ep. ΙΙ 187 =
PG LXXVIII 636d-637a
50 4 εχειν χ: εχει Ο 6 χα.ίροις OBV: om. Ρ
51 1-3 d. Isid. Pel. ep. ΙΙ 197 =
PG LXXVIII 644a
51 2-3 βλα.στάνοντα.ς ΟΒ: βλα.στάνοντα. Υ 3 πα.ρα.χωΡίΙσα.ιμεν Ο: πα.-
ρεχωρήσcιμεν χ 4 έξα.λείψομεν Β: έξα.λήψομεν ΟΥ 5 χα.ίροις OBV: om. Ρ
52 1 στεφα.νοVσi}α.ι OBV: σi}εφα.νοVσ-D'α.ι Ρ 4 επεμπε ΟΒΡ: επεμπεμπε
V 6 χα.ίροις OBV: om. Ρ
Epistolαe 53

53.
'ΆρισΤΕ βασιλευ, συγγνώμην έν ά.μαρτάνουσιν εχεις τε και
εξεις ά.εί, αν τοίς αυτοίς έπιμένης εΙ δε μεταβάλοιο χαι των
ά.γαiJων ά.ποπαύσοιο, ουκ αν σε μ�νειν έν τούτοις Θεος έάσει πολυν
αυτ@ δουλεύοντα χρόνον και ευαρεστουντα., εϊπερ τις ετερος. &ρα
5 και τον εΙς ημας λαβείν στέφανον συν τοίς &λλοις μη κατ­
οκνήσης. Χαίροις.
54.
'Άριστε βασιλευ, ό μεν της φύσεως νόμος το μεν ουκ
ευεργετείν ευεργέτας και τους έχυρους ουκ ά.μύνασ{}αι νομίζει �αυ­
τόν, ό δε του Θεου και τους έχ1Jρους έν ϊσf{.) τίiJεται, μιiλλoν δε
και υπερ αυτων εuχεσiJαι κελεύει. δια. τοϋτο συ μιμούμενος αυτον
5 ώς εΙκος συγγνώμην δίδου τοίς πταίουσι. Χαίροις.

55.
'Άριστε βασιλευ, Σολομων εφη παντι ρήματι πιστεύειν ά.γα­
iJov &νδρα, τον κακον &ρα πιστεύειν ουδενι δίκαιον- συ ουν ό
παντι βίf{.) παντοίων ά.γαiJων εύρεiJε1.ς μέτοχος πίστευσον ήμίν
τοίς γεννησαμένοις το ρημα καλον ου κακον εί,ρησ1Jαι τον τρόπον-
5 ου γενομένου τιμ�ς μεν ά.ρχηγΟν έκείνον τον iJαuμαστόν, ήμιiς δε
πόνων ά.παλλάττεις και λύπης. Xcι..ίpoις.

56.
'Άριστε βασιλευ, καπήλοις τε και έμπόροις και οϊτινες &λλοι
τοιαύτην προαίρεσιν έπανήρηνται προστάττεις ζυγι:Χ. δίκαια και
μέτρα και σταiJμία κατασκεuάζεσiJαι, μηδεν έπι. βλάβη των ώνου­
μένων κακοτεχνουντας. κέλευσον ουν και ήμίν οσον αν τη ση
5 γνώμη δίκαιον ά.ναφανη. Χαίροις.
53 1-3 cf. Isid. Pel. ep. ΙΙ 203= PG LXXVIII 645c 4 cf. Paul. Rom.
14, 18
53 2 μετα.βάλοιο OBV: μετα.βάλοις Ρ 4 δουλεύοντα. OBV: δουλεύον Ρ
6 χα.ίροις OBV: om. Ρ
54 1-4 cf. Isid. Pel. ep. ΙΙ 259= PG LXXVIII 693a
54 5 χα.ίροις OBV: om. Ρ
55 1-2 cf. Septuag. prov. 14, 15
55 5 άρχηγον Garzya: άρχην codd. 6 χσ..ίροις; OBV: om. Ρ
56 =
1-4 cf. Phil. spec. ιν 194 V 253, 17-254, 1 C.-W.
56 5 χα.ίροις OBV: om. Ρ
54 Demetrius Chrysoloras

57.
'Άριστε βασιλεσ, τήν παροσσαν απασσ.ν πόλιν οσον εικος
ευνομίας τε και είρήνης άναπέπληκας, άγα1}ον ουδεν ύπεξελό­
μενος, πάντα δ' άφειδως και άταμιεύτως χαριζόμενος. έγω δε
μέρος ων της πόλεως μόνος δή και λυποσμαι και τήν 1}εραπείάν
5 άγνοω 01}εν σ.ν ευροιμι. Χαίροις.

58.
'Άριστε βασιλεσ, τοιοστος TiG1}a, ώς άνιστάμενος κείμενος
βουλευόμενος ίππεύων έσ1}ίων πάντα ποιων, Gποuδάζεις νικιiν άλή-
1}ειαν και το δίκαιον- έμοσ δε βοωντος ώς το πλείστον άδικουμένου,
τα. ωτα φράττεις ' ώς προς άλλότριον και της ήμων λύπης
5 ουδέν σοι μέλει. Χαίροις.
59.
'Άριστε βασιλεσ, ωσπερ ό μετιων άρετήν έν ευπα1}είαις

άναλογούσαις έξετάζεται ' και δυοίν αυτι'i) 1}άτερον άναγκα�oν


είναι, Τι γα.ρ περιπεποίηται άγα1}ον Τι περιποιήσεται " οϋτω χαι

ό λυπων αν1}ρωπον έντύχοι τοίς έναντίοις. ουκοσν 1}εράπευσον τήν


5 είς ήμιiς νόσον, ινα και αυτος όμοίων τύχης ίάσεων Τι και μει­
ζόνων. Χαίροις.
60.
'Άριστε βασιλεσ, τοίς μεν ευσεβέσιν ό καρπος έν τι'i) μέλ­
λοντι ώς χαι δυσσεβέσιν, ό παραπλήσιος ταμιεύεται γα.ρ τοίς
μεν έπιτίμια τοίς δε γέρα. δια. τοστο δέον απαντι Xριστιανι'i)
αν1}ρωπον ουδένα λυπείν, Ο μάλλον άρμόζει τι'i) βασιλεί των
5 αλλων άπασων άρετων αρχοντι. Χαίροις.
57 2 cf. Dem. Chryso1. comp. 233, 24-25
57 1-3 cf. Phίl. spec. ΙΙ 22 = V 91, 1-2 C.-W.
57 3 πάντα δ' ά,φειδως ΟΥ: πάντ' άφειδως Β 5 χαίροις OBV: σω. Ρ
58 1-2 cf. Phίl. det. 113= Ι 284, 1-2 C.-W. 4 Septuag. prov. 21, 13
(φράσσει τα ώτα)
58 5 χαίροις OBV: σω. Ρ
59 1-3 Phi1. det. 120= Ι 285, 19-20 C.-W. (ό ] (5 γε Ι άγα1}ον ] τά,γαΜν)
59 2 αύτc7> ΟΥ: αύτων Β 4 έντύχοι Ο: έντύχοις Υ έν τύχαις Β Ι τοίς
έναντίοις ΟΥ: ταίς έναντίαις Β 6 χαίροις OBV: σω. Ρ
60 1-3 cf. Phi1. praem. 3 = V 337, 2 C.-W.
60 5 χαΙροις OBV: σω. Ρ
Epistolae 55

61.

'Άριστε βασιλευ, το γένος οσον άγαυ-ον είναι πέφυκεν έν


τQ βίιμ, άριυ-μQ μέν έστιν όλίγον δυνάμει δε πολύ τε καί μέ­

γιστον, ώς μηδ' απαντα γης τον κύκλον αυτο χωρείν δύνασυ-αι


άλλ' είς ουρανον φv-άνειν Ό σύ ουν είς α,κρον ερωτα υ-είον έλυ-ων
5 δίδου συγγνώμην άμαρτάνουσι. Χαίροις.

62.

'Άριστε βασιλευ, τα σα των καλων οίδε φυ-άνειν είς ουρα­


νούς και τα πέρατα κόσμου 11 μάλλον είπείν είς υπερκόσμιον
δύναμιν, αυτον ηδη τον υ-εόν- έμου δε και μικρου και μικρον
ευρισκόμενον εγκλημα κάν τη γη κείμενον πως αν δύναιτο φυ-άσαι
5 τα σα και νικαν ουράνια οντα; αρα δίκαιον κάν τούτιμ πάντας
ήμας νικασυ-α.ι. Χαίροις.

63.

'Άριστε βασιλευ, δ νους κέκληται και λογισμός, τούτιμ


μόνιμ προσχρώμενος εί, και διδακτικην εχων απασα.ν άρετην είς
τελείωσιν α,υ-λων ηκεις πίστει τη προς υ-εόν, τα Gαυτου κοσμων
απαντα. τον δε τοιουτον άνάγκη ουχ άγανακτείν άνυ-ρώπων τοίς
5 πταίσμασιν άλλ' ευμενως φέρεσυ-αι προς αυτά και γενναίως.
Χαίροις.

64.

'Άριστε βασιλευ, πολλούς σώζεις τούς υπηκόους γνώσει,


άλλ' ουκ αν αυτούς όμοίως διέσωζες, ου καλQ κυβερνήτη βοηυ-ού­
μενος τQ υ-εQ. ωσπερ ουν έκείνος τα πάντων ίαται πταίσματα

61 2-4 Phil. praem. 26 = V 341, 17-19 C.-W. (om. τε Ι γης τον κυκλον
τον της γης κύκλον Ι άλλ' είς oόρcινoν φ�ά.νειν ] φ�ά.νειν δ' ει.ς oόρcινόν)
61 1 άγcιMν χ: άγσ..�ων Ο 5 χcιίρoις OBV: om. Ρ
62 1-3 cf. Phil. praem. 26 = V 341, 19 C.-W. app
62 6 χcιίρoις OBV: om. Ρ
63 1-3 cf. Phil. praem. 26-27 = V 341, 23-342, 1 C.-W.
63 2 προσχρώμενος ΟΒΡ: προσχρώμενοι V 5 πτcιί:rμcισιν ΟΒΡ: πτcιί-
μcισιν V 6 χcιίρoις OBV: om. Ρ
64 3 cf. Septuag. deut. 30, 3
56 DemetriLlS Chrysoloras

προίκα; μηδεν ώς δίκα;ιον άπα.ιτών, οϋτω κα;ι συ 1}εράπευσον


5 πτα;ίσμα;τα;. Χα;ίροις.

65.

'Άριστε βα;σιλευ, τών δωρεών του 1}εου βα;σιλεύων α.πα;σι τα.


πρεποντα; χορηγείς, ουδεν οϋτε πα;ροράν οϋτε πα;ρα;κούειν ύπο­

μένεις ' καν βρα;χύτα;τον η. έμου δε το εγκλημα; πώς ου κελεύεις


τυχείν συγγνώμης άλλα. τα;ρα;χης ου μικράς κα;ι 1}ορύβου πα;ντός
5 πληροίς; Χα;ίροις.

66.

"Αριστε βα;σιλευ, οίς μεν ευ έπεπόν1}εις, πλουσίως άμειβό­


μενος τα. κα;λα. φα;ίνπ οίς δε μη τουτο, προίκα; πα;ρεχόμενος πάντα;
εΙ αν γουν τό πρώτον ήμίν άνάξιον, το δεύτερον αν έφα;ρμόσειΕ.
προσηκόντως εί. δε μηδέτερον, φα;νερώς άδικουμα;ι. Χα;ίροις.

67.

'Άριστε βα;σιλευ, χρήμα;σιν οί.κείοις σίτον α.φ1}ονον είς κα;ιρον


τα;μιεύεις ένδεία;ς, δια;νέμων έκάσΤf+\ δεομένων οσον άνάγκης χρεί�
κα;ι χορηγών α.πα;σιν άφ1}ονία;ν έκ του λιμου. εχων δε κα;ι πλη1}ος
άγα;1}ών νοημάτων, χάρισον ήμίν εν έπι 1}εpα;πεί� του τρα;ύμα;τος.
5 Χα;ίροις.
68.

"Αριστε βα;σιλευ, τοίς μεν άν1}ρώπων την ευνοια;ν α.λλοις


το- φιλείν δεικνύεις κα;ι τοίς μεν άει ψηφίζη τα.ς χάριτα;ς α.λλοις
δ' α.λλα;· κα;ι πα;ντι κοινον οφελος άλη1}ώς μόνος εΙ φιλόκα;λον

64 5 χαΙροις OBV: Offi. Ρ


65 2-3 Phil. ebr. 158 = ΙΙ 200, 16-17 C.-W. (υπομένει) 4 cf. Phil. dec.
86 = ιν 288, 11 C.-W.
65 3 11 ΟΥ: ε'l: Β 5 χαΙροις OBV: Offi. Ρ
66 1-2 άμειβόμενος Ο: άμοιβόμενος χ 4 χαίροις OBV: Offi. Ρ
67 1-3 cf. Euseb. vit. Const. ιν 28, 1 = 130, 21-23 Wink. necnon Themίst.
or. 15, 192d =Ι 278, 16-17 Down.
67 5 χαίροις OBV: Offi. Ρ
68 3-4 Phil. Mos. Ι 47 =
ιν 131, 5 C.-W.
68 2 άεl. ΟΥ: α.ν Β 3 άλη�ως ΟΥ: Offi. Β
Epistolae 57

ηi}ος ' εχων και μισοπσνηρον '. ουκουν χρω και πρός ήμιiς τοίς
5 αυτοίς, ίνα μή μσνοι τό κακως πάσχειν αΙτίαν εχοιμεν. Χαίροις.

69.

'Άριστε βασιλευ, συ μεν ου του δοκείν έφιέμενος ησi}α ά.λλά.


της ά.ληi}είας αυτης, ουδε γά.ρ 'τό ϊδιον λυσιτελες μσνον i}ηρώ­
μενος των αλλων uπερορ(tς ', ά.λλά. των καλων ζηλος ά.γαi}ων
πσi}ος κακων ά.ναίρεσις βίος α.παντι ζηλωτσς. ουκουν και τουμόν
5 i}εράπεuσον ώς εΙκός πταίσμα. Χαίροις.

70.

'Άριστε βασιλευ, τον κοινον κλύδωνά τε και σάλον, ον κα­


ταρραγεν σφοδρόν πνευμα πολλάκις τε κακίας αΙφνίδιον llγειρεν,
έπιστήμαις και σοφίq. γνώσεως επαυσας ήμίν δ' ά.νέμ� περιπε­
σουσι δεινG) ου συγχωρείς ευδίαν έπιδιδσναι. Χαίροις.

71.

'Άριστε βασιλευ, τοσούτων και τοιούτων ά.γαi}ων ευπορείς,


'ων ουδ' ά.ριi}μόν εϋπορον ευρείν ' ανi}ρωπον· παρά σοι γά.ρ μικρός
μέγας πένης πλούσιος γυνή παιδίον· και πιiς άπλως ου α.ν εϊη
τυχων δεσμενος ά.πήει χαίρων. έγω δε μσνος ζητων ά.ποκρούομαι
5 και μένω κενσς. Χαίροτ.ς.
72.

'Άρτ.στε βασιλευ, του χαίρειν άει i}EG) τί α.ν ώφελιμώτερον


η ευδαιμονέστερον η σεμνστερον αν τις έπινοήσειεν; πάντως ου-

5 χαίροl.ς OBV: om. Ρ


69 1-2 d. Phil. migr. 12 = Π 271, 1 C.-W. necnon Isid. Pe1. ep. ΠΙ 79 =

PG LXXVIII 785c 2-3 Phil. deus 19 = Π 60, 5-6 C.-W. (i}ηρώμενοl. Ι ύπερ-
ορωσιν)
69 2 το ΟΥ: Offi. Β 2-3 i)-ηρώμενος Β: i)-ηρρώμενος Ο i}ηρρόμενος Υ
5 χαίροl.ς OBV: om. Ρ
70 1-4 cf. Phi1. deus 26 = Π 61, 18-21 C.-\YJ.
70 1 τον ΟΥ: om. Β 1-2 καταρραγεν Β: καταραγεν ΟΥ 2 αίφνίδιον
C.: έφνήδιον ΟΥ αί.φνήδιον Β 4 χαίροl.ς OBV: Offi. Ρ
71 2 Phi1. spec. Ι 163 = V 39, 18 C.-W. (:::ϋπορον εUΡciν inv. ord.)
71 5 χαΙροις OBV: Offi. Ρ
72 1-2 d. Phi1. praem. 27 =V 342, 5-6 C.-W.
5S Demetrius Chrysoloras

δέν- ουκουν ευτυχης ευδαίμων καΙ. τρισμακάριος ' εΙ έμε δε πώς


αν έflν λυπούμενον δύναιο έπί μικρφ πταίσματι; Χαίροις.

73.

'Άριστε βασιλευ, ην1}ησε πλΊϊ1}ος ποτε σοφών έν Έλλά.δι καΙ.


γένος αλλο Περσίδι καΙ. <'Ινδοίς> γυμνοσοφιστών ετερον, ους
πλάνος τις έκάκωσεν ου μικρος καΙ. διέφυΈιρε μflλλον η εσωσεν­
αυτος δε πάντας ύπερβαίνεις σοφίq. καΙ. πάντας σώζεις, έμε δε
5 καΙ. μόνον πληροίς 1}ορύβου καΙ. πειρασμών. Χαίροις.

74.

'Άριστε βασιλευ, ό σος νους πάντα 1}έμενος εν δευτέριι:> λόγους


γεννq. λόγων έφίεται λόγοις χαίρει, λόγοι λόγοι σοι βίος απας
πότε δε καΙ. προς τίνας; οτε μflλλον ην1}ησεν άλογία καΙ. προς
ώφέλειαν απαντα. ουκουν αυτών άπάντων κρατών καΙ. πταί-
5 σματος έμου βασιλεύειν άνάγκη. Χαίροις.

75.

'Άριστε βασιλευ, μαρτυρεί τοίς είρημένοις πλΊϊ1}ος διαφόρων


επιστολών άρμονίq. πολλη χα), τέχνη 1}αυμαζομένων, κεφάλαια
δε τας έπιστολας υπερβαίνοντα χαί λόγοι πολλοί καΙ. μεγάλοι.
αμα. τοιαύτη ουν συζών τη xαpq. σοφίας καΙ. τους σους αύτη
5 κοινωνείν επίνευσον. Χαίροις.

3 Phil. praem. 30 = V 342, 23 C.-W.


72 4 χαίροις OBV: om. Ρ
73 1-3 cf. Dem. Chrysol. comp. 232, 1-5
73 =
1-2 cf. Phil. prob. 73-74 νι 21, 9-19 C.-W. 3 cf. Phil. dec. 52 =

ιν 280, 20 C.-W.
73 2 inser. C. Dem. Chrysol. coll. 5 χαί1 ΟΥ: om. Β χαίροις OBV:
om. Ρ
74 1-4 cf. Dem. Chrysol. comp. 232, 7-10
74 1-2 cf. Synes. ep. 1 = 3, 1 Gar. necnon Man. Palaeol. ep. 44 = 121,
85-86 Denn.
74 2 έφίεται OBV: άφίεται Ρ Ι λόγοι λόγοι σοι ΟΥ: λόγοι σοι Β 5 χαί-
ροις OBV: om. Ρ
75 1-4 cf. Dem. Chrysol. comp. 232, 10-14
75 3 λόγοι ΟΥ: λόγον Β 5 χαίροις OBV: om. Ρ
Epistolae 59

76.

'Άριστε βασιλευ, των σων και νοημάτων και λέξεων ή ευ­


σέβεια τέλος, τούτου δε του γέρως έν τοίς ουσιν ουκ εστι μείζον
εύρείν άγαι}όν- ταυτα δε πάντα στέφανόν σοι παρέχει φιλοσο­
φίας 6:ίδιον, ουκουν και τον εμον εν τοίς αλλοις λα.βε και τοίς
5 σοίς με κοινώνησον. Χαίροις.

77.

'Άριστε βασιλευ, οτε πρωτον ορον εφυασας ευδαιμονίας, τί;>


κράτει λόγων εστέφου μάλλον η ταινίq. και διαδήματι, λέγων­
«εϊ τις δεόμενος, ϊτω προς με και των άδιχουμένων δς αν εϊη
προσίτω μοι ». έμε δε πως δε6μενον ουχ όρq.ς ουδ" άνοίγεις
5 κρούοντι ' υύραν; Χαίροις.

78.

'Άριστε βασιλευ, τοίς μεν αοικουσιν άει δίκαιον ύπολαμ­


βάνεις ευχεσυαι, τοίς διώκουσι δε βουλεύεσitαι κάλλιστα· οϋτω
καλά τά πάντα. συλλαβων είς εν εχεις και ου μόνον αρχεις
, άνεπιλήπτως άλλά κα1. λίαν επαινετως '. εμε δε μηδεν η μικρον
5 ήδικηκότα κολάζεις, οπερ ου δίκαιον. Χαίροις.

76 1-4 cf. Dem. Chrysol. comp. 232, 19-22


76 1-2 cf. Phi1. cont. 88 νι 70, 11-12 C.-W. 2-3 cf. Phil. praem. 88
V 355, 19 C.-W.
76 5 χαίροις OBV: om. Ρ
77 1-4 cf. Dem. Chrysol. comp. 232, 23-28
77 3-4 cf. Phi1. Mos. ΙΙ 168 = ιν 239, 10-13 C.-W. atque Septuag. ex.
32, 26 4-5 Matth. 7, 8 (άνοιγήσΕται Ι κρούοντι ] τί;> κρούοντι)
77 2 ϊCΡάτει λόγων ΟΥ: κράτει των λόγων Β 4 δεόμενον Ο: δεόμενος χ
5 χαίροις OBV: om. Ρ
78 1-3 cf. Dem. Chrysol. comp. 232, 28-233, 2
78 4 Phil. Mos. ΙΙ 1 = ιν 200, 4-5 C.-W. (λίαν ] σφόδρα)
78 1 άεί ΟΥ: om. Β 5 χαίροις OBV: om. Ρ
εο Demetrius Chrysoloras

79.

''Αρι.στε βα.σι.λεσ, δι.ά μν-ημης αν α.πα.σι.ν εϊη τά σά κα.ι υπό <

πάντων είς πεϊ:ρα.ν έλύ"όντων έπα.ι.νούμενα. δι.α.τελέσει.ε ' κα.ι πα.ν­


τα.χόσε μεν α.υτά δι.α.γγέλλετα.ι., ώς υφ' ένός εκα.στος ώφελοϊ:το
μόνου. πέμψον ουν κα.ι ήμϊ:ν ώς φι.λοσσι.ν Οφελος. Χα.ίροι.ς.

80.

''Αρι.στε βc:ισι.λεσ, όρων ώς ούδεν υΨηλότερον τα.πει.νοφροσύνης


έν βίιμ, α.ύτη γάρ υπηκόους ου μόνον άλλά κα.ι τους α.υτων βα.­
σι.λεύοντα.ς σώζει., τα.ύτην ώς εδει. περι.πλα.κεΙς τό σκάφος της
έξουσία.ς ήδέως φέρει.ς, ίνα. κα.ι σα,υτόν στεφα.νώση ς κα./. των μι.-
5 μουμένων σε τό κέρδος εχη ς, ων κα.ι ήμιiς αυτους κοι.νωνους ποίει..
Χα.ίροι.ς.

81.

''Αρ στε βα.σ λεσ σ.ν ου π στεύ ς ημ ν τοϊ:ς γεννησα.μένο ς


ι. ι. , ι. η ι. ι.
τό ρημα. ώς ου κα.κοϊ:ς άλλά κα.λοϊ:ς τρόποι.ς εϊρητα.ι., έγω δέδοι.κα.
μή τό πράγμα. φεύγων είς μεϊ:ζον έμπέσω πλημμέλημα.. ουδεις
γάρ κα.κίi) τό - κα.κόν ίάτα.ι., έπει τοστο κα.κία.ς μάλλον υπερβολή,
5 άλλά μετα.νοίq. τό πτα.ϊ:σμα. ία.σάμενος χα.ίρω. Χα.ίροι.ς.

79 1-4 Dem. Chrysol. comp. 233, 2-5 (om. τα. σα. Ι έπα.ινούμενος Ι α.ίιτα. ] ό
βα.σιλείις)
79 1-2 Phil. Abr. 209 =
ιν 46, 19-20 C.-W. (inter πάντων et εΙς add. Τ(;Ν
έπα.ινούμενος Ι διετέλεσεν) 2-3 cf. Phil. Ios. 161 =
ιν 95, 13 C.-W.
79 3 ώφελοίτο ΟΒ: ώφελείτο Υ 4 χα.ίροις OBV: om. Ρ
80 1 cf. Isid. Pel. ep. ΠΙ 69 =
PG LXXVIII 780a necnon Synes. ep. 90
152, 8-9 Gar.
80 6 χα.ίροις OBV: om. Ρ
81 3-5 d. Isid. Pel. ep. Π 145 PG LXXVIII 589d
81 5 χα.ίροις OBV: om. Ρ
Epistolae 61

82.

'Άριστε βασιλευ, τοις υπο τον ίσημερινον οίκουσιν ωσπερ


ουδέποτε δύνανται νέφη συνίστασiΊαι τη iΊερμότητι, ούτως ουδέ
σου παρόντος καΙ. έπL χiΊoνL δερκομένοιο ' στάσιν εχειν ίσχύει
των άμαρτημάτων οσον έσΤLν ουκ άνίατον. Χαίροις.

83.

'Άριστε βασιλευ, ό μεν άηρ και το πυρ κυκλικην φορα.ν


εχοντα πέφυκεν άεικίνητα, ή δε γη και το ύδωρ άπ' έναντίας
άκίνητα' συ ουν ώς λεπτότατος καΙ. φερόμενος ουρανίοις, των
άεικινήτων μιμου το μέγεiΊoς ου των άκινήτων καΙ. χρω μεταβολη
5 προς τους πταίοντας. Χαίροις.

84.

'Άριστε βασιλευ, ωσπερ vπερ την σελήνην ουκ εχει χώραν


άηρ ουδ' vπ' αυτην αί,iΊέριoν σωμα" αν μή που γένηται παρα.
φύσιν- ούτως ουδ' έν τοις σοις εχει τόπον άμάρτημα λεπτοις ουσιν,
αυτο βαρύτατον εVρισκόμενον. Χαίροις.

85.

'Άριστε βασιλευ, ίρις ουδέποτε περL τον ηλιον άλλ' άπ'


έναντίας οραται φαινομένη, το δ' αϊτιον ώς ου δύναται μένειν
έγγυς τη δυνάμει iΊερμότητoς τοις δε του καλου βασιλέως τά­
ναντία συμβαίνει' τους γα.ρ αυτί;> πλησιάζοντας βλέπομεν άκλι-
5 νεις καΙ. παγίους τους δε πόρρω μένοντας κουφοτέρους, δ κάγω
πέπoνiΊα. Χαίροις.

82 3 H01ll. Ι1. Ι 88 (παρόντος ] ζώντος) 3-4 cf. Phil. somn. Ι 87 ΠΙ


223, 11-12 C.-W.
82 4 χαίρcις OBV: om. Ρ
83 1-3 cf. Niceph. Blemm. epit. phys. 24, 10-15 = PG CXLII 1220ab
83 5 χσ.ίροις OBV: om. Ρ
84 2 cf. Niceph. Blemm. epit. phys. 27, 1 = PG CXLII 1256a
84 3 εχει Ο: εχοι χ 4 χαίροις OBV: om. Ρ
85 1-3 cf. Niceph. Blemm. epit. phys. 22, 18-19 = PG CXLII 1208b 4-5
cf. Dion. Chr. or. 3, 89= Ι 49, 8-9 Arn.
85 5 παγίους Β: παγείους ΟΥ 6 χαίροις OBV: om. Ρ
62 Demetrius Chrysoloras

86.

'Άριστε βασιλεϋ, μικρο!. μεν ανεμοι πνείν αρχόμενοι κα!. αυ­


τοίς όμοίως οί ποταμοί, τα. δε τοϋ βασιλέως τούτοις ά.π' εναντίας,
ό γα.ρ υυμος άρξάμενος είς πραότητα καταντq." δ τοίνυν ϊδιόν
σοι κα!. φύσει πρόσεστι κά.ν τοίς έμοίς δείξον, ίνα μη των σων
5 αμΟι.Ρος μόνος ευρίσκωμαι. Χαίροις.

87.

'Άριστε βασιλεϋ, στι μεν ουκ έκ μόνης v-ερμης και ξηpιiς


ά.τμίδος οί ανεμοι δηλον αυτόv-εν, ουδε γα.ρ αν έφέροντο πλάγιοι
ά.λλ' ανω μόνον- σο!. δε πάντως ου τοϋτο, ου γαρ πλαγίιμ ά.λλ'
ανω φερομένιμ συμπεριφέρεται πάντα, ων ήμιiς ώς φιλοϋντας μη
5 κώλυε. Χαίροις.

88.

'Άριστε βασιλεϋ, δρόσος εν τοίς υΨηλοτέροις ορεσιν ώς ίστο­


ροϋσιν ου γίνεται ά.λλ' ουδε πάχνη φuσικQ λόγιμ- σΙ; δε το υΨη­
λότατον ορος εν κόσμ� πράξει και v-εωρί�, βασιλεύεις δ' ουν αμα
κα!. αυτων, και την μεν τοίς φερομένοις ηδη κcιτα. Θεοϋ την δε
5 τοίς ύπ(φ αυτοϋ παρέχεις, ην κα!. ήμίν χάρισον. Χαίροις.

89.

'Άριστε βασιλεϋ, ή μεν πάχνη χειμωνος ή δρόσος δε v-έροuς


και εαρός εστι, αυτος δε μετα. των αλλων αρχεις και τούτων,
και της μεν οί καλοι πάντως μέτοχοι της δε πονηροί- διο και
ήμίν ώς τα. σα. φιλοϋσι την ά.γαv-ην χάριζε. Χα.ίροις.

86 1-2 cf. Niceph. Blemm. epit. phys. 17, 8 = PG CXLII 1165d-1168a


86 5 χα.ίροις OBV: om. Ρ
87 1-3 cf. Niceph. Blemm. epit. phys. 17, 9 = PG CXLII 1168a
87 4 πάντα. C.: παν codd. 5 χα.ίροις OBV: om. Ρ
88 =
1-2 cf. Niceph. Blemln. epit. phys. 14, 9 PG CXLII 1145c
88 3 inter fJEWPίoq. et βα.σιλεVεις quaedam fortasse excisa desiderantur 5
χα.ί,ροις OBV: om. Ρ
89 1-2 cf. Niceph. Blemm. epit. phys. 14, 9 = PG CXLII 1145b
89 4 χα.ί,ροις OBV: om. Ρ
Epistolae 63

90.

'Άριστε βασιλεσ, το φως ήλίου τοίς μεν έν γη και σκιαν και


σκότος φροΟδον έργάζεται, τοίς δ' υπερ τήν σελήνην ακρατόν έστι
σκότους. �α δε των άμαρτημάτων aXLfj. πάντως εοικε η τ� παρά
σοι φωτι διαλύεσ�αι δίκαιον' σ.ρα και τούμον πταίσμα λαβέτω
5 λύσιν. Χαίροις.

91.

'Άριστε βασιλεσ, πταίσμα τούμον κόλασιν ευρεν έαυτ� πρέ­


πουσαν, ηδ' έστιν όνειδισμος ον ήμίν ό καλος ε:πεμψε Λεοντάρης
αν δε και δευτέρας δηται, και αύτης ετυχε, τόδ' έστιν ώς πολύν
χρόνον ούκ έκoμισάμε�α βασιλέως τον όρισμόν, αν δέ τινα και
5 τρίτην έπινοης, γενέσ�ω. Χαίροις.

92.

'Άριστε βασιλεσ, πολλήν άμφοίν ό �εoς έχα.ρίσατο κοινω­


νίαν, άρχήν τούς λόγους εί και μή σοφος έγω κατα σέ, μηδε
τήν χάριν ελαβον α.�λoν ωσπερ αύτός δεύτερον έμήν άγάπην
υπερ των σων ώς εδει γεγενημένην, και τρίτον ευνοιαν ην ήμίν
5 έπεδείξω πολλάκις και φανερως. αρα λσσον και το λοιπόν.
Χαίροις.

93.

"Αριστε βασιλεσ, ατοπον μεν υπερ σου τοσοστον εργ� πόνον


υπομείναι, λόγ� δε τάναντία φρονείν η λέγειν- ό γαρ υπεναντία
τολμων οίς εχειν ευ εκρινεν αυτοσ καΤΙ1γορος γίγνετcιι' άλλα και
τ� σ� κράτει πά.λιν ού δίκαιον εργων καταφρονείν, άγανακτείν
5 λόγοις και το παν αύτοίς άνcι�είναι' δος αρα λύσιν τ� πράγματι.
Χαίροις.

90 3-4 cf. C1em. ΑΙ. paed. Ι 6, 29, 4 = Ι 107, 28-29 Stah.


90 2 φροuδον BV2s1: om. ον '�"''''*�''''�' P 5 χαίροις OBV: om. Ρ
91 1 πταίσμα ΟΥ: πτωμα Β Ι έαυτί';J χ: αuτί';J Ο 5 χαίροις OBV: om. Ρ
92 6 χαίροις OBV: om. Ρ
93 4 εργων Ο: εργ� χ 5 άναfl'είναι Β: άovai)-iivaL ΟΥ 6 χαίροις OBV:
om. Ρ
64 Delnetrius Chrysolorαs

94.

'Άρι.στε βασι.λεσ, ει σοΙ. δοκω φορτι.κός πολλα. γράφων, οίδ'


στι. με της αίτίας άφήσει.ς, αυτός μοι. τοσ i7αρρείν αϊτι.ος γεγονώς
μόνος τέως εί μεν αδι.κόν μοι. τό ζήτημα και δει.νόν, αίσχυνοίμην
σ.ν βασι.λέα τοι.οστον, εί δε καλόν τε και δίκαι.ον, προi7ύμως δοσναι.
5 την λύσι.ν έπίνευσον. Χαίροι.ς.

95.

'Άρι.στε βασι.λεσ, σ.ν μεν ουν άγαi7ά τε και δίκαι.α τα. λεγό­
μενα η, δι.α. τό δίκαι.ον αφες εί δε φασλα και αδι.κα, πάλι.ν αφες
τη ση και γνώμη και γνώσεΙ. τη πρός απαντας χρώμενος έμε δε
τί αν τι.ς έξελέγχει.ν εχοι. τόν γε όμολογοσντα; Χαίροι.ς.

96.

'Άρι.στε βασι.λεσ, εΙ. ο πρωτος εκει.νος άγγέλοι.ς ϊσος σχεδόν


ουκ ήδυνήi7η τηρείν σρον αρχοντος πόλεως της μεγάλης, πως
σ.ν έγώ τοσαύτη συζων άμελείq; δυναίμην τηρείν σσα δέοντα βα­
σι.λεί; πλην ωσπερ έκείνον ό τοσ Θεοσ παίς οϋτω και συ τουμόν
5 i7εράπευσον τρασμα, μι.μητης ων αυτοσ Σωτηρος. Χαίροι.ς.

97.

'Άρι.στε βασι.λεσ, των πάλαΙ. βασι.λευσάντων είς πόλι.ν οντων


πέντε και όγδοήκοντα πολλους μεν έν πολλοίς υπερβαίνει.ν οίδας,
λόγ� δε και σοφίq. πάντας, Ο των αλλων έξαίρετον και i7α.υμα­
σι.ώτερον, οίς και τό γένος 'Ρωμαίων ευδαι.μονεί πλην έμοσ δη
5 και μόνου. Χαίροι.ς.

94 1 cf. Isid. Pel. ep. ΠΙ 260 = PG ΙXXVΙΠ 940c


94 1 οίδ' ΟΒ: είδ'), 5 χαίροις OBV: om. Ρ
95 4 γε ΟΥ: σε Β Ι χαίροις OBV: om. Ρ
96 5 χαίροις OBV: om. Ρ
97 1-4 cf. Dem. Chryso1. comp. 234, 12-17
97 1-2 cf. Theoph. Bulg. instit. reg. 2, 1 = 193, 7-8 Gaut. (= PG CXXVI
265d)
97 5 χαίροις OBV: om. Ρ
Epistolae 65

98.

'Άριστε βασιλεϋ, τί λέγω βασιλέας, οπου γε καί. τους με­


λέτην σοφίας τον βίον πεποιημένους υπερβαλλόντως νικq.ς; καί.
μαρτυροϋσι τοίς είρημένοι, συγγράμματα διάφορα σά· πάντων
ουν αυτοίς ciyai}oL; ευδαιμονούντων <Ρωμαίων, πόρρω μόνος ευ-
5 δαιμονίας έγώ. Χαίροις.

99.

'Άριστε βασιλεϋ, ή των τρόπων συγγένεια της έξ αίματος


μείζον- διόπερ εί καλέσαιμί σε του μεγάλου βασιλέως υίον αυτοϋ
γνήσιον, ουδεν αν σοι χαρισαίμην- εί δε και άδελφόν, ουκ σ.ν
αίσχυνοίμην, διό σοι δίκαιον φάρμακα χαρίζεσi}αι τραύμασιν ώς
5 έκείνος. Χαίροις.

100.

'Άριστε βασιλεϋ, νόμος έξαίρετος βασιλευσιν τον αυτοις ορον


ουδέποτε διαλui}ηναι πλην ένος μόνου του βασιλέως όριζομένου·
σ.ν δε τον ορον είναι δύο βασιλέων συμβfι έξ ήμισείας έκατέρου
μετέχοντος, ουδεν καινον σ.ν διαλui}fι, έπεί. τοιουτον και το παρα
5 τfι σκηνfι i}εώρημα ην δ γέγονεν όρισμίi) Θεου, των γαρ στύλων
έκάστου πλάτος εχοντος πηχυν ενα καί. ημισυ και τον Χριστον
αυτον αίνιττομένου καί. μόνον, το άτελες έκατέρ� προσην, τίi)
μεν στύλ� το ημισυ ή δε σαρξ τίi) Σωτηρι· οίς ουδ' αυτος δυσχε­
ραίνω καταλui}έντος. Χαίροις.

98 1-2 Dem. Chrysol. comp. 234, 18-19 (οm. ίιπερβαλλόντως Ι νικ�ς ]


ένίκησε) ; a.ίΙ�
C<

98 1-2 cf. Septuag. Sir. 14, 20


98 1-2 τους μελέτην ΟΒ: τους τους μελέτην Υ 2 ίιπερβαλλόντως
OBVPc: ίιπερβάλλοντας PVac 5 χαίροις OBV: om. Ρ
99 1-4 d. Isid. Pel. ep. ΙΙ 250. 291 = PG LXXVIII 688b. 721b
99 5 χαίροις OBV: om. Ρ
100 5-6 cf. Septuag. ex. 26, 16 6-7 d. Joh. 2, 21 7-8 Athan. Ar.
2, 72 =
PG XXVI 288b
100 3 είναι δύο ΟΥ: ίην. ord. Β 6 εχοντος ΟΥ: εχον Β 8 σαρξ ΟΥ:
σανΙς Β 9 χαίροις OBV: om. Ρ
DEMETRIO CRISOLORA

CENTO EPISTOLE A MANUELE II PALEOLOGO


AL VERO IMPERATORE SIGNORE MANUELE PALEOLOGO
CENTO EPISTOLE DI DEMETRIO CRISOLORA SU UN SOLO ARGOMENTO

1. Ottimo sovrano, l'illustre Leontare ci ha accusato e rimpro­


verato di avere scritto cose sconvenienti al buon imperatore. Non è pru­
dente che egli dica tali cose, né che noi le ascoltiamo, poiché egli sa
meglio degli altri il nostro impegno in tuo favore, e noi a nostra volta
restiamo tra i tuoi difensori e non estranei. Salve.

2. Ottimo sovrano, l'illustre Leontare ci incolpa di mancanza di


riguardo verso tua altezza, ma ognuno potrebbe giudicare che questa
non è altro che una pazzia. Perciò a coloro che sono caduti in un tale
errore è necessario che si applichi la cura dell'olio, mentre a coloro che
sono sani tenga dietro una punizione, insomma delle due cose è neces­
sario che sia scelta la seconda. Noi comunque volgiamo l'animo alla
sentenza del nobile imperatore non di un altro. Salve.

3. Ottimo sovrano, abbiamo ricevuto il tuo decreto, inviatoci dal­


l'illustre Leontare, pieno di restrizione e di asprezza, ma d'altro canto
rassicurante poiché ci offre benevolenza. Dunque bisogna sopportare il
peso delle avversità e attendersi cose buone dalle cattive. Salve.

4. Ottimo sovrano, tu ci hai dimostrato che puoi respingere dalle


cose che ha scritto l'illustre Leontare anche l'eccesso dei capi di accusa.
A meno che tu non intenda in tal modo imitare, nei limiti del possibile,
Dio che in tutta la vita maledisse solo il fico. Salve.

5. Ottimo sovrano, il mio ragionamento è nato in modo diverso


dalla tua opinione; io ritenevo che il tempo presente fosse uguale al
passato ed alcuni avevano chiesto e ottenuto grazia per noi alla insaputa
di tua altezza, perciò mi sono espresso in questi termini, non diversa­
mente; dio lo sa. Salve.

6. Ottimo sovrano, come potrei, proprio io che ti proclamo ad


alta voce partecipe di vari beni, pensare che non possiedi la verità, la
quale è regina degli altri beni e piu di tutti è adatta ad un imperatore?
Questo non è un mio inutile zelo verso tua altezza, né una molestia,
né richiede un rimprovero al tuo potere. Salve.
70 Demetrio Crisolora

7. Ottimo sovrano, tu saprai la verità, qualora ti ricordi giusta­


mente delle imprese che ho compiuto in difesa della maestà tua sotto
gli occhi di tutti e per lungo tempo. Come dunque potrei ora decidere
di accordarmi con gli avversari, trascinando le correnti alla maniera di
Euripo, di cui si parla? Impossibile. Salve.

8. Ottimo sovrano, non potremmo stimare il falso piu della verità.


Infatti se anche veneriamo tua altezza, ancor di piu dobbiamo onorare
dio stesso, che è la verità. Il ragionamento non è stato concepito in
modo cattivo ma conveniente e si compiace della semplicità. Salve.

9. Ottimo sovrano, la sospettosità è la piu terribile molestia, vada


in malora, non compaia né in terra né in mare, poiché rovina molti
aggredendoli anzi tempo quando sono tranquilli e fiacca in modo igpo­
bile chi, come me stesso, vuole sottomettersi molto timidamente. Salve.

lO. Ottimo sovrano, molti sopportano gli affanni per un domani


migliore e ignorano la stanchezza in attesa dei frutti. A noi dunque che
ormai non disdegniamo di impegnarci in tua difesa e non indugiamo
mai nei tuoi decreti come gli altri, mostra la campagna che germoglia.
Salve.

11. Ottimo sovrano, un tale disse: «' se in me non vuoi avere


affatto fiducia, ma credi in te stesso ', non condannare minimamente
i tuoi per un piccolo errore ». Perciò le accuse dell'illustre Leontare mi
hanno molto colpito fino ai midolli e alle ossa e mi hanno procurato un
grande dolore. Puoi dunque credere che non abbiamo composto quel­
l'espressione con qualche cattiva intenzione. Salve.

12. Ottimo sovrano, come potrei io proprio pensare in modo av­


ventato che tu non possiedi la verità, mentre dico a tutti che ogni
tua parola è schietta come un giuramento? Assurdo. Dunque se questa
parola ha importanza, sia grazia a dio, poiché ti ha offerto un potere
simile al suo, e a te, poiché a tua volta lo imiti; e allora se è cosi, sia a
te gratitudine poiché non hai in animo di punire tali cose. Salve.

13. Ottimo sovrano, quanto tu desideri che i tuoi siano buoni,


tanto io sono volonteroso a mutare il tuo decreto in questo senso, solo
se dio dà la forza dall'alto: se egli non concede la grazia, la virtu umana,
che è debole, viene meno e allora l'imperatore deve perdonare coloro
che hanno sbagliato e soprattutto quelli che gli vogliono bene. Salve.
Epistole 71

14. Ottimo sovrano, se quell'espressione è stata composta in modo


arrogante, l'errore è grande e richiede non piccolo scherno; qualora
invece sia frutto di ignoranza e di oblio, per gli antichi sarebbe stato
ugualmente un grande sbaglio e avrebbe richiesto un importante rito
rropiziatorio. Invece oggi è una mancanza piccola o inesistente, infatti tutti
sono vinti dalla comprensione per i sudditi ed essa stessa sa di dominare
su tutti i mortali. Salve.

15. Ottimo sovrano, gli altri reggitori dello stato si compiacciono


del fasto, della vanità e dello sfarzo, tu invece ami il servizio veramente
pacifico e tranquillo; quale amministratore dei pubblici affari, ti sei dimo­
strato potente non solo nelle piccole cose, ma anche nelle grandi. Perciò
rendi anche a noi grazia. Salve.

16. Ottimo sovrano, un tale ha detto che 'occorre trattare i servi


come sé stessi, poiché sono esseri umani ' che la sorte ha invece resi cose.
Ma tutti noi siamo uguali per natura e per fede; dunque se dio ordina
di lasciare riposare la terra che è senza anima, a maggiore ragione bisogna
perdonare gli uomini che sono della stessa specie. Salve.

17. Ottimo sovrano, poter fare ciò che si desidera e comportarsi


sempre con umanità, è un'azione gloriosa per Dio e per gli uomini e
soprattutto un privilegio degli imperatori, poiché sono potenti. Bisogna
dunque stimare degni di perdono quelli che sbagliano, perché anche loro
sono uomini e ne hanno bisogno. Salve.

18. Ottimo sovrano, l'oblio colpisce gli uomini come un malanno,


infatti lo genera il venir meno della memoria, che tuttavia torna di
nuovo, qualora uno ormai vinca quello con le armi del ricordo. Ora
però ho bisogno non solo di quella, ma anche del perdono dell'illustre
signore. Salve.

19. Ottimo sovrano, tu dici e fai cose tali, per cui potresti essere
e venire considerato assolutamente il piu religioso possibile. Perciò sei
fornito di perfezione e affatto privo di difetti; dunque non ci schernire,
affinché sembri che tu sia entrato nel paradiso. Salve.

20. Ottimo sovrano, cosa si potrebbe pensare di qualcuno che non


tenga conto del signore e imperatore con le parole e le azioni? Asso­
lutamente è una cosa gravissima, salvo nel caso che l'oltraggio venga
sopportato con semplicità e senza ira o cattiveria, allora è necessario che
i colpevoli ottengano perdono. Salve.
72 Demetrio Crisolora

21. Ottimo sovrano, tu poni rimedio non solo a tali cose, ma


anche a quante sono piu gravi di queste piu 'con indole severa ' che
con lieve riso. Ciò per cui ora ho bisogno di perdono è accaduto per le
accuse dell'illustre Leontare. Salve.

22. Ottimo sovrano, io ho consolidato i tuoi interessi non solo con


le parole, ma anche con le azioni, dunque ora né tu sei privo delle tue
buone qualità, né io sono senza la mia conoscenza del vero. Perciò
quanto da noi detto a tua altezza è schietto e neppure bisognoso di
perdono. Salve.

23. Ottimo sovrano, un errore di tal fatta aveva per gli antichi
grande importanza, se soltanto si innalzava verso Dio; io penso peraltro
alla uguaglianza dell'imperatore con Dio, pur tuttavia quello crocifisso
rimise tutti i peccati, e allora anche tu condona la mia colpa, poiché sei
suo imitatore. Salve.

24. Ottimo sovrano, poiché tu sei una buona pianta, hai fatto si
che i tuoi frutti freschi fossero buoni per tutti, frutti che sono molto
simili alla noce, in quanto hanno natura opposta a quelli fra gli altri che
portano distinti la parte commestibile e il seme. Perciò non darci la piccola
parte esterna amara e acre, ma quanto allude alla sola virtu, il che è
anche a cuore agli uomini illustri. Salve.

25. Ottimo sovrano, è tuo costume respingere l'assalto del male e


d'altro canto assegnare a tutti l'accoglimento di ogni bene; inoltre di­
sponi che vi sia molta cultura. Tra i vari pensieri e le diverse armi che
sono pronti per la guerra ci sono anche io, e destinami a chi tu voglia,
affinché non sia trovato io solo lontano dalle tue belle imprese. Salve.

26. Ottimo sovrano, tu sei molto 'benigno nella collera ', mite
nella punizione, subendo non minacci, pur essendo insidiato sopporti,
non ti adiri con coloro che sbagliano irrimediabilmente. Cosi accogli ora
saggiamente noi che non abbiamo commesso grandi errori, anche perché
tu hai fatto lo stesso con gli altri. Salve.

27. Ottimo sovrano, 'tu hai spesso ridato vigore agli affari privati
e pubblici che erano in rovina " ed ogni tua impresa ha avuto un meri­
tato successo. Solo di me che sono caduto in disgrazia e, come tu co­
mandi, giaccio abbandonato, non ti curi. Provochi, anzi, un grande cla­
more) a riguardo del quale non so cosa potrei dire. Salve.
Epistole 73

28. Ottimo sovrano, se un signore fosse amante del buon senso e


della saggezza, lo stato dovrebbe avere vita migliore, come anche le esa­
lazioni delle piante aromatiche riempiono di un buon profumo coloro
che sono vicini. lo invece, pur essendo membro dello stato, soffro come
la guardia carceraria che vive insieme agli scellerati. Salve.

29. Ottimo sovrano, chi si avvicina a te viene sempre ammaestrato


con ragionamenti e dottrine filosofiche e guadagna la migliore via per la
verità attraverso varie specie di beni. Ora poiché io mi sono allontanato
da essi, bisogna riferire ai mali l'imputazione, assolutamente mia non
dell'imperatore. Salve.

30. Ottimo sovrano, tu sei una rosa tra le spine che riempie di
buon profumo i presenti, giammai quelli che sono lontani. Allo stesso
modo coloro che convivono col cattivo odore stanno in condizione op­
posta ai precedenti, poiché è fatale che aspirino qualcosa di nefando;
ciò che è accaduto anche a me poiché ne sono degno. Salve.

31. Ottimo sovrano, tu ami la tranquillità che è piu sicura del­


l'agitazione, hai cara la pace, pur ricevendone danno, piu della guerra con
un utile. Solo me però decidi di gettare m un mare aperto e agitato.
Salve.

32. Ottimo sovrano, tu che hai ricevuto da dio forza, ricchezze e


onore, per alcuni sei diventato un sostegno, per altri un nome glorioso,
per altri ancora 'un tesoro inviolabile ', poiché hai distribuito ciò che
hai ricevuto a imitazione di chi ti concede grazia. Solo me invece lasci
come un estraneo 'alla mercé di chi voglia calpestarmi '. Salve.

33. Ottimo sovrano, poiché sai che coloro che danneggiano e rovi­
nano gli uomini, non capi sono ma nemici e tiranni, giacché compiono
azioni piu da avversari che da amici, tu usi sempre fare per i tuoi sudditi
tutto ciò che di piu nobile s'addice alla filantropia e a dio soprattutto.
Salve.

34. Ottimo sovrano, il poeta è solito chiamare i re pastori di


popoli; la natura a sua volta definisce i re buoni, con nome piu appro­
priato, civili reggitori dello stato. Tu invece godi di una terza e migliore
reputazione, quella 2ella saggezza, per cui è necessario che perdoni coloro
che sbagliano. Salve.
i4 Demetrio Crisolora

35. Ottimo sovrano, si dice che gli stati possono progredire sola­
mente se i sovrani siano filosofi. o i filosofi siano sovrani. In te invece
appare doviziosamente anche una terza virtti, della quale nessun'altra
potrebb'esser piti grande. Infatti a ciascuno di quelli manca non solo il
perdono, ma tutta insieme la bontà, di cui non è dato trovare altro di
preferibile nella vita. Salve.

36. Ottimo sovrano, tu sei capace di procacciare a tutti ogni bene,


di scacciare il male ed eliminare l'ingiustizia, come è naturale, di colti­
vare la giustizia. Pertanto come potresti angustiare me che non sono
caduto in errori irreparabili ed ho lottato, come si conviene, in tua
difesa? Tutti lo direbbero impossibile. Salve.

37. Ottimo sovrano, tu fos ti adorn ato piti degli altri del motto dei
grandi che è piti credibile di un giuramento. « Amare genera l'essere
amati ». Perciò chi vuole essere creduto deve vivere bene la propria vita
e aver fiducia volentieri negli altri; dunque Hdati anche di me, l'autore del
discorso e comprendi una parola che ha peccato di ingenuità. Salve.

38. Ottimo sovrano, coloro che competono nelle gare e colpiscono


forte vengon coronati; a quelli che competono in difesa del Salvatore
accade tutto l'opposto: vengono coronati perché sono percossi e umiliati.
Tu dunque, se tolleri da discepolo di Cristo che anche coloro che sbagliano­
chiedano il perdono, potresti ottenere in cielo le grandi corone. Salve.

39. Ottimo sovrano, è meglio procedere dagli affanni al riposo


che dal piacere al castigo. Noi certo in principio abbiamo ottenuto gran­
dissimi benefici per la tua potenza, poi accidentalmente cose funeste, ma
mutate ancora una volta in bene, conforme all'indole del sovrano. E
benché ora ci pieghiamo ai mali, dobbiamo attenderci cose buone dagli
affanni. Salve.

40. Ottimo sovrano, Platone, il tuo maestro, disse che credere a


tutti e a nessuno è comunque un male, tranne che il primo è un male
piti sicuro. Tu dunque, poiché sei del tutto buono, devi aver fiducia in
noi e non essere diffidente: quest'ultimo atteggiamento si distingue per
la scarsezza dei frutti, quello invece per l'infinita abbondanza. Sappi
perciò che il discorso è buono, non cattivo. Salve.

41. Ottimo sovrano, poiché sei un buon imperatore e sai che il


sovrano deve guidare i sudditi come un padre i figli, affinché egli stesso
Epistole 75

abbia rispetto dai figli legittimi, tu sei un padre comune ad ognuno;


perciò anche io ho bisogno del padre comune, per ottenere il perdono
dell'errore. Salve.

42. Ottimo sovrano, la mia frase nei confronti di tua altezza na­
sceva da un desiderio non da un'inquisizione, non da un dubbio, non da
una deliberazione, non da un giudizio, non da un'opinione, non da una
disposizione, non da un proposito, non da una scelta, non da un impulso,
non da un bisogno e dunque andava perdonata. Salve.

43. Ottimo sovrano, vi è desiderio sia delle cose in nostro potere,


come essere saggio e no, sia delle cose non in nostro potere, come re­
gnare o non morire. Dunque neppure è giusto punire quei peccati che si
san dimostrati frutto d'un desiderio senza azione di un preordinato di­
segno. Salve.

44. Ottimo sovrano, anche i peccati frutti del desiderio sono giu­
stamente pumtI, solo qualora vengano alla luce e siano trasmessi agli
altri e diretti contro l'imperatore o il paese; se per poco invece tocchino
gli altri, non è giusto che siano puniti, in base alla legge di Dio, sovrano
della grande città. Salve.

45. Ottimo sovrano, qualora un desiderio non venga punito da


Dio, chi oserebbe parlare di punizione, se sia incline agli stessi difetti
e bisognoso dello stesso giudizio, partecipe delle stesse cose e della stessa
natura? Quindi non va punito quanto si riferisce al desiderio. Salve.

46. Ottimo sovrano, se Dio avesse in animo di punire i peccati


nati dal desiderio, nessuno potrebbe essere salvato, a meno che non si
voglia parlare dei bambini, per di piu battezzati. Perciò anche tu, se ImItI
Dio come occorre, devi comprendere e perdonare, non punire, i frutti
del desiderio. Salve.

47. Ottimo sovrano, quando il desiderio non ha ancòra generato


il disegno preordinato, la sentenza del giudice non ha valore secondo
l'ordinamento, affinché anche lui non cada negli stessi errori e non gli
tocchi punizione uguale a quella che ha disposta. Perciò chiedo all'impe­
ratore che anche le nostre azioni sian fatte degne di perdono. Salve.

48. Ottimo sovrano, tutti badano non alle cose che diciamo, ma
a quelle che facciamo; dunque la vita deve essere coerente con la parola,
76 Demetrio Crisolora

affinché, pur vincendo nel parlare, non abbiamo a esser vinti nei fatti.
Perciò tu stesso che hai sempre superato tutti con l'azione, allo stesso
modo anche adesso riporta una vittoria su di me. Salve.

49. Ottimo sovrano, è difficile filosofare all'atto pratico, pili facile


per ognuno farlo a parole, per cui quel comportamento si risolve in
lode mentre questo in biasimo, e quello può reprimere l'ozio questo
invece provocare il riso. Tu dunque che nella vita sei sempre filosofo nei
fatti, cerca di esserlo concretamente anche nei miei confronti. Salve.

50. Ottimo sovrano, se mi comporto cosi a bella posta e con arro­


ganza, la mancanza è grave e può procurare eterno supplizio, poiché col­
pisce ingiustamente il buon imperatore, ed io renderò giustizia al mo­
mento opportuno; tuttavia lo sbaglio può trovare un rimedio nella po­
tenza di Dio e nella tua, se venga tollerato semplicemente senza alcun
rimprovero sia da Dio che dagli uomini. Salve.

51. Ottimo sovrano, l'ozio unito al rilassamento allontana dai prin­


cipi naturali; ma se uno lo eliminasse, vedrebbe sùbito anche i pensieri
fiorire. Noi dunque non potremmo lasciare cose inidonee al buon impe­
ratore, ma le elimineremo, cosa ottima per la servitu ed il séguito. Salve.

52. Ottimo sovrano, dopo aver rifiutato corone e ricompense per


aver degnamente combattuto, come è giusto, in tua difesa, ora dobbiamo
ottenere compassione e perdono per ciò che abbiamo appreso dalle let­
tere dell'ottimo Leontare, lettere che egli non avrebbe mandato se tu
non glielo avessi ordinato. Nel mentre rifiutiamo onori e giustizia, atten­
diamo pietà. Salve.

53. Ottimo sovrano, tu ottieni e sempre otterrai comprensione tra


i peccatori, se sei coerente agli stessi principi; ma se cambi e ti astieni
dalle buone azioni, Dio non permetterà che tu pili di altri rimanga tra
questi per molto tempo a servirlo e a fargli cosa gradita. Dunque non
indugiare ad assumere con le altre anche la nostra corona. Salve.

54. Ottimo sovrano, la legge della natura pone sullo stesso piano
il fatto che i benefattori non siano ricambiati e i nemici non siano scac­
ciati, mentre la legge di Dio uguaglia amici e nemici, e anzi comanda
di pregare per questi. Perciò tu, imitandolo come si conviene, concedi
perdono a coloro che sbagliano. Salve.
Epistole 77

55. Ottimo sovrano, Salomone considerò cosa giusta che un uomo


buono creda in ogni discorso e il cattivo in nessuno; tu dunque, poiché
in tutta la vita sei stato riconosciuto buono, devi credere che quel
discorso che pronunciammo fu detto in senso buono, non cattivo. Che
se ciò accada, da una parte tu onori quel sovrano mirabile e dall'altra
liberi noi da affanni e dolore. Salve.

56. Ottimo sovrano, ai bottegai e ai mercanti e :J. quanti esercItInO


professioni consimili, tu prescrivi di procurarsi bilance e metri e pesi
giusti, senza agire in modo fraudolento a danno dei clienti. Dunque co­
manda anche a noi quello che ti sembri giusto. Salve.

57. Ottimo sovrano, tu hai giustamente colmato tutto lo stato nelle


presenti circostanze di buone leggi e di pace, senza eliminare alcun bene,
anzi concedendo ogni cosa senza risparmio e con prodigalità. lo solo, che
pur faccio parte dello stato, sono molestato e non so come porvi rimedio.
Salve.

58. Ottimo sovrano, anche quando stai in piedi, disteso, in riu­


nione, a cavallo, mangiando, facendo qualsiasi cosa, ti sforzi perché
vincano la verità e la giustizia. Se invece io grido per aver subito una
grandissima ingiustizia, 'fai orecchi da mercante ', come se si trattasse
di cosa che non ti riguardi, e neppure ti prendi cura del nostro dolore.
Salve.

59. Ottimo sovrano, ' come colui che coltiva la virtu è sicuro di
essere nella beatitudine che ne deriva' e è necessario che gli tocchi una
di queste due cose: 'o un beneficio immediato o uno futuro ', cOSI anche
colui che molesta un uomo potrebbe ottenere la sorte contraria. Perciò
cura la nostra infermità, affinché tocchino anche a te rimedi uguali o
anche piu grandi. Salve.

60. Ottimo sovrano, gli uomini pii, come anche gli empì, coglie­
ranno nel futuro il frutto del loro comportamento, infatti il tempo vicino
dispensa agli uni castighi, agli altri invece doni. Dunque nessun Cristiano
molesti alcun uomo, e codesto comportamento soprattutto conviene all'im­
peratore, signore di tutte le altre virtu. Salve.

61. Ottimo sovrano, i buoni'se da un lato sono di numero limi­


tato, dall'altro però sono tanto potenti, che non si limitano a fare il giro
della terra, ma vanno fino in cielo '. Tu dunque, giunto al sommo, un
amore divino, concedi perdono a coloro che sbagliano. Salve.
78 Demetrio Crisolora

62. Ottimo sovrano, la tua gloria può giungere in cielo e ai confini


del cosmo o, per meglio dire, alla potenza oltremondana e quindi a dio
stesso. Come allora potrebbe una accusa, rivelatasi di scarsa entità e
terra terra contro la mia modesta persona, pensare di raggiungere e su­
perare le tue imprese, che sono celesti? Dunque è giusto che anche in
questo noi tutti siamo vinti. Salve.

63. Ottimo sovrano, con l'ausilio di ragione e pensiero, e di ogni


qualità derivante dalla cultura, sei giunto al compimento delle imprese
grazie alla fede in dio e hai dato lustro alle tue qualità. Poìché sei
siffatto, non devi sdegnarti contro gli errori degli uomini, ma comportarti
benevolmente e nobilmente nei loro confronti. Salve.

64. Ottimo sovrano, salvi molti sudditi saggiamente, ma non li


�vresti salvati, se non con l'aiuto di dio, il buon nocchiero. Quindi, come
quello rimedia agli sbagli di tutti, giustamente, senza chiedere nulla in
cambio, anche tu allo stesso modo prenditi cura dei nostri errori. Salve.

65. Ottimo sovrano, tu regni sui doni di dio e somministri quanto


è giusto ad ognuno,'né tolleri di fingere di non vedere e di non sentire
alcunché ', anche se si tratti della cosa piu insignificante. Come mai, allora,
non disponi che venga perdonata la mia colpa, ma continui a riempirmi
di grande turbamento e inquietudine? Salve.

66. Ottimo sovrano, a coloro dai quali avevi ricevuto del bene si
vede che lo ricambi generosamente, agli altri poi tutto offri gratuita­
mente. La prima cosa per noi sarebbe certamente immeritata, la seconda
conveniente; ma poiché nessuna delle due si verifica subisco evidente
ingiustizia. Salve.

67. Ottimo sovrano, con i beni di famiglia dispensi cibo copioso


secondo il bisogno e distribuisci ai poveri il necessario e fornisci abbon­
danza a tutti in base alla fame. Ma poiché san tanti i tuoi buoni pensieri,
ofIrine uno a noi per curare la nostra ferita. Salve.

68. Ottimo sovrano, con alcuni uomini ti mostri benevolo, con


altri affettuoso, ad alcuni decreti sempre favori, ad altri vantaggi varì
secondo le circostanze; ma per tutti tu solo sei il comune vero giova­
mento, poiché hai' un'indole amante del bene e nemica della malvagità '.
Dunque compòrtati allo stesso modo anche nei nostri confronti, affinché
non a noi soli tocchi di patire tristemente per un'accusa. Salve.
Epistole 79

69. Ottimo sovrano, tu non miri all'apparenza, ma proprio alla


verità, ed infatti' non disprezzi gli altri, né cerchi solamente l'utile per­
sonale " ma sei amore di belle imprese, desiderio di cose buone, elimi­
nazione di mali, vita degna di essere imitata da tutti. Dunque prenditi
giustamente cura anche del mio errore. Salve.

70. Ottimo sovrano, tu hai placato sapientemente il disordine e la


confusione dello stato, che un forte soffio di malvagità scoppiato piti
volte improvvisamente aveva destato. Però ti rifiuti di concedere calma
a noi che siamo incappati in un vento terribile. Salve.

71. Ottimo sovrano, tu sei pieno di tante e tali buone qualità,


, che non è facile ' per un uomo ' trovarne neppure il numero '; presso di
te infatti il piccolo diventa grande, il povero ricco, la donna fanciulla,
ed ognuno, dopo aver ottenuto semplicemente ciò di cui potrebbe aver
bisogno, se ne va felice. lo solo invece quando chiedo sono scacciato e
rimango a mani vuote. Salve.

72. Ottimo sovrano, cosa si potrebbe concepire di piti utile, di piti


gioioso, di piti nobile del rendere sempre grazie a dio? Assolutamente
niente. Perciò tu sei fortunato, ' felice e tre volte beato '. Ma a1l0ra come
puoi lasciare ch'io sia angustiato per un piccolo errore? Salve.

73. Ottimo sovrano, un tempo fiori in Grecia un gran numero di


saggi ed un altro genere in Persia ed un altro ancòra <in India> (i gin­
nosofìsti), ed essi furono rovinati e distrutti, piuttosto che salvati, da
un loro errore di non poco conto. Ma tu superi tutti in saggezza e pre­
servi tutti, salvo a sottoporre solo me a agitazione e a prove. Salve.

74. Ottimo sovrano, la tua mente pone ogni cosa in secondo ordine
e produce opere letterarie, le desidera, se ne compiace; l� lettere, si,
sono per te tutta la vita. Quando e per chi? Quanào piti fior! la stol­
tezza e per ogni utilità. Dunque tu che prevali su tutto, è necessario che
regni anche sul mio errore. Salve.

75. Ottimo sovrano, numerose e diverse epistole, ammirate per la


grande armonia e l'arte, quindi capitoli che superano le epistole ed infine
molti e grandi discorsi possono dimostrare quanto ho già detto. Perciò
tu che vivi in tale gaudio di saggezza, acconsenti che anche i tuoi vi
partecipino. Salve.
80 Demetrio Crisolora

76. Ottimo sovrano, la pietà religiosa è lo scopo dei tuoi pensieri


.

e parole e di questa prerogativa non è possibile trovare bene pili grande


nella presente situazione; tutto ciò ti procura una corona eterna di filo­
sofia, dunque ricevi anche la mia tra le altre e uniscimi ai tuoi. Salve.

77. Ottimo sovrano, quando giungesti al culmine della felicità,


fosti incoronato pili dalla forza delle parole che dalla benda e il diadema.
Dicesti infatti: « Se uno è bisognoso venga da me, se uno pensa di poter
subire ingiustizie, venga da me ». Come fai allora a non vedere che sono
in difficoltà e non mi ' apri la porta quando busso '? Salve.

78. Ottimo sovrano, tu ritieni sempre giusto che coloro che sba­
gliano preghino, e che coloro che accusano deliberino il meglio; cOSI riu­
nisci in te ogni virtli e governi ' in modo non solo irreprensibile ma
anche molto lodevole '. Solo me rimproveri per aver sbagliato poco o
nulla, e questo non è giusto. Salve.

79. Ottimo sovrano, le tue imprese dovranno essere ricordate da


tutti e 'continuare ad essere lodate da quanti ne fanno esperienza ';
d'altra parte è divulgato ovunque che sei tu solo ad aiutare tutti. Soc­
corri dunque anche noi che ti vogliamo bene. Salve.

80. Ottimo sovrano, poiché vedi che nella vita nulla è pili elevato
dell;umiltà, che salva non solo i sudditi ma anche i sovrani; con essa tu
guidi, come è giusto, la nave del potere tranquillamente, per incoronare
te stesso ed ottenere il vantaggio di coloro che ti imitano: tra questi
inserisci anche noi. Salve.

81. Ottimo sovrano, se tu non credi in noi, autori di quella frase,


quando diciamo che essa fu pronunziata con buone intenzioni, temo che
io, volendo evitare questa difficoltà, commetta uno sbaglio pili grande.
Nessuno infatti cura il male con un male, poiché questa sarebbe anzi
una impudenza; tuttavia sono lieto di aver rimediato all'errore con il
pentimento. Salve.

82. Ottimo sovrano, per coloro che abitano sotto l'equatore a causa
del caldo le nuvole non possono mai condensarsi, allo stesso modo quando
tu sei 'presente e sulla terra vedi la luce del sole ', è necessario che cessi
quanto degli. errori non sia irrimediabile. Salve.

83. Ottimo sovrano, l'aria e il fuoco per natura sono in continuo


movimento circolare, la terra e l'acqua invece sono immobili: cOSI tu,
Epistole 81

in quanto leggerissimo e portato verso la zona celeste, devi imitare la


grandezza dei corpi in continuo movimento, non di quelli immobili, e
cambia parere nei confronti di quelli che sbagliano. Salve.

84. Ottimo sovrano, al di sopra della luna non vi è aria, né al di


sotto di essa corpo celeste, a meno che non si verifichi un fenomeno
contro natura. Allo stesso modo neppure nella tua conformazione, in
quanto leggera, trova posto l'errore, riconosciuto di per sé molto pe­
sante. Salve.

85. Ottimo sovrano, l'arcobaleno non appare mal Intorno, ma di


fronte al sole, poiché esso non può rimanere vicino alla potenza del
calore. Agli uomini del buon imperatore accade il contrario: infatti ve­
diamo che chi gli sta vicino è dritto e saldo, chi invece rimane lontano
da lui è piu fragile, il che anche io ho provato. Salve.

86. Ottimo sovrano, i vènti, quando iniziano a soffiare, sono pic­


coli, e cOSI sono anche i fiumi; con l'imperatore accade l'opposto, ché
il suo sdegno iniziale si risolve in mitezza. Mostra anche nei miei riguardi
codesta caratteristica propria di te e della natura, affinché non si trovi
che io solo sia privo dei tuoi benefici. Salve.

87. Ottimo sovrano, è evidente che i vènti non sono formati di


solo vapore caldo e secco, ché in tal caso non potrebbero soffiare obli­
quamente, ma solo verso l'alto. Tu invece non hai assolutamente questa
dote, infatti non vai per vie traverse ma in alto e tutte le cose ti si
muovono intorno: da ciò non tenerci lontani, poiché ti vogliamo bene.
Salve.

88. Ottimo sovrano, sui monti piu alti non si forma rugiada né brina,
come dicono, in base alla legge naturale; tu, d'altro canto, sei il monte
piu alto del mondo per la prassi e la contemplazione. Regni dunque ad
un tempo su entrambe e offri la prima a coloro che ormai si volgono
contro Dio, l'altra invece a quelli che lo difendono. Anche a noi dona
quest'ultima. Salve.

89. Ottimo sovrano, la brina è propria dell'inverno, la rugiada


dell'estate e della primavera, tu stesso comandi tra l'altro anche su queste,
e i buoni sono assolutamente partecipi dell'una, i cattivi dell'altra; perciò
offri quella buona anche a noi, ché siamo tuoi amici. Salve.

90. Ottimo sovrano) la luce del sole produce ombra e elimina le


82 Demetrio Crisolora

tenebre per i corpi terrestri, mentre è pura senza oscurità per quelli
sopralunari. Gli errori somigliano del tutto a un'ombra, che è giusta­
mente eliminata dalla tua luce: e allora anche il mio errore abbia asso­
luzione. Salve.

91. Ottimo sovrano, la mia mancanza ha trovato una pUnIZlOne


a sé adeguata nel rimprovero che l'illustre Leontare mi ha mandato; se
essa aveva bisogno di una seconda punizione, le è toccata anche questa,
ClOe non abbiamo ottenuto per molto tempo il decreto imperiale; se
poi pensi anche a una terza punizione, cOSI sia. Salve.

92. Ottimo sovrano, dio ha don2.to a noi due molto In comune,


prima di tutto l'attività letteraria; se anche non fossi saggio secondo te,
neppure avrei ottenuto in premio l'eleganza dello stile come te; in se­
condo luogo mi ha donato l'affetto per te, come era necessario; in terzo
luogo la benevolenza che tu ci hai mostrata spesso e manifestamente.
Assolvi dunque anche il resto. Salve.

93. Ottimo sovrano, è strano compiere una tale fatica in tua di­
fesa, e pensare o dire poi l'opposto; infatti colui che tollera il contrario
di ciò che riteneva stesse bene, diventa accusatore di sé steSSO. Ma non
è neanche giusto che la tua potenza ignori le opere, si sdegni per le
parole ed imputi tutto a queste ultime: trova dunque una soluzione alla
faccenda. Salve.

94. Ottimo sovrano, se ti sembro importuno scrivendo molto, so


che mi proscioglierai dall'accusa, poiché proprio tu sei stato il solo col­
pevole della mia sfrontatezza. Frattanto, se la mia richiesta è ingiusta
e intollerabile, dovrei vergognarmi di fronte ad un imperatore come te;
se invece essa è buona e giusta, accordami benevolmente il prosciogli­
mento. Salve.

95. Ottimo sovrano, se ciò che ho detto è buono e giusto, pro­


scioglimi secondo giustizia; se è falso e ingiusto, anche in questo caso
assolvimi con il discernimento e la saggezza che mostri nei confronti di
tutti. Ma chi potrà smentire me che confesso? Salve.

96. Ottimo sovrano, se il primo uomo, quasi simile agli angeli,


non poté rispettare l'ordine del Signore della grande città, come potrei
io, che vena in una situazione cOSI difficile, osservare ciò ch'è necessario
all'imperatore? Tranne che, come il figlio di Dio fece con quello, cOSI
Epistole 83

anche tu, in quanto imitatore del Salvatore, non voglia curare la mIa
ferita. Salve.

97. Ottimo sovrano, in numerosi modi puoi superare molti di


quegli ottantacinque che un tempo governarono sullo stato, tutti però
con il pensiero e la saggezza; il che è straordinario e pili degno di ammi­
razione del resto: di tutto ciò è felice il popolo dei Romani, eccetto me
solo. Salve.

98. Ottimo sovrano, ma perché parlo di sovrani, dal momento che


tu vinci di gran lunga anche quelli che hanno fatto della vita una pa­
lestra di saggezza? Anche le diverse tue opere ne sono testimonianza;
ma mentre tutti i Romani si rallegrano di codesti beni, io solo sono
lontano dalla tua felicità. Salve.

99. Ottimo sovrano, la nobiltà dei costumi è migliore di quella di


sangue; perciò seppure io ti chiamassi nobile figlio di quel grande impe­
ratore, non ti renderei un favore, e se anche fratello, non me ne vergo­
gnerei, perciò è giusto che tu offra rimedì per le ferite alla maniera di
lui. Salve.

100. Ottimo sovrano, è particolare consuetudine degli imperatori


che il loro decreto non sia stato mai sciolto, tranne che sia un solo so­
vrano a decidere. Qualora invece accada che il decreto sia di due impe­
ratori, poiché entrambi sono partecipi della metà, neppure insolitamente
potrebbe essere sciolto, poiché tale fu anche la scena che si verificò
presso il tabernacolo per il decreto di Dio, ed infatti ogni colonna aveva
una larghezza di un cubito e mezzo e faceva allusione a Cristo stesso
e unico, nell'uno e nell'altra vi era la imperfezione, nella colonna la
metà, la carne nel Salvatore; ma per queste cose proprio io non disap­
provo che il decreto venga annullato. Salve.
COMMENT ARIO
1. AEOV"tcX.pT)C;: due Leontare, contemporanei di Crisolora, ci sono noti; il primo,
Briennio Leontare, fu governatore di Selimbria nel 1400, quindi oLxELOC; di Gio­
vanni VII e infine governatore di Costantinopoli (cfr. Bunger, Chortasmenos, p. 226,
l'inscriptio dell'ep. 56 indirizzata a Leontare). Piti noto invece risulta Demetrio Leon­
tare, il quale si distinse come generale e dip�omatico. Nel 1405 per incarico di Ma­
nuele II occupò Tessalonica e vi pose al potere il nipote Giovanni VII; dopo la
morte di quest'ultimo (1410) tornò a Costantinopoli al servizio del sovrano. Treu
identificò il Leontare, accusatore di Crisolora, con il generale Demetrio Leontare; in­
fatti anche lui, come Crisolora, fece parte della corte di Giovanni VII a Tessalonica
e, morto quest'ultimo, tornò al servizio di Manuele II a Bisanzio. Cfr. Ducas, XVIII
2 = p. 113, 1-6 Grecu. Vedo anche Treu, pp. 107s.; Bunger, Chortasmenos,
pp. 127-129.

2. "téOE I-lcx.VLcx.V ,.., EÀ.cx.LOV cX.XOÀ.oufrELV: cfr. Aet. Amid., VI 8 = II 139, 6-9 01.
ÉI-lBpÉXELV oÈ "ti)v XEcpcx.À.i)V xpi) POOLVC{) CiÙV O�EL 1ì xu).,i;} 'j'to).,uyévou 1ì XLCicrov
1ì OLVcx.VfrLVC{) ÉÀ.cx.LC{) 1ì 1-lT)À.LVC{). pu'j'tcx.pòv o' EPLOV OEUl)'ÈV "ti;} ÉÀ.cx.LC{) É'j'tL"tLfrÉcrfrW Xcx.L
crUVEXÉcr"tEPOV VEcx.pO'j'toLELcrfrcx.L "ti;} BpÉYI-Lcx."tL.

3. Ci"tU'j't"tLXOV ÉVcx.V"tLWV: Isidoro Pelusiota (ep. I 50


,.., PC LXXVIII 213a),
=

fonte di questa lettera di Crisolora, commenta un brano delle Scritture (Septuag.,


ler. 1, 11), ove è descritta l'apparizione a Geremia del ramo di mandorlo, simbolo
della missione profetica. La parte esterna del ramoscello è amara e rappresenta gli
É'j'tL'j'tOVcx. del sacerdozio, la parte interna invece gli E'j'tcx.frÀ.cx. futuri. Vedo «Introdu­
zione », § 3.

4. cX.I-LUVcx.crfrcx.L OUVcx.I-LLC;... "ti)v cruXTlV xcx."tT)pcX.crcx."to: cfr. Isid. Pel., ep. I 51 =

PC LXXVIII 213b, esegesi di Mare., 11, 14. Gesti secca il fico, l'albero della trasgres­
sione, per dimostrare che può vendicarsi degli scelera bominum.

7. m7lc; o v v ...... "tèt PEUI-Lcx."tcx.: l'Euripo è un canale che divide l'Eubea dalla
Grecia nei pressi di Calcide. Le impetuose correnti che lo attraversano cambiano
continuamente direzione, perciò questo stretto sin dall'antichità ha rappresentato la
volubilità umana. Aristotele (eth. Nicom. 1167b 6s.) afferma che gli uomini buoni
sono concordi tra loro e coerenti con sé stessi: "twv "tOLOU"'C'WV yètp I-LÉVEL "tèt BouÀ.ll­
I-Lcx."tcx. Xcx.L ov I-LE"tcx.PPEL Wcr'j'tEp EVPL'j'tOC;; cfr. anche Plat., Phaed. 90c; Liban., ep.
568 = X 568 Forst.; Thom. Mag., subd. off. 4 PC CXLV 501d; Diogenian., III
=

39 = CPC I 222.

8. OVX &..'11 "ti;} �EUOEL ,.., OC; Écr"tLV 1} cX.).,llfrELcx.: cfr. Isid. Pel., ep. II 146 = PC
LXXVIII 592a EL I-LÈv yètp wC; OELVÒV Pll"topcx., Xcx.L OUVcX.I-LEVOV "ti)v cx.tcrxpé·t'T)"tcx. "tov
crou 'j'tcX.frouC; JtOcrI-LTlcrcx.L, ovx &'11 cx.1hi;} 'j'tcx.pcx.XWPllcrcx.LI-LEV, EL Xcx.L cx.LoouI-LEfrcx. "tòv
avopcx., cX.).,À.èt "ti)v cX.À.llfrELcx.V cx.v"tov 'j'tPO"'C'Ll-Lllcrcx.LI-LEV; si tratta di una lettera a Casio
scolastico, il quale era solito citare Demostene per giustificare la propria ayarizil'l.
88 Demetrio Crisolora

Isidoro afferma che, seppure le parole dell'oratore possano xOO"l-LiiO"cu il vizio di Casio,
egli tiene in maggior conto la verità.

9. t)7tO�Lcx. ,.., �cx.À.a."t"t1l: vedo «Introduzione », § 3.

lO. Crisolora imita un'epistola di Isidoro Pelusiota (I 488 = PC LXXVIII


448c) indirizzata a Teodoro scolastico, la quale ha per titolo IIpòç 1-Lcx.�T}"tEVOI-LÉ'Jovç.
Il Pelusiota attende che Teodoro gli mostri i risultati dell'insegnamento cristiano
ricevuto, cOSI come il contadino coltiva la terra in attesa di frutti migliori. Cfr. anche
Paul., 2 Tim. 2, 6; Jac., 5, 18.

12. À.6yo'J eX:7tÀ.ou'J ci'J"tL opxov: questo topos presente in Isocrate (ad Nicocl.
22), si trova anche in Filone, autore ben noto a Crisolora. Nel De decalogo 84 = IV
288, 2s. c.-W. questi afferma che è buona abitudine non giurare, in special modo per
chi è cOSI veritiero che ogni sua parola vien considerata un giuramento; cfr. anche
Phil., spec. II 2 = V 85, 11s. c.-W., nonché Phil., Abr. 273 = IV 60, 5 c.-W.:
l'uomo giusto si sforza di prendere a modello Dio, la cui parola ha valore di giura­
mento. Cfr. anche Man. Palaeol., praec. educo reg. 81 = PC CLVI 372c.
- Xcx.PLO"cx.I- LÉ'J� ,.., I-LLI-LOVI-LÉ'J�: per il tèma del sovrano L0"6�EOç cfr. Isocr., ad Ni­
roel. 5; Dio Chr., or. 3,82 = I 47,11s. Arn.; Iulian., or. 3, 100d = I 179, 30s. Bid.;
Themist., or. 15, 188cd = I 273, 11-15 Down.; Agap. Diac., schedo reg. 1 = PC
LXXXVII, 1164a; Theoph. Bulg., inst. reg. 2,26 = p. 209, 13s. Gaut. (= PC CXXVI
284d); Niceph. Basil., or. in Alex. Arist. 29 = p. 22, 28 Gar.; Niceph. Biemm., stato
reg. 4, 42 = p. 16, 15 Emm. (= PC CXLII 663c). Cfr. Bunger, Prooimion, pp. 58-63.

13. Y'Jwl-LT}'J 7tcx.PE'JEyXEL'J: cfr. Appian., bello civ. III 61, 251 = II 352, 20s.
Mend.-Vier., ove l'espressione è usata nel senso di «cambiare decreto ».

14. Interessante la contrapposizione tra 7tcx.À.cx.LOLç e 7tcx.p' 1ÌI-LL'J: gli antichi pre­
paravano sacrifici per placare gli dèi, Gesti (Matth., 9, 13) invece ha detto EÀ.EOç �ÉÀ.w
)Gcx.L o'; �VO"Lcx.'J (cfr. anche Septuag., I reg. 15, 22).

16. "tOLç OLXÉ"tcx.Lç ,.., 7tLO""tEL: cfr. Isid. Pel., ep. I 471 = PC LXXVIII 440c,
ove Cinegio è invitato a trattare gli schiavi con umanità.
- EL you'J ,.., O"vYY'Jwl-LT}'J: cfr. Phil., spec. II 89ss. = V 108, 9ss. c.-W.; qui
l'Alessandrino, commentando la legge dell'anno sabbatico (Septuag., ex. 23, 10-11;
Lev. 25, 2-7), osserva che, se è necessario far riposare la terra (èi�vxoç), a maggior
ragione bisogna trattare con umanità gli schiavi, poiché hanno un'anima. Si tratta di
un nobile e lungo discorso di morale politica e sociale, aderente in sostanza ai prin­
cipì dello stoicismo sulla schiaviru; cfr. Epict., diss. I 13, 3s. = 55, 11-17 Schenkl;
Sen., ep. 47, 1 (servi sunt immo homines...; vedo peraltro Man. Palaeol., praec. educo
J

reg. 68 = PC CLVI 361c. Cfr. anche M. PohIenz, Die Stoa. Ceschichte einer geistigen
Bewegung, I, Gottingen 1948, pp. 136s.

17. "tò OU'Jcx.O"�cx.L ,.., "tOLç �cx.O"LÀ.EUO"L'J: oltre a Isid. Pel., ep. II 15 = PC
LXXVIII 468a (oMÈ'J oihw Xcx.L 7tcx.pà ci'J�PW7tOLç E'JOO�O'J, )Gcx.L 7tcx.pà BEt;> EM6xLI-L0'J
OCOE 1tOLEL'J, wç "tò oU'Jcx.O"i}cx.L I-LÈ'J ii �OUÀ.E"tcx.L 7tpel"t"tEL'J, cid oÈ q>LÀ.civ�pw7tcx. Xcx.L
�OUÀ.EO"�cx.L xcx.ì. 7tpa"t"tEL'J), una lettera a Serapione corrector perché sia clemente nei
confronti di coloro che sbagliano, cfr. Agap. Diac., schedo reg. 6 = PC LXXXVII,
Epp. -8- 28 89

1165c OUOE\I OU"t'We; EvOéxt.(..l.o\l ÈpyciSE"t'cx.r. èi\lV"pw1to\l, We; OV\lcx.O'v-cx.r. !J..È\I a. �OV)"E"t'cx.r.
1tpcX."t'"t'EL\I, àEt oÈ q>r.)"ci\lv-pw1tcx. Xcx.L �OVÀEO"V-cx.r. iCcx.L 1tpci"t'''t'EL\I.
- 1tcX.\I"t'cx. opéi\l "t'TI q>r.)"cx.\lv-PW1t!:�: il topos del sovrano filantropo è spesso col­
legato nei Fiirstenspiegel a quello dell'�0"6v-Eoe;; oltre alla orazione di Temistio inte­
ramente dedicata a codesto argomento (I 3-25 Down.) cfr., ad esempio, Theoph. Bulg.,
inst. reg. 2, 26 = p. 209,13s. Gaut. (= PC CXXVI 284d); Niceph. Basil., or. in
Alex. Arist. 29 = p. 22, 26 Gar. (e C. Spicq, «La Philantropie hellénistique, vertu
divine et royale », in St. theol. XII [1958], pp. 169-191; J. Kabiersch, Untersuchun­
gen zum BegrifJ der Philanthropia bei dem Kaiser Julian [« Klassisch-Philologische
Studien », 21], Wiesbaden 1960; Bunger, Prooimion, pp. 143-148).

18. 1) )"i)i}T) ....., xcx."t'cx.yW\lLO"T)"t'cx.L: cfr. Isid. Pel., ep. II 34 = PC LXXVIII


477d, un'epistola ammonitoria a Dionisio, il quale un tempo frequentava spesso il
Pelusiota e ne traeva luminoso esempio di virtu. Sulla )"i)V-T) Isidoro torna in una
lettera al presbitero Zoilo (ep. IV 88 = PC LX,"'{VIII 1149b); cfr. anche Plat., Phil.
33e; lo. Dam., fido orth. 34; II 20 = II 86s. Kott.

19 . • 0Lcx.V"t'cx. ....., yU!J..\l6e;: vedo «Introduzione », § 3.


- EVO"E�ÉO""t'cx."t'oe;: compare in questa lettera un attributo tIplCO del buon so­
vrano, l'EUO"�ELcx. che, insieme alla Cjn)"cx.\lV-pW1tLcx. e alla 1)!J..EP6"t'T)C;, contribuisce a
delineare la figura dell'imperatore V-EOepL)"i)e;. Cfr. Bunger, Prooimion, p. 63.

24. Phil., Mos. II 180 = IV 242, 1-10 c.-W. oLcx. yà.p epu"t'Ò\I EVYE\lÈe; a1tcx.O"cx.
\lÉoue; �)"cx.O""t'oùe; ÉçÉepUO"E xcx.� Ù1t' EVepOpLcx.e; xcx.p1tW\I E�pLV-E\I. oi. oÈ xcx.p1tO� xcipucx.
1)O"cx.\I, a. epvO"L\I É\lcx.\I"t'Lcx.\I EXEr. "t'OLe; èi)"),,OLe;' È1tL yà.p "t'W\I 1t)"dO""t'w\I, O""t'cx.epu)";;e;,
É)"cx.Lcx.e;, !J..i))"W\I, OLcx.epÉPEL "t'ò O"1tÉp!J..cx. Xcx.L "t'ò ÈOWOL!J..O\l, èi OLcx.epÉPO\l"t'cx. "t'61tOLe; XWpL­
�E"t'cx.r.· "t'ò !J..È\I yà.p Éowor.!J..O\l EçW, "t'ò oÈ O"1tÉp!J..cx. ELCJw xeL"t'cx.xÉx)"Er.O""t'cx.r.- "t'ov oÈ
xcx.pvou "t'cx.u"t'6\1 ÈO""t'r. "t'6 "t'E O"1tÉp!J..cx. Xcx.L "t'ò ÈOWOL!J..O\l, à!J..epo"t'Épw\I de; !J..Lcx.\I LOÉcx.\I
à1toxpr.v-É\I"t'W\I, Xcx.L "t'61toe; ELe; 6 É\I"t'òe; wXupw!J..É\lOe; XCt.L 1tEpmEeppoupT)!J..É\lOe; EPXEL
Om)"i;), "t'i;) !J..È\I È.x ep)"or.ov 1tci\lu �cx.i}Éoe;, "t'i;) O' ovoÈ\I à1tooÉo\l"t'r. çU)"L\lOU XC1.."t'cx.­
O"XEUcX.O"!J..cx."t'Oe;· àep' oi) "t'E)"ELcx.\I àPE"t''Ì)\I cx.L\lL"t'''t'E''t'C7.L. È qui descritto il prodigio della
verga di Aronne che, custodita nel tempio, durante la notte divenne una buona pianta
di mandorlo (Septuag., num. 17, 16-23). Filone osserva che questa pianta, poiché ha
uniti in sé l'inizio, cioè il seme, e la fine, cioè la parte commestibile, rappresenta la
perfetta virtu, che ha in sé la sua origine e il suo fine, poiché essa stessa è l'aspira­
zione ultima di una vita secondo natura.

27. LOr.cx. ....., à\lwpDwO"cx.e;: cfr. Phil., virt. 3 = V 267,6s. c.-W. All'inizio del
De virtutibus Filone afferma che il vero coraggio non è nella furia del guerriero
("t''Ì)\I àPEL!J..cX.\lLO\l Àu"t'''t'cx.\I òPYTI O"u!J..�ov),,� XPw!J..S\lT)\I) ma nella ÈmO""t'i)!J..T), concetto
di derivazione platonica (Lach. 190ss.). Aggiunge quindi che vi sono cittadini i quali,
invalidi per le malattie o l'età ma sani e forti d'animo, si astengono dalla violenza e
contribuiscono spesso con sagge proposte alla salvezza dei beni pubblici e privati:
essi coltivano il vero coraggio, poiché sono àO"XT)"t'cx.L O"OepLcx.e;. Cfr. Plat., resp. VI
497a; Hipp. mai. 281d; anche Synes., ep. 73 = p. 130, 4s. Gar.; Niceph. Basil.,
or. in Alex. Arist. 29 = p. 22, 28s. Gar. Vedo «Introduzione », § 3.

28. EL "t'Le; yÉ\lOL"t'O ....., "t'oùe; 1t)"T)O"LciSO\l"t'cx.c;: cfr. Phil., somn. I 177s. = III
243, 3-7 c.-W. ÈcX.\I "t'É "t'Le; xcx."t" OLXLcx.\I ìì 1tO)"L\I ìì XWpcx.\I ìì EV-\lOe; yÉ\lT)"t'cx.L eppO\li)-
90 Demetrio Crisolbra

CrEWç Épacr"t7]C;, awx"'{x'Y) "t"h\l OLXLa\l ExEL\I'Y)\I xat "tÌl\l 7téÀ,L\I xat "tÌl\l xwpa\l xat
"tò E1}\lOC; aI-LEL'JO\lL �L� xplicr1}aL. xava.7tEp "'{à.p "tà. ÉXVVI-LLWI-LE\la "tW\I apw!-,_a."tw\I
EvwoLac; "tOùç 7tÀ,'Y)crLa.So'J"tac; a'Ja7tLI-L7tÀ,'Y)crL. Fonte di questa epistola è un com­
mento a Septuag., gen. 28,14. Le parole di Dio a Giacobbe - É\IEVÀ,O"'{'Y)1}TjcrO\l"taL
É\I crot micraL ai. epvÀ,aL "tlic; "'{lic; - sono riferite da Filone prima all'uomo come
singolo: se lo spirito è purificato da una perfetta virtti, anche il corpo che lo circonda
sarà purificato; quindi all'uomo nei suoi rapporti sociali: se un tale è amante della
saggezza, anche la sua terra e il suo popolo progrediranno. Vedo anche «Introdu­
zione», § 4.
- EvwoLac;: il topos dell'EvwoLa, sviluppato anche nell'ep. 30 in contrapposi­
zione alla ovcrwoLa, ricorre in Phil., ebro 87 = II 186,21 c.-W. Anche Giovanni
Damasceno (parall. IV 16 = PC XCV 1385c) paragona la presenza dell'a\lÌlp a"'{aMç
al buon profumo che riempie l'aria circostante. Atenagora (leg. 13,94 PC VI
916b) definisce Dio 1} "t'EÀ,El,a EVwoLa.

30. crù I-LÈ'J È\I I-LÉcr� "t'w'J axa\l1}w'J p600'J: cfr., fra altro, Lucian., conser. hist. 28
= II 17,20 Jac.; Psell., in Mich. Due. = I 43, 24s. Kurtz-Dr.; Niceph. Basil., or. in
Adr. Comn. 5. 20 = pp. 29,21s.; 40,17s. Gar. Vedo «Introduzione», § 4.

31. YJPEI-LLa\l acrepaÀ,EO""tÉpa\l ... XL\l7]crEWC;: cfr. Arist., eth. Nico11t. 1154b 27s.
1}oo'J'Ì] l-LéiÀ,À,o\l È\I YJPEI-LLq. Ècr"tt\l 1ì É\I XL\l7]crEL, luogo che va tuttavia inserito in un
discorso molto piti articolato.
- <jJLÀ,ELC; oÈ "t'Ìl\l dp7]'J'Y)\I: vedo «Introduzione », § 2. Cfr. peraltro Man. Pa­
laeol., praec. educo reg. 56 = PC CLVI 353d.
- "tlic; "tpLxVI-LLaç: per l'uso metaforico del termine cfr. tra l'altro Aesch., Pro11t.
1015; Plat., resp. V 472a; Nil., ep. I 71 = PC LXXIX 113bc.

32. crù I-LÈ\I LcrXÙ\I - Èx VEOU À,a�w'J: topos frequente nei Fiirstenspiegel;
cfr. Dio Chr., or. 1,45 = I 8,26-28 Arn.; Phil., Mos. I 148 = IV 156,5s. c.-W.;
Agap. Diac., schedo reg. 1 = PC LXXXVI l,1164a;
p. 193,6s. Gaut. (= PC CXXVI 265d); Man. Palaeol., praec. educo reg. 7. 51
PC CLVI 324b. 352b; ecc. (e Hunger, Prooimion, pp. 49-58).

34. Filone piti di una volta nei suoi opuscoli paragona il buon sovrano a un
7tOLI-L7]\I
- un topos di derivazione omerica (Il. II 243) - e ricorda che l'esercizio
della pastorizia è una buona preparazione a quello del potere. Crisolora imita qui un
brano in particolare, Phil., probo 30-31 = VI 9,11-13 c.-W. 1}"'{EI-LO'JEç o' ELcrt\l ot
acr"tELoL "tÌl\l "tW\I a"'{EÀ,apXW\I "tE"ta",{I-LÉ'JoL "ta.�L'J. "OI-L'Y)pOC; I-LÈ\I OV\I «7tOLI-LÉ'Jaç
À,aw'J» E'LW1}e: xex.À.EL\I "tOÙC; �acrLÀ,Éac;, 1} oÈ epUcrLC; "tOLC; a"'{a1}oLC; :X:VPLW"tEPO\l "tov"tt
"tou\lol-La É7tEep7]I-LLcrE\I. La figura del sovrano (pastore di popoli ' ha avuto nella grecità
classica e bizantina una notevole fortuna; cfr. Plat., poI. 268c, resp. IV 440d; Xenoph.,
Cyr. I 1,2-3; Arist., eth. Nicom. 1161a; Dio Chr., or. 1,13; 4,43 = I 3, 7s.; 63,17
Arn.; Themist., or. 9, 121d; 15, 186d = I 184, 1-4; 271,10-14 Down.; Synes., regno
6a = p. 13, 13s. Terz.; Niceph. Blemm., stato reg. 4,4 = p. 14,26s. Emm. (= PC
CXLII 662c); Theoph. Bulg., inst. reg. 2,28 = p. 211,ls. Gaut. (= PC CXXVI
285b); Thom. Mag., reg. off. 14 = PC CXLV 469b. Cfr. Hunger, Prooimion,
pp. 100-102.
Epp. -28- 40 91

35. In Mos. II 2 = IV 200,9-15 c.-W. (cpacrì. yap "t'L\lEC; ovx tl.7tÒ crX07tOU,
!-LO\lWC; ii'V oihw "t'CLC; 7tOÀ-ELC; É,7tLOOU\laL 7tpÒC; "t'ò �ÉÀ."t'LO\l, É,CL'V (lì) oi. �acrLÀ-ELC; cpLÀ-O­
crocpl]crwcrL'V iì oi. CPLÀ-ocrOCPOL �acrLÀ-EucrwcrL'V. 6 O' È:x 7tEPL"t'''t'OU cpa'VEL"t'aL !-LÌ1 !-LO\lo'V
"t'au"t'ac; É,7tLOEOELYì-1É'VOC; "t'tic; OU\lcX.!-LELC; È'V "t'cv
x. "t't;),
à.À-À-CL xaL "t'PELC; É"t'Épac;, w'V 1] !-LÈ'V 7tpaY!-L(J."t'EUE"t'aL 7tEPL \lO[J.oi}EcrLa'V, 1] oÈ 7tEpì.
tl.PXLEpwcrU\lT)'V, 'lÌ oÈ "t'EÀ-e:u"t'aLa 7tEPL 7tpocpT)"t'ELa\l) fcnte di questa lettera di Criso­
lora, Filone riprende il noto topos platonico (resp. V 473cd) sulla necessità che gli
stati sian retti dai filosofi e aggiunge che Mosè, suo modello preferito, non solo è
filosofo ma anche legislatore, sacerdote e profeta. Quesro luogo di Platone, come è
noto, ha avuto grande fortuna soprattutto nell'àmbito della concezione del sovrano:
Themist., or. 2, 32bc = I 42, 7-9 Down.; Agap. Diac., schedo reg. 17 = PC LXXXVI
1, 1169b; Niceph. Blemm., stato reg. 1,4 = p. 9,2-8 Emm. (
= PC CXLII 659b);
Thom. Mag., subd. off. 30 = PC CXLV 496c.

36. crOL !-LÈ\I ,.., ovx tl.OLXWC;: da notare sul piano retorico oltre all'assonanza
É,X7tOpL�EL'V É,�OPL�EL'V, l'accostamento tra tl.ÒLxLa'V É,XOt.WXEW e tra oLxaLo'V ovx tl.OL­
XWC;. Vedo «Introduzione », § 4.
- É,X7tOP{.�EL'V... É,�OPL�EL'V: la contrapposizione, benché con lieve discrepanza, è
in Platone, symp. 197d 7tp�o"t'T)"t'a !-LÈ'V 7tOPL�W\I, c:q'pLo"t'T)"t'a o' È�op{.�w'V, nell'elogio
di Amore.

37. Questa epistola ha il suo modello in Isid. Pe!., ep. II 148 = PC LXXVIII
604a (6 !-LÈ'V "t'W'V EU �LOU'V"t'W'V, W i}aU!-LcX.crLE, À-oyoC; op"OU mcr"t'O"t'EpOC; "t'Ct.LC; à,7tcX.'V"t'W'V
"t'W'V tl.XOUO'V"t'W'V cr"t'Ecpa\lOv"t'aL 1.\J1]CPOLC;. Tò oÈ crcpoopa CPLÀ-ELcri}aL �OUÀ-Ecri}aL, cX.7tÒ
"t'ov crcpoopa CPLÀ-EL'V "t'bc"t'E"t'aL. Ovxov'V e:l. !-LÈ'V mcr"t'EuEcri}aL �OUÀ-OL!-LEi}a, EU �LW!-LE'V·
Et oÈ cX.ya7t(lcri}aL, tl.ya7tW!-LE'V), una lettera indirizzata al diacono Eutonio. Il con­
cetto si trova anche, espresso in modo diverso in Man. Palaeol., praec. educo reg.
18 = PC CLVI 329c oihw xaL XOcr!-LLWC; (j)LÀ--n.crCLC;, xaL É,\I "t't;) (j)LÀ-EL'V y.aL (j)LÀ-Ei:crilaL
OLa!-LE'VELC;.
- À-oyOC; 6 "t'w'V (J.EyaÀ-w'V opxou mcr"t'o"t'EpOç: vedo supra a 12.

38. oi. 7tEPL "t'OÙC; ai}À-ouc; ,.., Ù7tO(.l.É'VO\l"t'EC; cr"t'Ecpa\lOu'V"t'aL: Isidoro Pelusiota, ep.
III 126 = PC LXXVIII 828ab (É,XEL !-LÈ'V ytip 6 "t'U7t"t'W\I xaL 7tEPLyE\lO!-LE\lOC; cr,Ecpa­
'Vou,aL· É,\I"t'aui}a oÈ 6 "t'U7t"t'O(.l.E'VOC; xaL (j)Épw'V, tl.'Vapp1)crEwC; tl.�LOV"t'o:.L), commenta
le parole di Gesu che invita a porgere l'altra guancia (Matth., 5, 39). Gesu istitul
un agone nel quale, contrariamente a quanto avviene nei giuochi sportivi, chi è
colpito dall'avversario e gli offre l'altra guancia è proclamato vincitore. Cfr., tra
l'altro, Paul., 1 Coro 9,25; Clem. Al., strom. VII 11,67, 1 = III 48,6-17 Stah. (e
«Introduzione », § 3).

39. a(.l.EL'Vo'V ,.., É,� 1]oo\ll1C;: Crisolora imita qui con abile variatio la fine di una
lettera di Isidoro Pelusiota (ep. II 174 = PC LXXVIII 625b "A(.l.EL'Vo'V OU\I tl.7tÒ
7to'VW\I e:l.c; tl.\lcX.7taucrL\I �É'VaL, iì tl.7tÒ 'lÌoo\ll1c; e:l.c; "t'L(.l.WpLav). Cfr. anche Dio Chr., or.
3,83 = I 47, 16s. Arn.

40. IIÀ-cX."t'w\I ,.., tl.cr(j)aÀ-Écr"t'EpO'V: VI e qui una ripresa ccncettuale delle parole
di Socrate a Fedone contro la misologia (Plat., Phaed. 89de). Il filosofo condanna
l'atteggiamento di chi, mostratosi ingenuamente fiducioso nei confronti del prossimo,
92 Demetrio· C;{solàra

in séguito è diffidente verso tutti indistintamente. Sulla 7tLcr-nç cfr. anche [Plat.],
Demod. 385c-386c.
- ID ct-tw'V 6 cròç oLocX.crxaÀoç: l'attacco ha un valore fortemente allusivo; Cri­
..

solora certo fa riferimento a un capitoletto dei Praecepta di Manuele II dedicato


all'argomento (praec. educo reg. 19 PC CLVI 329cd oùxou'V IÌ.7tOÀWÀE'V Ci7taç, 6
=

7tacrt. 't'E mcr't'EVW'V xat IJ.TjOE'Vt.); vedo «Introduzione », § 2.

41. crù IJ.È'V a\J't'oxpcX.'t'wp - XOL'VO;: la figura del sovrano pater ricorre in quasi
tutti i ritratti del sovrano ideale; cfr. Dio Chr., or. 1,22 I 4, 24s. Arn.; Agap.
=

Diac., schedo reg. 59 = PC LXXXVII, 1181c; Phot., ep. I 69 PC CII 2, 680b;


=

Basil. Imp., exhort. cap. = PC CVII, XXXVlb; Niceph. Blemm., stato reg. 4,37 =

p. 15,17s. Emm. ( = PC CXLII 663a); ecc. Anche nel caso presente la fonte di
Crisolora è Filone (spec. IV 184 = V 251, 6-8 c.-W. 't'ò'V yàp apxo'V't'a oihwç xp'Ìl
7tpoEcr't'cX.'VaL 't'w'V Ù7tTjxow'V wç 7ta't'Épa 7taLow'V, �'Vo:. xaì. aù't'òç wç Ù7tÒ y'VTjcrLW'V
vLw'V 1Ì.'V't'L't'LlJ.a't'aL· OLÒ XOL'VOì. 7tOÀEW'V xaì. Èit'Vw'V yO'VELç, EL BEL 't'IÌ.ÀTjitÈç EL7tEL\I,
apxo'V't'Éç EtcrL'V OL lÌ.yaitoL) con la solita mediazione della Comparatio (Dem. Chrysol.,
comp. 224,16-18).

42-47. Questo gruppo di epistole costItUIsce un po' il centro della raccolta.


Crisolora prende le mosse dalle definizioni di �OVÀTjcrLç (desiderio irrazionale) e
�ovÀ1) (disegno preordinato); quindi con un ragionamento stringente e affascinante,
degno di un oracore giudiziario, giunge alla conclusione che il suo errore non è pre­
meditato (hyo'Va 't'iiç �ovÀiiç), ma involontario (Exyo'Va 't'iiç �OVÀ1)crEWç), epperò
degno di perdono; ricorda infine che, se Dio avesse inteso condannare «i frutti del
desiderio », nessuno sarebbe salvo, eccetto i bambini battezzati (ep. 46). La sua
difesa nella parte finale (ep. 47) assume carattere specificamente giudiziario: neanche
la sentenza del giudice ha valore, se egli non vuole cadere negli stessi errori che
ha inteso punire, e quindi avere la stessa condanna (Matth., 7, 1-2).

42. �OVÀ1)crEWç - Xp1)crEWç: questa serie di genitivi coordinati per asindeto


costituisce come un 7tL'Vaç delle definizioni contenute in lo. Dam., fido orth. 36; II
22 = II 90, 71-91, 83 Kott.

43. �OVÀTjcrLç - 1J.'Ìl ita'VEL'V: già Aristotele in etb. Nico1n. 1111b afferma: �ov­
ÀTjcrLç o' Écr't'l. (xal.) 't'w'V IÌ.Bv'VcX.'t'w'V, oLo'V IÌ.fra'Vacri.aç; Massimo Confessore in un
luogo dà una definizione di �OVÀTjcrLç, distinguendola dalla 7tpOaLpEcrLç (opusc. 3 =

PC XCI Bc), e in altro dalla �ovÀ1) (opusc. 4 = PC XCI 16a BELxit1)crE't'aL BÈ


7tCiÀL\I, wç OU't'E �OVÀTjcrLç Écr't'L'V l1Yov'V �ovÀ1)). Cfr. anche lo. Dam., fido orth.
36; II 22 = II 90, 65-70 Kott. ÀÉYE't'aL oÈ �OVÀTjcrLç xat É7tì. 't'W'V Éq>' TJIJ.L'V xaì.
È7tL 't'W'V oùx Èq>' TJIJ.L'V, 't'OV't'Écr't'L xaì. È7tì. 't'W'V ov'VCX't'W'V xat È7tì. 't'W'V IÌ.OV'VcX.'t'W'V.
�OVMIJ.Eita yàp 7tOÀÀcX.XLç 7tOp'VEucraL ìì crwq>po'Viicra� ìì Ù7t'VwcraL 11 't'L 't'W'V 't'OLOV't'W'V·
xa� 't'au't'a 't'W'V Èq>' TJIJ.L'V dcrL xat ovva't'cX.. �OVÀ6I-lEita oÈ xaì. �acrLÀEucraL ·'t'ou't'o
ovx Ecr't'L 't'w'V Èq>' TJIJ.L\I.
- ocra oV'V - XOÀcX.SEcritaL oLxaLo'V: per la distinzione tra peccati volontari, che
devono essere condannati, e involontarì, degni di perdono, cfr. lo. Dam., parall. V
21 = PC XCV 1560ab 't'w'V alJ.ap't'TjIJ.eX.'t'w'V, 'tà IJ.È'V IÌ.xovcrLeX. Écr't'LV, 't'à oÈ IÌ.'ltÒ
y,)WIJ.Tjç nO'VTjpaç yL'VE't'aL ... "AÀÀwç oV'V 't'à cixovcrLa 't'vyXcX.'VEL crvyy'VWIJ.Tjç, xat
èiÀÀwC; 't'à Èx 1J.0xitTjpaç npoaLpÉcrEwç xa't'axpL'VE't'aL ... Tà IJ.È'V cixovcrLa alJ.ap't'1)-
Epp. 40 - 54 93

�cx.'"tcx. xcx.ì. \l0�0C; crUYXWPEL, Xcx.L 9EÒC; 7tcx.pop�, <ç.lLÀav1}pW7toC; W\I, Xcx.L OVX CL7tT)\I'l)C;,
Xcx.L '"tW\I ÈxOUcrLWC;.

46. 9EOU ...., �E�cx.7t'"tLcr�É.\lW\I: sulla necessità che i piccoli siano battezzati non
solo per essere liberati dalle conseguenze del peccato originale, ma anche per essere
riconosciuti come figli di Dio, insiste Isidoro Pelusiota (epp. III 195. IV 24 PC =

LXXVIII 880b-88la. 1076a); cfr. lo. Dam., parall. I 13 PC XCV 1172b (Sep­
=

tuag., ]ob 24, 5) '"tLC; xcx.frcx.pOC; Ècr'"tL\l CLitÒ pvnou; CLÀÀ' ovoÈ Elc;, xèi\l �LC1.\I 1Ì�Épcx.\I
Ò �LOC; cx.v'"tou ÈitL '"tTjc; yTjC;.

48-49. Cfr. Agap. Diac., schedo reg. 49 PC LXXXVII, 1180a; Themist., or.
=

lO, 130a I 197,17s. Down.; Niceph. Blemm., stato reg. 4,41


= p. 16,9-11 Emm. =

(= PC CXLII 663b); Man. Palaeol., praec. educo reg. 55 PC CLVI 353c. Per =

l'argomento vedo Garzya, «Teoria e prassi »; H.-G. Beck, «Theoria. Ein byzanti­
nischer Traum? », in Sitzb. Bayer. Ak. d. Wiss., Phil.-hist. KI. 1983, H. 7.

50. EL ...., WOL\lEL\I: oltre alla fonte diretta Isid. Pel., ep. II 187 PC LXXVIII =

636d-637a, cfr. Phil., praem. 70 V 351, 20 c.-W.; lo. Chrys., homo 5. 4 in loh.
=

PC LIX 59; Basil. Imp., exhort. cap. PC CVII, XLlc; ecc.


=

51. 1) pcx.frU�Lcx. '"tTI a\lÉcrEL: cfr. Dio Chr., or. 1,1 = I 1 Arn., pur in un con­
testo differente.

53. cruyy\lW�T)\I CLitOitcx.ucrOLO: nell ep. II 203


' = PC LXXVIII 645c LUy-
Y\lW�T)\I OìJ'"C"E EXELC;, OìJ'"C"E ESELC;, Et '"tOLC; cx.V'OLC; È:itL�É.\lOLC;. EL oÈ (.LE'"tcx.�aÀoLC;, xcx.L
'"tTjc; �cx.\lLcx.C; Xcx.L '"tTjc; Àu'"t'"tT)C; CLitOitcx.VcrOLO, ò:.itOÀcx.VcrELcx.C; '"tcx.v'"tT)C;, che ha per titolo
èhL CLfra\lcx.'"toc; 1) tj.JUX'l) , Isidoro Pelusiota rimprovera il soldato Isaia e lo invita a
pentirsi in considerazione dell'immortalità dell'anima. Crisolora anche qui scherza
con la sua fonte: eliminando i due OiJ'"C"E dal testo del Pelusiota, ricorda al sovrano
di rimanere fedele ai proprì principì.
- �E'"tcx.�a).oLo: nel testo di Isidoro vi è �E'"tcx.�aÀoLC;, il Poussin (nota 5, col.
645) ricorda che due codici (Vat. 649 e Alt.) presentano �E'"tcx.�aÀoLo; nel testo di
Crisolora invece (..lE'"tcx.�aÀoLo è lezione comune a tutti i manoscritti, tranne P che
ha (..lE'"tcx.�aÀoLC;.
- OOUÀEVO\l'"tcx. ... EVcx.PEcr'"tOU\I'"tCL: cfr. Paul., Rom. 14, 18 OOUÀEVW\I '"ti;> XPLcr'"ti;>
EvapEcr'"toc; '"ti;> 9E0; Herm., mando XII 3, 1 p. 43,25 Whitt. In particolare per
=

l'imperatore oouÀoc:; frEou cfr. Agap. Diac., schedo reg. 8 . 68 PC LXXXVI I,=

1168a. 1184cd; Basi!. Imp., exhort. cap. PC CVII, XXXlIIbc; Man. Palaeol.,
=

praec. educo reg. 7 PC CLVI 324b.


=

54. Nell'ep. II 259 = PC LXXVIII 693a 7tcx.pà (..lÈ\I a\lfrpW7tOLC; rcro\l EL\lcx.L
OOXEL '"tò EVEPYÉ.'"tcx.C; [(..l'h] CL(..lEL�Ecrfrcx.L, xcx.i. È:Xfrpoùc:; [(.L'h] ri(..lV\IEcrfrcx.L. Ilcx.pà oÈ '"tTI
frd� cpLÀOcrOCPL� '"tò (..lÈ\I èqJ.d�Ecrfrcx.L '"t00c; EVEPYÉ.'tcx.C; XPC1.'"tEL · '"tò oÈ a(..lV\lEcr1}cx.L '"tOùC;
È:XfrpoùC; OVXL' riÀÀà. itcx.\I'"tL (..lÈ\I '"tP01t(� '"tò ri\lE�LXcx.XEi\l, EL o' OLO\l '"tE, Xcx.L EVEPyE'"tEL\I,
qui imitata da Crisolora, Isidoro commenta Matth., 5,43s. e contrappone all'inse­
gnamento pagano (Arch., Ir. 126 West; Aesch., Choeph. 123; Plat., resp. I 332a-335a;
Crit. 49a S8.; Themist., or. 7, 95a = I 143,8-10 Down.) per cui occorre beneficare
gli amici e vendicarsi dei nemici, quello cristiano che ammonisce ad amare i nemici
94 Demetrio Crisolora

e a pregare per loro (cfr. tra l'altro homo Clem. 26 PC II 321c; Orig., comm.
in Matth. 5) 46-48 110 XII 1, 60 Klost.-B.).
=

55. 1:oÀ.o!J.W\I ..... O�X(l.LO\l: vedo «Introduzione », § 3.

56. In Phil., spec. IV 194 V 253, 17-254, 1 c.-W., brano trascritto quasi
=

integralmente da Crisolora, sono presi in esame i doveri dei commercianti, principal­


mente quello di avere pesi e misure giusti e di non frodare i clienti (ved. già Sep­
tuag., Lev. 19,35-36; deut. 25,13-16 e Arist., Ath. poI. 10; oec. 1350b 9).

57. '"L""Ìj\l 7tcx.POVCTcx.\I ..... XaPLsO!J.E\lOe;: questo elogio dell'imperatore ha la sua


fonte in Phil., spec. II 22 = V 91, ls. c.-W. 'tOLycx.pOV\I 'ttl.e; 7t6À.ELe; EÙV-1)\ltcx.e;,
EÙ7tOp�cx.e;, EÙ\lO!J.�cx.e;, EÌ.p1}\l1)e; ci\lt1..7tE7tÀ.1} xcx.CTL\I, ò:.ycx.V-Ò\I !J.È\I oùoÈ\I V7tESEÀ.6!J.E\lOL,
mx.\I'tcx. o' ci<paowe; xcx.ì. ci'tcx.!J.LE\hw.; Xapt.Sé!J.E\lOL. Filone loda gli uomini che, pur
essendo ricchi, conducono una vita austera e si pongono al servizio dello Stato.
- EÙ\lO!J.�cx.e; ... Etp1}\l1)e;: cfr. Septuag., IV Mach. 3,20; Themist., or. 19, 227a
= I 329, 23s. Down.; Theoph. Bulg., inst. reg. 2, 12 = p. 201,13s. Gaut. ( = PC
CXXVI 273d-276a).

59. WCT7tEp ..... 7tEPL7tOL1}CTE'tcx.L: in det. 120 = I 285, 19s. c.-W. (ciÀ.À.' o yE
!J.E'tLW\I ciPE't"Ìj\l É\I Eù7tcx.v-dcx.Le; ci\lcx.À.oyoUCTcx.Le; ÉSE'tasE'tcx.L· 11 ytl.p 7tEPL7tE7tOL1)'tcx.L
'taycx.v-ò\I 11 TIEpL7tOL1}CTE'tcx.L) qui imitato da Crisolora, Filone contrappone al <pcx.vÀ.oe;...
��oe; del malvagio - Caino - in preda a paura e tristezza la vita di chi coltiva la
virtu, sicuro di ottenere la felicità.
- !J.E'tt.W\I ciPE't"Ìj\l: cfr. anche lo. Chrys., homo 15) 8 in Matth. PC LVII 233.
=

60. 'tOLe; !J.È\I EÙCTE�ÉcrL\I ..... 'tOLe; oÈ yÉ.pcx.: oltre a Phil., praem. 3 = V 337,2
c.-W. xcx.ì. 'tOLe; ciycx.V-OLe; éiv-À.cx. xcx.ì. 'tOLe; 7tO\l1)pOLe; Ém't�!J.Lcx. cfr. Isid. Pel., ep. I 4;
IV 195 = PC LXXVIII 181b. 1284b.

61-63. Questo gruppo di lettere ha il suo modello in un significativo brano del


De praemiis di Filone (26-27 V 341, 17-342, 1 c.-W.): coloro che disprezzano
=

la vanità giungono attraverso il mondo sensibile con il solo ausilio di \lOVe; xcx.ì.
À.oyLCT!J.6e; alla contemplazione dell'Intellegibile, dell'Incorporeo. Insomma l'anima ra­
zionale, superato il mondo sensibile, giunge alla contemplazione del Divino. Sulla
conoscenza di Dio in Filone cfr. A. V. Nazzaro, «Il rNneI 1:AYTON nell'episte­
mologia filoniana », in Ann. Fac. Lett. Napoli XII (1969-70), pp. 49-55. È difficile
dire quale funzione possa qui svolgere il luogo di Filone cosi importante sul plano
gnoseologico. Evidente è in ogni caso lo sforzo dell'autore di utilizzare testi già letti,
forse per la stesura di opere teologiche, per mostrare al sovrano la sua dottrina.

62. oùpcx.\lOVe; ..... OU\lcx.!J.L\I: come già accennato (ved. «Introduzione », § 3),
l'inizio della lettera è imitazione di un brano del De praemiis (26 V 341,19 c.-W.
=

app.) ritenuto interpolato dagli editori e tràdito solo dal codice F: xcx.ì. 'ttl. 7tÉpcx.'tcx.
'tov x6CT!J.OI) , !J.iiÀ.À.o\l oÈ xcx.ì. 't"Ìj\l !J.E'ttl. x6cr!J.01) OÙCTI.cx.\I.

63. 8 \lOVe; ..... 7tpÒe; i}E6\1: cfr. Phil., praem. 26-27 V 341, 23-342, 1 C.-\"V1.
=

't� o' a xÉXÀ.1)'tcx.L \lOVe; xcx.ì. À.OYLCT!J.Òe; !J.6\1� 7tpOCTXpW!J.E\lO\l. 'O !J.È\I OÙ\I 1)YE!J.W\I
'tTje; i}EO<pLÀ.OVe; OOS1)e;, Ò 7tpw'toe; Èx 'tU<pOI) !J.EV-OP!J.Lcra!J.E\lOe; 7tpÒe; ciÀ.1}i}ELcx.\I, OL­
Ocx.X'tLXU XP1)CTa!J.E\lOe; ciPE'tU 7tpÒe; 'tEÀ.EI.WCTL\I, éii}À.o\l cx.'LPE'tcx.L 't"Ìj\l 7tpÒe; i}EÒ\I TII.CT'tW;
Epp. 54 -73 95

l'1ÌYE�wV in questione è Abramo, che grazie alla '.,irtu derivante dall'istruzione im­
para a credere in dio e ha in premio la fede; egli è il primo di una triade di cui
fanno parte anche Isacco, ovvero la gioia, e Giacobbe, l'ascesi.

64. 7toÀ,À,OÙC; erwSELC; ,.., �OY}1}ou�EvOC; 't'� il"E�: cfr. Dio Chr., 01'. 2,71; 3,6 =

I 32,6s. . 35,8s. Arn.; Phil., Mos. II 5 IV 201, 8s. c.-W.; Themist., or. 13,171c
=

= I 246,6-8 Down.

65. 7tapopiiv 7tapaXOUELV: cfr. Agap. Diac., schedo reg. 26 = PC LXXXVI


1, lI72d.
67. XP'h�aerLv ,.., À,L�OV: cfr. Euseb., vito Consto IV 28, 1 = p. 130,21-23
Wink. CLÀ,À,ax6il"L oÈ cn't'oooerLac; È.7t� XOPY}YL/& 7tEVn't'wv àvopwv 7taLOWV 't" òpcpavwv
xctÌ. y\JvaLxwv otx't'pwv OWPOU�EVOC;; Themist., or. 15, 192d I 278,16s. Down.;
=

vedo anche Phil., spec. II 186s. =V 132,5-14 c.-W. (la descrizione dell'offerta del
pane nel rito della Pentecoste).

68. cpLÀ,6xaÀ,ov ... xaì. �Lero7t6vY}pov: cfr. Man. Palaeol., praec. educo reg. 37
PC CLVI 344a 't'ò �Lero7t6vY}pov xaì. cpLÀ,6xaÀ,ov dvaL.

69. erù �Èv ,.., CLÀ,Y}1}ELac; av't'Tj c; : cfr. Phil., migro 12 = II 271,1 c.-W. 't'òv
É.cpLÉ�EVOV 't'ov dvaL �iiÀ,À,ov lì 't'ov OOXE�'J, ove al Caldeismo (OOXE�V, conoscenza
superficiale dei sensi) è contrapposta la contemplazione del vero ('t'ò dvaL, Dio).
Vedo inoltre Phil., migro 86 = II 285,l1s. c.-W.; Isid. Pel., ep. III 79 = PC
LXXVIII 785c; nonché Arist., soph. el. 171b 29.
- �.:ò LOLOV ,.., tJ7tEPOPQ.C;: cfr. Phil., dcus 19 = II 60,5s. c.-W. (7tapaL't'Y}'t'Éol
01) 7tcX.V't'EC; Ol. yEWWV't'EC; aù't'o�c;, 't'ò o' È.er't'Lv QuOL 't'ò 'LOLOV À,\JerL't'EUc; �6vov 1}Y}pc5.>­
�EVOL '"wV 1±À,À,wv Ù7tEpOpwerLV), commento di Septuag., gen. 38,9. Vedo «Introdu­
zione », § 3.

70. Qui Crisolora si limita a sostItUIre solo poche parole (XOLVÒV xÀ,uowva per
TIoÀ,ùv xÀ,uowva; E7ta\Jerac; per CL7to't'L1}E't'aL) in un luogo di Filone, ove è descritta
la serenità dell'uomo virtuoso di fronte all'assalto del vizio: deus 26 II 61,18-21
=

c.-W. "07to\J yovv CLV1}PW7tWV tJ;\JX1) 't'òv 7toÀ,ùv xÀ,uowva iCa� eru.À,ov, cv xa-rap­
payÈv ercpoopòv 7tVEV�a 't'ò xaxLac; atcpvLoL OV f}YELPEV, È.7tLer't'n�Y}C; xaì. erocpLC1..C;
aupaLC; CL7to't'L1}E't'aL xaì. 't'ò x\J�a�vov xaì. 7tap�oY}xòc; ùcpE�era vY}vÉ�� EVOL� xpw­
�ÉvY} yaÀ, Y}VLcX.SEL.
- 't'òv XOLVÒV xÀ,uowva: la metafora del xÀ,uowv e soprattutto il topos del
sovrano X\J�EPV1)'t'Y}C; (ved. ep. 80) ricorrono molto frequentemente nei trattati di
argomento politico (cfr. tra l'altro Plat., lego VI 758a; Themist., or. 1,17a I 23, =

17s. Down.; Agap. Diac., schedo reg. 2 = PC LXXXVII, 1165a; Niceph. Blemm.,
stato reg. l O
praec. educo reg. 58 = PC CLVI 356bc).

71. WV oM' CLPL1}�ÒV EU7tOpOV EUPE�V: cfr. anche Phil., det. 88 I 278,17s.
c.-W. xaì. �\JpLa 1±À,À,a, WV OU't'E CLPL1}/J.ÒV OU't'E cpuaw À.6y� 7tEpLÀ,a�E�v EV7tOpOV.

73. f}v1}Y}erE 7tÀ,Tj1}oC; ,.., y\J�voerocpLer't'wv E't'EPOV: per questa prima parte del­
l'epistola occorre risalire a Phil., probo 73-74 =VI 21,9-19 c.-W.; agli É7t't'à. erocpoì.
di cui parla l'Alessandrino corrisponde in Demetrio il 7tÀ,Tj1}oC; ... erocpwv È.v ' EÀ,À,cX.OL ,
96 Demetrio Cris% ra

a É'J IIÉpO"(uç l-LÈ'J "tò l-Lciyw'J È'J 'l'JooLç oÈ "tò yUl-L'JOO"OCPLO""tW'J di Filone il yÉ'Joç
flÀÀo IIEpO"LoL X/XL ('I'JOOLç) YUl-L'JOO"OcpLO""tW'J di Crisolora.
- ouç 1tÀci'Joç ,..., EO"WO"E'J: cfr. Phil., dee. 52 = IV 280, 20 c.-W. 1tÀci'Joç
"tLç OÙ l-LLXPÒç "tò 1tÀELO""tO'J "tw'J eX.'Jl}pt:.mw'J yÉ'Joç x/X"tÉO"XT)XE; l'errore di cui parla
Filone, commesso da larga parte degli uomini, consiste nell'aver divinizzato i quattro
elementi, terra acqua aria fuoco, oppure il sole, la luna e le altre stelle, o anche il
cielo o addirittura tutto il cosmo.

74. À6youç YEWQ.: cfr. Synes., ep. 1 = 3,1 Gar. e vedo Garzya ad l.

75. Questa lettera, come le due precedenti, è un elogio di Manuele, imperatore


colto, e delle sue opere, in particolare le epistole e i KEcpciÀ/XL/X. In questi ultimi
saranno da riconoscere i Praecepta educati'Jl1is regiae, opera parenetica dedicata dal
sovrano al figlio, poiché nella Comparatio (232,10-14), fonte piti immediata di questa
epistola, lo stesso Demetrio scrive: XEcpa.À/XL/X oÈ "tàç È1tLO""toÀàç tI1tEP�/XL'JO'J"t/X ou­
'Jcil-LEL X/XL eX.pd}l-L�, Ci y'JWO"EWç yÉl-LEL X/XL 1t/Xpa.L'JÉO"EW'J cX.1t/XO"w'J (ved. «Introdu­
zione », § 2).
- "tU X/XpQ. O"OCPL/Xç: cfr. PhiI., mut, 264 = III 202,6s. c.-W. (Septuag., gen.
17,21) i) O"OCPL/X ("tÉSE"t/XL) X/Xpa..'J·

76. "tw'J O"w'J ,..., "tÉÀoç: l'espressione "tò oÈ "tÉÀoç X/XL "tw'J 'JOTll-Lci"tw'J X/XL "tw'J
ÀÉSEW'J X/XL "tw'J XOPEU"tW'J EÙO"É�EL/X qui abilmente imitata da Crisolora, chiude la
descrizione della sacra veglia dei Terapeuti in PhiI., conto 88 VI 70, 11s. c.-W.
=

77. Per il sovrano che aiuta i sudditi bisognosi cfr. tra l'altro Agap. Diac.,
schedo reg. 52 = PG LXXXVI 1, 1180bc.
- Et "tLç OEOl-LE'JOç ,..., 1tPOO"L"tW l-LoL: per le parole dell'imperatore incoronato
cfr. Phil., Mos. II 168 = IV 239,10-13 c.-W. «Et "tLç» yap CPTlO"L «1tPÒç XUPLO'J,
t"tW 1tpÒç l-LÉ». �P/XXÙ l-LÈ'J "tò ÀEXl}É'J, l-LEyciÀTl O' i) El-LCP/XO"Lç, EO""tL yàp "tOLO'JOE "tò
OTlÀOUl-LE'Jo'J' Et "tLç l-LTlOÈ'J "tW'J XELP01tOLT)"tW'J (l.TlO' OO"/X yE'JTl"tà 'JOl-LLSEL l}EOUç, eX.ÀÀ'
E'J/X "tò'J i)YEl-LO'J/X "tW'J oÀw'J, Él-LOL 1tpOO"L"tW. In questo luogo Filone commenta Sep­
tuag., ex. 32,26: Mosè tornato dal Sinai tra la sua gente, che si è abbandonata alla
idolatria, raccoglie intorno a sé coloro che sono rimasti fedeli al Signore. Anche
qui è d'uopo osservare che tra il testo di Cl'isolora e la sua fonte non vi è alcun
rapporto logico, ma solo una dimostrazione di abilità d:! parte di Demetrio a giocare
con le parole dell'originale.

80. oùoÈ'J ÙtlJTlÀO"tEPO'J "t/X1tEL'JOCPPOO"u'JTlç: questo topos (cfr. Matth., 23,12;


Luc., 14,11; 18,14) ha avuto grande fortuna nella letteratura patristica; qui ci limi­
tiamo a segnalare Isid. PeI., ep. III 69 = PG LXXVIII 780a l-LÉy/X "tTjç "t'/X1tEL­
'JocppoO"u'JTlç "tò utlJoç, poiché è autore ben nmo a Crisolora; cfr. anche Synes., ep.
90 = 152,8 Gar. Su "t/X1tEL'JOç e il suo àmbito semantico, fondamentale è il contri­
buto di W. Grundmann nel Theologisches Wo'terbuch zum Neuen Testament, VIII,
Stuttgart 1964. 1969, pp. 1-27 ( = Grande Lessico del Nuovo Testamento, XIII,
Brescia 1981, colI. 821-892).
- /Xu"tTl (se. "t/X1tEL'JOCPPOO"u'JTl) yàp ,..., �/XO"LÀEUO'J"t/Xç O"WSEL: per il potere sal­
vifico dell'umiltà cfr. apophth. Patr. = PG LXV 204a oùx flO"XTlO"Lç, oihE eX.YPU1t'JL/X,
OthE 1t/X'J"tOLOç 1to'Joç O"WSEL' EL l-Li) )"'JTlO"L/X "t/X1tEL'JOCPPOO'u'JT).
Epp. 73 - 88 97

82. cr't'cl.GW cx.\lLCX:tO\l: la parte conclusiva della lettera richiama evidentemente


Phil., somn. I 87 = III 223,10-12 c.-W. ÀÉyE't'cx.!. oÈ xcx.'t'à 't'É't'cx.P't'O\l crT}!J.cx.LVO!J.E\lO\l
f)ÀLOç !J.È\I cx.ù't'òç 6 't'W\I oÀW\I i}YEW';;\I, wc; d7to\l f}0T}, OL' ov 't'à cX.\lLcx.'t'cx. 't'W\I
lÌ!J.cx.P't'T}!J.cl.'t'W\I cX.\lcx.:x:cx.ÀU7t't'E't'cx.L crucrXLcl.SEcril"a.L OOXOV\I't'cx., ove si commenta Septuag.,
gen. 19,23 affermandosi che il sole, qui usato con riferimento a dio, riesce a svelare
anche quei peccati irrimediabili, che sembrano potersi occultare.
Per l'accostamento dell'imperatore al sole cfr. Agap. Diac., schedo reg. 51 = PC
LXXXVII, 1180b e Bunger, Prooimion, pp. 75-80.

83-89. Questo gruppo di lettere, nelle quali Crisolora si soHerma su alcuni


fenomeni fisici e astronomici, ha la sua fonte nell'Epitome physica di Niceforo Blem­
mida, testo d'uso fondamentale al livello didattico: cfr. Garzya, « Testi », p. 278 =

p. 58.

83. o !J.È\I cX."Ì]p ,.., cX.xL\lT}'t'a: per il contrasto tra aria fuoco, cX.ELXL\lT}'t'cx., e terra
acqua, cX.XL\lTl't'cx., cfr. Niceph. Blemm., epit. pbys. 24,9-15 = PC CXLII 1220ab
xuxÀ� oÈ XLVEL't'cx.L 't'ò 7tUp xcx.t 't'ov cX.Époç 't'ò EÙO.yÈç 't'� oùpcx.\I� crU!J.7tEPL7tOÀOV\I't'cx.
xcx.'t'à 't'"Ì]\I 7tPÒç cx.ù't'Ò\l OLXELO't'T}'t'cx. ... È7td oÈ 't'ò !J.É\lO\l cX.XL\lT}'t'O\l (7tcl.crT}ç yàp
crepcx.Lpcx.ç XL\lOU!J.É\lT}ç È\I Écx.u't'TI 't'ò !J.ÉcrO\l f},OL 't'ò xÉ\I't'PO\l cX.XL\lT}'t'0\1) xcx.t i} yij
,

oLà 't'"Ì]\I 7tPÒç 't'ò xÉ\I't'PO\l 't'ov 7tcx.\I't'òç OLXELWcrL\I cX.XL\lT}'t'Oç Ècr't'L. Tò vowp oÈ 7tcl.ÀLV
Èm:t epÉPE't'cx.L 1tPÒç 't'"Ì]\I yij\l epUcrLXWç (LOLO\l yàp uv vocx.'t'oç 't'ò Èm7toÀcl.SELV 't'TI
YTI), !J.É\lEL oLà 't'"Ì]\I 7tPÒç 't'"Ì]\I yij\l crUyyÉ\lELcx.\I cX.XL\lT}'t'O\l xcx.t cx.ù't'o; nonché Arist.,
cael. 296b 20-25 e in generale 295a-296b.
- crù OV\I wç ÀE7t't'O't'cx.'t'oç xcx.t epEpO!J.E\lOç OÙpcx.\lLOLç: cfr. Psell., omni!. doctr.
151,1-7 = 78s. West. 't'"Ì]\I crucr't'cx.crLV o xocr!J.oç EÀcx.�E\I cX.7tÒ 't'ijç epucrEWç xcx.t XLVi}­
crEWç 't'W\I cr't'OLXELW\I. 'E7tELo"Ì] yàp 't'o,J't'W\I 't'à !J.È\I ELcrt xouepO't'cx.'t' cx., 01:0\1 1tVP xcx.t
cX.T)p, 't'à oÈ �cx.pu't'cx.'t'cx., 01:0\1 vowp xcx.t yij, 't'à !J.È\I ocrcx. �cx.pu't'cx.'t'cx. XCl.'t'W 't'ov 7tcx.\I't'òç
U7tEXcl.il"T}'t'o, 't'à o' ocrcx. xouepo't'cx.'t'cx. ELç 't'ò !J.E't'ÉwPO\l ÈSEil"ÀL�E't'O... mi\l oÈ 't'ò cX.7tÒ yijç
epEpO!J.E\lO\l a:.\lW Ècr't'L.

85. LPLç ,.., il"EP!J.O't'T}'t'oç: cfr. Niceph. Blemm., epit. pbys. 22, 18s. PC=

CXLII 1208b Tou oÈ !J."Ì] yL\lEcril"cx.L xa,;, !tEpt 't'Ò\l f)ÀLO\l 't'OLcx.U't'T}\I Xcl.il"uYPo\l crucr't'cx.crLV
01tOLcx.\I xcx.t cX.7tE\lcx.\I't'Lcx.ç cx.ù't'ou, aL't'LO') i} 't'ou 1)ÀLOU il"EP!J.O't'T}ç; Psell., quaest. nato
8 = PC CXXII 796a; omni/. doctr. 142 = 73s. West.
- ULç oÈ 't'ou xcx.Àou pcx.cnÀÉwç ,.., xouepo't'Épouç: evidente in questa seconda
parte della lettera l'allusione a Leontare, uomo vicino al sovrano, nel contrasto tra
't'oùç ... cx.ù't'� 1tÀT}crLcl.SO\l't'cx.ç e 't'oùç oÈ 7tOppW !J.É\lO\l't'cx.ç.

87. O't'L !J.È\I ,.., lÌÀÀ' a:.\lW !J.O\lO\l: cfr. Niceph. Blemm., epit. pbys. 17,9 PC =

CXLII 1168a O't'L oÈ OÙX Èx !J.O\lT}ç itEP!J.ijç xcx.t ST}paç cX.\lcx.il"U!J.Lcl.crEWç 't'OLç cX.\lÉ!J.OLç
1} yÉ\lEcrLç xcx.t cX.7tÒ 't'ijç cx.ù't'W\I XLVT)crEwç y\lWPL!J.O\l · a:.\lW yàp li\l EXcx.crUç CX.Ù't'W\I
ÈepÉPE't'O; e anche PselI., omni/. doctr. 146 75-77 West.; quaest. nato 7
= PC
CXXII 793d.

88. opocroç ,.., epUcrLX� ÀOY�: cfr. Niceph. Blemm., epit. pbys. 14,9 PC =

CXLII 1145c 't'EX!J.T)PLO\l oÈ (xcx.t) UU crU\lLcr't'cx.cril"cx.L 't'T)\I 't'E 7tcl.X\lT}\I xcx.t 't'"Ì]\I opocrO\l
!J."1 7tOppW 't'ijç yijç 't'ò È7tt 't'OLç ul.\JT}ÀO't'ÉPOLç OpEcrL !J.T}OE't'Épcx.\I cx.ù't'W\I yL\lEcril"cx.L.
- 't'ò ul.\JT}Ào't'cx.'t'O\l opoç È\I xocr!J.�: cosi è definito il sovrano in questa epi­
stola. Ori gene chiama opoç Gesti (hom. V,3 in ler. III 105, 23 K1ost.) e
=
98 Demetrio Crisolora

OPi} ... (j)W"tEL\iCl gli angeli, i profeti, Mosè, gli apostoli (hom. 12, 12 in Jer. = III
98,12 KIost.). Giovanni Damasceno definisce opoç ... \lOi}"tO\l la madre di Dio (carm.
annunt. 174 = PG XCVI 853a) e in altro luogo (imag. III 34 = III 140,30s.
Kott.) anche gli apostoli OPi} il"EOU ÀOyLxci.
- "t'Ì"j\l IJ.È\I "tOi:ç (j)EpOIJ.É\lOLç - "toi:ç Ù7tÈp r:x.ù"tOu 7tr:x.pÉXELç: vanno qui ricordate
le parole di Nilo a proposito della opoeroç, dono di Dio, a commento di Septuag., Oso
14,6: Nil., ep. I 29 = PG LXXIX 97a ("tÒ\l E>EÒV) xr:x.t "trjç È� u�ovç ero(j)Lr:x.ç "t'Ì"jv
op6erov 7tr:x.pÉxov"tr:x., LWIJ.ÉVi}V 7taerr:x.v \loerov �VXT}ç.

90. "tCl oÈ "twv aIJ.r:x.p"ti}IJ.ci.""t"wv - oLaÀuEcr11r:x.L OLXr:x.LOV: per la contrapposizione


erxLcX.-(j)wç, che peraltro va collegata con quella tra oOXEi:V e ELVr:x.L (vecL supra a 69.),
cfr. Phil., migro 12 =II 270, 21s. c.-W. Piti frequente, specie in àmbito patristico,
è invece il contrasto tra erxo"toç e (j)wç; cfr. ad esempio Clem. Al., paed. I 6, 29, 4
= I 107,28s. Stah. ou"twç àvcX.yxi) "te{) (j)W"tLerl-le{) È�r:x.(j)avLsEeril"r:x.L "tò erxo"toç' TJ
ayvoLr:x. oÈ "tò erx6"toç, xr:x.il"' f}v 7tEpL7tL7t"tOIJ.EV "toi:ç aIJ.r:x.p"t1}IJ.r:x.erLv.

94. EL erOL OOXW (j)Op"tLXÒç 7tOÀÀCl ypcX.(j)wv: cfr. Isid. Pel., ep. III 260 PG =

LXXVIII 940c E� (j)Op"tLXW"tEPOV ELVr:x.L "tò Pi}il"ilcrOIJ.CVOV OOSEL, ÀÉsw Xr:x.L oùx à7to­
XpU�OIJ.r:x.L. Evidentemente gli scherzi retorici di Crisolora non sempre dovettero
riuscire graditi al sovrano; al riguardo cfr. Man. Palaeol., ep. 50 pp. 143-145
=

Denn. Nella risposta alle Cento epistole peraltro Manuele afferma ironicamente che
Demetrio avrebbe potuto mandare migliaia di epistole, ma ne ha mandate solamente
cento, cosicché un altro avrebbe potuto accusarlo di pigrizia, ben conoscendo la sua
abitudine di scrivere fiumi di parole (ved. «Introduzione », § 6).

95. a(j)Eç ... a(j)Eç: cfr. Matth., 6, 12. 14s.; 9,2; Mare., 2,5 et al.

98. IJ.EÀÉ"tilV ero(j)Lr:x.ç: cfr. Septuag., Siro 14,20 IJ.r:x.XcX.PLOç r:x.VllP, oç Èv ero(j)i.Q.
bLEÀE"t1}erEL; cfr. anche Clem. Al., strom. I 8, 39, 2 II 26,5 Stah.
=

99. Per questa epistola cfr. Isid. Pel., ep. II 250 = PG LXXVIII 688b oMÈv
TJ erWIJ.r:x."tLx'Ì"j aeril"ÉvELr:x. "toerou"tov, oerov TJ "twv 1:p07tWV à,YXLO""tdr:x.. ÀL07tEP Et xr:x.ÀÉ­
err:x.LI-LL erE "tOU àOLOLIJ.OV 'EpIJ.oyÉvovç "tOU È7tLerXu7tOV àOEÀ(j)LOOUV, OùOÈv av ero!. xa­
pLeraLIJ.llV· E� oÈ yv1}erLov (j)OL"tll"t1}V, OMÉ""t"EpOV ii.v r:x.i.erXVVolIJ.llV. Il testo di Crisolora
in questo caso assume il valore di testimone indiretto di Isidoro; infatti la presenza
di ervyyÉvELa nell ep. 99 conferma quanto segnalato da Poussin in una nota all'edi­
'

zione di Isidoro: «Vox àeril"ÉvELO:. merito suspecta est, abhorret enim a loci sen­
tentia. Interpres videtur ei substituendam putasse vocem erV"(yÉvELr:x. vertit enim
cognatio ».

100. La prima parte di questa lettera affronta il problema giuridico dell'annul­


lamento di un decreto. La seconda parte invece è di argomento cristologico.
- 800 �r:x.erLMwv: cfr. Bunger, Chortasmenos, p. 223; Cortasmeno fa riferi­
mento ai due imperatori in un discorso a Manuele II di ritorno da Tessalonica.
- "tòv XpLer"tòv - "te{) kW"tT}PL: Gesti in loh., 2,19 afferma Àuerr:x."tE "tòv \laòv
.ou"tov, Xr:x.L Èv "tpLerLv TJIJ.Épr:x.Lç ÈYEPW aù"t6v e piti avanti chiarisce che con il tempio
intende riferirsi al suo corpo; cfr. anche Greg. Nyss., vito Moys. PG XLIV 381ab
=

"Av"tll [erxllv'Ì"jJ éi' (iv ELi) XpLer"toç. Qui evidentemente Crisolora raccoglie l'eco di
antiche polemiche sulla natura e la volontà di Cristo (monofisismo, monotelismo):
Epp. 88 -100 99

cfr. ad esempio lo. Dam., fido orth. 51; III 7 = II 125 44s. Kott. oÀ.O\l 1}EÒ\I xaL
,

oÀ.O\l a\l1}pw1to\l « 'tò (..lO\laOLXÒ\I xaL a't(..lT)'to\l OELX\lU\I'tEç 'tT)ç u1toO"'tcb:iEwç; Anast.
Sin., monoph. = PG LXXXIX 1181c OVX O'tL 11'ÉÀ.T)(..la 11\1 È\I av't� OEO(..lE\lO\l xa'ta­
À.UO"EWç; 1181d l1PxEL xaL (..lO\lO\l 'tò av"tOu 11'ÉÀ.T)(..la OLtX. 't"Ou È\I 'tu O"apxL O"x1)\lW­
O"a\l'toç Aoyou... Di tali polemiche era anc6ra possibile trovar traccia nelle contro­
versie religiose in età tardobizantina (ved. ad esempio Matth. Caryoph., refut. Nili
5 = PG CXLIX 757-764, ove sono citati alcuni brani della Disputatio cum Pyrrho
di Massimo Confessore sul monotelismo).
INDICI
INDEX VERBORUM NOTABILIUM
Numeri sunt epistolae atque lίneae

&γγελος 96,1 αφi}ονος 40,4; 67,1


άγνόημcι 23,1 άφoρίcι 40,4
αγνoιcι 14,2 αΨυχος 16,4
άδολίευτος 22,4
άεικίνητος 83,2.4 βcιπτίζω 46,3
άίδιος 76,4 βλάβη 56,3
αίi}έριος 84,2 βλcιστάνω 10,5; 51,2
cιίμcι 99,1 βρέφος 46,2
cιίνίττoμcιι 24,5; 100, 7 βρίi}ω 40,5
cιίφνίδιoς 70,2
ακcινi}cι 30,1 γεωργίcι 10,4
άκίνητος 83,3.4 γυμνοσοφιστής 73,2
άκλινής 85,4
ακρcιτoς 90,2 διάδημcι 77,2
άλcιζoνίcι 14,1; 50,1 διcικoνίcι 15,3
άλoγίcι 74,3 διδcικτικός 63,2
άμέλειcι 96,3 διδάσκcιλoς 40,1
αμοιρος 86,5 δριμvτης 3,2
άμvνω 4,2; 54,2 δρόσος 88,1; 89,1
άνάπcιυσις 39,1 δυσωδίcι 30,3
άνcιπcιvω 16,4
άνάπλεως 19,3 εcιρ 89,2
ανεμος 70,3; 86,1; 87,2 έδώδιμος 24,3
ανεσις 51,1 είρήνη 31,2; 57,2
άνίcιτoς 26,3; 36,3; 82,4 είρηνικός 15,3
άνoρi}όω 27,2 είρκτοφvλcιξ 28,4
άπcιιδευσίcι 2,1 έκi}uμιάω 28,3
άποκροvω 71,4 ελcιιoς 2,3
άπόφcινσις 47,4 έλάττωμcι 19,3
άπρεπής 1,2 εμπορος 56,1
άρμόζω 6,3; 60,4 ενδειcι 67,2
άρμoνίcι 75,2 έξcιλείφω 51,4
αρωμcι 28,3 έξoυσίcι 80,4
άτcιμιεvτως 57,3 ερεισμcι 32,2
άτάρcιχoς 15,4 ευάλωτος 45,2
άτμίς 87,2 ευcιρεστέω 53,4
ατοπος 93,1 ευγενής 24,1
άφειδως 57,3 ευδίcι 70,4
άφi}ονίcι 67,3 ευνoμίcι 57,2
104 Index verborum notabilium

εύπά11'εια. 59,1 νόσημα. 18,2


εύωδία. 28,3; 30,2 νόσος 45,2; 59J5
έφα.ρμόζω 7,4; 66,3
ογκος 15,2
ζυγόν 56,2 οι.κέτης 16,1
όμόφυλος 16,5
ηλιος 85,1; 90,1 όρισμός 3,1; 10,4; 91,4; 100,5
ημισυς 100,3. 6. 8 ορκος 12,2; 37,1
δστέον 11,4
11'έρος 89,1
11'εώρημα. 100,5 πάγιος 85,5
11'εωρία. 88, 3 πα.ιδίο·) 71,3
11'όρυβος 27,4; 65,4; 73,5 πα.ράδεισος 19,4
11'υσία. 14,3 πάχνη 88,2; 89,1
πειρασμός 73,5
ίάομα.ι 64,3; 81,4. 5 περιεργία. 4,3
ϊα.σις 59,5 περίεργος 6,4
ίρις 85,1 πηχυς 100,6
Ισημερινός 82,1 πλάνος 73,3
ποιμήν 34,1
κα.κοτεχνέω 56,4 ποταμός 86,2
κάπηλος 56,1 πράξις 88, 3
κάρυον 24,2 πτωμα 2,3
κα.τα.γωνίζομα.ι 9,3; 18,3
πα.ταράομα.ι 4,4 ρόδον 30,1
κα.τορ11'όω 27,3
κα.τόρ11'ωμα. 19,2 σάλος 70,1
κλVΔων 70,1 σάρξ 100,8
κοuφος 85,5 σελήνη 84,1; 90,2
κρεμάννυμι 23,3 σίτος 67,1
:;ωβερνήτης 64,2 σκάφος 80,3
"υπλικός 83, 1 σκηνή 100,5
σκιά 90,1.3
λή11'η 14,3; 18,1 σκότος 90,2.3
λιμός 67,3 σ;ιωμμα. 14,2; 19,4; 21,2
λυσιτελές (τό) 69,2 στα11'μίον 56,3
στρυφνός 24,4
μα1}ητής 38,4 στuλος 100,5. 8
μα.νία. 2,2 στυπτικός 3,2
μελέτη 98,1 συγγένεια. 99, 1
μεταχειρίζομα.ι 15,2 συζάω 28,5; 75,4; 96,3
μέτρον 56,3 συκη 4,4
μικροΨυχία. 9, 5 συμπά11'εια. 46,4
μνήμη 18,2. 3; 79,1 σύνδρομος 48,2
μυελός 11,4
τα.ινία. 77,2
νέφος 82,2 τα.πεινοφροσύνη 80,1
Index verborum notαbilium 105

ταραχή 65,4 φλεγμονή 15,2


τρauμα 67,4; 96,5; 99,4 C?ΟΡΤLκός 94, 1
ΤΡLκvμΙα 31,4 φροuδος 90,2
τuφος 15,2 φvτόν 24,1

υποΨΙα 9,1 χαρά 75,4


υΨηλός 80,1; 88,1.2 χεψών 89,1
INDEX NOMlNUM
Numeri sunt epistolae atque lineae

Δημήτριος tit., 2 vid. ad Χρuσολωράς Παλαιολόγος, Μανοuήλ (Π imp.) tit., 1


Περσίς 73,2
Έλλάς 73,1 Πλάτων 40,1
Ευριπος 7,4 Ποντικός 31, 3

Θεός 4,4; 17,2; 23,2.3; 44,4; 45,1; 'Ρωμαϊ:οι 97,4; 98,4


46,1.3; 50,4.6; 53,3; 54,3; 88,4;
96,4; 100,5 Σολομών 55,1
Σωτήρ 38,2; 96,5; 100,8
ΊνδοΙ 73,2
Χριστιανός 60,3
Λεοντάρης 1,1; 2,1; 3,2; 4,1; 11,3; Χριστός 38,4; 100,6
21,3; 52,4; 91,2 Χρuσολωράς, Δημήτριος tit., 2
INDEX LOCORUM
in apparatu exhibitorum
Numeri sunt epistolae atque lineae

Agapeto Diacono (PG) schedo reg. 29: Eusebio di Cesarea (Winkelmann) vito
30,4 Consto IV 28,1:67,1-3
Appiaao (Mendelssohn-Viereck) bello civ.
nI 61,251: 13,2 Filone Alessandrino (Cohn-Wendland)
Aristotele eth. Nicom. 1154b 27-28: 31,1- Abr. 209: 79,1-2; 210: 21,2; conto 88:
2; 1167b 6-7: 7,4-5 76,1-2; dee. 52:73,3; 86:65,4; det.
Atanasio (PG) Ar. 2,72: 100,7-8 18: 36,3; 113:58,1-2; 120: 59,1-3;
deus 19:69,2-3; 26:70,1-4; ebro 158:
Basilace, Niceforo (Garzya) or. in Adr. 65,2-3; 10s. 161:79,2-3; migro 12: 69,
Comn. 5: 30,1 1-2; Mos. I 47:68,3-4; I 149:25,1-2;
Blemmida, Niceforo (PG) epit. phys. 14, n 1: 78,4; n 2:35,1-3; n 168:77,3-
9: 88,1-2; 89,1-2; 17,8:86,1-2; 17,9: 4; n 180:24,1-5; op. 39: 40,4-5; 40-
87,1-3; 22,18-19: 85,1-3; 24,10-15: 83, 41:40,4-5; praem. 3:60,1-3; 26:61,2-
1-3; 27,1: 84,2; stato reg. (Georg. Ga­ 4; 62,1-3; 26-27:63,1-3; 27:72,1-2;
leso Georg. Oen. metaph.) 4: 32,2-3 30:72,3; 88: 76,2-3; probo 30-31: 34,1-3;
73-74: 73,1-2; somn. I 87:82,3-4; I
Clemente Alessandrino (Stahlin) paed. I 1ì7-178:28,1-4; spec. I 163: 71,2; n
6,29,4: 90,3-4; nI 12,92,4: 16,1-2 22: 57,1-3; n 61: 29,1; n 89: 16,3-4;
Crisolora, Demetrio (Lampros) comp. 222, IV 184:33,1-3; 41,1-4; IV 194:56,1-
11-12: 4,2; 224,16-18: 41,2-3; 224,20- 4; virt. 3:27,1-2
22: 33,1-3; 224,27-225,2: 34,1-4; 225,
2-6: 35,1-3; 225,6-11: 24,1-5; 225,7: Giovanni Damasceno (Kotter) fido orth.
40,4-5; 225,13-15: 36,1-3; 225,15-19: 36; n 22: 42, 1-3; 43,1-3; (PG) parall.
25,1-4; 227,11: 36,3-4; 228,1: 21,2; I 13: 46,2-3; V 21:43,3-5
229,3-4: 26,1-2; 229,4-5: 27,2-3; 229,
11: 27,1-2; 232,1-5: 73,1-3; 232,7-10: Isidoro Pelusiota (PG) ep. 150: 3,2-5;
74,1-4; 232,10-14: 75,1-4; 232,19-22: I 51:4,2. 4; I 142:23,3-4; I 471:16,
76,1-4; 232,23-28: 77,1-4; 232,28-233, 1-3; I 488:10,1-5; n 15:17,1-3; n
2: 78,1-3; 233,2-5: 79,1-4; 233,5-9:28, 34: 18,1-3; n 84: 11,1-2; n 87: 19, 1-
1-5; 233,15-17: 29,1-3; 233,24-25: 57, 2; n 108:19,2-3; n 145: 81,3-5; n
2; 233,26-27:30,1; 234,6-8: 31,1-3; 146:8,1-3; 9,2; n 148: 37,1-4; n
234,12-17: 97,1-4; 234,18-19: 98,1-2; 174:39,1-2; n 180:48,1-3; n 183:49,
236,11-12: 12,1-3; 245,13: 23,4 1-4; n 187:50,2-5; n 197: 51,1-3; n
203:53,1-3; II 250:99,1-4; II 259:
Dione Crisostomo (von Arnim) or. 3,89: 54,1-4; II 291: 99,1-4; III 69:80,1;
85,4-5 In 79:69,1-2; In 126: 38,1-3; nI
260:94,1; IV 145: 45,2-3
Euripide Tro. 53: 26,1 Isocrate ad Nicocl. 22:12,1-2; 23: 26,1-2
110 Index locorum

Massimo Confessore (PC) opusc. 3:43, 197d: 36, 1-2


1-3 Psello, Michele (Garzya) tn obtrect. 11:
15,1-2
Nuovo Testamento (Nestle-Aland) Joh. 2,
21:100, 6-7; Matth. 7, 8:77, 4-5; 9,13: Settanta (Rahlfs) deut. 16, 20:36, 3; 30,
14, 3-5; PauI. 2 Coro 7, 12:1, 4; Hebr. 3:64,3; ex. 26, 16:100, 5-6; 32, 26:77,
4, 12:11, 4; Rom. 14, 18:53, 4 3-4; provo 14, 15:55, 1-2; 21, 13:58, 4;
Siro 14, 20:98, 1-2
Omero Il. I 88:82, 3; II 243:34, 1-3 Sinesio (Garzya) ep. 1:74, 1-2; 5:32, 4-5;
90:80, 1
Paleologo, Manuele (Dennis) ep. 44:74, Sofocle Ai. 1146:32, 4-5
1-2; (PC) praec. educo reg. 19: 40, 1-3;
31:47, 3 Temistio (Downey) or. 15, 192d: 67, 1-3
Platone lego V 730b: 6, 2-3; Phaed. 89de: Teofilatto di Bulgaria (Gautier, PC) in­
40, 1-3; resp. V 473cd: 35, 1-3; symp. stilo reg. 2,1:97, 1-2
INDICE DEGLI AUTORI MODERNI
I numeri rimandano alle pagine, se in corsivo alle note

Astruc, Ch. 31 Hunger, H. 13. 14. 15. 20. 24. 27. 28.
29. 87. 88. 89. 90. 97. 98
Barker, E. 20
Barker, J. W. 18 Kabiersch, J. 89
Battaglini, F. 31 Krumbacher, K. 13
Beck, H.-G. 13. 14. 93
Buchwald, W. 13 Lampros, Sp. 13. 17
Laurdas, B. 15
Cammelli, G. 13. 19 Lundstrom, W. 13
Cohn, L. 23
Conti Bizzarro, F. 19 Maisano, R. 24
Coxe, H. O. 19. 27. 31
Nazzaro, A. V. 94
Dennis, G. T. 19
Devreesse, R. 32 Omont, H. 31

Feron, E. 31 Peri, V. 32
Pignani, Adriana 24
Gamillscheg, E. 31
Pohlenz, M. 88
Garzya, A. 27. 28. 29. 30. 93. 96. 97
Poussin, P. 93. 98
Gautier, P. 14
Prinz, O. 13
Grundrnann, W. 96
Spicq, C. 89
Hadot, P. 20. 23 Sykutris, J. 29
Harlfinger, D. 31
Hohlweg, A. 13 Treu, M. 17. 18. 19. 20. 21. 27. 87
INDICE DEL VOLUME

Abbreviazioni bibliografiche pago 9

Introduzione » Il

1. Demetrio Crisolora e Manuele II Paleologo » 13


2. Le Cento epistole: argomento e struttura » 17
3. Le fonti delle epistole . » 23
4. Tecnica e genere epistolare » 27
5. Tradizione manoscritta e recenstO » 31
6. Manuel Palaeologi ad Demetrium Chrysoloram
epistola » 35

DEMETRII CHRYSOLORAE, Ad Manuel Palaeologum epi­


stolae centum » 37

DEMETRIO CRISOLORA, Cento epistole a Manuele II Pa­


teologo » 67

Commentario » 85

Indici » 101

Index verborum notabilium » 103

Index nominum » 107

Index locorum » 109

Indice degli autori moderni » 111


QUESTO VOLUME
DELLA COLLANA SPECULUM
È STATO STAMPATO SU CARTA VERGATA
DELLA CARTIERA MILIANI DI FABRIANO
DALLA TIPOGRAFIA LAURENZIANA DI NAPOLI
NEL MESE DI OTTOBRE DELL'ANNO 1984
PER CONTO DI
M. D'AURIA EDITORE E LIBRAIO

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