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ITALIANO

San Francesco D’Assisi

● alto esponente della vita religiosa


● nasce ad Assisi nel 1181/1182 (da famiglia della borghesia mercantile)
● 1024 cade prigioniera nella guerra tra Perugia e Assisi
● nel 1206 si ritira in un eremo e si dedica alla cura dei lebbrosi dopo un travaglio
interiore
● momento importante nella sua vita sarà quando il padre, accusandolo davanti il
vescovo per fargli rinunciare ai voti, provocherà in Francesco una reazione inaudita:
egli infatti si spoglierà di tutte le sue vesti e gliele consegnerà dicendo che riconosce
come unico padre il divino soltanto. (segno con cui Francesco denuncia e rifiuta i
valori della borghesia dell’epoca)
● con i primi discepoli nel 1209 stabilisce una prima REGOLA che verrà provata l’anno
successivo da papà Innocenzo III
● 1219 viaggio in terra Santa
● tornato in Italia riscrive la REGOLA che verrà approvata da Papa Onorio III il 29
Novembre del 1223
● ultimi anni della sua vita verranno passati dal monaco in convento
● due sono i momenti più importante nella vita di Francesco: il primo la comparsa delle
stimmate ricevute sul monte Verna e la certificatio cioè una visione di dio che
approva il suo operato
● la mattina successiva alla certificatio si pensa che San Francesco avrebbe composto
il cantico delle Creature
● prima di morire nel 1226 si congeda con un Testamento in cui integra anche la sua
REGOLA
● Cantico delle Creature primo testo avente dignità letteraria e che aprirà la nostra
letteratura in volgare.

IACOPONE DA TODI

● nasce a Todi tra il 1230 e 1236


● evento importante che cambierà la sua vita sarà la morte della moglie causata dalla
caduta del pavimento durante una festa ed il successivo ritrovamento di un ciclo io
sotto le sue vesti, uno strumento di penitenza e dolore
● Entrare dopo 10 anni di ascetismo e raminga nell’ordine francescano dei Minori
● si schiera a favore degli spirituali che difendono quindi la purezza della Regola
● prende posizione contro la politica temporale della curia romana inimicandosi papa
Bonifacio VIII che lo scomunicherà e lo condannerà all’ergastolo
● con l’elezione del nuovo papa Benedetto IX verrà rilasciato e verrà revocata la
scomunica nel 1303
● muore la notte di Natale nel 1306 nel convento di Collazzone, fra Todi e Perugia
● pensiero acustico, ripudia il corpo e lo considera una prigione
● contemptus mundi cioè disprezzo del mondo
● rifiuta radicalmente anche la vita sociale
● scrive in dialetto umbro respingendo il volgare illustre

SCUOLA SICILIANA

● tra il 1230 e il 1250 nella corte di Federico II sorgono vari imitatori della poesia
trobadorica
● non usano una lingua d’oc ma il volgare locale
● i poeti siciliani sono i primi a creare una poesia d’arte in volgare italiano
● tutti gli scritti che abbiamo ci provengono dai copisti toscani e non per tradizione
diretta
● uno dei pochissimi rimasti, Pir meu cori alligrari
● la poesia siciliana riprende il tema amoroso
● i poeti siciliani sono tutti funzionari dello stato
● nei loro versi trattano solo ed esclusivamente il tema dell’amore
● la poesia è un'evasione dalla realtà, oppure un segni di appartenenza ad un élite, e
l’amore, essendo l’unico tema da loro trattato è considerato un gioco artistico e
raffinato
● ricorrono i principali temi dell’amore cortese: l’omaggio feudale alla donna amata, le
lodi dell’eccellenza di essa, il ritegno a rivelare il proprio amore, il dolore per la
lontananza e l’amore irrealizzabile.

IACOPO DA LENTINI

● Nato a Lentini nel 1210


● muore nel 1260
● notaio alla corte di Federico II
● inventore del sonetto.

STEFANO PROTONOTARO

● Si identifica come uno Stefani di Messina che tradusse dal greco in latino due opere
arabe di carattere astronomiche dedicandole a Manfredi figlio di Federico II

GUITTONE D’AREZZO

● Nacque ad Arezzo nel 1235 e morì a Bologna nel 1294


● famiglia dell'alta borghesia appartenente ai Guelfi conservatori
● si ritirò in esilio nel 1263 e nel 1265 entrò nell’ordine dei Cavalieri di Santa Maria
● scrive 50 Lettere
● le sue rime parlano di politica, lirica d’amore e poesia religiosa
● è considerato l’esponente principale del trobar clus

IL DOLCE STILNOVO

● Si sviluppa a Firenze
● stile limpido e piano (riassunto appunto col termine dolce)
● omaggio feudale rivolto alla dama si sostituisce con una visione più spiritualizzata
della donna che viene esaltata come angelo in terra
● rigori e sull’intervista dell’amante
● il fervore intellettualistico
● corte ideali con una cerchia di spiriti eletti che si poteva identificare nell’ambiente
cittadino, quindi senza la presenza di una vera e propria corte.
● è espressione di un ceto emergente il cui concetto principale è la gentilezza e
l’amare finemente, perché questo è intrinseco nelle persone ed esso stesso
contribuisce ad elevare lo spirito alla nobiltà, non il ceto sociale o un titolo ereditario.
● il termine viene coniato da Dante all’interno del Purgatorio quando parla col rimatore
guittoniano Bonagiunta da Lucca

GUIDO GUINIZZELLI

● un giudice nato a Bologna intorno al 1235


● famiglia ghibellina
● 1274 si rifugiò in esilio nei collo Euganei a Monselice vicini Padova, dove due anni
dopo nel 1276 morirà
● scrive 5 canzoni e 15 sonetti
● la canzone “al cor gentile rempaira sempre amore” è un manifesto del dolce stil novo
● Dante lo definisce suo maestro
● nuove tonalità stilistiche e offre un nuovo campionario di temi, tipo l’identificazione tra
amore e gentilezza
● il gusto per il sapere filosofico lo caratterizza

GUIDO CAVALCANTI

● nasce a Firenze nel 1250 da una delle famiglie più potenti di Firenze
● si schierò dalla parte dei guelfi bianchi e fu molto partecipe nelle vicende polithce
della città
● nel 1280 fu uno dei garanti della pace tra guelfi e ghibellini
● 1284 e 1290 verrà anche eletto tra i membri del consiglio del comune
● nel 1300 essendo tra i capi delle fazioni venne condannato all’esilio
● venne richiamato a Firenze il 19 agosto ma morì poco dopo per malattia
● 52 componimenti, 36 sonetti, 11 ballate e due canzoni
● profonda cultura filosofica
● al centro delle canzoni gli effetti che amore ha sulla persona
● temi come lo sbigottimento, il tremore , le lacrime e i sospiri sono trattati nella
completezza da Guido
● lode alla donna
● personificazioni della donna che portano ad una scissione interiore

CECCO ANGIOLIERI

- Nasce a Siena intorno al 1260


- già morto nel 1313
- morì in miseria dopo aver sperperato tutto il patrimonio paterno
- vita sregolata e piena di concessioni a vizi
- lui crea la critica romantico-positivistica

DANTE

FORMAZIONE E INCONTRO CON BEATRICE


nasce a Firenze nel 1265, proviene da una famiglia di piccola nobiltà (di parte Guelfa).
Anche se la famiglia non era in condizioni di vita felici Dante riuscì ad avere un infanzia da
gentiluomo e procurarsi un istruzione raffinata. Cita nel canto XV Brunetto Latini come suo
maestro, non effettivo ma si pensa che Dante avesse appreso da lui la retorica dalle opere
Tresor e Tesoretto. L'arte della rima la imparò “da sè” leggendo i poeti provenzali siciliani
Guinizzelli e Guittone, subendo anche l'influenza dell'amico Cavalcanti qualche anno più
vecchio di lui. La morte di Beatrice nel 1290 segna per Dante un momento importante nella
sua vita. Ha un periodo di smarrimento in cui, per trovare conforto dal dolore, si rivolge agli
studi filosofici. Approfondisce anche la cultura latina soprattutto leggendo Virgilio che viene
considerato da egli “suo” maestro e “suo” autore. Riscopre anche i poeti provenzali con il
caposcuola del Trobar Clus: ARNAUT DANIEL.
ESPERIENZA POLITICA.
Nel 1295 oltre alle esperienze culturali si aggiunge quella della politica. Nel 1293 Giano della
Bella con i suoi ordinamenti di giustizia aveva escluso la nobiltà dall'amministrazione
cittadina. Negli anni successivi però furono attenuati e quindi Dante riuscì a salire in politica,
arrivando le bimestre giugno-luglio del 1300 a diventare uno dei Priori. Era un periodo
difficile per Firenze, poiché a causa delle faide tra Guelfi bianchi e Guelfi neri causate da
Papa Bonifacio VIII, che al tempo voleva comandare tutta la Toscana, le lotte infuriavano.
Dante si schierò dalla parte dei Bianchi, invece Carlo di Valois, inviato dal papa a Firenze, si
schierò con i neri. Nel 1301 i neri si impadronirono della città, e Dante nel 1302,
probabilmente mentre era a Siena, scoprì di essere stato condannato all'esilio con l'accusa
di batteria (corruzione dell'esercito da parte di cariche politiche). Successivamente verrà
condannato al rogo poiché non si era presentato all'udienza indetta per la sua difesa.
ANNI DI ESILIO
inizialmente Dante non abbandonò il desiderio di tornare in patria, infatti insieme ad altri
Guelfi Bianchi cercò di assediare la città, cosa che non riuscì però a fare perciò si ritrovò
costretto a vagare per le regioni italiane nelle varie corti come poeta vagante. Aveva in testa
un pensiero, cioè che per far sì che tutto fosse sistemato c'era bisogno di un imperatore.
Questo suo desiderio si avvererà grazie all'ascesa dell'imperatore ENRICO VII, ma nel 1313
avvenne la morte di quest'ultimo. Dante si arrese nello sperare di tornare a Firenze e visse
gli ultimi anni della sua vita a Ravenna presso di Da Polenta. Rifiutò nel 1315 un'amnistia
poiché avrebbe dovuto identificarsi come colpevole dei crimini da lui NON commessi. Morì in
un viaggio di ritorno da Venezia nel 14 Settembre del 1321.
VITA NOVA
GENESI DELL'OPERA
Dante si distacca dai movimenti artistici precedenti e fonda il Dolce Stilnovo, uno stile dolce
e privo di parole e consonanti aspre. I versi di Dante si infondono del pensiero per cui il
motivo dell'amore è come tormento e sofferenza. Dopo La morte di Beatrice, Dante tra il
1293 e il 1295 scrive la vita nuova, cioè un insieme delle delle liriche più significative scritte
dal poeta per la donna amata, esse però vengono precedute da un commento in prosa
(prosimetro). Si distacca quindi dai poeti precedenti che si limitavano a unificare le liriche in
dei Canzonieri. Dante nello scrivere si concentra nel dare unità linguistica e contestuale alle
sue liriche.
I CONTENUTI
Il primo incontro con Beatrice avviene a nove anni e il secondo nove anni dopo (numero
simbolico che si rifà alla trinità). Amore pervade Dante e diventa schiavo di esso, Nel
secondo incontro Beatrice dà il saluto a Dante, il poeta quindi si sofferma su questo come
base dell'amore, e lo interpreta come salutem cioè SALVEZZA in latino. Seguendo gli ideali
di amor cortese però nasconde l'amore per Beatrice dietro quello di altre donne da lui
chiamate: dello schermo. Le voci dei malparlieri però girano e Beatrice venendo a sapere
dell'amore per altre di Dante gli toglie il saluto. Gesto che provocherà grande sofferenza in
Dante. Da qui Dante cambia di poesia e non descrive più la sua sofferenza in essa ma inizia
a lodare la donna, qui iniziano le rime in lode per Beatrice. Dopo una visione mentre era in
malattia Beatrice muore e Dante passa dei giorni di pieno dolore consolandosi nello sguardo
di un'altra donna definita “donna gentile”. Dopo una visione di Beatrice però Dante torna a
concentrare il suo amore solo su di lei, vedendola come una donna beata nei cieli, infusa di
luce. Questo sarà l'argomento dell'ultima poesia di Dante chiamata “Oltre la spera che più
larga gira”. Si chiude il tutto con un'ultima visione di Dante in cui il poeta capisce di non
dover parlare più di Beatrice finché non ne sarà degno e si augura di vivere finché non sarà
in grado di parlare degnamente di lei. La Vita nuova è un insieme di esperienze reali e
immaginazione. La narrazione infatti non è basata sui luoghi e le persone reali ma sui
pensieri e l'amore per la donna, il tutto accompagnato da visioni e sogni che il poeta
interpreta come reali e veri.
I SIGNIFICATI SEGRETI
tre fasi d'amore: 1 amor cortese, cioè l'amore che viene tenuto nascosto è che si aspetta un
qualcosa in cambio dalla donna, nel caso di dante il saluto RIMOZIONE DEL SALUTO 2
amore fine a se stesso, nuova ottica di amore che pone la lode della donna amata come
base, infatti non va ricercato un qualcosa in cambio dell'amore ma va semplicemente dato
poiché la donna va amata. DOPO LA MORTE DI BEATRICE 3 l'amore mistico, grazie
all'amore che si prova per la donna ci si riesce ad innalzare con l'anima sino alla
contemplazione di dio, perciò la donna fa da TRAMITE tra dio e l'uomo.
IL CONVIVIO
LA GENESI DELL'OPERA
dal 1303-1307 Il convivio è la prima opera dottrinale di Dante, egli in questa si impegna,
utilizzando una struttura uguale a quella della vita nuova, cioè un insieme di poesie
commentate in prosa, a spiegare e riordinare tutte i pensieri contro le accuse a lui mosse, e
raggruppare tutto lo scibile umano. Nel pensiero di Dante il convivio doveva essere un
insieme di 15 poesie totali, ma noi abbiamo solo i primi quattro trattati e le prime tre poesie.
Questo perché l'opera non viene terminata dall'autore, poiché molto probabilmente dal
pensiero di una “donna gentile” che raffiguriamo come la Filosofia, Dante torna alla “donna
gloriosa” cioè Beatrice, egli infatti inizia a pensare e a comporre la Commedia.
I CONTENUTI
Dante presenta la sua opera enunciando un esaltazione del volgare, poiché sarà la lingua
da lui utilizzata all'interno dell'opera. Dante utilizza il volgare poiché si rifiuta di esprimere i
suoi pensieri solo per coloro che conoscevano il latino. Dante scrive il convivio per un ceto
sociale comunque alto, poiché coloro che potevano leggerlo dovevano essere degli
aristocratici, sia maschi che femmine, amanti della conoscenza. Così facendo Dante,
scontrandosi anche col pensiero di Filippo II, definisce un nuovo ceto sociale meritevole di
potere regnante, e dice che la nobiltà non deve essere solamente un fattore di sangue. Nel II
trattato Dante spiegherà come intende commentare le canzoni successive, e fa una
differenziazione tra 4 sensi della scrittura:
– quello letterale
– quello allegorico (ricercare il senso dietro le parole
– quello morale (l'insegnamento che vuole lasciare al lettore)
– quello anagogico (che allude alla realtà trascendente di Dio) Poi passando a commentare
la prima canzone definisce la gerarchia angelica (su cui si baserà per la stesura del
Paradiso). Nel IV trattato riprende la tematica e problematica della vera nobiltà. Nel convivio
cambia anche la prosa dantesca, il poeta a differenza della vita nuova non si basa su
concetti mistici rifacendosi a questi, ma bensì su concetti reali a tangibili, e pensieri
totalmente distanti dalla sfera mistica.
De Vulgari Eloquentia
- scritto nello stesso periodo del Convivio
- è un discorso sulla dignità del volgare in quanto lingua da utilizzare non solo nel
parlato
- scritto in latino quindi è un opera destinata ai dotti!
il volgare viene definito da Dante in 4 modi:
- illustre perché rende glorioso tutto quello di cui parla
- cardinale che deve essere il cardine intorno al quale tutti gli altri volgari vertono
- aulico perché se gli italiani avessero una reggia esso sarebbe proprio del palazzo
reale
- curiale perché rispetta quelle esigenze di dignità e eleganza che si possono avere
solo nelle corti eccellentissime.
gli argomenti del volgare per Dante sono: le armi, l’amore e la virtù.

Il De Monarchia
- getta le basi politico-culturali che ritroveremo poi nella Commedia
- tratta del logoramento avvenuto nelle due grandi potenze: Chiesa e Impero
- parla meglio della restaurazione di un potere imperiale, visto che al momento esso in
Italia era inesistente.
- cita la venuta di Enrico VII scrivendo anche 3 epistole in latino indirizzate ari reggitori
italiani
Opera in se:
- scritta in latino
- prima opera completa scritta da Dante
- opera dottrinale più organica di Dante
Suddivisione in tre libri:
- il primo tratta del solito impianto argomentativi dantesco e di come si abbia bisogno
di una monarchia universale efficiente per il progredire del mondo
- il secondo invece parla di come i due poteri siano stati donati direttamente da Dio
- il terzo libro invece parla della situazione attuale, cioè di come Chiesa e Impero
lavorino [male] singolarmente, anche se essi dovrebbero collaborare. Dante lo
definisce infatti come due Soli, il primo la Chiesa che si occupa della beatitudine
eterna, il secondo invece della felicità dell’uomo. Poiché però il fine della Chiesa è
più alto l’impero dovrebbe sottostare ad essa.
questo però è un ideale utopistico pensato da Dante, che non riuscirà a compirsi.

Le Epistole
- tredici lettere scritte in latino
- composte secondo la legge medievale delle artes dictandi
- stile estremamente elaborato
- principalmente di carattere politico [sia le tre già viste in precedenza con il de
monarchia sia la XI che è un solenne rimprovero ai cardinali italiani]
- Al clima della commedia si ricollega invece l’epistola all’amico fiorentino in cui Dante
rifiuta il ritorno a Firenze per dignità personale
- Strettamente collegata al poema é anche l’epistola a Cangrande della Scala,
risalente agli anni 1315 e 1317, quindi Dante compone una dedica al Paradiso e
grazie a questo abbiamo varie indicazioni ben precise di lettura del poema
- La commedia mira “togliere dallo stato di miseria i viventi in questa vita è condurli allo
stato della felicità”.

FRANCESCO PETRARCA
- nacque ad Arezzo il 20 luglio 1304 da una famiglia fiorentina borghese
- il padre notaio era stato mandato in esilio dai guelfi Neri (nel 1312 si trasferirà ad
Avignone per avere una vita più tranquilla)
- a 16 anni intraprese gli studi giuridici prima a Bologna e poi a Montepellier, gli
abbandonerà e si darà alla letteratura quindi nel 1326 abbandonerà gli studi e
tornerà ad Avignone
- si possono individuare due tendenze fondamentali nella cultura di Petrarca il culto dei
classici e l'intensa spiritualità cristiana
- scrive e pensa in latino
- coltiva la tradizione della poesia lirica volgare
- la sua poesia verte intorno alla figura di una donna amata, Laura di cui viene dubitata
l’attestazione storica.
- l’amore per Laura era infatti una sorta di esperienza letteraria con valore simbolico.
- prese gli ordini minori per una stabilità economico migliore
- sicurezza materiale e tranquillità.
- stringe amicizia con diversi letterari europei (come Boccaccio)
- tendeva a chiudersi in se stesso, ebbe il suo picco con l’otium letterario (cioè il
distaccamento dalla vita comune a favore di una totale immersione nella letteratura)
quando si trasferì a Valchiusa, emblema di un attività spirituale indipendente.
- viene incoronato poeta a Roma nel 1341
- si trasferisce a Arquá Petrarca nei Colli Euganei, vicino a Padova. Questo avverrà
dopo i suoi impegni politici e la sua insofferenza per la corruzione della Curia.
- muore nel 1374 (morto chino su un codice dell’amato Virgilio)
Humanitas
- le lettere e lo scrivere sono ciò che da perfezione alle cose
- il letterato è colui che con i suoi scritti e le sue opere fa rivivere il mondo antico
- Petrarca disprezza il sapere scientifico e tecnico, invece elogia quello letterario che
permettono alle persone di meditare e riconducono ad una riflessione interiore.
- Per Petrarca il poeta è un scardate di un vero e proprio culto, e ha il potere di
consacrare all’immortalità se stesso e coloro di cui tratta.
Secretum
Il Secretum è un’opera in latino di Francesco Petrarca, sviluppata come una sorta di dialogo
intimo tra il poeta stesso e Sant'Agostino di Ippona (354-430 d.C.). Il titolo del componimento
per esteso (De secreto conflictu curarum mearum; ovvero Sul conflitto segreto delle mie
preoccupazioni), preannuncia una confessione da parte dell’autore, che riflette sulle proprie
colpe e suoi propri peccati e, dopo un severo esame di coscienza, promette di cambiare vita,
disprezzando i beni terreni. Il dialogo è ambientato nel periodo tra il 1342 e il 1343, uno dei
più difficili nella vita del poeta.
Il Secretum - sulla cui datazione precisa è ancora aperto il dibattito - non venne mai
pubblicato dal suo autore.
Le caratteristiche dell’opera e il “Proemio”
Il Secretum ha la forma di un diario segreto, in cui Petrarca riflette tra sé e sé sul complesso
rapporto tra i suoi desideri terreni e l’aspirazione alla purezza morale e alla salvezza eterna
della sua anima. Il poeta sceglie così di presentare il suo percorso di redenzione dai peccati
sotto forma di un dialogo che, per tre giorni, lo vede confrontarsi con Sant’Agostino, autore
delle Confessioni e modello etico e letterario per lo scrittore. I due intellettuali discutono alla
presenza di una interlocutrice muta e silenziosa, la Verità. In realtà, i due protagonisti sono
entrambi proiezioni di Petrarca stesso, che incarnano la parte morale e coscienziosa del suo
animo e quella mondana e più terrena. L’autore si confessa inizialmente incapace di
intraprendere un cammino verso la trascendenza, benché consapevole dell’imminenza della
morte.
La struttura del Secretum si compone di un proemio e di tre libri, uno per ciascun giorno del
colloquio con il santo. Nella prima sezione dell’opera, Petrarca descrive la visione della
Verità, che chiede a Sant’Agostino di salvare il poeta dalla dannazione, dando così avvio al
dialogo morale tra i due.
- Primo libro: i vizi e la volontà umana
Nel primo libro, partendo proprio dal rapporto tra vita e morte, Francesco e Agostino
analizzano la futilità dei patimenti dello scrittore, che infatti dipendono da motivazioni me
passioni modnae e transitorie, che non sono nulla di fronte alla morte che accomuna tutta
l’umanità. Il Santo sprona il poeta a rinunciare ai suoi affanni e alle sue ambizioni mondane
e di mirare a ciò che è realmente importante e benefico, ovvero la virtù e la fede religiosa
che conducono alla conoscenza di Dio, unico bene che sopravvive anche alla morte.
Petrarca, a differenza del fratello Gherardo, fattosi monaco, non riesce però a rinunciare
davvero a beni ed illusioni del mondo terreno, ed è questo il peccato da cui scaturiscono le
sue sofferenze e i suoi mali. A tal proposito il santo espone allora la sua teoria del male,
basata appunto sulla confusione tra “non potere” e “non volere” intraprendere un cammino di
redenzione spirituale.
- Secondo libro: i sette peccati capitali e l’esame di coscienza
Nel secondo libro il santo presenta di fornte a Petrarca i sette peccati capitali 1 e si
concentra su quello in cui Petrarca persevera con maggior tenacia: l’accidia, ovvero
l’incapacità di operare per il bene per eccessiva pigrizia, noia o indifferenza. Il poeta tuttavia
è incapace di tendere verso il bene (e verso Dio) perché eccessivamente legato al desiderio
di beni materiali.
- Il terzo libro: l’analisi delle passioni
Nel terzo volume del Secretum, il viaggio introspettivo si fa sempre più profondo e Agostino
tocca Petrarca nei suoi punti più deboli e scoperti, sottolineando con forza i due peccati cui
non riesce a rinunciare: l’amore per Laura e il desiderio di gloria letteraria. Il Santo annovera
questi due sentimenti tra i vani affanni mondani che distolgono il poeta da Dio e dalla
salvezza dell’anima.
Se il poeta riconosce la vanità della passione amorosa, tuttavia non abbandona del tutto la
ricerca letteraria, e afferma di voler portare a compimento le opere da cui si aspetta la gloria
poetica (il poema in latino Africa e il De viris illustribus). In seguito, egli si dedicherà alla
filosofia. Del resto, la modernità del Secretum petrarchesco si trova esattamente in questa
accettazione problematica della propria natura e nella finezza con cui l'autore mette in luce
tutta la complessità interiore dell’animo umano, attraverso una minuziosa indagine
introspettiva e una confessione "aperta" di fronte al lettore

Canzoniere
1- L’utilizzo della lingua volgare nel Petrarca, soprattutto nel Canzoniere in cui viene preferito
al latino va attribuita al volere petrarchesco di competere con gli stilnovisti, ma anche per la
caratteristica di raffinatezza perfetta per parlare della donna amata
2- Il titolo latino del Canzoniere è “Rerum vulgarium fragmenta”
3- inizialmente l’opera era uno sfuso corpus in cui erano appunto racchiude tutte le rime,
opere o componimenti in lode a Laura, successivamente però Petrarca decise di unificarle
tutte sotto il nome sovra citato. Il codice degli abbozzi è un esempio della continuità con cui
Petrarca scrisse per tutta la sua vita componimenti per Laura, e con questo manoscritto
possiamo anche avere la certezza della natalità dell’opera.
4- Il Canzoniere possiede una struttura bipartita, a questa vengono attribuite due possibilità,
la prima che alcune rime fossero sulla vita della donna e le altre sulla morte, più probabile
bipartizione è quella delle due fasi dell’amore petrarchesco per la donna.
5- L’amore per la donna amata da parte di Petrarca viene vissuto come un amore
impossibile continuamente accompagnamento da sogni e visioni del poeta nelle rime
precedenti alla morte della donna. Alla morte di essa però l’amore per la donna non finirà,
ma continuerà ad essere rappresentato con un aumento di sogni e visioni la cui donna la fa
da protagonista.
6-
7- Il paesaggio, essendo nel componimento una diretta espressione dello stato d’animo del
poeta è quindi indeterminato e va a pari passo col il ritmo delle emozioni del poeta.
8-Il dissidio interiore petrarchesco consiste nel continuo domandarsi e interrogarsi sul cosa
fosse giusto fare, se dedicarsi totalmente a Dio declinando ogni forma di piacere terreno o
cedere ad essi e all’amore per Laura.

GIOVANNI BOCCACCIO
- nasce nel 1313 a Certaldo
- figlio illegittimo di Boccaccino di Chellino
- nel 1327 si trasferisce a Napoli e lavora nella pratica mercantile grazie ai forti contatti
con la potente famiglia banchiera dei Bardi
- a Napoli rimarrà fino all’inverno del 1340-41
- qui potè maturare uno spirito di osservazione e conoscenza della vita comune che
con molta facilità ritroveremo nel Decameron
- essendo legato alla famiglia dei Bardi poteva anche partecipare agli incontri dell’altra
borghesia e perciò avere una formazione ed essere a conoscenza della “vita alta”
- in lui troviamo infatti due tendenze principali, una borghese legata alle sue radici, e
una cortese grazie appunto alla famiglia dei Bardi
- negli anni a Napoli si afferma la vocazione letteraria del poeta
- infatti nel primo momento si afferma in lui una vocazione e un fascino verso la
tradizione cortese, e solo successivamente verso i classici latini
- Boccaccio ammira però anche i “classici nuovi” e i loro poeti come Dante e Petrarca
- Boccaccio è caratterizzato da un continuo sperimentare, come possiamo denotare
dalle sue opere prime come appunto Le Rime, i romanzi in volgare come: Filocolo,
Filostrato e Teseida.
- 1340 crisi della banca dei Bardi quindi ritorno a Firenze del poeta, esso è quindi
costretto a tornare a vivere una vita borghese.
- 1348 vive l’esperienza della peste che userà come cornice storica della sua celebre
opera “Il Decameron”
- Determinante per lui l’amicizia con il poeta Petrarca, grazie a lui abbandona gli ideali
di scrittura borghese e si lancia a capofitto su una letteratura indirizzata ai dotti e più
solenne e impegnativa.
- nel 1360 diventa chierico e gli viene concesso dal papa di poter curare le anime.
- la sua crisi spirituale va di pari passi con delle insoddisfazioni politiche dovute da una
congiura, nel 1360, a cui Boccaccio parteciperà ma che finirà in miseria
- dopo di che si trasferirà a Certaldo dove nel 1375 morirà

OPERE PERIODO NAPOLETANO


- La Caccia di Diana e il Filostrato
La caccia di Diana è un poemetto in terzine in cui le ninfe seguaci di Diana si ribellano alla
dea e offrono le loro prede a Venere che trasforma esse in bellissimi uomini, tra cui abbiamo
anche il poeta.
Questo segue il principio cortese per cui l’amore è fonte di ingentilimento e di elevazione.
Il Filostrato invece è un poemetto scritto in ottave che parla a livello psicologico di tutti i
personaggi del mito omerico, con accenni feudali e cavallereschi.
- Il Filocolo
opera narrativa in prosa che rielabora un'opera precedente in lingua d’oil, il Cantare di Florio
e Biancifiore, in cui cambia il nucleo narrativo aggiungendo schemi del romanzo
greco-alessandrino.
- Il Teseida
poema in ottave che riprende le vicende della guerra intrapresa da Teseo contro Tebe e le
Amazzoni, aggiungendo i tipici schemi usati dal poeta. Boccaccio si propone di dare per
primo alla letteratura italiana un poema a livello dell’Eneide virgiliana.

OPERE PERIODO FIORENTINO


- La Comedìa delle Ninfe fiorentine
La Comedìa è una narrazione in prosa inframmezzata da racconti in terzine. Il
componimento narra le vicende di un pastore, Ameto, che grazie ad un incontro con le muse
sui colli fiorentini passa dall’essere rozzo ad un Uomo, pienamente intrinseco degli ideali
cortesi. Il poema ha significato esclusivamente mondano ed è un omaggio alla bellezza delle
donne fiorentine.
- Amorosa Visione
un poema in terzine di cinquanta canti, esso narra di come il poeta grazie alla guida di una
gentil donna visita un castello in cui vede dipinti i trionfi delle principali virtù. Il castello è un
pretesto per aride esposizioni erudite ed enciclopediche, Esso non si tratta di un viaggio
mandato da dio ma una conquista della saggezza morale interamente umana.
- Elegia di Madonna Fiammetta
E’ un'innovazione stilistica in piena regola, oltre alla prima persona utilizzata dalla donna e
non da Boccaccio abbiamo anche un'inversione in piena regola dei ruoli, infatti sarà la
donna, tramite una scrittura simile lettera a confessare l’amore per l’uomo amato e non il
contrario.
- Il Ninfale Fiesolano
Poema in cui la tradizione fiorentina delle sue opere è più palese. Esso è infatti un poemetto
in ottave ambientato a Firenze. La storia narra dell’amore tra un giovane pastore e una
giovane Ninfa, un amore impossibile a causa delle leggi imposte dalla Dea Diana. Il poema
risente tantissimo degli influssi dei modelli classici. Io tema principale è quella dell’innocenza
dell’amore giovanile.

DECAMERON
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L’UMANESIMO LATINO
- il trattato è il genere letterario che caratterizza la cultura dell’Umanesimo è il trattato,
nello specifico quelli in latino sembra spettare il compito di esprimere argomenti più
impegnativi ed elevati
- il problema della dignità dell’uomo era il fondamento della visione umanistica della
realtà
- 1484 Giovanni Pico della Mirandola riprende il grande tema umanistico in una
prospettiva diversa, più di tipo metafisico. ponendo l’uomo al centro dell’universo.
- in questo modo ci si scontra con una concezione dell’individuo sempre più legata alle
condizioni della società
- determinante sarà la scienza della filologia che aiuterà gli umanisti tramite lo studio
dei testi antichi ad avere una maggiore consapevolezza storica.

UMANESIMO VOLGARE
- a metà del quattrocento nella poesia volgare avviene un fenomeno di imitazione
petrarchesca, con la diffusione della creazione di canzonieri
- uno dei più celebri è quello di Boiardo Amorum libri
- oltre questa tendenza classica abbiamo la presenza di una contrapposta poesia
carnevalesca, ricca di tratti popolareschi e borghesi
- in essa abbiamo un rovesciamento parodico della beffa e dello sberleffo irriverente
verso tutto ciò che è sublime e sacro, insomma abbiamo un gusto che si indirizza
verso un qualcosa di più materiale e corposo.
MATTEO MARIA BOIARDO
- Nato nel 1441 da una famiglia nobile feudale, era conte del feudo Scandiano. presso
reggio emilia
- qui visse per la maggior parte della sua vita visitando saltuariamente Ferrara ove
qualche anno dopo si trasferirà in maniera definitiva (qui scriverà l’Orlando
Innamorato, la sua più celebre opera)
- avrà vari incarichi come governatore, prima a Modena e poi a Reggio dove nel 1494
morirà.
Opere e Amorum libri
- scrisse in latino opere encomiastiche
- in volgare un romanzo, il Timone
- L'opera più importante è il suo canzoniere “Amorum libri” un componimento in cui
racchiude all’incirca 180 sonetti per la donna amata, Antonia Caprara.
- il canzoniere è diviso in vari libri:
- il primo parla dell’amore felice e corrisposto
- il secondo le sofferenze per il tradimento
- il terzo dopo alcune speranze si rinchiude in rimpianti, pentimento e preghiera
^il canzoniere boiardesco è innovativo perché in esso viene trattata anche una sensualità,
cosa che vediamo soprattutto nel primo libri di esso.^
pg 80 L’Orlando Innamorato

LORENZO DE’ MEDICI


- Figura chiave del mondo culturale e politico quattrocentesco, fu per antonomasia il
Magnifico e Signore di Firenze.
- Dall’età di 20 anni fino alla morte sarà colui che manterrà una stabilità in tutta la
penisola italica, dopo la sua morte infatti si chiude un periodo di pace e se ne apre
uno pieno di lotte e conquiste straniere.
Le Opere
- Lorenzo è un poeta che da solo tratta moltissime tematiche tutte differenti tra loro
- Parla di amore, sia a livello fisico che spirituale essendo lui discepolo di un filosofo
neoplatonico e amante dell’Accademia. Vediamo questi temi nelle Rime, nei
Commenti ad alcuni sonetti d’amore (blink blink Vita nova di Dante), in Selve
d’Amore.
- Segue invece il realismo rientrando nella tradizione borghese, comica e burlesca con
La Caccia al Falcone, I Beoni e la Nencia da Barberino.
- fa anche delle bucoliche riprendendo Virgilio scrivendo il Corinto
- Rientra poi in una concezione più edonistica tipica dell’umanesimo scrivendo canzoni
come: la Canzone di Bacco.
- I componimenti di carattere religioso sono invece: i Capitoli, le Laude e la Sacra
rappresentazione dei Santi Giovanni e Paolo.

ANGELO POLIZIANO
- Angelo Ambrogini, detto Poliziano fu il maggior poeta italiano del quattrocento.
- giunse giovanissimo a Firenze dopo la morte del padre e visse sotto la corte di
Lorenzo il Magnifico
- nel 1479 per un litigio avvenuto con la moglie di Lorenzo si traferirà sotto la corte
mantovana dei Gonzaga, solo per un breve periodo, nel 1480 infatti tornerà da
Lorenzo a Firenze
- Qui diventerà insegnante di eloquenza greca e latina
- con la morte di Lorenzo per assicurarsi una vita tranquilla intraprende la carriera
ecclesiastica, verrà infatti raccomandato da Piero de’ Medici al papa.
- non riuscirà però mai a intraprendere suddetta strada a causa della sua morte a 40
anni nel 1494.
Attività filologica e produzioni greche e latine
- affianca alla vita da poeta un lavoro come filologo
- il frutto di questo suo lavoro lo possiamo trovare raccolto nei Miscellanea raccolta di
cento discussioni su questioni testuali e interpretative
- nasce anche una produzione poetica in latino e in greco
- per il latino abbiamo varie odi, elegie ed epigrammi. Oltre a queste abbiamo delle
prolusioni in versi dei suoi corsi universitari raccolte nel Sylvae.
- per il greco invece scrive vari epigrammi, circa una sessantina in cui possiamo
notare le sue enormi doti nella lingua.
La produzione in volgare
- la produzione volgare di Poliziano ha come base il mescolamento le suggestioni
della cultura classica con con il patrimonio della poesia toscana
- Raccolta Arganonense, cioè un antologia di poesie toscane di Lorenzo de’ Medici e
Federico D’Aragona
- Stanze per la giostra del Magnifico Giuliano è un poemetto in ottave per celebrare la
vittoria di Giuliano De’ Medici in una giostra d’armi. Esso pur partendo da intenti
encomiastici e descrittivi svolge tuttavia una trama di fantasie remotissime. Dal punto
di vista stilistico e letterario abbiamo un perfetto esempio di gusto classicheggiante.
- Anteriori al 1480, quindi opere giovanili, abbiamo: i Rispetti e le Canzoni a Ballo, che
fanno parte di una poesia popolare.
- Vicino a questo campo di produzione abbiamo la Favola di Orfeo (qui va precisato
che il termine Favole riprende il significato latino fabula, intesa quindi come un testo
teatrale)
- Poliziano sostituisce argomenti sacri con un argomento profano e mitologico. La
Favola viene così definita il primo testo drammatico in lingua italiana di argomento
non religioso
L’ORLANDO INNAMORATO DI BOIARDO
Matteo Maria Boiardo compose L’Orlando Innamorato in un contesto culturale ben preciso,
la corte ferrarese, dove era rimasto ancora vivo il culto della cortesia. Il componimento di
Boiardo è infatti intriso di nostalgia per il mondo della cavalleria e della cortesia.
Orlando innamorato e la sua composizione
Dal 1476 Boiardo comincia a comporre l’Orlando innamorato il suo capolavoro. Nel 1483
furono pubblicati i suoi primi due libri composti da 60 canti. Il terzo libro procede molto più
lentamente e la sua stesura fu interrotta al IX canto, pochi mesi prima della morte del poeta.
Nell’ultima ottava del componimento si colgono i dolori causati dagli eventi storici del tempo,
la calata di Carlo VIII nel 1494.
La materia e i modelli
La materia cavalleresca del poema è destinata al diletto di un élite cortigiana. Boiardo infatti
punta a suscitare l’interesse aristocratico mediante le vicende del forte, valoroso e saggio
paladino Orlando che cade in preda dell’amore. Boiardo porta così a compimento quella
fusione dei due cicli cavallereschi, il carolingio e l’arturiano. Nel poema si intrecciano
armi e amori a cui fa da sfondo un elemento tipicamente bretone, il meraviglioso fiabesco,
con presenza di fate, maghi, incantesimi, mostri e giardini fatati. Gli ideali di Boiardo
sono infatti amore e forza guerriera che per lui erano virtù inseparabili del perfetto
cavaliere. La storia si sviluppa poi l’apparizione di Angelica la figlia del re del Cataio per cui
Orlando combatterà, amerà e si metterà in gioco perdendo totalmente la ragione.
Valori cavallereschi e valori umanistici nell’Orlando innamorato
Al centro del poema si collocano quindi le armi e gli amori. Per il poeta quindi i valori
cavallereschi non sono solo sogni da proiettare in un passato mitico, ma sono praticabili
nel presente. Boiardo si definisce un “cantore della cavalleria”. La prodezza cavalleresca
non viene più interpretata come solo forza guerriera ma è la virtù dell’individuo libero,
attivo, energico. Il motivo della “virtù” umana che vince la Fortuna viene presentato
varie volte nel poema, in maniera più emblematico quando Orlando dopo aver inseguito per
molto tempo la fata Morgana la raggiunge, lei è infatti simbolo di Fortuna volubile è
inafferrabile. La lealtà e la cortesia assumono l’aspetto tutto moderno del rispetto per la
persona altrui anche dei nemici. Il rozzo individualismo cavalleresco non basta però per
definire un autentico ideale umano: esso deve venire integrato e raffinato dalle doti
intellettuali, da parte della cultura. È lo stesso Orlando ad affermare che nel sapere
risiede l’essenza dell’uomo, ciò che lo fa degno di questo nome e lo distonie dai bruti.
L’amore non è che un’altra manifestazione di quel senso gioioso, energico, e attivo della
vita, che si rivela nella prodezza guerriera. Perciò amore e armi, formando un inscindibile
unità, esprimono una visione già rinascimentale della vita, in senso laico, mondano,
edonistico.
La struttura narrativa e lo stile
Il senso di esuberante vitalità che anima la materia dell’Innamorato è anche la legge che
presiede il formarsi della sua struttura narrativa. La trama del poema si costruisce attraverso
un proliferare inesauribile di fatti, personaggi, situazioni. Il fluire della narrazione
sembra poter continuare all’infinito senza mai arrivare ad un punto terminale. In questa
struttura narrativa i fili dei vari personaggi si intrecciano tra loro. (la tecnica dell
entrelacement: cioè le vicende di un personaggio sono seguite fino ad un certo punto, poi si
perde, poi ritorna). La lingua in Boiardo è lontana dalle rigide codificazioni classicistiche. È
una lingua ibrida su fondo letterario toscano innesta elementi fonetici, morfologici, lessicali
tipicamente padani. L’effetto è quello di una grande freschezza e immediatezza.
LUDOVICO ARIOSTO
La vita
Ariosto rappresenta la tipica figura dell’ intellettuale cortigiano del Rinascimento. Il suo
rapporto con il mondo cortigiano è quindi percorso da una segreta ambivalenza che ha
importanti riflessi sui temi toccati dalla sua opera.
La formazione e il servizio del cardinale Ippolito
Il poeta proveniva da una famiglia di nobili origini, il padre Niccoló funzionario al servizio dei
duchi d’Este ed era comandante della guarnigione militare di Reggio Emilia. Qui nacque nel
1474 Ariosto primogenito della famiglia. Nel 1484 il padre si stabilì a Ferrara e in tale città
Ludovico intraprese i primi studi. Tra i 15 e i 20 anni frequentó corsi di Diritto all'Università di
Ferrara sotto obbligo del padre. Lasciati gli studi poco graditi si dedicò ad approfondire la
sua formazione letteraria e umanistica di cui furono frutto le sue liriche latine. Morte del
padre nel 1500 lo mise di fronte al problema della gestione del patrimonio famigliare, del
mantenimento dei fratelli minori e delle sorelle. Accetto quindi cariche ufficiali dagli Estensi
e nel 1503 prendendo i voti entrò al servizio del cardinale Ippolito, incarichi vari che
andavano dalle missioni politiche e diplomatiche. Nel frattempo si occupò degli spettacoli
di corte, scrivendo a tal fine due commedie, La Cassaria e I Suppositi. A causa dei rapporti
tesi tra il nuovo duca, Alfonso I, ed il papa Giulio II, Ariosto tra il 1509 e il 1510 andò varie
volte a Roma come ambasciatore. A Firenze si innamorò di una donna sposata e quando
nel 1515 il marito morì non poté sposarla pubblicamente a causa dei voti presi e dovette
farlo in segreto successivamente.
Al servizio del Duca Alfonso
Nel 1516 Ariosto pubblicó la prima edizione dell’Orlando Furioso alla quale lavorava da
circa un decennio, la dedico a Ippolito che però non la apprezzo. Nel 1517 quest’ultimo
obbligo Ariosto a seguirlo nella conquista di un vescovado, il poeta però rifiutò e venne
accolto dal duca Alfonso che nel 1522 gli affidò il compito che Ariosto elargì in maniera
egregia di diventare governatore della Garfagnana. Tornato a Ferrara nel 1525 riprese ad
occuparsi degli spettacoli di corte. Negli ultimi anni della sua vita insieme alla famiglia si
stabilì a Mirasole dove occupò la maggior parte del tempo alla revisione dell’Orlando e in cui
morì nel 1533 ammalato di enterite. Ariosto nelle Satire si definisce amante della vita
sedentaria, placida e contemplativa. Ariosto fu un uomo accorto e saggio con eccelse
capacità politiche e diplomatiche.
LE OPERE MINORI
Le liriche latine e le rime volgari
La lirica latina di Ariosto è prevalente degli anni giovanili. 67 componimenti in totale scritti
tra il 1494 e il 1503. Vi si rivela la formazione umanistica di Ariosto e sono chiaramente
ravvisabili i modelli classici. Di personale Ariosto immette un'intonazione più realistica. la
denuncia del contrasto fra la durezza quotidiana e le aspirazioni all’otium intellettuale.
Accanto ai componimenti più leggeri si accostano degli epigrammi di carattere ufficiale.
Nelle poesie più tarde affiora una materia più dismessa, una ricerca di affettuosa intimità
borghese. Le rime volgari di carattere principalmente amoroso sono state scritte invece in
tutto l’arco della vita. Scrive anche capitoli, un componimento di certa ampiezza in terzine
dantesche per trattare temi allegorici e dottrinali e nel Quattrocento diventa una specie di
discorso riguardante temi di carattere morale e politico.

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