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DANTE ALIGHIERI VITA

Dante Alighieri nacque tra il maggio e il giugno del 1265 con il nome di Durante e
il cognome Alaghiero ed è considerato come il massimo poeta della civiltà
comunale. Infatti ogni aspetto della vita del tempo è affrontata da Dante con
passione e originalità. Dante è considerato come il padre fondatore della nostra
lingua basti pensare che il 15% del nostro lessico attuale è stato usato per la
prima volta proprio da Dante. Con la Vita Nuova scrive il primo “romanzo” della
nostra letteratura; con il Convivio offre il primo modello di prosa filosofica-
scientifica in volgare e infine con la Commedia mostra il primo modello di poesia
e di narrazione. Parlando della sua vita Dante apparteneva a una famiglia della
piccola nobiltà cittadina. Nel 1277, a soli dodici anni, Dante è assegnato in nozze
a Gemma Donati ma il matrimonio verrà perfezionato all’incirca nel 1285 e da
esso nasceranno 3 o 4 figli. Gli anni della giovinezza sono segnati da una
formazione culturale molto ampia dall’ambito filosofico a quello teologico
passando per quello letterario. Durante la sua giovinezza Dante conosce e
diventa amico di Guido Cavalcanti e come conseguenza l’acquisizione di alcune
idee del Dolce Stil Novo. All’esperienza stilnovistica, è legata anche il mito della
giovinezza di Dante; infatti egli conosce a 18 anni Beatrice dopo un primo
incontro avvenuto nove anni prima. La Beatrice dantesca è identificata in Bice,
figlia di Folco Portinari, morto l’8 giugno 1290 e dopo tale data in Dante avviene
un periodo di “traviamento” cioè di allontanamento dal culto di Beatrice però tale
crisi viene superata negli anni tra il 1292 e 1293. Durante la ripresa degli studi
Dante si avvicina all’attività politica; egli nel 1297 risulta iscritto all’Arte dei
medici e speziali condizione necessaria per poter partecipare alla vita politica
comunale. Dal 1° novembre 1295 al 30 aprile 1296 risulta membro del Consiglio
dei Trentasei e dal 23 maggio alla fine del 1296 fece parte del Consiglio dei
Cento. Negli anni seguenti crebbe l’importanza delle cariche pubbliche rivestite,
fino al conseguimento da parte di Dante della carica più prestigiosa il priorato
tra il 15 giugno e il 15 agosto del 1300. La politica fiorentina era dominata dallo
scontro tra Guelfi bianchi e Neri. Dante era un difensore dell’autonomia del
comune e sostenne il primo schieramento i bianchi e quindi dovette scontrarsi
con papa Bonifacio VIII che appoggiava i neri. Nel 1300 questa contesa finì con
la vittoria dei guelfi Neri e del papa e di conseguenza Dante per mantenere la
carica di priorato dovette firmare un provvedimento di esilio per i capifazione
oppositori condannando anche l’amico Guido Cavalcanti. IL 1° novembre del 1301
le truppe angioine di Carlo di Valois alleate del papa entrarono con la forza a
Firenze e deposero il governo in carica. Come conseguenza ci fù la condanna
all’esilio a Dante con l’accusa di baratteria (cioè di corruzione nell’esercizio di
funzioni pubbliche) ma egli si rifiutò di pagare una multa aggiuntiva e decise di
unirsi con gli altri esiliati. Durante questo esilio il comportamento di Dante
subisce dei cambiamenti: da una parte si allontana dagli altri esuli ribelli
dall’altra cessa di impegnarsi per il ritorno in patria, maturando una concezione
politica che rinnova il suo pensiero con un rifiuto della visione municipalistica e
con una elaborazione di un teoria universalistica. Intorno al 1310, mentre
soggiornava tra Treviso, in Lunigiana, a Lucca e forse anche a Parigi, si è
dedicato all’inferno e al Purgatorio. Tra il 1302 e il 1305 ha composto il De
Vulgari eloquentia ( L’eloquenza in lingua volgare) e tra il 1304 e il 1308 circa il
Convivio. Con la discesa in Italia di Arrigo VII di Lussemburgo Dante torna
brevemente a impegnarsi in politica e si schiera con l’imperatore. L’essersi
schierato apertamente con l’imperatore, aggravarono le condizioni dell’esilio di
Dante data la diffusa ostilità dei signori locali. Il poeta fu costretto ad
abbandonare il Casentino recandosi a Verona con i figli ospite di Cangrande della
Scala. La morte lo colse tra il 13 e il 14 settembre 1321 a Ravenna

LA FORMAZIONE E LE IDEE
Ai consueti studi adolescenziali seguì la frequentazione di Brunetto Latini, della
quale ci informa lo stesso Dante. Oltre a essere un grande studioso di retorica,
Brunetto possedeva una visione aperta e moderna della cultura. Un altro incontro
fondamentale della giovinezza di Dante è stato, come detto, con Guido
Cavalcanti. Il momento di maggior interesse dottrinario, teologico e filosofico si
colloca dopo la morte di Beatrice. Esso è aperto dalla lettura del De
consolatione fhilosophiae di Boezio e del De amicitia di Cicerone. Fondamentale è
stata sul piano culturale, l’esperienza dell’esilio che riguarda il periodo in cui il
poeta scrive tutte le sue opere ad eccezione della Vita Nuova. Dante rivela la
propria appartenenza alla civiltà del Medioevo nella tendenza a interpretare la
realtà sulla base di principi universali e gerarchici. Alla base del pensiero di
Dante sta la visione religiosa della realtà. Da tale visione dipende una concezione
della storia come rivelazione progressiva delle verità cristiane. Anche il passato
è guardato dal punto di vista del presente tanè che nell’opera dantesca vi è la
fusione di modelli classici e di rinnovamento cristiano (sincretismo). Durante
l’esperienza politica negli anni tra il 1295 e il 1301 Dante difende l’autonomia del
Comune dalla Chiesa. Con l’esilio il pensiero politico di Dante matura il rifiuto
della frammentazione prodotta dalla società Comunale e afferma la legittimità
del potere imperiale. Ai conflitti tra Chiesa e Impero Dante dice che
all’imperatore spetta il potere temporale, cioè materiale, al papa quello
spirituale. Una questione fondamentale riguarda il rapporto che hanno, secondo
Dante, la filosofia divina (teologia) e la filosofia umana che secondo il poeta sono
indipendenti. Nel suo poema Dante è suggestionato dalla rielaborazione della
tradizione aristotelica compiuta da San Tommaso dove raccoglie l’unione di fede
e ragione; oltre a San Tommaso Dante subisce l’influenza di due autori:
sant’Agostino le cui confessioni sono un modello per la Commedia con un racconto
in prima persona della riconquista della salvezza e Boezio il cui De consolatione
philosophie orienta Dante a realizzare le sue opere in chiave allegorica. Il
pensiero linguistico di Dante consiste nella valorizzazione del volgare innalzzato
sul piano teorico a pari merido degli argomenti più illustri

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