Sei sulla pagina 1di 5

DANTE ALIGHIERI

VITA

Basce a Firenze nel 1265 tra maggio e giugno (lui stesso dice di essere nato sotto il segno dei gemelli), da
Alighiero di Bellincione e Bella; la sua era una famiglia di piccola nobiltà che versava in condizioni
economiche modeste. Nel 1285 sposa con un matrimonio combinato Gemma di Manetto Donati,
appartenente a una delle famiglie guelfe più potenti, e dal matrimonio nascono Jacopo, Pietro, Antonia, che
diventerà suora col nome di Beatrice, e probabilmente un quarto figlio di nome di Giovanni.

La sua attività poetica inizia precocemente, a Firenze, dove vivono altri poeti suoi amici, come Guido
Cavalcanti e testimonianza di tale attività sono le rime. l'opera più matura della produzione giovanile e la
Vita Nuova, completata nel 1294, in cui per la prima volta compare la figura di Beatrice. Nel 1290, dopo la
morte prematura di Beatrice, Dante abbandona la poesia per dedicarsi agli studi filosofici, specializzandosi
nello studio di Aristotele. nel 1295, grazie nuove leggi, anche i nobili possono accedere le cariche pubbliche
purché iscritte a una cooperazione: Dante si scrive alla corporazione dei medici e degli speziali e nello
stesso anno fa ingresso in politica ricoprendo diversi ruoli fino all' elezione prestigiosa tra i sei Priori di
Firenze nel 1300. Questo per Firenze è un periodo di lotte civili tra le fazioni dei guelfi Bianchi, capitanati
dalla famiglia dei Cerchi, i guelfi neri, capitanati dalla famiglia dei Donati. I neri si alleano con Bonifacio VIII e
nel tentativo di arginare i conflitti, i priori decidono di mandare in esilio illustri fiorentini tra cui anche
l’amico Guido Cavalcanti, e il parente acquisito dopo il matrimonio, Corso Donati, facente parte della
fazione ner. Le condanne però portarono ulteriori inasperimenti della lotta e nel 1301 Dante, componente
del Consiglio dei Cento, più contribuisce a contrastare la politica di Bonifacio VIII, il quale proprio in
quell’anno invia in Toscana il principe Carlo di Valois, con la falsa funzione di pacificatore: in realtà era il
braccio armato del Papa. Nello stesso anno Dante partecipa a una missione diplomatica a Roma con
l’obiettivo di distogliere il pontefice dai suoi propositi: da quel momento non rientrerà più a Firenze perché
nel 1301 Carlo di valois entra in città permettendo ai Neri di impadronirsi con la forza del governo. La casa
di Dante venne saccheggiata e il poeta accusato di ribellione al papa, di baratteria e appropriazione indebita
di denaro. Richiamato a Firenze non si presenta e nel 1302 viene condannato al pagamento di una multa,
due anni di confino e al divieto di partecipare alla vita pubblica. Non avendo pagato la multa viene
condannato alla confisca del beni e alla morte sul rogo. Con la sconfitta dei bianchi nel 1304, perdendo la
speranza di tornare in città, deve rassegnarsi a spostamenti da un luogo all’altro come ospite di signori più o
meno potenti. Questi sono gli anni più fecondi dal punto di vista letterario: scrive il Convivio, il De vulgari
eloquentia e la Commedia.

Nel 1310, in occasione della discesa in Italia del nuovo imperatore Arrigo VII di Lussemburgo, Dante scrive
un’epistola dai toni entusiastici, salutando l'imperatore come un uomo della provvidenza. Le speranze di
Dante svaniscono 1313 con la morte dell’imperatore: a questo periodo risale probabilmente il De
monarchia.

Nel 1315 Dante riceve da Firenze un ultimo invito alla riconciliazione, che però rifiuta per le condizioni
troppo umilianti, che prevedono il pagamento di una multa e la pubblica ammenda. Fino al 1319 Dante
trova ospitalità a Verona presso Cangrande della Scala, tra 1319 e il 1321 è ospite a Ravenna da Guido
Novello da Polenta, nel 1321 per una missione diplomatica si dirige a Venezia, incaricato dal signore
ravennate, e al ritorno, ammalatosi di febbre malarica, muore nella notte tra il 13 e il 14 settembre.

Il pensiero

Il pensiero di Dante Alighieri, o meglio la sua filosofia, è essenzialmente medievale quindi profondamente
religioso: egli è convinto che i destini dell’uomo e dell’universo siano parte di un grande disegno divino e
vede l’intera realtà come l’organismo e una gerarchia al cui vertice c’è Dio.
Dopo la morte di Beatrice Dante approfondisce i suoi studi filosofici e il suo pensiero si evolve in senso
teologico, cioè come un maggiore avvicinamento a Dio. Per Dante la filosofia rappresenta un percorso verso
la conoscenza che in un primo momento egli pensa di poter raggiungere grazie solamente al suo intelletto;
tuttavia, evolvendo nel suo pensiero, egli si convince che non su questa terra, ma solo nella vita
ultraterrena si possa raggiungere la verità, che è unica, universale e si identifica con Dio.

Secondo Dante tutta la conoscenza, compresa quella filosofica e scientifica, deve essere orientata verso Dio
e giustificata in termini cristiani. Proprio per questo egli ha una concezione dell'universo, che, benché
derivata dalla cosmologia di Aristotele, viene adattata alle convinzioni cristiane, così come si evidenzia nella
Commedia.

Secondo Dante La terra è un formata da due emisferi, il primo è abitato dagli esseri umani, il secondo è
sommerso dalle acque da cui fuoriesce la montagna del Purgatorio; intorno alla Terra ruotano nove cieli
concentrici, fatti di sfere trasparenti in cui sono incastonati i rispettivi astri: Luna, Mercurio, Venere, Sole,
Marte, Giove, le stelle fisse. Il nono cielo è quello più vicino a Dio ed è detto primo mobile, non sostiene
alcun astri e ha il compito di unire il mondo divino a tutto l'universo a cui trasmette il movimento che si
origina appunto da Dio.

Al di sopra di questi cieli si trova l'Empireo, sede di Dio e dei beati. Attraverso la rotazione dei cieli intorno
alla terra, Dio distribuisce su di essa le specifiche virtù e qualità impressi in ciascun cielo.

Secondo Dante l'uomo e la storia stessa sono inseriti nel grande progetto divino: all'inizio della storia
umana c'è il peccato originale, superato grazie all'incarnazione di Cristo; la Provvidenza divina, ovvero la
volontà di Dio che agisce a favore del suo progetto, ha fatto in modo che fossero istituiti l’Impero e la
Chiesa, affidando al primo il potere sul piano materiale, che ha come obiettivo la realizzazione della pace
sulla terra, e all'altro, cioè al papa, un potere prettamente spirituale, che ha come fine la salvezza
dell’anima. Tuttavia la crisi di queste due istituzioni ha segnato la ricaduta dell’uomo nel peccato: è
necessario, quindi, secondo, secondo Dante, un profondo rinnovamento individuale e collettivo: in questa
prospettiva bisogna leggere la Divina Commedia in cui il viaggio ultraterreno del poeta è voluto da huDio,
affinché il poeta non solo si salvi come individuo ma possa indicare a tutta l'umanità una strada e un
ammonimento.

Le fasi della produzione poetica

La prima fase della produzione poetica di Dante va dagli esordi fino alla composizione della “Vita Nova”, e si
ispira alla poesia cortese e stilnovistica. Da qui i temi principali che sono l’amore vissuto come un evento
esclusivo e come esperienza interiore, il sodalizio amicale tra i poeti che sono uniti da una sensibilità
eccezionale e dalla nobiltà d’animo. Con la Vita Nova Dante non solo raggiunge il culmine dello stilnovismo,
ma lo supera: accanto agli effetti che l’amore ha sull’animo del poeta, si passa alla celebrazione
disinteressata della donna amata, che diventa colei che dona beatitudine ai mortali. Il poeta quindi trae la
propria felicità dal solo fatto di lodare la donna, senza averne nulla in cambio, perché sa che sarà
ricompensato dalle beatitudine che emana lei. La perdita della donna amata, così come accade nella vita
Nova con la morte di Beatrice, non costituisce la fine del rapporto tra il poeta e la donna, ma diventa anche
un modo per dimostrare come l'amore va oltre la presenza e il contatto fisico.

La seconda fase dell'attività letteraria di Dante va dal 1293 al 1303 ed è caratterizzato da componimenti
vari.

In questa fase la sua letteratura non prende più spunto dall’amore ma esprime le sue idee filosofiche e
politiche. A questo periodo risalgono la composizione de “ Il convivio”, il “De vulgari eloquentia”, e il “De
monarchia”.
La terza fase è rappresentata dalla Commedia: il viaggio di Dante, smarrito nella selva del peccato, diventa il
viaggio di tutta l'umanità attraverso la penitenza e infine la redenzione. Il poeta quindi ha il compito
profetico e provvidenziale di diffondere tra gli uomini ciò che ha visto e le verità provenienti da Dio. La
poesia assume quindi un diverso significato e la sua funzione diventa altamente morale, politica e religiosa.

La “ Vita Nova” e le Rime

La Vita Nova , che Dante ha scritto nel tempo giovanile, si compone di 42 capitoli e 31 testi poetici; tali
rime vengono collegate fra loro da una narrazione in prosa in modo da restituire al lettore una vera e
propria storia.

Vita Nova significa vita giovanile ma anche vita rinnovata dall’amore che agisce nel segno della Grazia
Divina. La vicenda narrata parte quando Dante all’età di 9 anni incontra per la prima volta Beatrice; la
incontra una seconda volta 9 anni dopo e riceve da lei un saluto. Immediatamente dopo al poeta appare in
sogno Amore, che tiene in braccio Beatrice addormentata e piangendo la conduce in cielo, quasi ad
annunciarne la morte. Dante, per nascondere il proprio amore verso Beatrice, finge di essere interessato ad
altre donne, dette “donne dello schermo”. Ne conseguono chiacchiere che allontanano Beatrice e che
fanno sì che quest'ultima neghi il saluto al poeta. Dante ne rimane disperato e decide di parlare
apertamente del proprio amore per Beatrice, ma il suo sentimento è talmente grande che non gli non
riesce di sostenere la vista della donna amata e finisce per essere deriso da lei e delle sue amiche. A questo
punto avviene un cambiamento nell’animo del poeta: egli capisce che il fine dell’amore non deve essere la
ricompensa da parte della donna amata, ma la lode disinteressata di lei. Dopo la morte di Beatrice,
avvenuta effettivamente nel 1290, per due anni il poeta rimane distrutto dal dolore; poi l’affetto che una
donna gentile fa nascere un nuovo sentimento d’amore al quale però rinuncia per il ricordo dell’amore di
Beatrice.

La Vita Nova racconta essenzialmente la vicenda e la maturazione spirituale di Dante. Molto di quest' opera
va interpretato in chiave simbolica: si pensi ad esempio allo stesso nome della donna amata, Beatrice, cioè
colei che rende beati, e ai simboli numerici (i numeri 9 ,18) che sono multipli di , numero che rappresenta la
Santissima Trinità e la perfezione divina. Tutti questi aspetti testimoniano la visione dantesca del mondo
come manifestazione di un ordine divino, nonostante l'infezione e la fragilità del reale.

Le rime sono un insieme di testi poetici di Dante composti in un arco di tempo piuttosto lungo e non inclusi
nella Vita Nova e nel Convivio. Si dividono in rime giovanili, rime della maturità e del tempo dell’esilio, rime
petrose (poesie drammatiche che hanno come argomento l'amore sensuale seper la bellissima e crudele
donna Petra) e rime varie.

Il Convivio

È un’opera scritta intorno al 1303- 1304 nel cui titolo è già implicita l’ intenzione di Dante: lo scopo è
divulgativo perché Dante vuole allestire un banchetto, un convivio alpunto, che offra per vivande le Canzoni
e per pane i commenti che ne spieghino il significato nascosto dietro l’allegoria. Il progetto doveva
contenere 15 trattati, di cui il primo introduttivo, e gli altri di commento ad altrettante canzoni, ma Dante
scrisse solo i primi 4 trattati, commentando 3 canzoni; l'obiettivo del poeta è quello di permettere anche ai
meno colti di nutrirsi del cibo della conoscenza in modo da diffondere il sapere anche tra i lettori ignari
della lingua latina; proprio per questo l’opera è scritta in volgare: tra i lettori del trattato vi saranno infatti
anche coloro che non hanno potuto dedicarsi agli studi e al sapere filosofico.

Il De vulgari eloquentia

È un trattato scritto il latino che riguarda l'importanza della lingua volgare. Essendo destinato ad un
pubblico selezionato, alla comunità letteraria composta da poeti e prosatori, esso è scritto in latino . Il
progetto prevedeva 4 libri ma Dante ne scrive solo uno e interrompe il secondo al XIV capitolo .
Dante spiega la differenza tra lingua volgare, che si apprende fin dalla nascita ed è quindi naturale, tanto è
vero che la definisce “lingua della nutrice”, e latino, ricca di regole grammaticali e quindi artificiale e
destinata all'uso letterario. Dante sostiene la superiorità della lingua volgare in quanto usata da tutti,
benché con evidenti differenze dialettali. E gli si propone di cercare tra i volgari italiani il volgare illustre,
cioè una lingua che sia universale e naturale e al tempo stesso degna di essere usata nei testi di letteratura.
Individua 14 varianti dialettali ma in nessuno di essi riconosce il volgare illustre. Secondo Dante il volgare
illustre va riservato in poesia agli argomenti più nobili ed elevati, ossia la morale, l’amore e la politica; la
forma più adatta a esprimere queste tematiche è la canzone.

Il De Monarchia

È un trattato politico scritto in latino, perché indirizzato ad un pubblico di persone colte di vari paesi, diviso
in tre libri e composto tra il 1316 e il 1317. Qui Dante ci offre la sua visione provvidenziale sia dell’impero
che del papato: egli afferma la necessità dell'impero in quanto garante della pace e presupposto necessario
per la realizzazione delle potenzialità intellettuali dell'uomo; rifiuta la teoria secondo la quale l'impero
Romano avrebbe conquistato il mondo con la violenza: Roma è diventata caput mundi per volere Divino,
allo scopo di unificare e pacificare il mondo, preparandolo così alla nascita di Cristo.

Nel terzo libro Dante rappresenta i due poteri universali, il papato e l’impero, come entrambi derivanti
direttamente da Dio ma anche come due soli che brillano ciascuno di luce propria, autonomi cioè l’uno
dall’altro: l’Imperatore si occupa del raggiungimento della felicità terrena, il papa invece della felicità
spirituale. Il poeta sostiene la necessità di un unico potere universale, che identifica con l’impero: lo stesso
impero di Roma è stata la diretta realizzazione del progetto Divino nella storia umana. Nell’opera sono
presenti due principi che verranno ripresi nel paradiso, ovvero indipendenza del potere politico da quello
ecclesiastico e l’idea di impero sia voluto dalla provvidenza divina.

La Divina Commedia

Si può definire un poema didascalico allegorico quanto prende trasmette contenuti morali, filosofici e
teologici attraverso l’uso dell'allegoria punto l'opera consta di 100 canti: è divisa in tre cantiche, ciascuna
delle quali è costituita da 33 canti a cui va aggiunto il canto introduttivo. È scritto in terzine a rime
incatenate. Dante non dà il titolo alla sua opera ma in due passi dell’inferno in una lettera indirizzata al
signore di Verona Cangrande della Scala la definisce comedìa, cioè commedia, in riferimento allo stile di
questo genere che ha un inizio pauroso e triste e un lieto fine. l'aggettivo Divina, invece, è attribuito da
Boccaccio, ammiratore e studioso del poema, facendo riferimento non solo al contenuto sacro dell'Opera
ma anche alla sua bellezza.

l'opera è stata scritta tra il 1306 e il 1321, anche se Dante ambienta la il poema nella settimana santa del
1300, in modo tale da anticipare, attraverso profezie che alcune anime gli fanno, sia le esperienze che lui
stesso farà da lì a poco, sia i grandi avvenimenti della sua epoca.

Il 1300 è un anno importantissimo per Dante: il clima politico di Firenze degenera per gli scontri tra guelfi
bianchi e guelfi neri. Fra i bianchi viene colpito l’amico Guido Cavalcanti, mentre fra i neri abbandona
Firenze Corso Donati che, rifugiatosi a Roma, stringe alleanza con Bonifacio VIII, cosa che gli permetterá il
suo rientro a Firenze, la presa del potere da parte dei Neri sostenuti da Carlo di Valois, e la conseguente
condanna di Dante all’esilio.

La commedia rappresenta il cammino individuale di Dante per raggiungere la salvezza spirituale e umana,
nel contempo, però, l’itinerario di Dante rappresenta un esempio per tutta l’umanità: Dante rappresenta
tutta l’umanità disorientata in un mondo in cui ormai mancano le tradizionali guide autorevoli (papa e
imperatore); rimane a Dante e agli uomini tutti soltanto la ragione, rappresentata da Virgilio, per
individuare il male, e la fede, simboleggiata da Beatrice, per ritrovare la grazia Divina.

la Divina commedia è un poema allegorico in quanto utilizza costantemente la figura retorica dell'allegoria:
essa consiste nell'sprimere un concetto, un'idea attraverso un'immagine che deve essere decifrata e
interpretata con l'uso della regione. Quindi esistono due livelli di lettura della Commedia, il primo letterale
e storico, il secondo allegorico, finalizzato a rivelare un significato nascosto.

Accanto all'allegoria, nella commedia, c'è il procedimento figurale: nel rappresentare i personaggi, oggetti e
situazioni, Dante fa riferimento alla loro esistenza concreta, alla storicità e moralità, ma al tempo stesso essi
sono immagini di una manifestazione della realtà che si è già compiuta o dovrà compiersi. Ad esempio i
personaggi di Virgilio, Catone e Beatrice, identificati come simboli rispettivamente della ragione, dell'amore
per la libertà e della Grazia Divina, rappresentano anche persone che nella dimensione della realtà
ultraterrena rivelano il significato della loro esistenza storica.

I tre regni oltreterreni, l'inferno, il Purgatorio il Paradiso, nell'immaginazione di Dante hanno una struttura
ordinata: l'inferno è diviso in tre parti inferno, l’ antinfetni, l’alto e il basso Inferno, in fondo all’imbuto
infernale sta conficcato Lucifero.

Il Purgatorio è un rovesciamento simmetrico dell’inferno in quanto i due regni sono stati generati dallo
stesso evento: quando Lucifero precipitò dal cielo, le terre emerse, un tempo situate nell’emisfero australe,
per evitare il contatto con l’angelo ribelle, si sono spostate in quello boreale formando la voragine infernale
e il monte del Purgatorio, sulla cui sommità si trova il paradiso terrestre.

Il paradiso, invece, è posto fuori dalla Terra e qui dominano la luce e la tensione verso Dio di ogni creatura.

Questa struttura simmetrica la si nota anche nell’impianto narrativo: tutte e tre le cantiche iniziano con
l’invocazione alle Muse e terminano con la parola “stelle”; il VI canto di ogni cantica è di riflessione politica
la cui prospettiva si allarga progressivamente: nell’inferno si parla di Firenze, nel Purgatorio della decadenza
dell’Italia, nel paradiso dell’impero.

Anche i numeri sono importantissimi per Dante e per tutta la cultura medievale, avendo un significato
simbolico e allegorico. Per esempio nella prospettiva cristiana i numeri più importanti sono l’ 1 e il 3,
simboli di Dio che è Uno e Trino; altri numeri importanti sono il 9, simbolo del miracolo, e il 10, che è
formato da 9 + 1 e simboleggia la completezza.

Per quanto riguarda la lingua, Dante supera la poetica medievale di corrispondenza tra stile e argomento,
anche nell’ Inferno, infatti, sono presenti parti in stile elevato. La novità della Commedia consiste invece nel
plurilinguismo e nel pluristilismo: Dante arricchisce il poema con una varietà di stili e di lessico, accostando
al fiorentino, lingua base del testo, altre varianti daliettali ( per esempio i dialetti dei personaggi incontrati
nel percorso), latinismi, vocaboli popolari o parole colte ed elevate.

Potrebbero piacerti anche