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E.

treccani
NEOCLASSICISMO
Complesso movimento culturale europeo manifestatosi fra la seconda
metà del 1700 e termina con la fine dell’impero napoleonico, nel 1815.
Oltre a interessare tutti gli aspetti dell’arte, coinvolse il profondo
rinnovamento della cultura e della società. Caratterizzato dal recupero di
forme classiche, come norma e tendenza alla perfezione, alla logica, alla
simmetria e alla chiarezza. Il neoclassicismo riflette la mentalità
illuminista e rifiuta gli eccessi del Barocco visto come un movimento
fantasioso e complicato.

NEOCLASSICISMO IN ARTE
In pittura scompaiono quasi del tutto i motivi religiosi, mentre la
mitologia fu sostituita dalla rappresentazione storica e dalle vicende
borghesi. La pittura neoclassica è legata alla produzione scultorea di
questo periodo non solo per l’adozione degli stessi modelli cui si ispirava
la scultura e cioè le statue e i rilievi greci e romani, ma anche per il
riferimento che aveva con il disegno.

NEOCLASSICISMO IN LETTERATURA
La poetica del neoclassicismo domina incontrastata la letteratura e la
cultura italiana nei primi quindici anni del secolo, mentre nei decenni
seguenti continua ad avere una larga influenza, ma si scontra duramente
con le nuove tendenze romantiche. Un aspetto comune a tutta la
letteratura neoclassica è la sua impronta aristocratica: lo stile neoclassico
è uno stile lavorato e difficile, di cui solo lettori molto colti possono
apprezzare le squisitezze; la lingua è arcaizzante e preziosa, e può parlare
della realtà contemporanea solo attraverso un gioco di raffinate perifrasi
e allusioni.
Anche quando tratta temi attuali e scottanti, lo scrittore neoclassico lo fa
per una cerchia eletta.

NEOCLASSICISMO IN MUSICA
L’atmosfera della musica d’avanguardia parigina degl’anni venti fu
profondamente segnata con uno scritto del gran poeta Jean Cocteau che
inaugurò il movimento detto Noclassicismo. Ma già prima che si
chiudesse il secondo decennio del secolo, si era fatta sentire la necessità
di dare ai nuovi linguaggi post- tonali dei principi e delle forme capaci di
assicurarne la continuità.

I musicisti che dal primo dopoguerra, alla metà degl’anni venti,


attorniarono il solitario Satie e che furono definiti I Sei (in omaggio al
gruppo dei cinque) si accontentarono di usare una tonalità sporcata da
numerose dissonanze e di contaminarla con elementi provenienti dal jazz,
ritmi sudamericani. Ritroviamo un utilizzo della politonalità, ovvero
sovrapposizione simultanea di due o più tonalità, sebbene anch’essa con
funzioni piuttosto coloristiche che destrutturanti rispetto alla tonalità.

Poiché si richiamava in pratica alle concise, logiche costruzioni dei periodi


barocco e classico, questa tendenza fu definita “neoclassica”. Così, senza
rinunciare alla modernità dei linguaggi post-tonali (modi, scale esotiche,
politonalismo, tonalismo) la musica del Neoclassicismo si dava un ordine
attraverso un ritorno alle antiche forme.

ALFREDO CASELLA
Biografia
Alfredo Casella nacque a Torino il 25 luglio del 1883, all’età di tredici anni
si trasferì con la madre a Parigi dove studiò pianoforte e composizione al
conservatorio. Nel 1915 l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma lo
chiama ad insegnare pianoforte e per Casella si apre un periodo di forte
impegno volto all’apertura dell’ambiente musicale italiano alle più
importanti correnti europee: egli organizza concerti con musiche di
Debussy, Ravel, Stravinskij, Schönberg ed altri autori contemporanei.
Nel 1917 la Società Nazionale di Musica, che dopo pochi mesi muta il
nome in Società Italiana di Musica Moderna, subito sostenuta da artisti
come Malipiero, Pizzetti e Respighi; l’attività di tale Società fu affiancata
dal periodico «Ars Nova» con lo scopo di pubblicare far eseguire la musica
dei giovani compositori, recuperare la musica antica e creare una rete di
contatti con altre associazioni fuori dal territorio italiano.

ALFREDO CASELLA
Stile compositivo e Opere
Casella ha lasciato una produzione copiosa, attraverso la quale si può
ripercorrere il cammino compiuto dalla musica di questo secolo, con le
sue successive fasi sperimentali. Nella ricerca del proprio stile, segnata da
una linea di chiara coerenza, egli saggiò le tendenze più importanti del
suo tempo. Già i segni annunziatori della ricerca di quello stile si ritrovano
nella Suite in Do maggiore dal 1909, nella rapsodia Italiana (1909-1910 ) e
in molte pagine del Convento veneziano (per esempio nella Baccarola),
cui si può anche aggiungere Siciliana e burlesca (1914). Segue il periodo
(1914-1920) caratterizzato da una serie di esperienze, soprattutto nel
campo dell'armonia, e fortemente influenzato dal disorientamento e
dall'inquietudine seguiti alla prima guerra mondiale: ad esso
appartengono opere di notevole interesse per lo studioso del linguaggio
musicale, come Notte di maggio, 9 Pezzi, Pagine di guerra, L'adieu à la vie,
Sonatina per pianoforte, Elegia eroica per orchestra, il poema A notte alta
e Pupazzetti per pianoforte.
Sono degli ultimi vent'anni alcune delle sue opere come Partita per
pianoforte e orchestra (1924-1925), Concerto romano per organo, ottoni,
timpano, archi ed orchestra (1926), Serenata per cinque strumenti (1927),
l'opera La donna serpente (1928-1931), Concerto per orchestra (1939-
1940), 3 Canti sacri per baritono ed organo (1943), Sonata per arpa
(1943), Missa solemnis "Pro pace" (1944). In queste opere e nei due
"divertimenti", Scarlattiana su musiche di Domenico Scarlatti per
pianoforte e trentadue strumenti (1926) e Paganiniana su musiche di
Paganini (1942), si incontra più raramente quella tendenza al gioco che
secondo alcuni ha costituito l'aspetto negativo della produzione
caselliana, dal ritmo facile e dalla breve clausola melodica: la tematica ha
acquistato maggior respiro e della strumentazione prevalgono le sonorità
meno brillanti e variopinte a vantaggio dei toni più profondi. Vi si
conferma inoltre la tendenza alla struttura monumentale, un
monumentale più barocco che neoclassico, che Casella più volte dichiarò
costituire la caratteristica di una musica strumentale italiana aggiornata
alla forma ma legata, per lo spirito, a quella delle maggiori tradizioni:
fondata sul "senso del rilievo nelle masse, nelle sagome, nel
chiaroscuro.....", e sulla "predilezione per certi violenti contrasti
plastici.....".

XI PEZZI INFANTILI Op.35


Gli Undici pezzi infantili op. 35 è un’opera per pianoforte solo, scritta nel
1920, dedicata a Mario Castelnuovo –Tedesco. Tale composizione segna
la liberazione ultima dalle incertezze e dagli esperimenti e l'entrata sicura
e consapevole in una fase creatrice ormai personale e chiarificata.
Quest’opera contiene al suo interno:

Preludio - Allegretto moderato ed innocente

1. Valzer diatonico - Vivacissimo


2. Canone - Moderatamente mosso
3. Bolero - Allegro spagnuolo
4. Omaggio a Clementi - Allegro vivace
5. Siciliana - Allegretto dolcemente mosso
6. Giga - Tempo di giga inglese (Allegro vivo)
7. Minuetto e Mussette - Moderato. Dolce
8. Carillon - Allegramente
9. Berceuse - Allegretto dolce
10. Galop - Prestissimo

Ognuno di questi pezzi sfrutta un suo singolar partito musicale.


Denominatore pressocché comune dall'uno all'altro pezzo è l'ostinato a
pedali doppi o multipli, (o almeno ritmico o melodico) che - in altri
s'accorda liberamente con l'armonia del canto».

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