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ALDO CLEMENTI
RITRATTI CRITICI DI CONTEMPORANEI
ESTRATTO
da
BELFAGOR
2012 N. 5
ALDO CLEMENTI
Il cammino di formazione
naria’ di un personaggio maschile assente dalla scena, che allude alla figura
di Don Giovanni e che si rivela mera proiezione dei desideri e delle paure
delle tre protagoniste; questo incremento della ‘temperatura drammaturgica’
trova un contraltare nel ‘rallentando’ su vasta scala che il musicista applica
all’intera opera e che in verità è uno ‘pseudo-rallentando’, poiché la progres-
siva decelerazione agogica è attuata attraverso un ampliamento dei valori
ritmici e delle prescrizioni metronomiche. Di contro in Carillon Clementi
dà luogo alla tensione destabilizzante tra un’organizzazione complessiva di
tipo simmetrico e tragitti di natura ‘lineare’: le cinque scene dell’opera sono
scandite da tre Intermezzi, costituiti da canoni circolari e collocati tra la
prima e la seconda scena, all’interno della terza e tra la quarta e la quinta;
a tale disposizione perfettamente bilanciata degli Intermezzi si contrappone
il loro progressivo riempimento polifonico (da 12 a 36 parti), che viene a
produrre uno squilibrio nell’architettura speculare dell’opera.
Si comprende meglio allora l’interesse clementiano per la narrativa ‘fan-
tastica’ di Hoffmann, che – con la frantumazione delle coordinate spazio-
temporali e il moltiplicarsi degli angoli prospettici – aveva costituito una
straordinaria premonizione della cultura novecentesca. E dagli hoffmannia-
ni Nachtstücke il musicista riprende un altro tema cruciale: quello del ‘dop-
pio’, che produce l’irruzione ‘straniante’ del sogno e della follia nella scena
teatrale e che appare costitutivo della stessa concezione drammaturgica del
musicista. In Carillon la commedia di Hofmannsthal è ripensata in modo
da mettere in scena due gruppi speculari di sei personaggi ciascuno e da
far apparire i personaggi del secondo gruppo come Doppelgänger dei primi;
in ES invece ciascuna delle tre protagoniste viene triplicata e – in forza di
effetti visivi richiesti dal musicista nelle Note per la messa in scena – si ri-
frange in infinite proiezioni e ombre riflesse.
In verità il processo di proliferazione riguarda tutte le componenti del-
la teatralità clementiana: dagli scarni frammenti testuali, di cui constano i
libretti delle due opere e che tradiscono la svalutazione della parola quale
depositaria di significati e di valori, ai gesti e ai movimenti dei personaggi
e persino ai luoghi scenici, che vengono raddoppiati o moltiplicati. In al-
tri termini Clementi mostra di considerare gli ‘oggetti’ del suo teatro – i
personaggi, con le loro parole e le loro azioni, e gli spazi della scena – alla
stregua di ‘vere’ figure musicali, da sottoporre a rigide azioni di formalizza-
zione e da trattare con i procedimenti imitativi propri della scrittura poli-
fonica. Ciò cui si assiste è una vera e propria teatralizzazione del contrap-
punto, che produce esiti non dissimili da quelli raggiunti da Clementi nelle
composizioni strumentali: se la moltiplicazione esponenziale delle linee po-
lifoniche, destinate a cancellarsi vicendevolmente, finisce con l’invalidare la
ratio della scrittura a piú voci, la proliferazione dei personaggi e dei piani
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GRAZIELLA SEMINARA
NOTA BIBLIOGRAFICA