Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
8.1
Problematiche generali
Il radicarsi di una visione dellarmonia fondata sul criterio della simmetria ha costituito indubbiamente uno dei pi decisivi fattori che
hanno determinato il dissolversi dellarmonia tonale entro nuove modalit di organizzazione delle altezze. Una serie di lavori analitici della seconda met del Novecento, le cui basi erano state gettate a loro
volta dalle teorie di Milton Babbitt (1960; 1961) e Allen Forte (1973),
ha evidenziato la presenza, nella produzione post-tonale del primo
Novecento, di procedimenti armonici il cui comune denominatore
consiste nello sfruttamento della suddivisione simmetrica dellottava.
Questultima costituisce infatti la premessa essenziale e necessaria di
due procedimenti costruttivi basilari: il principio ciclico-intervallare e
la simmetria inversionale. I cicli formati da una serie (da una nota
fino alla sua ripetizione una o pi ottave al disopra) di n intervalli
identici (due tritoni, tre terze maggiori/seste minori, quattro terze minori/seste maggiori, sei toni/settime minori, dodici semitoni/settime
maggiori, dodici quinte/quarte giuste) fungono da intelaiature strutturali di riferimento (Antokoletz, 1986), oppure danno luogo a collezioni di suoni simmetriche, come la scala per toni interi o quella ottatonica (due cicli di terze minori a distanza di semitono). Similmente legata alla suddivisione dellottava in dodici parti uguali la tecnica
dellinversione simmetrica, teorizzata e/o applicata da numerosi autori
(Ziehn, Busoni, Schrder) gi a partire dai primi anni del secolo scorso. Nella musica di autori molto differenti tra loro (Berg, Bartk,
Schnberg, Webern, Stravinskij, Skrjabin) la costituzione di una simmetria inversionale rappresenta uno dei principali mezzi per ottenere
una centricit (Straus, 1990, pp. 89-117), ossia una gravitazione attorno ad un centro sonoro posto pi o meno in rilievo fondata
199
ARMONIA , TEMPO
8.
toni interi) come la sesta francese perdono ogni significato funzionale-tonale man mano che la loro risoluzione viene ritardata o addirittura omessa, divenendo infine, attorno ai primi anni del Novecento, entit totalmente indipendenti, la cui logica di collegamento
poggia su criteri geometrici, e non pi sulle leggi per il trattamento
delle dissonanze o sul rapporto con larmonia di tonica. Un analogo
potenziale distruttivo insito nei rapporti tra armonie le cui fondamentali sono poste simmetricamente attorno a un centro (per esempio a distanza di terza maggiore: Do-Mi-Do-La b-Do): a differenza dei
tradizionali costrutti dellarmonia tonale, la logica sulla quale poggiano simili collegamenti armonici non pi subordinata al contesto
scalare-diatonico (nella scala di Do, per riprendere lesempio precedente, la terza sopra la tonica maggiore, quella sotto la tonica
minore; viceversa nella scala di Do minore). La presenza di simili
strutturazioni simmetriche anche su una scala formale pi ampia, ossia nei rapporti tra le regioni tonali, si riscontra gi in Wagner, in
particolare nel Parsifal (Whittall, 1981, pp. 65-6, 79-80), e diviene
sempre pi frequente nella musica austro-tedesca post-wagneriana
(Antokoletz, 1984, pp. 13-6).
A dispetto di inveterate visioni storiografiche tendenti a enfatizzare lelemento di rottura (tonalit vs atonalit), il principio della simmetria accomuna pertanto le composizioni ancora interpretabili nellottica dellarmonia tonale con quelle che esulano ormai dalla tonalit. La crescita di importanza del concetto di simmetria sembra accompagnare il dileguarsi della tonalit allo stesso modo in cui, negli
ultimi decenni dellOttocento, si era associata allindebolimento della
concezione unitaria della scienza (Bernstein, 1993; Orcalli, 2000).
Verso la fine dellOttocento, infatti, il concetto di simmetria sembra
assumere cos il valore di una struttura conoscitiva profonda che investe vari ambiti del sapere (Weyl, 1952; Yaglom, 1988, p. v). In
campo matematico esso sta alla base della definizione della nozione
di gruppo, affacciatasi gi nei primi decenni del XIX secolo nella
teoria delle equazioni algebriche di Evariste Galois, ma approfondita
soprattutto attorno agli anni settanta del secolo da Sophus Lie e Felix
Christian Klein. Nel campo della fisica Pierre Curie formula attorno
agli anni ottanta il principio in base al quale un effetto fisico non pu
presentare una dissimmetria che assente nella sua causa efficiente.
Nellambito delle scienze naturali si possono citare (Bernstein, 1993,
p. 379) le ricerche sulla simmetria negli animali e nelle piante di
Ernst Haeckel o le teorie sulla simmetria applicate alla mineralogia e
alla cristallografia di Evgraf Stepanovich Federov.
201
ARMONIA , TEMPO
8.
tale visione sancir sul piano teorico ci che era uno stato di fatto nel
campo della composizione musicale gi sin dai primi anni del secolo,
quando, con la progressiva differenziazione delle forme accordali usate e con la possibilit di trattare liberamente anche gli incontri verticali pi dissonanti, si era affermato un pensiero musicale per il quale
qualsiasi combinazione di suoni esposta in senso melodico pu presentarsi anche come accordo.
Gli scritti dei primi due decenni del Novecento di cui ci occuperemo rimangono invece legati al concetto tradizionale di armonia, nella cui storia segnano, in un certo senso, un momento conclusivo. Al contempo essi rappresentano una prima, significativa tappa nella progressiva integrazione del concetto di simmetria nella teoria musicale novecentesca, e costituiscono quindi unimportante premessa alle formulazioni teoriche della seconda met del Novecento,
nelle quali tale concetto ormai profondamente assimilato.
8.2
Visione ciclica (intervalli temperati)
e visione non-ciclica (intervalli naturali)
La premessa semplice quanto essenziale della concezione simmetrica
affermatasi nella pratica musicale a partire dal tardo romanticismo
consiste nellequiparazione dei dodici semitoni contenuti nellottava
musicale e nella conseguente equivalenza delle grafie enarmoniche.
Tale presupposto sussisteva sul piano pratico perlomeno sin dallinizio del Settecento con la diffusione del temperamento equabile tra
gli strumenti a intonazione fissa e si pu dire che le risorse offerte
da esso fossero sfruttate in una certa misura gi a quellepoca. Ci
evidente in particolare nel tardo classicismo: nella musica di Schubert
si trovano diverse progressioni lungo il ciclo delle terze minori o
maggiori che suddividono simmetricamente lottava in parti uguali; i
collegamenti cromatici tra accordi a distanza di terza (affinit di terza), che preludono a questo tipo di progressioni, sono addirittura una
cifra caratteristica della sua musica. Tuttavia solo a partire dalla met dellOttocento che lapplicazione di simili procedimenti assume
una sistematicit e una rilevanza strutturale tali da mettere in crisi la
concezione sulla quale si era retta larmonia classica, inducendo a riconsiderare il significato teorico della suddivisione dellottava in dodici parti uguali. In Schubert i procedimenti basati sullaffinit di terza
si inseriscono ancora in un contesto complessivamente determinato
dal rapporto dominantico di quinta giusta il rapporto di gran lunga
203
ARMONIA , TEMPO
8.
ESEMPIO
8.1
Fonte: a) Durutte (1855, p. 64); b) ivi, p. XXI; c) ivi, p. XXVII; d) ivi, p. XXX.
opposta (Si b-Mi b-La b). evidente come il principio di inerzia imponga di considerare lequivalenza enarmonica (Sol# = La b), ovvero lequiparazione di semitono cromatico e diatonico nonch la conseguente
suddivisione simmetrica dellottava in dodici semitoni temperati. Per
Durutte (1855, p. 63), la necessit di una mediazione tra la serie teorica delle quinte pure e luso degli intervalli temperati legata alle
tendenze multiple degli accordi, ovvero alla possibilit, fondamentale nellarmonia tonale classica e romantica, di interpretarli in base a
differenti tonalit (ibid.). Tuttavia, nonostante il riconoscimento del
ruolo svolto dal temperamento equabile, la gamma delle quinte non
205
ARMONIA , TEMPO
temperate costituisce sia per Barbereau che per Durutte il fondamento ultimo dellarmonia e il solo modello in base al quale possibile
descrivere la costruzione degli accordi. Nella sua esposizione teorica,
fortemente formalizzata in senso matematico ed espressamente modellata alle teorie del matematico Hon Wronski Durutte descrive
gli accordi come sovrapposizioni di suoni estrapolati dalla serie delle
quinte pure. Cos, per esempio, la triade maggiore rappresentata
come lunione di tre suoni che occupano la prima, seconda e quarta
posizione in una serie di quattro quinte (esempio 1c). In base a questo criterio, e sovrapponendo pi triadi maggiori o minori, Durutte
ottiene lintera casistica degli accordi fino alla tredicesima (lesempio
1d mostra la generazione di due specie di nona mediante sovrapposizione di triadi generate dal ciclo delle quinte). Per produrre in tal
modo tutti gli accordi impiegati nelle 24 tonalit maggiori e minori
necessaria una successione lineare (non-ciclica) di quinte che comprende trentuno suoni da Sol a La : .
Allinizio del Novecento la serie delle trenta quinte naturali posta nuovamente a fondamento dellarmonia nel Cours de composition
musicale di Vincent dIndy ([1900] 1912, pp. 104-5), nel Trait dharmonie di Franois-Auguste Gevaert (1905) e nelltude sur lharmonie
moderne di Ren Lenormand ([1912] 1915, p. VI). DIndy ([1900]
1912, pp. 91-106) non considera significativa la discrepanza che si
crea tra questa serie intervallare non ciclica e lequivalenza enarmonica sistematicamente implicata nella pratica della composizione musicale, sostenendo che lo scarto dintonazione tra intervalli naturali e
intervalli temperati non ha valore percettivo ma solamente teorico
(ivi, p. 106). Al contrario, Lenormand ([1912] 1915, p. V) considera
tale discrepanza significativa: nella sua visione lorigine delle armonie
negli intervalli naturali della serie armonica (ivi, pp. VI, XII nota, 13)
si scontra con la riduzione della gamma teorica di trentuno suoni ai
soli dodici suoni del temperamento equabile, dovuta, a suo avviso, a
una rapida mutazione della sensibilit armonica che ha investito il
mondo della composizione musicale dei suoi giorni scardinando i
fondamenti della teoria musicale rimasta in uso fino ad allora. Si
pone quindi il cruciale quesito: Modelleranno [i compositori] il loro
pensiero sulla scala dei suoni naturali, con i suoi armonici non inclusi
nel presente sistema? [...] [Oppure] adotteranno, nella teoria, la divisione dellottava in dodici semitoni uguali, come esiste gi nella pratica per gli strumenti a intonazione fissa? Ci non cambierebbe laspetto sonoro della musica, tuttavia modificherebbe la teoria e bandirebbe [la distinzione tra] i segni daccidente # e b (ivi, p. VII).
206
8.
Lenormand individua quindi i sintomi di questo radicale mutamento nellequivalenza enarmonica sistematicamente implicata dalla
scrittura armonica moderna: al termine del suo studio osserva che i
nostri compositori manifestano sempre pi spesso una sorta di indifferenza nella scelta tra # e b (ivi, p. 140). Assecondando tale tendenza, egli prospetta anche la possibilit di una semplificazione della grafia musicale che annulli la differenza tra i due tradizionali segni dalterazione. La sua proposta si inscrive cos in una lunga schiera di tentativi di riforma notazionale, nella quale figurano, tra gli altri, dIndy
([1900] 1912, p. 62), Bartk (1920, p. 26), Schnberg (1975, pp.
354-62), Eimert (1924, p. 35). Tuttavia, per quanto Lenormand si
sforzi in tutto il trattato di interpretare i collegamenti armonici moderni nellottica tradizionale che associa allalterazione cromatica
ascendente (#) un movimento melodico per grado congiunto verso
lalto e a quella discendete ( b) un movimento verso il basso, la stessa
intercambiabilit delle grafie enarmoniche cui egli allude mostra chiaramente come la logica di tali collegamenti non poggi tanto sulla dialettica tensione-risoluzione che determina il moto delle parti, quanto
su criteri di pura simmetria, come certamente il caso quando interi
accordi (triadi, settime o none) si muovono parallelamente per grado
congiunto, un procedimento, assai tipico della musica francese di inizio Novecento, preso pi volte in esame da Lenormand ([1912] 1915,
pp. 1, 13-6, 30-2).
Lenfasi sugli intervalli naturali come fondamento dellarmonia
ancora pi forte nei paesi di lingua tedesca. Helmholtz (1863, p.
277), Arthur von Oettingen ([1866] 1913, p. 8), Ottokar Hostinsky
(1897, p. 67) e Hugo Riemann (1877, p. 29; 1902, p. 479; 1914-15, p.
20) adottano una struttura per quinte e terze maggiori naturali nota
come Tonnetz, le cui origini sono state rintracciate in un sistema di
temperamento a base naturale risalente al matematico Leonardh Euler (Vogel, 1966, pp. 114-5; 1960, p. LX). Nel Tonnetz di Oettingen e
Riemann (esempio 8.2) la serie delle quinte pure disposta sullasse
orizzontale, quella delle terze maggiori pure sullasse verticale (si notino le lineette orizzontali che indicano lo scarto di comma sintonico
tra note omonime, prodotto dallintonazione naturale degli intervalli:
una nota con n linee sovrapposte pi bassa di un comma rispetto
alla stessa nota senza linee; un nota con n linee sotto pi alta di un
comma rispetto alla stessa nota senza linee). Nel corso della seconda
met dellOttoccento si erano dichiarati a favore di un temperamento
a base naturale autori influenti come Simon Sechter e il gi citato
Oettingen, che nel suo Harmoniesystem in dualer Entwicklung del
1866 (rivisto nel 1913 come Das duale Harmoniesystem) descrisse la
207
8.
ESEMPIO
Fa #
Mi
Re
Do
Sib
Lab
Solb
a
8.3
Fa # = Solb
Mi
Re
Do
Sib
Lab
Solb = Fa #
Do
Si
Re
Sib
Do
La #
Do #
Re
Re #
La
Lab
Mi
Fa # = Sol b
Mi
Sol #
Sol Fa # Fa
d
rie delle quinte naturali posta a fondamento dei trattati francesi sopra menzionati simmetrica attorno alla nota centrale Re. Durutte
concepisce la serie delle quinte come una struttura polarizzata (si
noti luso dei numeri relativi, con la nota Re corrispondente allo
zero, nei grafici di Durutte riprodotti nellesempio 8.1a-b): procedendo verso il polo positivo si hanno gli intervalli maggiori e aumentati, verso il polo negativo gli intervalli minori e diminuiti. Lorientamento diametralmente opposto, rispetto a un suono centrale,
di queste due categorie di intervalli nella scala delle quinte alla
base, secondo Durutte (1885, p. XXI), del differente contenuto associato alla terza maggiore e alla terza minore (esempio 8.1b) e di
conseguenza ai due modi (Orcalli, 2000, p. 142). Perfettamente simmetriche sono anche le forme del Tonnetz di Oettingen e Riemann
(esempio 8.2b-c), la prima attorno al Re, la seconda attorno al Do.
Tuttavia la rappresentazione simmetrica delle teorie basate sugli
intervalli naturali concettualmente differente da quella delle teorie
fondate sulla suddivisione simmetrica dellottava in dodici semitoni
temperati: mentre la prima di tipo simmetrico-assiale e organizzata
attorno a un unico centro, la seconda di tipo simmetrico-ciclica, e
al suo interno possono delinearsi diversi assi di simmetria delimitati
dallintervallo di tritono. Per comprendere questa differenza, si prenda in considerazione linversione simmetrica del tetracordo di toni interi Do-Re-Mi-Fa# attorno alla nota Do, operazione che produce le
note Do-Si b-La b-Sol b (esempio 8.3). Nella visione fondata sui rapporti
intervallari naturali (non-ciclica), questoperazione dovrebbe essere
rappresentata (esempio 3a) con due serie di toni che si irradiano verso lalto e verso il basso a partire dalla nota centrale Do, proseguendo idealmente nelle due direzioni senza mai ricongiungersi, visto che
209
ARMONIA , TEMPO
ARMONIA , TEMPO
8.
ESEMPIO
8.4
5a+
5 a+
a
3a+
maggiore:
3a
3a+
3 a
<T/Dp
Mi
<S/Tp
La
S
Fa+
Do+
5a+
S
Fa
minore:
5 a+
3a+
3a
Sp/T>
La b
T
Do
3 a
3 a+
Tp/D>
Mib+
5a+
S
Fa+/
maggiore
+ minore:
3a
T
Do+/
La b+La
3a
Mib+Mi
D
Sol+/
Fa #
La
D
Sol
5 a+
3 a
3a
D
Sol+
Mi
Fa #
Si
Si
3a+
5a
3a+
Fa
3a+
Reb
Re
Do
3a+
2a+
2a+
5a
La
Sol
Sib
La b
Mi
3a+
3a+
Mib
Re
Sol
Do
Fa
Sib
Mib
Lab
Re b
Sol b
Sol b
nella terminologia di Capellen) sono disposti innanzitutto la sottodominante (Linksklang) e la dominante (Rechtsklang). Un tritono sopra
e sotto la tonica, si trova invece larmonia definita Zwischenklang.
213
ARMONIA , TEMPO
8.
ESEMPIO
8.5
Fonte: a) Riemann (1909; ed. fr. 1899, p. 834); b) Capellen (1908, p. 38).
ARMONIA , TEMPO
8.
ESEMPIO
8.6
Re +
Re
La +
La
Mi +
Mi
Si +
Si
Fa# +
Fa#
Do# +
Do#
Sol# +
Sol#
Re# +
Re#
La# +
La#
Fa +
Fa
Do +
Do
Sol +
Sol
Re +
Re
La +
La
Mi +
Mi
Si +
Si
Fa# +
Fa#
Do# +
Do#
La b +
La b
Mi b +
Mi b
Si b +
Si b
Fa +
Fa
Do +
Do
Sol +
Sol
Re +
Re
La +
La
Mi +
Mi
Do b +
Do b
Sol b +
Sol b
Re b +
Re b
La b +
La b
Mi b +
Mi b
Si b +
Si b
Fa +
Fa
Do +
Do
Sol +
Sol
Mibb +
Mibb
Sibb +
Sibb
Fa b +
Fa b
Do b +
Do b
Sol b +
Sol b
Re b +
Re b
La b +
La b
Mi b +
Mi b
Si b +
Si b
cambio di sensibile Mi maggiore, alla cui variante minore (Mi minore) corrisponde Sol# maggiore. Nella direzione opposta a Do minore
corrisponde La b maggiore, alla cui variante minore corrisponde Fa b
maggiore. Erpf (ivi, p. 33) evidenzia che lassoluta ciclicit della struttura, dovuta allequivalenza enarmonica del temperamento equabile,
corrisponde alla condizione propria dellarmonia a partire dal tardo
romanticismo. Diversamente, larmonia del periodo classico, fondata
sugli intervalli naturali, non possiede unanaloga struttura simmetrico-ciclica di relazioni funzionali (ivi, pp. 33-4). In tal modo Erpf sposta il problema particolare che riguarda la morfologia della costruzione accordale, [consistente] nella determinazione della misura esatta, determinata su basi fisicalistiche, degli intervalli, [problema] che
oggigiorno venuto particolarmente in primo piano (ivi, p. 14) da
un piano puramente teorico a una prospettiva storico-musicale.
Una delle tesi centrali dello studio di Erpf consiste nellidea che
con lallargarsi di questa rete concentrico-ciclica di relazioni funzionali tra le triadi, il ruolo di centro svolto dalla triade di tonica si vada
progressivamente affievolendo (ivi, p. 34), provocando infine una
condizione di crisi della tonalit intesa come relazione funzionale
con un centro (ivi, p. 110). Nondimeno Erpf ritiene che la totale
assenza di ogni nesso funzionale per lintera durata di una composizione costituisca una fattispecie rara anche nella musica pi sperimentale (ivi, p. 70). Si comprende quindi come per Erpf il concetto
217
ARMONIA , TEMPO
8.4
Natura e ragione
La visione non ciclica associata allimpostazione fisicalistica continu
ad agire ancora a lungo sulla teoria musicale novecentesca, come si
pu evincere ad esempio da un trattato come lHarmonielehre fr
Vorgeschrittene di Walter Klein (1923) un manualetto che descrive
unampia gamma di procedimenti armonici cromatici fondati sulle
dominanti secondarie, che portano la tonalit ai suoi limiti estremi
senza per metterne in questione le fondamenta. Nel discutere la scala esatonica Klein la giudica un nonsenso teorico, dal momento che
gi la locuzione tono intero inesatta o quantomeno incompleta,
poich in una scala basata sui rapporti di vibrazione naturali esistono
218
8.
due diversi tipi di tono: il tono maggiore, espresso dal rapporto 9:8, e
il tono minore, espresso dal rapporto 10:9 (Klein, 1923, p. 5). Inoltre
Klein ritiene scorretto considerare come un tono la distanza tra La#
e Do nella scala esatonica Do-Re-Mi-Fa#-Sol#-La#-(Do), dal momento
che lequivalenza La# = Si b non ha valore teorico ed solo un effetto
illusorio della tastiera a temperamento equabile (ibid.). In tal modo la
possibilit di concepire la scala esatonica come una struttura simmetrica e ciclica preclusa.
Il riferimento al modello naturale della serie degli armonici, sintomo di un perdurante timore nei confronti delle scienze naturali,
permane anche nei teorici che intuiscono per primi il nuovo significato assunto dallequivalenza enarmonica e dal temperamento equabile.
Capellen, come si visto, pur giungendo a una visione simmetricociclica, credette di poter fondare la sua teoria sugli intervalli naturali
della serie degli armonici. Gli intervalli di terza maggiore, quinta giusta e tono, fondamentali per il suo sistema di relazioni armoniche,
traggono infatti a loro volta origine, secondo Capellen, dalla struttura
interna del Naturklang, ovvero dallaccordo di nona formato dalla serie degli armonici naturali, dal primo al nono armonico. Una considerazione in parte analoga vale, come vedremo, anche per Schnberg.
Un esempio assai tipico di questo atteggiamento ambivalente nei
confronti della tradizione fisicalistica offerto dallampia Digressione polemica [sulla] scala naturale e scala temperata che nel 1911 il
marchigiano Domenico Alaleona introduce in due saggi (Alaleona,
1911a; 1911b). I principali oggetti di interesse di Alaleona sono, a
giudicare dagli esempi prodotti, quegli aspetti della musica operistica
italiana a cavallo tra i due secoli che risentono maggiormente dellarmonia post-wagneriana e della coeva musica francese. Alla base della
teoria di Alaleona vi la divisione dellottava in parti uguali, dalla
quale scaturiscono i costrutti armonici da lui definiti bifonia trifonia tetrafonia, esafonia, dodecafonia, corrispondenti rispettivamente alla suddivisione dellottava in due, tre, quattro, sei o dodici
intervalli identici (Alaleona, 1911b, p. 29). Osservando che ciascuno
di questi costrutti contempla rispettivamente sei, quattro, tre, due,
uno accordi [scale] (ibid.), Alaleona intuisce, forse per primo tra i
teorici del Novecento, uno dei principi basilari delle costruzioni ciclico-intervallari, che sar esposto in seguito nella teoria dei modi a
trasposizione limitata di Olivier Messiaen (1944, pp. 51-6) e nei lavori di Forte, Perle e Antokoletz: quello per cui una collezione simmetrica formata da un ciclo di n intervalli identici pu essere trasposta esclusivamente su 12: n livelli differenti (per esempio: la collezione esatonica, formata da un ciclo di sei toni, pu essere trasposta solo
219
ARMONIA , TEMPO
su due livelli a distanza di semitono, dopodich la trasposizione successiva contiene le stesse note della prima). Secondo Alaleona, ciascuna di queste sonorit simmetriche possiede a sua volta una o pi
forme tonali e una forma neutra o atonale. La forma tonale
corrisponde a una delle possibili grafie enarmoniche che questi accordi simmetrici assumono a seconda della nota considerata come basso
fondamentale. La tetrafonia, per esempio, intesa in senso tonale
corrisponde allaccordo di settima diminuita, il quale possiede, in virt della sua simmetria, quattro possibili risoluzioni, a seconda della
nota scelta come basso fondamentale. Considerata invece come forma
neutra, la tetrafonia non pu essere pi intesa come un accordo tradizionale, ma piuttosto come una sonorit simmetrica i cui quattro
elementi costitutivi sono in perfetto equilibrio (Alaleona, 1911b, p.
25). Alaleona ritiene, giustamente, che in queste condizioni il concetto di basso fondamentale (e quindi di rivolto) perda totalmente di
significato. Intesa in questo senso, la tetrafonia non appartiene quindi
n a una tonalit specifica n a tutte e quattro le tonalit cui pu
essere riferita, ma piuttosto a una tonalit neutra. Alaleona si sforza
evidentemente di esprimere, in mancanza di un apparato categoriale e
di una terminologia adeguata alla nuova realt compositiva, la totale
perdita di carattere tonale-funzionale che le sonorit simmetriche assumono in un contesto non pi riferibile a una tonalit specifica e
organizzato in base a criteri di pura simmetria.
Nonostante questa forte enfasi sulla simmetria, al fondo delle argomentazioni di Alaleona si scorge chiaramente lidea che nella musica la scala naturale la tecnica perfetta, rispondente esattamente allideale di perfettibilit del sentimento musicale umano (ivi, p. 8),
idea che lo studioso assorbe un po passivamente da quegli stessi fisici puri che scambiano la tecnica, il mezzo materiale e meccanico
di cui lartista si serve [...] con lultimo fine dellarte (ivi, p. 6). La
legittimit del temperamento equabile, che costituisce il fondamento
teorico delle sue tonalit neutre, dipende quindi da esigenze prettamente estetiche e artistiche: lequiparazione dei dodici suoni costituisce una trovata tecnica, ossia artificiale (non naturale) che per non
snatura il senso degli intervalli naturali, ma ne facilita lesercizio e la
estrinsecazione (ivi, p. 15).
Una linea dargomentazione sostanzialmente simile a quella di
Alaleona seguita ancora nel 1920 da Bla Bartk nel breve ma importante scritto Das Problem der neuen Musik. Bartk indica nelle
composizioni di Wagner, Liszt, Strauss e Debussy le tappe intermedie fondamentali del processo di dissoluzione della tonalit e individua la svolta decisiva di questo processo in una necessit di ca220
8.
ARMONIA , TEMPO
FIGURA
8.1
8.
8.5
Linversione simmetrica nella teoria
e nella composizione musicale
Un secondo aspetto del pensiero di Riemann che pu essere associato
alla tecnica armonica del primo Novecento consiste nellidea di risonanza inferiore del suono (Klang), unipotesi scientifica che si spense
sostanzialmente con Riemann, e che egli stesso dovette rimettere in
questione nei suoi ultimi scritti. Riemann motiv la polarit triade
maggiore-triade minore ipotizzando che la prima corrispondesse alla
risonanza degli armonici superiori (Oberklang), la seconda alla risonanza degli armonici inferiori (Unterklang). Per Riemann (1874, p.
64), infatti, la Tonalitt consiste nel fissare nella memoria un suono
come suono principale e quindi nel rappresentarsi logicamente tutti
i rapporti tra le armonie in base alle relazioni con i suoi armonici,
superiori o inferiori. Al di l della sua problematicit, questa visione
condivide un portato essenziale con molte teorie di inizio Novecento:
la negazione dellidea, strettamene legata alla sintassi armonica tonale,
che il contenuto percettivo delle armonie sia determinato esclusivamente dalla loro configurazione dal basso verso lalto. Lidea degli ar223
ARMONIA , TEMPO
8.
ARMONIA , TEMPO
8.
ESEMPIO
8.7
Fonte: a) Ziehn ([1912] 1976, p. 23); b) dIndy ([1909] 1912, p. 30); c) ivi, p. 29.
visione che tendeva ad associare la teoria dualistica di stampo riemanniano ai procedimenti compositivi, sempre pi diffusi, basati sullinversione simmetrica. Tale associazione resa del tutto esplicita nel
trattato Die symmetrische Umkehrung in der Musik pubblicato da
Hermann Schrder, un violinista dai forti interessi per la teoria musicale, nel 1902. Il volume di Schrder costituisce probabilmente la
trattazione pi approfondita della tecnica dellinversione simmetrica.
A differenza di Ziehn, col quale entr in polemica su questo punto,
Schrder consider tale tecnica come la manifestazione, sul piano tecnico-compositivo, della serie degli armonici inferiori, sulla cui concreta esistenza non nutr mai seri dubbi (Schrder, 1902, p. 34; Bernstein, 1993, p. 396). Al di l della sua aperta adesione alle tesi dualistiche di Riemann, comunque, il principale interesse dellopera di
Schrder risiede nella sistematica esplorazione delle risorse compositi227
ARMONIA , TEMPO
8.6
Simmetria come fondamento della logica musicale:
le teorie di Boleslav Javorskij
Il concetto di simmetria centrale in una delle pi originali e innovative teorie armoniche del primo Novecento, formulata da Boleslav
Leopoldovich Javorskij nel trattato La costruzione del linguaggio musicale (Strojenjie muzkalnoj rechi), edito a Mosca nel 1908. Le matrici
del pensiero di Javorskij vanno rintracciate innanzitutto nella pedagogia russa dellarmonia di fine Ottocento (Sergej Taneev, Rimskij-Korsakov) (McQuere, 1983a, pp. 22-5) e negli studi sulla musica della
tradizione folklorica russa (ivi, p. 147). Altri importanti precedenti si
riscontrano nellopera di Ftis, dalla quale Javorskij attinse lidea che
il significato del tritono sia legato alla sua intrinseca instabilit e necessit di risoluzione. infine chiaramente percettibile linflusso della
teoria funzionale di Riemann, che si manifesta innanzitutto nelladozione dei simboli funzionali T, D e S e nella costruzione del modo
minore come inversione di quello maggiore.
Javorskij intende i concetti di stabilit e instabilit in modo
innovativo, svincolandoli da quelli di consonanza e dissonanza. Egli
sostiene infatti che non esista alcun costrutto armonico stabile o instabile in senso assoluto, ma solamente costrutti stabili o instabili relativamente al contesto. Questa premessa gli consente di considerare
come funzioni stabili o toniche (T) accordi decisamente disso228
8.
ESEMPIO
8.8
8.
ti sulla suddivisione simmetrica dellottava. La teoria di Kurth sposta definitivamente la ricerca del fondamento dellarmonia dalle leggi acustiche a quelle psicologiche. Essa si pone come unindagine
scientifica sugli aspetti fondamentali del fenomeno musicale; tuttavia il termine scientifico non deve essere inteso nel senso del fisicalismo e della filosofia positivista il cui rifiuto caratterizz fortemente lambiente socioculturale nel quale si formarono teorici come
Kurth e August Halm (Rothfarb, 1991, pp. 6-10) bens nel senso
della fenomenologia e degli studi sulla percezione visiva. La componente fenomenologica delle analisi di Kurth evidente nella loro
dichiarata intenzione di rivelare il modo in cui alcune forze elementari agiscono nellevoluzione organica della musica e nella costituzione di una struttura dinamica complessiva, unidea che sembra rispecchiare limpostazione di Husserl attorno al 1913 (anno delle
Ideen zu einer reinen Phnomenologie). Per questa sua caratteristica,
lopera di Kurth venne al centro dellattenzione in diversi studi che
attorno agli anni venti si sforzano di individuare i fondamenti di
una fenomenologia della musica (Mersmann, 1922-23, p. 227;
Cohn, 1921, pp. 129-30; 1918-19, p. 674; Eimert, 1926, p. 242). Il
nesso tra il pensiero di Kurth e la psicologia della Gestalt pu essere colto invece nellidea fondamentale di Grundlagen des linearen
Kontrapunkts (1917): la linea melodica non il risultato della somma di pi suoni concepiti come elementi a s stanti, ma leffetto di
una fase agogica (Bewegungsphase) che si manifesta come un tutto
unitario. Secondo Kurth (1917, p. 17), non esistono prima i suoni
e poi la loro connessione; al contrario il flusso agogico [Bewegungszug] a costituire lelemento primario. Tale idea trova esatto riscontro nella descrizione del fenomeno melodico di Kurt Koffka uno
dei principali fondatori della Gestaltpsychologie assieme a Max
Wertheimer e a Wolfgang Khler secondo il quale lelemento
melodico risiede nel moto attraverso i suoni, non nei singoli suoni
attraverso i quali il moto scorre (Rothfarb, 1991, p. 21). Sebbene
gli scritti di Koffka, Wertheimer e Khler, che segnano il vero e
proprio inizio della Gestaltpsychologie, siano in realt contemporanei
o anche di poco successivi ai Grundlagen e alla Romantische Harmonik, largomentazione di Kurth condivide con un vasto ambito di indagini che fungeva da background alla Gestaltpsychologie la problematica delle totalit o figure spaziali o temporali che non
possono essere rappresentate come semplice sommatoria delle singole parti costituenti, richiedendo invece una percezione unitaria delle
relazioni e delle forze interne. Difatti, tale problematica latente
nella teoria delle qualit figurali di Christian Ehrenfehls, negli stu231
ARMONIA , TEMPO
di sulla percezione di Ernst Mach e nella teoria degli oggetti dordine superiore di Alexius Meinong (Orcalli, 2000, pp. 153-66).
Gli elementi tipici della fenomenologia e della Gestaltpsychologie
si uniscono inoltre in Kurth a una tendenza psicologista che lo porta a considerare gli eventi musicali come manifestazioni sonore delle
tensioni interne della mente creatrice e a ritenere che lanalisi musicale richieda una sorta di empatia (Einfhlen) o risonanza interiore
con tali tensioni psichiche. Kurth interpreta gli eventi armonici come
manifestazioni sonore di unenergia dinamica di origine psichica, allo
stesso modo in cui nei Grundlagen des linearen Kontrapunkts (1917)
aveva individuato lessenza della melodia nel moto che ha inizio nelle
emozioni della mente creatrice. Laspetto sonoro costituisce solo la
conseguenza ultima di questo processo mentale originario. Le armonie sono il riflesso dellinconscio; ciascun accordo costituisce solo
unimmagine concepita acusticamente di alcuni impulsi energetici
(Kurth, [1920] 1923, p. 11).
Su un piano pi prettamente analitico-musicale, il cuore della teoria di Kurth consiste nellallargamento del concetto di alterazione
cromatica fino ad abbracciare qualsiasi modificazione cromatica che
devia dalle fondamenta stabilite totalmente (ivi, p. 183). Le motivazioni di tutti i vari tipi di alterazione cromatica descritti da Kurth
sono di carattere prettamente dinamico: come un singolo suono alterato melodicamente contiene unenergia cinetica che gli proviene
dal flusso melodico nel quale inserito, allo stesso modo lalterazione
armonica di un suono entro un singolo accordo produce unenergia
potenziale, una volont, un impulso interno dellaccordo a proseguire
nella successiva armonia.
Luso intenso delle alterazioni di tipo melodico e armonico e delle
note di passaggio cromatiche nellultima fase dello sviluppo dellarmonia romantica porta, secondo Kurth, alla disintegrazione di tutte le
normali forme accordali, alla dissoluzione delle relazioni funzionali
tra gli accordi e quindi della tonalit stessa e alla continua presenza di dissonanze nel tessuto armonico (ivi, p. 110). Nella ricostruzione storica di Kurth, il culmine di questo processo raggiunto nel
Tristano, il quale costituisce, allo stesso tempo, la fine di un percorso
evolutivo e il punto di partenza per gli ulteriori sviluppi della musica
tardoromantica.
Il pensiero di Kurth si fonda quindi su una concezione dinamica che, in quanto strettamente legata allaspetto temporale, poco
incline a riconoscere allarmonia una natura geometrica e spaziale, ovvero non temporale. Di conseguenza, la sua teoria non attribui232
8.
sce apertamente alla simmetria un ruolo specifico nella crisi dellarmonia romantica. Tuttavia una certa attenzione per la simmetrizzazione dei costrutti armonici si cela al disotto dei fenomeni definiti effetto assoluto delle armonie ed effetto assoluto della successione
armonica (ivi, pp. 262-3). Il primo di essi segna, secondo Kurth, la
fase finale del processo di monadizzazione delle armonie, ossia del
loro dissolvimento nel puro colore: il significato dellaccordo non
pi determinato dalla logica dinamica in cui inserito ma dalle caratteristiche interne alla sua struttura. Il secondo fenomeno non riguarda la struttura dei singoli accordi, ma quella dei loro collegamenti (ivi, p. 262). Al fine di spiegare tali concetti, Kurth introduce una
premessa di carattere generale, secondo la quale leffetto di ciascun
accordo determinato da tre aspetti: 1. la sua posizione in relazione
allarmonia centrale della tonica, ovvero la sua funzione tonale; 2. la
sua relazione con laccordo immediatamente precedente, ovvero leffetto dovuto alla successione accordale; 3. il suo effetto assoluto,
ovvero non condizionato dal contesto circostante, determinato solamente dalla costituzione interna dellaccordo. Nella musica tardoromantica, il primo di questi tre aspetti (tonale-funzionale) viene drasticamente ridimensionato, secondo Kurth, dal progressivo restringimento delle zone tonalmente stabili, in altre parole dalla continua
fluttuazione armonica, che non consente pi di stabilire il centro da
cui dovrebbe dipendere leffetto degli accordi. Come conseguenza di
questa evoluzione storica, il secondo aspetto (la relazione con laccordo precedente) assume una maggiore importanza. Infatti, fintanto che
il contesto tonale rimaneva sufficientemente chiaro, il significato di un
accordo restava determinato pi dalla sua relazione con la tonica che
non dalla successione armonica in cui esso si inserisce. Con lindebolimento della relazione con la tonica, al contrario, leffetto dovuto alla
posizione allinterno della successione non dipende pi dalla relazione col contesto, e pertanto si assolutizza. Nella visione di Kurth leffetto della tonica e quello della successione stanno reciprocamente in
competizione: il primo di tipo costruttivo e accentratore; il secondo
di tipo distruttivo e disgregante. Leffetto assoluto della successione
ravvisato da Kurth soprattutto laddove avviene una collisione di
armonie appartenenti a regioni tonali distanti (ivi, p. 266), ma evidente, anche dagli esempi prodotti nel corso della trattazione, che si
tratta perlopi di collegamenti basati sulla suddivisione simmetrica
dellottava, come le progressioni simmetriche per terze e i collegamenti a distanza di tritono chiamati in causa poco pi avanti da
Kurth:
233
ARMONIA , TEMPO
Con lincremento del carattere romantico dellarte, oltre alleffetto delle progressioni cromatiche, aumentano notevolmente le progressioni di medianti di
tutti i tipi. Gli slittamenti di armonie le cui fondamentali si trovano una terza
maggiore o minore sopra o sotto laltra, a differenza di quelle progressioni di
medianti che appartengono a una sola scala [progressioni tonali], attirano la
nostra attenzione sul loro fascino pungente e sfaccettato. Il gusto romantico
per il colore si estende anche alle progressioni armoniche in cui le fondamentali sono separate dalla quinta diminuita, dalla quarta aumentata, o da
altri intervalli alterati (ivi, p. 269).
Alla tecnica delle progressioni romantiche (ivi, pp. 333-5), e in particolare a quelle simmetriche (non-tonali) per terze, che suddividono
lottava in parti uguali (cfr. per esempio lanalisi del passaggio in Parsifal, III, 2, ivi, p. 277), Kurth dedica particolare attenzione, attribuendo loro il maggiore effetto assoluto e quindi la pi forte carica disgregatrice nei confronti della tonalit.
Se questi movimenti [melodici delle sequenze] non avvengono pi come
progressioni tonali ovvero, se le varie ripetizioni [del modello] non si
inscrivono pi entro una sola tonalit [Tonart] allora la continuit armonica interrotta e si instaura semplicemente un movimento di armonie complete a distanza di un certo intervallo. Sorge cos la progressione extratonale.
Essa stata anche definita meccanica perch melodia e accordi sono semplicemente trasposti completamente invariati, mentre nella progressione tonale le relazioni intervallari devono andare incontro a modifiche al fine di conformarsi alla tonalit [Tonart] predominante (ivi, p. 334).
8.8
La sintesi di Arnold Schnberg
Nella riflessione teorica di Arnold Schnberg, la simmetria, se intesa
come criterio di organizzazione della forma musicale, gioca un ruolo
importante gi nelle composizioni precedenti lindividuazione del metodo dodecafonico (Lewin, 1968), manifestandosi anche nellinteresse
per le forme palindrome una considerazione, questa, che potrebbe
essere allargata anche ad altri compositori come Webern e Berg. Sul
234
8.
piano della forma musicale, in realt, Schnberg sembra aver considerato in genere la simmetria come un criterio basilare ma al contempo
insufficiente. Nel suo pensiero, infatti, la simmetria assume un significato equivalente a regolarit e ripetizione, antitetico cio a contrasto. Ora, la regolarit e la ripetizione costituiscono per Schnberg
un fondamentale criterio per conferire coerenza (Zusammenhang) formale, ma non del tipo solitamente associato alle forme sviluppate
(hheren Formen), nelle quali giocano invece un ruolo decisivo il contrasto e lirregolarit (Peles, 2004, pp. 57-60). Nondimeno si pu dire
ugualmente che la simmetria costituisca nella sua visione un principio
basilare, strettamente legato allo stadio embrionale dellevoluzione
del pensiero musicale.
Il concetto di simmetria sembra assumere pi importanza se dal
terreno della forma, intesa come costituzione temporale della musica,
ci si sposta alla visione dello spazio musicale. Ci evidente soprattutto a seguito delladozione, sul versante tecnico-compositivo, del
metodo dodecafonico, nel quale trovano compenetrazione la dimensione verticale associata allo spazio delle altezze e quella orizzontale,
che riguarda invece laspetto temporale. Il metodo dodecafonico
concepito infatti da Schnberg come un mezzo per conferire coerenza e comprensibilit alle successioni di suoni in ambedue le dimensioni, che appaiono quindi come un tutto inscindibile.
La visione unitaria dello spazio musicale si affaccia negli scritti di
Schnberg a partire soprattutto dalla met degli anni venti: gi in un
manoscritto del 1925 (Carpenter, 1997, p. 103), mettendo a confronto la composizione tonale e quella dodecafonica, egli osservava che in
questultima luso dello spazio musicale tende a tal punto ad accelerare i tempi di presentazione dellidea, da rendere del tutto equivalenti
la sua esposizione successiva (melodica) e simultanea (armonica). Lidea dellunit dello spazio musicale fu poi ripresa e approfondita in
una conferenza del 1934 (Schnberg, [1934] 1974) per essere infine
formulata chiaramente nella prima parte de La composizione con dodici note (Schnberg, 1975, p. 220). Tuttavia, come vedremo, le origini
di questa idea possono essere individuate gi nellHarmonielehre del
1911.
In tale visione, lo spazio musicale si configura come uno spazio
dalle propriet simmetriche: lorientamento verso lalto diviene equivalente a quello verso il basso, il movimento verso destra a quello
verso sinistra. Lo spazio musicale , in altre parole, concepito in
modo totalmente simmetrico, come uno spazio assoluto (1974, pp.
80-4, 88-9), nel quale non v, in assoluto, sopra o sotto, destra o
sinistra, avanti o dietro. Ogni configurazione musicale, ogni movi235
ARMONIA , TEMPO
mento di note, deve innanzitutto essere inteso come relazione reciproca di suoni, di vibrazioni oscillatorie, che si presentano in diversi
punti e in diverso tempo (Schnberg, 1975, p. 223).
Sebbene lidea di uno spazio musicale dalle propriet simmetriche
riguardi una fase della riflessione teorica e della produzione musicale
di Schnberg situata al di l del periodo storico che al centro della
nostra attenzione, interessante osservare come essa sia prefigurata
gi nella riflessione schnbergiana sullarmonia, tradizionalmente intesa, e sulla tonalit. Il nucleo essenziale del pensiero di Schnberg attorno a questi aspetti esposto nellHarmonielehre, la cui stesura, tra
il 1909 e 1911, si colloca allindomani di una fase di attivit creativa
determinante per levoluzione del pensiero musicale nella direzione di
un estremo allargamento dei confini tonali. Sebbene le idee fondamentali sullarmonia tracciate in questo scritto abbiano conosciuto in
parte unevoluzione, in funzione soprattutto dei mutamenti intervenuti nella concezione del metodo dodecafonico e degli adattamenti necessari alla differente situazione culturale degli Stati Uniti (dove
Schnberg era emigrato nel 1933), in buona misura esse sono riconoscibili nella successiva produzione teorica di Schnberg, assieme alla
quale formano nel complesso un pensiero unitario. In tal senso una
lettura dellHarmonielehre effettuata alla luce degli scritti posteriori
non rischia di essere snaturante.
La visione di Schnberg dellarmonia e della tonalit sembra presentare, a prima vista, alcune analogie con la visione simmetrica della
teoria dualista di Riemann. A un livello molto basilare, tanto Riemann quanto Schnberg concepiscono la tonalit come una rete di
relazioni che si instaura con un centro (Schnberg, 1975, pp. 270,
282). Allidea che la tonalit sia espressa dal relazionarsi di un certo
numero di suoni con una nota fondamentale corrisponde, nella visione di Schnberg, la concezione della dodecafonia quale metodo per
porre tutti i dodici suoni della scala cromatica in relazione reciproca,
piuttosto che con un unico centro (ivi, p. 218). Schnberg sembra in
parte concepire le relazioni col centro tonale secondo una simmetria
che richiama alla mente la teoria dualista. NellHarmonielehre egli sostiene infatti che se una nota considerata come punto centrale, allora si delineano due forze opposte, la prima che spinge in basso verso
la sottodominante, la seconda che spinge in alto verso la dominante
(Schnberg, [1911] 1963, p. 27). La simmetria sembra poi giocare un
ruolo importante nel suo innovativo concetto di monotonalit,
esposto per la prima volta in modo sistematico nel volume Structural
Functions of Harmony. Schnberg ([1954] 1967, pp. 48-9) illustra qui
il concetto in base al quale in un dato brano musicale esiste sola236
8.
mente una tonalit, e che tutte le cosiddette modulazioni devono essere intese solamente come espansioni di questa tonalit. Ogni affermazione momentanea di una tonalit differente deve cio essere considerata solo come una regione che espande uno dei gradi della
scala della tonalit di riferimento come se fosse esso stesso una tonalit (lo stesso concetto illustrato in Schnberg, [1934-36] 1995, pp.
330-1). Tale idea era gi prefigurata nella trattazione delle modulazioni dellHarmonielehre, dove Schnberg ([1911] 1963, p. 190) stabilisce il grado di affinit tra le tonalit in base al tradizionale criterio
del circolo delle quinte, ossia in base al numero di alterazioni differenti, aggiungendo per che tale criterio non sufficiente a classificare tutti i vari gradi di affinit, dal momento che vi sono tonalit decisamente affini che appaiono invece lontane nel circolo delle quinte
il riferimento alle tonalit raggiungibili mediante lo scambio di
modo (maggiore-minore). In Structural Functions of Harmony Schnberg approfondisce ulteriormente il concetto incorporando sistematicamente le relazioni di terza (mediante e sottomediante). Il risultato
la Tavola delle regioni riprodotta nellesempio 8.9 (basato sulledizione inglese del 1969, ledizione italiana del 1967 presenta alcune discrepanze) dove Schnberg adotta simboli che suggerirebbero a
prima vista un orientamento verso la teoria funzionale che esprime
le relazioni tra tonalit nel modo maggiore. Come si pu notare, sullasse orizzontale si delinea, mediante il meccanismo dello scambio
modale, un seguito di terze minori, esattamente come si visto per la
tabella di Erpf (esempio 8.6, dove le terze compaiono per sullasse
verticale). In verticale si hanno invece le relazioni di quinta. La tonalit dimpianto funge quindi da fulcro attorno al quale tutte le regioni
si bilanciano simmetricamente. Oltre alla forte analogia con la tavola
delle relazioni tra le triadi di Erpf (una copia degli Studien di Erpf
era effettivamente in possesso di Schnberg; Bernstein, 1992, p. 40),
si potrebbe intravedere anche unanalogia con il modello simmetrico
del Tonnetz nel quale la serie delle terze minori compare in diagonale anzich in orizzontale (ivi, p. 32).
Tuttavia tra la visione di Schnberg e quella di Riemann vi ,
proprio su questo punto, una differenza decisiva. Riemann, come si
visto, nega alla scala diatonica un ruolo fondamentale nella definizione della tonalit, che basa invece su una struttura radiale di relazioni
funzionali delineate dai tre intervalli fondamentali di ottava, quinta
giusta e terza maggiore. Al contrario, la teoria delle affinit tra regioni tonali di Schnberg si fonda sulla struttura (non simmetrica) della
scala diatonica. Le regioni di La b maggiore e Mi maggiore, per esempio, che nella teoria di Riemann sarebbero considerate direttamente
237
ARMONIA , TEMPO
ESEMPIO
8.9
8.
1995, pp. 338-9), non faceva uso dei simboli di tipo funzionale per
indicare le regioni, ma semplicemente dei numeri romani normalmente impiegati per i gradi della scala.
La visione delle relazioni tra le regioni di Schnberg si pone
quindi in linea con la tradizione viennese della teoria dei gradi fondata sulla scala diatonica e in particolare con quella di Simon Sechter (Wason, 1985, pp. 136-8) forse veicolata attraverso linsegnamento di Anton Bruckner (Orel, 1940, pp. 4-6). La concezione simmetrica di Riemann dipende invece direttamente dalla sua visione dualistica della struttura del suono (Klang) e pone decisamente in secondo
piano la scala diatonica. Schnberg, del resto, non accolse la visione
simmetrica del Klang fondata sulla teoria della risonanza inferiore:
nellHarmonielehre (Schnberg, [1911] 1963, p. 96) osserva che la relazione dualistica tra modo maggiore e modo minore potrebbe suggerire che il sistema tonale rigidamente ordinato secondo un principio universale; tuttavia sottolinea anche che tale relazione non pu
essere in alcun modo immaginata come qualcosa di gi dato in natura (ivi, p. 95).
Un secondo punto di distacco tra Schnberg e Riemann si ha sul
piano del rapporto tra natura e pensiero. Tanto per Schnberg
quanto per Riemann, la logicit dei rapporti tra suoni e armonie
garantita, in ultima analisi, dai rapporti intervallari racchiusi nella
serie degli armonici; tuttavia mentre per Riemann tali intervalli si riducono sostanzialmente allottava, alla quinta e alla terza maggiore,
per Schnberg le relazioni comprensibili includono una serie di rapporti pi ampia e in continua espansione, in virt di un processo
storico-evolutivo cui sottoposto il modello naturale degli armonici.
In un saggio intitolato Probleme der Harmonie, Schnberg (1975, p.
270) esamina il problema di come si possa instaurare una rete di relazioni tra le note di una particolare scala e una nota fondamentale,
riconducendolo al problema pi fondamentale di come sia logicamente possibile linstaurazione di un relazione tra due soli suoni.
Ci garantito, secondo Schnberg, dal fatto che gi il singolo suono in realt composto da una nota fondamentale e da una serie di
armonici (ivi). Cos, per Schnberg, la logicit della scala maggiore
dipende dal fatto che essa costituita dalle note contenute nei primi
sei armonici delle note fondamentali delle tre armonie di tonica, dominante e sottodominante (Do, Fa e Sol), le quali, a loro volta, sono
contenute una nellaltra come armonici (Do il terzo armonico di
Fa; Sol il terzo armonico di Do). Lorigine della scala cromatica
risiede invece negli armonici superiori al sesto. Questa progressiva
incorporazione degli armonici di ordine superiore allinterno del si239
ARMONIA , TEMPO
stema sonoro in uso equivale a ci che Schnberg definisce emancipazione della dissonanza (ivi, pp. 216-7), un concetto nel quale si
pu cogliere al contempo il debito di Schnberg nei confronti della
tradizione fisicalistica e il suo superamento. Le origini di tale concetto sono nuovamente nellHarmonielehre, dove Schnberg ([1911]
1963, pp. 390-434) mette in discussione il tradizionale concetto di
suoni estranei allarmonia, concependo larmonia come un sistema
in continua evoluzione nel quale il progressivo aumento degli incontri verticali ammissibili corrisponde allincorporazione, nel sistema
stesso, dei suoni armonici pi lontani dal suono fondamentale (ivi,
p. 401). In virt della sua origine attraverso lemancipazione della
dissonanza, la scala cromatica costituisce, secondo Schnberg, un
nesso di relazioni solo pi complesso ed emancipato della scala diatonica, uno cio allinterno del quale lindividuazione di una nota
fondamentale diviene pi difficoltosa (1975, p. 272). Di conseguenza
anche la tonalit, intesa come relazione di tutti i suoni con un centro, costituisce per Schnberg solamente una delle possibili modalit
di organizzazione delle altezze (Schnberg, [1911] 1963, pp. 34-5;
1975, p. 259), sebbene una delle pi logicamente relazionate alla natura del suono (Schnberg, 1975, p. 270).
In secondo luogo, a differenza delle impostazioni teoriche pi
prettamente fisicalistiche, Schnberg, pur derivando la scala e gli accordi dal modello naturale della serie degli armonici, non si arena
sulla questione del temperamento naturale e accoglie come un dato
di fatto consolidato dalla pratica lequiparazione dei dodici semitoni e
lequivalenza enarmonica. Discutendo del circolo delle quinte, ad
esempio, trova superfluo e contrario alla pratica musicale considerare
i suoni enarmonici come effettivamente distinti: ho letto da qualche
parte che lespressione circolo delle quinte non sarebbe del tutto pertinente, e che i nomi delle tonalit dovrebbero essere indicati, per essere esatti, su una spirale, perch Do b maggiore non uguale a Si
maggiore, n per origine n per numero di vibrazioni; in altre parole,
la linea non dovrebbe tornare esattamente su se stessa. unaffermazione curiosa: [...] quanto a me io so comporre ma non sono un teorico e insegno solo lartigianato della composizione (Schnberg,
[1911] 1963, pp. 190-1, nota). Nellottica di Schnberg, infatti, gli intervalli naturali della serie degli armonici costituiscono un modello
dal quale per lesperienza artistica si allontana e si emancipa progressivamente (ivi, p. 482).
dallimitazione del modello degli armonici naturali, intesa per
nel senso di questa emancipazione, che si originano, secondo Schnberg, tanto larmonia quanto la melodia. Ipotizzando unorigine co240
8.
mune di scale e accordi, Schnberg (ivi, pp. 23, 26, 313-5) poneva
gi nellHarmonielehre una premessa essenziale per lequiparazione
delle due dimensioni verticale e orizzontale: Se la scala limitazione del suono nella dimensione orizzontale, successiva, gli accordi
ne sono limitazione nella dimensione verticale, nella simultaneit. Se
la scala analisi, laccordo sintesi del suono (ivi, p. 31). La scala
[] intesa come unimitazione orizzontale e gli accordi [...] come imitazione verticale (pi o meno fedele) del modello dato in natura, cio
del suono (ivi, p. 482).
In definitiva, evidente come le origini della concezione simmetrica dello spazio musicale di Schnberg abbiano poco a che vedere
con la visione dualistica, e vadano ricercate in altri aspetti riguardanti
la concezione dellarmonia e della tonalit. Nel fare questo si deve
considerare innanzitutto che larmonia intesa da Schnberg come il
punto di incontro delle varie forze dinamiche che agiscono nellopera
darte musicale. La sua trattazione deve essere quindi inquadrata in
una visione pi ampia che abbraccia e riunisce le varie componenti
(armonia, contrappunto, ritmo, strumentazione, forma). Lintegrit
dellorganismo musicale, e la conseguente necessit di una sua osservazione multilaterale, costituisce infatti una delle idee costanti e fondamentali in tutta la produzione teorica schnberghiana. Schnberg
avvert la necessit di un approccio teorico che tenesse conto dellazione combinata delle varie componenti gi a partire dagli anni della
Harmionielehre (Schnberg, 1995, pp. XVI-XVII), necessit alla quale
corrisposero poi una serie di scritti rimasti inediti e perlopi incompleti in particolare Zusammenhang, Kontrapunkt, Instrumentation,
Formenlehre, del 1917 (Schnberg, [1917] 1994) e un gruppo di testi
incentrati sul concetto di pensiero musicale, elaborati tra il 1923 e
il 1936 (Schnberg, 1995). solo nel contesto di una simile visione
teorica unificata che si comprende la definizione di armonia formulata nellHarmonielehre: Larmonia la teoria degli accordi e delle
loro possibilit di collegamento con riguardo ai loro valori architettonici, melodici e ritmici e ai loro rapporti di equilibrio (Schnberg,
[1911] 1963, p. 14).
Schnberg sottolinea ripetutamente come larmonia possieda una
fondamentale funzione strutturante in relazione alle varie componenti
interagenti nellopera. Essa non rappresenta in alcun senso una sorta
di addizione verticale alla melodia, ma costituisce piuttosto lintelaiatura stessa delledificio musicale (ivi, pp. 360-8). A questa visione
dellarmonia corrisponde lidea che lo spazio tonale sia multidimensionale, non solo in virt della comune origine delle due dimensioni
(orizzontale e verticale), ma anche nel senso di una stretta interazione
241
ARMONIA , TEMPO
Il motivo mette in azione larmonia e lorganizzazione tonale su ampia scala. A proposito del rapporto tra la tonalit del secondo tema
(La maggiore) e la tonalit di impianto (Fa maggiore) del primo movimento della Terza Sinfonia di Brahms, per esempio, Schnberg ipotizza una sorta di riverberazione di un motivo fondamentale di terza
minore comparso al basso nella terza e quarta battuta (ivi, p. 202). In
altre parole, il percorso attraverso le regioni tonali una funzione del
materiale motivico, che imprime una curvatura allo spazio musicale a
tutti i livelli.
In secondo luogo, il motivo possiede per Schnberg un carattere
prettamente dinamico che trova corrispondenza sul piano dellarmo242
8.
243
ARMONIA , TEMPO
nello spazio musicale non v n una direzione assoluta verso lalto n verso
il basso, n in avanti n indietro, dal momento che ogni direzione diverr
laltra da un punto differente dello spazio. Per illustrare questo fenomeno,
sar utile ricordare che noi [...] riconosciamo un orologio, per esempio, o
una bottiglia o un fiore, a prescindere dalla posizione nella quale essi sono
posti. [...] Mi sono reso conto di ci prendendo coscienza del fatto che nellelaborazione tematica il motivo spesso appare in posizioni inverse, retrograde, retrograde-inverse ecc. che non sono costruite consapevolmente, ma
percepite istintivamente (Schnberg, [1934] 1974, pp. 82-3; il testo in corsivo corrisponde al sottolineato nelloriginale di Schnberg).
Se, quindi, alla base della visione simmetrica dello spazio musicale
vi unidea di motivo dal carattere prettamente dinamico, si comprende facilmente perch nellHarmonielehre i costrutti armonici
simmetrici siano sempre interpretati come processi dinamici di origine melodico-lineare e in base alla tradizionale dialettica tensionedistensione. Schnberg ([1911] 1963, pp. 301-36) attribuisce agli
accordi simmetrici (settime diminuite, triadi eccedenti, seste eccedenti di vario tipo ecc.) da lui definiti vaganti, un ruolo fondamentale nel processo che porta la tonalit al limite estremo dei suoi
confini (la tonalit sospesa, ivi, pp. 480-1). Nello scritto Structural
Functions of Harmony (Schnberg, [1954] 1967, pp. 27-8), completato nel 1948, Schnberg illustra la differenza tra il concetto di modulazione e quello di armonia vagante: a differenza della prima,
questultima non esprime univocamente alcuna tonalit o regione
tonale specifica (e pertanto particolarmente adatta alle zone formali di sviluppo). Larmonia vagante svolge secondo Schnberg (ivi,
pp. 225-6) un ruolo nellallargamento e nella disgregazione della tonalit perlomeno analogo a quello degli accordi vaganti descritti
244
8.
nellHarmonielehre. Essa trae il proprio carattere ambiguo non tanto dalla presenza di accordi simmetrici (poich altrettanto spesso si
tratta di una successione di semplici triadi o settime di dominante),
quanto dalla molteplicit di significato che gli accordi acquistano allinterno della sua particolare struttura. Le osservazioni di Schnberg circa la natura dellarmonia vagante rimandano costantemente
ad uno stretto legame con laspetto lineare-contrappuntistico: uno
degli esempi pi caratteristici di armonia vagante prodotti da
Schnberg (ivi, pp. 28, 132-3) consiste in un prototipo di progressione nella quale le parti estreme si muovono cromaticamente per
moto contrario, fungendo da intelaiatura per una serie di armonie
vaganti prodottesi allinterno (Schubert, 1993).
La tendenza a interpretare i fenomeni armonici nellottica della
dinamica propulsiva delle linee melodiche investe anche i costrutti armonici pi avanzati nel senso della simmetrizzazione. Nel capitolo
dedicato alla scala per toni interi, Schnberg ([1911] 1963, pp.
488-98) si sforza di mostrare come luso di questo costrutto derivi
storicamente dallimpiego sistematico della triade eccedente, e risulti,
sul piano tecnico-compositivo, da procedimenti di tipo melodico-contrappuntistico che prevedono un movimento delle parti estremamente
emancipato. evidente lintenzione di Schnberg di interpretare i
nuovi aggregati nel contesto del loro rapporto con i costruiti tradizionali: Debussy impiega questo accordo e questa scala [esatonici] pi
nel senso di mezzi espressivi impressionistici, quasi in funzione di
timbro [...], mentre io, avendo originato questi fenomeni per via armonico-melodica, ho inteso questi accordi pi come una possibilit
di collegamento con altri accordi e la scala come un mezzo reale di
trasformazione della melodia (ivi, p. 492).
In effetti nella visione di Schnberg le armonie basate sulla collezione esatonica sembrano possedere una funzione propulsiva, che li
avvicina ai costruiti armonici della tradizione, fondati sulla tensione
dominantica. Diversamente, nella musica di Debussy, la scala esatonica funge da collezione basilare di riferimento la cui natura simmetrica
priva il decorso armonico di tensione propulsiva, ponendolo in una
condizione di costante equilibrio attorno a diversi centri gravitazionali equidistanti.
Anche le armonie (simmetriche) per quarte, alle quali Schnberg
dedica unampia trattazione nellHarmonielehre, sono fatte derivare
dal moto emancipato delle parti, e associate a un carattere propulsivo
analogo a quello di unarmonia di dominante (ivi, p. 506). La risoluzione della carica tensiva avviene solitamente, negli esempi di Schnberg, per moto cromatico. Il carattere propulsivo garantito dalla lo245
Bibliografia
Abbreviazioni
AGS: ADORNO TH. W.
(1970-86), Gesammelte Schriften, hrsg. von R. Tiedemann, Suhrkamp, Frankfurt a. M., 20 voll.
CS: COUSSEMAKER E. DE (1864-76), Scriptorum de musica medii aevi nova series a
Gerbertina altera, Durand, Paris 4 voll.; rist. anast. Olms, Hildesheim 1963.
DAGM: PHLMANN E., WEST M. L. (eds.) (2001), Documents of Ancient Greek
Music, Clarendon Press, Oxford.
NO/NW: NIETZSCHE F. (1964 ss.), Opere, a cura di G. Colli e M. Montinari,
Adelphi, Milano (ed. or. Werke, Kritische Gesamtausgabe hrsg. von G.
Colli und M. Montinari, De Gruyter, Berlin-New York 1967 ss.).
Parte prima
Armonia
AARON P.
361
ARMONIA , TEMPO
stedt, B. Steinwachs und F. Wolfzettel, Verlag J. B. Metzler, StuttgartWeimar, III, pp. 1-25.
ALBERTI L. B. (1966), Larchitettura, a cura di G. Orlandi, Il Polifilo, Milano
(1a ed. De re aedificatoria, Niccol di Lorenzo Alamani, Firenze 1485).
ALEMBERT J. LE ROND D (1779), lments de musique suivant les principes de
M. Rameau, Jean-Marie Bruyset, Lyon, 2a ed. (17521).
a
ID. (1988), Discours prliminaire, in Kintzler (1988), pp. 193-207 (1 ed. Discours prliminaire, in Id., lments de musique thorique et pratique suivant les principes de M. Rameau, David, Paris 1762).
ANDERSON W. (1966), Ethos and Education in Greek Music, Harvard University Press, Cambridge (MA).
ANONIMO (1957), Expositiones in Micrologum Guidonis Aretini, ed. by J.
Smits van Waesberghe, North-Holland, Amsterdam, pp. 99-172 (Musicologica medii aevi, I).
ANTOKOLETZ E. (1984), The Music of Bla Bartk. A Study of Tonality and
Progression in Twentieth-Century Music, University of California Press,
Berkeley-Los Angeles-London.
ID. (1986), Interval Cycles in Stravinskys Early Ballets, in Journal of the
American Musicological Society, 39, pp. 568-614.
ARBO A. (2001), La traccia del suono. Espressione e intervallo nellestetica illuminista, La citt del sole, Napoli.
ARISTIDES QUINTILIANUS (1963), De musica, hrsg. von R. P. Winnington-Ingram, Teubner, Leipzig.
ARISTOTELES (1953), Metaphysics, ed. by W. D. Ross, Clarendon Press, Oxford, 3a ed. (19241).
ID. (1957), Politica, ed. by W. D. Ross, Clarendon Press, Oxford.
1
ID. (1961), De anima, ed. by W. D. Ross, Clarendon Press, Oxford (1956 ).
ID. (1993), Problmes. Tome II. Sections XI XXVII, texte tabl et traduit par
P. Louis, Les belles lettres, Paris (Problemata, Sec. XIX).
ARISTOXENUS (1954), Elementa harmonica, a cura di R. Da Rios, Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali, Roma.
ARTUSI G. M. (1600), LArtusi, overo delle imperfettioni della moderna musica,
Giacomo Vincenti, Venezia.
ASHBY A. (1995), Of Modell-Typen and Reihenformen: Berg, Schoenberg, F. H.
Klein, and the Concept of Row Derivation, in Journal of the American
Musicological Society, 48, pp. 1-41.
ATHENAEUS NAUCRATITA (1927), Dipnosophistarum libri XV, hrsg. von G. Kaibel, Teubner, Leipzig, III.
ATKINSON C. M. (1990), Harmonia and the Modi, quos abusive tonos dicimus, in Bianconi, Gallo, Pompilio, Restani (1990), III, pp. 485-500.
AURELIANUS REOMENSIS (1975), Musica disciplina, ed. by L. Gushee, The
American Musicological Society, Roma, pp. 53-135 (Corpus Scriptorum
de Musica, XXI).
AZZARONI L. (1991), La teoria funzionale dellarmonia, CLUEB, Bologna.
362
BIBLIOGRAFIA
ID.
363
ARMONIA , TEMPO
ID.
364
BIBLIOGRAFIA
BOICENCO N.
365
ARMONIA , TEMPO
CASTIGLIONE B.
(1981), Il libro del cortegiano, a cura di A. Quondam, Garzanti, Milano (1a ed. Manuzio, Venezia 1528).
CERNUSCHI A. (2000), Penser la musique dans lEncyclopdie. tude sur les
enjeux de la musicologie des Lumires et sur ses liens avec lencyclopdisme, Honor Champion, Paris.
CHADWICK H. (1986), Boezio. La consolazione della musica, della logica, della
teologia e della filosofia, il Mulino, Bologna (ed. or. Boethius. The Consolations of Music, Logic, Theology and Philosophy, Clarendon Press, Oxford 1981).
CHAILLEY J. (1967), Expliquer lharmonie?, Rencontre, Paris.
CHARRAK A. (1998), Musique et philosophie lge classique, PUF, Paris.
e
ID. (2001), Raison et perception: fonder lharmonie au XVIII sicle, Vrin, Paris.
CHLADNI E. F. F. (1801), ber die wahre Ursache des Consonirens und Dissonirens, in Allgemeine musikalische Zeitung, 3, pp. 337-43, 353-9.
ID. (1980), Entdeckungen ber die Theorie des Klanges, Nationales Druckhaus,
Leipzig, rist. anast. (Zentralantiquariat der DDR) (1a ed. Weidmann und
Reich, Leipzig 1787).
a
ID. (2004), Die Akustik, Olms, Hildesheim, rist. anast. (1 ed. Breitkopf &
Hrtel, Leipzig 1802; 18302).
CHRISTENSEN T. (1993), Rameau and Musical Thought in the Enlightenment,
Cambridge University Press, Cambridge.
CLEONIDES (1895), Introduzione allarmonica, in C. von Jan, Musici Scriptores
Graeci. Aristoteles, Euclides, Nicomachus, Bacchius, Gaudentius, Alypius
et melodiarum veterum quidquid exstat, Teubner, Leipzig, pp. 167-207.
COHEN H. F. (1984), Quantifying Music: The Science of Music at the First Stage
of the Scientific Revolution, 1580-1650, Reidel Pub. Company, Dordrecht-Boston-Lancaster.
ID. (1989), Isaac Beeckman: la natura della consonanza, in Gozza (1989), pp.
219-31 (ed. or. The Ear and the Soul, in Cohen, 1984, pp. 139-43).
COHN A. W. (1918-19), Das Erwachen der sthetik, in Zeitschrift fr Musikwissenschaft, 1, pp. 669-79.
ID. (1921), Das musikalische Verstndnis: neue Ziele, in Zeitschrift fr Musikwissenschaft, 4, pp. 129-30.
COLLISANI A. (1988), Musica e simboli, Sellerio, Palermo.
ID. (1989), Accordi dolci e a un tempo dolorosi, in Il dolore. Pratiche e segni, a
cura di G. DAgostino e J. Vibaek, Flaccovio, Palermo, pp. 56-73.
COMBARIEU J. (1982), La musica e la magia, Mondadori, Milano (ed. or. La
musique et la magie, Alphonse Picard et fils, Paris 1909).
COOK N. (2002), Forma e sintassi, in Enciclopedia della musica, diretta da J.-J.
Nattiez, Einaudi, Torino, II: Il sapere musicale, pp. 116-42.
COOPER D. E. (ed.) (1992), A Companion to Aesthetics, Oxford University
Press, Oxford.
COUSSEMAKER E. DE (1963), Scriptorum de musica medii aevi nova series a
Gerbertina altera, Olms, Hildesheim, 4 voll., rist. anast. (ed. or. Durand,
Paris 1864-76).
366
BIBLIOGRAFIA
COVACH J. R.
367
ARMONIA , TEMPO
DORFLES G.
368
BIBLIOGRAFIA
FORTE A.
369
ARMONIA , TEMPO
GLLER G.
(1959), Vinzenz von Beauvais O.P. (um 1194-1264) und sein Musiktraktat im Speculum doctrinale, Gustav Bosse, Regensburg.
GOSTOLI A. (1995), Larmonia frigia nei progetti politico-pedagogici di Platone
e Aristotele, in Mousik. Metrica, ritmica e musica greca in memoria di G.
Comotti, a cura di B. Gentili e F. Perusino, Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali, Pisa-Roma, pp. 133-44.
GOZZA P. (a cura di) (1989), La musica nella rivoluzione scientifica del Seicento, il Mulino, Bologna.
GRASSI G., PEPE M. (1994), Dizionario dei termini artistici, Tea, Mondadori,
Milano.
GRGOIRE P. (1610), Syntaxeon artis mirabilis, s.e., Kln.
GUANTI G. (1998), Spinoza, Cage e il dio che non trae diletto dallarmonia,
in Nuova Civilt delle Macchine, 16, 1-2, pp. 91-107.
ID. (1999), Estetica musicale: la storia e le fonti, La Nuova Italia, Scandicci.
GUENTHER R. J. (1983), Varvara Dernovas System of Analysis of the Music of
Skryabin, in Russian Theoretical Thought in Music, ed. by G. D. McQuere,
UMI Research Press, Ann Arbor (MI), pp. 165-213.
GUIDO ARETINUS (1955), Micrologus, ed. by J. Smits van Waesberghe, American Institute of Musicology, Roma, pp. 79-234 (Corpus Scriptorum de
Musica, IV).
GUSHEE M. S. (1990), The Polyphonic Music of the Medieval Monastery, Cathedral and University, in Antiquity and the Middle Ages. From Ancient
Greece to the 15th Century, ed. by J. McKinnon, Macmillian, London,
pp. 143-70.
GUT S. (1969), La tierce harmonique dans la musique occidentale. Origines et
volution, Heugel, Paris.
HAAS M. (1982), Studien zur Mittelalterlichen Musiklehre I. Eine bersicht
ber die Musiklehre im Kontext der Philosophie des 13. und frhen 14.
Jahrhunderts, in Aktuelle Fragen der musikbezogenen Mittelalterforschung.
Texte zu einem Basler Kolloquium des Jahres 1975, Amadeus Verlag,
Winterthur, pp. 323-456.
ID. (1984), Die Musiklehre im 13. Jahrhundert von Johannes de Garlandia bis
Franco, in H. H. Eggebrecht, F. A. Gallo, M. Haas und K.-J. Sachs, Die
mittelalterliche Lehre von der Mehrstimmigkeit, Wissenschaftliche Buchgesellschaft, Darmstadt, pp. 89-159 (Geschichte der Musiktheorie, V).
HARRISON T. J. (1996), 1910: The Emancipation of Dissonance, University of
California Press, Berkeley.
HAUER J. M. (1920), Vom Wesen des Musikalischen, Waldheim-Eberle, Leipzig-Wien.
ID. (1922), Sphrenmusik, in Melos, 3, pp. 132-3.
ID. (1923-24), Atonale Musik, in Die Musik, 16, pp. 103-6.
ID. (1925), Von Melos zur Pauke. Eine Einfuhrung in die Zwlftonmusik,
Universal, Wien.
ID. (1926), Zwlftontechnik. Die Lehre von den Tropen, Universal, Wien.
HAUPTMANN M. (1853), Die Natur der Harmonik und Metrik, Breitkopf &
Hrtel, Leipzig.
370
BIBLIOGRAFIA
HEADLAM D.
371
ARMONIA , TEMPO
372
BIBLIOGRAFIA
373
ARMONIA , TEMPO
ID.
374
BIBLIOGRAFIA
MARTINELLI R.
375
ARMONIA , TEMPO
ID.
376
BIBLIOGRAFIA
NEUBAUER J.
377
ARMONIA , TEMPO
ID.
378
BIBLIOGRAFIA
POWERS H. S.
(1981), Tonal Types and Modal Categories in Renaissance Polyphony, in Journal of the American Musicological Society, 34, pp.
428-70.
PRATELLA F. B. (1973), La musica futurista. Manifesto tecnico [29 marzo
1911], in Per conoscere Marinetti e il Futurismo, a cura di L. De Maria,
Mondadori, Milano, pp. 53-8.
PROSDOCIMO DE BELDOMANDI (1984), Contrapunctus [1412], ed. by J. Herlinger, University of Nebraska Press, Lincoln, pp. 26-94 (Greek and Latin Music Theory, I).
PSEUDO-ARISTOTELES (2002), Problemi, a cura di M. F. Ferrini, Bompiani,
Milano.
PSEUDO-PSELLUS (1993), Sulla tragedia, in F. Perusino, Anonimo (Michele
Psello?), La tragedia greca, Quattro Venti, Urbino.
PUCA A. (2001), Astronomia e musica mundana nella Commedia di Dante, in
Mauro (2001), pp. 217-43.
RADT S. L. (1988), Hoi (hai etc.) peri + acc. nominis proprii bei Strabon, in
Zeitschrift fr Papyrologie und Epigraphik, 71, pp. 35-40.
RAMEAU J.-PH. (1722), Trait de lharmonie rduite ses principes naturels,
Ballard, Paris.
ID. (1967), Nouveau systme de musique thorique [1726], in Id., Complete
Theoretical Writings, II, ed. by E. R. Jacobi, American Institute of Musicology, Roma.
ID. (1968), Gnration harmonique [1737], in Id., Complete Theoretical Writings, III, ed. by E. R. Jacobi, American Institute of Musicology, Roma.
ID. (1969), Nouvelles rflexions sur le principe sonore, in Id., Complete Theoretical Writings, ed. by E. R. Jacobi, American Institute of Musicology,
Roma (1a ed. in Code de musique pratique, Imprimerie Royale, Paris
1760).
ID. (1992), Trait de lharmonie reduite ses principes naturels, Klincksieck,
Paris, rist. anast. dellesemplare conservato alla Biblioteca della Sorbona
(1a ed. Ballard, Paris 1722).
RAMOS DE PAREJA B. (1969), Musica practica [1482], Forni, Bologna (Bibliotheca Musica Bononiensis, II/3).
RANDEL D. M. (1971), Emerging Triadic Tonality in the Fifteenth Century, in
The Musical Quarterly, 57, pp. 73-86.
ID. (1976), Al-F
arab and the Role of Arabic Music Theory in the Latin Middle
Ages, in Journal of the American Musicological Society, 29, pp.
173-88.
RANDI E. (1990), Armonia, musica e teodicea fra XIII e XIV secolo, in Le verit
dissonanti: Aristotele alla fine del Medioevo, a cura di L. Bianchi e E.
Randi, Laterza, Roma-Bari, pp. 151-81.
RECKOW F. (1995), Guidos Theory of Organum after Guido: Transmission
Adaptation Transformation, in Essays on Medieval Music in Honor of
David G. Hughes, ed. by G. M. Boone, Harvard University Department
of Music, Cambridge (MA), pp. 395-413.
379
ARMONIA , TEMPO
ID.
(2002), s.v. Organum, in The New Grove Dictionary of Music and Musicians, ed. by S. Sadie, Macmillan, London, XVIII, pp. 671-88, 2a ed.
REGINO PRUMIENSIS (1963), Epistola de harmonica institutione, in Scriptores
ecclesiastici de musica sacra potissimum, hrsg. von M. Gerbert, Olms, Hildesheim, I, pp. 230-47, rist. anast. (ed. or. Typis San-Blasianis, St. Blaise
1784, I).
REMIGIUS AUTISSIODORENSIS (1962, 1965), Commentum in Martianum Capellam, ed. by C. E. Lutz, Brill, Leiden, 2 voll. (I: 1962; II: 1965).
RIEMANN H. (1874), Musikalische Logik, Kahnt, Leipzig.
ID. (1877), Musikalische Syntaxis. Grundri einer harmonischen Satzbildungslehre, Breitkopf & Hrtel, Leipzig.
ID. (1893), Vereinfachte Harmonielehre oder die Lehre von den tonalen Funktionen der Akkorde, Augener, London.
ID. (1902), Grosse Kompositionslehre, I: Der homophone Satz, Spemann, Berlin.
a
ID. (1909), Musik-Lexikon, Hesses, Leipzig (1 ed. Bibliographischen Instituts, Leipzig 1882; ed. fr. Dictionnaire de musique, Perrin, Paris 1899).
ID. (1914-15), Ideen zu einer Lehre von den Tonvorstellungen, in Jahrbuch
Peters, 21-22, pp. 1-26.
RITOK Z. (2001), Damon. Sein Platz in der Geschichte des sthetischen Denkens, in Wiener Studien, 114, pp. 59-68.
RITTER J. W. (1988), Frammenti dallopera postuma di un giovane fisico, a cura
di G. Baffo, Theoria, Roma (ed. or. Fragmente aus dem Nachla eines
jungen Physikers. Ein Taschenbuch fr Freunde der Natur, Mohr und
Zimmer, Heidelberg 1810, 2 voll.; rist. anast. Schneider, Heidelberg
1969).
ROCCONI E. (1998), Harmoniai e teoria dei gene musicali nella Grecia antica,
in Seminari romani di cultura greca, 1, pp. 345-63.
ID. (2001), Il canto magico nel mondo greco. Sulle origini magiche del potere
psicagogico della musica, in Seminari romani di cultura greca, 4, pp.
279-87.
ID. (2003), Le parole delle Muse. La formazione del lessico tecnico musicale
nella Grecia antica, Quasar, Roma.
ROGNONI L. (1974), La scuola musicale di Vienna. Espressionismo e dodecafonia, Einaudi, Torino.
ROHLOFF E. (1943), Der Musiktraktat des Johannes de Grocheo nach den
Quellen neu herausgegeben mit bersetzung ins Deutsche und Revisionsbericht, Gebrder Reinecke, Leipzig, pp. 41-67 (Media latinitas musica, II).
ROSSI L. E. (2000), Musica e psicologia nel mondo antico e nel mondo moderno; la teoria antica dellethos musicale e la moderna teoria degli affetti,
in Synaulia. Cultura musicale in Grecia e contatti mediterranei, a cura di
A. C. Cassio, D. Musti e L. E. Rossi, Istituto Universitario Orientale,
Napoli, pp. 57-96.
ROTHFARB L. A. (ed.) (1991), Ernst Kurth: Selected Writings, Cambridge University Press, Cambridge.
380
BIBLIOGRAFIA
ROUSSEAU J.-J.
381
ARMONIA , TEMPO
382
BIBLIOGRAFIA
(1070-1138), Sandig, Wiesbaden, rist. anast. (1a ed. Breitkopf & Hrtel,
Leipzig 1911).
STEIN L. (1975), Schoenberg: Five Statements, in Perspectives of New Music, 14, pp. 161-71.
STRAUS N. J. (1990), Introduction to Post-Tonal Theory, Prentice Hall, Englewood Cliffs (NJ).
STUMPF C. (1898), Konsonanz und Dissonanz, Barth, Leipzig (Beitrge zur
Akustik und Musikwissenschaft, I).
a
ID. (1965), Tonpsychologie, Bonset, Amsterdam, 2 voll., rist. anast. (1 ed.
Hirzel, Leipzig, 1: 1883, 2: 1890).
STUMPF C., HORNBOSTEL E. M. VON (1911), ber die Bedeutung ethnologischer
Untersuchungen fr die Psychologie und sthetik der Tonkunst, in Bericht
ber den 4. Kongress fr experimentelle Psychologie (Innsbruck 1910),
hrsg. von F. Schumann, Barth, Leipzig, pp. 256-9.
TARTAGLINI C. (2001), Ethos hekousion e paideia musicale nella Repubblica di
Platone, in Seminari Romani di cultura greca, 4, pp. 289-311.
ID. (2003), Ethos del lamento e ethos simposiale nella paideia musicale dei
guardiani nella Repubblica di Platone, in RUSMOS. Studi di poesia, metrica
e musica greca offerti dagli allievi a Luigi Enrico Rossi per i suoi settantanni, a cura di R. Nicolai, Quasar, Roma, pp. 319-45.
TARUSKIN R. (1996), Stravinsky and the Russian Traditions: A Biography of the
Works through Mavra, University of California Press, Berkeley.
TATARKIEWICZ W. (1979), Storia dellestetica, Einaudi, Torino, 3 voll. (ed. or.
Historia estetyki, Wroc /l aw 1960-68, 3 voll.).
TEDESCHINI LALLI M. (1993), Vom Musikalisch-Schnen di Eduard Hanslick
dalla prima alla nona edizione, Passigli, Firenze.
TEEUWEN M. (2002), Harmony and the Music of the Spheres: The Ars Musica in Ninth-Century Commentaries on Martianus Capella, Brill, Leiden
(Mittellateinische Studien und Texte, XXX).
TINCTORIS I. (1975), Liber de arte contrapuncti [1477], ed. by A. Seay, American Institute of Musicology, Roma (Corpus Scriptorum de Musica,
XXII).
ID. (2004), Diffinitorium musicae. Un dizionario di musica per Beatrice dAragona, a cura di C. Panti, SISMEL-Edizioni del Galluzzo, Firenze (La tradizione musicale, VIII).
TOMLISON G. (1990), Musical Modes and Planetary Song, 1480-1520, in Bianconi, Gallo, Pompilio, Restani (1990), III, pp. 183-8.
TRABANT J. (1990), Herders Discovery of the Ear, in Herder Today. Contributions from the International Herder Conference (Stanford, CA, 5-8 November 1987), hrsg. von K. Mller-Vollmer, de Gruyter, Berlin-New
York, pp. 345-66.
UGOLINUS URBEVETANUS (1959), Declaratio musicae disciplinae, ed. by A.
Seay, American Institute of Musicology, Roma (Corpus Scriptorum de
Musica, VII).
ULLMANN D. (1983), Ernst Florens Friedrich Chladni, Teubner, Leipzig.
383
ARMONIA , TEMPO
ID.
384
BIBLIOGRAFIA
WEHRLI F.
385
ARMONIA , TEMPO
Parte seconda
Tempo
(1963), De musica [1490], in Scriptores de musica sacra potissimum, hrsg. von M. Gerbert, Olms, Hildesheim, 3 voll., III, pp.
329-81, rist. anast. (ed. or. Typis San Blasianis, St. Blasien 1784).
ADORNO TH. W. (1959), Filosofia della musica moderna, Einaudi, Torino (ed.
or. Philosophie der neuen Musik [1949], AGS, 1975, XII).
ID. (1975), Teoria estetica, Einaudi, Torino (ed. or. sthetische Theorie [1970,
post.], AGS, 1970, VII).
ID. (2001), Beethoven. Filosofia della musica, Einaudi, Torino (ed. or. Beethoven. Philosophie der Musik, Suhrkamp, Frankfurt a. M. 1993).
ID. (2004), Stravinskij. Unimmagine dialettica, in Id., Immagini dialettiche.
Scritti musicali 1955-65, a cura di G. Borio, Einaudi, Torino, pp. 149-74
(ed. or. in Quasi una fantasia, Suhrkamp, Frankfurt a. M. 1963).
AGAZZI E. (a cura di) (1995), Il tempo nella scienza e nella filosofia, Morano,
Napoli.
ALICI L. (1998), Tempo e creazione in Agostino, in Ruggiu (1998), pp. 52-71.
ALLEN W. S. (1973), Accent and Rhythm. Prosodic Features of Latin and
Greek: A Study in Theory and Reconstruction, Cambridge University
Press, Cambridge.
ALLORI V., DORATO M., LAUDISA F., ZANGH N. (2005), La spiegazione fisica del
mondo. Unintroduzione alla filosofia della fisica, Carocci, Roma.
ALPERSON PH. (1980), Musical Time and Music as an Art of Time, in
Journal of Aesthetics and Art Criticism, 38, pp. 407-17.
ALPERSON PH., LEVINSON J. (1991), What Is a Temporal Art?, in Midwest
Studies in Philosophy, 16, pp. 439-50.
AMBROSIUS (1992), Hymnes, texte tabli, traduit et annot sous la direction
de J. Fontaine [...] par J.-L. Charlet, S. Delani, Y.-M. Duval, J. Fontaine, A. Goulon, M. H. Jullien, J. de Montgolfier, G. Nauroy, M. Perrin et
H. Savon, Cerf, Paris.
AMERIO F. (1929), Il De musica di S. Agostino, Soc. Editrice Internazionale,
Torino.
ADAM DE FULDA
386
BIBLIOGRAFIA
APEL W.
387
ARMONIA , TEMPO
CAMPORESI P.
388
BIBLIOGRAFIA
EINSTEIN A.
389
ARMONIA , TEMPO
390
BIBLIOGRAFIA
391
ARMONIA , TEMPO
PICHT G.
392
BIBLIOGRAFIA
SCHUBART W.
393
ARMONIA , TEMPO
ID.
(1982), Musica. Architettura, Spirali, Milano (ed. or. Musique. Architecture, Castermann, Paris 1976).
ID. (1988), Domande sul tempo e sullo spazio, in Xenakis, a cura di E. Restagno, EDT, Torino, pp. 273-80.
ZARLINO G. (1558), Le Istitutioni harmoniche, [Francesco dei Franceschi],
Venezia.
ID. (1588), Sopplimenti musicali, [Francesco dei Franceschi], Venezia.
a
ID. (1589), Dimostrationi harmoniche, [Francesco dei Franceschi], Venezia, 2
ed. (15711).
ZIMMERMANN A. B. (1974), Intervall und Zeit. Aufstze und Schriften zum
Werk, hrsg. von C. Bitter, Schott, Mainz.
394