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Ernesto Napolitano Lontano» e il problema del tempo Dalla quasi totaita delle composizioni ligetiane, ma soprattutto dai lavori orchestrali Atn ves e Lontano, concepiti ambedue in un solo movimento, deriva un'immagine vagamente inquietane eee me di fugaci apparizioni sull’asse infinito del tempo’ Gli esordi impercettibili e sfumati, quasi di musica proveniente da distanze sidereee su cui solo con iesta gradual Inpeee neice ira di sintonizzarsi, ne rappresentano, con allusione immediena: ace bolo piti appariscentes non meno delle lunghe pause di silensio volute dopo lo spegnersi del suono. Se ogni mutien aver me all’avvento delle avanguardie storiche (anche se non manche rebbero esempi pid remoti), rappresenta una sorta di sezione, un taglio ompiuto lungo il fluire del tempo; se da questa capacies drole ritagliarsi autonomi confini le deriva la possibilita d'instaurare ona dialettca fra la propria dimensione temporal e il tempo fico. ik musica di Ligeti, non solo perché privata dal gesto compositivo di un nizio e di una fine, proprio in quel tempo sembra irrimedisbilesene scivolare, esistere e quindi estinguersi. Talché molte pagine sue. ¢ Prima fra tutte Lontano', danno Vimpressione di tracciare un per, corso che procede senza soluzioni di continuita dal silensio —alla Gia nel si 0 che avvia la composizione, Privo com’é di cesure rispetto al diato passato, non si annunciano affermazion; sop. gettive di temporalita, ma | indifferente abbandono all ‘eternita di un tempo ongensvo, Un la bem. centrale «dolcissimo, sempre espressivo» sostenuto da pedale su un armonico artificiale det violoncelli, trasmigra lauti ai clarinet, offrendosi ben presto a fagott! ¢ eon eet un fluido sottile e apparentemente immobile che lasci trasparire. a int alli fluttuanti e privi di cadenze regolari, colorature differenti. 136 ma soprattutto i amb in inquietante co- po. Gili esordi te da distanze echio ? in grado imediata, il sim- use di silenzio a, almeno fino mancherebbero fone, un taglio acita d'isolarsi d’instaurare una tempo fisico, la smpositivo di un rimediabilmente te pagine sue, € racciare un per- I silenzio — alla com’? di cesure ffermazioni sog- all'eterniea di un vo» sostenuto da ncelli, trasmigra iti e comni, come lasci trasparire, a rature differenti Leopere La tecnica della melodia di timbri d’ascendenza schoenberghiana (unico tributo esplicito ai viennesi) anche se qui ridotta alla scala minima di un suono, appare perfettamente omogenea a un’idea d’in- serzione, sfumata e senza evidenza d’attacco, della musica nel tem- po. Implicita e lasciata all'intuizione & pid d’una battuta di silenzio antecedente il suono. All'effetto che ne risulta, di calcolata e graduale rivelazione, concorre la sovrapposizione a breve distanza dei suoni vicini sol, si bem. e la. I consueto procedimento di allargamento progressivo dello spazio cromatico sembra tingersi, dalla presenza delle seconde, d’insolite venature espressive. Viene immediatamente in evidenza come questa musica contenga quasi Pinvito a cedere ad una sorta di ascolto ipnotico. Essa sollecita 2 dimettere la facolta, sviluppata nel corso di secoli dalla musica occidentale, di cogliere nell’immediatezza del tempo reale quel pro- cesso che, attraverso compresenze e simultaneita, sviluppi o succes- sioni associative di eventi, genera l’intera organizzazione formale. In essa la totalita dei fatti sonori si pone sempre come sostanza inscindi~ bile, come un snicum che aspiri ad una acusticita globale ¢ per cui sarebbe vano ogni ascolto analitico. Il rischio che ne deriverebbe, (quasi di perdersi in esperienze labirintiche, non & dissimile da cid che tocca chi si accinga a studiarne le partiture: Atmospheres, in specie, consente quasi esclusivamente una lettura per ampi strati. Per con- tro, & solo un apparente paradosso come proprio l’estatico modo dascolto cosi indotto consenta di apprezzare trasformazioni mi- crometriche, sottili mutazioni interne. La mancanza di avvenimenti macroscopici agevola la percezione di varianti minime. Ma dall’assenza di una strutturazione delle altezze, ai limiti dell’a~ morfo, oltre che dal persistere d’interminabili sfondi, tracciati ora da tna singola nota ora da insiemi disposti a macchia, si riapre una via per contrastare il tempo. Poiché ’apparenza d’immobilita, che trova Conferma in una tendenza alla dissoluzione del battito, finisce per imporre allo scorrere del tempo, sospeso ogni genere di tensione, cadenze pit distese. I! confronto ~ per tutte inevitabile ~ di questa musica col tempo avviene dunque su un duplice piano: da una parte nell’accettazione totale di un fluire continuo ¢ inarrestabile, all'inter no del quale la musica s'innesta come per lo scorrere di uno strato sullaltro; dalPaltra, nell'assoggettare il tempo a una sorta di dilata~ zione, nel sottoporlo, ¢ non — estrema utopia — limitatamente al corso della sua durata, a un fenomeno di rallentamento. ‘Non da questa espansione introdotta nel flusso del tempo deriva ~ ‘come pure si é spesso confuso — quella che viene di solito riconos ta come tna spazializzazione, in Ligeti, del fatto sonoro. Siamo di fronte, se mai, a una sorta d’intervento dello spazio sul tempo, se @ vero che le trasformazioni subite dalla sua musica si percepiscono

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