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Un tipo speciale di madrigale che usa l’artifizio contrappuntistico del canone è la
caccia (il brano è così denominato perché una voce “caccia” l’altra). A differenza del
madrigale, la caccia di norma non ha uno schema strofico. L’applicazione del canone
nelle due voci superiori (la terza parte funge da sostegno armonico ed era
probabilmente eseguita da qualche strumento) rende con grande efficacia realistica le
scene concitate di vita all’aperto di vario genere (di caccia, di pesca, di gioco, di
mercato) descritte dal testo poetico. La struttura poetica della caccia non si attiene ad
uno schema regolare, e di solito alterna versi sciolti a rima baciata.
I primi esempi di cacce vengono fatti risalire al 1340. Sembra sia stato un certo
Maestro Piero a creare il modello di caccia che sarà imitato e coltivato più tardi da
Gherardello da Firenze e da altri compositori attivi perlopiù a Firenze.
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I principali musicisti della prima fase fiorentina furono Gherardello da Firenze,
Lorenzo Masini, Vincenzo da Rimini; alla seconda fase appartengono Donato da
Cascia e Nicolò del Preposto da Perugia.
Francesco Landini
E’ solo con Francesco Landini che la ballata ricevette intonazione a due e a tre voci, e
divenne il genere della polifonia misurata con testo volgare tipico della seconda metà
del secolo.
Il ritorno della sede papale da Avignone a Roma (1377) determinò una serie di
contatti e scambi culturali tra italiani e francesi che portò alla formazione del
cosiddetto ‘stile misto’, nel quale coesistono elementi sia dell’arte francese, sia di
quella italiana.
La ballata divenne polifonica e divenne la forma musicale più diffusa rispetto al
madrigale. Le prime ballate erano a 2 voci e di carattere umoristico; Francesco
Landino, o Landini (1335-1397), trasferì poi i contenuti lirici della ballata monodica
nella ballata polifonica a 2 e a 3 voci.
Le ballate a due voci sono ancora vicine allo stile dell’Ars nova italiana tradizionale,
hanno melismi non molto estesi e sono interamente vocali perché la parte inferiore
imita a volte la voce superiore. Le ballate a tre voci sono posteriori, concentrano
l’interesse melodico nella voce superiore; hanno un contrappunto raffinato, e nelle
terminazioni dei “piedi” , adottano la doppia formula dell’ouvert e del clos. Inoltre,
come nei mottetti francesi, Landini impiega a volte la tecnica isoritmica, e testi
differenti per le diverse voci di una stessa composizione.
A fine secolo e nei primi anni del Quattrocento il movimento musicale italiano
subisce fortemente l’influsso delle musiche manieristiche francesi, influsso
intensificatosi con ritorno della corte papale da Avignone a Roma (1378) e con la
successiva presenza presso le chiese cattedrali della penisola di un certo numero di
musicisti professionisti oltramontani, tecnicamente molto preparati nell’arte del
contrappunto. La polifonia italiana persegue in questo periodo l’ideale della
cosiddetta ars subtilior (“arte alquanto sottile”), che concepisce l’arte musicale come
tecnica di costruzioni razionali e geometrizzanti, privilegiando misure e mutazioni
ritmiche spesso molto complesse ed elaborate.
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Alcuni virelais di Machaut sono polifonici, e hanno un tenor strumentale al di sotto
della parte vocale, in funzione di accompagnamento. Oltre ai pochi virelais, le forme
che , a partire dal XIV secolo, vengono normalmente intonate con la tecnica della
polifonia misurata sono la ballade e il rondeau.
La ballade è costituita, in genere, da tre strofe con lo stesso numero e lo stesso tipo di
versi, di rime, e lo stesso verso finale (refrain).
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L’intonazione musicale del rondeau è composta da due sezioni. La sezione A serve
per l’intonazione del primo, terzo, quarto, quinto e settimo verso; la sezione B serve
per l’intonazione del secondo, sesto e ottavo verso.