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IL MOTTETTO

• La storia del mottetto abbraccia un periodo che va dal XIII secolo ai giorni nostri. All’interno di
questo vasto lasso di tempo il termine è stato usato per designare forme di composizione assai
diverse fra loro.

• E’ quindi necessario individuare nella storia del mottetto almeno due fasi principali:

• 1) dal 1200 al 1450 in cui il termine designa un genere ben preciso con caratteristiche formali che lo
distinguono nettamente

• 2) dal 1450 al ’900 in cui indica un genere di musica sacra in lingua latina con struttura che segue le
vicende dell’evoluzione musicale della musica sacra in generale: dalla polifonia alla monodia, allo
stile concertato, in modo che la sua storia si intreccia con quella della messa, della cantata e di altre
forme sacre.

• Il Mottetto medievale: scuola di Notre Dame

• Il Mottetto nella prima ars nova: Italia: Marchetto da Padova, Francia: Philippe de Vitry.

• Il mottetto nella scuola fiamminga: Dufay.

• Il mottetto rinascimentale: Palestrina e G. Gabrieli.

• Il mottetto nei secoli XVIII e XIX: Mozart

• Il mottetto nel Novecento: Stravinskij

• Il mottetto nasce nell’ambiente della scuola di Notre Dame a Parigi probabilmente intorno al 1215
anche se il termine mottetto compare nella trattatistica dopo il 1250. Il termine deriva da
mot=parola in riferimento al principio di aggiungere parole a una melodia concepita come melisma.
Nasce dall’ampliamento e sviluppo della clausola. La clausola è quella sezione all’interno
dell’organum in cui le voci procedono con un ritmo simile fra loro poiché al grave, nella melodia
gregoriana c’è un melisma. Quindi la voce inferiore è più mossa ed assume tratti ritmici simili alle
voci superiori di per sé molto più melismatiche rispetto alla voce inferiore. Nel mottetto
sottostante di autore anonimo dell’ambito della scuola di Notre Dame è stata assunta come voce
grave la clausola “Domino” in origine all’interno dell’organum Viderunt omnes. Quindi è stato
elaborato il mottetto costruendo le altre due voci che non hanno testo uguale. Infatti uno dei tratti
distintivi del mottetto di questo periodo è la politestualità. Il mottetto è a tre solitamente a 3 voci:
la voce inferiore detta tenor è formata da un melisma gregoriano scelto dal compositore, si muove
a valori larghi e poteva essere realizzata da uno strumento. La voce di mezzo (motetum, poi
duplum) ha un andamento più mosso, toni a volte popolareggianti . La voce superiore (triplum) si
muove con valori brevi.
Uno degli autori più importanti del primo trecento italiano fu Marchetto da Padova (ca. 1274 –
fl.1305 - 1319) Compositore e teorico musicale italiano del tardo medioevo. Le sue innovazioni nel
campo della notazione musicale furono determinanti per l'affermazione dell'Ars nova italiana.
Molto probabilmente nacque a Padova. Poco si conosce sulla sua vita, ma si sa che fu maestro del
coro voci bianche ed insegnante alla cattedrale di Padova dal 1305 al 1306 e che lasciò Padova nel
1308 per lavorare in altre città in Veneto e Romagna. I suoi due maggiori trattati sulla teoria
musicale sono stati scritti fra il 1317 e il 1319, poco prima che Philippe de Vitry realizzasse il suo
trattato Ars nova nel 1322, che diede il nome allo stile musicale omonimo. Visse come Dante e
nello stesso periodo tra Veneto e Romagna.Una delle sue composizioni più celebri è il mottetto Ave
regina coelorum / Mater innocentiae/Ite missa est composto a Padova probabilmente per
l’inaugurazione della cappella degli Scrovegni affrescata da Giotto, cerimonia che ebbe luogo il 25
marzo 1305 (Annunciazione). E’ a tre voci con due testi in onore della Vergine: quello del triplum
ha come acrostico il testo del saluto angelico, quello del duplum il nome dell’autore Marcum
Paduanum.

Il mottetto nell’ars nova francese

• Il più antico documento che contiene pezzi musicali del XIV secolo in Francia è un manoscritto
riccamente decorato databile intorno al 1316. Si tratta di un poema satirico, il Roman de Fauvel
scritto da Gervais de Bus. Fauvel era un asino simbolico il cui nome si compone delle iniziali dei vizi
Flaterie, Avaricie, Vilanie, Varieté, Envie e Lascheté. Comprende circa 130 brani musicali i cui testi
sono spesso una denuncia della corruzione ecclesiastica e politica del tempo con aspra critica
rivolta anche agli ordini francescani e domenicani. La maggior parte dei pezzi è in stile monodico
ma sono presenti anche 33 mottetti polifonici di cui 5 a 3 parti opera di Philippe de Vitry.

• Philiippe De Vitry (1291-1361), teorico e compositore dell’Ars nova francese, fu molto stimato dai
contemporanei sia come poeta che come musicista; Petrarca lo lodava come “l’unico vero poeta di
Francia”. Fu diplomatico al servizio di 4 re di Francia e insieme ecclesiastico nominato vescovo nel
1351. Celebre per i suoi trattati teorici e i suoi mottetti. I tenores dei suoi mottetti sovente sono
costituiti da frammenti identici di ritmo. A volte la linea del tenor si muove così lentamente e così
pesantemente al di sotto delle voci superiori da non potersi più riconoscere come melodia,
assumendo piuttosto la funzione di base su cui costruire l’intero brano. Ciò è evidente nel mottetto
isoritmico Garrit gallus-In nova fert – neuma. Il termine isoritmia è stato coniato dal musicologo
tedesco Ludwig per designare un'elaborata organizzazione ritmica del tenor e a volte anche del
contratenor di un mottetto. Consisteva nella combinazione di una melodia di origine gregoriana
chiamata color impiegata come cantus firmus con uno schema ritmico di più note e pause chiamato
talea che nello svolgimento della melodia era ripetuto più volte. Questa tecnica assicurava al
mottetto una forte coesione e consentiva varietà al movimento melodico che si sviluppava alle voci
superiori. In questo mottetto politestuale il compositore divide la melodia del tenor Neuma in tre
parti di lunghezza identica per formare tre esposizioni dello schema ritmico o talea. Egli ripete
quindi la melodia per un secondo color usando identiche taleae.

Il tenor del mottetto è costruito attorno a un fulcro corrispondente a una pausa. Nella notazione
originale il tenor è parzialmente segnato in note rosse, per avvertire i cantori che la parte di questa
notazione colorata esige una divisione binaria a differenza della divisione ternaria implicita della
notazione nera. Il testo delle due parti vocali si riferisce alle vicende biografiche del ministro delle
finanze e consigliere di Filippo IV Enguerrand de Marigny, considerato come una personificazione di
Fauvel nella storia politica dell’epoca. Egli finì per essere arrestato, processato e condannato a
morte nel 1315. Enguerrand de Marigny (1260 – 1315) è stato un giurista francese, ministro di
Filippo il Bello. E’ la volpe di cui si parla in Garrit Gallus. Filippo IV di Francia, (Fontainebleau, 1268 –
Fontainebleau, 29 novembre 1314), fu re di Francia dal 1285 alla sua morte. E’ il Leone.

• Il mottetto, sciolti i legami originari con la liturgia nonché con le tematiche amorose dei testi, si
avviava nel XIV secolo a diventare il genere ufficiale delle cerimonie pubbliche: ordinazioni di
vescovi, inaugurazione di chiese richiedevano una musica da grandi occasioni: e avvenne così che la
fisionomia aristocratica ed élitaria del mottetto assunse l’espressione del fasto e della solennità
formale richieste dalla sua nuova funzione sociale. Scrissero mottetti i compositori fiamminghi.

• Guillame Dufay (?, 1400 ca. - Cambrai, 1474) Fu il più noto fra i compositori della prima
generazione franco fiamminga. Maturato in ambiente borgognone, soggiornò a lungo in Italia. Nella
sua musica, che segna emblematicamente il passaggio dal medioevo al rinascimento, confluiscono
tutte le tendenze della musica dell'epoca.

Caratteristiche generali:

• Formazione avvenuta a Cambrai, che occupava allora un posto di primo piano nel campo della
musica sacra.
• Permanenza in Italia, dove ha potuto assimilare lo stile musicale locale, conducendo una vita sia a
corte (presso i Malatesta) sia presso istituzioni ecclesiastiche (Cappella pontificia).

• Vita girovaga che gli ha permesso di fare numerose esperienze artistiche.

• Cultura inconsueta per un musicista che ha fatto di lui un personaggio molto stimato, al quale sono
stati affidati numerosi incarichi anche non musicali.

• Lunga vita, che gli ha permesso di conoscere stili diversi, di rinnovarsi e di portare la musica su
nuove strade

• La produzione:

Compose 9 messe polifoniche, circa una settantina di chansons francesi e motetti tra cui Nuper
Rosarum Flores, (o fiori di rosa). E’ un mottetto isoritmico composto nel 1436, per essere cantato
durante la cerimonia per la consacrazione della Cattedrale di Santa Maria del Fiore a Firenze, con
cupola realizzata dall'architetto Filippo Brunelleschi. La cerimonia, molto fastosa, fu presieduta da
Papa Eugenio IV. Il mottetto è sorprendente per la sua sintesi dell'antico stile isoritmico e del nuovo
stile contrappuntistico. « Si udirono cantare voci così numerose e così varie, e tali sinfonie
s'elevarono verso il cielo, che si sarebbe creduto di sentire un concerto d'angeli [ ... ] Quando il
canto cessava [ ... ] si sentivano suonare gli strumenti in maniera [ ... ] allegra e soave [ ... ] Al
momento dell'elevazione la basilica tutta intera risuonò di sinfonie così armoniose, accompagnate
dal suono di diversi strumenti, che si sarebbe detto che il suono e il canto del paradiso fossero scesi
dal cielo sulla terra. » (Giannozzo Manetti) Si tratta di un mottetto celebrativo destinato alla
celebrazione sonora solenne di grandi avvenimenti pubblici, ripartito in quattro voci (tenor,
contratenor, motetus e triplum). L’ossatura formale è costituita da un cantus firmus che i due
tenores eseguono a note lunghe e ritmicamente sfalsate a distanza di una quinta sul motivo
“Terribilis est locus iste”. Il brano si divide in quattro parti ciascuna delle quali comprende
un’esposizione del cantus firmus con indicazioni metriche sempre differenti (in notazione moderna
si passa dal ritmo 6/4 a 2/2, 2/4 e 6/8). Questo fa sì che le durate siano diverse per ciascuna sezione
pur restando identico il numero di battute (56 battute, di cui le prime 28 sono intonate solamente
da motetus e triplum e nelle restanti si uniscono i due tenores con la melodia dell’introito).
Rappresenta uno dei tipici esempi di musica fiamminga costruita su rigidi schemi geometrici,
fondati su relazioni numeriche predeterminate. E’ tuttora dubbio se le relazioni numeriche usate da
Dufay siano indipendenti o desunte direttamente da quelle delle proporzioni della Cattedrale
fiorentina (o, magari, da quelle della cupola del Brunelleschi). Quello che è certo è che il tenor e il
contratenor sono costuiti secondo un preciso piano matematico e sono ancora concepiti come parti
strumentali. La disposizione delle voci superiori denuncia un distaccarsi del linguaggio musicale
dall’ars nova poiché non si tratta più di astratte linee vocali ma di melodie concepite in connessione
con il testo.

• Le dispute sul mottetto Charles Warren, in un articolo del 1973 che ha avuto grande risonanza, ha
ritenuto di poter dimostrare che le strutture proporzionali del mottetto fossero in relazione con le
proporzioni del tempio. In seguito, Craig Wright ha mostrato che le proporzioni architettoniche
attribuite da Warren al Brunelleschi sono scorrette, e ha affermato che le proporzioni usate da
Dufay potrebbero piuttosto derivare dalle indicazioni bibliche sulle misure del Tempio di Salomone.
Lo stesso Warren ha accettato come fondate le obiezioni di Wright, ma l'idea di una relazione
diretta fra le proporzioni del mottetto e la struttura della basilica è stata recentemente riproposta.
Uno studio più recente propone ulteriori relazioni tra la costruzione brunelleschiana, il mottetto di
Dufay e la simbologia dell'Apocalisse, il tutto visto alla luce del riferimento alla Firenze del
Quattrocento come la nuova Gerusalemme celeste.

• Il mottetto assume caratteri diversi anche a seconda degli influssi che subisce nelle diverse aree
geografiche: in Germania si diffonde il mottetto-lied, che impiega come c.f. un canto ecclesiastico
tedesco, in Inghilterra invece lo stile del mottetto europeo darà vita agli anthems. In Italia nel
secolo XVI si diffondono due scuole polifoniche: Roma e Venezia. La prima risente delle influenze
del concilio di Trento, la seconda invece trae origine dalla scuola fiamminga.

• G. P. da PALESTRINA
1525-1594)

• Organista, compositore e maestro di cappella, visse a Roma sotto il pontificato di ben 12 papi. E’ il
compositore che meglio interpreta le direttive del concilio di Trento. Ha una produzione molto
ampia: un centinaio di messe, oltre 500 mottetti, più di 100 madrigali fra profani e spirituali.

Caratteristiche salienti del suo stile polifonico a cappella che diventerà un modello per i
compositori successivi:

• Autonomia delle voci nel tessuto polifonico

• Melodia cantabile con prevalenza di moto diatonico per gradi congiunti

• Armonia equilibrata con predominio delle triadi consonanti e cauto uso delle dissonanze sempre
preparate e risolte

• Andamento ritmico equilibrato e regolare

• Sonorità piena con vari raggruppamenti delle voci al fine di ottenere una maggior varietà timbrica

• Uno dei mottetti più celebri di Palestrina è Sicut cervus, tratto dal salmo 42. Come la cerva anela ai
corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te o Dio. Era cantato durante i riti funebri ma anche durante
i battesimi. Palestrina ne realizza una versione polifonica a quattro voci a cappella unendo la
cantabilità della melodia italiana con il contrappunto fiammingo, a favore dell’espressività del
testo.

• L’altro polo di sviluppo della musica nel ‘500 italiano è Venezia, città che per la sua posizione
geografica è crocevia di varie culture. Aperta agli influssi europei, Venezia non risente delle
decisioni del concilio di Trento e sviluppa uno stile musicale autonomo.

• Scuola polifonica veneziana:

• Influenze fiamminghe (fondata da Willaert)

• Spazio sonoro: basilica di San Marco, la cappella privata del doge dotata di due organi e due
cantorie

• Tecnica cori spezzati o battenti

• Impiego voci e strumenti (stile concertato)


• Principali compositori: Andrea e Giovanni Gabrieli

• Esempio Mottetto O magnum misterium di Giovanni Gabrieli

• Nei secoli XVII e XVIII il mottetto ha una sua evoluzione in parallelo con il linguaggio musicale. E’
una forma strutturalmente libera, di argomento sacro in lingua latina. Ogni compositore lo tratta in
modo personale inserendo elementi del proprio linguaggio e degli stili della sua epoca. Nel periodo
barocco adotta l’impiego del basso continuo e lo stile concertato per voci e strumenti. Tuttavia non
mancano esempi di mottetti che guardano al passato e tendono a conservare la tradizione
palestriniana.

• Nel periodo classico anche Mozart si occupò del mottetto. Nell’arco di una breve ma intensissima
esistenza si espresse in tutti generi della sua epoca eccellendo in tutti.

• Il mottetto più celebre di Mozart è l’Ave Verum Corpus composto su un testo eucaristico del XIV
secolo relativo al credo cattolico della presenza del corpo di Gesù Cristo nel sacramento
dell'eucarestia; il significato italiano del titolo è Salve, Vero Corpo o Corpo di Verità. Si tratta di un
mottetto per coro misto, orchestra e organo, composto dall'autore salisburghese a Baden, nei
pressi di Vienna, fra il 17 e il 18 luglio del 1791. L'opera è dedicata all'amico Anton Stoll,
Kapellmeister della chiesa parrocchiale di Baden. Nato per l'occasione della solennità del Corpus
Domini, viene considerato uno dei momenti più alti del genio mozartiano. Pëtr Il'ič Čajkovskij
rielaborò questo celebre mottetto nella preghiera che costituisce il terzo movimento della Suite n.
4, op. 61, nota - non a caso - come Mozartiana. « Ave Verum Corpus natum de Maria Virgine Vere
passum, immolatum in cruce pro homine, Cujus latus perforatum unda fluxit et sanguine,Esto nobis
praegustatum in mortis examine. O Jesu dulcis, O Jesu pie, O Jesu, fili Mariae, Miserere mei. »

• « Ave, o vero corpo, nato da Maria Vergine,


che veramente patì e fu immolato sulla croce per l'uomo,
dal cui fianco squarciato sgorgarono acqua e sangue:
fa' che noi possiamo gustarti nella prova suprema della morte.
O Gesù dolce, o Gesù pio, o Gesù figlio di Maria.
Pietà di me. Amen. »

• Il termine mottetto continuò ad essere impiegato per designare cmposizioni solitamente di


argomento sacro e struttura libera nel corso dell’ottocento e del Novecento.

• Stravinskij (1882-1971)Compositore, pianista e direttore d’orchestra russo, naturalizzato francese e


poi statunitense. Studiò con Rimskij-Korsakov, nel 1910 si trasferì a Parigi dove compose balletti
per il coreografo Diaghilev tra cui la Sagra della Primavera. Dopo un soggiorno in Svizzera e un
ritorno a Parigi, nel 1939 si trasferì a New-York, prese la cittadinanza statunitense nel 1945 e
mantenne qui la sua residenza fino alla morte.

• Produzione vasta e varia divisa in varie fasi:

• Periodo russo (1905-1920 ca)

• Periodo neoclassico(1920-1951)
• Periodo dodecafonico o seriale (1951-1971)

• Durante il periodo neoclassico compose tre brevi mottetti sacri per la chiesa russa ortodossa in
lingua slava: Credo (1932), Ave Maria (1934), Padre nostro (1926). Nel 1946 li rimodificò adottando
la lingua latina.

• Ave Maria per coro misto a 4 voci a cappella è semplice e austero. "Posso sopportare il canto non
accompagnato solo nella musica più armonicamente primitiva", ha proclamato Stravinskij e il suo
scopo era "una semplice intonazione armonica delle parole." Il suono che ne risulta è una curiosa
combinazione di armonie novecentesche e di una coralità arcaica di sapore quasi bizantino in linea
con la tradizione sacra russa.

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