Vivaldi non ha scritto solo concerti per violino e flauto, ma anche per mandolino in do maggiore RV 425; il primo e terzo
movimento solo in Do maggiore, il secondo in la minore.
Produzione sacra: oltre ad insegnare alle ragazze della pietà, fu incaricato di comporre la musica da essere eseguita durante le messe della Chiesa della Pietà. tra i vari brani, da ricordare è il Gloria RV589, per soli (soprano, contralto, tenore e basso), coro (4 voci) e orchestra. All'epoca queste ragazze trascrivevano perché mancavano i tenori e bassi, ma Vivaldi l'ha scritto per 4 voci in modo da essere più vendibile. risale al 1716 ed è suddiviso in 12 movimenti contrastanti: il primo è Gloria in excelsis Deo (tutta l'orchestra, con gli ottoni, c'è un motivo squillante), Et in terra pax hominibus (si minore; per voci e arco, ma non ci sono gli ottoni perché cambia l'atmosfera. cambia anche il tipo di scrittura, se nel primo movimento c'è un tipo di scrittura corale, nel secondo contrappuntistica). repertorio operistico: ha scritto un centinaio di opere per i teatri dell'opera. la prima opera è l'Ottone in Villa rappresentata nel 1713 a Vicenza; nel 1714 al teatro s. Angelo di Venezia fu rappresentato Orlando Finto pazzo. Lavorò anche come impresario presso il teatro s. Angelo, occupandosi dell'organizzazione di stagioni operistiche. Tra le molte opere, importante è il Giustino, opera in 3 atti, composta nel 1724, su libretto del conte Nicolò Beregan (1683). Prima esecuzione a Roma, nel teatro Capranica nel carnevale del 1724. È celebre l'aria del I atto, Vedrò con mio diletto, Anastasio imperatore di Bisanzio (soprano castrato). Il resto del repertorio, tranne le 4 stagioni, cade nel dimenticatoio; viene riscoperto negli anni 20/30 del 1900 a Siena, accademia Chigiana, Casella e Malipiero. documentario Giuseppe Tartini: 1672-1770, istriano, nato a Pirano, fu violinista, compositore e teorico musicale. COntribuì a sviluppare la scirttura strumentale per archi e definizioni dei fenomeni fisico-acustici che regolano la musica. Studio all'università di Padova, poi soggiorna al convento di San Francesco in Assisi, dove inizia a studiare seriamente il violino. Tanto che si guadagna da vivere suonando nelle orchestra dei teatri dell'opera marchigiani. Torna in Vneeto nel 1716, approfondendo ancora di più lo studio del violino, tanto che viene asusnto come primo violino e Capo di concerto (non c'era il direttore) dell'orchestra della Basilica del Santo di Padova. Soggiorna tre anni a praga per afffinare la sua pratica, poi si stabilisce a padova dove è a.capo di un a delle più rinnomate scuole di violino dell'epoca. intorno alla metà del secolo era conosciuto in tutta europa; infatti grande è il numero di allievi che si recarono a Padova per studiare con lui. Si parla infatti di Scuola delle nazioni. Gli studenti diffusero le idee e le opere di Tartini una volta tornati nel loro paese. Influsso molto forte in germania, dove venivano assunti presso varie corti musicisti in pianta stabile, tra cui molti furono allievi di Tartini. Tartini è particolarmente copnosciuto per la raffinatezza della tecnica dell'arco, di cui richiedeva una padronanza assoluta per poter ?. L'espressività caratteristica della musica vocale interessava molto a tartini, cercò tramite gli abbellimenti (come e dove il compositore li ha previsti) di riprodurla anche per la musica strumentale. Realizza un metodo del 1740, Regole per arrivare a saper ben sonar il Violino, è la prima pubblicazione dedicata in maniera esclusiva all'esecuzione degli abbellimenti. Abbellimenti concepiti come uno strumento espressivo. Alcuni caratteri inconfondibili della scuola tartiniana erano la nettezza, la bellezza e perfezione dell'intonazione. Scoprì il fenomeno del terzo suono = suono grave che si ottiene dall'esecuzione simultanea di altri due suoni di altezza diversa; fornisce la base armonica della serie di armoniche superiori a cui appartengono i due suoni emessi. Trattato di musica secondo la vera scienza dell'armonia (Padova, 1754) Tartini stabilisce che il terzo suono fa sempre parte della medesima serie di armonici alla quale appartengono i due suoni eseguiti insieme. È sua convinzione che qualunque sia il suono eseguito anche dissonante, il terzo suono è sempre presente. La produzione musicale è costituita quasi esclusivamente da due generi di musica strumentale: il concerto per violino solo e la sonata oper violino solo, con o senza basso continuo. La maggior parte della sua produzione è manoscritta, ma alcune raccolte le ha fatte pubblicare: tre raccolte di sei concerti ciascuna stampate ad Amsterdam tra il 1728 e il 1734. Queste raccolte fanno riferimento fanno alla produzione di Corelli. Infatti in una L'arte dell'arco, pubblicata a Parigi nel 48, traviamo un omaggio a corelli: 38 variazioni sulla Gavotta in Fa maggiore dell'op. 5 n. 10 di corelli, in cui si succedono tutti i tipi di colpi d'arco. L'opera più conosciuta di Tartini è la sonata in Sol minore, il Trillo del diavolo, così intitolata in riferimento a un sogno sull'apparizione del diavolo che tartini aveva fatto ad Assisi nel 1713. Tre movimenti; il terzo movimento è formato da: sezione grave, allegro assai, andante allegra assai. Pensata per basso continuo e violino. IL TEATRO D'OPERA IN FRANCIA La Francia è stata l'unica nazione europea in grado di creare un tipo di spettacolo operistico autoctono, che riuscì per molto tempo a resistere alla moda del teatro d'opera all'italiana. La struttura impresariale dell'opera veneziana si diffuse in tutta l'Europa tranne che in Francia. Molti musicisti italiani furono chiamati dall'Italia per adattare alle esigenze locali lavori operistici già confezionati nel luogo di origine o prodotto in loco seguendo i modelli italiani. Una fattore decisivo fu la circolazione dei cantanti virtuosi italiani. In Francia, l'opera italiana fu introdotta da Giulio Mazarino (1602-1661), al governo della nazione dal 1643, con il fine di italianizzare la cultura a corte e nella capitale. Chiamò a lavorare a Parigi molti compositori, cantanti, librettisti e scenografi italiani negli anni 40-60 per preparare spettacoli operistici. Vennero eseguite diverse opere italiane in Francia, tra cui: Orfeo di Luigi Rossi, a Palais-Royal il 2 marzo 1647 (con macchine sceniche di Jacopo Torelli), Xerse di Francesco Cavalli, già eseguita a Venezia nel 54, ma viene riadattata per il pubblico francese inserendo numerosi episodi di danza, chiamati entrées, composti da Jean-Baptiste Lully, nella galleria del Louvre il 22 novembre 1660. L'opera italiana non fu accetta in Francia per varie ragioni: non amavano le irrazionali complessità dei drammi operistici italiani; trame troppo complesse per chi non conosceva la lingua italiana; arie vocalizzate e lunghi recitativi noiosi e squilibrati; non accettavano l'arte innaturale dei cantanti castrati; erano abituati a un intreccio drammatico che glorificasse la figura del loro re ed esaltasse la loro nobiltà. Preferivano una forma di spettacolo strutturato con una vivace successione di entrées danzate, di cori, di interludi orchestrali raccordati da brani poetici, recitati e cantati, che dovevano aderire perfettamente alla metrica dei versi del testo. Dall'insieme di questi elementi nasce il ballet de cour (balletto di corte), forma di spettacolo musicale apprezzato dai francesi. Questa politica culturale che Mazzarino cercò di imporre era contraria all'ondata di sentimento nazionalistico che stava invadendo la Francia. Infatti Luigi XIV voleva scalzare la supremazia artistica italiana e, dopo la morte di Mazarino, decise di nazionalizzare le arti, in particolare la musica. L'introduzione dell'opera italiana a Parigi stimolò i francesi a produrre un genere di musica operistica autoctono: la tragedie lyrique (cantata dall'inizio alla fine, non è recitata). Ballet de cour = esisteva già dalla fine del XVI secolo, si inseriva bene nel fasto dello sfarzoso cerimoniale di corte. Si trovano gli ingredienti essenziali che si ritrovano poi nella tragedie lyrique: • aderenza alle convenzioni di corte • tendenza agli effetti scenici sfarzosi e dispendiosi, ai costumi sontuosi • sviluppo di azioni di argomento mitologico, con personaggi allegorici che lanciano messaggi politici • uso di cori omofonici, canti solistici, interludi strumentali e danze tradizionali motivati dall'azione • rigoroso rispetto dei ritmi musicali per la natura metrica dei versi francesi. Fondamentale per lo sviluppo del ballet de cour e dell'opera francese fu lo spettacolo dal titolo Circe o il Balletto comico della Regina, dato alla corte di Francia nell'ottobre 1581. La partitura e il testo furono pubblicati l'anno seguente; la musica fu composta dai cantanti-compositori Jacques-Salmon e Lambert de Beaulieu. A ideare la coreografia fu il ballerino violinista piemontese Baldassare de Belgioioso. Le trame generalmente fanno riferimento alla mitologia classica, come ad esempio la storia della maga Circe e dei suoi incantesimi interpretati in chiave allegorica: i sovrani dovevano acquistare un potere magico attraverso la sconfitta della maga. Era divisa in tre parti: • ouverture; • varie entrées con brani recitati (récits), danze e pantomime su musiche strumentali (airs o symphonies de danse) e vocali (cori omofonici, airs); • entrées finale chiamata grand ballet, danzata dall'intero corpo di ballo e da tutti gli spettatori, guidati dal re. Dagli elementi derivati dal ballet de cour, Molière ideò nel 1661 in collaborazione con Lully la comédie-ballet: commedia con una ricca farcitura di entrées di balletto e brani vocali integrati all'azione. Presentavano nel testo unos volgimento scenico dal tono leggero e satirico, o amoroso. L'associazione Molière-Lully finì nel 1671, dopo aver creato una dozzina di comédies-ballets, tra cui spicca Le bourgeois gentilhomme. Questa forma però offre solo la coesistenza di musica, balletto e dramma, ma non la loro integrazione in un intreccio coerente e sviluppato. Sarà Lully, direttore dell'Académie dal 1672 con l'appoggio del re, a giungere a una totale fusione degli elementi di danza, azione, musica e scenogragia