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IL CLASSICISMO – LA SCUOLA DI MANNHEIM- F.J. HAYDN

Viene comunemente denominato “Classicismo” il periodo che va dal 1750-60 fino a verso il 1820,
soprattutto in area tedesca, e con i maggiori rappresentanti i musicisti Haydn, Mozart e Beethoven. Siccome
il centro di sviluppo maggiore fu la città di Vienna, viene anche denominato “Classicismo viennese”, o anche
“Prima scuola di Vienna”, per differenziarla dalla seconda, novecentesca. Caratteri comuni di questa scuola
musicale furono lo sviluppo della musica strumentale, attraverso le forme più moderne della sinfonia, del
concerto solistico e del quartetto d’archi in primis, e anche l’adozione all’interno di queste di quella che fu
poi denominata “Forma sonata”, che appartiene più o meno allo stesso periodo, e che fu codificata solo
nell’800 da parte di Reicha (1826), Czerny (1848) e da Marx (1845), il quale per primo la denominò
“sonata”, prendendo spunto soprattutto dalle opere di Beethoven per pianoforte. Si codificò così lo
schema di esposizione-sviluppo-ripresa con relativo bitematismo e modulazioni connesse. In realtà studi
più recenti (Rosen) hanno messo in luce che esiste una casistica più ampia di forme-sonata, non riducibile
ad un unico schema.

Fu anche grazie alla scuola musicale lombarda, capeggiata da Sammartini, e dalla scuola di Mannheim, con
Stamitz ed altri, che si andò a definire la forma della sinfonia classica intorno agli anni ’50 del ‘700.
Sammartini inaugurò un nuovo tipo di sinfonia, in tre movimenti, dove nel primo movimento sono
differenziati il gruppo principale di temi da quello modulante, già caratteristico di una nascente forma-
sonata. Egli in pratica ebbe una sua scuola di musicisti-allievi, e la sua opera si diffuse anche fuori dall’Italia,
soprattutto a Vienna.

L’orchestra di Mannheim invece, attiva tra il 1740 e il 1778, radunò un gruppo di strumentisti, soprattutto
boemi, selezionati grazie alla loro bravura che formarono il nucleo di questo gruppo strumentale, che nel
1756 contava 56 elementi, contro i 20/30 delle altre orchestre dell’epoca. Fu creata nel 1742 dal Principe
elettore Palatino Carl Theodor di Pfalzbayern, buon dilettante di musica. L’orchestra creata divenne una
delle migliori d’Europa, nel 1778 contava ben novanta elementi, e per essa scrissero vari compositori
dell’epoca, oltre ad ispirarne altri per le loro composizioni orchestrali (Mozart). Oltre agli archi, ne facevano
parte anche flauti, oboi, corni e talvolta clarinetti, che per primi furono inseriti in un’orchestra. Erano
esperti in alcuni effetti dinamici e coloristici, come l’alternanza di piano e forte e il crescendo, anche se tali
effetti erano già presenti nella sinfonia d’opera italiana degli anni ’40. Comunque sia, il loro esempio fu
importante per lo sviluppo della musica orchestrale della fine del ‘700, anche se ovviamente non fu il solo.

Una influenza importante sul classicismo, anche se è ancora eredità del barocco, è lo stile galante che si
sviluppa in Germania soprattutto dagli inizi del ‘700 e che culmina a metà secolo con compositori come
C.P.E. Bach, Hasse e Quantz. Questo invoca una maggior chiarezza del discorso musicale, unito a una libertà
nella trattazione delle dissonanze e con maggiori ornamentazioni, soprattutto nel genere solistico piuttosto
che nella musica d’insieme. E’ comunque uno stile che invoca una maggior libertà rispetto alle regole rigide
ereditate dal barocco, unita a una scorrevolezza e piacevolezza del discorso musicale.

FRANZ JOSEPH HAYDN

Il primo grande rappresentante del classicismo viennese nacque a Rohrau, in Austria, nel 1732 da genitori
di umili origini. L’educazione musicale avvenne nella scuola della cattedrale di Santo Stefano a Vienna, e
successivamente con Nicola Porpora con cui imparò i principi fondamentali della composizione. Tra il ’57 e
il ’59 fu al servizio dei conti von Furnberg e Morzin: presso quest’ultimo, che aveva a servizio un’orchestra
da camera, compose le prime sinfonie e primi “divertimenti” per archi o fiati in più movimenti. Anche i
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primi quartetti erano qualificati come “divertimenti a quattro”, prima dell’appellazione moderna che
avvenne con l’op. 33 del 1781.

Una svolta nella sua carriera avvenne con l’assunzione come musicista di corte presso la famiglia Estherazy,
dapprima con Paul Anton e poi con il fratello , detto “il magnifico” per la sua munificenza, e che stabilì la
residenza ad Estheraza in Ungheria. Qui Haydn aveva a disposizione una piccola orchestra di 15-20 elementi
con buoni strumentisti, ed alcuni cantanti. Fu costruito anche un teatro d’opera in cui vennero
rappresentate opere italiane, e lavori in prosa. Dal 1776 iniziò una regolare stagione operistica. In questo
periodo il nostro si dedicò soprattutto alla composizione di sinfonie, musica da camera di vario genere
(divertimenti, duetti, trii, quartetti) e successivamente opere liriche. Dato che il principe Nikolaus era un
buon dilettante di Baryton, una specie di viola da gamba tenore, compose vari duetti e trii con questo
strumento.

Le composizioni da camera in cui però si rivelò maestro furono i quartetti d’archi, dall’op. 9 in poi, passando
dall’op. 20, detti “del sole”, e all’op. 33, in cui imposta il nuovo genere che fu poi ripreso da Mozart e
Beethoven, con il primo movimento in forma sonata, l’eguaglianza dei quattro strumenti fra di loro, i
minuetti che diventano Scherzi, e i finali orecchiabili, spesso in forma di Rondò. La forma sonata è
monotematica, carattere precipuo di vari quartetti. Le pubblicazioni successive, dall’op. 50 all’op. 76,
approfondiscono le possibilità espressive e costruttive del quartetto, producendo alcuni reali capolavori del
genere. In effetti Haydn è stato probabilmente il primo che ha codificato il genere del quartetto d’archi,
che rimarrà come modello per le generazioni successive.

Il genere della sinfonia viene portato anch’esso a perfezione nel giro dei 40 anni in cui Haydn lo praticò, fra
il 1757 e il 1795. Dalle composizioni tripartite degli esordi, giunge ai risultati più interessanti già dal 1761 in
poi, da quando entra al servizio degli Estherazy. Inizia una ricerca timbrica e concertante del genere, e
approdando anche a una visione più drammatica, con alcune sinfonie in modo minore in cui primo e
secondo tema sono talvolta in conflitto dialettico, e con una strumentazione più ricca, con maggior peso ai
fiati. Vi è anche un’adesione ai principi poetici dello “sturm und drang” in alcune di esse. Dal 1773, l’autore
giunge alla fisionomia definitiva della sinfonia, con il bitematismo dei primi movimenti, i secondi movimenti
in adagio in forma sonata o andante con variazioni, il minuetto fortemente scandito, e il finale in forma di
rondò. Si giunge così ai capolavori della maturità, le 11 sinfonie parigine (82-92) del 1785/89, e le sinfonie
londinesi (93-104) del 1791/95. Le prime furono composte per la loggia massonica di Parigi con la quale
Haydn era in contatto, e le seconde per l’impresario Solomon di Londra, anch’egli massone. L’orchestra di
Parigi aveva maggiori possibilità strumentali, e infatti le sinfonie omonime hanno una strumentazione più
ricca rispetto alle precedenti, che comprende flauti, oboi, fagotti, corni, talvolta trombe, timpani e archi.
Alcune sinfonie portano dei soprannomi, quali “l’orso”, “la gallina”, “Maria Teresa”, “la regina” ecc: tali
soprannomi furono spesso dati dopo l’esecuzione e la pubblicazione per caratterizzare il brano, sia con
riferimenti ad alcune particolarità della scrittura, sia anche alla dedica o alle circostanze dell’esecuzione. In
pratica i soprannomi aiutavano a vendere meglio la pubblicazione musicale e a renderla riconoscibile al
pubblico. Le sinfonie londinesi rappresentano l’apice del sinfonismo haydiniano, e servirono da modello
anche alle prime sinfonie beethoveniane, Iniziano spesso con un adagio introduttivo, a cui segue l’allegro in
forma sonata, e gli altri tre movimenti in successione. Anche alcune di esse portano dei soprannomi, che
sono restati poi a caratterizzarle.
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Le 20 opere liriche rimaste di Haydn rappresentano una parte importante del suo lavoro presso gli
Estherazy, la maggior parte essendo state composte per il teatro della residenza principesca dopo il 1776.
Sono spesso sulla scia dell’opera comica napoletana, di cui riprendono le forme e i tipi, a volte ampliandole
e caratterizzando maggiormente i personaggi. Tra di esse ricordiamo L’infedeltà delusa del 1773, L’incontro
improvviso del ’75 che anticipa il mozartiano ratto del serraglio, e che può considerarsi il capolavoro buffo
dell’autore, Il mondo della luna del’77 su testo di Goldoni, La vera costanza, opera semiseria del ’78, con dei
finali d’atto sviluppati come ne La vera costanza del ’79. Infine le opere eroiche Orlano paladino e Armida
dell’82-83, in cui vengono caratterizzati più drammaticamente i vari personaggi, come avverrà di lì a poco
nelle opere della trilogia mozartiana. L’Orfeo ed Euridice sarà invece composto per il teatro italiano di
Londra nel ’91, ed è un tipo di opera-oratorio con vasti cori, molto apprezzato dal pubblico inglese.

Un posto a parte occupano le messe composte nella maturità, dal 1796 in poi a ritmo di una l’anno per il
principe Nicolaus II Estherazy, e che formano un corpus di sei composizioni ben individuate per la loro
monumentalità, essendo quasi degli oratori, con un’orchestrazione ricca e brani ben individuati, e che
formano quasi un’appendice alle sinfonie Londinesi appena ultimate. Fra di esse, ricordiamo la Missa in
tempore belli, scritta in occasione delle occupazioni napoleoniche, La Missa in angustiis in re minore, la
Schopfungmesse del 1801 e l’Harmoniemesse del 1802, con il suo vasto apparato di strumenti a fiato, che
determinano l’appellativo dato alla messa.

Per finire, qualche parola sugli oratori, tra cui La Creazione del ’98 e Le stagioni del 1801, ambedue su
libretto di Van Swieten, e che subirono l’influsso degli oratori Handeliani che il nostro aveva avuto modo di
ascoltare e studiare durante i due soggiorni londinesi. Soprattutto il primo ebbe uno straordinario successo
alla fine del ‘700 a Vienna, e consacrò la fama di Haydn come poche altre composizioni. La musica è spesso
descrittiva, dal brano iniziale che evoca il Caos originario, all’apparire della luce, al sorgere del sole,
all’evocazione di animali, eventi naturali ecc, con un linguaggio musicale spesso moderno ed evocatore. Le
stagioni invece permettono all’autore di evocare anche strumentalmente i vari momenti dell’anno e i vari
personaggi, caratterizzandoli con le varie arie.

Haydn si spense a Vienna nel 1809, nella città occupata dalle truppe francesi.

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