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Musica classica
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Una caratteristica importante della musica colta europea è l'abbandono della tradizione orale e
l'introduzione di un sistema di notazione musicale, sviluppato gradualmente a partire dal IX
secolo.[6] Nel corso del tempo l'improvvisazione e l'ornamentazione estemporanea o ad libitum,
di uso comune fino al XVII e XVIII secolo, hanno gradualmente perso spazio nell'esecuzione del
repertorio scritto, nel quale la volontà del compositore, trasferita nella notazione, viene
interpretata nei limiti della composizione stessa, senza più concedere spazio a modifiche
arbitrarie della musica da parte degli esecutori.[7][8][9]
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Indice
Caratteristiche
Letteratura
Strumentazione
Organico
L'orchestra
Lo sviluppo dell'intonazione
Forme
Complessità
Storia
Legame con la musica dell'antichità
Mesopotamia
Antichi ebrei
Antica Grecia
Musica medievale e rinascimentale
L'epoca dell'armonia tonale
Musica barocca
Classicismo
Musica romantica
Musica moderna e contemporanea
Significato della notazione scritta
Visione modernista del significato della composizione
Critiche alla visione modernista
Improvvisazione
Relazioni con altre tradizioni musicali
Musica popolare
Musica folk
Commercializzazione
Note
Bibliografia
Altri progetti
Collegamenti esterni
Caratteristiche
Data l'estremamente ampia varietà di forme, stili, generi e periodi storici generalmente
percepiti come "musica classica", è difficile individuare delle caratteristiche comuni che possano
caratterizzare tutte le opere di questo tipo. Le descrizioni più tipiche sono vaghe e di vario
genere, facendo magari riferimento alla prospettiva storica (qualcosa "composto molto tempo
addietro", una dichiarazione piuttosto discutibile se si considera lo stesso concetto di musica
classica contemporanea). Tuttavia, ci sono caratteristiche che la musica classica condivide con
pochi o nessun altro genere di musica.[10] Tra le caratteristiche determinanti, vi sono l'adozione
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di un sistema di notazione musicale che ha permesso il passaggio dalla tradizione orale alla
letteratura scritta, alterando profondamente la trasmissione della musica e cambiando
radicalmente sia il modo di studiare e comunicare sia quello di trasmettere ai posteri il
repertorio. Altro punto chiave, reso possibile dal passaggio dalla cultura musicale orale a quella
scritta, è lo sviluppo di un'armonia solida e metodica che rende possibile la costruzione di
composizioni musicali di dimensioni e complessità notevoli, senza precedenti e non comparabili
con le altre culture musicali, grazie anche all'introduzione della tecnica della modulazione e la
sua applicazione alla costruzione del discorso musicale, permettendo maggiore varietà.
Letteratura
Una caratteristica fondamentale della musica classica occidentale è l'abbandono, a partire dal
IX secolo, della tradizione orale, che caratterizzava la musica dell'antichità e che continua a
caratterizzare la musica popolare e quella di molte culture non europee. Il repertorio è messo
per iscritto in notazione musicale, con la creazione di una parte musicale o spartito per ogni
strumento e, nella musica d'insieme, di una partitura che permetta di osservare insieme le parti
di tutti gli strumenti. Questa notazione, in genere, determina con precisione ritmo e
intonazione, e, dove sono coinvolti due o più musicisti (sia cantanti che strumentisti), specifica
come sono coordinate le diverse parti individuali. La notazione della musica, oltre a preservare
nel tempo le opere, ha permesso di creare composizioni con un elevato livello di complessità: la
musica contrappuntistica, come ad esempio nelle fughe di Bach, raggiunge una straordinaria
elaborazione con la combinazione di molte linee melodiche che, pur essendo chiaramente
distinte, si incastrano perfettamente sia sul piano ritmico che armonico. Ciò ha permesso anche
lo sviluppo di una coerente logica armonica che sarebbe impossibile portare a simili livelli di
complessità improvvisando.[11]
Strumentazione
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dal computer.
Organico
In base all'organico, a grandi linee si distingue generalmente la musica a strumento solo (o non
accompagnato), la musica da camera, che prevede invece un organico d'insieme generalmente
non molto esteso, nel quale ogni strumento conserva un ruolo individuale, e la musica sinfonica,
ovvero quella per orchestra.
L'orchestra
L'orchestra barocca era spesso composta da soli archi e strumenti delegati ad eseguire il basso
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continuo (clavicembalo, chitarrone, arciliuto, tiorba), cui potevano aggiungersi fiati, sia come
parti di raddoppio ad libitum che come parti reali, solitamente flauti, oboi, corni, a volte con
trombe e timpani. [12] Negli anni Trenta e Quaranta del Settecento nasce l'orchestra nel moderno
senso del termine, con gli archi stabilmente affiancati da fiati, tipicamente due oboi, due corni e
uno o due fagotti, nella musica più solenne a volte anche trombe e tromboni; potevano essere
presenti anche i timpani e il flauto, spesso suonato da un oboista. Durante il Classicismo, negli
ultimi due decenni del Settecento, gli strumenti precedentemente presenti ad libitum, come
flauti, clarinetti, trombe e percussioni, entrano a far parte dell'organico stabile dell'orchestra.
Con il Romanticismo le dimensioni dell'orchestra aumentano progressivamente e nel secondo
quarto dell'Ottocento scompaiono le tastiere impiegate nella realizzazione del basso continuo.
Aumentano sia il numero degli elementi in ogni sezione degli archi sia il numero e la varietà dei
fiati e delle percussioni, fino a raggiungere il gigantismo delle orchestre wagneriane e
mahleriane[15].
Lo sviluppo dell'intonazione
Un ulteriore problema è
sorto con lo sviluppo
dell'armonia tonale e
successivamente la pratica Esempio di scale temperate e naturali: si osserva che la scala naturale,
della modulazione, ovvero il costituita da intervalli di differente ampiezza, non può essere
passaggio fra tonalità diverse semplicemente traslata su gradi diversi dalla fondamentale (nell'esempio,
nella stessa composizione: da do a re maggiore), a differenza di quella basata sul temperamento
l'intonazione naturale, equabile
prevedendo toni e semitoni
di ampiezza non costante,
non si presta facilmente a tale pratica, richiedendo su alcuni strumenti (clavicembalo o liuto, ad
esempio) di modificare l'accordatura per poter cambiare tonalità. I teorici musicali hanno
quindi studiato nuove scale e temperamenti (ovvero modifiche dell'ampiezza delle quinte e
quarte rispetto alla loro intonazione naturale) che fornissero delle soluzioni di compromesso tra
la perfezione dell'intonazione degli intervalli (che fosse più vicina possibile alla loro intonazione
naturale) e la maggiore omogeneità possibile degli intervalli stessi all'interno della scala, per
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consentire le modulazioni.[16]
Forme
In musica si chiama forma l'organizzazione degli elementi musicali in una composizione o parte
di composizione. Dietro ogni atto compositivo, dal più piccolo al più grande, si rinviene infatti
una tendenza all'organizzazione, anche se questo non implica che l'attività compositiva possa
essere ridotta a una meccanica applicazione di schemi prestabiliti. Lo studio della forma
musicale è di interesse pedagogico più che analitico o critico, e nelle opere di una certa
complessità in genere si considerano diversi aspetti dell'organizzazione formale.[17] Ad esempio,
Felix Salzer[18] propone una distinzione fra struttura nel senso dell'analisi schenkeriana
melodica e armonica, forma nel senso di organizzazione e suddivisione di tale struttura in
sezioni della composizione e nelle relazioni che scaturiscono fra tali sezioni, e design nel senso
di organizzazione superficiale del materiale ritmico e tematico.[17]
Mentre gli stili più popolari si basano soprattutto su forme semplici, come le danze o la forma
canzone, la musica classica ha sviluppato una gran numero di generi e forme altamente
sofisticati di musica vocale e strumentale.[19] Le composizioni possono avere una varia
organizzazione interna del materiale musicale e i compositori classici spesso aspirano a
permeare la loro musica con un rapporto molto complesso tra i contenuti emozionali e gli
strumenti intellettuali con cui si ottengono. Molti dei lavori più apprezzati di musica classica
fanno uso dello sviluppo musicale, il processo attraverso il quale un'idea musicale o motivo
viene riproposta ed elaborata in contesti differenti. Una composizione di musica classica
tipicamente può essere vista come un discorso, nel quale elementi musicali di senso autonomo
(idee musicali, temi, frasi) vengono elaborati per formare un percorso musicale più ampio.
Esempi di forma o di strutturazione di una composizione o parte di essa sono la forma sonata, la
forma Lied, il rondò o la fuga.
Complessità
Le composizioni del repertorio classico sviluppano una complessità artistica spesso notevole,
che nasce dalla volontà di trasmettere un discorso emotivo articolato e si concretizza con la
ricerca e applicazione di tecniche e procedimenti compositivi non banali, come l'attenzione alla
costruzione del fraseggio e dell'armonizzazione, l'uso di modulazioni (cambio di tonalità), lo
sviluppo tematico e il contrappunto. La costruzione porta quindi allo sviluppo di svariate forme
e strutture musicali, accennate nella precedente sezione. Le composizioni più complesse, come
la sonata, la sinfonia, il concerto, l'opera o l'oratorio, sono costituite in genere da una gerarchia
di unità più piccole, in ordine di complessità crescente da incisi, frasi musicali, periodi, sezioni e
movimenti (generalmente nella musica strumentale) o atti (nell'opera e nel teatro musicale,
spesso ma non sempre a loro volta suddivisibili in scene, eventualmente scomponibili in pezzi
chiusi, ad esempio recitativi, ariosi o arie) fino a risalire alla composizione nella sua interezza.
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Per soddisfare le necessità tecniche e di espressività musicale richieste dalla complessità delle
composizioni, gli esecutori della musica classica devono raggiungere standard elevati di
maestria tecnica. Si richiede un notevole livello di conoscenza della scrittura musicale, una
buona lettura a prima vista, capacità ed esperienza nel suonare in ensemble, conoscenza
approfondita dei principi di tonalità e armonia, conoscenza della prassi esecutiva e familiarità
con lo stile e il linguaggio musicale inerente ad un determinato compositore, periodo o stile
musicale. Tutto ciò si riflette nella necessità da parte dei musicisti classici di molto studio,
articolato in un lungo percorso formativo, e di una elevata scolarizzazione, generalmente in
misura molto maggiore rispetto ai musicisti che praticano generi "popolari". Questo ha portato
nel corso della storia alla nascita e allo sviluppo di scuole di alta formazione, tra cui i
conservatori, dedicate allo studio della musica classica.[21]
Storia
La storia della musica classica copre un lungo arco temporale, durante il quale c'è stata una
continua evoluzione dello stile musicale e delle tecniche esecutive. Convenzionalmente si
individuano dei periodi storici sufficientemente caratterizzati, tuttavia tale ripartizione (come
sempre nella storiografia) è solo formale. L'evoluzione è stata continua e graduale e spesso
disomogenea dal punto di vista geografico, per cui qualsiasi paletto temporale è da considerarsi
puramente indicativo. Inoltre stili diversi spesso si distinguono sotto diversi aspetti e
principi.[22]
Un'altra questione importante nella visione della storia della musica classica è la tendenza a
focalizzare l'attenzione su un numero limitato di compositori e di figure musicali, arrivando
talvolta ad identificare interi stili o periodi in pochi nomi. Anche questa ovviamente è una
tendenza riduttiva, in quanto i "grandi" compositori, per quanto siano eccellenti sul profilo
estetico e abbiano ricoperto un ruolo di notevole importanza nell'evoluzione della musica, sono
solo la punta di un panorama musicale molto più complesso, popolato di molte altre figure
meno note al pubblico ma anch'esse di grande importanza storica, e nel quale si trova
moltissima altra produzione musicale di eccellente qualità legata a nomi molto meno
celebrati.[23]
Il punto centrale è legato al fatto che la moderna visione della musica classica non deriva
linearmente dall'importanza artistica o storica, ma è filtrata dalle modalità sociali tramite le
quali la musica stessa passa alla massa degli ascoltatori, in primo luogo l'istituzione del concerto
pubblico, affermatosi nell'Ottocento. Per tale motivo il "repertorio celebre" odierno non riflette
necessariamente l'importanza storica e la qualità estetica della musica, ma riflette soprattutto la
musica che poteva essere inserita nei programmi da concerto ottocenteschi, ulteriormente
filtrata dall'apprezzamento della borghesia che costituiva il pubblico di tali concerti. Per tale
motivo ad esempio Beethoven è enormemente più noto di Desprez, nonostante la qualità
artistica e l'importanza storica della musica di quest'ultimo non siano affatto inferiori a quella di
Beethoven; la produzione del grande fiammingo infatti è essenzialmente polifonia sacra e, in
misura minore, profana, che non trovava posto nel repertorio da concerto ottocentesco che ha
invece consacrato al grande pubblico Beethoven e altri nomi eccellenti.[24]
La visione della musica è quindi condizionata dalla storia della ricezione della musica stessa, e
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varia nel tempo anche in seguito all'evoluzione dei contesti sociali nei quali la musica si inseriva,
spesso in maniera molto precisa e funzionale. Quindi per l'evoluzione del panorama religioso la
raffinatissima polifonia sacra rinascimentale rimane poco conosciuta, analogamente per la
trasformazione del teatro da salotto mondano e sfarzo delle corti a moderna sala da concerto si
è perso l'interesse per il teatro d'opera del Seicento e, salvo poche eccezioni, del Settecento.[23]
Nel corso del Novecento tuttavia si è sviluppata tantissimo la storiografia musicale e,
soprattutto a partire dagli anni Sessanta/Settanta, la filologia musicale e lo studio della prassi
esecutiva storica, grazie alle quali moltissima musica del passato è stata studiata e viene
nuovamente eseguita e registrata.
Per motivi analoghi, l'importanza e la celebrità dei compositori è mutata notevolmente nel corso
del tempo, non deve quindi stupire che anche quelli che oggi sono reputati i nomi più grandi
della storia venissero visti in maniera notevolmente diversa in passato, e analogamente grandi
nomi del passato oggi siano stati notevolmente ridimensionati. Ad esempio la musica di Bach,
già fuori moda negli ultimi anni della sua vita, è stata dimenticata e dopo la sua morte era nota e
studiata solo come interesse teorico e formale da una limitata cerchia di eruditi, ed è stata
riscoperta e riportata all'attenzione del grande pubblico solo nel 1829, quando Felix
Mendelssohn diresse una esecuzione della Passione secondo Matteo: la sua musica infatti, dopo
essere stata dimenticata per il venir meno della sua funzione ecclesiastica e cortigiana, ha
trovato una nuova collocazione nel contesto delle nuove tendenze del Romanticismo, che le ha
dato nuova vita nelle sale da concerto.[23] Analogamente, dei tre nomi che oggi quasi
identificano il Classicismo, ovvero Haydn, Mozart e Beethoven, solo il primo sarebbe stato
riconosciuto a tali vertici da un pubblico dell'epoca, essendo celebrato come il più grande
compositore vivente dei suoi tempi, mentre a Mozart con buona probabilità sarebbe stato
anteposto ad esempio Salieri[25] e a Beethoven Rossini.[26]
Si hanno conoscenze molto ridotte della musica dell'antichità, in quanto l'assenza di una
tradizione scritta ha impedito la trasmissione del repertorio. Gli studi si basano quindi su fonti
indirette per studiare la musica e il suo ruolo culturale e sociale. Spesso la musica era
considerata alla stregua di un bene effimero di consumo, a differenza di altre forme d'arte, e
mancava la stessa volontà di strutturare un repertorio e tramandarlo. A livello ipotetico, Burgh
(2006) studia e suggerisce la possibile influenza della musica antica sulla musica classica
occidentale, risalendo fino alla musica dell'antico Egitto, considerando la scrittura chironomica
e l'antica orchestra egizia, che risalgono al 2.695 a.C.[27]
Mesopotamia
Per quanto riguarda le culture mesopotamiche, non sono rimaste molte testimonianze dirette
della loro cultura musicale. Bassorilievi, tavolette e rinvenimenti archeologici forniscono alcune
informazioni sugli strumenti in uso, principalmente flauti, arpe piuttosto evolute, percussioni e
lire che potevano raggiungere dimensioni gigantesche. I musicisti sumeri e babilonesi erano
suddivisi in due caste, i nar erano addetti alle musiche di celebrazione e lode, e i gala alle
musiche di lamentazione. È testimoniato l'importante ruolo della musica nella religione, con
inni e canti accompagnati da strumenti nella liturgia. In alcuni testi sacri giunti ai giorni nostri
alcune iscrizioni sono interpretate come indicazioni musicali relative al canto responsoriale e
all'accompagnamento. Alcuni testi citano i nomi degli strumenti e informazioni relative
all'accordatura, e un testo è stato interpretato come notazione musicale dell'accompagnamento
di un inno.[28]
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riconosciuto anche dagli autori greci e latini, e nella pratica dei canti salmodici mesopotamici si
può intravedere un germe delle pratiche liturgiche ebraiche e cristiane, nelle quali si ritrovano le
radici lontane della musica colta occidentale. Un'altra influenza, anche se ovviamente indiretta e
non legata alla musica dell'antichità, è dovuta al fatto che molti musicisti sono stati ispirati nelle
loro composizioni dalla riscoperta della cultura mesopotamica, come Händel, Rossini, Verdi,
Prokof'ev e Martinů.[29]
Antichi ebrei
Antica Grecia
Tracce significative sono state lasciate dalla cultura greca, nella quale la musica rivestiva un
ruolo significativo. I greci hanno sviluppato una raffinata teoria filosofica della musica,
studiando gli intervalli e costruendo scale.[35] Tale interesse era soprattutto teorico e speculativo
e c'era una certa distinzione con la musica d'uso. I greci hanno infatti sviluppato un sistema di
notazione musicale basato sulle lettere dell'alfabeto, che però era di utilità meramente pratica e
veniva infatti impiegato nella musica di consumo, ma non studiato e trattato dai teorici, motivo
per il quale di esso rimangono pochissime conoscenze e solo un limitato numero di frammenti,
a differenza delle teorie speculative, trasmesse ai posteri. Due tra i principali strumenti della
musica greca erano l'aulos, strumento aerofono ad ancia associato a Pan e al culto orgiastico, e
la lyra, cordofono associato ad Apollo e alla razionalità.
La dicotomia fra il dionisiaco e l'apollineo che caratterizza diversi aspetti della cultura greca si
ritrova quindi anche nella musica, emblematizzate dai miti legati a tali strumenti. Secondo la
leggenda l'aulos sarebbe stato infatti inventato da Atena e il suo suono doveva simulare l'atroce
lamento di Medusa, da lei trasformata da magnifica fanciulla in creatura mostruosa.
Specchiandosi la dea constatò quanto brutta fosse l'espressione del suo bellissimo viso nello
sforzo del suonare e gettò via lo strumento che venne raccolto da Marsia, il cui deforme aspetto
di satiro invece non poteva certo peggiorare di molto. La lyra invece sarebbe stata inventata da
Ermes il quale, dopo aver rubato una mandria di vacche al dio Apollo, trovò una tartaruga. Con
il suo guscio come cassa costruì lo strumento, con il cui suono prodigioso poté accompagnare il
canto. Apollo fu talmente colpito dalla bellezza di tale musica da accettare la lyra da Ermes in
riparazione per la mandria di vacche. Marsia sfidò poi Apollo, tentando con la musica di ergersi
al livello degli dei, ma quest'ultimo poteva associare al suono della sua lyra la razionalità della
parola, preclusa invece allo strumento a fiato, vincendo in questo modo la sfida e condannando
Marsia alla decorticazione. Tale mito mostra anche un altro legame, per certi aspetti
paradossale, tra apollineo e dionisiaco, in quanto l'aulos, strumento associato all'orgiasmo,
sarebbe stato inventato dalla dea della ragione, mentre lo strumento per eccellenza della
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Tale racconto mitico riflette la concezione musicale dicotomica dei greci, nella quale la musica
aveva un ruolo importante sia nell'estasi orgiastica sia nella declamazione della poesia, massima
espressione di razionalità. La musica greca era basata sulle harmoniai (o modi), a ciascuna delle
quali era associata una scala e un insieme di elementi ritmici e melodie tradizionali, e a ciascuna
di esse era anche associato un effetto sull'animo umano (ethos). Ad esempio l'armonia dorica
era associata alla virtù e alla compostezza, mentre quella frigia era associata alla frenesia e
all'entusiasmo orgiastico. Questo effetto era tenuto in grande considerazione, e Platone
suggeriva quale dovesse essere l'uso educativo e quale quello diseducativo, e dunque bandito,
della musica nella sua Repubblica[37], mentre Aristotele teorizzava la "catarsi omeopatica", che
prevedeva l'impiego dell'ethos negativo per epurare omeopaticamente l'anima.[38]
Fra i tipici strumenti a corda del primo periodo vi furono l'arpa, il liuto, la viella, la ribeca e il
salterio, mentre fra gli strumenti a fiato il flauto diritto e traversio, la bombarda (progenitore
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dell'oboe), la tromba e la cornamusa. Esistevano anche dei semplici organi ma erano in gran
parte confinati alle chiese, anche se ne esistevano varietà portatili.[42] Più tardi, nel periodo,
vennero realizzate le prime versioni di strumenti a tastiera come il clavicordo e il clavicembalo.
Le viole da gamba apparvero nel XV secolo e le viole da braccio solo nel secolo successivo.[43]
Il periodo della pratica comune è quello in cui presero forma molte delle idee che compongono
la musica classica occidentale, venendo standardizzate e codificate. Ebbe inizio con l'epoca
barocca, che va dal 1600 circa alla metà del XVIII secolo. Seguì il periodo del classicismo, che
terminò all'incirca intorno al 1820. L'epoca romantica si sviluppò nel XIX secolo, terminando
intorno al 1910.
Musica barocca
Classicismo
Il periodo del classicismo musicale, da circa il 1750 al 1820, stabilì molte delle norme di
composizione, presentazione e stile, e fu quello in cui il pianoforte diventò lo strumento a
tastiera predominante. Le forze di base necessari per un'orchestra diventarono un po' più
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Musica romantica
La musica del periodo romantico, da circa il primo decennio del XIX secolo alla metà del XX
secolo, è stata caratterizzata da una maggiore attenzione alla linea melodica estesa, così come
agli elementi espressivi ed emotivi, in parallelo al romanticismo in altra forme artistiche. Le
forme musicali hanno cominciato a creare una rottura rispetto a quelle del classicismo (anche se
quelle erano state oggetto di codifica), con pezzi in forma libera, come notturno, fantasie e
preludi composti secondo delle linee che ignoravano o minimizzavano l'esposizione e lo
sviluppo dei temi.[47] La musica divenne più cromatica, dissonante, e timbricamente colorata,
con tensioni (rispetto alle norme accettate dalle vecchie forme) su tonalità crescenti.[48] Il lied
giunse a maturità, come fece il Grand opéra, alla fine trasceso da Richard Wagner nel ciclo del
Ring.[49]
Nel XIX secolo le istituzioni musicali si affrancarono dal controllo di ricchi mecenati, e
compositori e musicisti poterono costruirsi una vita autonoma dall'influenza della nobiltà. Il
crescente interesse per la musica, da parte della classe media in tutta l'Europa occidentale,
stimolò la creazione di organizzazioni per l'insegnamento, l'esecuzione e la conservazione della
musica. Il pianoforte, che raggiunse la sua costruzione moderna in questo periodo (in parte
grazie ai progressi industriali in metallurgia) divenne molto popolare presso la classe media, le
cui richieste fecero nascere un gran numero di costruttori di pianoforte. Inoltre questo
strumento, per via della sua grande capacità espressiva, fu il più utilizzato dai compositori
dell'epoca, poiché il principale intento dei musicisti di allora era quello di dare una grande
mutevolezza di suoni e di emozioni, facendo del pianoforte lo strumento principe di quel
periodo. Molte orchestre sinfoniche datano la loro fondazione in questa epoca.[48] Alcuni
musicisti e compositori furono le stelle del XIX secolo; Franz Liszt e Niccolò Paganini, furono
sia virtuosi del loro strumento che compositori.[50]
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L'inizio del XX secolo vede una diffusa crisi politica, sociale e culturale, che porta alla prima
guerra mondiale. Il crollo del mondo del XIX secolo trova un corrispettivo nel crollo
dell'impianto tonale tradizionale. Nasce la musica moderna, in cui i compositori, in vario modo,
respingono i valori tradizionali della pratica comune, come la tonalità, la melodia e la struttura.
Pur nella grande varietà di tendenze creative, le esperienze più influenti da principio furono in
Francia quelle di Claude Debussy, Maurice Ravel e del cosiddetto Gruppo dei Sei; e a Vienna,
dagli anni Venti, la teoria dodecafonica elaborata da Arnold Schönberg e proseguita dai suoi
discepoli Alban Berg e Anton Webern. Le tecniche compositive sviluppate da Olivier Messiaen
costituirono un modello e fonte di ispirazione per molti musicisti appartenenti alle correnti di
avanguardia a partire dal secondo dopoguerra: tra questi, Pierre Boulez, Luigi Nono e Karlheinz
Stockhausen. A partire dagli anni Cinquanta, si iniziò a sperimentare da un lato l'utilizzo
dell'elettronica (vedi Stockhausen), dall'altro da parte musicisti come John Cage si fece strada
un nuovo principio che introduceva nelle composizioni elementi di casualità (musica aleatoria).
A partire dagli anni Sessanta le tendenze e gli stili si moltiplicano, mentre sono molte le
personalità eclettiche difficilmente riconducibili ad una specifica corrente[52].
La partitura scritta, comunque, di solito non contiene istruzioni esplicite su come interpretare il
pezzo in termini di esecuzione, a parte le indicazioni per le dinamiche, il tempo e l'espressione
(in una certa misura). Questo è lasciato alla discrezione degli esecutori, che sono guidati dalla
loro esperienza personale, dall'educazione musicale, dalla conoscenza del linguaggio dell'opera,
dai loro gusti artistici personali, e dall'accumulo di pratiche esecutive storiche.
Alcuni critici esprimono il parere che è solo dalla metà del XIX secolo, e soprattutto nel XX
secolo, lo spartito ha cominciato ad avere un alto significato. In precedenza, l'improvvisazione,
la flessibilità ritmica, la deviazione dalla partitura e la tradizione orale sulla esecuzione erano
parte integrante dello stile della musica. Nel XX secolo, questa tradizione orale e di trasmissione
delle caratteristiche stilistiche nella musica classica è definitivamente scomparsa. Oggi i
musicisti usano lo spartito per eseguire la musica ma, nonostante questo, vi sono notevoli
controversie su come eseguire i pezzi.
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Alcune citazioni che mettono in risalto questa critica della sopravvalutazione modernista dello
spartito:
▪ "... uno degli equivoci moderni più ostinati in materia di musica barocca è che era prevista
una regolarità metronomica" (Baroque Interpretation in Grove 5th edition di Robert
Donington)
▪ "La storia di questa particolare idea è piena di vicoli ciechi e progetti falliti. È giunto il
momento che queste idee sbagliate siano affrontate con rigore accademico." History of
Metaphysics di Andrew Pyle
▪ "Troppi insegnanti, condizionati dalle idee del XX secolo, insegnano Bach e altra musica
barocca esattamente nel modo sbagliato. Questo porta a ciò che il musicologo Sol Babitz
chiama macchina da cucire Bach."[53]
▪ "... la tendenza a guardare allo stesso modo, il suono e il pensiero. I conservatori ne hanno
la colpa e sono stati in colpa per molti anni. Ogni musicista sensibile in giro per il mondo ha
notato la stessa cosa. I conservatori, da Mosca e Leningrado alla Juilliard, Curtis e Indiana,
stanno producendo un prodotto standardizzato.
[...] Chiarezza, ritmo immodificato, tecnica semplice, musicalità. Ho messo la parola
musicalità tra virgolette, perché, come spesso non è, si tratta di un falso tipo di musicalità -
una musicalità che vede l'albero e non la foresta, che si prende cura del dettaglio, ma
ignora il quadro; una musicalità che è legata alla nota stampata piuttosto che al significato
emotivo di un pezzo.
Resta il fatto che oggi ci sia una uniformità terribile e anche una spaventosa mancanza di
conoscenza della cultura e delle esecuzioni tradizioni del passato." ("Music Schools Turning
out Robots?"[53] di Harold C. Schonberg)
Improvvisazione
La sua trasmissione scritta, insieme alla venerazione professata per certe opere classiche, ha
portato l'aspettativa degli ascoltatori a pensare che gli esecutori riusciranno a rendere un'opera
musicale in un modo tale da riprodurre in dettaglio le intenzioni originali del compositore. Nel
corso del XIX secolo i dettagli che i compositori inserivano nello loro partiture erano
generalmente aumentati. Eppure la tendenza odierna è opposta - ammirazione di artisti che
eseguono nuove "interpretazioni" del lavoro del compositore - e non è insolito per un
compositore lodare un esecutore per aver ottenuto una migliore realizzazione rispetto all'intento
originale del compositore. Gli interpreti di musica classica spesso raggiungono alta reputazione
per la loro musicalità, anche se non hanno mai composto un pezzo in vita loro. In generale
tuttavia, sono i compositori che vengono ricordati più degli esecutori.
Il primato della partitura scritta dal compositore ha portato anche oggi, a un ruolo
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relativamente minore svolto dalla improvvisazione nella musica classica, in netto contrasto con
la prassi dei musicisti che hanno vissuto durante l'epoca barocca, classica e romantica.
L'Improvvisazione nell'esecuzione di musica classica, che era comune sia durante l'epoca
barocca che nel XIX secolo, andò fortemente diminuendo nella seconda metà del XIX secolo e
nel XX. Durante il periodo classico, Mozart e Beethoven, spesso improvvisavano cadenze ai loro
concerti per pianoforte (incoraggiando in tal modo anche altri a farlo), ma fornirono anche
cadenze scritte per l'utilizzo da parte di altri solisti. Nell'opera lirica, la pratica di cantare
rigorosamente aderenti allo spartito, vale a dire come scritto, è stata notoriamente propagata
dal soprano Maria Callas, che ha chiamato questa pratica inquadrare in modo rigido ed era
dettata dal voler comprendere meglio l'intenzione del compositore, soprattutto durante lo
studio della musica per la prima volta.
Musica popolare
La musica classica ha spesso incorporato elementi o materiali tematici presi dalla musica
popolare del tempo del compositore. Gli esempi comprendono la musica utilizzata da Brahms
nelle canzoni delle bevute dello studente in Academic Festival Overture, le musiche di Kurt
Weill in L'opera da tre soldi, e l'influenza del jazz, agli inizi del XX secolo, su compositori come
Maurice Ravel, esemplificata dal movimento intitolato "Blues" nella sua sonata per violino e
pianoforte.[54] Alcuni compositori postmoderni, minimalisti e postminimalisti riconoscono di
essere debitori alla musica popolare.[55]
Numerosi esempi mostrano l'influenza nella direzione opposta, tra cui canzoni popolari tratte
da musica classica. Si ricordi l'uso del Canone di Pachelbel nel 1970, e il fenomeno di crossover
con il quale i musicisti classici hanno raggiunto il successo nel campo della musica popolare.[56]
Musica folk
Alcuni compositori di musica classica hanno spesso fatto uso di musica folk (musica creata da
musicisti che non hanno normalmente una preparazione musicale e spesso portatori di una
tradizione puramente orale). Alcuni compositori di musica classica, come Dvořák e Smetana,
hanno spesso utilizzato pezzi di musica folk,[57] per conferire un'impronta nazionalistica alle loro
opere, mentre altri come Bartók hanno usato temi specifici tratti di peso da musiche popolari
del loro paese d'origine.[58]
Commercializzazione
Alcuni pezzi di musica classica sono stati spesso usati per motivi commerciali (sia nella
pubblicità che nelle colonne sonore cinematografiche). In alcuni spot pubblicitari televisivi,
diversi temi sono divenuti degli stereotipi, in particolare l'ouverture da Also sprach Zarathustra
di Richard Strauss (resa famosa dalla colonna sonora del film 2001: Odissea nello spazio) e
l'inizio di "O Fortuna" di Carl Orff pezzo tratto dai Carmina Burana, spesso utilizzato in film di
genere horror; altri esempi sono il Dies Irae dal Requiem di Verdi, In the Hall of the Mountain
King dal Peer Gynt di Edvard Grieg, le battute iniziali Sinfonia n. 5 di Beethoven, la Cavalcata
delle Valchirie da Die Walküre di Wagner e diversi altri. La romanza "Nessun dorma" dall'opera
Turandot di Giacomo Puccini, ad esempio, è stata utilizzata per la colonna sonora del
Campionato mondiale di calcio 1990. Alcune battute del Gran vals per chitarra di Francisco
Tárrega sono state utilizzate dalla Nokia come suoneria predefinita per i suoi dispositivi, nota
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Musica classica - Wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Musica_classica
Diverse opere di animazione statunitensi hanno utilizzato pezzi di musica classica. Fra le più
note il film di Walt Disney, Fantasia, quello di Tom and Jerry Johann Mouse, e quelli della
Warner Bros.' The Rabbit of Seville e What's Opera, Doc?.
Allo stesso modo, i film e la televisione spesso utilizzano frammenti di musica classica per
trasmettere raffinatezza e opulenza: alcuni dei pezzi più spesso utilizzati in questa categoria
comprendono Eine kleine Nachtmusik di Mozart, Le quattro stagioni di Vivaldi, Una notte sul
Monte Calvo di Mussorgsky (orchestrato da Rimskij-Korsakov), e l'ouverture dal Guglielmo Tell
di Rossini.
Shawn Vancour sostiene che la commercializzazione di musica classica agli inizi del XX secolo
serviva a danneggiare l'industria musicale attraverso una rappresentazione inadeguata.[59]
Note
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3. ^ A differenza di altre arti (come pittura o
scultura) in musica il periodo classico non Concerto in Sadie, Tyrrell.
indica l'età greco-romana antica. 15. John Spitzer, Neal Zaslaw, Orchestra in
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10. ^ Michael Kennedy (2006), The Oxford 25. ^ Il nome di Salieri è ritornato famoso
Dictionary of Music, p. 178 soprattutto dopo la pubblicazione del film
11. ^ Knud Jeppesen: "Bach's music grows out Amadeus, basato sull'omonimo dramma di
of an ideally harmonic background, against Peter Shaffer; questo ha però trasmesso
which the voices develop with a bold
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Musica classica - Wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Musica_classica
Bibliografia
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▪ Mario Carrozzo, Cristina Cimagalli, Storia della musica occidentale, Armando Editore, 2008.
▪ Donald Jay Grout, A History of Western Music, W. W. Norton, 1973, ISBN 0-393-09416-2.
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▪ Johnson, Julian (2002), Who Needs Classical Music?: Cultural Choice and Musical Value.
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▪ Adele T. Katz (1946; reprinted 2007), Challenge to Musical Tradition – A New Concept of
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Musica classica - Wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Musica_classica
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Collegamenti esterni
▪
▪ (EN) Musica classica, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
▪ Historical classical recordings from the British Library Sound Archive (http://sounds.bl.uk/Bro
wseCategory.aspx?category=Classical-music) (disponibili solo ai membri dell'Unione
europea)
▪ Lista cronologica di compositori classici, su discogs.com.
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