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1) Che cos’è la storiografia musicale e quali fattori hanno reso lo svolgimento di questa disciplina particolarmente arduo durante

gli ultimi cento anni circa?

La storiografia è la scienza che studia eventi e fonti appartenenti al passato secondo determinati principi metodologici (anch’essi
soggetti all’innovazione e al passare del tempo).

In ambito musicale, vuol dire non solo studiare le opere relative ad un compositore specifico, ma anche studiarne e comprenderne
le influenze stilistiche (e non) dell’epoca, di altri compositori, di mecenati e tutto quello che può aver cambiato l’idea musicale
dietro un determinato prodotto musicale.

Tutto questo comporta un grande lavoro da parte dello storiografo, che dovrà selezionare, interpretare, sedimentare e confrontare
le fonti reperite. Per questo motivo, negli ultimi cento anni lo svolgimento di questa disciplina è stato reso particolarmente arduo.

Infatti, con le nuove correnti stilistiche novecentesche, si vengono a creare nuovi generi musicali (complice anche l’avvento del
grammofono e della musica di massa). In particolare, gioca un ruolo fondamentale anche la spaccatura tra compositore e pubblico
che induce il primo a ricercare un proprio stile personale. Questo comporta un rapido mutamento dei generi e degli stili che di
certo non facilita il lavoro dello storiografo. Se fino a metà dell’ottocento gli eventi storici e i mutamenti stilistici variavano con una
cadenza centenaria e lo storiografo aveva tutto il tempo di reperire, studiare, catalogare, confrontare le fonti e i suoi studi con
quelli di altri storiografi (raggiungendo così una versione comune), ora non riesce a stare al passo con gli eventi in continuo
mutamento.

Di conseguenza oggi non è possibile pensare e insegnare storia della musica come una scienza che studia i grandi compositori del
passato ma come ad una scienza che, in maniera critico-analitica, studia gli avvenimenti e contestualizza le opere dando ad ognuna
il giusto valore.

4) Le fonti musicali scritte – manoscritte o a stampa – hanno un inestimabile valore per la ricostruzione del passato. Quali sono le
diverse tipologie di fonti scritte e che cosa possiamo imparare da esse? Illustrate la vostra risposta con almeno tre esempi, se
possibile, presi da epoche diverse.

I musicologi hanno a che fare giornalmente con fonti di diversa natura e provenienza. Per fonte infatti si intende tutto ciò che – in
maniera diretta o indiretta - chiarisce e arricchisce con elementi utili un avvenimento storico, mettendo in contatto lo studioso con
gli indizi giusti che li reperirà, ricostruirà, interpreterà e confronterà per comprendere meglio l’evento o l’opera musicale.

Le fonti si possono dividere in due categorie principali:

 Fonti scritte (manoscritte o a stampa)


 Fonti non scritte (iconografiche o strumenti musicali)

Le fonti Scritte (manoscritte o a stampa) possono essere partiture, autobiografie, manoscritti, codici musicali, lettere etc…

Nel lavoro interpretativo e decifrativo svolto dal musicologo, vengono in aiuto la paleografia che si occupa della notazione e la
filologia che attraverso trattati e documenti si occupa di ricostruire la prassi esecutiva e la scrittura originale di una determinata
opera. (esempio versioni URTEXT)

Le fonti scritte si possono dividere in varie macrocategorie:

 Documenti musicali (manoscritti, partiture, quaderni di appunti)


I documenti musicali sono forse la fonte più ovvia da cui partire ma molto spesso non più affidabile in quanto vengono
spesso modificati negli anni dallo stesso compositore o da altri. (prassi usata nell’ottocento dove spesso e volentieri alcuni
brani musicali come preludi e fughe di Bach venivano stilizzati secondo l’interprete dell’epoca, ottenendo delle versioni
tutt’altro che filologiche. oppure nel novecento, quando per ragioni pecuniarie la Universal modificò il testo e
l’orchestrazione di “The little cunning vixen” di Leoš Janáček cambiandone addirittura il messaggio voluto dell’autore)
 Documenti giuridici e politici (Libri contabili, atti notarili, documenti anagrafici, certificati, contratti)
I documenti giuridici e politici attestano e ci aiutano a capire degli eventi importanti nella vita di un compositore. Non solo
la data e luogo di nascita e morte di un determinato autore ma anche che tipo di clima li circondava, eventi storici che
potrebbero averli influenzati direttamente o indirettamente, compravendita di strumenti etc…
 Documenti pubblici (articoli di giornale, contratti, guide all’ascolto, leggi, libri)
I documenti pubblici documentano molto spesso una situazione o un evento che può aver influenzato direttamente o
indirettamente lo stile e la vita di un compositore. (Ad esempio, le leggi restrittive sulla produzione musicale russa
durante il regime comunista, la descrizione di un concerto o un determinato evento storico come i canti dei soldati italiani
al fronte descritti da Lussu in “Un’anno sull’altipiano” o quando Debussy critica la il nuovo pubblico novecentesco “ per
una strana ironia, quel pubblico che reclama il “nuovo” è lo stesso che sbigottisce e fa dell’ironia ogni volta che si tenta di
uscire dalle consuetudini e dal tran tran abituale” [Debussy 1971, p.62])
 Documenti Privati (Lettere, contabilità familiare)
I documenti privati ci descrivono, molto spesso dal punto di vista del compositore stesso, quelli che sono gli eventi e le
influenze acquisite consapevoli e inconsapevoli, di un determinato periodo della propria vita. (Ad esempio, la lettera che
scrive Leoš Janáček a Rudolf Těsnohlídek chiedendogli di poter mettere in opera la sua storia Liška Bystrouška, o I Diari di
Clara e Robert Schumann che descrivono gli aspetti più intimi dei due musicisti e ci illustrano i loro rapporti con la vita
musicale dell’epoca.

Nel lavoro interpretativo e decifrativo il musicologo dovrà inoltre tenere conto dei fattori psicologici, emozionali e umanitari dei
redattori delle fonti, soprattutto quando il redattore della fonte è lo stesso autore che si sta studiando.

5) Quali sono le diverse tipologie di fonti musicali non scritte? Date qualche esempio di ogni categoria e descrivete ciò che esse
possono ‘raccontarci’ del music-making delle epoche in questione.

Le fonti musicali non scritte (iconografiche o strumenti musicali) invece, ci vengono in aiuto quando non bastano le fonti scritte o
possono introdurre nuovi indizi per l’interpretazione e lo studio di un determinato evento storico.

Le fonti non scritte in ambito musicale si possono dividere in:

 Edifici e reperti architettonici


Ci permettono di identificare e definire il contesto di produzione e/o d’uso di una determinata opera musicale o evento
storico. (Ad esempio l’attuale Berliner Philharmonie che negli anni sessanta è stata costruita esclusivamente e
specificatamente per l’esecuzione musicale da parte degli ensemble e l’orchestra dei Berliner Philharmoniker, o la casa di
Berio a Radicondoli in Toscana dove si ritirava a comporre osservando il paesaggio delle colline radicondolesi)
 Fonti iconografiche
Si tratta spesso di immagini, dipinti e miniature che ci permettono di dedurre la prassi esecutiva e i vari tipi di strumenti
che venivano usati in una determinata epoca, visualizzando gli atteggiamenti, i gesti e combinazioni timbriche che spesso
non vengono riportati dai trattati scritti perché dati per scontati. (Ad esempio, le miniature del codice Squarcialupi del
millequattrocento dove vengono raffigurati i compositori con le loro caratteristiche principali come Zacara da Teramo che
malato di lebbra viene rappresentato gravemente menomato dalla malattia o Francesco Landini che viene raffigurato
mentre suona un organo portativo)
 Strumenti musicali
Gli strumenti musicali rappresentano un’ottima fonte per capire e interpretare le prassi esecutive di un determinato
genere o epoca musicale. Non solo perché molto spesso gli stessi strumenti riportano incisioni e iconografie sul modo
d’uso e su scene di utilizzo degli stessi, ma anche nell’evoluzione della tecnica costruttiva dello strumento, l’adattamento
alle necessità e pensieri compositivi dell’epoca in cui si trova o essere addirittura la causa di un cambiamento a livello
compositivo di una determinata epoca. (un esempio lampante di questo sono di sicuro gli organi che durante i secoli
subiscono modifiche e aggiunte di canne e registri a seconda della prassi esecutiva del momento. Un altro esempio è la
comparsa e scomparsa delle fisarmoniche con convertitore o note singole nella tastiera sinistra a seconda del tipo di
utilizzo popolare e non di questo strumento)
 Tradizione orale
A differenza di tutte le altre fonti questa ha la particolarità di non essere tangibile e (non facendo riferimento ad alcun
testo unico) ha la caratteristica di risultare molto labile a seconda del trasmettente delle informazioni. Tuttavia può essere
molto utile e interessante da studiare affiancandola ad altre fonti tangibili, soprattutto perché è stata per migliaia di anni
l’unico modo di passare informazioni tra le generazioni. (Ad esempio la musica popolare fa spesso uso della tradizione
orale. Risulta infatti molto interessante osservare come la musica popolare delle campagne venete, sia in realtà molto
simile per contenuti, ritmi e strutture alla musica dei trovatori nel milletrecento)
 Fonti sonore
Queste fonti hanno un’origine relativamente recente, e coincide con l’invenzione della registrazione. Infatti prima del
disco la musica si poteva ascoltare unicamente recandosi nel luogo di produzione basti pensare al viaggio che affronta
Bach per ascoltare Buxtheude.
Le fonti sonore consistono di CD, Dischi, Cassette, Nastri, carta forata etc…
Il materiale registrato è molto importante soprattutto per lo studio delle esecuzioni e composizioni di carattere
contemporaneo, in quanto rappresenta una testimonianza effettiva dell’esecuzione di un’artista o di un brano e non
lascia spazio ad interpretazioni diverse. (ad esempio, per i Jazzisti si tratta di un punto fondamentale di studio della loro
storia musicale, in quanto risulta possibile ascoltare le improvvisazioni de grandi e riprodurle esattamente uguali
all’originale. Cosa che invece non può avvenire per una sonata di Scarlatti o un corale di Palestrina)
 Fonti multimediali
Per Fonti multimediali si intende tutte quelle fonti con cui abbiamo a che fare recentemente. Si tratta infatti di contenuti
audio-visivi reperibili su internet, film, registrazioni etc…
Alcune di queste fonti sono meno interessanti da un punto di vista storico ma molto utili dal punto di vista didattico.
Infatti oggi è possibile partire da registrazioni su YouTube o altre piattaforme digitali, per costruire un’attività didattica di
ricerca dove gli stessi studenti hanno la possibilità di reperire materiali autonomamente. (Ad esempio sulla piattaforma
digitale Rai play è possibile reperire un programma curato da Luciano Berio “C’è musica e musica” andato in onda in
televisione nel 1972, dove il famoso compositore tratta vari aspetti della musica a lui contemporanea intervistando anche
altri famosi compositori)

7) “Insegnare le differenze, le somiglianze e le interazioni...” Quali sono i vantaggi di una tale strategia didattica riguardante
l’insegnamento della storia della musica, e quali sono i possibili percorsi da seguire? Illustrate la vostra risposta con degli
esempi.
I vantaggi di proporre una o più attività basate su tale strategia didattica nell’insegnamento della storia della musica sarebbero di
certo notevoli, non solo per quanto riguarda la materia specifica. Potenzierebbe anche una serie di abilità personali dello studente,
che potrà applicare in altre materie e situazioni lavorative.

Alcuni dei percorsi possibili sono:

 Confronto tra la musica colta Europea con musica contemporanea (della stessa epoca) che gli assomigli ma che abbia
origini ben diverse.
Es: confrontare la musica di Stravinsky con il Jazz o la musica russa del tempo oppure confrontare la musica popolare ceca
con alcuni lavori di Janáček come “the cunning little vixen”.
 Confronto di musica colta della stessa epoca ma di due origini diverse
Es: Confrontare la musica di Stockhausen con la musica di Debussy o quella di Stravinsky.
 Confronto di brani appartenenti a epoche e culture diverse, basati su preconcetti compositivi simili.
Es: Confrontare la musica popolare veneta con le ballate dei trovatori del milletrecento oppure confrontare una sonata di
Bach con una sonata di Beethoven.
 Confronto delle somiglianze e differenze tra brani con un carattere storico-Funzionale simile.
Es: confrontare un canto popolare veneto celebrante il buon raccolto con uno avente lo stesso significato russo o il
confronto tra la musica leggera statunitense e quella coreana.

Questa strategia di insegnamento, basandosi sul confronto stilistico di brano appartenenti ad epoche e situazioni diverse, permette
di:

 Ampliare la cultura e la conoscenza delle diverse culture del nostro studente attraverso l’auto-scoperta di nuovi repertori.
Infatti attraverso questa attività didattica lo studente viene spinto a ricercare da sé le informazioni che gli servono,
gestendo in autonomia fonti e materiale. Questo lo induce ad esplorare, approfondire e selezionare le informazioni che
raccoglie, promuovendo così uno studio analitico che non solo gli faciliterà l’apprendimento delle nozioni prefissate ma lo
spingerà anche a capire i suoi gusti, e a seconda di quelli approfondire un determinato argomento anche quando l’attività
scolastica sarà finita.
Inoltre in questo modo si promuove un metodo di studio che non sia a compartimenti stagni, stimolando una ricerca
autonoma e instillando curiosità nell’approfondimento di aspetti musicali e non, diversi.
 Sfatare i preconcetti della musica occidentale, ridimensionandone l’importanza e dando ad ogni genere esplorato il suo
giusto peso e importanza storica, riconoscendo e apprezzando le diverse culture.
Per creare un musicista a 360 gradi o comunque formare uno studente ad una mente culturalmente aperta, risulta
necessario ed essenziale fargli conoscere varie culture diverse da cui lui dopo possa attingere e ispirarsi.

8) Quali sono i vantaggi didattici di includere le cosiddette musiche ‘periferiche’ in una lezione monografica centrata sulla musica
colta europea? Scegliete un compositore – con l’esclusione di Fryderyk Chopin – e delineate sinteticamente una lezione
monografica basata su questo approccio innovativo.

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