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7/11/2022 - lezione 1
Problematiche relative alla stesura di un testo di natura musicologica. Di base, saper effettuare
una ricerca; come si fa una ricerca?
CALENDARIO DELLE LEZIONI: lunedì 11.30-13.30. Novembre 7-14-23 (a Venezia è festa
e il conservatorio è chiuso il 21)-28 Dicembre 5-12-19 Gennaio 9-16-23 (mercoledì)
Letteratura delle fonti. Di che si tratta? Sono diverse cose: si tratta dell’insieme delle
conoscenze, dei documenti che ci parlano delle fonti. Spiegano l’oggetto della ricerca.
C’è una letteratura delle fonti scritte e una letteratura delle fonti non scritte.
Letteratura delle fonti scritte si divide in letteratura delle fonti musicali e fonti non musicali.
La letteratura delle fonti scritte musicali sono le edizioni musicali, sia a stampa che
manoscritte.
Nella letteratura delle fonti non musicali troviamo le edizioni di testi non musicali: lettere,
cronache, epistolari, fonti d’archivio varie.
LETTERATURA DELLE FONTI MUSICALI
Le riproduzioni anastatiche di opere a stampa o manoscritti; si tratta di una riproduzione
inalterata in bianco e nero oppure a colori di un lavoro; non è una fotografia; tutte le note
editoriali, la legenda, ecc., vengono messe a parte in modo da lasciare integra la visione
dell’originale.
Le edizioni diplomatiche; può essere “a mo’ di fac-simile” (cioè una fotografia), oppure
stampata in caratteri moderni (ad esempio una notazione neumatica trasformata in scrittura
musicale moderna, come una riproduzione anastatica). La caratteristica dell’edizione
diplomatica è che la fonte che viene riprodotta è un testimone unico (cioè di quella
composizione ho un unico esemplare).
Le edizioni critiche, il cui obiettivo è di arrivare alla versione più compiuta secondo l’intenzione
dell’autore. A differenza dell’edizione diplomatica deve fare i conti con più testimoni, occorre
fare un confronto tra le varie fonti cioè una collazione. Occorre fare spesso una scelta tra i
testimoni, di quelli che tramandano l’opera. Si fa la collazione, si confrontano i testimoni, e
nella seconda fase si fa una cernita e si sceglie tra i testimoni quelli più vicini alla volontà
dell’autore. Quindi l’edizione critica riguarda solo lavori che hanno una tradizione multipla (cioè
più testimoni).
Edizioni secondo Urtext (dal prefisso tedesco “ur” che significa “antico, primo”); l’edizione
Urtext quindi viene dalla fonte più antica. Vengono prese in considerazione diversi testimoni,
ma ne viene scelto uno, ritenuto dal revisore quello più fedele e vicino all’idea dell’autore. E’
un’edizione rivolta principalmente agli esecutori, che non vogliono porsi problemi di filologia.
Infine c’è l’edizione pratica; fatta per i bambini che iniziano a suonare, o i dilettanti.
LETTERATURA DELLE FONTI NON MUSICALI
I corpora epigrafici – raccolte di fonti, documenti, iscrizioni su supporto “duro” (epigrafe, inciso
sulla pietra).
Edizioni di fonti legislative, processi legislativi
Edizioni di fonti cronachistiche e letterarie, cioè un letterato che ci dà informazioni su concerti,
persone, ecc.
Edizioni di epistolari, o di diari.
I resoconti di viaggi, ad esempio gli autori che descrivono la musica che ascoltano durante i
loro viaggi all’estero
Edizioni di fonti emerografiche, giornali, ecc.
LETTERATURA DELLE FONTI NON SCRITTE
Si tratta fondamentalmente di repertori o cataloghi. Riproducono, censiscono e classificano
tutta una serie di documenti, secondo un ordine variabile.
Abbiamo i repertori iconografici, i corpora archeologici, i cataloghi delle collezioni (ad esempio i
cataloghi delle collezioni di strumenti, di partiture, di libretti). Corpora archivistici, ad esempio
corpora o archivi digitalizzati (ad esempio un importante archivio online di iconografia musicale
che vedremo in seguito). Repertori catalografici, ad esempio l’ICCD (Istituto Centrale per il
Catalogo e la Documentazione – del ministero dei beni culturali).
Una cosa da considerare è l’introduzione alle edizioni, ad esempio dei fac-simile, che di solito
hanno un apparato molto sviluppato di introduzioni, note, ecc. Un tempo esisteva la SPES
(Studio Per le Edizioni Scelte), simile alla casa editrice Arnaldo Forni di Bologna (esistente fino
al 2017); entrambe erano case editrici specializzate in pubblicazione di copie anastatiche (non
solo musicali). Adesso esiste il sito www.maremagnum.com dove è possibile reperire anche
testi antichi e rari; simile è la www.limantiqua.com
Ritorniamo sull’edizione critica. La lavorazione dell’edizione critica ha diverse fasi, che sono:
➔ recensio
➔ collatio
➔ stemma codicum
➔ eliminatio codicum de scriptorum
Inoltre, un’edizione critica musicale presenta anche:
➔ La trascrizione del testo musicale stesso; il testo viene trascritto e disposto in partitura,
anche se è stato tramandato in parti staccate o in intavolatura.
➔ Segni diacritici (accenti, diesis, ecc); ci informano della natura delle correzioni, delle
integrazioni.
➔ Eventuali immagini
➔ Introduzione
➔ a volte anche una Prefazione
➔ apparato critico
Qual è la differenza tra Introduzione e Prefazione? L’introduzione è una “scheda tecnica”
narrata, una descrizione del testo che si va a leggere. La prefazione, se scritta dall’autore
stesso è una spiegazione delle motivazioni che hanno portato alla scrittura del testo, alle
scelte; se è scritta da un’altra persona, è come una presentazione, con una nota critica.
Metodologia della ricerca storico-musicale
28/11/2022, quarta lezione.
Il 19 dicembre “tour guidato” della biblioteca del conservatorio, a gruppetti
I segni diacritici secono Paul Maas. (quelli più utilizzati)
➔ Parentesi quadre: uno dei sistemi per indicare le aggiunte del revisore è mettere i segni
diacritici tra parentesi quadre [ ]; questo indica un punto lacunoso, in cui però si è abbastanza
sicuri di cosa manca.
➔ Al posto delle parentesi quadre si possono usare anche le forcelle uncinate: < >. Si
tratta sempre di un’evidenziazione di un’azione compiuta dal revisore. Dentro ci sta una
congettura, un’ipotesi; è una possibilità, non è detto che sia giusto o sicuro. L’ipotesi può
essere fatta su una congettura armonica, stilistica, di prassi; o se nella stessa composizione ci
sono dei punti simili.
➔ Un caso particolare è quello dell’atatèsi, che può essere indicata tra parentesi graffe:
{ }. Oppure la doppia parentesi quadra: [[ ]]. Cos’è l’atatesi? Quando c’è un errore evidente, si
mette dentro le parentesi graffe; è un elemento che esiste sulla fonte, ma è ritenuto un
evidente errore.
➔ Infine, si può trovare una croce (crux desperationis), un punto in cui non c’è speranza di
trovare una soluzione. E’ un punto dubbio, ma non ci sono strumenti per dire che è sbagliata, o
per fare ipotesi… non c’è una soluzione filologica. Si usa anche quando siamo di fronte a parti
illeggibili o mancanti di un manoscritto, in cui è impossibile fare ipotesi.
➔ Altra opzione, le linee tratteggiate (per le legature, le linee…)
Se fatta bene, un’edizione critica ha anche delle immagini, delle foto dei testimoni che sono
stati utilizzati per l’edizione. Serve anche una prefazione e un’introduzione. Inoltre vanno
specificati con grande cura i criteri editoriali, cioè i criteri di trascrizione usati dal revisore; di
solito c’è una tabella che riporta sigle, segni diacritici utilizzati e cosa rappresentano.
Infine altra parte importantissima dell’edizione critica è l’apparato critico, cioè una descrizione
dettagliata della revisione stessa:
• contiene la descrizione delle fonti, cioè dei testimoni che hanno tramandato l’opera;
• si descrive la qualità dei testimoni, il loro stato, la loro collocazione, la loro storia;
• c’è la classificazione delle fonti, cioè una specie di albero genealogico delle fonti, ossia
lo stemma codicum. E’ un albero rovesciato, dove la radice è quel testimone a cui si
dovrebbe riferirsi
• viene spiegata in maniera discorsiva la differenza tra il testimone che è stato scelto per
l’edizione e gli altri testimoni; le ragioni per cui sono stati esclusi
• possono essere presenti i suggerimenti per l’esecuzione; riguarda legature, segni di
arcata, ecc. Questi segni sono inseriti nel testo, ma nell’apparato critico può essere
descritto come vanno eseguiti.
Esiste poi l’edizione storico-critica; esiste in filologia, è una edizione molto amata, ma in
ambito musicale è difficile da definire. Non si limita solo a dar conto delle cose che dà
l’edizione critica, ma dà anche dei dati utili a comprendere la genesi dell’opera, il contesto, la
funzione. Sembrerebbe essere una edizione critica con aggiunto un apparato storico che dà un
sacco di informazioni sull’opera (non sulla composizione). In filologia musicale esiste differenza
tra opera e composizione; la composizione è l’oggetto, scritto su carta; l’opera è quando la
composizione viene rappresentata, entra nel circuito culturale. In pratica l’opera è la
composizione arricchita della tradizione di grandi musicisti che la rivisitano, e queste
rivisitazioni entrano nella tradizione, diventa il modo di utilizzare quella composizione.
Confronta il saggio “Opera Omnia e Monumenta”.
Nell’opera omnia devono essere inserite anche le fonti incomplete.
Un’altra edizione è la scientifico-pratica; è un’edizione moderna che è affidabile, corretta, ma
non dà conto sul processo di revisione critica e delle fonti. Dà una serie di indicazioni che non
sono presenti sui testimoni (ad esempio la realizzazione dei trilli, o la notazione di legature di
portamento che non sono riportate sul testimone originale). Ha un’impaginazione e una qualità
di carta migliori.
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La letteratura musicologica
La letteratura musicologica ha un taglio specialistico: può avere un indirizzo analitico, storico,
estetico.
Si fa riferimento alla letteratura musicologica nell’indagine riguardante una tesi su un’opera
musicale. Per prima cosa ad esempio andremo a cercare una monografia, un testo che parla
solo ed esclusivamente dell’argomento della nostra ricerca; vicino a questa cercherò anche
delle opere collettive, cioè atti di convegno, contributi nei periodici, articoli o saggi,
dissertazioni e tesi di laurea.
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I periodici
Quali vanno consultati quando si fa un lavoro di ricerca?
• La Rivista Musicale Italiana (1894-1946, bimestrale e dal ‘46 trimestrale) e la Nuova
Rivista Musicale Italiana (dal 1966)
• La Rivista Italiana di Musicologia (dal 1966), è una rivista pubblicata dalla casa editrice
Olschi. Esce solitamente due volte all’anno.
◦ [alla fine degli anni ‘60 nasce l’interesse per la musica etnica, da cui fiorisce
l’interesse per la musica antica, in passato ritenute la stessa cosa]
• Chigiana, rassegna annuale di studi musicologici, frutto degli studi dell’accademia
Chigiana di Firenze.
• Musica/realtà, quadrimestrale nato nel secondo dopoguerra dall’idea di musicologi
interessati alla musica “impegnata” del secondo novecento
• Le fonti musicali italiane; è una rivista specializzata sull’attività di ricerca riguardanti la
musica antica
• Culture musicali, dedicata al crossover, pubblicazione della Società Italiana di
Musicologia, semestrale. Riguarda la musica di tradizione orale e le sue contaminazioni
con la musica colta.
• La cartellina, rivista specifica di musica corale (dagli anni 70)
• L’organo, specializzata nella musica organistica
• La rivista internazionale di musica sacra, trimestrale.
• Musica domani, rivista di pedagogia musicale
• Imago Musicae, rivista di iconografia musicale
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La musicologia secondaria
Le enciclopedie, i dizionari biografici, tutte le opere che utilizzano delle voci; oppure le guide e i
repertori. Si tratta di lavori di sintesi fatti sulla musicologia primaria, cioè sulle ricerche fatte dai
musicologi.
Da segnalare l’enciclopedia in 5 volumi da cui sono stati tratti i saggi oggetto di studio del
corso, che non va a voci ma ad argomenti, a soggetti: Enciclopedia della musica di Jean-
Jacques Nattiez.
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Quando nasce la filologia (in generale)? Uno dei primi filologi è stato Petrarca; ma la filologia
nasce in ambito umanistico, nel ‘400 (Poliziano…). Per la musica bisogna aspettare il
positivismo per vedere la nascita della musicologia.
La filologia musicale apre gli archivi e inizia a catalogare, ordinare e censire i materiali antichi
che erano a disposizione. E’ un processo ancora in corso tutt’oggi. La catalogazione è una
delle operazioni più complesse e difficili.
Il punto centrale della filologia è lo studio della tradizione, intesa in ambito filologico, ossia
l’azione del tramandare un testo. Questa è la tradizione di un testimone. Come si tramanda un
testo? Ad esempio copiandolo a mano, o stampandolo… La filologia, attraverso lo studio della
tradizione, ci porta al testimone più vicino all’idea originale dell’autore. Il passare del tempo, la
tradizione, comporta il crearsi di errori; a volte abbiamo delle stratificazioni di errori, detti anche
corruzioni. Ma comporta anche la produzione di varianti, cioè versioni alternative del testo. La
filologia si occupa di emendare, di correggere gli errori e di individuare tra le varianti alternative
quella più vicina alla forma compiuta dell’autore.
La storia degli errori di un’opera ci interessa se lavoriamo dal punto di vista musicologico, più
che dal punto di vista pratico dell’esecutore. Il filologo musicale è una specie di detective che
va a fare una ricerca sui tipi di scrittura (paleografia), sui supporti (tipi di carta, inchiostri…), le
rilegature (che permettono ad esempio di fare una datazione della partitura), la decorazione
(per la musica antica).
La prossima volta vediamo il metodo Lachmanniano.
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Piccola esercitazione in classe.
La musica di Martucci. Bibliografia essenziale
• Giuseppe Martucci: Saggio biografico-critico, di Alberto Fano, Milano 1950 (Curci)
• Giuseppe Martucci: da Capua all’Accademia di Santa Cecilia, a cura di Antonio
Rostagno, Pier Paolo De Martino, Roma 2012 (Accademia Nazionale di Santa Cecilia)
• Giuseppe Martucci, di Folco Perrino, Novara (Centro Studi Martucciani)
Metodologia della ricerca storico-musicale
5/12/2022, lezione 5
Riguardo agli abstract. Solitamente nell’abstract non si inserisce la bibliografia. Ogni abstract
ha un titolo. Come vanno riportati i libri in una bibliografia? Cognome dell’autore; titolo e
sottotitolo del libro in corsivo; luogo di pubblicazione; casa editrice; anno di pubblicazione ed
eventuale edizione. Vedere pagina 13 del pdf inviato via mail.
L’abstract è un riassunto; quindi deve essere un unico testo (in un unico paragrafo), e non ci
sono note a piè di pagina.
Il 23 gennaio ci sarà un’esercitazione in presenza su saggi che trattano specifici argomenti di
filologia su testi operistici.
Rinvii bibliografici:
• autore (nome e cognome) in maiuscoletto
• titolo e sottotitolo dell’opera in corsivo
• eventuale numero dei volumi in cifre arabe seguite da voll (3 voll.)
• luogo di edizione
• editore
• data
• collana tra parentesi tonde, senza virgolette, seguita da virgola e numero progressivo
del volume all’interno della collana
• pagine citate (p. - pp.), separate da trattino o da virgola, a seconda se sono citate come
‘range’ o come pagine singole
esempi:
REINHARD STROHM, L’opera italiana nel Settecento, Venezia, Marsilio, 1991, pp. 124-137.
VICTOR TURNER, From Ritual to Theater: The Human Seriousness of Play, New York,
Performing Arts Journal Publications, 1982, pp. 182 ss. (= seguenti; citazione da pagina 182 in
poi)
Come usare le virgolette all’interno dei testi: «testo citato “citazione all’interno del testo citato”
testo citato»
L’altro uso delle virgolette basso è quello di evidenziare i titoli dei periodici, o citazione di versi
o brani di testo.
esempio:
MARTHA FELDMAN, Magic Mirrors and the ‘Seria’ Stage: Thoughts toward a Ritual View,
«Journal of American Musicological Society», XLVIII, 1995, pp. 423-484: 430
alla fine di questa citazione bibliografica, le pag. 423-484 indicano l’estensione dell’articolo;
430 si riferisce alla pagina dove c’è la citazione.
La bibliografia va ordinata in ordine alfabetico crescente; anche se la bibliografia è divisa in
blocchi, va ordinata all’interno dei blocchi in ordine alfabetico.
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Il 19 dicembre 2022 ci sarà un incontro in presenza nella biblioteca del conservatorio.
Il problema dell’opera dal punto di vista della filologia qual è? Che la filologia si è accostata al
melodramma molto tardi. Per la filologia pura, l’opera è stata per molto tempo oggetto di
pregiudizio; l’aveva considerato un prodotto “basso”, perché popolare. Il momento di svolta per
l’opera italiana si è avuto con la casa editrice Ricordi e con l’edizione dell’opera omnia di Verdi;
con la collaborazione dell’università di Chicago si è approntata l’edizione critica di tutte le
opere di Verdi, iniziata nel 1983 – è un’operazione ancora non terminata. Nel frattempo sono
state iniziate anche le edizioni critiche di Rossini, Bellini, Donizetti (1988), sempre ad opera
dell’editore Ricordi. L’edizione di Capuleti e Montecchi di Bellini è del 2003. “L’ultimo arrivato” è
Puccini, per quanto riguarda le edizioni critiche.
Oltre al pregiudizio di base, perché la filologia si è rifiutata per tanto tempo di occuparsi del
melodramma? Perché la tradizione operistica è una tradizione ininterrotta, che non ha mai
avuto un punto di termine, e questo è un problema per la filologia (convenzionalmente la
tradizione del melodramma si fa terminare con l’opera di Puccini – ma fino a quel punto era
ininterrotta dal ‘600). La filologia si occupa di opere che si sono interrotte nella loro tradizione,
opere che rischiano di andare perdute; ad esempio le sonate di Domenico Scarlatti non hanno
una tradizione ininterrotta, a un certo punto Scarlatti ha smesso di scrivere le sonate e non è
continuato quel tipo di composizione. In una tradizione ininterrotta, le stratificazioni diventano
tantissime, e questo crea un sacco di problemi per la ricerca filologica.
Inoltre il melodramma è soggetto al cambiamento del gusto, delle tecniche vocali e strumentali.
Se cambia la tecnica, cambia anche il modo di eseguire un certo passaggio, indicato in una
certa maniera. Ciò significa che la filologia in base al cambiamento delle tecniche e del gusto,
deve cambiare il suo atteggiamento nei confronti dell’edizione critica; un’edizione critica fatta
nell’800 è diversa da una fatta nel ‘900. Anche per questo si arriva molto tardi alla filologia
operistica.
Il testo del melodramma quindi non resta mai alterato (sia il testo musicale che il libretto), ma
subisce sempre modifiche, nel corso della storia della sua interpretazione. Spesso i cantanti
imponevano ai compositori delle modifiche delle loro parti, che venivano tenute in
considerazione poi per le successive edizioni a stampa.
Il libretto è uno strumento pensato per il pubblico; quindi è scritto in una maniera che non è
funzionale all’esecuzione. Tante volte nel libretto compaiono parti che vengono invece tagliate
nella partitura musicale. Questo succede non solo nell’opera italiana, ma anche nei generi
omologhi stranieri (ad esempio il Singspiel… spesso le parti recitate vengono
abbondantemente tagliate).
L’opera pucciniana mette più in difficoltà il filologo, perché non si presenta mai un’edizione che
sia siglata come definitiva dall’autore stesso. Di questo autore (come di altri), bisogna prendere
in considerazione anche le parti d’orchestra, gli spartiti canto-piano, ecc. Inoltre le partiture
manoscritte sono spesso lacunose (come anche in Verdi); non viene scritto per esteso tutto
quello che va suonato, ma usa delle abbreviazioni o delle stenografie che erano in uso
corrente all’epoca, ma che magari oggigiorno non si conoscono più. Va considerata anche la
bozza per i revisori, che ci dà molte indicazioni sulle ultime stesure di un’opera. Probabilmente
per questo l’opera critica di Puccini è iniziata molto più tardi rispetto agli altri autori, per ragioni
tecniche e pratiche e per gli enormi problemi che questo lavoro comportava.
Oltre ai problemi riguardanti le linee vocali, anche le parti d’orchestra presentano problemi: ad
esempio non venivano scritte nel corso dell’800 le legature. Fare l’edizione critica significa
anche integrare con tutti i segni che all’epoca non venivano inseriti.