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IL BAROCCO

Il barocco, dallo spagnolo “bizzarro”, fu un movimento estetico, ideologico e culturale diffusosi tra
la fine del XVI e l'inizio del XVII secolo, fino alla metà del XVIII secolo. Nato in Italia e diffusosi
poi nel resto dell’Europa (soprattutto in Germania), questi può essere diviso in tre fasi cronologiche:

 Primo Barocco, che dalla fine del ‘500 arriva poco oltre la metà del ‘600;
 Medio Barocco, che arriva fino alla fine del secolo;
 Tardo Barocco, che comprende la prima metà del 700. Per quanto riguarda la musica, il
barocco nacque in Italia per poi diffondersi in Europa (soprattutto in Germania).

CONTESTO STORICO

Il Seicento fu per l’aristocrazia dell’epoca un periodo costituito da numerosi conflitti di carattere


politico, religioso e sociale; un periodo di crisi che portò con sé un forte calo demografico e un
ristagno dell’economia dovuto soprattutto alle ricorrenti epidemie di peste e alle devastazioni
determinate dalla “Guerra dei Trent’anni” (1618-1648): conflitto causato dal contrasto fra cattolici e
protestanti.
Fu un’epoca in cui la profonda condizione di miseria degli stati sociali più umili contrastò in modo
stridente con lo sfarzo ed il lusso delle corti dei grandi sovrani europei, come quella del Re Sole a
Versailles. Ma fu anche un secolo in cui si assistette ad un mutamento radicale del pensiero
scientifico (grazie a Galileo Galilei e al suo “metodo scientifico”) e ad uno sviluppo della filosofia e
delle arti, di cui fu la musica la vera trionfatrice in tutta Europa, apportando invenzioni veramente
geniali.

IL BAROCCO IN MUSICA

Come detto precedentemente, il termine Barocco, “barrueco” in spagnolo, vuol dire bizzarro;
questi infatti fu uno stile ricco di eccessi e fantasie, che volle stupire per la spettacolarità e la
ricchezza degli ornamenti. Infatti l’obbiettivo degli artisti del periodo fu quello di celebrare il potere
dei sovrani e della Chiesa attraverso le loro opere in ambito letterario, filosofico, architettonico e,
ovviamente, musicale.

In musica questa sfarzosità trovò espressione con elementi significativi del tempo, infatti troviamo
vari cambi di tempo, passaggi di grande virtuosismo e un ampliamento delle compagini orchestrali,
grazie all’inserimento di strumenti a fiato. Le melodie diventarono più complesse ed articolate e si
arricchirono di abbellimenti, spesso improvvisati dagli esecutori.
I compositori, al fine di emozionare e coinvolgere lo spettatore, inserirono nelle composizioni vari
tipi di contrasti sonori:

 contrasti d’intensità: accostamenti di frasi musicali anche uguali, suonate prima forte e poi
piano;
 contrasti timbrici: ottenuti accostando melodie suonate da strumenti dal timbro diverso;
 contrasti tra tutti/solo: in cui una frase veniva suonata da uno strumento solista e poi
dall’intera orchestra.

TEORIA DEGLI AFFETTI

Come già detto, nel barocco l’arte deve stupire, ma anche e soprattutto commuovere. Pittori e
scultori sceglievano situazioni e personaggi che trasmettessero grande passione e tensione emotiva
ed anche la musica cercò di esaltare i sentimenti per emozionare gli ascoltatori. Si delinearono così
alcune caratteristiche specifiche come:

 il figuralismo: una teoria delle figure musicali utili a suscitare emozioni al pari delle figure
retoriche in letteratura, basata quindi su uno stretto legame fra musica e testo.

 la teoria degli affetti, prima forma retorica adottata in musica che puntava a muovere gli
affetti dell’uditorio. È una teoria che basata sull’idea della musica come strumento di
intensificazione delle passioni, per cui ad alcune figure musicali corrispondevano precisi
effetti sull’animo umano. È proprio da questo concetto, già messo in pratica dagli antichi
Greci, consapevoli della capacità emozionale dell’arte dei suoni, che i teorici e musicisti
dell’epoca attinsero per applicarlo poi alla loro musica (nelle prime cronache rinascimentali
si parla di interi pubblici commossi dalla musica).
Addirittura le autorità civili ed ecclesiastiche, consapevoli del forte potere della musica sulla
psiche umana, la utilizzarono come veicolo dei propri messaggi propagandistici. Questo
pensiero musicale nato nel Rinascimento con Giovanni Bardi conobbe poi il suo pieno
sviluppo appunto nell’epoca barocca, in particolare con A. Kircher.

Di conseguenza in questo periodo ('500-'600) la teoria musicale identificò ogni affetto con un
diverso stato dell'animo (es. gioia, dolore, angoscia) individuati da specifiche figure musicali
definite figurae o licentiae. La loro particolarità fu contraddistinta da anomalie nel contrappunto,
negli intervalli e nell'andamento armonico, appositamente inserite per suscitare una particolare
suggestione. Inoltre i musicisti abbandonarono progressivamente la polifonia in favore di uno stile
più semplice, ma capace di parlare al cuore dell’ascoltatore. I brani non presentavano più, come in
passato, varie linee melodiche eseguite contemporaneamente, ma una sola melodia dal carattere
molto marcato e suggestivo, capace di evocare sensazioni forti.

In questo periodo nacquero e si svilupparono nuovi e diversi generi e forme musicali, emersi
principalmente in Italia, nazione guida in campo artistico.

IL MELODRAMMA
Firenze, Venezia e Napoli furono tra le città considerate tra le più importanti per quanto riguarda la
musica in quanto seppero sviluppare stili musicali unici ed indipendenti, discostandosi in modo
significativo dagli ideali classici del tardo Rinascimento.
A Firenze ci fu la nascita del Melodramma (detto anche comunemente Opera), uno spettacolo
costituito dall’insieme di musica strumentale, canto, recitazione e danza.
La genesi del Melodramma si ebbe grazie ad un gruppo di letterati e musicisti che si riunivano nel
palazzo del Conte Bardi, verso la fine del Cinquecento; questi uomini proponevano spettacoli dove
veniva eseguita la recitazione cantata di drammi (come avveniva nell’antica Grecia) per un pubblico
colto appartenente alla corte. La stessa parola melodramma deriva da melos (canto) e drama
(dramma), quindi: dramma in musica. Gli attori, che erano appunto dei cantanti, accompagnati
dall’orchestra, raccontavano una vicenda interamente in musica. In questa forma musicale lo stile
venne enfatizzato dalla vocalità dei cantanti solisti che davano prova della loro bravura attraverso le
“arie” (melodie articolate e ricche), alternate a dei “recitativi” (misto tra canto e recitazione, dove
prevaleva una funzione più che altro narrativa).

Questa nuova forma di spettacolo dato che prevedeva l’alternanza di canto e recitazione,
accompagnati dai musicisti dell’orchestra, fu inizialmente denominata “recitar cantando”.
Uno degli scopi delle Camerata Bardi (così venne denominato questo gruppo di intellettuali) fu
quello di favorire la comprensione dei testi narrati e la partecipazione emotiva del pubblico
utilizzando non più la polifonia tipica del Madrigale, che creava confusione e rendeva
incomprensibili le parole, ma la monodia: canto ad una sola voce eseguito da una o più persone,
accompagnata da strumenti in sottofondo. Di conseguenza la musica polifonica cadde in disuso per
far posto al melodramma e alle nuove forme di musica strumentale eseguite dalle orchestre.
Tra i maggiori compositori di Melodrammi ricordiamo Claudio Monteverdi, autore di: “Orfeo”, “Il
ritorno di Ulisse in patria”, “L’incoronazione di Poppea”, ed altre opere.

A Venezia con la rapida diffusione del melodramma fu favorita la nascita di teatri pubblici a
pagamento, gestiti da impresari che finanziavano gli artisti e lo spettacolo per poi guadagnare dalla
vendita dei biglietti e dalle repliche degli spettacoli. Il primo teatro impresariale nacque a Venezia
nel 1637 e fu il San Cassiano. Fu così che il fenomeno si propagò e Venezia venne invasa da spazi
teatrali, le cui rappresentazioni furono accessibili non più solo ai membri delle corti, ma a chiunque
acquistasse un biglietto.

A Napoli invece, basandosi sul modello veneziano, si distinsero due tipologie di melodrammi: serio
e buffo. Il melodramma napoletano consisteva nell’adattamento degli elementi dell’opera veneziana
per far sì che andassero incontro al gusto e alla lingua napoletana; inoltre a Napoli sorsero le scuole
musicali di quattro Conservatori: S.Maria di Loreto, Sant’Onofrio a Capuana, Pietà dei Turchini e
Poveri di Gesù Cristo. Queste istituzioni pubbliche benefiche di assistenza ospitavano bambini
orfani e al loro interno veniva insegnato, fra le varie tipologie di attività lavorative, quella di far
musica.

È doveroso sottolineato il fatto che il mezzo espressivo più adatto all’epoca per esprimere la teoria
degli affetti trovava la sua rappresentazione proprio nel teatro musicale. La musica diede alle parole
del testo teatrale il potere di suscitare nello spettatore infinite reazioni psicologiche ed i cantanti,
con la loro voce, la gestualità e la recitazione, erano in grado di toccare ed appassionare il pubblico,
per trasportarlo nella dimensione della vicenda narrata.

L’influenza dell’opera italiana arrivò anche in Francia, dove le opere italiane vennero prese come
modello dai compositori francesi, che elaborarono però uno stile più legato alla danza. Nacquero di
conseguenza nuovi generi teatrali distinti in: Tragedie Lirique e Comèdie-ballet (che unisce parti
recitate, cantate e danzate).

Anche in Germania, terra di grandissimi musicisti, lo stile italiano fu un riferimento costante. È un


periodo di grandissima fioritura soprattutto per la musica sacra e strumentale che vede protagonisti
compositori come Johan Sebastian Bach, Georg Federic Haendel e Georg Philipp Telemann,
compositori ai quali la musica del barocco tedesco sarà debitrice delle ispirazioni e degli ornamenti
tecnici utilizzati questi maestri.

L’ORATORIO

Nel Barocco la chiesa ebbe un ruolo predominante nella vita romana a causa delle conseguenze
della Controriforma; la sua ottica nei confronti della musica che non apparteneva alla liturgia era
molto severa. L'unica eccezione nei primi del ‘600 fu dovuta alla presenza dei Barberini, famiglia
importante romana, che aveva una grande predilezione per il teatro e le arti, infatti a palazzo
Barberini ebbero luogo moltissimi spettacoli in musica con addirittura una stagione teatrale.

La risposta della Chiesa alla rapida diffusione dell’opera fu quella di servirsi di compositori legati
allo Stato Pontificio e alle regole di severità e sobrietà della Controriforma per scrivere musiche per
accompagnare storie di carattere ecclesiastico. Questo genere musicale simile al melodramma
dovette il nome al luogo in cui queste rappresentazioni venivano svolte, ovvero l’oratorio.

Nello specifico l’Oratorio consisteva nella narrazione cantata di una vicenda presa dalla Bibbia o
dalla vita dei Santi. Questo si differenziava dal melodramma per diversi fattori:

 la scelta del testo da rappresentare di natura religiosa, mentre nel melodramma aveva origini
mitologiche;
 assenza di scenografie e costumi o danze, per venire incontro alle regole di sobrietà derivate
dalla Riforma e Controriforma.

La mancanza di questi elementi portò alla necessità di una figura estranea alla vicenda che
spiegasse al pubblico ciò che accadeva in scena, questi venne denominato “storico” (istoricus), o
“narratore”.
In un oratorio si potevano trovare arie e recitativi per canto solistico e pezzi corali e orchestrali
(come d’altronde avveniva anche nell’opera); era inoltre un genere molto diffuso appunto in
Germania, e lo stesso Telemann, esponente dell’opera barocca tedesca, vi si avvicinò,
componendone all’incirca sei.

LA CANTATA

La Cantata, come gran parte delle forme musicali vocali e strumentali, ebbe origine italiana dallo
stesso contesto culturale da cui derivò l’opera. Formata da una sequenza di brani vocali (come arie,
recitativi, duetti e cori) e brani strumentali in una dimensione più lirica e meno drammatica, questa
aveva una certa affinità con l'opera barocca, ma l'esecuzione avveniva senza apparato scenico e lo
spettacolo era di dimensioni minori. Le cantate si distinsero in:
 profane, caratterizzate da un soggetto mitologico o morale,
 sacre, ispirate perlopiù a vicende tratte dalle Sacre Scritture, in latino o in lingue moderne.

FORME STRUMENTALI

Il barocco fu un periodo di altissima fioritura anche per la musica strumentale, che acquistò sempre
più importanza nel corso del Seicento, giungendo a una sostanziale parità con la musica vocale.
Non avendo il problema della comprensione delle parole, rimase generalmente più legata alla
tecnica contrappuntistica e polifonica (consistente nell’abbinare più melodie contemporaneamente),
ma presentò una grande novità: il basso continuo. Questa era una tecnica di accompagnamento che
doveva sostenere il canto e la melodia, e che veniva eseguita solitamente col clavicembalo.
Inoltre, come risposta alla ricerca della sopracitata “teoria degli affetti”, la musica strumentale si
arricchì di capacità espressive grazie all’impiego sempre maggiore degli archi, capaci più di altri
strumenti di evocare le sottili sfumature dei sentimenti umani.

Varie sono le forme strumentali tipiche che nacquero in questo periodo.

IL CONCERTO

Questa forma è particolarmente interessante per lo sviluppo di alcune caratteristiche nuove ed


uniche in ambito musicale. Consisteva in una composizione strumentale generalmente divisa in tre
movimenti con velocità alternate: Allegro, Adagio, Allegro.
La forma del concerto fu portata ai massimi livelli da Antonio Vivaldi, autore di un numero enorme
di concerti per orchestra; egli fu tra i primi ad utilizzare gli strumenti a fiato anche come solisti.
La sua importanza si collega al fatto di aver codificato/strutturato in modo definitivo la forma del
concerto, distinguendolo in:

 concerto grosso: in cui l’orchestra (chiamata “tutti”) dialogava con un piccolo gruppo di
strumenti solisti detto “concertino”;
 concerto solista: che vedeva come protagonista principale un solo strumento accompagnato
dall’intera orchestra.

LA SONATA

Questa veniva eseguita dagli strumenti, in opposizione alla cantata dove il brano era interpretato
anche da voci.
Nel barocco erano già ben definiti due tipi polifonici di sonata:
 da Chiesa: composizione strumentale generalmente per strumenti ad arco con
accompagnamento del basso continuo, destinata a sostituire le parti mancanti della liturgia
vocale, caratterizzata da una severa scrittura.
Si compone generalmente di quattro movimenti ordinati in:
 una introduzione lenta,
 un allegro in forma fugata,
 un movimento lento cantabile,
 un finale allegro in una qualche forma binaria come a suggerire un'affinità con i brani
danzabili delle suites (della quale il secondo movimento lento ricorda infatti l'aspetto
di una sarabanda, mentre il finale ricorda quello di una giga).

 Da Camera, è una forma strumentale in tre o più movimenti che ricalcano strutturalmente il
modello della danza (talvolta con un movimento introduttivo), composto per uno o più
melodie strumentali e basso continuo.

SUITES

Nuova forma musicale che trova grande fortuna in tutta Europa, particolarmente in Francia e
Germania, la suite può essere scritta per un solo strumento (solitamente il clavicembalo o il liuto), o
per l’intera orchestra.
Costituita da una serie di brani lenti-veloci, indicati con il nome della danza corrispondente, la suite
nella seconda metà del Seicento acquisisce la sua struttura fondamentale:

 brano introduttivo (preludio o ouverture) seguito da una successione di quattro danze


 allemanda,
 corrente,
 sarabanda.
 giga;

a queste 4 danze a volte se ne aggiungono altre quali: la bourrée, la gavotta o il minuetto.

Inoltre il motivo principale del rapido sviluppo della musica strumentale nel ‘600 e nel ‘700 fu
dovuto all’evoluzione di alcuni strumenti, grazie al lavoro di perfezionamento compiuto da vari
artigiani, ma anche dall’apparizione di grandi virtuosi che gareggiavano tra di loro, spingendo così i
limiti di ciò che gli strumenti erano in grado di fare.
Tra i principali strumenti ai quali furono apportate delle modifiche ricordiamo in primis il
clavicembalo, strumento principe di questo periodo, ma anche gli archi e gli strumenti a fiato, tra
cui il flauto, su cui ci soffermeremo nel prossimo capitolo.

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