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Musica rinascimentale: breve storia e riassunto

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Serena Marotta January 20, 2016

L’arte musicale attraversò un periodo felice nell’epoca del Rinascimento (che si colloca tra
la fine del XIV e la prima metà del XV secolo). Nel Cinquecento, le arti e le scienze ebbero
un periodo di rifioritura e di rinnovamento. Con questo articolo andremo a fare un breve
approfondimento sulla musica rinascimentale.

Musica rinascimentale: uno degli strumenti più diffusi era il liuto. Nella foto: “Giovane suonatore di liuto girato a destra”
(1625, Frans Hals – Museo del Louvre, Parigi)

La musica profana, che con l’ ars nova aveva raggiunto una dignità propria liberandosi da
uno stato di lunga soggezione, diventò importante grazie allo sviluppo della polifonia
vocale. Nel Rinascimento, l’Italia fu al centro di grandi rinnovamenti, stimolati da una libera
fantasia e dai frequenti scambi di musicisti che passavano con disinvoltura da una corte
all’altra, da una chiesa o da una cappella all’altra. In diverse città sorsero centri di attività
musicale. In questo periodo si svilupparono due forme musicali: il madrigale e la frottola,
che venivano rappresentate nelle corti.

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Il madrigale
Il madrigale vedeva insieme dalle quattro alle sei voci, il tema principale era l’amore e i
testi che venivano adottati dai madrigalisti erano quelli dei grandi poeti del passato, tra i
quali Dante, Petrarca e Boccaccio o quelli contemporanei: Ludovico Ariosto e Torquato
Tasso. Famosi madrigali furono Luca Marenzio e Carlo Gesualdo.

La frottola
Altra forma musicale tipicamente italiana fu la frottola, che nacque presso la corte di
Mantova, di contenuto popolare e di forma poetico-musicale. Questa ebbe grande
diffusione tra la fine del Quattrocento ed il 1520 e di solito era a quattro voci.

Musica rinascimentale: le scuole musicali in Italia e all’estero


Intanto all’estero si andavano affermando grandi scuole musicali, quella spagnola,
francese, fiamminga e austriaca, mentre in Italia i centri musicali del Cinquecento erano
principalmente due: Venezia e Roma. La scuola veneziana attinse gli insegnamenti da
quella dei compositori fiamminghi; quella romana invece si sviluppò successivamente nella
seconda parte del Cinquecento e vide come maestro Giovanni Pierluigi da Palestrina. La
scuola veneziana nacque in una Venezia spensierata, libera e mondana, che diede vita a
polifonie che furono arricchite di sonorità nuove. Insieme alla musica sacra, fiorì l’elegante
madrigale cinquecentesco, si diffusero frottole, villanelle, scherzi, mascherate, in un
intreccio di voci.

La scuola veneziana
La scuola veneziana ebbe inizio con Adrian Willaert, che proveniva dalla scuola fiamminga
e che operò nella Basilica di San Marco, centro della musica religiosa. A lui si attribuisce
l’uso del doppio coro in San Marco con due organi collocati uno davanti all’altro. La scuola
di Venezia si affermò con Andrea Gabrieli e si impose con Giovanni Gabrieli: questi unì al
suono dell’organo quello dei flauti, delle viole, dei tromboni, dei cornetti, oltre alle
voci. Capolavori del genere profano furono creati da Luca Marenzio e da Carlo Gesualdo di
Venosa. In particolare, può essere considerato il grande maestro della scuola veneziana
Claudio Monteverdi.

La scuola romana
La scuola romana trattò esclusivamente musica sacra nello stile polifonico per sole voci.
Elemento che caratterizzò queste forme di musica sacra fu lo stile a cappella, chiamato
così perché le esecuzioni avvenivano nella Cappella Sistina, che non possedeva l’organo.

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