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Storia della musica esame di idoneità

La diffusione del Cristianesimo, e quindi del canto cristiano, ha avuto un ruolo decisivo nella storia della
musica occidentale. La musica corale ha origine dal canto cristiano dei primi secoli. Nelle sacre scritture si
legge che il canto era una pratica comune anche nei riti della religione ebraica: lo stesso Cristo, insieme ai
suoi discepoli viene ritratto come "cantore":

Poiché la notazione musicale non emergerà che nel corso del XII secolo, il canto cristiano dei primi secoli ci
è completamente ignoto, e ciò che se ne sa deriva in gran parte da supposizioni. La sua presumibile
derivazione dal rito ebraico fa presumere che la liturgia dei primi secoli fosse basata sull'intonazione di
forme melodiche tradizionali costruite attraverso variazioni molto piccole (di ampiezza inferiore ad un
semitono e perciò dette microtoni) e in cui il ritmo era derivato dal ritmo verbale della liturgia (questo
procedimento è anche detto cantillazione). Inoltre si può supporre che la condizione di clandestinità in cui
la religione cristiana era praticata favorisse il sorgere di molte varianti del rito e quindi
dell'accompagnamento musicale di riferimento.

La situazione cambiò nel 380, quando l'editto di Tessalonica impose la religione Cristiana come unica
religione dell'impero. A partire dal V secolo, il cristianesimo iniziò a darsi una struttura che imponeva
l'unificazione della liturgia e, quindi, anche della musica che ne faceva parte integrante.

Si può ipotizzare che la forma iniziale della musica liturgica fosse monodica (cioè affidata ad un solista, dalla
parola greca che significa una voce sola) e basata su variazioni d'intonazione attorno ad una nota
fondamentale (detta corda di recita), variazione che era dettata dalla prosodia (o enfasi) delle parole del
testo sacro, nello stile musicale detto sillabico. A questo stile, che dominava la maggior parte della messa, si
sovrappose col tempo un secondo stile, riservato inizialmente ai momenti di maggiore enfasi quali
l'offertorio, in cui un solista intonava il testo facendo variare liberamente l'intonazione all'interno di una
stessa sillaba in uno stile detto melismatico. Le parti della messa sono divise da una sezione di testi :
ordinarium cioè cantato con stesse parole e proprium cioè testi le cui parole variano a seconda delle
festività. Il proprium è diviso tra itroito- graduale-alleluia-offertorio e comunio. Nell’ordinarium abbiamo
kyrie -glorie-credo- sanctus- agnus dei

La trasmissione della musica avveniva a questo punto per tradizione orale, e attraverso scuole di canto, la
cui presenza presso i maggiori centri di culto è attestata fino dal IV secolo. Oltre alla scuola di provenienza,
è probabile che anche l'improvvisazione e l'abilità del singolo cantore determinassero in larga parte la
musica d'uso liturgico.

Agli inizi del VI secolo, esistevano in Occidente diverse aree liturgiche europee, ognuna con un proprio rito
consolidato (tra i principali, ricordiamo il rito vetero-romano, il rito ambrosiano a Milano, il rito visigotico-
mozarabico in Spagna, il rito celtico nelle isole britanniche, il rito gallicano in Francia, il rito aquileiese
nell'Italia orientale, il rito beneventano nell'Italia meridionale). La tradizione vuole che alla fine di questo
secolo, sotto il papato di Gregorio I (590-604) si sia avuta la spinta decisiva all'unificazione dei riti e della
musica ad essi soggiacente.

In realtà si ha motivo di credere che l'unificazione avvenisse quasi due secoli più tardi, ad opera di Carlo
Magno e sotto l'impulso dell'unificazione politica che portò alla nascita del Sacro Romano Impero.
L'attribuzione a papa Gregorio I sarebbe stata introdotta per superare le resistenze al cambiamento dei
diversi ambienti ecclesiastici, costretti a rinunciare alle proprie tradizioni.
Storia della musica esame di idoneità

Il prodotto dell'unificazione di due dei riti principali quello vetero-romano e quello gallicano fu codificato
nel cosiddetto antifonario gregoriano, che conteneva tutti i canti ammessi nella liturgia unificata. Due sono
gli ambiti dove la musica gregoriana si sviluppò: l'Officio quotidiano e la Messa.

L'Officio veniva, e viene ancora celebrato, dai monaci, che si riunivano a determinate ore della giornata,
fissate con precisione. Nell'Officio si eseguivano prevalentemente Salmodie ed Inni. Le prime potevano
essere in forma di antifona (i versetti dei salmi venivano alternati fra due cori), o di responsorio (i versi del
salmo erano alternati fra l'officiante ed il coro).
Gli Inni, invece, erano di struttura più libera, e per questo piacevano di più ai monaci ed anche al popolo; e
per questo l'Intellighenzia ecclesiale li riteneva veicolo di eresia e cercò sempre di limitarli.

Questa unificazione classificò i brani di musica sacra in uso secondo un sistema di modi, ispirati - almeno
nei nomi - ai modi della tradizione greca (dorico, ipodorico, frigio, ipofrigio, lidio, ipolidio, misolidio,
ipomisolidio) Nei modi autentici : dorico-frigio-lidio-misolido la percussio è situata una quinta sopra
rispetto alla finalis. Nei modi plagali la repercussio la repercussio è situata una terza sopra rispetto la finalis
tranne il 5 modo ipofrigio . i modi quindi sono 8 tipi d scale formati da differenti successioni di toni e
semitoni caratterizzati ciascuno dalla propria finalis e repercussio . Però, col tempo, il desiderio di variare si
trasformò in voglia di inventare, di cambiare, di riscrivere nuove melodie, soprattutto nel momento in cui si
affinava la tecnica di scrittura musicale.
Queste nuove melodie presero il nome di "tropi", ed in breve tempo diventarono la passione di tutti i
musici carolingi. I tropi erano inizialmente "aggiunte" melodiche a brani del repertorio liturgico. Non più
variazioni ma veri e propri inserti aggiuntivi.

Col tempo le inserzioni coinvolsero anche i testi e non solo le melodie. Questa fu davvero una evoluzione
non da poco, perché mentre era tollerabile per la chiesa romana una aggiunta musicale, lo era assai meno
una aggiunta testuale inedita, slegata dalle sacre scritture e frutto della fantasia di musici e poeti.

In breve tempo quasi tutte le parti della messa e persino quelle dell'Officio finirono con l'essere
contaminate da grandi quantità di tropi. Per l'alleluia ne vennero scritti una tal quantità da meritarsi un
termine di catalogazione autonomo: i tropi alleluiatici vennero definiti "sequenze"  .

I più fecondi centri da cui si diffusero tropi e sequenze furono il monastero di San Gallo, ad opera del
famoso monaco Notker Balbulus, e quello di San Vittore a Parigi. Tutto ciò avvenne a cavallo tra il primo ed
il secondo millennio.

Alla chiesa non rimase che subire questa grande rivoluzione musicale, per poi rifarsi in parte nel famoso
concilio di Trento (1545) quando decise (ma era ovviamente troppo tardi) che di tutto l'immenso repertorio
di tropi e sequenze, solo una manciata di queste potesse essere accolta nel repertorio liturgico.

In realtà, contemporaneamente al fiorire di tropi e sequenze prendeva vita quella che sarebbe stata la
prima grande vera rivoluzione musicale: quella che portava la musica da un livello monodico a quello
polifonico. Dal IX sec. si diffuse la pratica dell’accompagnamento al canto sacro (cantus firmus) con altre
melodie  in contrappunto.  Nacque così la polifonia che dal X al XVI secolo caratterizzò la storia della
musica.

Gli storici dividono questo ampio ciclo in cinque periodi: gli inizi (X-XII sec.), l’Ars antiqua (XII-XIII sec.), l’Ars
nova (XIV sec.), l’età fiamminga (XV-XVI sec.), la polifonia rinascimentale (XVI sec.).

1. Gli inizi della polifonia (X-XII secolo)

La prima forma polifonica fu l’organum in cui la melodia gregoriana (vox principalis) veniva accompagnata
da un’altra melodia (vox organalis).
Storia della musica esame di idoneità

Durante questo periodo furono create moltissime composizioni polifoniche che venivano soprattutto
eseguite nelle principali cattedrali della Francia del Nord (come Notre-Dame). La diffusione di questi canti
nell’Ars antiqua fu favorita dall’affermazione di una notazione su rigo con le durate.

-SCUOLA DI NOTRE-DAME: Tra il 1150 e il 1350 la cappella di Notre-Dame a Parigi fu il più importante


centro di musica polifonica europeo. I suoi primi maestri furono Léonin e Pérotin i quali composero
molti Organum, la forma polifonica più importante.

-IL MOTTETTO: Verso la metà del XIII secolo, nacque il mottetto che sostituì le precedenti forme musicali.

Il mottetto era solitamente a tre voci: la voce inferiore chiamata tenor, la voce mediana chiamata duplum e
la voce superiore chiamata triplum.

Alla fine del XI si affermò il discanto in cui la vox principalis (al grave) è accompagnata nota contro nota
dalla vox organalis, la quale procede per intervalli misti e per moto contrario.

Nel XII sec. nacque l’organum melismatico in cui l’esecuzione della melodia gregoriana al grave era
accompagnata dalla vox organalis che eseguiva liberamente melodie ricche di fioriture.

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