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IL MEDIOEVO

MILLE ANNI DI STORIA

• Il termine Medioevo indica un periodo storico molto ampio, che inizia con la fine
dell’Impero Romano d’Occidente, avvenuta nel 476 d.C., e arriva fino alla scoperta
dell’America, avvenuta nel 1492.

• Molti hanno definito questi mille anni un periodo oscuro, misterioso e difficile,
caratterizzato da invasioni barbariche, carestie ed epidemie; in realtà il Medioevo si
è dimostrato un’epoca ricca di elementi creativi e innovativi.
SANT’AMBROGIO, GLI INNI E LE RADICI DEL CANTO
LITURGICO

• Nel 313 d.C., con l’editto di Milano, l’imperatore Costantino mette fine alle
persecuzioni contro i cristiani, che cominciano a professare pubblicamente la loro
religione: nascono così i canti liturgici, cioè canti in strofe che accompagnano le
cerimonie, come l’inno.

• Gli inni si diffusero nel IV secolo d.C. anche grazie a sant’Ambrogio, vescovo di
Milano, che ne scrisse diversi con lo scopo di divulgare la fede nel popolo.
I CANTI GREGORIANI

• Durante il Medioevo, gli unici luoghi di cultura dove era possibile imparare a
leggere e scrivere, studiare il canto e la musica furono i monasteri e i conventi.

• Con il tempo i brani di musica sacra divennero sempre più numerosi, assumendo
forme e tradizioni che variavano da zona a zona, dando vita ad esempio al rito
romano in Italia, al rito ispanico in Spagna e al rito gallicano in Francia.

• Intorno al 600 d.C., papa Gregorio I, detto anche Magno, raccoglie i canti più
significativi (poi chiamati gregoriani in suo onore) nell’ Antifonario, un libro che
si è diffuso in tutta Europa.
LE CARATTERISTICHE DEL CANTO GREGORIANO

• Il canto gregoriano presenta alcune caratteristiche fondamentali:


- l’esecuzione è vocale, cioè senza alcun accompagnamento strumentale in
quanto gli strumenti erano vietati dalla Chiesa in quanto troppo legati alla
musica profana;
- il testo è in latino, la lingua ufficiale della Chiesa;
- il ritmo è libero;
- l’andamento è lento.

• I vari tipi di canto gregoriano sono:


- canto monodico: eseguito da una sola voce;
- coro omofono: eseguito dal coro: tutti cantano la stessa melodia;
- canto responsoriale: eseguito da solista e coro in dialogo tra loro;
- canto antifonale: eseguito dal coro diviso in due parti.
• I canti gregoriani si possono poi suddividere in due stili principali:
- canto sillabico o accentus, tipico della salmodìa (canto e recitazione dei salmi)
durante la quale il celebrante intona i salmi sillabando. In questo tipo di canto a
ogni sillaba corrisponde una nota;
- canto melismatico o concentus, tipico della innodìa (canto degli inni religiosi)
durante la quale i fedeli in coro rispondono all’accentus. Il canto melismatico
prevede la variazione melodica di una vocale su più note.

• Con il passare del tempo i canti gregoriani diventarono talmente elaborati e


virtuosistici che risultava impossibile ricordare tutti i melismi, cioè i passaggi
melodici, nei quali si articolavano. Per renderne più facile la memorizzazione
furono composti nuovi testi letterari chiamati tropi e sequenze, che a poco a poco
si differenziarono dai canti originali diventando autonomi.
DOVE SI IMPARA A CANTARE: LA SCHOLA CANTORUM

• Nel 600 d.C. Gregorio Magno, per favorire l’insegnamento dei brani dell’Antifonario
a giovani cantori liturgici, istituì una Schola Cantorum.

• Il maestro cantore, tramite pochi e precisi gesti della mano, indicava agli
studenti verso quale altezza indirizzare la voce, se verso il tono acuto o verso il tono
grave. Il gesto che il maestro compiva con la mano per fornire l’indicazione
melodica prese il nome di gesto chironomico.

• Per fissare in modo preciso sulla carta l’andamento melodico dei brani, venne
introdotta una forma di notazione, chiamata neumatica, che traduceva il gesto
chironomico in segno.
NASCONO LE SETTE NOTE

• La prima forma moderna di scrittura musicale così come la conosciamo oggi si deve
a Guido d’Arezzo, monaco benedettino che, agli inizi dell’XI secolo, inventò un
rigo musicale composto da quattro linee parallele: il tetragramma.

• Inoltre, per aiutare i suoi allievi a memorizzare l’intonazione delle sillabe dei canti,
Guido d’Arezzo elabora un sistema basato sulle prime sillabe dei versi dell’Inno a
san Giovanni Battista (Ut queant laxis). Le sette sillabe di Guido d’Arezzo
corrispondono alle sette note che ancora oggi utilizziamo anche se la nota Ut verrà
cambiata in Do da Giovan Battista Doni nel XVII secolo.

• Ricordiamo la mano guidoniana, sistema per memorizzare la notazione


musicale, ideato da Guido d’Arezzo.
LA LAUDA

• In Umbria, intorno al 1200, nacque la lauda, ovvero un canto monodico (cioè a


una sola voce), sillabico, scritto in lingua volgare, che veniva eseguito al di fuori
delle liturgie di carattere religioso.

• Questa nuova forma di canto prese vita all’interno delle confraternite di


francescani laici che lo intonavano in coro insieme ai fedeli, soprattutto duante le
processioni, per invocare i santi e le divinità.

• La lauda più antica è il Cantico delle creature, scritta da san Francesco


d’Assisi nel 1224. Un altro importantissimo autore di laude fu Jacopone da
Todi.

• I libri che contenevano raccolte di laude prendevano il nome di laudari; il più


famoso è il Laudario di Cortona.
ARS ANTIQUA: A OGNI VOCE UNA MELODIA

• L’Ars Antiqua è il canto polifonico (cioè a più voci) che si sviluppa tra il 900 e il
1300 a Parigi, nella Scuola di Notre-Dame. La tecnica polifonica consiste nell’
intrecciare due o più voci, a ciascuna delle quali è assegnata una melodia
diversa. La sovrapposizione e combinazione di due o più linee melodiche è detta
contrappunto, ovvero punctus contra punctum, «nota contro nota».

• L’organum è la prima tecnica di polifonia. Nell’organum alla voce che esegue la


melodia di base (vox principalis) viene affiancata una voce che intona una linea
melodica differente più grave (vox organalis). Le melodie partono dalla stessa
nota e poi si distanziano fino a un intervallo di quinta.

• Un’altra forma di canto polifonico è il discantus. Vi sono due linee melodiche


che procedono per moto contrario: mentre una voce sale, l’altra scende.
• Nascono i mottetti, canti polifonici con elementi sacri e profani. Essi sono
inizialmente vocali, poi divengono anche strumentali.

• Si afferma il conductus, un particolare canto polifonico che distribuiva testo e


melodia in modo che il tema, ripetuto da più voci, avesse uno schema circolare.

• Intorno al 1100 la musica si diffonde anche al di fuori dei monasteri grazie al


trovatore, una sorta di antico cantautore che girava per i paesi e i castelli
raccontando in musica storie di cavalieri, di battaglie e di amori. I trovatori
cantavano in lingua d’oc, ovvero un dialetto neolatino parlato nel Sud della
Francia, e accompagnavano i loro testi con uno strumento melodico, come la viella o
il flauto.

• Questa nuova forma di fare musica ebbe un enorme successo tra i nobili e
raggiunse anche le corti d’Italia e Germania, dove i trovatori erano chiamati
minnesänger.
• Nel Nord della Francia lo stile dei trovatori venne ripreso dai trovieri, che
narravano le medesime vicende utilizzando la lingua d’oïl.

• Accanto alla figura del trovatore si sviluppò quella del menestrello che, a
differenza del primo, era un semplice esecutore.
ARS NOVA: SPAZIO ALLA MUSICA PROFANA

• A partire dal 1300 le composizioni musicali profane ottengono una certa


importanza per merito di alcuni personaggi tra il quali il poeta e musicista
Guillaume de Machaut.

• I musicisti sono sempre più attratti dal senso del ritmo e la musica acquisisce
nuovi significati: nasce quindi l’Ars Nova che, pur non essendo ben accettata
dalla Chiesa perché ritenuta troppo innovativa e lontana dalla musica sacra, si
diffonde in tutta Europa arrivando anche in Italia, dove Marchetto da Padova,
Jacopo da Bologna e Francesco Landino da Firenze diventeranno alcuni tra
gli esponenti più importanti.

• Questa nuova corrente musicale prese il nome dal primo trattato di Philippe de
Vitry con il titolo Ars Nova.
• Durante il periodo dell’Ars Nova le principali forme musicali profane sono:
- il madrigale, eseguito a due o tre voci e il cui soggetto è pastorale o amoroso.
Il testo cantato era in volgare, ovvero la lingua madre dell’epoca.
- la ballata, la chanson e la caccia, composizioni poetico-musicali a più voci che
descrivono scene di vita quotidiana, storie d’amore o di caccia.

• Durante il periodo dell’Ars Nova le principali forme musicali sacre sono:


- la messa, una composizione complessa e articolata che comprendeva tutte le parti
del rito liturgico.
- il mottetto, un brano polifonico contrappuntistico che nasce dal canto gregoriano.

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