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La lauda francescana

Nel tredicesimo secolo, per la necessità di una chiesa più vicina al popolo, S. Francesco d’Assisi fondò il nuovo
ordine monastico dei frati francescani. Nella regola che scrisse e portò a Roma per l’approvazione del Papa,
c’era la richiesta della celebrazione della Messa in lingua volgare, dato che il popolo a quel tempo non
conosceva il latino. Papa Innocenzo III approvò la regola francescana con alcuni tagli, tra questi proprio la
celebrazione della Messa che continuerà ad essere celebrata in lingua latina fino al 1965, quando Paolo VI,
dopo il Concilio Vaticano II, decise di farla celebrare nella lingua di appartenenza di ogni popolo della Terra.
Francesco riuscì comunque ad ottenere dal Papa l’approvazione alla creazione di confraternite dove, al di
fuori delle celebrazioni liturgiche, i fedeli si riunivano per pregare e cantare le lodi al Signore in lingua volgare.
Il Santo di Assisi, con l’aiuto di Frà Pacifico da Lisciano, al secolo Guglielmo Divini, ex giullare, poeta e musico
di influenza trovadorica, presso la corte longobarda di Enrico VI e Costanza d’Altavilla, prendendo spunto
dalle forme musicali profane dei Trovatori e dei Trovieri, molto popolari in quel periodo storico, creò la Lauda,
nuova forma musicale in lingua volgare, testo sacro e melodia festosa, stilisticamente simile alla Ballata, con
accompagnamento degli strumenti musicali dell’epoca. Il primo brano composto, con S. Francesco ormai
cieco, fu il Cantico delle Creature (messo inversi e in musica da Frà Pacifico), considerato il primo capolavoro
della letteratura italiana, in volgare umbro marchigiano, dove vengono esaltati gli elementi della natura creati
da Dio. La musica di questa lauda è andata perduta. Diversi musicisti hanno riscritto la melodia, tra questi il
cantastorie Angelo Branduardi che nel 2005 ha dedicato un intero CD alla vita di S. Francesco, ricreando le
sonorità tipiche della musica medievale.

La Lauda è strutturata in strofe (cantate a volte da un solista). alle quali si alterna un ritornello (cantato da
tutti i fedeli in coro). Il testo è in lingua volgare, la lingua parlata al tempo dal popolo. Ad ogni sillaba
corrisponde una nota della melodia. A volte il canto presenta un ritmo più scandito, quasi a voler
accompagnare i passi dei fedeli durante la processione. Le laudi sono giunte a noi conservate in raccolte
chiamate laudari. La più famosa di queste raccolte è il Laudario di Cortona, risalente al XIII secolo. Le laudi si
diffusero anche in Spagna col nome di càntigas. Il Re Alfonso di Castiglia, detto il saggio, compose le 400
Càntigas de Sancta Maria.
Il dramma liturgico, la lauda drammatica e le sacre rappresentazioni
Nella prima parte del Medio Evo, dopo la caduta dell’Impero Romano, il Teatro subì un lungo periodo di pausa
a causa delle restrizioni della Chiesa verso le forme profane. Ma fu proprio la Chiesa a reintrodurre delle
forme teatrali basate su vicende sacre. Nel 920 d. C., in Francia, all’interno dell’Abbazia di S. Marziale di
Limoges, nacque una forma di dialogo cantato, inserito nella liturgia pasquale, per raffigurare l’episodio delle
tre Marie che si recano al sepolcro di Cristo, dove trovano l’angelo che chiede loro:

Quem qaeretis in sepulchro? Cosa cercate nel sepolcro?

È un dialogo in quattro versi, che di norma viene recitato dai canonici durante l'introito della messa di Pasqua
e in cui tre sacerdoti che interpretano le tre Marie s'incontrano con un quarto che, fermo accanto all'altare,
sostiene il ruolo dell'angelo.

Subito dopo, si diffuse rapidamente anche il tropo della Natività:

Quem quaeritis in praesepe pastores, dicite? Cosa cercate nel presepe, dite o pastori?

Nel 980 d. C. nell’Abbazia di Winchester in Inghilterra, il Quem qaeretis venne inserito per la prima volta, in
un dramma liturgico, una forma teatrale costruita su vicende sacre ispirate alla Resurrezione che si
svolgevano all’interno della chiesa sull’altare o sui sagrati che diventavano dei veri palcoscenici. Nel 1000 i
drammi liturgici si diffusero anche in Germania e nel 1100 si diffusero in Francia.

Durante la seconda metà del 1200 si sviluppò in Umbria la lauda drammatica o lauda dialogica, basata sulla
forma trovadorica della Ballata. Tale rappresentazione racchiudeva in sé già tutte le caratteristiche di uno
spettacolo teatrale con attori, costumi e musiche. Il precursore della forma dialogica che porterà alla nascita
della lauda drammatica fu Jacopone da Todi (1230-1306). La sua lauda drammatica più celebre fu la Donna
de Paradiso (o Pianto di Maria). La lauda drammatica si evolse a Firenze nelle Sacre Rappresentazioni come
la Passione di Cristo, forme teatrali sacre che si svolgevano all’interno delle chiese o sui sagrati in lingua greca,
latina o in volgare, molte delle quali musicate e che venivano cantate dagli attori in forma declamata. In
Spagna nello stesso periodo si diffusero forme simili come le Cantigas de Sancta Maria.

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