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Corso di storia e storiografia della musica

M° Teresa Chirico

Strumenti a pizzico a Roma tra ‘600 e 700


Già il periodo rinascimentale fu caratterizzato da una vasta varietà di strumenti a pizzico
utilizzati; si ricercarono modi innovativi di suonare e la sperimentazione di nuovi timbri.
La bellezza delle forme degli strumenti era molto apprezzata, così come i materiali preziosi
per decorarli: madreperla, avorio e gemme.
Tra gli strumenti a pizzico più utilizzati vi erano sicuramente la vihuela, il liuto e il salterio.
Il liuto ,tra gli strumenti più amati, con le sue sei corde permetteva di suonare brani
polifonici, secondo lo stile dell’epoca e per tutto il 500 rappresentò lo strumento
accompagnatore del canto per eccellenza.
Ma sul finire del secolo il liuto rinascimentale, di piccole dimensioni e piuttosto debole nel
registro grave, non riusciva più a fornire una sonorità sufficiente a sostenere le armonie delle
nuove composizioni.
Cosi, verso alla fine del XVI sec, si cominciò a sperimentare l’aggiunta di altre corde più
gravi per guadagnare in estensione e sonorità.

Nacquero quindi nuovi strumenti affini al liuto: in primis l’arciliuto e il chitarrone,


di cui verrà fatto grande uso nel periodo Barocco in diversi contesti musicali.
Il chitarrone o Tiorba
Probabile inventore del chitarrone, nonché virtuoso di
questo strumento fu Antonio Naldi ,detto ‘’il
Bardella’’,che viene ricordato da Caccini come ‘’lo più
eccellente che sino a nostri tempi abbia sonato di tale
strumento’’ negli agli ambienti della camerata
fiorentina. Inizialmente il chitarrone veniva adoperato
solo per accompagnare il canto; l’origine dello
strumento andrebbe quindi collegata agli studi che i
membri della camerata fiorentina compivano sull’antica
musica greca e sullo stile recitativo che ne derivò. Lo
strumento una volta affermatosi possedeva 6 cori sulla
tastiera e 8 bordoni.
Caratteristica del chitarrone era il guscio piuttosto
grande e diapason delle corde da 70 a 98 cm. Le corde
sulla tastiera potevano essere sia singole che doppie, a
volte ne venivano utilizzate anche di metallo, oltre che
di budello.
L’estensione del registro grave fu ottenuta
grazie al prolungamento del manico, la lunga
tratta permetteva di usare corde dalla sezione
abbastanza sottile e dal suono lungo e
profondo.
L’accordatura definitiva veniva ad essere:

La sperimentazione precedente su liuti di grandi dimensioni


mirata ad accrescerne la sonorità viene ricordata da A. In linea di massima, una volta affermatosi lo
Piccinini così: strumento, i chitarroni di maggiori dimensioni erano
‘’E la bontà di questi liuti così grandi si scopriva utilizzati per realizzare il basso continuo delle prime
maggiormente, perché li tenevano alti d’accordatura opere, dove la linea del basso si muove lentamente e
talmente, che la prima corda, non potendo arrivare così alta, non richiede una grande agilità da parte dello
vi posero invece di quella un’altra più grossa accordandola strumentista ma una maggiore quantità di suono ,
più bassa (…..)’’ (A. Piccinini mentre gli strumenti più piccoli erano adatti per la
‘’Intavolatura di liuto et di chitarrone, libro primo)’’
musica da camera solistica.
L’Aciliuto
L’arciliuto non era altro che un liuto quindi con
un diapason tra i 57/67 cm con in più una tratta
per i contrabassi che potevano essere doppi
anche essi. Alessandro Piccinini si dichiarava
inventore di questo strumento, utilizzato
maggiormente per la pratica solistica a
differenza del chitarrone.
La Chitarra Barocca
La chitarra barocca, derivante dalla vihuela spagnola, iniziò a
farsi strada dalla fine del 500. All’inizio costituì una
alternativa facile al liuto e alla tiorba: facile perché suonata
ad accordi, secondo lo stile rasgueado.
Tuttavia, essendo praticata anche da figure importanti della
nobiltà e del clero, diventò di moda e nelle parole di
Giustiniani arrivò a ’sbandire il liuto e la tiorba’. Questo non
è del tutto vero ma sta di fatto che la troviamo impiegata, con
le lettere dell’alfabeto ad indicare gli accordi in numerose
stampe romane di musica vocale, come alternativa alla più
difficile tiorba. Col tempo la chitarra si costruì una
personalità autonoma e un repertorio solistico di rilievo,
mediato però dalle conquiste tecniche degli strumenti che
aveva ’sbandito’: il liuto e la tiorba .
Gli autori romani principali sono:G.P Foscarini e
F.Valdambrini
L’uso degli strumenti a pizzico a Roma nel periodo
tra il 1600 e il 1700 può essere così sintetizzato :

• nella musica da camera, nelle corti e nelle


cappelle musicali romane
• nell’opera romana, contesto musicale in cui gli
strumenti a pizzico sono coinvolti nel basso
continuo
• Nella pratica solistica del liuto e dei nuovi
strumenti del barocco
Nel periodo barocco gli strumenti a pizzico
si crearono uno spazio speciale nel basso
continuo: musica in stile recitativo, arie
strofiche, oratori; esiste una vastissima
letteratura stampata dagli editori romani e
non solo di questo repertorio dove è
espressamente richiesto l’uso del chitarrone
o dell’arciliuto.

La corte pontificia promosse nel seicento una


produzione operistica di natura cattolica, con temi
tratti dalla mitologia greca e opere di tipo agiografico
basate sulla vita dei santi. Iniziatori, in questo senso,
furono i Barberini e soprattutto Maffeo
Barberini(Urbano VIII) ed i suoi nipoti che in questo
periodo facevano celebrare i propri fasti dagli artisti
più importanti.
Johann Hieronimus Kapsberger (Venezia 1580 – Roma
1651), nato da padre tedesco e madre veneziana nella
seconda metà del sec. XVI, visse in Italia, dove era
chiamato Giovanni Geronimo Tedesco della Tiorba.
Nel 1624 entrò al servizio del cardinale Francesco
Barberini , dove collaborò con numerosi compositori
importanti (come Girolamo Frescobaldi e Stefano
Landi ) e poeti (Giulio Rospigliosi, futuro Papa
Clemente IX ).
Pare che Kapsberger avesse stretto i primi
contatti con Maffeo, Francesco ed Antonio Barberini
presso “L’accademia degli Umoristi”, che cominciò a
frequentare nel 1611. Restò al loro servizio fino al
1646.
Come compositore ufficiale dei Barberini; il nipote
del Pontefice, Cardinale Antonio Barberini, lo
pensionò con 36 giulî mensili.

Johann Hieronimus Kapsberger


A Roma, alla corte papale di Urbano VIII, musicò per 1
voce e basso continuo i versi latini ‘’Maphaei S. R. E.
Card. Barberini nunc Vrbani Papae VIII. Poemata’’ del
pontefice stesso, in stile recitativo ed occasionalmente
arioso.

.
Il ‘’Libro Primo di intavolatura di chitarone’’,
scritto per uno strumento a soli cinque bordoni,
prototipo abbastanza diverso dallo strumento
che in seguito si affermò, rappresenta forse il
libro di intavolatura per strumenti a pizzico più
conosciuto nel barocco italiano. Esso si apre
con sei brillanti toccate, nelle quali K. Ottiene
un particolare contrasto tessiturale intervallando
sezioni strettamente contrappuntistiche a
sezioni fiorite e improvvisate.
Nelle Toccate, Kapseberger fa uso di una scrittura idiomatica strettamente connaturata al chitarrone ed
arricchisce notevolmente il vocabolario degli abbellimenti che si cominciavano ad utilizzare su questo
strumento, ricorrendo ad esempio a tecniche come quella dello ‘’strascino’’ (successioni rapide di note
ottenute tramite la mano sinistra).
Sempre per la famiglia Barberini K. compose il ’’Coro
musicale’’ (cantata) per le nozze di Taddeo Barberini e
Anna Colonna avvenute nel 1627.
La giostra del Sarracino allestita a Piazza Navona
il 25 febbraio 1634 dal cardinale Antonio Barberini, ancora dura
nte i festeggiamenti per il
Carnevale
. Lo spettacolo era stato organizzato per il principe Alessandro C
arlo di Polonia, ma anche se questi era partito improvvisamente
due giorni prima, la giostra si era tenuta ugualmente: infatti, essa
aveva anche lo scopo di celebrare degnamente il matrimonio tra
il Prefetto di Roma Taddeo
Barberini e Anna Colonna
, cioè due esponenti delle più importanti famiglie aristocratiche
dell'epoca.
Alla fine della Giostra, vale a dire alle 11 di sera, era entrata in c
ampo una nave con ninfe, pastori, satiri, musicanti e ballerini. Er
a bellissima: a poppa c'era un trono, a prua una Sirena che regge
va il Sole e la Colonna, emblemi araldici dei Barberini e dei Col
onna; sartie, corde e scale erano tutte d’argento. La nave era entr
ata
nel recinto sparando dai cannoni di cui era dotata ed ondeggiand
o come se fosse spinta dalle onde, dipinte nella parte inferiore e
che in realtà nascondevano ruote spinte da facchini. Era illumina
ta dalle torce di 16 pescatori vestiti d’azzurro con squame d’arge
nto, che le camminavano al fianco.Più tardi questa meraviglia er
a stata portata in giro per la città, mentre i partecipanti alla Giost
ra si recavano al ricevimento offerto da Anna Colonna.
Altro esempio della produzione del musicista connesso
con la famiglia fu il VI Libro di Villanelle intitolato “Li
Fiori”: un omaggio musicale al rinomato giardino
costruito dal Bernini e dal Borromini per il Palazzo del
Quirinale di Francesco Barberini.

Il palazzo del quirinale

Il giardino del quirinale in una stampa del 1670 circa.


Nel 1607 Alessandro Piccinini entrò al servizio del
Marchese Enzo Bentivoglio, che nella città papale si
presentava come ‘ambasciatore straordinario’ di Ferrara,
insieme all’organista G. Frescobaldi.

Stemmi della famiglia Bentivoglio

Enzo Bentivoglio era stato chiamato da 


Papa Clemente VIII a far parte dei consiglieri
cittadini e in tali ordini mantenne sempre
posizioni di rilievo.
Nel maggio del 1608 il Bentivoglio negoziò
l’affitto di Palazzo Capranica a Sant’Andrea della
Valle in Roma, al costo di 500 scudi per il primo
semestre.
Da allora egli alternò, anche quando non ebbe
più ufficio d'ambasciatore, soggiorni in Ferrara e
soggiorni in Roma.

Roma, Palazzo Capranica.


Dalla corte di Ferrara l’ambasciatore Bentivoglio
portò con sé due cantanti,(tra cui Angela Zanibelli,
popolana da poco arrivata al servizio dei
Bentivoglio, presso cui ricevette una formazione
canora) a cui ne aggiunse una terza a Roma.
Con A. Piccinini, G. Frescobaldi e le tre cantatrici
(tra cui anche l’arpista napoletana Lucrezia Urbani),
il Bentivoglio ricreava il ricordo di un celebre tipo di
concerto estense del passato, il concerto delle dame.
Come Frescobaldi, Piccinini non ebbe però uno
stipendio stabile né fu ospitato dal marchese: il suo
incarico consisté nel dare lezioni alle cantanti e ad
altri musicisti accolti nella casa romana dei
Bentivoglio.
Roma, 1608 – 1615 Casa Bentivoglio
La fama coeva di Alessandro
Piccinini è legata all’invenzione
dell’arciliuto, da lui rivendicata in un
lungo avvertimento «agli studiosi» nel
«Libro primo di Intavolatura di liuto
et di chitarrone» (1623), dedicato
all’infanta di Spagna Donna Isabella
Arciduchessa d’Austria , finanziatrice
della stampa dell’opera.

Il «Libro Secondo» fu dedicato dal


figlio di Alessandro al cardinal Guido
Bentivoglio, ricordando «l’antica,
strettissima e divotissima servitù che
sempre e mio avolo ed esso mio padre
e Filippo e Girolamo suoi fratelli ed
io dopo loro abbiamo professata
sempre con l’illustrissima Casa di
V.E., e particolarmente con la di lei
propria persona».
Nel ’’Libro Primo’’ Piccinini stesso asserisce che:

‘’essendo io l’anno M.D.L.XXXXIIII al servizio


del serenissimo Duca di Ferrara, andai a
Padova alla bottega di Christofano Heberle,
principalissimo liutaro, et lì feci fare per prova
un liuto di corpo così longo, che serviva per
tratta dei contrabassi et haveva due scanelli
molto lontani, uno da l’altro.’’

Questo strumento fu donato dallo stesso liutista


all’amico ferrarese Antonio Goretti, giungendo infine
attraverso diversi passaggi di proprietà al
Kunsthistorisches Museum di Vienna, dov’è tutt’ora
conservato. Alcuni studiosi sono diffidenti nel
riconoscere la paternità dell’arciliuto ad A. Piccinini,
sostenendo più probabile Antonio Naldi, già creatore
del chitarrone, come creatore di questo strumento.
Angelo Michele Bartolotti (? – 1682) prestò servizio presso
la corte di Cristina di Svezia a Roma dal 1650, intorno alla
quale gravitavano già le figure di Lelio Colista (suo liutista),
Giacomo Carissimi, Alessandro Stradella, Bernardo
Pasquini e Alessandro Scarlatti.

La Regina, nel suo secondo soggiorno romano, scelse di


insediarsi nel bel Palazzo Riario alla Lungara (oggi 
Palazzo Corsini alla Lungara), affittato nel 1659 e divenuto
poi sua residenza definitiva nel 1663.
Qui Cristina, che idealmente non aveva mai rinunciato al
titolo di regina, installò la sua piccola corte, e di palazzo
Riario fece la base di intrighi, viaggi diplomatici, feste e
avventure galanti - ma anche di vaste relazioni intellettuali
(culminate nel 1674 nella creazione dell'Accademia Reale -
che fu l'origine dell'Accademia dell'Arcadia - a cui si aggiunse
un'Accademia di Fisica, Storia naturale e Matematica).
Dedicato alla regina è il ‘’secondo libro di chitarra’’ di
A. M. Bartolotti, scritto sempre in intavolatura, a
testimonianza del fatto che la chitarra barocca aveva
ormai raggiunto un’importanza e una notorietà pari ai
suoi ‘’cugini’’ tiorba e arciliuto.

https://www.youtube.com/watch?v=ao6_Dc9yYj8
Giovanni Paolo Foscarini, chitarrista, liutista,
compositore e teorico, fu attivo in Italia e all'estero tra il
1620 e il 1649. Nelle prefazioni delle sue opere di
carattere teorico, Foscarini dichiara di essere stato al
servizio di numerosi principi e personalità di spicco sia
in Italia sia all'estero, tra cui l'arciduca Alberto (VII)
d'Asburgo a Bruxelles, Charles de Lorraine duca di
Guisa, Francesco Peretti a Roma, Delionne (H. de
Lionne) a Parigi e Detio Roncalli a Venezia nel 1649.
Probabilmente oriundo delle Marche, visse per qualche
tempo ad Ancona ove divenne membro dell'Accademia
dei Caliginosi, con lo pseudonimo Il Furioso con cui
firmò le sue pubblicazioni.
Celebrato come chitarrista e liutista, legò il suo nome
soprattutto all'attività di teorico, testimoniata da
pubblicazioni che ebbero grande diffusione ai suoi tempi, e
sono anche oggi considerate fondamentali per la conoscenza
della prassi esecutiva e la notazione chitarristica, si ritiene
tra l’altro che sia stato il primo compositore a introdurre
l'intavolatura legata di chitarra utilizzando una notazione
mista di lettere alfabetiche e intavolatura legata di liuto.
La sua opera più importante è l'Intavolaturadi chitarra
spagnola. Libro secondo, Macerata 1629. Ad essa fecero
seguito I quatro libri della chitarra spagnola nelli quali si
contengono tutte le sonate ordinarie, semplici e passeggiate,
pubblicati tra il 1624 e il 1640 senza indicazione del luogo.
Particolare importanza riveste il trattato del 1629 in cui
illustra le tecniche d'accompagnamento in accordi di danze
del XVII secolo, quali la passacaglia, la follia e altre danze
trascritte in notazione alfabetica stenografica.
il F. fu tra i primi a trattare la passacaglia come base per
variazioni nella letteratura chitarristica, come testimoniato
dalle "partite sopra passacagli". Indicazioni assai precise
sulla intavolatura, l'accordatura, gli abbellimenti, le regole
per l'accompagnamento del basso continuo sono contenute
in Il primo, secondo e terzo libro e in Li cinque libri, ove
sono contenute anche due sinfonie per chitarra e basso
continuo.

https://www.youtube.com/watch?v
=iXGl6cHtM7I
https://www.youtube.com/watch?v=nNvtCsksWho
(Roma 1629 – 1680) trascorse i primi anni di vita in un ambiente
ra i più stimolanti della Roma del XVII secolo: abitò nel
ad angolo tra via del Corso e via Lata, non
Marcello con lo oratorio del SS. Crocifisso,(dove si esibiva al liuto e fu
Cappella dal 1661 al 1667),
olonna, dei Mancini, degli Aldobrandini e il
ano, noti centri propulsori delle varie attività
erarie della città. Nel 1648, a diciannove
elebre come liutista, chitarrista, tiorbista e
insignis Cytharaedus, & veré Romanae
"..
Con la salita al soglio pontificio di Alessandro VII Chigi,
inizia uno splendido periodo nella vita del compositore.
Nel 1664, al seguito del cardinale legato Flavio Chigi in
missione diplomatica, fu a Parigi, dove tenne con grande
successo dei concerti per Luigi XIV insieme con Bernardo
Pasquini.
Nel 1656 il suo nome appare fra i ventidue scudieri nella
famiglia di Alessandro VII con la paga di 4 scudi e mezzo
al mese.
Dal 25 dic. 1659 ricoprì la carica di “stilus Curiae
Romanae” e, rimasto vacante il posto di "custode delle
pitture della cappella pontificia" per la morte di Francesco
Marini (ottobre 1658), il C. firma per la prima volta il1º
genn. 1660 la ricevuta allo stipendio del camerlengo con le
parole: "Io Lelio Colista custode delle pitture della cappella
di Sisto…’’
A Roma lavorò a S. Luigi dei Francesi nel
1658-59 e dal 1673 al 1675,nel 1675, anno
santo, fece parte, con C. Mannelli e
B. Pasquini,
del "concertino" dell'orchestra costituita per
l'esecuzione di quattordici oratori dalla
Compagnia della Pietà in S. Giovanni dei
Fiorentini.
Fin dall'inizio della sua attività il C. si
presentò come un rivoluzionario nell'ambito
della tradizionale struttura della musica
romana; nelle arie, nelle cantate e soprattutto
nelle sonate a tre il C. si abbandonò a libere
improvvisazioni non solo nella parte del
violino ma anche in quella dei bassi

Sonata 16 WK by Lelio Colista, first violin part.


Per quanto riguarda l'attività di esecutore non si hanno
molte notizie anche se, proprio in quel periodo, l'attività di
un musicista veniva incoraggiata, più che nelle chiese e
negli oratori, nell'ambiente più raccolto dei salotti
aristocratici e nei teatri privati. Secondo la Wessely-
Kropik le uniche notizie in merito ci sono fornite da
Gaspar Sanz, il quale riferisce che, durante il suo periodo
romano anteriore al 1674, partecipò a molte "accademie“
alle quali frequentemente prendeva parte anche il C., e dal
Kircher che dà ampie notizie su una accademia avvenuta
nel 1652, e che rimane l'ultima notizia relativa alla attività
artistica del Colista.
Bibliografia
 Bibl.: A. W. Ambros, Gesch. der Musik, IV, Lipsia 1878; R. Rolland, Hist. de l'Opéra
en Europe avant Lully et Scarlatti, nuova ed., Parigi 1931.
 A.Damiani, Il chitarrone nel seicento italiano. Appunti sulla tecnica esecutiva.
 M.carrozzo, C.cimagalli Storia della musica occidentale, vol 2 Roma,2012
 Giustiniani ‘’Discorso sopra la musica’’
 http://www.scudit.net/mdnozzefeste.htm
 (Wessely-Kropik, 1961, p. 44)
 Renato Meucci ‘’Alessandro Piccinini e il suo arciliuto’’
 Frederick Hammond ‘’Girolamo Frescobaldi’’ , Harvard University Press

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