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Istituto Musicale Pareggiato G.

Lettimi
DIPLOMA ACCADEMICO DI PRIMO LIVELLO

ESAME
DELLA LETTERATURA
FLAUTISTICA
MICHELA ROSETTI
Doc. Giovanna Salvatori

1
INDICE
 Introduzione alla letteratura flautistica pag 3
 Periodo Barocco Francese pag 4
 Periodo Barocco Italiano pag 5
 Il Concerto Solistico pag 7
 Periodo Barocco Tedesco pag 8
 Il Pre classicismo pag 11
 Il Classicismo pag 12
 Il Romantifcismo pag 15
 Il Tardo Romancismo pag 29
 L’inizio del Novecento pag 21
 Il Novecento storico pag 23
 L’Europa dell’est pag 26
 Il Secondo dopo guerra pag 27
 Il Novecento italiano pag 28
 I Soli orchestrali pag 29
 Bibliografia pag 29

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INTRODUZIONE ALLA LETTERATURA FLAUTISTICA

Il flauto è uno degli strumenti più antichi e conosciuti in tutte le principali civiltà arcaiche del mondo.
Pur non essendo possibile determinare l’epoca del suo primo utilizzo o delle modalità di invenzione,
è praticamente certo che i primi esemplari di flauto siano stati realizzati da pastori che utilizzarono
canne, bambù, rami cavi, etc. Nel corso dei secoli il flauto, in tutte le sue numerose varianti e
tipologie, ebbe una notevole diffusione in tutti i popoli con una continua evoluzione e
perfezionamento.
Nel medioevo, il repertorio flautistico comprendeva musiche strumentali per la danza largamente
improvvisate di cui sono rimaste rare testimonianze. Lo strumento veniva utilizzato nella polifonia
insieme alle voci o in alternanza ad esse in preludi, interludi e ritornelli strumentali che avevano lo
scopo di separare le strofe del testo cantato. Il flauto era presente in ambienti cortesi franco-
fiamminghi e tedeschi.
Successivamente nel Rinascimento, il flauto fu utilizzato spesso in coppia con il tamburo in campo
militare al seguito della fanteria svizzera.
La nascita del flauto traverso si aggira intorno al 1500; infatti prima di tale data non si dispone di
fonti che ne testimonino l’esistenza. La sua ideazione derivò da un attento studio sul modo
meccanico con cui si ricavano i suoni nel flauto obliquo e nello zufolo.
Con l’avvento del “Flauto traverso”, si può dire che abbia inizio la storia del flauto moderno, che
ebbe una meravigliosa evoluzione all’inizio della seconda metà del XVII secolo, cioè nel periodo
barocco, in cui furono apportate rilevanti innovazioni e prese avvio la letteratura flautistica.

Il Periodo barocco comprende due diverse scuole di pensiero quello della ragione e quello della
passione che si instaurano in Francia e in Italia:
- in Francia: molti autori hanno cura di allegare nella pubblicazione delle opere prefazioni
contenenti tavole esplicative di numerosi abbellimenti di cui si arricchiscono le partiture,
- in Italia: i compositori tracciano, nei tempi lenti, le note strutturalmente basilari della
melodia e così spetta al solista “diminuire”, cioè arricchire, con scale, volate, salti, arpeggi e
altri disegni compositi, il contenuto volutamente lasciato “aperto”.

Da questi due stili e scuole di pensiero differenti, nasce la scuola tedesca.

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IL PERIODO BAROCCO FRANCESE:

In Francia, il flauto traverso si inserì appieno nell’orchestra, ricevendo tantissime attenzioni e


acquistando un repertorio sempre più vasto. A partire dalla metà del Seicento e per un intero secolo,
i compositori francesi non mancarono di arricchire i loro brani, descrivendo gli “affetti” che li
accompagnano, con un numero crescente di abbellimenti, accuratamente realizzati nelle tavole
esplicative a cui l’esecutore doveva fare riferimento. La musica francese, dovendo sottostare a
numerose e rigorose prescrizioni del compositore, si piega solo raramente alla fantasia
dell’interprete. Il flauto fece la sua prima apparizione orchestrale intorno al 1680 con il balletto “Le
triomphe de l’Amour” del compositore Jean-Baptiste Lully (1681) a cui seguirono altri 2 balletti:
“Mèdèè di Charpentier” e “Issè di Destouches”. Successivamente grazie a Hotteterre, il flauto
traverso si ritrovava anche in una raccolta di tre Suites dove aveva una propria destinazione e dove
si aveva una maggior comodità per l’esecutore. Le danze sono composte ognuna con il proprio titolo
e con l’indicazione dell’affetto rappresentato. In più sono presenti il vibrato, il trillo, la risoluzione
finale e mordente inferiore che vanno eseguite velocemente o lentamente a seconda del carattere
del brano.

Repertorio Solistico e da Camera:


Il repertorio di musica da camera e solistico iniziò ad arricchirsi negli ultimi anni del XVII secolo. Fino
al 1720 la forma musicale più eseguita era la Suite, ovvero una successione di danze in forma binaria
(allemande, courrante, sarabande, gavotte, riguadon, bourrèe, loure, passepied, menuet, gigue) e il
numero di movimenti delle suites risulta assai variabile. Le prime musiche scritte per flauto traverso
sono raccolte di musiche per due strumenti soprani accompagnati dal basso continuo (viola da
gamba, clavicembalo).
Tra i principali compositori francesi che si dedicano al flauto traverso oltre Hotteterre sono degni di
nota:
- Marin Marais (1656-1728) autore di “Pieces en trio pour les flutes, violons, et dessus de viole”.
Si trattava di una serie di variazioni sul celebre tema “La follia”: si notavano la flessibilità con
la quale venivano scelti gli strumenti per eseguire il brano e la presenza di preziosi modelli
di diminuzione e ornamentazione di una melodia da applicare anche in altre composizioni.
- Michel Pgnolet de Monteclar (1667-1737) autore di 12 suites “Brunettes anciennes et
odernes”.
- Francois Couperin (1668-1733) autore di 4 concerti da camera.
- Michel de La Barre (1675-1743) pubblicò una raccolta di “pièces pour la Flùte traversière
avee” op. 4: quest’opera è considerata il primo esempio di musica da camera destinata al
flauto traverso. Egli voleva dimostrare che lo strumento è in grado di eseguire tutte le danze
della suite, non soltanto le arie amorose e introdusse dei passi tecnicamente difficili, per
stimolare gli appassionati e per mostrare come lo strumento consenta un buon grado di
virtuosimo.
- Jean Philippe Rameau (1683-1764) scrisse cinque “Pièces de clavecin en concerts, avèc un
violin on une flute, et una viole on un deuxieme violin”, in cui la funzione principale è quella
del clavicembalo, mentre gli altri 2 strumenti svolgevano un ruolo di rinforzo e
accompagnamento.

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- Joseph Bodin de Boismortier (1689-1755) autore di varie opere dedicate al flauto “contenant
six concerts pour cinq flutes traversièrs ou autres instruents sans basse” in cui viene
accennata la divisione in 3 movimenti del concerto barocco italiano affermato da Antonio
Vivaldi.
- Jean Jacques Naudot (1690-1762) autore di 30 sonate per flauto e basso continuo.
- Michel Blavet (1700-1768) oltre a essere uno dei migliori flautisti del tempo, scrisse 6 sonate
op. 2 per flauto e basso continuo dedicate alla duchessa di Bouillon.

Il repertorio di questi autori era costituito da melodie semplici, soprattutto in tonalità minori e con
bemolli in chiave e l’utilizzo di suoni che addolcivano la sonorità del flauto.
Questo aspetto caratterizzò la prima stagione del flauto e rappresentò lungo il corso del Settecento
l’originaria espressività del flauto, contrapposta al carattere brillante e virtuosistico delle sonate
italiane e dei concerti vivaldiani.
Il flauto traverso si diffuse e arrivò a Londra a cavallo tra il Sei e Settecento. In questa città si creò
un pubblico di ampia estrazione sociale che si dilettava con la musica anche in prima persona. Tra i
dilettanti va ricordato Robert Woodcock, ottimo polistrumentista e autore dei primi concerti per
flauto stampati a Londra nel 1726. E’ proprio grazie al pubblico londinese che si attivò nel corso del
Settecento un’intensa produzione editoriale di musiche e manuali, che fecero di Londra e
dell’editore Joh Walsh, uno dei punti di riferimento europei per la stampa di musica strumentale.
Nel 1728, con l’op. 2 di Francesco Barsanti furono pubblicate anche a Londra sonate originali per
flauto traverso.
Più limitata fu la popolarità del flauto a Sud, nella Penisola Iberica e in Italia. In Italia trovò nobili
dilettanti e anche un posto di rilievo nelle corti e nelle accademie musicali, ma per raggiungere
quell’ampia diffusione che ebbe tra i dilettanti dell’Europa settentrionale bisogna aspettare la
seconda metà del Settecento.

IL PERIODO BAROCCO ITALIANO:

Mentre in Francia la letteratura per flauto traverso fu creata principalmente da flautisti compositori,
in Italia il repertorio flautistico fu inaugurato da una generazione di violinisti. Infatti il repertorio
flautistico italiano iniziò con adattamenti e trascrizioni di sonate per violino, dove la cantabilità
mediata dai modelli vocali è prevalente negli Adagi e dove più strumentali sono i temi degli Allegri
e le sequenze di rapidi salti e di arpeggi in essi contenuti. Oltre ai tempi di danza, nelle varianti della
tradizione italiana della sonata da camera, si incontrano Allegri astratti per definizione, come quelli
che si ispirano alla fuga. Quantz affermava che attorno al 1718 questo repertorio per flauto era raro
e i flautisti si ingegnavano come potevano a trascrivere musiche dal repertorio dell’oboe e del
violino. Ovviamente l’influenza della scrittura violinistica stimolò esecutori e compositori a
esplorare nello strumento nuove possibilità tecnico-espressive, ma dall’altra parte questo aspetto
comportò una perdita d’identità del flauto. Esso non fu più, o non soltanto, l’interprete delle
passioni triste e amorose, ma assunse un ruolo più ampio.
La scrittura flautistica italiana acquisì una specifica impronta più “affettuosa” intorno al 1730,
quando la popolarità di questo strumento si manifestò in tutta la sua ampiezza, stimolando la
produzione di letteratura originale. Tra i musicisti a partire dal 1720 che scrissero per flauto
ricordiamo: Francesco Germiniani, Alessandro Scarlatti, Benedetto Marcello (1686-1739), Leonardo

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Vinci (1690-1730) e soprattutto Antonio Vivaldi (1678-1741). Secondo l’autore Quantz lo stile
italiano era più profondo di quello francese, contrappuntisticamente più articolato e
potenzialmente più ricco e fantasioso nelle melodie dei movimenti lenti che permettono un’arte
dell’ornamentazione non limitata ai brevi abbellimenti “essenziali” alla francese: la maggior libertà
che veniva consentita all’interprete si traduceva nella possibilità di realizzare interpretazioni di
ampio respiro.
L’ornamentazione italiana esalta il concetto di “barocco” inteso nel significato etimologico della
parola, un termine di origine ispano-portoghese che designava una perla caratterizzata da una
forma irregolare che conferisce una luce speciale: è il barocco della fantasia, del gioco del colore e
di nuove prospettive, che diviene figura del confronto individuale di ogni individuo con se stesso e
con Dio e di un nuovo modo di porsi a contatto con la natura e con gli uomini.
Le opere italiane racchiudono il tipico affetto barocco della “maraviglia”, sintesi di sorpresa,
imprevedibilità, ricchezza, fantasia, ma che possono anche causare all’esecutore poco preparato,
difficoltà addirittura di corretta decodificazione del testo e all’ascoltatore, abituato a schemi di
maggior regolarità, un certo disorientamento.

Marcello Benetto:
Egli è un compositore italiano del periodo barocco. Compose in stile italiano le 12 sonate per flauto
accompagnato da violoncello o cembalo. In queste sonate, il termine “flauto” senza l’aggiunta
traversiere fa supporre che siano concepite per il flauto dolce. Le sonate sono tutte strutturate in 4
movimenti lento-veloce-lento-veloce. Caratteristiche fondamentali di questo autore sono:
1. I movimenti veloci sono ricchi di giochi in stile imitativo tra la parte solistica e quella del
basso,
2. I movimenti in stile da chiesa sono più numerosi rispetto a quelli da camera.
3. Gli abbellimenti differenziano le sonate italiane da quelle francesi: infatti mancano i
numerosi agrèmens rigorosamente scritti dagli autori d’oltrealpe, mentre le melodie dei
movimenti lenti ben si prestano per fantasiose figure di “diminuzione” improvvisate dagli
esecutori tali da sottolineare gli “affetti” che la composizione vuole esprimere.
4. Nei tempi lenti, il materiale tematico è spesso formato da una sola melodia principale, figura
dell’affetto dominante nel brano,
5. Nei movimenti veloci si assiste a un micro-sviluppo.

Tra i grandi autori dell’epoca ricordiamo anche:


- Pietro Antonio Locatelli (1695-1764): autore di “XII Sonate a Flauto Traversiere Solo e Basso”
pubblicate ad Amsterdam. Nelle sue composizioni, Locatelli espone un’altra caratteristica
fondamentale del tempo, ovvero l’ornamentazione ampia nei tempi lenti, preziosa e rara
guida di tale prassi in stile italiano nel tardo barocco.
- Leonardo Vinci: il cui contributo al flauto traverso si trova in una raccolta londinese che
contiene 12 sonate: di particolare interesse quella in sol maggiore e quella in re maggiore,
entrambe caratterizzate da melodie cantabili.
- Alessandro Scarlatti (1660-1725): “12 Sinfonie di Concerto Grosso” : oltre agli archi, il flauto
traverso è presente in tutti i lavori.
- Francesco Mancini (1672-1737): “12 Solos for a Violin or Flute”;

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Antonio Vivaldi:
Antonio Vivaldi fu un grande estimatore del flauto nell’epoca barocca italiana e lo utilizzò
ampiamente in 6 concerti opera 10 di cui i tre più famosi sono “La tempesta di Mare”, “La Notte”,
“Il Gardellino”. L’interesse di Vivaldi verso il flauto iniziò probabilmente intorno all’anno 1725 in
occasione del soggiorno a Venezia di J.J. Quantz. Secondo Quantz è merito di Vivaldi se il concerto
solistico barocco per qualsiasi strumento, divenne un’importantissima forma musicale. Il concerto
solistico vivaldiano è formato da 3 movimenti: Allegro, Adagio, Allegro.
Il primo movimento, che caratterizza la forma del concerto, presenta un ritornello, affidato al “tutti”
orchestrale, al quale si alternano episodi cantabili o virtuosistici eseguita dal solista,
successivamente è prevista una cadenza per il solista che dovrebbe essere semplice e breve. Il
secondo movimento può avere diverse tipologie di strutture, mentre il terzo riprende la forma del
primo. Nel concerto vivaldiano inoltre, ricordiamo la ricerca timbrica e tecnica per un “Nuovo
suono” del flauto che accentua con grande efficacia i caratteri descrittivi ed espressivi delle
composizioni.
Oltre ai Concerti, Vivaldi dedica al flauto traverso 4 Sonate con accompagnamento di basso continuo
(in do maggiore, re minore, mi minore, sol minore). Le Sonate sono articolate in 4 brevi movimenti
ed offrono, specie nei tempi lenti, ampi spazi di libertà di ornamentazione da parte dell’esecutore.
Oltre alle 4 sonate, di Vivaldi abbiamo anche tre trisonate e la raccolta “Il Pastor Fido: Sonates pour
la Musette, Vièle, Flute, Hautbois, Violon avee la Baasee Continue” op. 13 pubblicata a Parigi nel
1737.
IL CONCERTO SOLISTICO (1725-1760):

Nel periodo dagli anni Venti fino all’inizio degli anni Sessanta si osservò il massimo successo
popolare del flauto traverso, dai primi solisti fino alla più feconda produzione del repertorio
settecentesco. Quantz, in questo periodo, affermava che lo strumento, in Germania, aveva acquisito
la stessa popolarità che aveva in Francia. E’ proprio in tale periodo che iniziano ad essere scritti
concerti per flauto ed orchestra.
Tra gli autori che scrissero i primi concerti per flauto traverso ricordiamo:
 Robert Woodcock autore di 12 concerti, soltanto 3 dei quali sono per flauto traverso,
 Antonio Vivaldi autore dell’op. 10,
 Willem de Fesch autore di 6 concerti op. 5, di cui i primi 4 sono per due flauti e gli altri per
archi,
 Jacques-Christophe Naudot autore di 6 concerti per flauto,
 Telemann autore di un Concerto per flauto, violino e violoncello.
 Blavet autore del Concerto in la minore (per flauto, due violini, e u un basso continuo) che
vede 2 Gavotte al posto del tempo lento,

Questi concerti del Settecento ci sono pervenuti i testi manoscritti. La maggior produzione di
concerti per flauto e orchestra si ebbe in Germania, ad esempio J.J. Quantz compose da solo oltre
300 concerti. Possiamo distinguere due stili e filoni di concerti:
- Nei concerti francesi troviamo tempi di danza di gusto francese e lo stile è quello italiano e
di ispirazione vivaldiana,
- Nei lavori berlinesi invece troviamo un impianto poderoso, un contrasto di tempi tra gli
allegri e gli adagi e un notevole impegno virtuosistico.

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- Nei concerti tedeschi viene individuato il genere del “Concerto-suite” con Adagio-Allegro-
Adagio.
- Nei lavori di Vivaldi, che rappresentano il modello del concerto coevo in stile italiano, il
concerto è formato da tre movimenti (Allegro-Largo-Allegro) e possiede una struttura
formale degli allegri basata su una sequenza di ritornelli orchestrali che separano invenzioni
melodiche virtuosistiche sempre nuove.

IL BAROCCO TEDESCO:
Il barocco tedesco venne definito come l’incrocio tra lo stile del barocco francese con gli agrèmens
e gli abbellimenti i moduli dello stile italiano. Il barocco tedesco possiede fra i vari autori, quattro
grandi maestri della musica: Georg Friedrich Handel, Johann Sebastian Bach, Georg Philipp Teleman
e Joachim Quantz.

Georg Friedrich Handel:


Georg Friedrich Handel scrisse per flauto 3 Sonate di Halle e la Sonata op. 1. Le 3 sonate di Handel
riflettevano l’austero carattere della Sonata da Chiesa, in tonalità minore e strutturate in 4
movimenti:
- Sonata n.° 1 in la minore (Adagio-Allegro-Adagio-Allegro)
- Sonata n.° 2 in mi minore (Adagio – Allegro-Grave-Minuet)
- Sonata n.° 3 in si minore (Adagio-Allegro-Largo-Allegro)

I movimenti in stile da Chiesa sono predominanti e sono caratterizzati da severi episodi imitativi tra
il flauto e la linea del basso.
Il corpus sonatistico haendeliano consentiva all’interprete di arricchire e abbellire le composizioni
sia secondo i moduli dell’ampia ornamentazione “all’italiana” negli Adagi e nelle cadenze di
collegamento tra un tempo lento e un tempo veloce, sia secondo le modalità dello stile francese
degli agrèmens specialmente nei movimenti veloci e nei ritornelli dei tempi di danza.
A Handel venne attribuita una Sonata in re maggiore composta nel 1707, e venne riconosciuta come
la prima sonata originale in stile italiano per flauto traverso.

Johann Sebastian Bach:


Bach iniziò a scrivere per flauto a Kothen (dal 1717). Le sonate di Bach, a differenza di Hendel che
affida all’esecutore il compito di completare e arricchire la melodia, sono già definite con estrema
accuratezza e precisione. Le Sonate bachiane per flauto traverso risalgono agli anni 1717-1723. Le
edizioni a stampa furono realizzate più tardivamente, verso la metà del XIX secolo, La Partita per
flauto solo fu pubblicata nel 1917. Le sonate principali di Bach sono:
1. Sonata BWV 1030 in si minore
2. Sonata BWV 1032 in la maggiore
3. Sonata BWV 1033 in do maggiore per flauto e basso continuo.
4. Sonata BWV 1034 in mi minore: scritta per flauto e basso continuo
5. Sonata BWV 1035 in mi maggiore
6. Sonata per 2 flauti e basso continuo in sol maggiore BWV 1039.

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7. Partita BWV 1013: questa partita è formata da 4 movimenti della Suite barocca con la
successione di “Allemanda, Corrente, Sarbanda e Bourrèe Alglaise al posto della Giga finale”.
La partita contiene diverse ipotesi sia per quanto attiene la data di composizione sia a chi
fosse dedicata. Inoltre pone agli studiosi altri interrogativi come ad esempio la destinazione
strumentale e l’ipotesi di uno strumento di accompagnamento.

La notevole attenzione di Bach per il flauto traverso viene confermata dalla composizione dei
“Concerti Brandeburghesi” e in particolare il n 5 in re maggiore BWV 1050 per Flauto traverso,
Violino, Cembalo concertato, Violino in ripieno, Viola in ripieno, Violoncello e Violone.
Bach concesse al flauto traverso uno spazio ancora maggiore “nell’Overture in si minore” BWV 1067
nella quale, accompagnato dagli archi e dal clavicembalo, affidandogli il compito di strumento guida
dell’intero brano in tutta la successione di danze: Rondeau, Sarabanda, Bourèe I e II, Polonaise,
Minuetto e Badinerie.

Georg Philipp Telemann:


E’ proprio a Lipsia, città dove Bach visse dal 1723 fino alla sua morte, che Telemann si formò e offrì
parte delle sue energie e dei sui studi all’arricchimento della giovane letteratura per flauto traverso,
in particolare alla composizione di “Sonate Metodiche e alle 12 fantasie per flauto solo”.
Nei movimenti lenti di ogni Sonata presenta una doppia linea della melodia:
- Una melodia semplice contenente solo la struttura essenziale dell’andamento sonoro,
- Una melodia ornamentata ovvero arricchita in modo sempre pieno e di nuova inventiva
usando abbellimenti nello stile francese e i valori con ampi disegni secondo il modello
italiano.

I 2 tipi di ornamentazione sono equilibrati tra loro alla luce del gusto “tedesco”, fusione di uno stile
italiano e francese secondo Quantz, ma senza fratture. Le sonate del 1728 sono tutte in 4 movimenti
secondo l’ordine lento-veloce-lento-veloce, mentre il secondo libro comprende sonate in 5
movimenti e 2 (mi maggiore e si b maggiore) in 4. Nello stile di Telemann si passa da Preludi a
movimenti di danze lente quali Siciliana e Sarabanda. Per gli altri movimenti trattati si segue il
carattere danzante della Sonata da Camera o nello stile della Sonata da Chiesa.

Le Fantasie: Sono state pubblicate ad Amsterdam nel 1732. Ogni fantasia è suddivisa in numero
variabile (da 2 a 4) movimenti brevi, ma densi che contengono una notevole varietà di forme. Si
articolano in modo semplice o complesso per giungere alla grandezza dell’Overture alla francese
nella n. 7 e alle fughe n. 5 e 6. Il flauto assume dignità polifonica non limitata solo al campo melodico,
ma anche a quello armonico e contrappuntistico.
Il repertorio di Telemann comprende anche altre composizioni tra cui sonate per due flauti senza
basso continuo e alcuni concerti.

Johan Joachim Quantz:


Quantz scrisse un trattato per flauto traverso “il Versuch”, dove descrisse e sviluppò le sue idee
musicali. Come compositore, Quantz fu uno specialista, ma delle sue 550 composizioni ben poche
esulano dalla sfera flautistica.

9
Egli compose sonate per flauto e basso continuo, duetti, trii, trisonate, capricci e fantasie. Johan, a
Berlino, concentrò la sua attenzione sulla sonata solistica in “forma stretta” e sul concerto, che gli
offrivano la più ampia libertà di elaborazione melodica. Nel concerto, infatti, il suo modello iniziale
fu Vivaldi, che Quantz conobbe dal 1714. La maggior parte dei concerti è a 5 strumenti (flauto solista,
violino I e II, viola e basso con violoncello, violone e cembalo) oppure a 4 parti senza viola o a 6 sia
con flauto solo sia con violino solo o a 7. Il concerto più conosciuto per flauto traverso è in “Sol
maggiore”.

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- PERIODO PRECLASSICISMO -

Il pre-classicismo è il ponte di passaggio dal tardo barocco allo stile classico (tra la fine del 1700 e i
primi del 1800) trova casa nell’ambiente berlinese e in particolare nel centro storico di Mannheim.
Il rinnovato “suono” dell’orchestra unitamente alla cura prestata alle dinamiche (“crescendo” e
“diminuendo”) caratterizzava la nuova concezione dell’architettura del concerto, dove si passò da
una struttura barocca alla maggior ampiezza della frase, nella quale ogni elemento è in relazione
con la forma complessiva e in cui il rapporto “solo-tutti” assume maggior contrasto. Le basi principali
dell’orchestra preclassica sono rappresentate da 20 violini, 4 viole, 4 violoncelli, 2 contrabbassi, 2
flauti, 2 oboi,2 clarinetti, 2 fagotti, 4 corni, 2 trombe e timpani.
Autori principali di musiche per flauto traverso operanti a Mannheim sono:
- Johann Wenzel Anton Stamitz (1717-1757): responsabile della musica orchestrale, autore di
11 concerti per flauto, 7 trii per due flauti e continuo, 6 duetti per due flauti. Il più importante
concerto da ricordare è quello in “Sol Maggiore”;
- Carlo Giuseppe Toeschi (1731-1788): allievo di Stamitz scrisse “Six Concerts for the German
Flute”, altre raccolti di duetti per due flauti e musica da camera,

Tra i compositori a Berlino, oltre a Quantz ricordiamo Carl Philipp Emanuel Bach (1714-1788): attivo
a Lipsia scrisse sonate per flauto traverso solo senza basso in “la minore”, 12 sonate per flauto e
basso continuo, altre composizioni cameristiche (triosonate per flauto, violino e basso e tre quartetti
Wq. 93-95 per pianoforte, flauto, viola e violoncello). Ricordiamo anche concerti per flauto tra cui
quello in “sol maggiore” Wq. 169 il cui linguaggio si muove tra intimi sospiri e concitate energie, trio
sonata in do maggiore Wq. 147 e Quartetto in re maggiore Wq. 94.
Panorama Italiano nel periodo pre-classico:
 Giovanni Battista Pergolesi (1710-1736): autore di 2 graziosi e brillanti concerti.
 Luigi Boccherini (1743-1805): concerto in re maggiore e autore di 2 raccolte di 6 quintettini
per flauto e quartetto d’archi,
 Domenico Cimarosa (1749-1801): autore del concerto in sol maggiore per due flauti e
orchestra.
 Giuseppe Sarti: (1729-1802): autore di 2 raccolte di sonate: III Sonate per il Cembalo con
Violino o Flauto traverso Concertante pubblicato ad Amsterdam e VI sonate a Flauto traverso
Solo e Basso continuo.
Le sonate di Sarti rappresentano un arricchimento del patrimonio flautistico pre classico
essendo frutto di un compositore che ha saputo coniugare la spontanea vena melodica sia
con i canoni del più brillante stile galante sia con quelli del più meditativo e profondo stile
sentimentale.

A concludere il periodo preclassico ricordiamo le “Six Sonates” per flauto e clavicembalo (k.10-15)
scritte a Londra dall’enfant prodige Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791) nel 1764 all’età di soli
8 anni sotto l’influsso di Johann Christian Bach.
Le sonate, dedicate alla regina Carlotta, rappresentano un raffinato esempio della dilagante
letteratura per strumento a tastiera per dilettanti che godeva in quel periodo di ampio successo in
cui era previsto l’accompagnamento di un violino o di un flauto. Le sonate K. 10, 11 e 13 sono divise
in 3 movimenti Allegro-Andante-Minuetto.

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Il Flauto traverso è chiamato sia ad “accompagnare e sostenere” lo strumento a tastiera, ma anche
a dialogare con esso fino ad ergersi a protagonista di interi episodi come nella melodia dell’Andante
della Sonata in sib maggiore K.10 o K.15. Occorrerà aspettare 13 anni prima che Mozart impiegasse
il flauto traverso in composizioni più importanti.

- IL CLASSICISMO -
Il classicismo è il periodo che si colloca fra il barocco e il romanticismo, dalla seconda metà del
Settecento fino alla prima parte dell'Ottocento, cioè nel periodo che va dalla morte di Johann
Sebastian Bach(1750) alle prime composizioni pianistiche di Robert Schumann(1830) e alla morte di
Beethoven, cioè il 1827, anno di inizio del romanticismo. Il polo del movimento classicista è in
particolare Vienna (tanto che si parla di Classicismo viennese o Wiener Klassik), città dove operavano
Franz Joseph Haydn, Wolfgang Amadeus Mozart e Ludwig van Beethoven, i tre più grandi
protagonisti della stagione classicista. Un ultimo autore da ricordare del classicismo francese è
Francois Devienne.

Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791):


Mozart provava una sorta di avversione nei confronti del flauto traverso, anche se i brani che aveva
scritto nel periodo preclassico erano sicuramente da annoverare tra i tesori della letteratura
flautistica.
A livello cameristico Mozart scrisse “quattro quartetti” rispettivamente in “re maggiore (K. 285) e in
sol maggiore (K. 285a), in la maggiore (K. 298) e in Do maggiore (K. 285b) ”.
Le composizioni fondamentali scritte a Mannheim nel 1778 sono il “Concerto in Sol maggiore” K 313
(Allegro maestoso, Adagio ma non troppo, Rondò) e il “Concerto in Re maggiore” K 314 (Allegro
aperto, Andate ma non troppo, Allegro). Il concerto in re maggiore in realtà è una trascrizione,
trasposta un tono sopra e ritoccata nelle volte virtuosistiche dello strumento solista per oboe.
Entrambi i concerti mostrano la struttura e i caratteri peculiari dello stile classico:
- la ricerca dell’equilibrio della forma nel rapporto tra simmetria del contenuto tematico e
movimento temporale ineluttabilmente in avanti e quindi asimmetrico,
- continua ridefinizione delle frasi nelle loro ripetizioni e grande varietà della struttura ritmica,
- forma non come somma di elementi, ma come rapporto del singolo particolare con la
struttura complessiva,
- equilibrio dell’intera composizione dato dal diverso grado di tensione dei singoli movimenti:
più forte nel primo in forma-sonata e gradatamente più disteso nel secondo e nel Rondò
finale.

La complessità strutturale del secondo tempo del concerto in Sol maggiore, obbligò Mozart a
comporre un movimento lento alternativo ovvero “l’Andante in Do maggiore” K 315. Mozart non
scrisse le cadenze solistiche per i due concerti, in modo che ogni interprete fosse libero di proporre
proprie cadenze. Le varie scuole flautistiche, dall’Ottocento a oggi, ne hanno fornito vari modelli che
riflettono i lineamenti stilistici dei periodi nei quali furono composti.
Altri capolavori prestigiosi di Mozart, che hanno il flauto come protagonista, sono il “Concerto per
flauto e arpa in do maggiore K. 299” e la “Sinfonia concertante per flauto, oboe, corno e fagotto in
mi bemolle maggiore K. 297 b”. La sinfonia concertante è strutturata non secondo i canoni di una
sinfonia, bensì come un vero e proprio concerto, quasi una rimembranza del concerto grosso
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barocco, con l’orchestra in funzione da accompagnamento. Infine vanno ricordate tre raccolte di
duetti per flauto pubblicate dal 1792 al 1809 e contenenti arie tratte da “Il Flauto Magico”, “Le
Nozze di Figaro” e “Don Giovanni”.

Franz Joseph Haydn (1732-1809):


Grazie alle ultime sinfonie mozartiane, il flauto iniziò ad acquistare importanza nella compagnia
orchestrale. Haydn nella propria produzione sinfonica, dopo averlo usato raramente e con una
tessitura limitata nelle prime sinfonie, successivamente gli conferì un corpo più elevato (come nella
Sinfonia in sol maggiore n. 100 “Militare”). Nell’ambito della musica orchestrale di Haydn vanno
ricordati 5 Concerti (Hob. VII h n. 1-5) e 8 Notturni (Hob. II n. 25-32).
Per quanto riguarda la letteratura da camera con il flauto, i lavori principali sono i 3 Trii per flauto,
violoncello e pianoforte catalogati Hob. XV, 15, 16 e 17, scritti nel 1790, e Quattro Trii per due flauti
e violoncello Hob. IV n. 1-4.

Ludwing van Beethoven (1770-1827):


La limitata produzione per flauto di Beethoven si colloca ai 2 estremi della sua attività compositiva
e comprende:
- Il Trio in sol maggiore per pianoforte, flauto e fagotto WoO37 del 1786: gode di una maggior
indipendenza rispetto a quello che solitamente accade in questo periodo nella formazione
di trio allo strumento basso.
- Un Duetto in sol maggiore per due flauti WoO26
- Una sonata in sib maggiore per flauto e pianoforte del 1792: si inserisce nel filone classico
inaugurato dalle sonate mozartiane per pianoforte e violino dell'op 1.
- La “Serenata in Re maggiore” per flauto violino e viola op. 25, rielaborata poi per flauto e
pianoforte: descrive l’atmosfera arcadica di un mondo che ormai non esiste più (Rivoluzione
francese è già passata), attraverso una varietà di “affetti” rappresentati da brevi cellule
tematiche ora scattanti, ora incisive.
- Le raccolte di Sei Temi Variati op. 105 e di Dieci Temi Variati op. 107 scritte nel 1817/18.
- Poco prima della sua morte sembra che Beethoven stesse lavorando a un quintetto per
flauto e archi.

E’ molto importante il compito del flauto nell’organico orchestrale presente in tutte e 9 le sinfonie:
un flauto nella Quarta, e due in tutte le altre, a cui va aggiunto l’ottavino nella Quinta, Sesta e Nona.
Il Flauto traverso è chiamato all’esecuzione di importanti “passi” orchestrali tra cui Leonora
Overture n. 3, Sinfonia n. 3 (solo nel Finale), Sinfonia n. 6 (secondo movimento), Sinfonia n. 7 (primo
movimento, attacco del Vivace), Sinfonia n. 9 (secondo movimento).

Francois Devienne (1759-1803):


Francois Devienne appartiene al periodo del classicismo; è autore di “7 Sonate” per flauto e
clavicembalo o pianoforte, “Quarantotto Sonate” per flauto e basso e “13 Concerti”.
Le Sonate presentano melodie semplici e piacevoli con figurazioni ornamentali alla mano destra
della tastiera, mentre la sinistra presenta uno stile galante con funzione di sostegno armonico e
accompagnamento grazie anche al basso albertino.

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Importanti e finalizzati alla pratica concertistica sono i tredici Concerti per flauto e orchestra scritti
a partire dal 1782. A partire dal concerto n. 7 prevale il gusto preromantico tipico dello “Sturm und
Drang” reso attraverso una scrittura di gran lunga più complessa e con maggior ricchezza espressiva
di stampo melodrammatico a cui si aggiunge in alcuni casi la tonalità d’impianto in modo minore.
Importante l’evoluzione del trasporto tra il solista e strumenti dell’orchestra, perché, nonostante
l’organico orchestrale sia sempre invariato, il flauto solista tende ad emanciparsi dal materiale
tematico orchestrale acquistando una maggior indipendenza e un virtuosismo meno convenzionale
e raffinato, ma più energico e nervoso.

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- IL ROMANTICISMO -

Una delle date prese in considerazione per fissare l’inizio del Romanticismo musicale corrisponde al
1827, anno della morte di Beethoven. Questo anno non è significativo per il repertorio flautistico e
dei legni dell’orchestra, in quanto diverse composizioni definite romantiche erano apparse alcuni
anni prima, come i capolavori di Schubert e Donizetti. La data ha comunque un ruolo significativo,
perché è vicina al 1831, anno in cui il flautista-compositore-costruttore monacese Theobald Boehm,
iniziò ad elaborare uno strumento con sistema di chiavi che fu sempre applicato fino agli odierni
flauto e clarinetto.
In questo periodo il flauto traverso si stabilizzò e ottenne sempre maggior autonomia nell’ambito
orchestrale, mentre non ci furono molte opere dedicate a questo strumento a livello di musica da
camera o concerto solistico. Infatti per il concerto solistico o la musica da camera i compositori si
servirono prevalentemente di archi, del pianoforte e, tra i fiati, del clarinetto e del corno, i cui timbri
apparivano più consoni a evocare le sfumate atmosfere sentimentali del profondo dell’animo.
Esempi di capolavori sono “Sogno d’una Notte d’Estate” e il “Salterello” dalla Sinfonia Italiana di
Felix Mendelsshon-Bartholdy, la Sinfonia “incompiuta” di Schubert, la “Prima Sinfonia” di Robert
Schumann, numerosi passi orchestrali delle quattro Sinfonie di Johannes Brahms.
In tal periodo, assistiamo anche al proliferare di diversi “Metodi” per lo studio del flauto traverso:
“Versuch” di Quantz, “Nouvelle Mèthode theorique et pratique pour la flute” di Francois Devienne,
Charles Nicholson “Mèthode progressive et raisonnè pour la flute” op. 100 ecc..
Due sono i punti fondamentali della cultura romantica:
 l’affermazione delle radici di ogni unità culturale espressa dalla scelta di temi di tradizione
popolare o di arie melodrammatiche di ampia diffusione,
 la volontà di superamento dell’io, espressa dal virtuosismo del concerto, rappresentazione
del soggetto che aspira addirittura a superare le potenzialità fisiche dello strumento tramite
una tecnica sbalorditiva e appariscente.

Franz Schubert (1797-1828):


Il Romanticismo si aprì con un grande autore, Franz Schubert. Infatti proprio nel 1824 venne alla
luce una delle massime espressioni romantiche nella letteratura per flauto e pianoforte:
“Introduzione e Variazioni sul tema Trockne Blunten” D. 802 di Franz Schubert. Due sono gli elementi
significativi che caratterizzano l’Introduzione:
1. La fissità metrica scandita dal ritmo dattilico del pianoforte,
2. Il sommesso nascere del tema del flauto, elemento soggettivo, ridotto all’essenzialità delle
quattro minime che richiama alla memoria il coevo Quartetto per archi “la morte e la
fanciulla” ad intonare delicatamente lo struggente desiderio di amore-morte dell’uomo
romantico.

Questo desiderio crea nell’introduzione un gioco dialettico di continue tensioni e ricadute, di


fiduciose speranze e tristi ricordi, come dimostrano l’infittirsi del substrato pianistico in incalzanti
semicrome ribattute che conducono il flauto all’esposizione del tema nel registro acuto.
Le componenti principali di queste sei variazioni tra cui ricordiamo le difficoltà tecniche, lo sforzo
fisico richiesto agli esecutori, elevate figure del dramma dell’uomo romantico di fronte alla realtà

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esprimono le difficoltà che incontra l’uomo, nonostante il proprio impegno, nel realizzare i propri
ideali.
Nel finale si assiste al trionfo, temporaneo, del virtuosismo dei due strumenti portato quasi
all’eccesso, ma poco dopo ecco ricomparire l’interrogativo esistenziale segnato da una prodigiosa
lotta dell’uomo romantico nel suo sogno ininterrotto verso l’infinito.
Nell’ambito orchestrale possiamo ricordare:
- “Prima Sinfonia” di Brahms,
- “Prima Sinfonia” di Schumann dove al flauto si affidano parti nell’acuto e cadenze delicate,
- “Carmen” di Bizet dove il flauto effettua preludi da solista con l’arpa,
- “Preludio atto terzo dell’Aida” di Verdi dove il flauto è sopra un sottofondo di archi con
sordina,
- “Scherzo del Sogno di una notte di mezza estate” di Mendelsshon dove il flauto irrompe nel
pieno orchestrale con corse brillanti e a perdifiato.
- Nello stile rossiniano del primo Ottocento: il flauto accompagna il canto con arpeggi.

Tra gli autori di quest’epoca per la musica da camera e concerti ricordiamo:


- Giuseppe Cambini: 9 concerti, 48 duetti per due flauti e 12 sonate per flauto e continuo
- Jean Louis Tulou: cinque Concerti, “Grand Trio” per tre flauti op. 24, Arie variate e Fantasie
su temi d’opera.
- Kaspar Furstenau: due Concerti, 75 pezzi per flauto e chitarra,
- Charles Nicholson: 13 Fantasie per flauto e pianoforte, quindici Arie con variazioni per flauto
e pianoforte.

Il “Biedermeier”:
Il Biedermeir è un movimento artistico sviluppatosi nel periodo tra il 1815 e il 1848 e viene spesso
definito “romantico” dalla borghesia tedesca e austriaca. Questo movimento artistico è connesso al
“salotto borghese” e ciò rappresenta un aspetto, pur se limitato, della civiltà romantica,
essenzialmente legato allo sviluppo di quel ceto sociale. Musicalmente crea un divario tra musica
strumentale “pura” rappresentata dalla sonata e dalla sinfonia romantica e musica “funzionale” il
cui valore è correlato ad un determinato scopo. Per il flauto, il Biedermeier rappresenta uno dei
pochi canali di sopravvivenza dello strumento a livello solistico anche al di fuori della cerchia dei
flautisti-compositori e uno stimolo per quei miglioramenti meccanici che specialmente con l’opera
di Boehm gli riconsegneranno, a partire dagli ultimi anni del XIX secolo, un ruolo di protagonista
nella storia della “grande musica”.

A questa corrente artistica appartiene il danese Friedrich Kuhlau (1786-1832) spesso definito “il
Beethoven del flauto”. Egli dedica buona parte della sua attività compositiva al flauto e al pianoforte
con raccolte di arie variate, rondò, duetti, i Sei Divertimenti op. 68 e grandi sonate:
- Grande Sonata in sol maggiore op. 69,
- Grande Sonata in mi minore op. 71,
- Grande Sonata Concertante in la minore op. 85,
- Tre Grandi Sonate op. 83.

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La produzione di Kuhlau comprende anche Soli, Fantasie, Variazioni e Capricci per flauto solo, oltre
quaranta duetti per due flauti, il trio in sol maggiore op. 119 per due flauti e pianoforte, le raccolte
di Trii op. 13 e op. 86 e il Grand Trio op. 90 per tre flauti e il Grand Quartetto in mi minore op. 103
per quattro flauti: composizione di grande cantabilità e virtuosismo sostengono una ingigantita
forma classica.
Il carattere più intimo e salottiero del Biedermeier può essere ricercato nel repertorio per flauto e
chitarra che riceve una particolare attenzione da parte di chitarristi-compositori i quali vedono nel
flauto uno strumento melodico dalla dolce voce che ben si associa al dedicato suono pizzicato del
loro strumento. Oltre a Kuhlau appartengono a tale movimento compositori come:
- Kaspar Kummer: autore di Notturni, Variazioni e Divertimenti;
- Francesco Molino: notturni per flauto e chitarra op. 37, op. 38 e op. 39,
- Ferdinando Carulli: con le Sei Serenate per flauto e chitarra op. 109,
- Mauro Giugliani: Gran Duo concertante op. 2, Grande Serenata op. 82, Grand Duo op. 85
Gra Duo Concertante op. 130,
- Johann Nepomuk Hummel: tre Serenate per flauto, violino, chitarra e fagotto op 64, 63 e 66.

Il Romanticismo in Italia:
In Italia la musica si esprimeva tramite il melodramma, il repertorio flautistico del primo Ottocento
ricevette un impulso grazie alle numerosi composizioni di Saverio Mercadante (1795-1870). Egli
scrisse:
- Sei Concerti per flauto e orchestra,
- Lavori cameristici
- Tre raccolte di “Arie Variate per flauto solo”: risalenti al 1819. Queste raccolte furono
tradotte per uno strumento solo e comprendevano melodie tratte dal patrimonio operistico
contemporaneo per costruire un tramite tra il teatro e il salotto culturale, per divulgare
meglio la cultura melodrammatica e per offrire l’occasione di una maggiore e più positiva
valutazione degli strumenti musicali.
- il “Secondo Concerto per Flauto e Grand Orchestra” op. 57, la cui orchestrazione
comprendeva un organico di due flauti, due oboi, due clarinetti, due fagotti, due corni, due
trombe, un trombone e archi, ma successivamente solo archi per esaltare meglio il ruolo del
flautista solista.

Nel periodo dell’Ottocento italiano operarono tanti flautisti-dilettanti-compositori che


contribuirono ad arricchire il repertorio flautistico. Grazie al mondo dell’opera, tra cui le più celebri
arie di Bellini, Donizetti (autore anche della Sonata in do maggiore per flauto e pianoforte), Rossini
e Verdi, flautisti e compositori poterono disporre di materiale per produrre Fantasie, capricci,
Divertimenti, Concerti e Soli da concerto. Di Donizetti ricordiamo “Sonatina in do maggiore” per
flauto e pianoforte e un “Trio” per flauto, fagotto e pianoforte. Accanto a tutta questo susseguirsi
di composizioni, vanno ricordati anche tutti i Metodi di studio per aver maggior padronanza con lo
strumento (Kholer, Briccialdi, Galli, Gariboldi, Hugues, Krakamp).

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La situazione in Europa nella metà dell’Ottocento:
La “cultura romantica” è caratterizzata dalla ricerca e dalla esaltazione delle radici dei popoli, ed è
innegabile che lo studio di melodie di antica memoria e la riproposizione, in Italia, delle arie del
melodramma si inseriscono in essa a pieno titolo, come il virtuosismo sempre più trascendentale
che simboleggia il mito dell’eroe, del superuomo, di colui che si pone continuamente di fronte a
nuovi e più impegnativi ostacoli.
La sintesi romantica per eccellenza, a livello flautistico, è quella effettuata da Theoobald Boehm
(1794-1881): oltre al lavoro dedicato alla costruzione dello strumento, realizzò un trattato che
riporta tutto il lavoro costruttivo sul flauto, dedicando una parte all’esecuzione del flauto, inoltre
scrisse anche diversi lavori per flauto. L’intero corpus delle composizioni di Boehm si può
suddividere:
1. Composizioni originali con numero d’opera (da a 1 a 47) e comprendono Fantasie e
Variazioni su temi popolari, celebri e d’opera elaborate per fluato e pianoforte o orchestra,
ricordiamo anche il “Concerto in Sol maggiore” op. 1 dedicato a A. B. Furstenau, la Grande
Polonaise in re maggiore op. 14 e l’Elegia in la b maggiore op. 48.
2. Trascrizioni senza numero d’opera sono 11 brani per flauto e pianoforte volti al
perfezionamento dello “stile cantabile” e tratti da opere di autori classici (Mozart,
Beethoven, Shchubert, Pergolesi),
3. Altri brani senza numero d’opera sono lavori con arrangiamenti di opere di Mozart, Gluck,
Rossini, Mendelssohn,
4. Arrangiamenti per il flauto in sol. Boehm elaborò all’età di sessanta anni il flauto in sol,
orgoglio della sua vita e lo suonò per venti anni. Ma l’ostacolo di questo strumento era
proprio la musica scritta per esso per cui Boehm stesso cercò di rimediare con varie
elaborazioni: 13 trascrizioni di brani cantabili tratti da opere di Haydn, mozart, Beethoven,
Schubert; 5 duetti per flauto in sol, flauto in do con l’accompagnamento di pianoforte tratti
da Rossini e Weber, 2 trii per flauto in sol e due flauti in do tratti da Beethoven,

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IL PERIODO TRA L’OTTOCENTO E IL NOVECENTO – TARDO ROMANTICISMO-

In questo periodo c’è un senso di rinnovamento da parte dei compositori per il flauto traverso e
sono 2 le componenti che caratterizzano questo processo:
 La crescente diffusione e affermazione del flauto Boehm, con i suoi miglioramenti, il quale
offre maggior solidità alla tecnica e alla ricchezza sonora,
 L’evoluzione e conseguente trasformazione dell’idioma tardo-romantico in nuovi linguaggi
musicali.

Il flauto traverso ottiene maggior attenzione da parte di tutto il mondo musicale romantico grazie
all’attività di Carl Reinecke (1824-1910), autore di due opere fondamentali nella letteratura
flautistica:
1. Sonata per flauto e pianoforte op. 167 “Undine”,
2. “Concerto per flauto e orchestra in re maggiore” op. 283: Il concerto rientra nel nuovo secolo,
perché è stato scritto nel 1908, ma comunque Carl Reinecke viene considerato assertore del
romanticismo tedesco.

Il Fenomeno del Nazionalismo:


E’ un fenomeno molto importante nella storia della musica del XIX secolo. Questa corrente si
esprimeva con il recupero e l’elaborazione di melodie popolari e con variazioni e fantasie su opere;
a metà del secolo, accanto a questo nazionalismo romantico, fiorì un nuovo fenomeno in nazioni
che non possedevano una tradizione musicale colta autonoma, come nei paesi dell’est e del nord
Europa, destinato a svilupparsi e coordinarsi con le nuove correnti di pensiero e di linguaggio.
Questo filone coinvolge la letteratura flautistica e vede come protagonisti i fratelli Doppler
nell’Europa dell’Est e Carl Nielsen nell’Europa del Nord.
- I fratelli Albert Franz (1821-1883) e Karl (1825-1900) Doppler, di origine polacca, entrambi
flautisti, furono autori di composizioni in cui si ritrovano influenze di elementi nazionali
folkloristici dei Paesi dell’Est (Russia, Polonia…); le loro realizzazioni si presentano a una
interpretazione libera e bizzarra con carattere improvvisativo, di sapore tzigano e con
accenni al folklore di altre nazioni. Ricordiamo il “Duettino Americano” op. 37 per flauto,
violino e pianoforte di Franz e nel mondo del melodramma “Fantasia sul rigoletto” per due
flauti e pianoforte elaborata da entrambi. Albert scrisse anche “Fantasie Pastorale
hongroise” op. 26 .
- Il danese Carl August Nielsen (1865-1931) fu autore del “Quintetto per fiati” op. 43 e del
“Concerto per flauto e orchestra”.

Dopo alcuni decenni venne realizzato un importante connubio tra le tradizioni dell’Est europeo e
opere flautistiche considerevoli grazie a compositori come Schulhoff, Prokofiev, Martinu, Denisov.

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La rinascita strumentale in Francia (da Saint-Saens a Debussy):
In Francia, la letteratura flautistica ricevette un grande slancio vitale destinato a prolungarsi con
successo anche nel nostro secolo. Il primo filone importante ebbe inizio nel 1871 grazie alla “Societè
national de musique” con i compositori fondatori Gabriel Faurè e Cesar Franck. La società voleva
rivalutare la tradizione strumentale francese e arricchirne il patrimonio. Tra la fine dell’Ottocento e
i primi decenni del Novecento possiamo suddividere la musica francese in diverse scuole:
- “Il romanticismo di Franck”: si caratterizza con la sua ricca armonia densa di cromatismi e
continue modulazioni, ampie frasi e movimenti lenti intensamente lirici, per i particolari
interessi e riferimenti verso la grande tradizione musicale germanica,
- “Il classicismo di Saint-Saens e Dubois”: questo filone si caratterizza per un fraseggio della
struttura regolare e più limitato, oltreché per un lirismo raffinato ma sempre controllato.
o Tra i lavori di Saint Saens (1835-1921) ricordiamo “Romanzetta in re bemolle
maggiore” op. 37 per flauto e orchestra e “Caprice sur des Airs Danois et russes” op.
79 per flauto, oboe, clarinetto e pianoforte.
o Tra i lavori di Dubois “Terzettino per flauto, viola e arpa” e “Vergiliens” per flauto e
pianoforte.
- “l’impressionismo di Debussy”: nelle opere di Debussy il timbro dello strumento riveste un
importante ruolo, grazie alla sua grande malleabilità sonora e ai contorni non sempre definiti
e con tante sfumature.
- “L’estetica del Gruppo dei Sei”: Darius Milhaud, Georges Auirc, Louis Durey, Arthur
Honegger, Fracis Poulenc e Germanine Tailleferre

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- L’INZIO DEL NOVECENTO -
Alfredo Casella:
Alfredo Casella realizzò nel periodo tardo romantico con due composizioni per flauto traverso:
 “Barcarola et Scherzo” op. 4: questa opera è legata a un’atmosfera aristocratica, dove il dolce
cullare della melodia del flauto, sopra un ostinato pianistico “sempre legato” sul registro
basso dello strumento non può non ricordare la ricerca timbrica intrapresa da Claude
Debussy nel “Prèlude à l’après-midi d’un faune”. Nello Scherzo troviamo un autentico e
umoristico gioco musicale.
 “Sicilienne et Burlesque”

Già nel 1914 quando ancora soggiornava in Francia, Casella auspicava che si potesse verificare un
“risveglio della musica italiana” per il quale si adopererò al suo ritorno in Italia nel 1915, fondando
la “Società Italiana di musica moderna” per la quale verrà eseguita nel 1917 una nuova versione di
“Sicilienne et Burlesque” trascritta per violino, violoncello e pianoforte. In tale composizione si
riflette la crisi dei linguaggi musicali d’inizio secolo alla quale faceva da chiaro riscontro l’inesorabile
catastrofe del primo conflitto mondiale.
A livello parigino vanno ricordati Maurice Ravel (1875-1937) e Claude Debussy (1862-1918).

Claude Debussy:
Grazie al brano “Prèlude à l’après-midi d’un faune” (1894) si inaugurò una nuova stagione nel corso
della storia della musica e il flauto tornò a collocarsi in una posizione di primissimo piano ricevendo
l’appellativo di “Voce del Novecento”, continuando poi ad evolversi e a ricevere consensi nei
decenni successivi. Un altro brano importante è “Chansons de Bilitis” per due flauti, due arpe e
celesta ai quali si aggiunge la voce recitante costruita secondo uno stile modale impiantato su scale
difettive dal sapore arcaico. Questo connubio tra “voce + gruppi di strumenti” va segnalato anche
per l’importanza che assumerà di lì a pochi anni nell’opera di Ravel, Stravinsky e Schoenberg.
Bisogna poi ricordare anche “Syrinx” per flauto solo. La scrittura di questo brano, appare svincolata
da un tactus rigoroso e forse più comprensibile proprio immaginandola senza la divisione in battute,
ma libera in tre sezioni che si aprono sempre con la stessa cellula melodica:
- Très modèrè,
- Un peu mouvementè,
- An Mouvt. (très modèrè).

Syrinx è il flauto mitologico di Pan: infatti rappresenta uno sguardo retrospettivo verso la mitologia
greca. Si vede come Pan vuole abbracciare la ninfa o la stessa Syrinx che cerca di divincolarsi nel
canneto o del divenire della sua metamorfosi in flauto; alla fine Pan riesce a prendere la sua ninfa.
In questo brano il flauto è qualcosa di simbolico, è più di uno strumento-veicolo d’un solistico
pensiero musicale, esso è attore realizzante un soliloquio; dunque il flauto è strumento-protagonista
della Forma e dei suoi plasmabili gesti melodici. Ciò induce a dire che il luogo timbrico si tematizza
anziché essere solo “portatore” d’un tema melodicamente concepito”.
L’ultima produzione di Debussy coinvolgeva un progetto cameristico di sei sonate per strumenti
diversi dedicati alla moglie Emma, ma ne furono portate a compimento solo tre:
- la prima per violoncello e pianoforte,

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- La seconda per flauto, viola e arpa nel 1915: essa si articola in tre movimenti “Pastorale,
Interlude e Final” dove una chiara citazione della Pastorale richiama ancora una volta alla
sonata ciclica di Franck.
- La terza per violino e pianoforte nel 1917

Maurice Ravel:
L’arte di Ravel, caratterizzata da una raffinata perizia compositiva, è segnata nello stesso tempo da
una sofisticata ricerca stilistica che si realizza nell’uso di un linguaggio musicale eclettico e nel
montaggio con il corrente repertorio consumistico: da qui gli accenti e le movenze spagnolesche
della “Rapsodia” orchestrale e della commedia “L’heure espagnole”, e la strepitosa miscela tra
grande artigianato orchestrale e ossessiva spirale melodica nel “Bolero” (1928). Insieme a C.
Debussy, cui vollero ravvicinarlo, Ravel fu il maggior musicista francese del suo tempo, specialmente
quale virtuoso della composizione, della “forma”. Il suo temperamento stesso lo portò a reagire
radicalmente, più di Debussy, contro il romanticismo ottocentesco e a ricollegarsi idealmente allo
spirito della tradizione francese dei clavicembalisti settecenteschi. Opere famose per il teatro:
“L’heure espagnole”, “L’enfant et les sortilàges”, “I balletti Daphnis et Chloè” e “Bolàro” mentre
opere famose per coro sono le “3 Chansons” a voci miste.
La musica di Ravel volendo accentuare il valore simbolico della parola, tende a creare un moto
discontinuo in cui le figure sonore e le immagini da esse descritte si insinuano in maniera mai
definita, ma trasfigurata o secondo una prospettiva non lineare, ma laterale.
- Oltre i 3 poemi de Mallarmè (1914), Ravel compone nel 1925-26 un’altra opera vocale da
camera, questa volta con organico più ridotto “Chansons madècasses”. Chansons tratte da
testi di Evariste Parny per voce, flauto, violoncello e pianoforte. L’opera consiste in una
specie di quartetto dove la voce ha la parte di strumento principale e domina la semplicità.
Si afferma l’indipendenza delle parti che diventerà più marcata nella Sonate per violino e
pianoforte. In queste tre Canzoni troviamo il tema generale dell’Esotismo, grazie alla linea
melodica più espressiva che abbraccia l’invocazione lirica, il grido del guerriero e
l’interazione ossessiva.
- Altra composizione cameristica con il flauto è “Introduction et Allegro” per arpa, flauto,
clarinetto e quartetto d’archi risalente al 1906. Qui si dimostrano le capacità virtuosistiche
dell’arpa alla quale è affidato un ruolo solistico, mentre gli altri strumenti rivestono una
funzione di accompagnamento.
- Infine va citata l’importanza data al flauto in “Daphnis et Chloè”: balletto rappresentato nel
1912 e ispirato al romanzo di Longus Sophista. Il tema pastorale, con i protagonisti che
mimano in segno di ringraziamento l’avventura di “Syrinx e Pan” prima di festeggiare il
fidanzamento, non può trascurare il nostro strumento, ma arrichirne l’importanza.

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- IL NOVECENTO STORICO –

Importantissimi capolavori per flauto solo, oltre a “Syrinx” di Debussy,:


- Nel 1919 “Danse de la chàvre” di Arthur Honegger
- Alla fine degli anni Trenta “Density 21.5”di Edgar Varèse

Il novecento è un periodo molto ricco di musica per flauto traverso. La data simbolica per l’inizio del
novecento da ricordare è il 1893, anno in cui Paul Taffanel venne nominato come professore della
classe di flauto del Conservatorio di Parigi e l’anno successivo venne eseguita per la prima volta
“Prèlude à l’après midi d’un fuaune” di C. Debussy. Siccome la data di inizio coincide con due eventi
parigini, possiamo affermare che la massima produzione musicale per flauto traverso nel corso del
secolo avvenne principalmente in Francia.
Grazie alla “Fantasie” op. 79 di Grabiel Faurè (1845-1924) scritta nel 1898, prende avvio la moderna
letteratura solistica per flauto. Da questa Fantasia nascono diversi lavori proprio dedicati a Tafanel:
 Cecile Chaminade “Concertino” op. 107 (1902),
 Philippe Guabert “Nocturne et Allegro Shcerzando “ (1906),
 Philippe Gaubert “Fantasia” (1912)
 Alfredo Casella “Sicilienne et Burlesque” (1914).

Autori da ricordare sono:


- Paul Hindemith,
- Joaquin Rodrigo: dedicò il suo “Concierto Pastoral” per flauto e orchestra a James Galwey
che lo eseguì a Londra nel 1978. E’ un brano virtuosistico tripartito secondo i canonici
movimenti del concerto, dove al continuo sfavillio di veloci e brillanti episodi solistici si
alternano o fanno da cornice sullo sfondo orchestrale i tipici tratti melodici e rimici del
folkore spagnolo.
- Paul Taffanel e Philippe Gaubert,
- Marcel Moyse,
- Darius Milhaud,
- Jasques Ibert
- Frank Martin
- Francis Poulenc
- Andrè Jolivet

Importante impronta sulla letteratura flautistica è anche l’Europa dell’Est:


- Sergei Prokofiev
- Bohuslav Martinu
- Edison Denisov

Paul Hindemith (1895-1963):


Paul Hindemith appartiene al filone della crisi espressionistica, ma anche del recupero del
contrappunto rivisitato in modo “meno impegnato” e contaminato da esperienze non del tutto colte
(Jazz, canzoni di strada ecc..). Egli dedica diversi lavori al flauto:
 “Sonatina canonica” per due flauti op. 31 n. 3

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 “Acht Stucke” (otto pezzi) per flauto solo: dove troviamo diverse situazioni espressive e
tecniche che tutte insieme si comportano come una nuova suite del ventesimo secolo.
 “Sonata per flauto e pianoforte”: assistiamo al recupero del rapporto “tensione-distensione”
presente nella struttura musicale e riscontriamo come il materiale tematico sia costituito da
un’unica semplice idea generatrice che si presenta all’inizio di ogni movimento. La classicità
hindemitiana si snoda in un gioco dialettico sempre pacato nel quale ad ogni interrogativo
segue senza esitazioni la giusta risposta, si esprime nella forma canonica e nello spirito
concertante dei due strumenti.
 “Echo” per flauto e pianoforte.

A livello di musica cameristica con flauto per organici più ampi abbiamo altre 2 composizioni:
 “Kammermusik” op. 24 n. 1: per 12 strumenti con un finale in stile contrappuntistico e con
contorni aspri e spigolosi nei movimenti veloci,
 “Kleine Kammermusik” op. 24 n. 2: quintetto per flauto, oboe, clarinetto, corno e fagotto.

La musica in Francia dopo Debussy, Paul Taffanel (1844-1908) e Philippe Gaubert (1879-1941):
In Francia dopo Debussy si ebbe una crescita didattica del flauto traverso. Ricordiamo la “Mèthode
Complete de Flute” di P. Taffanel e P. Gaubert. Oltre a questo meraviglioso capolavoro, Philippe
Gaubert contribuì all’arricchimento della letteratura flautistica con “Tre sonate” e una “Sonatina”
per flauto e pianoforte. La Sonata di Gaubert risente molto dell’influsso di Debussy e il tema
dell’esordio del Modèrè si presenta anche nelle parti centrali del movimento lento e costituisce
anche il materiale per la coda del tempo veloce. Fra altri compositori per la didattica flautistica
ricordiamo l’opera di Marcel Moyse.
Darius Milhaud (1892-1974) è un importante autore francese e di lui ricordiamo“Sonatine pour flute
et piano”. Milhaud è uno dei compositori che fa parte del gruppo dei Sei (con Georges Auirc, Louis
Durey, Arthur Honegger, Fracis Poulenc e Germanine Tailleferre) sorto alla fine della prima guerra
mondiale. Questo gruppo auspicava un linguaggio musicale improntato a chiarezza, pulizia e
semplicità in contrasto con il romanticismo e l’impressionismo; è evidente l’interesse per il mondo
del jazz, con ritmi sincopati e composti, nonchè con l’inserimento di cellule in 5/8 o 7/8 e con l’uso
di strumenti a fiato (legni e ottoni) oltre che del pianoforte.
Fra gli altri autori appartenti al gruppo dei “Les Six” ricordiamo:
- Arthur Honegger (1892-1955) con “Rhapsodie” per due flauti, clarinetto e pianoforte,
“Danse de la Chèvre” per flauto solo e “Concerto da camera” per flauto, corno inglese e archi.
- Germaine Tailleferre (1892-1983) con “Pastorale” per flauto solo, “Concertino” per flauto,
pianoforte e archi e “Forlane” per flauto e pianoforte.

Jasques Ibert (1890-1962):


La sua produzione comprende il concerto per flauto e orchestra e una serie di brani per musica da
camera tra cui:
 “Jeux" sonatina per lauto e pianoforte,
 “Aria” per flauto e pianoforte
 “Trois pièces Brèves” per quintetto di fiati,
 “Entracte” per flauto e arpa
 “Deux Interludes” per flauto, violino e clavicembalo,

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 “Piece pour flute seule”: presenta un elegante ornata linea melodica, sufficiente per mettere
in luce pregi tecnici e sonori dello strumento.

Con il “Concerto” per flauto e orchestra, il flauto assunse una forza solistica importantissima nella
prima parte del ventesimo secolo, il concerto infatti costituiva una vera “pietra miliare” del
repertorio di ogni flautista. La concezione musicale di Ibert si basava sul recupero delle forme
classiche, senza rifiutare gli influssi dell’impressionismo e si sviluppò frequentemente sulla scelta di
materiale tematico tratto da 2 categorie eterogenee tra loro: brevi cellule motiviche rapide e
mordaci anche smembrate e ricomposte contrappuntisticamente e frasi liriche di ampio respiro. Nel
concerto, il flauto veniva messo in luce con la sua grande agilità e brillantezza.

Frank Martin (1890-1974):


Viene inserito nel filone di musica francese per flauto. Importante è la “Ballade pour flute, orchestre
à cordes et piano” che comprende melodie che vanno sul registro grave dello strumento e si
alternano a bizzarre e veloci sequenze a terzine sul registro acuto e a un episodio di libera cadenza,
tale da richiedere al flautista capacità di sintesi e maestria di tecnica ed espressività.

Francis Poulenc (1899-1963):


Apparteneva al gruppo dei “Les Six” e scrisse un “Sestetto” per flauto, oboe, clarinetto, fagotto,
corno e pianoforte: il ricercato e raffinato gusto melodico di Poulenc si accostava a pulsanti moduli
ritmici e frammenti melodici di una grande semplicità ma anche efficacia straordinaria. Nel sestetto
troviamo anche nuovi effetti strumentali quali frullati e glissati e un continuo nervosismo di accenti,
motori di un mondo nuovo, di un operoso attivismo che non sopporta più languidezze senza fine e
dove anche la più dolce delle melodie è inserita in un schema rigido e controllato. Importantissima
è la “Sonata per flauto e pianoforte” eseguita per la prima volta da Jean Pierre Rampal e Poulenc.

Oltre alle tendenze invocate da “Le six”, nella Francia tra le 2 guerre mondiali, va sottolineata la
presenza di un altro piccolo cenacolo di 4 musicisti chiamato “Jeune Frances” sorto sempre a Parigi
nel 1936. Di questo gruppo ricordiamo:
1. Olivier Messien (1908-1992): autore di “Le merle noir” per flauto e pianoforte. In questo
brano compare sia l’esperienza del serialismo sia l’interesse per il mondo della natura, in
particolare per il canto degli uccelli (definiti da lui stesso “dei veri musicisti”).
2. Andrè Jolivet (1905-1974): egli è mosso da una missione magica e religiosa della musica e
trova nel flauto uno dei suoi massimi strumenti di espressione e comunicazione. Il suo
convinto umanesimo lo portava a concepire la musica quale veicolo di messaggio di intenti
sociali e religiosi rifacendosi spesso ai rituali primitivi permeati di ritmi anomali ma
efficacissimi e usando vari modelli di scale modali (esatoniche e antiche), il tutto nel sistema
tonale che diventa via via più aspro e dissonante. Scrisse diverse composizioni per flauto tra
cui ricordiamo:
a. Per flauto solo” Cinq Incantations” e “Ascèses pour flute seule”
b. Per musica da camera “Chant de Linos” per flauto, arpa, violino, viola e violoncello,
“Sonata pour flute et piano” dedicata a Jean Pierre Rampal, “Suite en Concert pour
flute et percussion”.
c. Concerti solistici “Concerto per flauto ed archi”.

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Altri due autori importanti di questo secolo ricordiamo:

1. Pierre Boulez: scrisse per flauto e pianoforte “Sonatine” dove emerse la sua importante
concezione musicale e poetica. Questa composizione segnò il punto di partenza
dell’intensa proliferazione dell’ultimo dopo guerra. Si presenta in un unico movimento
molto articolato. Emerse in queste sonatine un contrasto tra forme libere e sezioni molto
rigorose; infatti ritroviamo alcuni passaggi costituiti da strutture ritmiche estremamente
elaborate, spinte su schemi semplici e di struttura classica. Boulez scrisse un’altra opera “Le
Marteai sas Maìtre” dove il flauto è lo strumento protagonista ed è articolata su tre brevi
poemi. L’organico contiene strumenti con un’estensione media allo scopo di “Concertare”
con la voce del contralto, infatti troviamo il flauto in sol, viola, chitarra, vibrafono, xilofono
e percussioni.
2. Edgar Varèse: al flauto dedicò una composizione “Density 21.5”. Si tratta di 2 brevi idee
melodiche, dove si ricerca il timbro del flauto, l’intensità del suono e la gamma
dell’estensione. Oltre a “Density”, dobbiamo a Varèese un altro capolavoro ovvero
“Octandre” per flauto (e ottavino), clarinetto, oboe, fagotto, corno inglese, tromba,
trombone e contrabbasso.

- IL NOVECENTO E L’EUROPA DELL’EST -

Negli anni in cui Varèse e Boulez introdussero nuovi indirizzi di sperimentazione timbrica per il
flauto e forme innovative di linguaggio che, dal recupero modale all’atonalità e al sistema seriale
porteranno alla “Nuova Musica”, la letteratura flautistica si arricchì di altri importanti capolavori
tra cui:
- “Sonata in re maggiore” per flauto e pianoforte op. 94 di Sergei Prokofiev (1891-1953);
- “First Sonata” per flauto e pianoforte di Bohuslav Martinu (1890-1959.

Sergei Prokofiev (1891-1953):


L’opera di Prokofiev si articola in 2 grandi fasi con caratteristiche diverse tra loro:
- Nel periodo giovanile assistiamo al trionfo delle sonorità percussive e martellanti del
pianoforte e all’esasperazione di una ritmica ossessiva,
- Nel periodo successivo si osserva maggior risalto del recupero della forma classica che
esige chiarezza e semplicità.

Quest’opera è stata scritta durante la seconda guerra mondiale, nel periodo in cui, a causa
l’avanzata delle truppe tedesche, molti intellettuali sovietici furono trasferiti oltre gli Urali. Questo
capolavoro fu eseguito nel 1943 (anno di composizione) dal flautista Charkowsky e da Sviatoslav
Richter, ma passarono diversi anni prima che la Sonata venisse presa in considerazione dai flautisti
e inserita nei repertori da concerto.

Bohuslav Martinu (1890-1959):


Egli scrisse un importante sonata per flauto e pianoforte “First Sonata” nel 1945 in 3 movimenti
(Allegro poco moderato – Adagio – Allegro poco moderato), negli Stati Uniti, era dedicata al flautista
Georges Laurent (primo flauto dell’orchestra di Boston).
E’ stata scritta mentre il compositore viveva nella casa con la sorella e si prese cura di un uccellino
ferito, e gli insegnò a volare. Siccome l’uccellino veniva a cantare nelle loro finestre, Bhouslav prese
ispirazione per la melodia riportata nella sonata.

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La sonata è impostata in maniera neoclassica ed esalta il vivace e pulsante elemento metrico, con
delle frequenti interruzioni e modifiche e con un richiamo alla musica jazzistica. Proprio nel tempo
finale la melodia richiama il canto dell’uccello ogni notte (modifica pag 244). Altri capolavori di
questo grande autore sono: “Sonata e Sonata-Madrigale” per flauto, violino e pianoforte,
“Promenades” per flauto, violino e clavicemablo e infine “Trio” per flauto, violoncello e pianoforte.
Anche in tali composizioni si ritrovano una squisita fattura concertante tra gli strumenti e splendidi
momenti di diffusione lirica alternati a brillanti e vivacissimi episodi nei movimenti veloci.

Edison Denisov (1929-1997):


Assai densa e sviluppata lungo il suo ampio arco compositivo è l’opera per flauto di questo autore
russo. Ricordiamo “Sonata per flauto e pianoforte” scritta nel 1960, “Quintetto per strumenti a
fiato”, “Solo per flauto” nel 1972, “Doppio concerto per flauto, oboe e orchestra” nel 1972,
“Concerto per flauto e orchestra”, “Sonata per flauto e chitarra”, “Quattro pezzi per flauto e
pianoforte” e “Quartetto per flauto ed archi”. Egli rappresenta un elemento di rottura rispetto agli
altri autori dell’est europeo, perché egli è orientato verso la musica d’avanguardia ed è un esperto
conoscitore, oltre che di Bartok, Debussy e Stravinsky anche della musica seriale di Webern.
Sempre nell’abito dell’est europeo ricordiamo il compositore boemo Erwin Schulhoff (1894-1942)
con due brani “il Doppio concerto per flauto, pianoforte e orchestra” e “ la Sonata per flauto e
Pianoforte”. Infine va ricordato il polacco Krystop Penderecki con “Concerti per flauto e orchestra”
dove egli rivolge la sua scrittura a una musica più pura

- IL SECONDO DOPO GUERRA -


Il cammino verso la nuova musica per flauto riprende con un lavoro di Karlheinz Stockhausen nel
quintetto per legni “Zeitmasse” (per flauto, oboe, corno inglese, clarinetto e fagotto) composto tra
il 1955 e il 1955. Altri autori da ricordare in questo periodo:
- Yoretsunè Matsudaira con “Sonatine” per flauto e pianoforte, dai ritmi e dai modi del
gagaku, ovvero l’antica musica sacra di corte giapponese.
- Yori-Aki con “Rhymes” per flauto solo del 1966,
- Takemitsu “Ring” per flauto, chitarra e liuto nel 1961,
- Kazuo Fukushima che dedica al flauto “Hi-Kyò” per tre flauti (piccolo, in do e contralto in
sol), archi e percussioni.
Tentativi di sintesi tra musica occidentale e orientale sono presenti nell’opera di Chou Wen-Chung
autore di “Three Folk Songs” nel 1950 per flauto e arpa. Altri due compositori d’avanguardia attivi
dopo il secondo conflitto mondiale sono:
- il belga Henri Pousser, il quale tenderà verso la musica elettronica, con “Flexions I” per
flauto solo,
- l’ungherese Gyorgy Ligeti con “Sei Bagatelle e Dieci pezzi” per quintetto di fiati e il “Doppio
concerto” per flato (flauto in do, contralto e basso), oboe e orchestra.

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IL NOVECENTO IN ITALIA
Il Primo Novecento:
Tra i primi esempi originali di musica flautistica in Italia negli anni Venti e Trenta vanno citati:
- Vittorio Rieti (1898-1994) dedicò al flauto “Breve Sonatina con pianoforte” del 1920, una
Sonata per flauto, oboe, fagotto e pianoforte”, una “partita per flauto, oboe, quartetto
d’archi e clavicembalo” e “un Concertino” per flauto, viola, violoncello, arpa e
clavicembalo del 1963;
- Mario Pilati (1903-1938): scrisse nel 1926 “Sonata per flauto e pianoforte”.
- Nino Rota (1911-1979): scrisse un “Quintetto” per flauto, oboe, viola, violoncello e arpa e
“pezzi facili” per flauto e pianoforte.

Il Secondo Dopo Guerra:


Occorre attendere il secondo dopoguerra per avere capolavori flautistici di alto livello. Autori di
questo periodo ricordiamo:
- Gian Francesco Malipiero (1882-1973): scrisse “Dialoghi”, “Concerto per flauto e
orchestra” nel 1968, “Sonata a cinque” per flauto, violino, viola, violoncello e arpa e
“Sonata a quattro” per flauto, oboe, clarinetto e fagotto;
- Giorgio Federico Ghedini (1892-1965): scrisse “Sonata da concerto per flauto, archi e
percussioni” nel 1958, “Concertato” per flauto, viola e arpa, “Musica” per flauto,
violoncello e pianoforte e “Tre pezzi” per flauto solo.
- Goffredo Petrassi: “Dialogo Angelico” per due flauti, “Serenata” per flauto, viola,
contrabbasso, clavicembalo e percussioni del 1958, “Concerto per flauto e orchestra” del
1960, “Souffle” per tre flauti (in do, ottavino e contralto in sol), “Ala per ottavino-flauto e
clavicembalo” e “Romanzetta” per flauto e pianoforte.
- Valentino Bucchi (1916-1976): va ricordato in particolare il “Piccolo concerto” per ottavino
e archi composto nel 1973.

La Terza generazione della nuova musica:


La terza generazione della nuova musica è riferita alla parte dopo la seconda guerra mondiale. I
compositori principali sono:
- Luigi Nono (1924-1990): autore di una scrittura espressiva e di una comunicazione che
divenne extramusicale, di impegno sociale e politico. Per il repertorio flautistico ricordiamo
“Y su sangre ya viene cantando” per flauto e orchestra (archi, arpa, xilofono, vibrafono,
celestra, tamburini e tre piatti).
- Luciano Berio: secondo lui il linguaggio musicale non è chiuso a sé stesso, ma può essere
inteso come un intreccio di diversi codici. Scrisse per flauto “La Serenata I” per flauto e 14
strumenti.
- Bruno Maderna (1920-1973): creò un connubio tra flauto e nastro magnetico in “Musica su
due dimensioni” del 1957 e successivamente riuscì ad elevare il flauto a protagonista di
un’azione teatrale “Hyperion”. Egli compose anche “Serenata n. 2 per 11 strumenti (flauto,
clarinetto, clarinetto basso, corno, tromba, violino, viola, contrabbasso, pianoforte, arpa e
percussioni), “Honeyreves” per flauto e pianoforte.

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Compositori italiani dell’avanguardia musicale (nel dopoguerra):
- Niccolà Castiglioni (1932-1996): iniziò la propria produzione per flauto con “Gymel”, poi
“Granulation” per due flauti e due clarinetti, “Arabeschi” ovvero concerto per flauto,
pianoforte e orchestra, “Romanzetta” per flauto solo, “Musica Vneukokvahaja” per
ottavino.
- Aldo Clementi: egli compose “Tre piccoli pezzi per flauto, oboe e clarinetto”, “Ideogrammi
n. 2” per flauto e 17 strumenti, “Triplum” per flauto, oboe e clarinetto nel 1960.
- Franco Evangelisti (1926-1980): egli compose “proporzioni” ovvero strutture per flauto
traverso.

I PRINCIPALI PASSI SOLI ORCHESTRALI PER FLAUTO TRAVERSO


Diamo una rapida occhiata alla cronologia dei passi orchestrali:
 J. S. Bach Messia in si minore e Passione secondo Matteo,
 C. W. Gluck Orfeo e Euridice (balletto),
 L. van Beethoven Overture Leonore n. 3 e Sinfonia n. 3 (Eroica)
 G. Rossini Guglielmo Tell (sinfonia)
 G. Donizetti Lucia di Lammermoor (scena della pazzia)
 V. Bellini Norma
 F. Mendelsshon Sogno di una notte di mezza estate (Scherzo)
 G. Verdi Rigoletto ( I atto) e I Vespri Siciliani (Danze)
 A. Bruckner Sinfonia n. 4 (I e II tempo)
 J.Brahms Sinfonia n. 1 e sinfonia n. 4 (IVtempo)
 C.Saint Saens Il carnevale degli animali (la voliera)
 G. Bizet Carmen (intermezzo)
 A. Dvorak Sinfonia n. 8 (IV tempo)
 G. Puccini Manon Lescaut
 G. Mahler Sinfonia n. 9 (I tempo)
 C. Debussy Prelude e’ l’apre’s midi d’un faune
 R. Strauss Tod und Verklarung, Salome danza Sinfonia domestica
 M. Ravel Daphnis et Chloe’ (suite II)
 I.Stravinskij Petruska, La sacra du printemps, Chant du Rossignol, Pulcinella suite
 Bela Bartok Concerto per orchestra (primo flauto e ottavino)
 S. Prokofiev Pierino e il Lupo, Sinfonia n. 1,
 Arnold Schoenberg Variazioni per orchestra op. 31 (ottavino, primo, secondo e terzo flauto)
 P. Hindemith Symphonische Metamorphosen
Bibliografia:

- Libro Giuseppe Fagnocchi “Lineamenti di storia della letteratura flautistica”


- Libro Gianni Lazzari “Il flauto traverso: storia, tecnica, acustica”

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