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DIPLOMA ACCADEMICO DI PRIMO LIVELLO
ESAME
DELLA LETTERATURA
FLAUTISTICA
MICHELA ROSETTI
Doc. Giovanna Salvatori
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INDICE
Introduzione alla letteratura flautistica pag 3
Periodo Barocco Francese pag 4
Periodo Barocco Italiano pag 5
Il Concerto Solistico pag 7
Periodo Barocco Tedesco pag 8
Il Pre classicismo pag 11
Il Classicismo pag 12
Il Romantifcismo pag 15
Il Tardo Romancismo pag 29
L’inizio del Novecento pag 21
Il Novecento storico pag 23
L’Europa dell’est pag 26
Il Secondo dopo guerra pag 27
Il Novecento italiano pag 28
I Soli orchestrali pag 29
Bibliografia pag 29
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INTRODUZIONE ALLA LETTERATURA FLAUTISTICA
Il flauto è uno degli strumenti più antichi e conosciuti in tutte le principali civiltà arcaiche del mondo.
Pur non essendo possibile determinare l’epoca del suo primo utilizzo o delle modalità di invenzione,
è praticamente certo che i primi esemplari di flauto siano stati realizzati da pastori che utilizzarono
canne, bambù, rami cavi, etc. Nel corso dei secoli il flauto, in tutte le sue numerose varianti e
tipologie, ebbe una notevole diffusione in tutti i popoli con una continua evoluzione e
perfezionamento.
Nel medioevo, il repertorio flautistico comprendeva musiche strumentali per la danza largamente
improvvisate di cui sono rimaste rare testimonianze. Lo strumento veniva utilizzato nella polifonia
insieme alle voci o in alternanza ad esse in preludi, interludi e ritornelli strumentali che avevano lo
scopo di separare le strofe del testo cantato. Il flauto era presente in ambienti cortesi franco-
fiamminghi e tedeschi.
Successivamente nel Rinascimento, il flauto fu utilizzato spesso in coppia con il tamburo in campo
militare al seguito della fanteria svizzera.
La nascita del flauto traverso si aggira intorno al 1500; infatti prima di tale data non si dispone di
fonti che ne testimonino l’esistenza. La sua ideazione derivò da un attento studio sul modo
meccanico con cui si ricavano i suoni nel flauto obliquo e nello zufolo.
Con l’avvento del “Flauto traverso”, si può dire che abbia inizio la storia del flauto moderno, che
ebbe una meravigliosa evoluzione all’inizio della seconda metà del XVII secolo, cioè nel periodo
barocco, in cui furono apportate rilevanti innovazioni e prese avvio la letteratura flautistica.
Il Periodo barocco comprende due diverse scuole di pensiero quello della ragione e quello della
passione che si instaurano in Francia e in Italia:
- in Francia: molti autori hanno cura di allegare nella pubblicazione delle opere prefazioni
contenenti tavole esplicative di numerosi abbellimenti di cui si arricchiscono le partiture,
- in Italia: i compositori tracciano, nei tempi lenti, le note strutturalmente basilari della
melodia e così spetta al solista “diminuire”, cioè arricchire, con scale, volate, salti, arpeggi e
altri disegni compositi, il contenuto volutamente lasciato “aperto”.
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IL PERIODO BAROCCO FRANCESE:
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- Joseph Bodin de Boismortier (1689-1755) autore di varie opere dedicate al flauto “contenant
six concerts pour cinq flutes traversièrs ou autres instruents sans basse” in cui viene
accennata la divisione in 3 movimenti del concerto barocco italiano affermato da Antonio
Vivaldi.
- Jean Jacques Naudot (1690-1762) autore di 30 sonate per flauto e basso continuo.
- Michel Blavet (1700-1768) oltre a essere uno dei migliori flautisti del tempo, scrisse 6 sonate
op. 2 per flauto e basso continuo dedicate alla duchessa di Bouillon.
Il repertorio di questi autori era costituito da melodie semplici, soprattutto in tonalità minori e con
bemolli in chiave e l’utilizzo di suoni che addolcivano la sonorità del flauto.
Questo aspetto caratterizzò la prima stagione del flauto e rappresentò lungo il corso del Settecento
l’originaria espressività del flauto, contrapposta al carattere brillante e virtuosistico delle sonate
italiane e dei concerti vivaldiani.
Il flauto traverso si diffuse e arrivò a Londra a cavallo tra il Sei e Settecento. In questa città si creò
un pubblico di ampia estrazione sociale che si dilettava con la musica anche in prima persona. Tra i
dilettanti va ricordato Robert Woodcock, ottimo polistrumentista e autore dei primi concerti per
flauto stampati a Londra nel 1726. E’ proprio grazie al pubblico londinese che si attivò nel corso del
Settecento un’intensa produzione editoriale di musiche e manuali, che fecero di Londra e
dell’editore Joh Walsh, uno dei punti di riferimento europei per la stampa di musica strumentale.
Nel 1728, con l’op. 2 di Francesco Barsanti furono pubblicate anche a Londra sonate originali per
flauto traverso.
Più limitata fu la popolarità del flauto a Sud, nella Penisola Iberica e in Italia. In Italia trovò nobili
dilettanti e anche un posto di rilievo nelle corti e nelle accademie musicali, ma per raggiungere
quell’ampia diffusione che ebbe tra i dilettanti dell’Europa settentrionale bisogna aspettare la
seconda metà del Settecento.
Mentre in Francia la letteratura per flauto traverso fu creata principalmente da flautisti compositori,
in Italia il repertorio flautistico fu inaugurato da una generazione di violinisti. Infatti il repertorio
flautistico italiano iniziò con adattamenti e trascrizioni di sonate per violino, dove la cantabilità
mediata dai modelli vocali è prevalente negli Adagi e dove più strumentali sono i temi degli Allegri
e le sequenze di rapidi salti e di arpeggi in essi contenuti. Oltre ai tempi di danza, nelle varianti della
tradizione italiana della sonata da camera, si incontrano Allegri astratti per definizione, come quelli
che si ispirano alla fuga. Quantz affermava che attorno al 1718 questo repertorio per flauto era raro
e i flautisti si ingegnavano come potevano a trascrivere musiche dal repertorio dell’oboe e del
violino. Ovviamente l’influenza della scrittura violinistica stimolò esecutori e compositori a
esplorare nello strumento nuove possibilità tecnico-espressive, ma dall’altra parte questo aspetto
comportò una perdita d’identità del flauto. Esso non fu più, o non soltanto, l’interprete delle
passioni triste e amorose, ma assunse un ruolo più ampio.
La scrittura flautistica italiana acquisì una specifica impronta più “affettuosa” intorno al 1730,
quando la popolarità di questo strumento si manifestò in tutta la sua ampiezza, stimolando la
produzione di letteratura originale. Tra i musicisti a partire dal 1720 che scrissero per flauto
ricordiamo: Francesco Germiniani, Alessandro Scarlatti, Benedetto Marcello (1686-1739), Leonardo
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Vinci (1690-1730) e soprattutto Antonio Vivaldi (1678-1741). Secondo l’autore Quantz lo stile
italiano era più profondo di quello francese, contrappuntisticamente più articolato e
potenzialmente più ricco e fantasioso nelle melodie dei movimenti lenti che permettono un’arte
dell’ornamentazione non limitata ai brevi abbellimenti “essenziali” alla francese: la maggior libertà
che veniva consentita all’interprete si traduceva nella possibilità di realizzare interpretazioni di
ampio respiro.
L’ornamentazione italiana esalta il concetto di “barocco” inteso nel significato etimologico della
parola, un termine di origine ispano-portoghese che designava una perla caratterizzata da una
forma irregolare che conferisce una luce speciale: è il barocco della fantasia, del gioco del colore e
di nuove prospettive, che diviene figura del confronto individuale di ogni individuo con se stesso e
con Dio e di un nuovo modo di porsi a contatto con la natura e con gli uomini.
Le opere italiane racchiudono il tipico affetto barocco della “maraviglia”, sintesi di sorpresa,
imprevedibilità, ricchezza, fantasia, ma che possono anche causare all’esecutore poco preparato,
difficoltà addirittura di corretta decodificazione del testo e all’ascoltatore, abituato a schemi di
maggior regolarità, un certo disorientamento.
Marcello Benetto:
Egli è un compositore italiano del periodo barocco. Compose in stile italiano le 12 sonate per flauto
accompagnato da violoncello o cembalo. In queste sonate, il termine “flauto” senza l’aggiunta
traversiere fa supporre che siano concepite per il flauto dolce. Le sonate sono tutte strutturate in 4
movimenti lento-veloce-lento-veloce. Caratteristiche fondamentali di questo autore sono:
1. I movimenti veloci sono ricchi di giochi in stile imitativo tra la parte solistica e quella del
basso,
2. I movimenti in stile da chiesa sono più numerosi rispetto a quelli da camera.
3. Gli abbellimenti differenziano le sonate italiane da quelle francesi: infatti mancano i
numerosi agrèmens rigorosamente scritti dagli autori d’oltrealpe, mentre le melodie dei
movimenti lenti ben si prestano per fantasiose figure di “diminuzione” improvvisate dagli
esecutori tali da sottolineare gli “affetti” che la composizione vuole esprimere.
4. Nei tempi lenti, il materiale tematico è spesso formato da una sola melodia principale, figura
dell’affetto dominante nel brano,
5. Nei movimenti veloci si assiste a un micro-sviluppo.
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Antonio Vivaldi:
Antonio Vivaldi fu un grande estimatore del flauto nell’epoca barocca italiana e lo utilizzò
ampiamente in 6 concerti opera 10 di cui i tre più famosi sono “La tempesta di Mare”, “La Notte”,
“Il Gardellino”. L’interesse di Vivaldi verso il flauto iniziò probabilmente intorno all’anno 1725 in
occasione del soggiorno a Venezia di J.J. Quantz. Secondo Quantz è merito di Vivaldi se il concerto
solistico barocco per qualsiasi strumento, divenne un’importantissima forma musicale. Il concerto
solistico vivaldiano è formato da 3 movimenti: Allegro, Adagio, Allegro.
Il primo movimento, che caratterizza la forma del concerto, presenta un ritornello, affidato al “tutti”
orchestrale, al quale si alternano episodi cantabili o virtuosistici eseguita dal solista,
successivamente è prevista una cadenza per il solista che dovrebbe essere semplice e breve. Il
secondo movimento può avere diverse tipologie di strutture, mentre il terzo riprende la forma del
primo. Nel concerto vivaldiano inoltre, ricordiamo la ricerca timbrica e tecnica per un “Nuovo
suono” del flauto che accentua con grande efficacia i caratteri descrittivi ed espressivi delle
composizioni.
Oltre ai Concerti, Vivaldi dedica al flauto traverso 4 Sonate con accompagnamento di basso continuo
(in do maggiore, re minore, mi minore, sol minore). Le Sonate sono articolate in 4 brevi movimenti
ed offrono, specie nei tempi lenti, ampi spazi di libertà di ornamentazione da parte dell’esecutore.
Oltre alle 4 sonate, di Vivaldi abbiamo anche tre trisonate e la raccolta “Il Pastor Fido: Sonates pour
la Musette, Vièle, Flute, Hautbois, Violon avee la Baasee Continue” op. 13 pubblicata a Parigi nel
1737.
IL CONCERTO SOLISTICO (1725-1760):
Nel periodo dagli anni Venti fino all’inizio degli anni Sessanta si osservò il massimo successo
popolare del flauto traverso, dai primi solisti fino alla più feconda produzione del repertorio
settecentesco. Quantz, in questo periodo, affermava che lo strumento, in Germania, aveva acquisito
la stessa popolarità che aveva in Francia. E’ proprio in tale periodo che iniziano ad essere scritti
concerti per flauto ed orchestra.
Tra gli autori che scrissero i primi concerti per flauto traverso ricordiamo:
Robert Woodcock autore di 12 concerti, soltanto 3 dei quali sono per flauto traverso,
Antonio Vivaldi autore dell’op. 10,
Willem de Fesch autore di 6 concerti op. 5, di cui i primi 4 sono per due flauti e gli altri per
archi,
Jacques-Christophe Naudot autore di 6 concerti per flauto,
Telemann autore di un Concerto per flauto, violino e violoncello.
Blavet autore del Concerto in la minore (per flauto, due violini, e u un basso continuo) che
vede 2 Gavotte al posto del tempo lento,
Questi concerti del Settecento ci sono pervenuti i testi manoscritti. La maggior produzione di
concerti per flauto e orchestra si ebbe in Germania, ad esempio J.J. Quantz compose da solo oltre
300 concerti. Possiamo distinguere due stili e filoni di concerti:
- Nei concerti francesi troviamo tempi di danza di gusto francese e lo stile è quello italiano e
di ispirazione vivaldiana,
- Nei lavori berlinesi invece troviamo un impianto poderoso, un contrasto di tempi tra gli
allegri e gli adagi e un notevole impegno virtuosistico.
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- Nei concerti tedeschi viene individuato il genere del “Concerto-suite” con Adagio-Allegro-
Adagio.
- Nei lavori di Vivaldi, che rappresentano il modello del concerto coevo in stile italiano, il
concerto è formato da tre movimenti (Allegro-Largo-Allegro) e possiede una struttura
formale degli allegri basata su una sequenza di ritornelli orchestrali che separano invenzioni
melodiche virtuosistiche sempre nuove.
IL BAROCCO TEDESCO:
Il barocco tedesco venne definito come l’incrocio tra lo stile del barocco francese con gli agrèmens
e gli abbellimenti i moduli dello stile italiano. Il barocco tedesco possiede fra i vari autori, quattro
grandi maestri della musica: Georg Friedrich Handel, Johann Sebastian Bach, Georg Philipp Teleman
e Joachim Quantz.
I movimenti in stile da Chiesa sono predominanti e sono caratterizzati da severi episodi imitativi tra
il flauto e la linea del basso.
Il corpus sonatistico haendeliano consentiva all’interprete di arricchire e abbellire le composizioni
sia secondo i moduli dell’ampia ornamentazione “all’italiana” negli Adagi e nelle cadenze di
collegamento tra un tempo lento e un tempo veloce, sia secondo le modalità dello stile francese
degli agrèmens specialmente nei movimenti veloci e nei ritornelli dei tempi di danza.
A Handel venne attribuita una Sonata in re maggiore composta nel 1707, e venne riconosciuta come
la prima sonata originale in stile italiano per flauto traverso.
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7. Partita BWV 1013: questa partita è formata da 4 movimenti della Suite barocca con la
successione di “Allemanda, Corrente, Sarbanda e Bourrèe Alglaise al posto della Giga finale”.
La partita contiene diverse ipotesi sia per quanto attiene la data di composizione sia a chi
fosse dedicata. Inoltre pone agli studiosi altri interrogativi come ad esempio la destinazione
strumentale e l’ipotesi di uno strumento di accompagnamento.
La notevole attenzione di Bach per il flauto traverso viene confermata dalla composizione dei
“Concerti Brandeburghesi” e in particolare il n 5 in re maggiore BWV 1050 per Flauto traverso,
Violino, Cembalo concertato, Violino in ripieno, Viola in ripieno, Violoncello e Violone.
Bach concesse al flauto traverso uno spazio ancora maggiore “nell’Overture in si minore” BWV 1067
nella quale, accompagnato dagli archi e dal clavicembalo, affidandogli il compito di strumento guida
dell’intero brano in tutta la successione di danze: Rondeau, Sarabanda, Bourèe I e II, Polonaise,
Minuetto e Badinerie.
I 2 tipi di ornamentazione sono equilibrati tra loro alla luce del gusto “tedesco”, fusione di uno stile
italiano e francese secondo Quantz, ma senza fratture. Le sonate del 1728 sono tutte in 4 movimenti
secondo l’ordine lento-veloce-lento-veloce, mentre il secondo libro comprende sonate in 5
movimenti e 2 (mi maggiore e si b maggiore) in 4. Nello stile di Telemann si passa da Preludi a
movimenti di danze lente quali Siciliana e Sarabanda. Per gli altri movimenti trattati si segue il
carattere danzante della Sonata da Camera o nello stile della Sonata da Chiesa.
Le Fantasie: Sono state pubblicate ad Amsterdam nel 1732. Ogni fantasia è suddivisa in numero
variabile (da 2 a 4) movimenti brevi, ma densi che contengono una notevole varietà di forme. Si
articolano in modo semplice o complesso per giungere alla grandezza dell’Overture alla francese
nella n. 7 e alle fughe n. 5 e 6. Il flauto assume dignità polifonica non limitata solo al campo melodico,
ma anche a quello armonico e contrappuntistico.
Il repertorio di Telemann comprende anche altre composizioni tra cui sonate per due flauti senza
basso continuo e alcuni concerti.
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Egli compose sonate per flauto e basso continuo, duetti, trii, trisonate, capricci e fantasie. Johan, a
Berlino, concentrò la sua attenzione sulla sonata solistica in “forma stretta” e sul concerto, che gli
offrivano la più ampia libertà di elaborazione melodica. Nel concerto, infatti, il suo modello iniziale
fu Vivaldi, che Quantz conobbe dal 1714. La maggior parte dei concerti è a 5 strumenti (flauto solista,
violino I e II, viola e basso con violoncello, violone e cembalo) oppure a 4 parti senza viola o a 6 sia
con flauto solo sia con violino solo o a 7. Il concerto più conosciuto per flauto traverso è in “Sol
maggiore”.
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- PERIODO PRECLASSICISMO -
Il pre-classicismo è il ponte di passaggio dal tardo barocco allo stile classico (tra la fine del 1700 e i
primi del 1800) trova casa nell’ambiente berlinese e in particolare nel centro storico di Mannheim.
Il rinnovato “suono” dell’orchestra unitamente alla cura prestata alle dinamiche (“crescendo” e
“diminuendo”) caratterizzava la nuova concezione dell’architettura del concerto, dove si passò da
una struttura barocca alla maggior ampiezza della frase, nella quale ogni elemento è in relazione
con la forma complessiva e in cui il rapporto “solo-tutti” assume maggior contrasto. Le basi principali
dell’orchestra preclassica sono rappresentate da 20 violini, 4 viole, 4 violoncelli, 2 contrabbassi, 2
flauti, 2 oboi,2 clarinetti, 2 fagotti, 4 corni, 2 trombe e timpani.
Autori principali di musiche per flauto traverso operanti a Mannheim sono:
- Johann Wenzel Anton Stamitz (1717-1757): responsabile della musica orchestrale, autore di
11 concerti per flauto, 7 trii per due flauti e continuo, 6 duetti per due flauti. Il più importante
concerto da ricordare è quello in “Sol Maggiore”;
- Carlo Giuseppe Toeschi (1731-1788): allievo di Stamitz scrisse “Six Concerts for the German
Flute”, altre raccolti di duetti per due flauti e musica da camera,
Tra i compositori a Berlino, oltre a Quantz ricordiamo Carl Philipp Emanuel Bach (1714-1788): attivo
a Lipsia scrisse sonate per flauto traverso solo senza basso in “la minore”, 12 sonate per flauto e
basso continuo, altre composizioni cameristiche (triosonate per flauto, violino e basso e tre quartetti
Wq. 93-95 per pianoforte, flauto, viola e violoncello). Ricordiamo anche concerti per flauto tra cui
quello in “sol maggiore” Wq. 169 il cui linguaggio si muove tra intimi sospiri e concitate energie, trio
sonata in do maggiore Wq. 147 e Quartetto in re maggiore Wq. 94.
Panorama Italiano nel periodo pre-classico:
Giovanni Battista Pergolesi (1710-1736): autore di 2 graziosi e brillanti concerti.
Luigi Boccherini (1743-1805): concerto in re maggiore e autore di 2 raccolte di 6 quintettini
per flauto e quartetto d’archi,
Domenico Cimarosa (1749-1801): autore del concerto in sol maggiore per due flauti e
orchestra.
Giuseppe Sarti: (1729-1802): autore di 2 raccolte di sonate: III Sonate per il Cembalo con
Violino o Flauto traverso Concertante pubblicato ad Amsterdam e VI sonate a Flauto traverso
Solo e Basso continuo.
Le sonate di Sarti rappresentano un arricchimento del patrimonio flautistico pre classico
essendo frutto di un compositore che ha saputo coniugare la spontanea vena melodica sia
con i canoni del più brillante stile galante sia con quelli del più meditativo e profondo stile
sentimentale.
A concludere il periodo preclassico ricordiamo le “Six Sonates” per flauto e clavicembalo (k.10-15)
scritte a Londra dall’enfant prodige Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791) nel 1764 all’età di soli
8 anni sotto l’influsso di Johann Christian Bach.
Le sonate, dedicate alla regina Carlotta, rappresentano un raffinato esempio della dilagante
letteratura per strumento a tastiera per dilettanti che godeva in quel periodo di ampio successo in
cui era previsto l’accompagnamento di un violino o di un flauto. Le sonate K. 10, 11 e 13 sono divise
in 3 movimenti Allegro-Andante-Minuetto.
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Il Flauto traverso è chiamato sia ad “accompagnare e sostenere” lo strumento a tastiera, ma anche
a dialogare con esso fino ad ergersi a protagonista di interi episodi come nella melodia dell’Andante
della Sonata in sib maggiore K.10 o K.15. Occorrerà aspettare 13 anni prima che Mozart impiegasse
il flauto traverso in composizioni più importanti.
- IL CLASSICISMO -
Il classicismo è il periodo che si colloca fra il barocco e il romanticismo, dalla seconda metà del
Settecento fino alla prima parte dell'Ottocento, cioè nel periodo che va dalla morte di Johann
Sebastian Bach(1750) alle prime composizioni pianistiche di Robert Schumann(1830) e alla morte di
Beethoven, cioè il 1827, anno di inizio del romanticismo. Il polo del movimento classicista è in
particolare Vienna (tanto che si parla di Classicismo viennese o Wiener Klassik), città dove operavano
Franz Joseph Haydn, Wolfgang Amadeus Mozart e Ludwig van Beethoven, i tre più grandi
protagonisti della stagione classicista. Un ultimo autore da ricordare del classicismo francese è
Francois Devienne.
La complessità strutturale del secondo tempo del concerto in Sol maggiore, obbligò Mozart a
comporre un movimento lento alternativo ovvero “l’Andante in Do maggiore” K 315. Mozart non
scrisse le cadenze solistiche per i due concerti, in modo che ogni interprete fosse libero di proporre
proprie cadenze. Le varie scuole flautistiche, dall’Ottocento a oggi, ne hanno fornito vari modelli che
riflettono i lineamenti stilistici dei periodi nei quali furono composti.
Altri capolavori prestigiosi di Mozart, che hanno il flauto come protagonista, sono il “Concerto per
flauto e arpa in do maggiore K. 299” e la “Sinfonia concertante per flauto, oboe, corno e fagotto in
mi bemolle maggiore K. 297 b”. La sinfonia concertante è strutturata non secondo i canoni di una
sinfonia, bensì come un vero e proprio concerto, quasi una rimembranza del concerto grosso
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barocco, con l’orchestra in funzione da accompagnamento. Infine vanno ricordate tre raccolte di
duetti per flauto pubblicate dal 1792 al 1809 e contenenti arie tratte da “Il Flauto Magico”, “Le
Nozze di Figaro” e “Don Giovanni”.
E’ molto importante il compito del flauto nell’organico orchestrale presente in tutte e 9 le sinfonie:
un flauto nella Quarta, e due in tutte le altre, a cui va aggiunto l’ottavino nella Quinta, Sesta e Nona.
Il Flauto traverso è chiamato all’esecuzione di importanti “passi” orchestrali tra cui Leonora
Overture n. 3, Sinfonia n. 3 (solo nel Finale), Sinfonia n. 6 (secondo movimento), Sinfonia n. 7 (primo
movimento, attacco del Vivace), Sinfonia n. 9 (secondo movimento).
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Importanti e finalizzati alla pratica concertistica sono i tredici Concerti per flauto e orchestra scritti
a partire dal 1782. A partire dal concerto n. 7 prevale il gusto preromantico tipico dello “Sturm und
Drang” reso attraverso una scrittura di gran lunga più complessa e con maggior ricchezza espressiva
di stampo melodrammatico a cui si aggiunge in alcuni casi la tonalità d’impianto in modo minore.
Importante l’evoluzione del trasporto tra il solista e strumenti dell’orchestra, perché, nonostante
l’organico orchestrale sia sempre invariato, il flauto solista tende ad emanciparsi dal materiale
tematico orchestrale acquistando una maggior indipendenza e un virtuosismo meno convenzionale
e raffinato, ma più energico e nervoso.
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- IL ROMANTICISMO -
Una delle date prese in considerazione per fissare l’inizio del Romanticismo musicale corrisponde al
1827, anno della morte di Beethoven. Questo anno non è significativo per il repertorio flautistico e
dei legni dell’orchestra, in quanto diverse composizioni definite romantiche erano apparse alcuni
anni prima, come i capolavori di Schubert e Donizetti. La data ha comunque un ruolo significativo,
perché è vicina al 1831, anno in cui il flautista-compositore-costruttore monacese Theobald Boehm,
iniziò ad elaborare uno strumento con sistema di chiavi che fu sempre applicato fino agli odierni
flauto e clarinetto.
In questo periodo il flauto traverso si stabilizzò e ottenne sempre maggior autonomia nell’ambito
orchestrale, mentre non ci furono molte opere dedicate a questo strumento a livello di musica da
camera o concerto solistico. Infatti per il concerto solistico o la musica da camera i compositori si
servirono prevalentemente di archi, del pianoforte e, tra i fiati, del clarinetto e del corno, i cui timbri
apparivano più consoni a evocare le sfumate atmosfere sentimentali del profondo dell’animo.
Esempi di capolavori sono “Sogno d’una Notte d’Estate” e il “Salterello” dalla Sinfonia Italiana di
Felix Mendelsshon-Bartholdy, la Sinfonia “incompiuta” di Schubert, la “Prima Sinfonia” di Robert
Schumann, numerosi passi orchestrali delle quattro Sinfonie di Johannes Brahms.
In tal periodo, assistiamo anche al proliferare di diversi “Metodi” per lo studio del flauto traverso:
“Versuch” di Quantz, “Nouvelle Mèthode theorique et pratique pour la flute” di Francois Devienne,
Charles Nicholson “Mèthode progressive et raisonnè pour la flute” op. 100 ecc..
Due sono i punti fondamentali della cultura romantica:
l’affermazione delle radici di ogni unità culturale espressa dalla scelta di temi di tradizione
popolare o di arie melodrammatiche di ampia diffusione,
la volontà di superamento dell’io, espressa dal virtuosismo del concerto, rappresentazione
del soggetto che aspira addirittura a superare le potenzialità fisiche dello strumento tramite
una tecnica sbalorditiva e appariscente.
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esprimono le difficoltà che incontra l’uomo, nonostante il proprio impegno, nel realizzare i propri
ideali.
Nel finale si assiste al trionfo, temporaneo, del virtuosismo dei due strumenti portato quasi
all’eccesso, ma poco dopo ecco ricomparire l’interrogativo esistenziale segnato da una prodigiosa
lotta dell’uomo romantico nel suo sogno ininterrotto verso l’infinito.
Nell’ambito orchestrale possiamo ricordare:
- “Prima Sinfonia” di Brahms,
- “Prima Sinfonia” di Schumann dove al flauto si affidano parti nell’acuto e cadenze delicate,
- “Carmen” di Bizet dove il flauto effettua preludi da solista con l’arpa,
- “Preludio atto terzo dell’Aida” di Verdi dove il flauto è sopra un sottofondo di archi con
sordina,
- “Scherzo del Sogno di una notte di mezza estate” di Mendelsshon dove il flauto irrompe nel
pieno orchestrale con corse brillanti e a perdifiato.
- Nello stile rossiniano del primo Ottocento: il flauto accompagna il canto con arpeggi.
Il “Biedermeier”:
Il Biedermeir è un movimento artistico sviluppatosi nel periodo tra il 1815 e il 1848 e viene spesso
definito “romantico” dalla borghesia tedesca e austriaca. Questo movimento artistico è connesso al
“salotto borghese” e ciò rappresenta un aspetto, pur se limitato, della civiltà romantica,
essenzialmente legato allo sviluppo di quel ceto sociale. Musicalmente crea un divario tra musica
strumentale “pura” rappresentata dalla sonata e dalla sinfonia romantica e musica “funzionale” il
cui valore è correlato ad un determinato scopo. Per il flauto, il Biedermeier rappresenta uno dei
pochi canali di sopravvivenza dello strumento a livello solistico anche al di fuori della cerchia dei
flautisti-compositori e uno stimolo per quei miglioramenti meccanici che specialmente con l’opera
di Boehm gli riconsegneranno, a partire dagli ultimi anni del XIX secolo, un ruolo di protagonista
nella storia della “grande musica”.
A questa corrente artistica appartiene il danese Friedrich Kuhlau (1786-1832) spesso definito “il
Beethoven del flauto”. Egli dedica buona parte della sua attività compositiva al flauto e al pianoforte
con raccolte di arie variate, rondò, duetti, i Sei Divertimenti op. 68 e grandi sonate:
- Grande Sonata in sol maggiore op. 69,
- Grande Sonata in mi minore op. 71,
- Grande Sonata Concertante in la minore op. 85,
- Tre Grandi Sonate op. 83.
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La produzione di Kuhlau comprende anche Soli, Fantasie, Variazioni e Capricci per flauto solo, oltre
quaranta duetti per due flauti, il trio in sol maggiore op. 119 per due flauti e pianoforte, le raccolte
di Trii op. 13 e op. 86 e il Grand Trio op. 90 per tre flauti e il Grand Quartetto in mi minore op. 103
per quattro flauti: composizione di grande cantabilità e virtuosismo sostengono una ingigantita
forma classica.
Il carattere più intimo e salottiero del Biedermeier può essere ricercato nel repertorio per flauto e
chitarra che riceve una particolare attenzione da parte di chitarristi-compositori i quali vedono nel
flauto uno strumento melodico dalla dolce voce che ben si associa al dedicato suono pizzicato del
loro strumento. Oltre a Kuhlau appartengono a tale movimento compositori come:
- Kaspar Kummer: autore di Notturni, Variazioni e Divertimenti;
- Francesco Molino: notturni per flauto e chitarra op. 37, op. 38 e op. 39,
- Ferdinando Carulli: con le Sei Serenate per flauto e chitarra op. 109,
- Mauro Giugliani: Gran Duo concertante op. 2, Grande Serenata op. 82, Grand Duo op. 85
Gra Duo Concertante op. 130,
- Johann Nepomuk Hummel: tre Serenate per flauto, violino, chitarra e fagotto op 64, 63 e 66.
Il Romanticismo in Italia:
In Italia la musica si esprimeva tramite il melodramma, il repertorio flautistico del primo Ottocento
ricevette un impulso grazie alle numerosi composizioni di Saverio Mercadante (1795-1870). Egli
scrisse:
- Sei Concerti per flauto e orchestra,
- Lavori cameristici
- Tre raccolte di “Arie Variate per flauto solo”: risalenti al 1819. Queste raccolte furono
tradotte per uno strumento solo e comprendevano melodie tratte dal patrimonio operistico
contemporaneo per costruire un tramite tra il teatro e il salotto culturale, per divulgare
meglio la cultura melodrammatica e per offrire l’occasione di una maggiore e più positiva
valutazione degli strumenti musicali.
- il “Secondo Concerto per Flauto e Grand Orchestra” op. 57, la cui orchestrazione
comprendeva un organico di due flauti, due oboi, due clarinetti, due fagotti, due corni, due
trombe, un trombone e archi, ma successivamente solo archi per esaltare meglio il ruolo del
flautista solista.
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La situazione in Europa nella metà dell’Ottocento:
La “cultura romantica” è caratterizzata dalla ricerca e dalla esaltazione delle radici dei popoli, ed è
innegabile che lo studio di melodie di antica memoria e la riproposizione, in Italia, delle arie del
melodramma si inseriscono in essa a pieno titolo, come il virtuosismo sempre più trascendentale
che simboleggia il mito dell’eroe, del superuomo, di colui che si pone continuamente di fronte a
nuovi e più impegnativi ostacoli.
La sintesi romantica per eccellenza, a livello flautistico, è quella effettuata da Theoobald Boehm
(1794-1881): oltre al lavoro dedicato alla costruzione dello strumento, realizzò un trattato che
riporta tutto il lavoro costruttivo sul flauto, dedicando una parte all’esecuzione del flauto, inoltre
scrisse anche diversi lavori per flauto. L’intero corpus delle composizioni di Boehm si può
suddividere:
1. Composizioni originali con numero d’opera (da a 1 a 47) e comprendono Fantasie e
Variazioni su temi popolari, celebri e d’opera elaborate per fluato e pianoforte o orchestra,
ricordiamo anche il “Concerto in Sol maggiore” op. 1 dedicato a A. B. Furstenau, la Grande
Polonaise in re maggiore op. 14 e l’Elegia in la b maggiore op. 48.
2. Trascrizioni senza numero d’opera sono 11 brani per flauto e pianoforte volti al
perfezionamento dello “stile cantabile” e tratti da opere di autori classici (Mozart,
Beethoven, Shchubert, Pergolesi),
3. Altri brani senza numero d’opera sono lavori con arrangiamenti di opere di Mozart, Gluck,
Rossini, Mendelssohn,
4. Arrangiamenti per il flauto in sol. Boehm elaborò all’età di sessanta anni il flauto in sol,
orgoglio della sua vita e lo suonò per venti anni. Ma l’ostacolo di questo strumento era
proprio la musica scritta per esso per cui Boehm stesso cercò di rimediare con varie
elaborazioni: 13 trascrizioni di brani cantabili tratti da opere di Haydn, mozart, Beethoven,
Schubert; 5 duetti per flauto in sol, flauto in do con l’accompagnamento di pianoforte tratti
da Rossini e Weber, 2 trii per flauto in sol e due flauti in do tratti da Beethoven,
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IL PERIODO TRA L’OTTOCENTO E IL NOVECENTO – TARDO ROMANTICISMO-
In questo periodo c’è un senso di rinnovamento da parte dei compositori per il flauto traverso e
sono 2 le componenti che caratterizzano questo processo:
La crescente diffusione e affermazione del flauto Boehm, con i suoi miglioramenti, il quale
offre maggior solidità alla tecnica e alla ricchezza sonora,
L’evoluzione e conseguente trasformazione dell’idioma tardo-romantico in nuovi linguaggi
musicali.
Il flauto traverso ottiene maggior attenzione da parte di tutto il mondo musicale romantico grazie
all’attività di Carl Reinecke (1824-1910), autore di due opere fondamentali nella letteratura
flautistica:
1. Sonata per flauto e pianoforte op. 167 “Undine”,
2. “Concerto per flauto e orchestra in re maggiore” op. 283: Il concerto rientra nel nuovo secolo,
perché è stato scritto nel 1908, ma comunque Carl Reinecke viene considerato assertore del
romanticismo tedesco.
Dopo alcuni decenni venne realizzato un importante connubio tra le tradizioni dell’Est europeo e
opere flautistiche considerevoli grazie a compositori come Schulhoff, Prokofiev, Martinu, Denisov.
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La rinascita strumentale in Francia (da Saint-Saens a Debussy):
In Francia, la letteratura flautistica ricevette un grande slancio vitale destinato a prolungarsi con
successo anche nel nostro secolo. Il primo filone importante ebbe inizio nel 1871 grazie alla “Societè
national de musique” con i compositori fondatori Gabriel Faurè e Cesar Franck. La società voleva
rivalutare la tradizione strumentale francese e arricchirne il patrimonio. Tra la fine dell’Ottocento e
i primi decenni del Novecento possiamo suddividere la musica francese in diverse scuole:
- “Il romanticismo di Franck”: si caratterizza con la sua ricca armonia densa di cromatismi e
continue modulazioni, ampie frasi e movimenti lenti intensamente lirici, per i particolari
interessi e riferimenti verso la grande tradizione musicale germanica,
- “Il classicismo di Saint-Saens e Dubois”: questo filone si caratterizza per un fraseggio della
struttura regolare e più limitato, oltreché per un lirismo raffinato ma sempre controllato.
o Tra i lavori di Saint Saens (1835-1921) ricordiamo “Romanzetta in re bemolle
maggiore” op. 37 per flauto e orchestra e “Caprice sur des Airs Danois et russes” op.
79 per flauto, oboe, clarinetto e pianoforte.
o Tra i lavori di Dubois “Terzettino per flauto, viola e arpa” e “Vergiliens” per flauto e
pianoforte.
- “l’impressionismo di Debussy”: nelle opere di Debussy il timbro dello strumento riveste un
importante ruolo, grazie alla sua grande malleabilità sonora e ai contorni non sempre definiti
e con tante sfumature.
- “L’estetica del Gruppo dei Sei”: Darius Milhaud, Georges Auirc, Louis Durey, Arthur
Honegger, Fracis Poulenc e Germanine Tailleferre
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- L’INZIO DEL NOVECENTO -
Alfredo Casella:
Alfredo Casella realizzò nel periodo tardo romantico con due composizioni per flauto traverso:
“Barcarola et Scherzo” op. 4: questa opera è legata a un’atmosfera aristocratica, dove il dolce
cullare della melodia del flauto, sopra un ostinato pianistico “sempre legato” sul registro
basso dello strumento non può non ricordare la ricerca timbrica intrapresa da Claude
Debussy nel “Prèlude à l’après-midi d’un faune”. Nello Scherzo troviamo un autentico e
umoristico gioco musicale.
“Sicilienne et Burlesque”
Già nel 1914 quando ancora soggiornava in Francia, Casella auspicava che si potesse verificare un
“risveglio della musica italiana” per il quale si adopererò al suo ritorno in Italia nel 1915, fondando
la “Società Italiana di musica moderna” per la quale verrà eseguita nel 1917 una nuova versione di
“Sicilienne et Burlesque” trascritta per violino, violoncello e pianoforte. In tale composizione si
riflette la crisi dei linguaggi musicali d’inizio secolo alla quale faceva da chiaro riscontro l’inesorabile
catastrofe del primo conflitto mondiale.
A livello parigino vanno ricordati Maurice Ravel (1875-1937) e Claude Debussy (1862-1918).
Claude Debussy:
Grazie al brano “Prèlude à l’après-midi d’un faune” (1894) si inaugurò una nuova stagione nel corso
della storia della musica e il flauto tornò a collocarsi in una posizione di primissimo piano ricevendo
l’appellativo di “Voce del Novecento”, continuando poi ad evolversi e a ricevere consensi nei
decenni successivi. Un altro brano importante è “Chansons de Bilitis” per due flauti, due arpe e
celesta ai quali si aggiunge la voce recitante costruita secondo uno stile modale impiantato su scale
difettive dal sapore arcaico. Questo connubio tra “voce + gruppi di strumenti” va segnalato anche
per l’importanza che assumerà di lì a pochi anni nell’opera di Ravel, Stravinsky e Schoenberg.
Bisogna poi ricordare anche “Syrinx” per flauto solo. La scrittura di questo brano, appare svincolata
da un tactus rigoroso e forse più comprensibile proprio immaginandola senza la divisione in battute,
ma libera in tre sezioni che si aprono sempre con la stessa cellula melodica:
- Très modèrè,
- Un peu mouvementè,
- An Mouvt. (très modèrè).
Syrinx è il flauto mitologico di Pan: infatti rappresenta uno sguardo retrospettivo verso la mitologia
greca. Si vede come Pan vuole abbracciare la ninfa o la stessa Syrinx che cerca di divincolarsi nel
canneto o del divenire della sua metamorfosi in flauto; alla fine Pan riesce a prendere la sua ninfa.
In questo brano il flauto è qualcosa di simbolico, è più di uno strumento-veicolo d’un solistico
pensiero musicale, esso è attore realizzante un soliloquio; dunque il flauto è strumento-protagonista
della Forma e dei suoi plasmabili gesti melodici. Ciò induce a dire che il luogo timbrico si tematizza
anziché essere solo “portatore” d’un tema melodicamente concepito”.
L’ultima produzione di Debussy coinvolgeva un progetto cameristico di sei sonate per strumenti
diversi dedicati alla moglie Emma, ma ne furono portate a compimento solo tre:
- la prima per violoncello e pianoforte,
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- La seconda per flauto, viola e arpa nel 1915: essa si articola in tre movimenti “Pastorale,
Interlude e Final” dove una chiara citazione della Pastorale richiama ancora una volta alla
sonata ciclica di Franck.
- La terza per violino e pianoforte nel 1917
Maurice Ravel:
L’arte di Ravel, caratterizzata da una raffinata perizia compositiva, è segnata nello stesso tempo da
una sofisticata ricerca stilistica che si realizza nell’uso di un linguaggio musicale eclettico e nel
montaggio con il corrente repertorio consumistico: da qui gli accenti e le movenze spagnolesche
della “Rapsodia” orchestrale e della commedia “L’heure espagnole”, e la strepitosa miscela tra
grande artigianato orchestrale e ossessiva spirale melodica nel “Bolero” (1928). Insieme a C.
Debussy, cui vollero ravvicinarlo, Ravel fu il maggior musicista francese del suo tempo, specialmente
quale virtuoso della composizione, della “forma”. Il suo temperamento stesso lo portò a reagire
radicalmente, più di Debussy, contro il romanticismo ottocentesco e a ricollegarsi idealmente allo
spirito della tradizione francese dei clavicembalisti settecenteschi. Opere famose per il teatro:
“L’heure espagnole”, “L’enfant et les sortilàges”, “I balletti Daphnis et Chloè” e “Bolàro” mentre
opere famose per coro sono le “3 Chansons” a voci miste.
La musica di Ravel volendo accentuare il valore simbolico della parola, tende a creare un moto
discontinuo in cui le figure sonore e le immagini da esse descritte si insinuano in maniera mai
definita, ma trasfigurata o secondo una prospettiva non lineare, ma laterale.
- Oltre i 3 poemi de Mallarmè (1914), Ravel compone nel 1925-26 un’altra opera vocale da
camera, questa volta con organico più ridotto “Chansons madècasses”. Chansons tratte da
testi di Evariste Parny per voce, flauto, violoncello e pianoforte. L’opera consiste in una
specie di quartetto dove la voce ha la parte di strumento principale e domina la semplicità.
Si afferma l’indipendenza delle parti che diventerà più marcata nella Sonate per violino e
pianoforte. In queste tre Canzoni troviamo il tema generale dell’Esotismo, grazie alla linea
melodica più espressiva che abbraccia l’invocazione lirica, il grido del guerriero e
l’interazione ossessiva.
- Altra composizione cameristica con il flauto è “Introduction et Allegro” per arpa, flauto,
clarinetto e quartetto d’archi risalente al 1906. Qui si dimostrano le capacità virtuosistiche
dell’arpa alla quale è affidato un ruolo solistico, mentre gli altri strumenti rivestono una
funzione di accompagnamento.
- Infine va citata l’importanza data al flauto in “Daphnis et Chloè”: balletto rappresentato nel
1912 e ispirato al romanzo di Longus Sophista. Il tema pastorale, con i protagonisti che
mimano in segno di ringraziamento l’avventura di “Syrinx e Pan” prima di festeggiare il
fidanzamento, non può trascurare il nostro strumento, ma arrichirne l’importanza.
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- IL NOVECENTO STORICO –
Il novecento è un periodo molto ricco di musica per flauto traverso. La data simbolica per l’inizio del
novecento da ricordare è il 1893, anno in cui Paul Taffanel venne nominato come professore della
classe di flauto del Conservatorio di Parigi e l’anno successivo venne eseguita per la prima volta
“Prèlude à l’après midi d’un fuaune” di C. Debussy. Siccome la data di inizio coincide con due eventi
parigini, possiamo affermare che la massima produzione musicale per flauto traverso nel corso del
secolo avvenne principalmente in Francia.
Grazie alla “Fantasie” op. 79 di Grabiel Faurè (1845-1924) scritta nel 1898, prende avvio la moderna
letteratura solistica per flauto. Da questa Fantasia nascono diversi lavori proprio dedicati a Tafanel:
Cecile Chaminade “Concertino” op. 107 (1902),
Philippe Guabert “Nocturne et Allegro Shcerzando “ (1906),
Philippe Gaubert “Fantasia” (1912)
Alfredo Casella “Sicilienne et Burlesque” (1914).
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“Acht Stucke” (otto pezzi) per flauto solo: dove troviamo diverse situazioni espressive e
tecniche che tutte insieme si comportano come una nuova suite del ventesimo secolo.
“Sonata per flauto e pianoforte”: assistiamo al recupero del rapporto “tensione-distensione”
presente nella struttura musicale e riscontriamo come il materiale tematico sia costituito da
un’unica semplice idea generatrice che si presenta all’inizio di ogni movimento. La classicità
hindemitiana si snoda in un gioco dialettico sempre pacato nel quale ad ogni interrogativo
segue senza esitazioni la giusta risposta, si esprime nella forma canonica e nello spirito
concertante dei due strumenti.
“Echo” per flauto e pianoforte.
A livello di musica cameristica con flauto per organici più ampi abbiamo altre 2 composizioni:
“Kammermusik” op. 24 n. 1: per 12 strumenti con un finale in stile contrappuntistico e con
contorni aspri e spigolosi nei movimenti veloci,
“Kleine Kammermusik” op. 24 n. 2: quintetto per flauto, oboe, clarinetto, corno e fagotto.
La musica in Francia dopo Debussy, Paul Taffanel (1844-1908) e Philippe Gaubert (1879-1941):
In Francia dopo Debussy si ebbe una crescita didattica del flauto traverso. Ricordiamo la “Mèthode
Complete de Flute” di P. Taffanel e P. Gaubert. Oltre a questo meraviglioso capolavoro, Philippe
Gaubert contribuì all’arricchimento della letteratura flautistica con “Tre sonate” e una “Sonatina”
per flauto e pianoforte. La Sonata di Gaubert risente molto dell’influsso di Debussy e il tema
dell’esordio del Modèrè si presenta anche nelle parti centrali del movimento lento e costituisce
anche il materiale per la coda del tempo veloce. Fra altri compositori per la didattica flautistica
ricordiamo l’opera di Marcel Moyse.
Darius Milhaud (1892-1974) è un importante autore francese e di lui ricordiamo“Sonatine pour flute
et piano”. Milhaud è uno dei compositori che fa parte del gruppo dei Sei (con Georges Auirc, Louis
Durey, Arthur Honegger, Fracis Poulenc e Germanine Tailleferre) sorto alla fine della prima guerra
mondiale. Questo gruppo auspicava un linguaggio musicale improntato a chiarezza, pulizia e
semplicità in contrasto con il romanticismo e l’impressionismo; è evidente l’interesse per il mondo
del jazz, con ritmi sincopati e composti, nonchè con l’inserimento di cellule in 5/8 o 7/8 e con l’uso
di strumenti a fiato (legni e ottoni) oltre che del pianoforte.
Fra gli altri autori appartenti al gruppo dei “Les Six” ricordiamo:
- Arthur Honegger (1892-1955) con “Rhapsodie” per due flauti, clarinetto e pianoforte,
“Danse de la Chèvre” per flauto solo e “Concerto da camera” per flauto, corno inglese e archi.
- Germaine Tailleferre (1892-1983) con “Pastorale” per flauto solo, “Concertino” per flauto,
pianoforte e archi e “Forlane” per flauto e pianoforte.
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“Piece pour flute seule”: presenta un elegante ornata linea melodica, sufficiente per mettere
in luce pregi tecnici e sonori dello strumento.
Con il “Concerto” per flauto e orchestra, il flauto assunse una forza solistica importantissima nella
prima parte del ventesimo secolo, il concerto infatti costituiva una vera “pietra miliare” del
repertorio di ogni flautista. La concezione musicale di Ibert si basava sul recupero delle forme
classiche, senza rifiutare gli influssi dell’impressionismo e si sviluppò frequentemente sulla scelta di
materiale tematico tratto da 2 categorie eterogenee tra loro: brevi cellule motiviche rapide e
mordaci anche smembrate e ricomposte contrappuntisticamente e frasi liriche di ampio respiro. Nel
concerto, il flauto veniva messo in luce con la sua grande agilità e brillantezza.
Oltre alle tendenze invocate da “Le six”, nella Francia tra le 2 guerre mondiali, va sottolineata la
presenza di un altro piccolo cenacolo di 4 musicisti chiamato “Jeune Frances” sorto sempre a Parigi
nel 1936. Di questo gruppo ricordiamo:
1. Olivier Messien (1908-1992): autore di “Le merle noir” per flauto e pianoforte. In questo
brano compare sia l’esperienza del serialismo sia l’interesse per il mondo della natura, in
particolare per il canto degli uccelli (definiti da lui stesso “dei veri musicisti”).
2. Andrè Jolivet (1905-1974): egli è mosso da una missione magica e religiosa della musica e
trova nel flauto uno dei suoi massimi strumenti di espressione e comunicazione. Il suo
convinto umanesimo lo portava a concepire la musica quale veicolo di messaggio di intenti
sociali e religiosi rifacendosi spesso ai rituali primitivi permeati di ritmi anomali ma
efficacissimi e usando vari modelli di scale modali (esatoniche e antiche), il tutto nel sistema
tonale che diventa via via più aspro e dissonante. Scrisse diverse composizioni per flauto tra
cui ricordiamo:
a. Per flauto solo” Cinq Incantations” e “Ascèses pour flute seule”
b. Per musica da camera “Chant de Linos” per flauto, arpa, violino, viola e violoncello,
“Sonata pour flute et piano” dedicata a Jean Pierre Rampal, “Suite en Concert pour
flute et percussion”.
c. Concerti solistici “Concerto per flauto ed archi”.
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Altri due autori importanti di questo secolo ricordiamo:
1. Pierre Boulez: scrisse per flauto e pianoforte “Sonatine” dove emerse la sua importante
concezione musicale e poetica. Questa composizione segnò il punto di partenza
dell’intensa proliferazione dell’ultimo dopo guerra. Si presenta in un unico movimento
molto articolato. Emerse in queste sonatine un contrasto tra forme libere e sezioni molto
rigorose; infatti ritroviamo alcuni passaggi costituiti da strutture ritmiche estremamente
elaborate, spinte su schemi semplici e di struttura classica. Boulez scrisse un’altra opera “Le
Marteai sas Maìtre” dove il flauto è lo strumento protagonista ed è articolata su tre brevi
poemi. L’organico contiene strumenti con un’estensione media allo scopo di “Concertare”
con la voce del contralto, infatti troviamo il flauto in sol, viola, chitarra, vibrafono, xilofono
e percussioni.
2. Edgar Varèse: al flauto dedicò una composizione “Density 21.5”. Si tratta di 2 brevi idee
melodiche, dove si ricerca il timbro del flauto, l’intensità del suono e la gamma
dell’estensione. Oltre a “Density”, dobbiamo a Varèese un altro capolavoro ovvero
“Octandre” per flauto (e ottavino), clarinetto, oboe, fagotto, corno inglese, tromba,
trombone e contrabbasso.
Negli anni in cui Varèse e Boulez introdussero nuovi indirizzi di sperimentazione timbrica per il
flauto e forme innovative di linguaggio che, dal recupero modale all’atonalità e al sistema seriale
porteranno alla “Nuova Musica”, la letteratura flautistica si arricchì di altri importanti capolavori
tra cui:
- “Sonata in re maggiore” per flauto e pianoforte op. 94 di Sergei Prokofiev (1891-1953);
- “First Sonata” per flauto e pianoforte di Bohuslav Martinu (1890-1959.
Quest’opera è stata scritta durante la seconda guerra mondiale, nel periodo in cui, a causa
l’avanzata delle truppe tedesche, molti intellettuali sovietici furono trasferiti oltre gli Urali. Questo
capolavoro fu eseguito nel 1943 (anno di composizione) dal flautista Charkowsky e da Sviatoslav
Richter, ma passarono diversi anni prima che la Sonata venisse presa in considerazione dai flautisti
e inserita nei repertori da concerto.
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La sonata è impostata in maniera neoclassica ed esalta il vivace e pulsante elemento metrico, con
delle frequenti interruzioni e modifiche e con un richiamo alla musica jazzistica. Proprio nel tempo
finale la melodia richiama il canto dell’uccello ogni notte (modifica pag 244). Altri capolavori di
questo grande autore sono: “Sonata e Sonata-Madrigale” per flauto, violino e pianoforte,
“Promenades” per flauto, violino e clavicemablo e infine “Trio” per flauto, violoncello e pianoforte.
Anche in tali composizioni si ritrovano una squisita fattura concertante tra gli strumenti e splendidi
momenti di diffusione lirica alternati a brillanti e vivacissimi episodi nei movimenti veloci.
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IL NOVECENTO IN ITALIA
Il Primo Novecento:
Tra i primi esempi originali di musica flautistica in Italia negli anni Venti e Trenta vanno citati:
- Vittorio Rieti (1898-1994) dedicò al flauto “Breve Sonatina con pianoforte” del 1920, una
Sonata per flauto, oboe, fagotto e pianoforte”, una “partita per flauto, oboe, quartetto
d’archi e clavicembalo” e “un Concertino” per flauto, viola, violoncello, arpa e
clavicembalo del 1963;
- Mario Pilati (1903-1938): scrisse nel 1926 “Sonata per flauto e pianoforte”.
- Nino Rota (1911-1979): scrisse un “Quintetto” per flauto, oboe, viola, violoncello e arpa e
“pezzi facili” per flauto e pianoforte.
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Compositori italiani dell’avanguardia musicale (nel dopoguerra):
- Niccolà Castiglioni (1932-1996): iniziò la propria produzione per flauto con “Gymel”, poi
“Granulation” per due flauti e due clarinetti, “Arabeschi” ovvero concerto per flauto,
pianoforte e orchestra, “Romanzetta” per flauto solo, “Musica Vneukokvahaja” per
ottavino.
- Aldo Clementi: egli compose “Tre piccoli pezzi per flauto, oboe e clarinetto”, “Ideogrammi
n. 2” per flauto e 17 strumenti, “Triplum” per flauto, oboe e clarinetto nel 1960.
- Franco Evangelisti (1926-1980): egli compose “proporzioni” ovvero strutture per flauto
traverso.
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