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Nel fluire dell’evo storiografico musicale, due immani personalità sovrastarono l’ambito relativo all’ultimo

barocco: Johann Sebastian Bach e George Friedrich Handel. Cotali videro il loro albore biografico nel 1685
ed ebbero due cammini contrastanti, in quanto si ponderi che Bach ricoprì titoli stabili in ambito territoriale
tedesco ove restò, Handel trascorse, invero, all’estero il suo maggior evo. Malgrado la loro esperienza posta
agli antipodi, ambedue intrinsecano peculiarità umane ed artistiche comuni.

JOHANN SEBASTIAN BACH

L’evo biografico di Johann Sebastian Bach s’attua in relazione ad una famiglia di musicisti, invero uno dei
suoi maestri primari fu suo fratello Johann Christoph, il quale ebbe il prestigio di studiare con l’illustre
Johann Pachelbel, tuttavia v’è da esplicare ch’egli era un organista e non un compositore; protraendoci, nel
1700 egli ebbe un periodo di studio in una cittadina situata nelle vicinanze di Amburgo – esperienza di
Luneburg - , ove Bach altresì ritraeva profitto cantando in un coro di voci bianche; sino al 1708 ricoprì
molteplici incarichi al fine di giungere ad un appagante sistemazione: fu violinista nella seconda orchestra di
Weimar, susseguentemente nella Neue Kirche di Arnstad, poi nella chiesa di S. Biagio a Muhlhausen, infine
nel 1708 nuovamente a Weimar, ove fu assunto col titolo di musicista da camera e organista di corte. si
ponderi che in siffatto evo si sposò con sua cugina e scrisse le prime composizioni celebri, per la maggior
parte con destinazione ad organo o cembalo – il Capriccio sopra la lontananza del fratello dilettissimo per
clavicembalo – la Toccata e fuga in re min. per organo. Per quanto concerne siffatto secondo soggiorno a
Weimar, ivi egli poté conoscere la musica italiana, invero ad esplicazione di ciò, egli trascrisse per strumenti
a tastiera concerti di autori italiani, quali Vivaldi, Corelli, Torelli, Albinoni. Si ponderi in relazione al fatto
ch’egli seppur sedentariamente si poneva in contatto con ulteriori ideologie e per quanto concerne l’ambito
stilistico italiano, egli fu in maniera maggiore attratto dal contrasto solo – tutti atto ad un mezzo di
articolazione formale, i netti profili melodici, il senso motorio preciso e nervoso ed altresì del tipico
principio operistico italiano relativo all’alternanza fra recitativo ed arie, seppur egli non compose opere
teatrali. Protraendoci nell’evo biografico suo, nel 1718 egli ricoprì il titolo di massimo responsabile in
relazione all’ambito musicale presso la corte di Kothen, ove tralasciò la musica sacra al fine di dedicarsi
maggiormente all’ambito strumentale e quello della musica didattica. In siffatta esperienza, vi furono le sue
composizioni maggiori d’ambito strumentale; si cogiti che il principe Leopold costituì un ottima orchestra
susseguentemente al suo viaggio in Italia, ove s’appassionò di musica, ivi Bach compose i Concerti
brandeburghesi – Six concerts avec plusieurs instruments – sfruttanti tipologia vivaldiana; le quattro
Overtures, aventi tipologia maggiormente francese in quanto basandosi su suites di danze; le tre Sonate e
Partite per violino solo; ulteriori distinzioni s’attuano sulle composizioni per strumento a tastiera –
Wohltemperirte Clavier – strumento a tastiera ben temperato, costituito da 24 preludi susseguiti da 24
fughe impiantate su differenti tonalità – ossia la dimostrazione dello strumento ben temperato
(attualmente, in via teorica, l’ottava si scinde in 12 semitoni uguali – temperamento equabile – sino a cotale
evo i sistemi di temperamento dividevano l’ottava in parti disuguali; esempio: do – do diesis intervallo
identico a do – re bemolle; in epoca barocca considerati quali intervalli profondamente diversi); altresì
molteplici risultano essere le composizioni didattiche di Bach, principalmente raccolte nel Clavier – Buchlein
– Libretto di musiche per strumento a tastiera.

Protraendoci ulteriormente in siffatto ambito discorsivo, svolta professionale ultima in ambito biografico
bachiano fu la sua assunzione a Lipsia quale Kantor della chiesa di S. Tommaso, ove egli curava l’educazione
degli allievi, il corredo sonoro della liturgia domenicale e festiva, oltre che la responsabilità delle musiche
eseguite nelle altre chiese della città ai fini delle cerimonie pubbliche in qualità di Director musices. Ivi Bach
compose molteplici cantate sacre – fra i suoi capolavori la Passione secondo Giovanni – 1724 – e la
Passione secondo Matteo – 1729, ove s’esplica un racconto evangelico della passione di Cristo, intrinsecato
con liberi commenti poetici in una duttilissima veste musicale ch’impiega solisti, coro, orchestra in episodi
che muovono dalla linearità di un corale armonizzato a quattro parti sino a recitativi, ariosi ed arie
influenzati dallo stile italiano e grandiosi cori concertanti con strumenti. Giungendo alle conclusioni, si
ponderi ch’egli in evo risalente al 1729 cessò la sua composizione di musiche sacre e ad esplicazione
maggiore di ciò, egli assunse la direzione di un’istituzione laica – Collegium musicum di Lipsia; un Bach
contrastante, il quale avendo una produzione redditizia si getta verso una fisionomia ideologicamente
moderna. Per quanto concerne ciò, si cogiti altresì ch’egli nel 1747 fu ammesso tra i membri della Società
delle Scienze musicali, ove poté approntare differenti relazioni scientifiche – fra le prime “Variazioni
canoniche sul corale ‘Von” – le monumentali “Offerta musicale” e “Arte della fuga”, le quali sono di una
complessità contrappuntistica che innalza notevolmente la materia sonora, colma di pathos; sino al 1735, si
dedicò a rigorosi studi contrappuntistici; nel fluire di un evo che andava incamminandosi verso il rococò ed
il galante, egli attingeva dalle vetuste radici fiamminghe con la volontà di muovere gli affetti andando in
simbiosi con la matematica, la filosofia, di cui contemporanei non compresero la portata riflessiva del
siffatto sino al 1829 ove vi fu l’albore di un culto bachiano per merito di Mendelssohn, il quale riesumò a
100 anni dalla sua prima esecuzione, la Passione secondo Matteo, eseguendola a Berlino nella
Singakademie.

GEORGE FRIEDRICH HANDEL

Per quanto concerne la fama di George Friedrich Handel, siffatta non ebbe rivalutazioni postume; si cogiti
che, relativamente al parallelismo fra i due illustri, nel 1782 un giornale tedesco scrisse “Se Bach avesse
posseduto l’alta integrità morale ed il profondo sentimento espressivo ch’ispirò Handel, egli avrebbe
potuto essere molto più grande di Handel; ma così egli fu solo più accurato ed abile tecnicamente”.
Premesso ciò, esplichiamo le peculiarità biografiche sue; Handel vide il suo albore in Halle, in Sassonia,
benché primariamente il padre volle indirizzarlo a studi giuridici, egli esplicò la sua passione e s’avviò allo
studio musicale con Friedrich Wilhelm Zachow, il quale lo mise in contatto con l’ideologia stilistica italiana.
Nell’evo risalente al 1703, egli si trasferì ad Amburgo, ove lavorò presso l’orchestra del teatro dell’opera sia
come violinista che come cembalista e direttore delle esecuzioni. Si cogiti ch’egli fu ininterrottamente
sedulo agli stimoli con cui entrava in contatto ed ivi compose la Passione secondo Giovanni e fece inscenare
la sua opera prima, Almina 1705, la quale si coniava su recitativi in tedesco con arie in italiano e danze in
stile francese. Nel 1706, Handel partì per il territorio d’ambito italiano, soggiornò a Firenze, a Roma, a
Napoli, a Venezia e conobbe Corelli, Caldara, probabilmente altresì Pasquini, Vivaldi, Albinoni; a Venezia si
rappresentò finanche una sua opera – Agrippina, 1709 – riscuotendo notevole successo, bensì la maggior
esperienza sua s’attuò a Roma, esplicazione per cui egli si cimentò maggiormente in relazione ai generi
richiesti nella città papale, quali la cantata da camera e l’oratorio – Armida abbandonata, Il trionfo del
Tempo e del Disinganno; per quanto concerne la produzione prettamente strumentale in siffatto evo è
riscontrabile l’influsso italiano della sonata a due ed a tre e del concerto grosso, seppure non vi siano
testimonianze rimaste attualmente. Nel 1710, egli partì e fece tappa ad Hannover, in qualità di maestro di
cappella e susseguentemente tentò d’attuare sé stesso intrinsecamente all’opera italiana nell’ambito
londinese, cui albore fu rappresentato dal Rinaldo – 1711- presso il Queen’s theatre a Haymarket; altresì
parallelamente cercò di insediarsi a corte e ricevette commissioni quali il Te Deum per la pace di Utrecht –
1713; conseguenzialmente maestro delle principesse reali; 1723 fu nominato compositore di musica per la
Cappella reale di Sua Maestà e nel 1726 cittadino ufficiale britannico. Si ponderi che fu, finanche nominato
direttore della Royal Academy of Music – 1718,19 – ove fece rappresentare talune opere, malgrado nel
1720 gli venga affidato un ulteriore compositore con cui vi fu un’immensa rivalità enfatizzata da retroterra
finanche politico; tuttavia, si cogiti che siffatta esperienza fallì, l’opera italiana non riuscì ad essere
totalitariamente accolta: la lingua risultava incomprensibile, i protagonisti estranei all’ambito storico –
culturale loro, la presenza dei castrati considerata immorale, l’italianità stessa vista come sinonimo di
cattolicesimo che suscitava, consequenzialmente, risentimento in relazione agli anglicani. Si cogiti che la
caparbietà dell’illustre lo portò ad esplicarsi in qualità di impresario ed inscenò stagioni operistiche ultime,
quali Poro, 1731 – Ezio, 1732 – Orlano, 1733 presso il King’s Theatre, che si rivelerà anch’essa ostacolata in
maniera analoga, se non maggiore, alla prima. Per quanto concerne le peculiarità dell’opera handeliana,
essa si distacca dagli sviluppi prettamente italiani, egli fa antecedere i tre atti da un’overture alla francese,
invero che ad una sinfonia italiana; il suo linguaggio musicale non asseconda la tendenza alla
semplificazione, invero, il ritmo è assai serrato, l’orchestra dialoga alla pari con le voci senza sprofondare in
un ruolo subalterno; il tessuto sonoro si mantiene ben vivificato da un impianto contrappuntistico; siffatta
corposità s’esplica altresì in relazione ad un dato oggettivo, in quanto la non comprensione del testo,
lasciava la totalità dell’espressione all’ambito musicale. Protraendoci nell’ambito discorsivo conclusivo, si
ponderi che, invero, in contrapposizione, il repertorio che gli consentì di imporsi quale maggior
compositore inglese vivente, sebbene sia lapalissiano che ciò non avvenne con l’esclusione di insidie, fu
l’oratorio, in lingua inglese, in cui confluirono la totalità delle esperienze da lui assimilate; ad esso sono
intrinseche lo stile vocale dell’opera italiana, la solennità festosa e fastosa dell’anthem inglese, la coesione
formale e la vigorosa contrappuntistica tedesca. V’è da citare che in contrapposizione all’oratorio italiano,
ivi il coro è il concreto protagonista, sottraendo il primato ai solisti, i quali tralasciano l’aria col da capo –
usuale nel virtuosismo operistico – in favore di arie maggiormente concise, cui peculiarità è rappresentata
dalla sensibilità tenera e spesso cullata da ritmi alla siciliana. Primi oratori: Esther, 1718 – Athalia, 1733 –
Saul, 1739 – Israel in Egypt, 1739 – susseguentemente di successo: Messiah, Dublino 1742; insuccessi
furono Belshazzar, 1745 – Judas Maccabeus, 1746; - 1747, l’esecuzione di oratori handeliani diviene
consuetudine in relazione al periodo di quaresima. In conclusione, un aneddoto intrigante è l’eclissare
biografico di ambedue gli illustri, i quali furono colpiti da un’egual cecità, operati dall’egual chirurgo, con
l’esclusione di giovamento; in contrapposizione, invero, Bach fu sepolto in un cimitero fuori le mura di
Lipsia e susseguentemente traslato in una fossa comune, dunque i resti andarono dispersi; Handel chiese
ed ottenne la sepoltura nell’Abbazia di Westminster, ove tutt’ora il suo monumento fronteggia fra le glorie
inglese di ogni evo.

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