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GEORG FRIEDRICH HANDEL – 1685/1759

Nato ad Halle, in Sassonia, ebbe come maestro l’organista Zachow. Nel 1702 ebbe il suo primo ingaggio
come organista presso la Halle Domkirche. Di famiglia agiata, ebbe accesso all’università nel 1701,
probabilmente come studente di legge. Nel frattempo, sviluppò dei contatti con musicisti della regione di
Halle, tra cui Telemann a Lipsia, probabilmente anche con Reinhard Keiser, direttore per l’opera ad
Amburgo. Handel abbandonò l’università per recarsi ad Amburgo nel 1703, dove compose le prime cantate
per il servizio liturgico e le prime musiche orchestrali. Qui diventò amico anche di Johann Mattheson, con il
quale però entrò anche in conflitto per questioni di gelosie musicali. Infatti nel 1704, data la momentanea
assenza di Keiser, Handel assunse l’incarico di direttore accompagnatore dal cembalo, ruolo che in
un’occasione lo portò anche a un conflitto fisico con Mattheson. Prese anche il nuovo libretto per Almira
che era stato preparato per Keiser, e la compose lui stesso; l’opera fu rappresentata nel 1705. Mise mano
ad altre due opere, il Florindo e il Nero, che però sono andate perdute. L’Almira invece sopravvive in uno
stato piuttosto completo. Molta della musica per clavicembalo del primo periodo anche sembra essere
stata scritta ad Amburgo, probabilmente in connessione con l’attività di insegnamento. Qui entrò in
contatto anche con un ambiente musicale più cosmopolita, e cominciò ad assorbire nuove influenze
musicali piuttosto rapidamente. Questo lo spinse a decidere a compiere il viaggio in Italia, dato che
comunque le possibilità di Amburgo erano piuttosto limitate, soprattutto dopo il ritorno di Keiser. Quindi il
compositore partì per l’Italia nell’autunno del 1706 per restarvi fino al 1710, con un itinerario non ben
chiaro che però lo portò in varie città italiane, da Venezia a Napoli, passando per Firenze e Roma, dove si
fermò per parecchio tempo. Qui conobbe alcuni musicisti legati al mondo dell’Arcadia, come Corelli,
Pasquini, Scarlatti e Caldara ed altri, come Carissimi e Stradella.

Roma fu importante per il compositore anche perché gli permise di entrare in contatto con alcune
personalità influenti nel mondo musicale contemporaneo, come il Marchese Ruspoli, uno degli uomini più
ricchi della città, e i cardinali Ruspoli e Ottoboni, protettori delle arti e per i quali Handel compose varie
cantate. In effetti in città non vi erano al momento teatri d’opera in funzione, ma i concerti di questi
protettori che miravano anche a promuovere il loro status politico e sociale nella comunità cittadina. Le
energie creative del compositore passarono dunque dall’opera agli oratori, composti e rappresentati in
esecuzioni private, Il trionfo del Tempo e del Disinganno (1707) e La Resurrezione (1708), che devono molto
all’influenza dell’opera contemporanea. La Resurrezione fu eseguita a Palazzo Ruspoli, con un apparato
scenico costruito appositamente per l’occasione, e la prima rappresentazione fu oggetto di una
reprimenda del Papa sull’assegnazione del ruolo di Maria Maddalena a una cantante donna, che fu poi
rimpiazzata da un castrato nella seconda rappresentazione. La composizione di cantate fu anche un’attività
primaria, prodotte nei concerti privati dei cardinali suddetti, e che seguono la moda delle composizioni di
carattere pastorale in auge all’epoca. Alcune hanno un carattere più drammatico, con due o più personaggi
e un insieme strumentale più ampio. Inoltre alcune composizioni strumentali sembrano datare di questo
periodo, sonate con strumenti soli, anche se sembra che fosse particolarmente richiesta la presenza del
compositore come solista alle tastiere e come improvvisatore. Corelli diresse i due oratori, e non era il solo
violinista di spicco in città, c’erano anche vari buoni esecutori per gli strumenti ad arco ed a fiato.

A paragone con l’Almira, le composizioni italiane mostrano una maggior capacità nell’espressione lirica
nelle arie, data anche l’influenza di Scarlatti e Gasparini. Inoltre, prese anche confidenza con lo stile da
chiesa dell’epoca, con le composizioni per la residenza estiva del Principe Ruspoli a Vignanello, e i servizi
per l’ordine dei carmelitani prodotti con il patronato del cardinal Colonna. Le esecuzioni probabilmente
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prevedevano un’orchestra da camera e l’uso di solisti vocali, ma non troviamo ancora l’uso dei cori nello
stile grandioso che diventò significativo negli anni londinesi.

IL TRIONFO DEL TEMPO E DEL DISINGANNO

Il primo oratorio di Handel fu presumibilmente composto nei primi mesi del 1707, su commissione del
cardinale Benedetto Pamphili, che ne curò anche il libretto. Il cardinale, che era il nipote di papa Innocenzo
X, aveva numerosi incarichi ufficiali in città ed era in possesso di enormi fondi finanziari che gli
permettevano di ingaggiare vari musicisti, tra cui Corelli, Scarlatti e Pasquini, e di finanziare numerose
esecuzioni di oratori in varie chiese romane, oltre alle accademie musicali settimanali tenute nel palazzo di
via del Corso. Come poeta dilettante, era membro dell’Accademia del Umoristi e dell’Accademia
dell’Arcadia. I suoi testi, oltre che da Handel, furono musicati da Bononcini e da Gasparini fra gli altri. Il
nostro compose anche varie cantate su testi suoi tra cui Il delirio amoroso.

Per quanto riguarda questo primo oratorio, non sappiamo dove fu eseguito la prima volta; nei libri contabili
del Pamphili abbiamo notizia di esecuzioni nel 1708 e 1709. La partitura prevede quattro solisti, due
soprani, un contralto e un tenore, due flauti a becco, due oboi. archi e b.c.; l’orchestra è divisa in concertino
e ripieno in alcuni movimenti, come ad esempio nell’Ouverture in tre tempi. Handel aveva pianificato di
scrivere un’Ouverture differente, nello stile francese, ma la cambiò perché Corelli si lamentava sul come
eseguirla correttamente. Nella partitura si alternano recitativi secchi alternati con le arie, due recitativi
accompagnati, due duetti e un quartetto. La prima parte finisce, com’era usanza all’epoca, con un ensemble
dei quattro solisti, e l’oratorio, com’era nella maggior parte del lavori italiani contemporanei, non ha coro.

Il libretto del Pamphili parla di una disputa fra la Bellezza (soprano), il Piacere (soprano) il Disinganno
(contralto) e il Tempo (tenore). I contemporanei di Handel erano familiari con le allegorie, come figure
emblematiche di arte che rappresentavano un legame tra immagini pittoriche, affetti e immaginazione
intellettuale. L’allegoria presentata qui non è fredda e intellettuale però, è piuttosto una descrizione vivace
e realistica di un complesso processo psicologico per raggiungere la saggezza e la maturità; il personaggio
della Bellezza si pente, prende una nuova direzione nella vita e sviluppa una maniera completamente nuova
di guardare il mondo. Il testo di Pamphili esplora un tema caratteristico dell’oratorio, quello del
pentimento, ma non lo fa come in una disputa teologica, bensi come un combattimento di anime fra
inclinazioni contrastanti.

Le arie sono costruite con il modello del da capo, che lascia libera interpolazione di abbellimenti nella
ripresa, mentre il primo duetto tra Bellezza e Piacere ricalca anch’esso un brillante duetto operistico fra i
due soprani, in cui la musica aderisce strettamente al significato del testo. Tutto l’oratorio non è un
semplice esercizio scolastico, ma riflette l’impegno di Handel nel comporlo, visto che successivamente
riprese varie arie che collocò in opere successive, e che curò due versioni successive in Inghilterra, il Trionfo
del tempo e della Verità, con la sua versione inglese.

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DA HANNOVER A LONDRA

Nel 1710 Handel vedeva la sua fase italiana ormai terminata, e non aveva intenzione di ritornare a Roma
dopo la sua visita a Venezia. In questa città infatti il compositore aveva avuto notizia da alcuni visitatori
inglesi delle possibilità nelle compagnie di opera londinesi, e anche offerte da Hannover dove c’erano pure
regolari stagioni teatrali. In effetti lo troviamo in questa città agli inizi di giugno,e fu eletto Kappelmeister
dell’elettore il 16 giugno. Nel 1710 non c’era una prospettiva immediata di ripresa della stagione lirica, e gli
incarichi presso la corte erano piuttosto per la musica orchestrale e per i duetti da camera italiani.
L’elettrice Sophia scrisse in maniera entusiastica sul modo di suonare di Handel sul cembalo in una lettera
famigliare, riportando anche delle voci su degli incontri amorosi tra il compositore e la cantante Vittoria
Tarquini, che era sposata al direttore dell’orchestra di Hannover. Dopo un tentativo infruttuoso a
Dusseldorf, Handel dopo solo sei mesi lasciò Hannover per recarsi a Londra.

Agli inizi del ‘700 la situazione dell’opera a Londra si era stabilizzata, con una gestione riconosciuta da Lord
Chamberlain, una sede riconosciuta nel Queen’s Theatre ad Haymarket, che diventerà poi il King’s Theatre,
una buona compagnia di canto capeggiata da un castrato italiano, il Nicolino (Nicola Grimaldi) in quegli
anni, ed una orchestra fissa di 25 elementi, molti dei quali musicisti di prim’ordine provenienti dal
continente. L’opera Rinaldo fu eseguita il 24 febbraio 1711 la prima volta, ed ebbe ben 15 repliche.

RINALDO

Il poeta Giacomo Rossi basò il libretto su una bozza dell’impresario del Queen’s Theatre Aaron Hill. La storia
è tratta dalla Gerusalemme Liberata di Tasso, ed è ambientata durante la prima crociata. Il generale
cristiano Goffredo ha messo sotto assedio Gerusalemme, e vuole far sposare sua figlia Almirena all’eroe
Rinaldo, ma a condizione che prima la città sia presa. Il comandante di Gerusalemme Argante chiama in suo
aiuto la maga Armida per far separare Rinaldo dalla sua armata. A questo scopo, la maga rapisce Almirena
per far sì che Rinaldo lasci il campo per salvarla. Nel secondo atto, l’eroe si ritrova nel palazzo di Armida che
cerca di sedurlo, invano, ed allora lei prende le sembianze di Almirena per trarlo in inganno, e se all’inizio
egli ci crede, alla fine resiste alla tentazione. Nel terzo atto viene trovato un mago per debellare gli artifici di
Armida, e il castello viene distrutto. Rinaldo conduce i crociati i un assalto vittorioso a Gerusalemme,
Armida e Argante sono catturati, ma vengono risparmiati perché convertiti al cristianesimo, e Rinaldo e
Almirena sono finalmente uniti.

Secondo Mainwaring, subito dopo l’arrivo di Handel a Londra, “la maggior parte della nobiltà era
impaziente di ascoltare un’opera di sua composizione”. La dedica di Rossi sul libretto inglese afferma che
l’opera fu composta in sole due settimane. La velocità di composizione del Rinaldo, presumibilmente
durante il gennaio 1711, è stata agevolata dai copiosi auto prestiti da opere, oratori e cantate che Handel
aveva composto in Italia. Quasi la metà dei numeri sono basati su lavori italiani, che non erano familiari al
pubblico inglese, anche se il compositore mise molta cura nell’adattare la musica al nuovo contesto. Così
per esempio l’aria di ingresso di Argante “Sibilar gli angui d’Aletto” è ripresa dall’aria di Polifemo dall’Aci e
Galatea e Polifemo, con aggiunta un’orchestrazione più corposa, così come altre arie di Rinaldo e Armida
sono riprese da cantate Italiane o dal Rodrigo. Anche l’aria di Armida “Vo far guerra” è ripresa da idee di un
paio di composizioni italiane, e qui Handel si esibiva lui stesso nelle prodezze al cembalo.

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La sarabanda di “Lascia ch’io pianga” , in cui Almirena prega Argante di liberarla dalla prigionia, è tratta
quasi letteralmente dall’aria di Piacere “Lascia la spina” dal Trionfo del Tempo, e il lamento di Rinaldo “Cara
sposa” ha una somiglianza nella sola parte vocale dell’aria “Caro figlio” di San Giovanni nella Resurrezione. I
numeri nuovamente composti includono molti momenti memorabili, come la prima aria di Armida “Furie
terribili”, marcato Presto furioso, L’aria di Almirena “Augelletti che cantate” con i flauti dolci che imitano gli
uccelli, e l’aria di Rinaldo “Or la tromba” in cui il compositore crea un effetto trascinante introducendo 4
trombe e i timpani verso la fine dell’opera.

L’opera fu rappresentata 15 volte durante la prima stagione, e più di trenta volte nei successivi cinque anni.
Forse la popolarità dell’opera era in parte dovuta all’allestimento sontuoso di Aaron Hill fatto per essere
uno spettacolo esuberante, derivante dalla tradizione inglese dei masque, come quelli di Henry Purcell
(Fairy queen, King Arthur). Il pubblico era divertito dagli effetti visivi, particolarmente riguardanti il
personaggio di Armida e il suo uso di arti magiche, che includeva un carro portato da due dragoni, dalle cui
bocche eruttavano fumo e fiamme., secondo le indicazioni del libretto. Secondo il reportage satirico di
Joseph Addison e Richard Steele nello Spectator, passeri e fringuelli vivi volavano sulla scena, e c’erano
anche tuoni, lampi, illuminazioni varie e fuochi d’artificio. La messa in scena straordinaria di Hill nel Rinaldo
portò ad una causa da parte dei commercianti che non erano stati pagati, ed egli fu deposto dal suo
incarico di impresario del Queen’s Theatre solo nove giorni dopo la prima dell’opera. Comunque sembra
che gli elementi di spettacolarità fossero aumentati dalla presenza di balletti inseriti fra gli atti e danzati da
Monsieur du Breil e Mademoiselle le Fevre nel marzo 1711.

L’opera fu rivista nel 1731, con alterazioni nei ruoli di Armida e Argante, che furono diminuiti, e ogni ruolo
fu alterato nelle tonalità. Inoltre un quarto dei brani del 1711 furono eliminati, e solo una mezza dozzina
furono conservati così com’erano. Otto numeri furono inseriti da altre opere, come il Giulio Cesare o il
Lotario. Fu la sola opera londinese ad essere rappresentata in Germania, ad Amburgo nel 1715, e un
pasticcio tratto da Rinaldo fu rappresentato a Napoli con aggiunte di Leo e il Nicolino come protagonista.

LONDRA E GLI ANNI DELLA ROYAL ACADEMY

Nel 1714 l’elettore di Hannover fu proclamato Re d’Inghilterra dopo la morte della regina Anna, che aveva
già conferito ad Handel una pensione di 200 sterline per anno. Il nuovo re confermò la pensione, e la
musica di Handel fu eseguita nella Cappella Reale nei servizi della prima domenica dopo l’arrivo della
famiglia reale da Hannover. Nel frattempo, la compagnia d’opera londinese soffriva di un graduale logorio
dovuto a problemi finanziari e manageriali, e una disputa fra il Re e il principe di Galles non fece altro che
peggiorare la situazione. La festa reale del 1717 in cui fu eseguita la Water Music sulle rive del Tamigi era
intesa a rafforzare il prestigio reale, ma Handel cercò di non essere coinvolto nella disputa e trovò altrove
un’alternativa per le sue attività con un patrono privato. James Brydges, il futuro duca di Chandos,
impiegava un gruppo di musicisti a Cannons, la sua residenza ad Edgware, a 10 miglia a nord di Londra, e fu
qui che il compositore creò le prime composizioni in lingua inglese, musica religiosa tra cui appunto i
Chandos Anthems, il suo primo dramma musicale inglese, l’Acis and Galatea, e probabilmente il primo
oratorio in inglese, l’Esther nel 1718.

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Nel 1719 la disputa reale si stava per concludere, e quindi si poteva pensare a stabilire una nuova
compagnia di opera, che fu creata con la Royal Academy of Music, una società commerciale per azioni il cui
maggior azionista era il Re, e che autorizzava a rappresentare opere per 21 anni. Handel fu nominato
Maestro dell’Orchestra e fu incaricato di andare in Europa per cercare i migliori cantanti da inserire nella
compagnia. Nel 1720 la stagione fu inaugurata con una compagnia accettabile, e il Radamisto era atteso
come simbolo della riappacificazione tra il Re e il Principe di Galles.

Le stagioni successive diedero una certa sicurezza al compositore, anche se doveva dividere le glorie col suo
rivale Bononcini, e dal 1723 al 25 compose tre tra le sue opere migliori, il Tamerlano, il Giulio Cesare e la
Rodelinda. Il Re morì nel 1727, ma Handel rimase nelle grazie anche del successore Giorgio II e della sua
sposa Carolina, per i quali compose subito i Coronation Anthems. La Royal Academy stava però incontrando
seri problemi, dovuti in parte ai finanziamenti che scarseggiavano, e in parte ai minori favori del pubblico,
già annoiato dallo spettacolo operistico. La compagnia peraltro si era arricchita con alcune celebri
primedonne, i primi anni Margherita Durastanti, e poi in seguito Francesca Cuzzoni e Faustina Bordoni, di
cui si sfruttava la rivalità anche in scena. Il teatro addirittura chiuse dopo una serata particolarmente
burrascosa dove il pubblico aveva rumorosamente parteggiato per le cantanti in un’opera di Bononcini
chiamata le Regine rivali (Rival Queens). L’opera quindi chiuse i battenti fino al 1729, anno in cui Handel si
mise d’accordo col manager del King’s Theatre John Jacob Heidegger per usare il teatro e le scene e costumi
di proprietà della Royal Academy. Il compositore viaggiò in Italia per radunare una nuova compagnia, che
comprendeva il castrato Bernacchi, il soprano Strada e il tenore Fabri. Cominciò così la nuova stagione con
due nuove opere, il Lotario e la Partenope, e proseguì anche gli anni successivi, con in aggiunta l’esecuzione
di oratori come l’Esther e il nuovo composto Deborah. Ma la rivalità con la compagnia avversaria dell’Opera
della Nobiltà mise in crisi la sua compagnia. Così in seguito nel 1734 Handel si mise d’accordo col manager
John Rich che era a capo del teatro Covent Garden per far rappresentare lì le sue opere, tra cui l’Ariodante
e l’Arianna, facendo altresì buon uso della compagnia di ballo capeggiata da Marie Sallé. Inoltre il
compositore fece eseguire anche l’esecuzione di oratori con l’aggiunta della nuova attrazione dei concerti
per organo eseguiti fra un tempo e l’altro dell’oratorio, come per esempio nell’Alexander’s Feast del 1736.

Negli anni successivi, Handel si allontanò progressivamente dalla produzione di opere, che si rivelava
sempre più difficoltosa anche a causa delle rivalità, per dedicarsi a quella degli oratori, in cui invece non
aveva rivali. Fece eseguire così nel 1739 due nuovi oratori, il Saul e l’Israel in Egypt, con la ripresa anche
dell’Alexander’s feast e del Trionfo del Tempo. Nel 1741 fece rappresentare la sua ultima opera, Deidamia
con scarso successo. Invece tra agosto ed ottobre Handel produsse due nuovi oratori, Messiah e Samson, di
cui Messiah fu eseguito per la prima volta a Dublino, che lo aveva invitato a comporre una serie di oratori e
che aveva a disposizioni buoni musicisti e cantanti, ed un pubblico recettivo. La collaborazione con Dublino
però non continuò, e Handel compose tra il ’43 e il ’44 altri nuovi oratori, tra cui il Semele, il Belshazzar e
l’Hercules, e proseguì negli anni successivi con Judas Maccabeus, Joshua e Solomon fra gli altri, e nel
1750/51 Theodora e l’ultimo oratorio, Jephta, composto quando già aveva seri problemi di vista. Negli
ultimi anni più che altro revisionò suoi lavori precedenti, date le sue cattive condizioni di salute, e morì nel
1759.

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MESSIAH

L’oratorio più famoso di Handel , il terzo sulla vita di Cristo dopo La resurrezione e la Brockes Passion, deve
la sua stesura al libretto di Charles Jennens, che probabilmente lo diede al compositore nel 1739 sperando
che ne facesse la sua più grande composizione. Handel però lo mise nel cassetto fino al 1741, quando
compose la prima versione in appena 24 giorni, tra fine agosto e inizi settembre. Portò con sé la partitura a
Dublino dove fu eseguita in una matinée di beneficenza il 13 aprile 1742 alla New Musick Room, a cui
seguirono due serie di sei concerti a sottoscrizione. Le esecuzioni ottennero degli elogi clamorosi per sé e
per la generosità dei colleghi e per la composizione, che “nell’opinione dei migliori giudici, di lontano
sorpassa qualsiasi composizione di questa natura, che sia stata eseguita in questo o qualsiasi altro Regno”,
secondo il Dublin News Letter. Secondo Edwars Synge, vescovo di Elphin, il pubblico, inclusi i giovani di
ambedue i sessi che fecero una larga parte nel successo, apparve completamente impegnato da cima a
fondo della composizione. Tra i solisti, solo il soprano Avoglio veniva con Handel dall’inghilterra, Susanna
Cibber (Alto) era un’attrice di teatro a Dublino, mentre gli uomini, un tenore e due bassi erano stati
reclutati dai cori della cattedrale di Dublino.

Durante il resto della sua vita, Handel produsse trentasei esecuzioni del Messiah. In Inghilterra fu eseguito
la prima volta a Londra nel marzo 1743 al Covent Garden, e poi qui ripreso nel 45, 49, 50, 52 e da allora in
poi eseguito alla fine della stagione teatrale, di solito entro due settimane dalla Pasqua, in accordo con le
intenzioni del librettista, che lo aveva concepito per la settimana della Passione. Ma il Messiah divenne
l’oratorio preferito in Inghilterra attraverso i concerti del Foundling Hospital, dove le due esecuzioni del
1750 raccolsero circa 2000 ascoltatori, e da allora l’oratorio divenne un evento annuale di raccolta fondi del
Foundling.

Handel non fece mai eseguire il Messiah così come lo aveva scritto nel 1741. Scrisse delle aggiunte e
varianti per quasi ogni replica successiva. Inizialmente lo concepì per un’orchestra di soli archi, due trombe,
timpani e continuo, aggiungendo poi oboi e fagotti nel 1745. Cinque movimenti sono basati su alcuni duetti
italiani, e molte delle revisioni successive erano basate sulle risorse disponibili al momento, soprattutto fra i
solisti. Messiah fu l’ultima composizione che udì Handel in vita sua, dopo l’esecuzione del 6 aprile 1759 al
Covent Garden.

L’opera è concepita in tre parti, l’annunciazione e la nascita di Cristo, la Passione morte e resurrezione, e
Giudizio finale e redenzione attraverso Cristo. La partitura costellata di numerosi cori, inferiori di numero
solo all’Israel in Egypt, che commentano e descrivono le reazioni agli eventi narrati. Molti dei brani solistici
sono paradigmatici dello stile appropriato che trova Handel per esprimere il significato delle parole,
dall’iniziale Comfort ye per tenore, all’aria con coro del contralto O thou that tellest e quella della seconda
parte, He was despised, e le arie per soprano, da Rejoice greatly nella prima parte a I know that my
redeemer nella terza parte. Il coro dell’Halleluja, divenuto subito celebre ed eseguito già all’epoca
separatamente, corona la seconda parte ed afferma la maniera moderna di scrivere per un complesso
corale, oltrepassando Bach in questo.

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