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LOPERA NAPOLETANA

Lopera a Napoli venne introdotta nel 1651 con la rappresentazione dellIncoronazione di Poppea
da parte della compagnia dei Febi Armonici. Ebbe un grandissimo successo e il nuovo genere venne
subito adattato al gusto locale.
Uno dei primi compositori fu Francesco Provenzale con opere come Lo schiavo di sua moglie,
Stellidaura vendicata in cui allo stile veneziano venivano affiancati personaggi comici che
cantavano in napoletano o calabrese.
Nel contempo un vivaio di musicisti si andavano formando nei conservatori di Napoli: dei Poveri di
Ges Cristo, S.Maria di Loreto, S.Onofrio, della Piet dei turchini.
Uno dei maggiori rappresentanti Alessandro Scarlatti (1660-1725), maestro di cappella a Roma e
Napoli; tratt tutti i generi musicali del tempo: oratori, cantate spirituali, messe, mottetti, opere (pi
di 100), concerti grossi, sonate, toccate. In opere come Gli equivoci del sembiante, Pirro e
Demetrio, Eraclea, Il trionfo dellonore, il melodramma acquis degli elementi tipici che vennero
impiegati costantemente fino alla fine del 700:
- sinfonia dapertura tripartita allitaliana (Allegro, Grave, Presto)
- recitativo secco e accompagnato
- aria specialmente col da capo
- pezzi dassieme alla fine degli atti
- nessun coro o danza
- strumentazione con archi fiati clavicembalo
Fra i suoi allievi, il figlio Domenico, Hasse, Francesco Durante.
Nelle opere di questa generazione assistiamo al superamento della mescolanza di elementi seri e
comici e alla distinzione tra due generi serio e buffo, completamente diversi per le vicende narrate, i
personaggi, la lingua, il luogo di esecuzione, lorganico strumentale, il pubblico, le forme musicali.
Nellopera buffa vengono introdotti degli elementi patetici che la fanno definire opera sentimentale.
Compositori di questo periodo: Francesco Feo, Nicol Porpora, Leonardo Vinci, Leonardo Leo ma
soprattutto Giovanbattista Pergolesi (1710-1736). In soli 5 anni di attivit lasci 4 opere serie (Il
prigioniero superbo, Adriano in Siria, Olimpiade), 2 commedie musicali (Lo Frate innamurato,
Flaminio), 2 intermezzi (La serva padrona 1733, Livietta e Tracollo), messe, salmi, lo Stabat Mater,
arie, cantate, sonate, un concerto per violino. Diede rilievo alla linea melodica per caratterizzare i
personaggi in chiave realistica, ironica, sentimentale.
Da ricordare anche Niccol Jommelli, Tommaso Traetta, Niccol Piccinni.
DA LOPERA ITALIANA di Amato
Lo spettacolo dell'Opera fu introdotto a Napoli a met del Seicento, quando il vicer spagnolo chiam da Roma la
compagnia teatrale dei Febi Armonici, che allestirono la Didone di Cavalli, e successivamente l'Incoronazione di
Poppea di Monteverdi. Il Teatro di San Bartolomeo fu aperto nel 1654. Le opere veneziane vennero rimaneggiate
secondo il gusto napoletano da Francesco Cirillo, tenore della Compagnia dei Febi Armonici. Francesco Provenzale fu
tra i primi operisti napoletani, autore di Il schiavo di sua moglie e della Stellidaura vendicata, che rivelano inventiva
melodica e caratterizzazione dei personaggi, anche comici. I Conservatori napoletani dei Poveri di Ges Cristo, della
Piet dei Turchini, di Santa Maria di Loreto e di Sant'Onofrio furono i modelli per le istituzioni pubbliche d'Europa,
dove istruire i musicisti. L si insegnava il canto, gli strumenti ad arco e a fiato. a tastiera, oltre alla composizione e al
contrappunto. Queste scuole consolidarono lo sviluppo delle scuola napoletana, all'avanguardia in tutto il mondo.
Caposcuola fu Francesco Durante, prima allievo e poi Maestro al Sant'Onofrio. Scrisse molta musica strumentale e
pregevoli pezzi religiosi. Form i migliori Maestri della tradizione partenopea, tra i quali Jommelli, Paisiello, Pergolesi,
Piccinni, Traetta, Sacchini. Per merito di Feo, Leo, Porpora, Vinci la scuola Napoletana rappresent l'eccellenza in
Europa.
Poich si tratt di scuola, non certo che i singoli compositori fossero gli autori di tutti i pezzi musicali loro attribuiti.
Sino oltre il periodo barocco la questione delle attribuzioni aperta. Nel Seicento e nel Settecento la gerarchizzazione
sociale poneva i musicisti al livello dei servi, costretti a lavorare per un tozzo di pane. In Italia la maggior parte della

gente viveva in stato di quasi schiavit, assoggettata a gente straniera. Gli apprendisti delle botteghe musicali, come per
l'arte figurativa, erano spesso gli autori reali delle musiche, mentre i compositori di successo, incaricati dai potenti di
turno, supervisionavano il lavoro. Questo spiega perch un compositore riuscisse a comporre in poche settimane una
mole immensa di musica. I copisti professionisti mettevano assieme opere con pezzi diversi, traendo temi e pezzi da
materiale preesistente. Un'opera era ovviamente attribuita a un solo autore, per ragioni soprattutto economiche. Molti in
realt avevano contribuito alla creazione di musica e testo. Questo fatto che era comune in tutta Europa. Basti pensare a
quelle satire letterarie, che descrivono il compositore e il librettista come organizzatori, la maggior parte delle volte, di
materiale altrui.
Come non c'erano geni in Italia, cos non c'erano geni neppure in Europa, o nel mondo. C'erano solo bravi artigiani e
validi Maestri di bottega. L'idea del genio tutta romantica. Nel Settecento del tutto fuori luogo, mentre nell'Ottocento
frutto di fantasia.
Come Canova interveniva all'ultimo a finire le sue sculture, quando mancavano pochi millimetri al lavoro di finitura,
cos i capiscuola napoletani sono, come dice la parola, nomi illustri che rappresentarono una scuola musicale viva, che
si fece conoscere ed apprezzare in tutto il mondo.
Napoli fu soggiogata agli spagnoli, poi all'Austria dal 1707, di nuovo agli spagnoli dal 1735, fino a conquistare
l'indipendenza nel 1759 sotto Ferdinando di Borbone. Lo stato di asservimento, nella quale versava la popolazione,
artisti compresi, unit alla splendida genialit partenopea, garant la continua produzione di Opere liriche, che mantenne
il suo primato qualitativo in tutta Europa. Le melodie napoletane si distinsero per la malinconia di certe soluzioni
armoniche, che ben riflettevano la mancanza di libert sociale. Un nuovo Teatro nel 1737 prese il posto del vetusto San
Bartolomeo, cio il San Carlo di Napoli (in omaggio al sovrano). Furono messe in scena Opere Buffe, che iniziarono un
nuovo genere e influenzarono la musica europea, specie l'Opera e la Canzone francesi. A Napoli si sanc la
demarcazione tra i generi serio e buffo. Questo avvenne per la prima volta al mondo. Gli argomenti dei nuovi lavori
erano ambientati nel mondo della borghesia. I personaggi si ispirarono alle Compagnie di Commediografi, che erano
attori, e insieme cantanti professionisti. All'Opera buffa si dedicarono musicisti napoletani, rappresentanti di botteghe
musicali di prim'ordine. Quella era la musica d'avanguardia del tempo. Gli spettacoli si tennero prima nel Teatro dei
Fiorentini, poi nel Teatro Nuovo e infine in quello Del Fondo.
Dopo Alessandro Scarlatti si affermarono nell'Opera seria, buffa, nella musica strumentale e religiosa i nomi di Feo,
Jommelli, Leo, Pergolesi, Piccinni, Porpora, Traetta, Vinci.

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