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IL MELODRAMMA A NAPOLI

Nel 1651 finalmente il Melodramma approda a Napoli. Napoli era una città molto attenta alla
produzione musicale, in effetti è sempre stata una città dove è nato ogni tipo di musica.
La musica a Napoli veniva coltivata sia dai nobili ma anche dal popolo, anzi si piò dire che i nobili
prendessero ispirazione molto spesso dalla musica popolare.
Fu a Napoli che venne rappresentato al Maschio Angioino tra il 1280 e il 1285 quello che viene
considerato uno degli antenati del Melodramma, LE JEU DE ROBIN ET MARION del compositore
francese ADAMDE LA HALLE.

Già dalla fine del 1500 erano attivi a Napoli ben quattro Conservatori. Essi erano degli orfanatrofi –
sovvenzionati dal Re - dove non solo si dava asilo ai ragazzi orfani o disagiati, ma si insegnava loro
anche un mestiere.
Quindi uscivano dai Conservatori provetti falegnami, ciabattini, le fanciulle sarte e ricamatrici, ed
erano tutti artigiani finissimi che riuscivano sempre a impiegarsi bene.

Si decise di provare anche con la musica e il successo fu enorme perchè i talenti erano veramente
tanti. Al punto che i Conservatori diventarono praticamente delle scuole di musica di altissimo
livello che accoglievano non solo orfani ma anche chiunque volesse studiare musica e potesse
pagare la retta. Nel giro di poco tempo, dalla metà del XVII secolo Napoli diventò la capitale della
Musica in Europa.
Quindi, perchè arrivò così tardi il Melodramma in una città evidentemente fertile musicalmente
parlando?
Perchè la prima metà del 1600 fu funesta per Napoli: un'epidemia di peste, una spaventosa
eruzione del Vesuvio nel 1631 e la rivolta di Masaniello contro le tasse del governo spagnolo finita
nel sangue nel 1647.
Proprio per far dimenticare i tumulti e le violenze della rivolta di Masaniello, il vicerè di Napoli – il
Conte di Ognatte – fece rappresentare L’incoronazione di Poppea. Il successo fu enorme: Napoli si
innamorò letteralmente di questo nuovo genere teatrale e, come accadeva a tutto ciò che arrivava
in città – se ne impadronì e gli diede la propria impronta indelebile.
In effetti, fu proprio a Napoli che il Melodramma trovò la sua forma definitiva alla quale si
sarebbero attenuti tutti i compositori almeno per i successivi 150 anni. Ciò grazie anche all’attività
dei quattro conservatori che ormai erano diventati importantissimi centri musicali dove non
studiavano solo gli orfanelli, ma chiunque volesse diventare un provetto strumentista, cantante o
compositore, dietro pagamento di una retta mensile. Nel giro di pochi anni, Napoli era diventata la
capitale europea della Musica e ormai era una realtà consolidata la SCUOLA NAPOLETANA.

E lo spirito e il talento della Scuola apportarono anche due importantissime novità, la creazione di
altri due generi, il MELODRAMMA BUFFO e il MELODRAMMA SENTIMENTALE.
Il Melodramma buffo trovò le sue origini nelle scenette comiche e leggere che i compositori
avevano preso l’abitudine di inserire nei Melodrammi seri per distrarre un po’ gli spettatori. I
personaggi di queste scenette non entravano nella trama dello spettacolo, servivano solo ad
alleggerire dei momenti particolarmente drammatici e, guarda caso, spesso si esprimevano in
lingua napoletana.
Tali scenette avevano molto successo e cominciarono ad allungarsi sempre più, fino a diventare
delle vere e proprie operine. Esse venivano eseguite da due o tre cantanti tra un atto e l’altro del
Melodramma serio, durante il cambio delle scene. Presero quindi il nome di INTERMEZZI.
Gli Intermezzi più belli e divertenti furono proprio a firma dei compositori della Scuola Napoletana.
Quello che ancora oggi rappresenta un gioiello del genere e che fece da modello all’Opera Buffa è
senz’altro La serva padrona di Giovanni Battista Pergolesi , uno dei compositori più celebri della
Scuola Napoletana.
Nato a Iesi (Marche) nel 1710, venne a studiare a Napoli da bambino grazie al suo mecenate, il
Marchese della Pergola; proprio in omaggio al suo benefattore, Giovanni Battista trasformò il suo
cognome da Draghi in Pergolesi. Il suo straordinario talento lo fece diventare in breve tempo uno
dei compositori più richiesti che si destreggiava tra il Melodramma serio, quello sentimentale (suo
è uno dei primi Melodrammi del genere in lingua napoletana, ‘O frate ‘nnammurato), gli
Intermezzi (oltre a La serva padrona compose anche Livietta e Tracollo), la musica strumentale e
meravigliosa musica sacra. Uno dei suoi capolavori è infatti lo Stabat Mater per soprano,
mezzosoprano e orchestra d’archi, ancora oggi eseguito in tutto il mondo nel periodo pasquale: il
titolo infatti significa Stava la Madre in riferimento alla Madonna ai piedi della Croce che piange il
figlio morto.
Pergolesi lo concluse pochi giorni prima di morirea soli 26 anni, nel 1736, a causa della tisi. Da
Napoli si era recato a Pozzuoli nella speranza che il clima più mite alleviasse la sua malattia, ma era
troppo tardi: si spense nel Convento dei Cappuccini (l’attuale carcere femminile) e fu sepolto nella
chiesa annessa al Convento.

Come abbiamo detto a Napoli nacque anche il GENERE SENTIMENTALE, in pratica l'unione tra un
Melodramma serio e uno comico, storie lacrimevoli (infatti in Francia veniva chiamato
OpéraLarmoyante = Opera lacrimevole) con protagoniste fanciulle maltrattate e vessate dalla
sorte che però si riscattavano nel finale, o scoprendo di appartenere ad una famiglia nobile, o
sposando il principe di turno.
Il genere sentimentale diventò quello preferito dal pubblico femminile: le ragazze accorrevano a
teatro per commuoversi e partecipare alle vicende delle protagoniste. Addirittura vestivano come
loro. Nacquero così Le "Pettinature alla Nina", dalla protagonista dell'opera Nina o la pazza per
amore di Giovanni Paisiello, oppure la "Moda alla Cecchina", la protagonista di Cecchina o la
buona figliuola di Niccolò Piccinni.
Giovanni Battista Pergolesi, Niccolò Piccinni e Giovanni Paisiello sono solo tre delle decine di
compositori che hanno reso grande la Scuola Napoletana. Il caposcuola è considerato Francesco
Provenzale (1632 - 1704), ma vanno ricordati almeno anche Alessandro Scarlatti, Leonardo Leo,
Niccolò Porpora, Niccolò Jommelli, Domenico Cimarosa.
Il 4 novembre 1737 venne inaugurato il TEATRO SAN CARLO, che fu costruito per volere del re
Carlo III di Borbone e che sostituì il Teatro San Bartolomeo. La bellezza e la grandezza del teatro
ancora oggi stupiscono gli spettatori ed i visitatori e grazie anche a questo gioiello il prestigio di
Napoli e della sua musica crebbe ancora di più in Europa.

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