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boccacci
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T'
VITA
GIOVANNI BOCCACCI
SCRITTA DAL CONTE
GIO.
BATISTA BALDELLI
Accademie Fiorentina
:
e dei
Georgofili di Firenze
Membro
dell'
della Societ
Colombaria
Accademico
Etrusca di Cor'
Promotore soprannumerario
.
dell*
FIRENZE
1806.
E
COMP.
CON APPROVAZIONE
///
AL
L'
ITALIA.
jl
te d*eroi,
sa progenitrice ; a
doviziosissima
,
a chi
se
si
offerire,
non
se alla
,
madre,
ingegnoso figliuolo
che die e
.
norma ,
forma
11^
umile
non
ebbi
nobilissimi suoi
la reverenza,
volumi.
Ma
ci
mi mossi per
disperando in al.
modo pi
glorioso giovarle
,
ci
mi mos-
si nella
lusinga
uomini
potessero stimolar:
la letteraria glo-
per lo che
e
si
osa
oggid,
vecchia,
io nel
oziosa,
lenta
chiamarti.
Ne
potendo
le
stola,
le
lettere,
quando tan-
tua dolce
le altre
loquela ?
Quandel
do
invidiose
sembrano
parti di te,
s,
a piccola
ma
no-
r
bile tua
te,
contrada
pia regolatamente di
di maestosa
Come,
se
le
membra
matrona dovessero
.
astia
Che pia
Quel-
struggere
la
,
il
nobilissimo
Da
indi in poi
le gazzette, i teatri,
le
mani
,
arrecano
irrimediabili
danni
Da
ogni rimato-
quenza volgare
senza aver
nemmeno
volto lo desti
sguardo sopra
la cuna.
celebri istitutori,
a cui tu
scrit-
si
taccia-
no? Tu
la sola
fra
le colte regioni
d'Eu-
Quale de'
ri
di trattare con gli altri, onde fosse illesa, co^
me
re ?
to,
per
lo
innanzi
la
propriet
dello
scritto-
ereditato
neghittosamente dagli
avi,
{juello
del proprio
ingegno?
i
Mi
sono ignoti
ti
desidero avventurosi
gloriosa
nella
quali
si
sieno
tu viverai
non
ria
tolsero ai semidei,
gV
inviliti
il
nipoti
ma
fu
maggiore
VII
PREFAZIONE.
xJl
cuno
,
tutti
generi di scritture
a'
quali
intendono
cui
gli
si
basti l'essere
venimenti, o
raccome
fatti
le sparse
.
morie
e veridicamente narrarle
di
storici
si
meOgni
scrittore
ripromette
la
leggitori in
brama
naturale nell'
uomo
d' istruirsi
:
delle vi-
cende
de'
tempi
trascorsi
e per essere
le nazioni,
non meno
le
ne
rie.
i
di raccorre le loro
antiche
memo-
Anco
pi barbare conser\^arono
,
o in metri
dando vagando per le mini, ne mantennero la ricordanza fino E quando incoall' et della scrittura
.
vili
PREFAZIONE
medesimo
della
r andamento
coltura
Rozze, credule, incolte da primo, furono scritte di poi con metodo, con sagacit,
e con chiarezza.
scritte
Ma
d'ordinario
,
non furono
allorquando
scernere
gli
il
perfettamente
che
di-
la critica
ammaestr a
vero dal
falso: la filosofa
da-
effetti le
cause; la politica
il
l'arte dif-
ficile
di governare;
diritto
pubblico
debbono unire
tria,
popoli; la morale
do-
verso
il
Appo
Romani,
i
Tucididi,
,
Senofon-
Sallustj,
Livj
Taciti fiorirono
infatti nelle et le
poli famosissimi.
za
desumendolo
si
da' fatti
che
le
na-
PREFAZIONE
le loro prosperit,
IX
le si discostano,
alla loro
si
avvicinano
lo sto-
decadenza
e se
non ha
rico
quell' esquisito
accorgimento per
tutto degli
no
dirsi.
tatura,
valsero
gli
antichi dell'artifcio
venevoli
rico
,
alle circostanze
il
con che
,
lo
sto-r
senza tediare
giudicj.
leggitore
d'
lo istrui-
va
e con apparenza
i
imparzialit
istorica
ne
re-
dirigeva
Tale
costu^^
si
manza
pugna a leggere
ti
,
che credonsi
i
e vogliono
dot-
il
freddo compas-.
antichi,
ne dell'ingegno. Paghi
la storica
gli
che
dell'
oratore, e dell'occasione,
poco
si
cura-
PREFAZIONE
gli
animi, o
con
con persuasiva eloquenza. Sembrano in ci essere stati maggiormente avveduti di noi mentre coloro fra i moderni che vollero andar dietro a que,
sta errata
cilit
,
opinione,
si
senza
di
rendere odioso
t,
vizio,
gli
amabile
la vir-
e d' accendere
animi generosi
concedute
,
d'amor di
patria, e di gloria.
pochissimi
sono
tutte
che abd'un
la
storia
eh' ei scorre
e di
gli
alla
sua decadenza
o rovina
Ma
meno
,
difficili.
Rende
chiaro
uno
scrittore
anco
la
narrazione di
un
mento
se
questo
si
P R E F A Z
destini
IONE
.
XI
d una nazione Ed in simili opere agevole il mantenervi l'unit d'argomento, necessaria alla storia, non meno che all'epica, per essere reputata
perfetta
Gli antichi di
ci
tutti i
generi d'istorie
vede sorgere
la
stumanze
in
per
la frugalit ,
per
la
guer-
che posero
mano
.
de'
Romani lo
scettro del
do
Se
la
barbarie d'incolte et
monnon ci
de-
opera
avremmo anco
,
la storia della
che condusse que' conquistatori superbi al pi duro ser^ vaggio Ninno meglio di lui color gli avvenimenti con quelle tinte drammatiche, che tengono sospesa l'attenzione del leggitore e lo fanno impallidire e tremare talvolta su' destini d'un popolo,
generazione di loro
.
,
XII
PREFAZIONE
che tanta desta ammirazione, da eccitare anco in animo vile, e degenerato la bramosa d'esser nato romano.
D'un breve periodo, ma non meno istruttivo, e che richiedeva un ingegno penetrantissimo, tratt Tucidide. Quale istoria in effetto d argomento a pi profonde meditazioni della greca, nel periodo appunto nel quale i Greci orgoabgliosi de' trionfi ottenuti su' Pf rsi
,
bandonarono
lit
,
la
moderazione
la fruga-
la
giustizia
superbia ?
Con quanta
i
de'
,
pi
celebri
popoli della
Grecia
due che
mosa
efficacia,
che per
lo innanzi de-
mento
ritrar
possono
gli
amministratori
brama
che per maggior prossimanza odiavansi maggiormente, e appo i quali celavaiisi sotto larve diver-
PREFAZIONE
se
i
XIII
gli
medesimi
vizj,
divenne tanto debole e disunita la Grecia, che suo malgrado dov piegare il
collo alle catene dello scaltrito Filippo?
Senofonte, dide
,
il
continuatore di Tuci-
fu
litico,
cato da Agesilao
se,
d'animo interamente Spartano. Ei solo fu capace di scrivere quanto oper, e d'operare ci, che scrisse nella ritirata de' dieci
ma
mila
Nobile e sem-
che ador-
nano
ra
;
le
sue istorie
Ed
es-
modelli per
iscri-
os,
operate
vedute Cesare abile non meno di Senofonte con tersa semplicit narr la non paren* sua mirabile spedizione
, ,
XIV
PREFAZIONE
altro studio nell' adomarne la
do porvi
E sebbene non
i
si
propotrarne
materiali per la
di
ninno pu
sperare
una
storia pi
di quelli dilettevole
ed
istruttiva.
Fra
gli
scrittori
mento
la
primeggia Sallustio
sia della
,
Smarritasi
ma, o
noto oggid
tilinaria,
che per
congiura Ca-
Ma
e di
ri-
si
del vero
stato
della
repubblica
medesima. Ninno dipinse e fece parlare con pi maestria i suoi personaggi. Sebbene Roma trionfi di que' pericoli chi non le predice imminente rovina, e per l'inefficacia delle
,
leggi
PREFAZIONE
ce, con isperanza di trionfarne?
XV Ebbe
,
un dono non
dov
alla
ordinario Sallustio
che
sebben vizioso; e nel far mostra di pura morale di giudicare degli uomini e degli avvenimenti con quell'acutezza, che d
,
cito, trattato
da
pu accertarsene nel leggere Svetonio* Degenerato il popolo Romano, e invilito, erasi soffermata l'aquila vittoriosa di
Roma
t di
e la volondi prefetliberto
femmina scostumata, o
Roti-
di
tremante
Ma
,
netrando nel tortuoso laberinto delle passioni seguendone il filo ne' pi segreti ricetti del
cuor
dell'
uomo
rive-
lampi
XVI
PREFAZIONE
Romani, che
l'antica
conservavano
nust,
ed
il
suo libro
la
saggio
Mably rimprovera
incominciati
gli
cito
d'
avere
annali
piuttosto dal
rio
,
ed
io
il
facesse.
Come
to lodare Augusto,
to
lord di tan-
sangue romano per inalzarsi stabilmente sul trono? E come non lodarlo, senza incorrere la taccia di scrit-
tore
maledico,
essendo
,
ai suoi
tempi
il
viva la ricordanza
che
egli
le
dopo
suo
guerre in-
e le confiscazio-
ni; e allorch
il
e imbecilli suoi
era considerato
dell'
come
l'
epo-
ca della
felicit
Impero?
Erodiano nello scrivere la storia degl' imperatori non con tanta acutezza
,
PREFAZIONE
svolse
il
XVII
nodo
intricato
delle passioni
Ma
fra
i
primari
istorici
,
dell'
antichit per
la
r avvedutezza
le
qua-
espone
le
ultimo tracollo
che
lo
dimo-
oltre al
sua
che chia-
che sono l'esposizione luminosa, o delle dottrine, o delle virt, o de'laudevoli atti d'un uomo illustre. Questa intitolazione offende circospetto leggitore sembrandogli che lo storico si proponga di volere ogni azione laudare dell' encomiato quantunque
elogi,
,
miamo
non
sia
concesso
pu tuttavia scusarsi anzi commendabile quando serva l'elogio di satirica rampogna ad un secolo scostumato. Ebloro laudevoli;
,
ma
e Tacito
e Seno-
XVIII
PREFAZIONE
con mano a' suoi condiscrepanza, che era fra le
d'ambedue
le
repubbliche.
,
che pu il magnanimo viver sicuro, ed onorato, anco sotto vile e crudele regnante.
volle dimostrare
Romano
la posterit
gli
non
,
solo
gli
escusa,
ma
ancor
to r istitutore
suocero
Ma
argomento de' loro elogi cosi gran personaggi, fanno manifesto, quanto impropriamente
d'
si
,
tessa
d'
oggid
1'
elogio
d'
un medico
un geometra
un
non
loro
di elogio,
soltanto ,
,
saggi.
si tra.
ci soltanto in un' et
dall'
in cui
ligni
operare virtuosamente
Im-
II
E F A Z
ON E
XIX
virtuoso,
perocch
stere e
presso
un popolo
le
un come
ingiuriarlo
pro-
per dottrina
o per virtudi
o per
vizj
(*)
Ed
io
pure caddi
nell'
abbaglio
che qui
si
rimprovera a molti
Machiavelli.
Non
quel che
della
S.
gegno fecero che interpretassi con poca ponderazione e giustizia l'intenzione di alcuni suoi antagonisti, che per religioso zelo
tarlo-,
si
mossero a confu-
sparsi
onde non meritavano i rimproveri che io qua e l nell'elogio contro di loro. E san,
cui
Principe
proi-^
massimamente annoverato
biti
il
Indice de'libri
formato dopo
il
come
me per
tirannia
introdurre la pi empia
maligna e
sottile
XX
si
PREFAZIONE
tessere la vita
:
pu
principalmente
sulle
opi-
abbia avuto
un
utile
pu essere sommamente
perciocch lo scrivere
Im-
la vita
d'un uo-
mo me
qualunque, non che l'esporre, cosiansi sviluppate le sue facolt per opera dell'educazione, e come fossero
dalle
poscia modificate
lo svelare
il
passioni:
indi
dominatrici del
cuore
umano
si
nel pe-
mostrano
quan-
virilit,
do con apparenza pi
;
circospetta sono
brevi giorni,
che precedon
tomba. Alessandro che sacrific la felicit della patria alla vana gloria d'un nola
,
me
come
lo
svel
colf estendere
le
la Persia perfino al
PREFAZIONE
Gange
,
,
.
XXI
ebbe due istorici di qualche pregio Arriano e Quinto Curzio Non Arriano uno de' grandi istorici/ dell' antichit ma sembra essere stato il primo ad immaginare di collegare alla vita d' un uomo insigne la storia de' tempi Quinto Curzio segu l'andamento meed ebbe non pochi de' doni desimo ma non sempre d' un grand' istorico
,
si
parto di
di
due
scrittori
1'
uno
altro
gran
lunga inferiore
Ma
per iscrivere
,
le gesta degli
uo.
inimitabile Plutarco mini illustri Senza far mostra d'arte; senza esage-
razione di laudi
delinea
.
pi grand' uo-
mini
dell' antichit
nel raccontarne
la
gli atti
mela-
raviglia
adopera quelle
tinte
che
mana
lui
natura.
Ninno maggiormente
i
di
XXII
clic
PPcEFAZIONE
istorica
,
verit
fulgore
fa
sperare
tazione
.
non esserne
impossibile V imi-
Il sin
mente
da
che
d'istorie ci
Ma
che
questi
moderni
, ,
meritano il titolo d' istorici fuvvi immensa lacuna Spente e le arti e le lettere, disparvero gli storici giacch scrittori di tali non possono dirsi gli
.
,
cronache e di leggende, che ci lasciarono appena il filo delle vicende del mondo. Imperciocch sono queste, co-
me
le
,
magre
senza rilievo
,
senza disegno
senza colorito
e senza composizione;
offra epoI^a distru-
infatti
dell'impero d'Occidente,
delle
fondazione
il
PREFAZIONE
meno
importanti
,
XXIII
non
ed istruttivi delle riAnzi da voluzioni greche e romane noi moderni ne sarebbe letta la storia pi avidamente di quella degli antichi fatti potendoci guidar per mano a comprendere molte delle leggi e delle costumanze tuttod praticate, e d'origine
. ,
un
do
collegatesi le citt
il
Lombarde
,
e To-
scane scossero
starono
lo
giogo feudale
civile
:
conqui-
avvenimento che principalmente cooper a incivilire l'Occidente. L'Europa sembra aver dimenticato quest' obbligo insigne che ha all'Italia, non facendone gli storici che passeggiera menzione, quantunque tuttora si parli con ammirazione de' valorosi, che fondarono 1' Elvetica federazione i quali a ci si mossero incostato
,
Ma
a d nostri
l'Italia
appena
scossasi dal
XXIV
per
fertile
lXlEFAZIONE
suolo e per industria,
,
si
il
die
che
le tolsero
.
con-
Primi ad avere
lia
furono
Veneziani e
Toscani. A,
molti eble
memo-
Ma
,
imbevuti di errori
ignoranti
I
soli
,
creduli
e per lo pi
Villani tutt'ora
leggono per
tempi. One-
avere
sti
rispondenti esatti
e veridici
che
gl'i-
scrit-
scrissero
senza
tersa naturalezza le
ma
sono
tuttora
memorie
eccellenti
per
trame
i
la storia.
Dopo
o di
Il
si
fatti
Boc-
doni che
richiegrivolse
gono in uno
storico;
ma
ei
si
PREFAZIONE
piuttosto a tessere la storia
XXV
dell'uomo
nelle vicende
private,
pubblici avvenimenti.
Boccaccio
volsero
lia
a studiare
;
scrittori
della Grecia
e di
Roma ma
essi
vano per
li;
gli
rend imitatori
servi-
de
scrissero
con stomache,
e di brevi
nomanza
si
a propalare
la
menzogna.
studioso, ci die
modo
di
popolo,
ma
di libert.
Non
XXVI
per
PREFAZIONE
ne
di atti eroici,
di grandiose imprese,
Ma
,
dipinse
i
ma-
ravigliosamente le passioni
ti
traviamendi libert,
.
ottimati, or
;
contro
popolani po-
tenti
finch
invilito
dall'
opulenza
governo monarchico.
Fra Paolo, dopo il Machiavelli, il pi grande istorico Italiano. Non laudevole per le opinioni che lo fecero riprovare meritamente, e per cui fu so,
gli
errori dei
Protestanti.
Ma come
avve-
nimenti dalle vere loro cagioni, sagace nel collegare al suo argomento le grandi vicende d'Europa, abile dipintore e
uomini e delle passioni. Francesco Guicciardini, malgrado l'estimazione di cui gode, a' due menzionati di
degli
PREFAZIONE
gran lunga inferiore.
tratt
Il
XXVII
periodo di cui
,
era importantissimo
per
essere
l'Ita-
r arena
che per
sebbene dia saggio sovente d' essere un perito uomo di stato, ed un prudente isterico, guasta il suo bello argo-
Ma
prolissit
per
isto-
Leda
li
nell' esplicare
qua-
spacciarsi poteva
le
,
con brevit
Sem-
brano
sta
oratorie
non
Ptoma ebbe gli annoverati difetti, con minore perspicacia ed il Varchi dell' anzidetto Il Segni ebbero un posto onorevole fra g' Ita. ,
liani istorici,
per
la
mediocrit d'inge-
gno con cui fu trattata la storia da noi moderni. E malgrado il numeroso catalogo d'istorici che abbiamo, senza le
XXVIII
PREFAZIONE
d' Italia
Rivoluzioni
rlina,
dell'Abate Carlo
Be-
con soda critica con elegante semplicit, e con rapida e pura dizione. Anco fuora d'Italia si noverano gli
fia
,
numero; e
i
so-
no ovunque pochissimi
delle vite degli
buoni
illustri.
scrittori
uomini
Fra
le
Machiavelli meriterebbe
il
il
primato, se
e le virtudi e
concepimenti.
negoziatore
Commendone
celebre
rend l'opera sommamente aggradevole per doviziosa messe di notizie riguardanti uomini celebri del secolo xvi, e
paesi in allora poco noti all'Italia;
scrisse piuttosto gli
ma
vi-
appunti di ci che
il
de
nell' accompagnare
Cardinale, che
ritratto del
la vita di lui. Il
Rondinelli brevemente,
il
ma
Da-
PREFAZIONE
vanzati. In
il
XXIX
scrisse
il
modo commovente
Tasso; ed
Manso
altri
la vita del
Mazqilasi
zucchelli
Gli
sono
metodo di scrivere degli uomini illustri Dal secolo XIV al XVII furono tanto concisi, che
tutti slontanati
dal vero
meno-
ma
rono con negligenza tutto quello che era fatto per effigiarne V animo e per
, ,
trascu-
gli scritti
e le
memo-
che richiedevano tediose inchieste o, se le lessero, non seppero usarne con avveduta sobriet, come a cagion d'esempio fece il eh. Serassi nella vita del
XXX
PREFAZIONE
i
loro volu-
mi o
o di puerile erudizione, senza darsi cura di ponderare n l'et, n il criterio, n l'autorit degli scrittori da loro citati; talch alcuni in diverse parti d'un opera
inco-
erenti, e contradittorie
riose alla
e talvolta ingiu-
memoria
di colui,
che vollero
uomo,
tre al
la cui celebrit
non
;
si
estese ol-
e quasi traesse-
tomba un dimenticato Tullio, o un Cesare o un Virgilio lo laudarono con quell'entusiasmo, che non pu destare che un nome celebre nell' universo Ma il pi comune difetto nel
;,
quale caddero
gli scrittori
di vite, la
difetti,
quasi che,
lau-
atti
meno che
devoli,
si
PREFAZIONE
difetti
1'
XXXI
comuni al pi gran numero degli scrittori hanno renduta et nostra molto severa verso di loro .
pi
le
opere
,
tarse di
di citazioni
non vogliono
leggitori pre-
le lettere,
Alcuni moderni scossero per ogni giogo e con altro artificio vollero pro,
Essi
,
che capitolari statuti e polverosi testi a penna supplirono alla necessaria esattezza collo splendore de' pensamenti e dello stile, che dicesi filosofico, che altro non che il burlarsi di tutte le isti,
dagli uomini.
sofa
Ma
questa
moderna
filo-
interamente contraria
,
alla cele-
ste dottrina
XXXII
za
:
PREFAZIONE
,
,
appo loro aveva per iscopo tende di render gli uomini migliori quella a fargli orgogliosi, pieni di se ed ognor titubanti sulle massime fondamentali della religione, della morale, e della legislazione. Di tale filosofia ne
cfuesta
;
abbiamo esperimentata
la
funesta
in-
non ne sarebbero
to pronti,
tradittorj
n tan-
n tanto
atroci,
n tanto con-
Volendo
illustri
Toscani imaginai un piano tutto mio proprio. Sono per ben lungi dal
crederlo degno d'essere
imitato.
dagli scrittori
Non avendo n
,
l'ingegno,
si
richieggono in uno
tal
cercai di supplire a
col fare
manca-
mento
ogni
diligente ricerca
,
domi
il
troppo
volume.
Toscani, di cui
scrissi,
non
PREFAZIONE
sono come
gli eroi
XXXIII
,
n invitti guerrieri, n ordinatori di repubbliche n rettori di stati ma sapienti illustri, che ricondussero, dopo lunga barbarie i lumi e la coltura in Italia di dove si diifuse nel resto d'Europa; e che riponendo in fiore le lettere, prepararono il felice secolo di Leone che fu ne fasti del mondo la terza et degli
di Plutarco
,
la
mi
dest la
brama
mo non men
,
prestante, n
meno
utile
amico che modestamente suo precettore chiam E' questo argomento come Pochi di lui dierono del tutto nuovo contezza o il fecero con tanta brevit e trascura ggine che non temei la taccia
.
Boccaccio
scritte
da Filippo
Villa
da Giannozzo Manetti,
meno
XXXIV
PREFAZIONE
del Certaldese nel diffondere le
lettere ?
il
mure
greche
Lo
Squarciafico
il
San-
sovino,
narrazioni
ma
veridiche
il
de' precedenti
Manni,
il
Mazdel
ancor
essi la vita
teriali,
dinate, che
la lettura,
appena
tollerar
ne possono
scri-
Malgrado infatti le fatiche di essi, Giovanni noto ai pi, soltanto come un celebre novellatore ed un egregio prosatore ma chi sa che fu un gran cittadino un saggio ed avveduto
,
politico , e verso
il
un'integerrimo scrittore,
un'uomo
vir-
Chi
narr che nella ristrettezza di sue sostanze fu protettore munificente delle lette-
PREFAZIONE
quella de' grandi
,
XXXV
erudi-
zione,
suo vasto sapere? Chi die iltran sunto delle sue opere alcune delle quali
il
,
d'
meritano
d'
utilit
Nessuno espose che fu il suo pentimento frutto di matura deliberazione, e non di debolezza, mentre nel ritrattarsi non si ridisse su ci che aveva detto ^ per disgombrare dalle deboli menti dei suoi contemporanei alcune ignoranti superstizioni, che avvilivano l'augusta dise
.
Ecco quanto
sta
Vita del Boccaccio, con quella diligenza, che vi potei adoperare maggiore,
le moltiplicate distrazioni, ca-
malgrado
XXXVI
PP.
EFAZIONE
non dimenOxford mi
la
questo lavoro, e
Parigina, e perd'
fino la celebre
Bodleyana
utili
a quest'ope-
Malgrado per ogni mia premura mi sono mancati alcuni documenti, che distrutti la lima edace del tempo, e che
sarebbero
stati
Ho
to de'
l'
ordine esat-
tempi
per essere
;
la
cronologia la
Un tale
andamento
aumenta
rie parti
;
la difficolt di
collegarne le va-
imperciocch fa d'uopo di parlare successivamente di cose disparate fra loro, per non essere il ragionamento,
ma
la casualit delle
vicende del
mondo
uomini.
pri-
mo
avvenimenti della vita di Giovanni dal suo nascimento persino alla famogli
si
ragiona
PREFAZIONE
,
XXXVH
cende e degli amori di lui colla Fiammetta che invaghillo di comparire luminosamente fra gli scrittori Tratta il secondo del Decamerone, e del periodo
,
.
trat-
e questa
non
la parte la
,
meno
che
istruttiva di
questo libro
apparendovi pi
,
grande
ei
agli
occhi altrui
di quello
,
lo
apparisse a se stesso
continuan-
do ad essere tiranneggiato da scostumate concupiscenze. Comincia il terzo libro dair anno dell' et sua quarantesimo nono e allorch un impensato avvenimento lo mosse a scuoterne il giogo ed a vivere virtuosamente E que, , .
eruditissimi e virtuosi.
per
XXXVIII
parte
,
PREFAZIONE
,
che
si
o direttamente
o per inciBoccac-
denza,
per
,
leggitori,
che
te-
non vogliono
con opere troppo voluminose Coloro per che bramano pi diffuse notizie, possono appagarsi leggendo le
annotazioni
strazioni
trattai
d'
di questa
la
vita,
le
illu-
che
un argomento
,
lette-
che sembravami
,
non abbastanza
to dal
dilucidato
,
anzi oscura-
dal Tiraboschi
Greca letteratura in Italia dalla decadenza dell' Impero d'Occidente sino all'
et del Petrarca
,
del Boccaccio
alle
la
opere
,
cominciando
to,
essi
a trattare
argomen-
minasi quest' opuscolo che sebbene poco voluminoso richieste non poche di-
PREFAZIONE
la famiglia di lui, e
il
XXXIX
cuna. Si ravvolge
rone ed
:
la terza sul
Decame-
la
novelle. L'argo-
mento
sure,
calunnie appostegli; e questa potr recare istruzione a coloro, che con conti-
fatiche sperano
l'invidia,
la calunnia.
Riunii
nella
sulla
rit
l'amante a
come
talit.
potei rischiarare
della sua vita ;
principali avvenimenti
ci
ma
che ne ho detto
via
i
XL
letterati
RE FAZIONE
me
Contiene
il
som-
vita, lavo-
soccorso a
tal'
.
dente scrittore genza da me usata, lungi sono dal credere e questo sommario, e tutta l'opera
scevra d'errori.
XLI
NOTIZIE BIBLIOGRAFICHE
INTORNO AGLI SCRITTORI
lu
coli*
indicazione dell*
edizioni delle
medesime y
di cui ci
l^oMENico ARETINO,
nemorah'iliiim universi
:
iTiorto
vcrso
il
esistente nella
)
e queste
tamente
Mehus chiama una vita, le abbiamo pubblicate unialle Rime Liriche del Boccaccio, (p. xxxiii. ) Filippo villani scrittore del secolo xiv. Fu pubblicato un antico volgarizzamento della sua vita del Boc,
Medicea, colle Rime Liriche del Boccaccio (pag. xxvii.) GiANNozzo MANETTi Scrittore del secolo xv. La vita scritta da lui fu pubblicata dal Mehus. ( Fir. 1747. 8. ) Girolamo squarciafico Alessandrino, nel secolo xv scrisse una vita del Boccaccio, pubblicata col Filocolo della stampa di Milano del H'J. per Domenico da Vespola. Fu ristampata collo stesso Filocolo in Venezia nel 1488. per Pellegrino Pasquali da Bologna, Lue' ANTONIO RiDOLFi La vita brevissima, eh' ei
.
scrisse
Decamerone
fatta
al nostro
Francesco sansovino raccolse poche notizie intorno Autore e coll'intitolazione di Vita del Boc,
XLII
NOTIZIE
Decamerone stampato
4.
dal Gio-
ne pubblic
Illustri del
Giuseppe betussi Bassanese scrittore del secolo xvi. la vita con la versione del libro delle Donne
Boccaccio
Fu stampato questo
i
volgarizza-
mento in Firenze da' Giunti nel Sp. 8. Domenico maria manni raccoglitore benemerito di molte memorie intorno alla vita del Boccaccio Formano queste memorie la prima parte della sua Storia del Decamerone ( Firenze I "742 4. ) Gian maria mazzucchelli scrisse una vita pi delle
. .
antecedenti diffusa, ricca di molte notizie riguardanti le opere del Boccaccio, e furon fatte
.
le
edizioni, e le versioni
che ne
p. 3. p.
l3l5.
,
riguar-
Ambrogio Traversar!.
Fir.
dante
Girolamo tiraeoschi alcuna cosa di nuovo riguaril nostro argomento, disse nella sua storia della
.
Letteratura Italliana
quest' opera fatta in
Ci siamo
valuti
dell'
edizione di
8.
Quanto
quelle
adoperammo
le se-
guenti edizioni.
,
Abbiamo
furono attribuite
penna
da' quali le
abbiamo
tratte.
Genealogia- Deorum f
cilli.
cum
Questa edi-
Tedaldo della Casa, La copia di lui manlibri esiste nella Medicea. (Plut. xxvi.
,
,
Mehus pag,
336.
BIBLIOGRAFICHE
De
gli
XLIII
ec. Quest*
Montibus, Silvis
Fontibus
Lacubus
la
Genealogia de-
Dei
De
li"
Ioannem Petit sine anno . Anche quest' opera fu copiata da Fra Tedaldo nel iSpS.; e detta copia si conserva nella Medibri IX. Parisis
,
et
cea
riujn
De
Claris Mulieribtis
di Virgilio
di Calpurnio
(
Firenze
504.
S.
Il
le
ci
furono
utilis-
Rime
da noi raccolte In
.
Boccaccio di-
Ms. Parigina ha l'intitolazione: Fracisci Nicolai SS. Apostolorum de Florentia Prioris Epi-stolae ad Franciscnm Petrarcham Laureatum E anche queste epistole del Priore che precedono quella del Bocretta al Petrarca
trascritta dal
abbiamo
Num.863l.
caccio,
ci
utili notizie
Il
De
Ducentis Au-
gustinianis Scriptoribus
car. 262.
pubblic l'epistola
Una
diretta a Fran-
ceschino da Brossano
Petrarca
,
morte del
noi
citata
pubblic
il
Mehus
opera da
XLIV
(
NOTIZIE
p. 2o3). II Codice Mediceo ( Plut. xc. Inf. num. 14. ) ne consei-va una diretta a Maestro Pietro Bolognese Ed altra ne scopersi ( Cod. Med. Plut. LII. num. xxix. )
la quale la dedicatoria della storia degli illustri infelici
si
ma
,
vane furono
le
no-
Per
le
abbiamo adoperata
1724. V.
6.
che
in 8.
ri-
abbiam tenuta a
l594. 8.
Fllocopo
Fir.
Giunti
8.
1
594-
Ed anco per
tima ristampa
se di
Fran-
chi 1723.
dal Biscioni.
in 12. edizione detta de-
gli Elzeviri
Ma
che
.
la
co-
Testamento
Ci siamo valuti
della copia
cavata
Boccaccio,
Decame-
rone
FiV.
5 23. 4.;.
Quanto
alla
BIBLIOGRAFICHE
ehe trovasi
di
ncll' istoria del
i
XLV
1
Decamerone
Jel Manni.p.
13.
Comento sopra
.
stam-
pa
che quella fattane in Napoli con tutte le opere in prosa ed compreso ne' voi. V , e VI I Compilatori della penultima edizione del Voca:
il
testo originale
,
che
con-
tenente
Boccaccio
Ma non
riesci ai
mal-
premure
.
Lettere. Cio I.a Messer Pino de' Rossi II. a Messer Francesco Priore de' SS. Apostoli. III. a Niccola Acciainoli. IV. a Madonna Andrea Acciajuoli Contessa
d' Altavilla
.
ci
siamo valuti
Dante
e Boccaccio sopraccitate
;
rettissima di
f. e dell' altra stampa scorVenezia per Girolamo Penzio da Lecco l5'28. 4. La prima fu corretta da Andrea Basso Ferrarese la seconda da Messer Tizzone Gaetano de' Pofi Sebbene si creda essere queste due le sole stampe della Teseide una terza ne esiste nella Magliabechiana del
secolo XV.
I.
p.
376.)
I^Sp. in 8.
Amorosa Visione
in 4.
520
fu assistita da
XLVI
ristampa
NOTIZIE
.
della
che ne fu fatta dal Giolito in Venezia nel l558. in 8. Di questi quattro poemi , che abbiamo alle stampe scorrettissimi , singolarmente quanto alla Teseide
,
ne hanno ottime antiche copie a penna le tre celebri Biblioteche Fiorentine, Medicea , Magliabechiana e Riccardiana
.
l8o3. in
8.
Essendo state da
e niti-
me
tano Poggiali
dissimamente impresse
gi a stampa nel
la
Decamerone
intitolata
. :
Ameto
corrette con
Caialogus Mamiscriptorum
l6p7.
in
f.
Angliae
il
et
Hiberniae
Oxon.
si
descrive
{p.
avere
annoverate
le
quali
si
legge
Itinerarium
.
ad
Ci
sepulcrum
Francisci
fece credere ad alcuni eruditi, che vi fosse un opuscolo su tale argomento del Boccaccio.
Ma
che
esaminato
l'
da
me
il
Manoscritto in Oxford
opuscolo
vidi
:
intitola-
zione
dell'
diceva soltanto
Itinerarium
ad
pubblicato colle
sue opere
non
si
admodum
id
respondet,
,
praemeditata destituunt
insperata contingunt
.
mirum
cuique
esse debct
il
accidat. Prosegue
Petrarca
,
ad effetto un viaggio
Sepolcro
La
stessa
BIBLIOGRAFICHE
Petrarca
si
XLVII
mes {Oxon.
Il
p.
"jS. )
menti
lo XIV.
letteratura
uno scritto del Boccaccio intitolato: De rrta et moribus Domini Francisci Petrarchae de Florentia *ecundum Ioannem Bochacci de Certaldo Ed nn componimento in versi latini del medesimo, nel quale mani,
.
festa
il
me
,
veduto nella
la re-
Biblioteca di Oxford. Ei
si
propone d'arricchire
pubblicandoli
Ma-
dagli
eruditi Italiani
XLIX
SPIEGAZIONE
DELLE VEDUTE.
mugnone. In questa angusta valletta eh* non lungi dal luogo ove questo rivo perde il suo nome morendo in Arno,
di
,
Valli
alla
finge il Boccaccio, che Ameto scuoprisse Lia leggiadrisima ninfa E che fosse tratto alla volta di lei dalla melodia del suo canto e che la vedesse sedente fra le
. :
sue ninfe, alcune delle quali refrigeravansi dall' estiva caldura bagnandosi Ci esprime 1' intaglio rozzo il
.
Ameto
vedesi appogil
giato sopra noderoso bastone, ascoltante estatico della vaghissima ninfa. {Amet. p. 6. e seg.
)
canto
La Valle
qual
si
vede oggid
giano
la
stupendissima cupola, e
;
il
campanile di
si
S.
Ma-
vede
la torre
detta altre volte del Palazzo de' Signori, oggid di Palazzo Vecchio
.
Sulla destra
peta
la
che
glio
dicontro al quale posasi Ameto, occupi il locale medesimo d'una Villetta di Dante. (Fi'f. lib..art. xxxvi.) Villa di schifano; a. Finge il Boccaccio, che i no, ,
vellatori
e le novellatrici
tempo
si
turbati
si
un sontuoso palagio
queste cose
in
nissimo,
essere
gi
che
gli
studiosi di
luogo ameconvengono
villa di
Schifanoja, o de'
Mugnone
,
Di que-
seconda dimora
fa la pi ridente
.
e vaga dipintura
non quale oggid per essere stato restaurato da poco in qua; ma come rappresentato in una antica dipintura esistente nelli villa medesima, che probabilmente lo mostra qual era a' tempi del
palagio
la
Boccaccio. Sopra
scudi
,
porta principale vi
si
ravvisano tre
,
ritratti
ove erano a mio credere scolpiti tre volti o tre che diedero al palagio la denominazione di
,
.
Tre
Visi
La
cascatella sotto
il
ma
55
})
Boccaccio
che verso
il
piano
discendendo chiarissima, avanti che a quel divcnisse con grandissima forza e con non piccola utilit
,
al palagio in
Mugnone
mulina. L'emi-
nenza
si
vede oggid Certaldo. Questo Castello renduto celebre dalle dimore fattevi dal Boccaccio, e dalla sua tomba, situato in Val d' Elsa, diciannovemila passi lungi dalia
citta
.
E' stato
il
detta
LI
per estrema
S.
voi
)nta,
di lui
chia di
Nel
il
lu-^go
dal quale fu
rappresentato
Boc-
una delle grandi opere latine, che compose in quest'ameno ritiro. Il campanile terminato con una cuspide sulla sinistra
cacci
^
La
del
,
ca-
con formavano la
de' Ridolfi.
Vit.
l'ib.
IH.
art.
l8.
Valle
donne a
(
delire
le belle
,
e bagnarsi nella
calda stagione
Giorn. 6. nov.
come
,
si
vedono rappresentate
,
Il
come
lo descrive
Baccacoio
e
non
e-jiste
lo
ratriene in ripe
artefatte
,
La
in-
disegnata da un boschetto
che da
venendo da Schifanoja, e guardando l'oriente. Nella veduta cinque soltanto delle sei montagnette si veggono che attorniano il piano delle
, ,
quali dice
11
scuna, un
n te
,
si
degradando verso
il
co-
me
ne' teatri
all'
veggiamo dalla
il
sommit
gradi in,
fino
sem-
pre ristringendo
Esistono tuttora in
come
vero
.
si
La pi cospicua
LII
giato
stra di
La fabbrica
,
alla sini-
ora
Ortor-
La terza retta da un muro la villa Rassinesi a bastione era la Villa Micheli di poi Gilles ora eredi dopo 1' anzi* Pigri La casa rustica in vetta al colle
rette
.
Monache
il
di S.
Anna,
si
chiama
la
Casa Nera.
Si
compiacque
Boccaccio di de-
fale Fiesolano
vaghissima solitudine anche nel NinNel poema finse che in quel laghetto lo che fu loro cagione Affrico sorprendesse Mensola pentimento, e di lacrimevole fine. {lib. i. d' amaro
Bcrivere questa
.
art.
)
i.
la
Valle di
Mugnone
Innanzi
al libro
ii.
la Villa di
Schi-
ma
Donne
SOMMARIO
DEL LIBRO PRIMO
I.
di Giovanni.
iv.
\\.
Nascimento di
lui,
Giovanni,
V.
Sua puerizia,
Primo maestro di
S*
.
nico
Si stabilisce in Napoli,
.
vii.
Di
quella corte,
ei
e del
Re Roberto
vili.
Uomini
illustri
-n.
eh*
conosce
ad
istruirlo.
xi.
Chi fosse
Usuo
vero maestro,
xii.
Di Niccola
.
Acciajuoli. xin. Il
all'
Vi assiste
esame del
.
Petrarca
xiv.
Maria
s'
ai
Essa
Pi'e'-
gi di
lei
xviil.
Rende
amante odiosa
il
la mercatu-
quello di Fiammetta,
lora
i
xx.
romanzi
xxi.
.
e di Biancofiore
Il
metta
e intitola
il
libro
il
Filocopo
xxiv.
De'
difetti e
dizio del
poema
xxvii.
Lo dedica
alla
Fiammetta
2
xxviii. SI restUuiscs in Firenze ; dolore della
Fiammetta
XXIX.
Argomento del
libro intitolato
V Amorosa Fiammet-
Duca d'Atene
xxxii'.
Si-
Cac-
in Fi-
V Ameto.
xxxvii. Pre*
;
muta.
Ke Andrea
lei
pel
Boccaccio.
Filostrato. XLin.
xi.iv . Scri-
ve V Amorosa
Visione
.
XLV.
Acrostico
V opera a Maria
XLVll. Il
lui
xLix.
Egli
sommo poeta
nella prosa
L.
sificatore. LI.
sia Italiana
LIBRO PRIMO
Jjoccaccio di Chellino, originario di Certaldo in Val d' Elsa, applicossi alla mercatura in Firenze, ove erasi il padre suo trasferito. Nella nuova patria, venne non meno
I.
ed
ei
vi
della
repubblica
Non
distratto dal
sommamente avveduto;
,
in
giovent
Piacevole d'ingegno,
,
al
,
conversare inclis'
nato
ad amare proclive
invagh
d'
una
dopo aver
risarcito
dato
la
alla
madre
lei
r onore
a
figlio,
(a)
dell' infelice.
un giovanile trascorso,
madre
d'
un tanto
delle
a noi la
IL
memoria
del suo
nome,
Illust.
LIBRO
Giovanni la cuna, ma non pu grandezza d'animo, che farsi chiara la tomba (a).
III. Il
il
fan-
(2).
sua
puerizia, mentre
al set-
scendo n poesia, n poeti, sospinto e guidato dalla sola natura, ebbe in animo di far
versi
;
e produsse alcun
componimento di
lieve
momento
invero
membra,
che senza sapere con quanti piedi fosse tessuto un verso, da' conoscenti fu chiatale,
ma
mato
sin d'allora
il
il
poeta
(/>)
IV. Volendo
padre coltivare
le liete
spe-
ranze della sua puerizia, lo pose ad apparare grammatica sotto Giovanni da Strada (e). Era
questo precettore assai stimato in Firenze
(a) Ivi
{b)
,
Gen. Deor.
i
l.
xr.
e. x.
(e)
Vili.
vit.
Regni Etrurj , e di quelli, in pia (1) Fanciullo cercai ferma et venuto qui venni { Bocc. Amet. p. III.)
,
.
(2)
Anche
il
bene solo
volta
all'
PRIMO
capace d'istruire
portavalo
la
il
fanciullo, in quanto
comla
ma
paterna avidit
innanzi che
il
da quella scuola
il
costumanze
mercatura
Io
pose ad
alla
V.
per
padre ad un
quasi
il
fanciullo
catante
resse;
sembra eh' ei facesse in Napoli ed in Parigi qualche dimora (i). Richiesto il mercatante, che sperar si potea di Giovanni, avrebbe vaticinato, tanto ingannevole l'adolescenza
,
devalo atto
alcuni (e),
al
il
padre
il
Da
tere
(a)
che
alla
vii.
mercatura , ordin
{b)
il
padre che
(e)
Manet.
Gen. Deor.
l.
e.
Vili.
vlt.
(J) Not.
seguen.
(e)
Sans. e Betus.
LIBRO
professore s'apsostituire
canonico, per
ad
il
Ma
paterna autorit,
nero ch'egli visi applicasse, onde perde in quello studio quasi altri sei anni (i).
(l)
fosse
il
professore
legge canonica
stampata
,
con
dal
le
raccolte
Doni
e ristampata
{
nelT edizione
Fir.
delle
medesime
1723.).
,
Ma
il
questi dubit
di questa lettera
ed
Mazzucchelli
la
documento
istitutore
.
non so
con quanto fondamento {Casa opere 1 223. Voi. IV. p. 222.), che suo maestro di diritto canonico fu Francesco da
Barberino.
Ma
ei
,
che chiam
Pietro
di
Nero
il
Petrarca
due a solo
berino
,
titolo di
reverenza
:
dice soltanto
suis
busdam
e. IV.
)
.
poematlbus vulgaribiis
ragione
Gen. Deor.
l.
ix.
nemmen
per que-
non possa
Roberti Toscano,
? R
sumer
si
O
il
7
latino; do-
vendo
mico
delle
aver dimenticato
suo
del Petrarca
al
Monre Ventoi^o nel l336,e amato, e consideraro dal Re Roberto di Napoli che lo sollev al vescovado di Monopoli nel suo reame nel iSSp/eche
viaggio farro
,
si
si
fonda questa
mia congetrura
dirirro
Il
Somm. Cron.
in
);
.
or
sembra induove
stabil
.
bitato
Filippo Villani
,
Napoli
si
333
Somm. Cron.
dimore
,
peregrin or qua or l
Che
Anzi
fra queste
Manni
(p. 16,).
nata
sebben non sappia su qual ( itid: p. 3l.) pretendono fondamento, che racconti un avvenimento accadutogli mentre eravi scolare La lunga dimora ivi fatta da lui
,
.
che
erano noti
dall'
aver
tratto
manze
francesi
ma
pi di tutto da'
,
modi
di dire deri,
gli
sono familiari
e che
ha
di
E quanto
in
alla cognizione
la
;
quelle costumanze
della voce
egli
i
basti
esempio
dichiarazione
vocabolo
si
dice
nel quale
chia"
mano
loro
la
in
volgare composti
Ma
Francciscbino
8
quel poco, che
LIBRO
nella puerizia
ne bevve da
Giovanni da Strada. Ci non consolava il padre, che vedealo sempre inclinato alla poesia, la quale vaticinava
vert.
nista
Avendo
di
Jo ridusse
nuovamente
alla
mercatura, e
gli
ordin in Napoli
allora , or qua or l
di fermarsi.
,
Ma avendo
,
sino
tempo
matur
Vili. vit.
il
1374. In quella
cum seme/
semper diligenter servavit : et ego qnadraginta annis vel amplius suiis fui. Ora da avvertire, che non si conobbero ambedue di persona che nel i35o e dal 13^4, tornando quarant' anni indietro, cio al l334,oinquel
:
torno
il
Petrarca
che
in
che non
xv. e. x.)
all'
Acciajuoli
Bocc. oper. Voi. IV. p. 33. ) e nell' esprimergli desiderio di tornare in Napoli , colla speranza per
f
:
1342
opera sua di mutare fortuna , soggiunge ne nuova questa speranza , ma antica s perocch altra non mi ri' mase , poich il reverendo mio padre e signore maestro
,
da Dio mi fu
tolto.
PRIMO
la
9
,
ragione,
gli
delle
Sommo
,
netrante
che
lo arricchisce
senno di pi
per
la
farvi sorte, e pi
mo-
Francia del
ramo d'Angi, successo ancora alla corona d' Ungheria per materno retaggio Roberto
.
regnava
in
figlio del
,
maggior
fratello del
Napoletano monarca
figli
,
in
Lo-
Sembra
asserire
all'
egli
De
po-
ad notitiam
duxit solertia
regiones va'
rias peragrantes
IO
Calabria
le,
,
LIBRO
ritnaso
divenne presuntiva erede del Regno Giovanna, figlia del Duca, che il Re mirit col
cugino Andrea ambo fanciulli , con nascoso rancore de' Reali di Napoli fratelli e nipoti di
,
lui.
umori
di parte
Guelfa
e Ghibellina,
sommamente
l'
ingrandirsi
,
e di
signoreggiare quasi
Italia tutta
avendo
scelto
avvedutamente
in
di farsi
capo
di parte
Guelfa,
Avignone sua
citta.
br minacciarlo
settimo,
d'Enrico
Impera-
ma
1'
immatura morte
suoi timori
,
dell'
dore
dissip
coli'
coir arte,
signoria di
Lombardia e scana. Quando giunse in Napoli il Boccaccio era il monarca provetto, e austero ma la corte
:
fastosa e splendida;
cortigiani
ambiziosi,
femmine
d'alti natili,
comandamen-
PRIMO
ze
.
11
se
il
re
non avesse
raffrenati
la
corrotti
1'
potenti che
componevano
,
corte
arte di
piacere, o
di dilettare,
l'avvenenza, l'adula,
zione
le
Non
macchie avrebbero contaminata la fama di questo re, se destramente non si fosse cattivata la benevolenza degli scrittori, che pagarono con laudi, i beneficj e gli onori, di
cui fu
e meritollo per
Fu commendato amore ardentissimo che ebbe per la dottrina. Acquist fama di filosofo, di teologo sapientissimo e ci che muover dee a meraviglia, d' egregio medico (a) Fa duopo
prodigo verso di loro
1'
.
miche fossero le scienze, mentre quel sapiente monarca disprezzava Virgilio e reputava l'E,
neide, e
lore {b)
.
gli
antichi
poemi opere
di
di
niun va-
Vili.
La protezione benefica
Roberto che
,
primeggi
Giovanni
che
cuopr importantissime
(a)
cariche
imbasceIbid.
Gen. Deor.
l.
xiv.
e.
xxii.
{b)
12
rie (a);
LIBRO
mecenate splendido
de' dotti,
Il
il
di
teo-
le
per
monarca,
il
quale e
Questi
illustri letterati
mi
IX.
Una
,
citt
onorante
il
ministrava ogni
ed una splen-
XI. e. l36.
di aver visitato Pietro
Nel raccontare
:
da Monte
ultra te-
Forte soggiunge
ridere virum
.
In desiderium
piieritia qiiippe
taliiini
veni
tam conspictium
,
mea
etiam
Di Giovanni
Barrili parla
[Gen. Deor.l.xv.
XIX.
postoli
lett.
Di Barbato nell' Epistola al Priore de' SS. ADi Dionisio ( Ep. all' Acc. Bocc. Opere Voi. IV.
)
.
p. 33.
degli altri
Gen. Deor.
l.
xv.
e. vi.
PRIMO
di gloria avidissimo (i),
l3
in
che voleva
ogni
non eralo ugualmente , costume InelFetto quivi per mantenervi bevve quella licenza, che trasparisce nella sua maggior prosa. E se non fu contaminato radicalmente l'animo suo, Io dov all' indole virsapere addottrinarsi
;
illibato
tuosa di se
agli
ammaestramenti del virtuoso Dionisio Roberti, che padre, e signore chiam (a); ed anco probabilmente ad Andalone del Nero
.
tanissimi viaggi
il
sapere di lui.
si
po-
scienze
nelle
quali a
;
veruno di
de' suoi
e.
Ego
l.
me
Deor.
(2)
e.)
igltiir
Cu?n
atqiie
vene'
coelortim mottis
siderum
eo docente, perceperim
l.
xv.
e.
vi.).
l4
Perugino apprese
favella, o
LIBRO
i
accese di
quell'ardore per
avventurosamente
influ
mente
X.
in Italia.
Come
opportuna era
la
la citta
a coltivargli
r ingegno, eralo
Campagna
felice a destare
emu-
regione
e abbellito dalla
magica
penna
de' pi illustri
i
poeti; ammirandovisi
sparsamente
di
resti de'
monumenti
chiarite-
Roma,
giorno
alla
,
Un
venne
tomba
randola
nel
deplor
la
sua sorte
che
per emularne
fama,
Amore
Di virt sempre altro accese, Purch la fiamma sua paresse fuore
.
desideroso di servire
(l)
le sole
Muse
da indi
le antichit
di Napoli.
PRIMO
in poi die
l5
alle
occupazioni
mercantili (a)
indefessa.
mente
poesia
(b)
Che
se
il
leggitore
in quelle facolt
addottrinasselo, ecco
come
y
egli
appaga
,
l'ac-
cesa curiosit
Quasi maturo
d* et
e libero di
me
ne erudito da alcuno,
sempre contrastandolo
il
padre
biasimando
guida
lo
carp
l^
intelletto,
,
tale
avidit
con
sommo
nelle
diletto
mi diedi ed i poeti,
,
quanto eralo
comprendere (e).
Tullio,
amore per le antichit, ammirazione per le virt de' Romani, e ad accendere la brama con nobili volumi d'ammaestrare gli uomini, e di propagare le lettere. A tali maestri debbe aggiungersi Dante, che
l'intelletto, a destare
Vili.
l.
{b)
Gian. Manet.^
e.
Gen. Deor.
xv.
X.
^
(l)
io
l6
la divina
LIBRO
Commedia,
il
compo-
/z'
posa
1*
i-
Ptitutore
Boccaccio
mentre
era
fanciullo
senza
es-
A me
.
sembra non
,
isterica pi evidente
Il
Boccaccio dice
che
Pe-
conoscere
trarca
(
gli
uomini grandi
lib. V.
lib.
\.
e.
vm.
not. ). Il
Ep. Sen.
Ep
.
i. )
fama
si
esty
ereptam Ravennatibus
qualche tempo
traggono
le
;
Dunque doveva
,
avervi dimorato
e in giovinezza
et nella quale
con,
quando
al
il
plicanza evvi
il
Petrarca
Boccaccio
i
vn.
nel
:
ripetergli
motivi
Jnseris
tui
excusationem
fax
etk
fuerit
come
si
poeta
il
che Dante
giovinetto
1'
arte di
poetare questo
suo
le
muse,
e gli
.
rudimenti
dell' arte
Ma
da
altri
le cose
altri
pi cauti rifiutate
.
senza disamina
Ineffetto nel
Ti-
PRIMO
nimenro
s fisso
17
1
(i):
come osservaronlo
animo,
v^olte
celebri
sempre
nell'
e familiare in
li
bocca
espresse
concetti
cav
le
XII. Quasi in un
medesimo tempo
al
,
da Fi*
renze pass
in
negozio
Niccola Acciajuoli
dimestichezza.
con
cui
mantenne lunga
pi ambizioso,
Ma d'animo
che mercantile, Niccola si pose al servigio della Principessa di Taranto, cognata del Re
Roberto
,
donna
di
poca fama
ma
,
potentissi-
ma
(a)
e tanto seppe
piacerle
che
gli f*
armar caAcciajuoli,
primogenito, scelta pi
utile
al
all'
giovane principe.
74,
xTi.
e.
5o
il
tendesse favellare
strato
di
Dante;
ma
lo
ho altrove dimo-
quanto andasse errata la sua opinione ( lib. 2. e. XLii. noi.). D'altronde l'amore, la venerazione, che il Boccaccio conserv sempre per la memoria di Dante di,
mostra
(l)
simi obblighi
Abbiamo
Rime
l8
Il
LIBRO
,
destro Fiorentino
fattosi in
un subito cor-
nace
la
nell' affrontar le
,
spine
che circondano
vedremo pervenire alle maggiori cariche di quel regno. Ebbe commune il Boccaccio coli' Acciajuoli la patria, fu non
grandezza
il
men
di questo
avvenente
e pi di lui dotto
la
mer-
catura;
ambedue furonvi
le
occup
pi alte dignit
senza onori.
Ma
ecco rotta
dell'
la
vicendevole
amist dall'orgoglio
Acciajuoli,
come
il
che
me non tiravano
le
non
me
e desi-
XIII.
Ad
,
accrescere
il
tere contribu
non poco
sul
dignitoso, e raro
.
spettacolo
che
oiferigli la corte
11
Petrarca
prima
d'
ascendere
Campidoglio, prima di
(a) Pros.
(l)
della Catanese
Dice nell'opera degli Illustri infelici ( ZiZ>. ix. art. Me adhuc adnlescentulo , versanteque ) Roberti Hierosolymorum et Siciliae Regis in aula
. .
PRIMO
accettare l'alloro, volle
tarlo. Scelto
il
19
mostra di merir
della
fiir
mensa
creto
folla di circostanti,
a quella disusata
pompa
il
il
Boccaccio
ud
il
dichiar
al re le
magiche bellezze
la
della
brama
di
assapo-
Quella
pompa
venerazione e non
,
Petrarca: e da allora
(2)
,
chiamollo
il
e per
guida
e modello a se stesso
prefisse.
lo
il
fi)
Obstupefactus
Robertus Rfx
seipsum redarguit y
,
asseruit se nun-''
.,
seri-
uti
poetarum sunt
)
fi-
Gen. Deor.
( S'eri,
.
Perrarca scrivegli
lib.
Ep.
iv.
Sic
me
20
LIBRO
che rende V occhio a prima vista beGrande e ben composto di membra,
naso tondeggiante sopra
labbra, ed
.
mo ma
,
n'ivolo.
aveva
grosse
il
le nari, l'oc-
mento che
nel sorriso
,
Il
alterezza,
doti di piacevoli
Ed
in
lendo
lui,
ma
inge-
nuamente
sofferiva,
che
egli fare
adesso
essergli ar-
Corbac.
{b) Filipp.
Vili, e
Gian. Manet.
Rossetti
Pache
dova 1780.
conduce
alla
p. 246.) riferisce
che
porta laterale
,
vi dipinto
il
funerale della
Beata Vergine
1897. E che fra gli assistenti vi ha dipinti i veri ritratti di Dante di Pietro d'Abano, del Petrarca e del Boc, ,
caccio.
Non
vi
sua corpulenza,
ma non
gi ai suoi lineamenti
PRIMO
rendevole e seguitarlo ne* suoi costum
,
21
(a)
(
f
Fu nondimeno
lieve per
di
soverchio
all'
amore, ed
agli
uomo di
tanta
fama
che resterebbe
non
ebbe
sommo
,
tacerei
se
non facesse
uopo
favellare d'
un
amore
che collegasi con molti avvenimenti con molte delle opere a noi
ed
in quel sabato,
rimase di lui.
XV". Nel 1341
s
che pre-
(a) (i)
F'ilocop.
Conserv
ultimi
temeva
potergli obiettare
al re di
Cipro
arbitrariamente
e* quibus nul,
lum
est
ullo
huiusmodi
:
ns'gnittim
praeter
Bw
colicum Carmen
qnod ut
Donatus
Appenninigena , paiiper sed honestus homo, et praecipuiis amicus meus ; quod nomea omnibus nominibus praepono Non equidem magnorum ducum nomina claros regum scriptores faciunt ; imo potiut ipsi reges scriptrtrum opere cognoscuntur a posteris .... Ego autem ut iterum
. .
dixerim
nisi
Deo glo,
omnia
aut
tum decus
fcriberem
(
pioni Africano
nisi
rogatns
l.
si
amicus esset
)
ad'
Gen. Deor.
xv. cap.
xm.
22
cede
il
LIBRO
d
,
la loro
re-
denzion festeggiata
S.
di
Lorenzo
Tufi-
giorno appresso
(a).
divenne
violentissimo
amore
Come
ei ci
ed ebbe
re
Ro-
berto
si
giova-
volendo
il
re di se
e della
nome
na
feccia allevare
Nel procedere
sua don-
ad un gio-
natali.
in
XVI. Al Boccaccio
,
agevole fu
(a) Filocop. p.
5.V.
I.
{b)
Illus.Y.
(e)
Amet. p. 112.
PRIMO
N
sti
25
amore
tri-
r innocente calma
presagi
,
tempo trascorso, n
la
legami che
stringevano a
amadore, sog* giacque incauta, giudicando estrema felicit quello, che nel futuro le fu radice, e pianta
stina opportunit dall' ardito
d'ogni miseria
(a)
XVII. Ei reput somma ventura il possedimento dell'amor di Maria. Essa allo splendore della cuna riuniva straordinaria bellezza ,
dipintura
cos
si
e-
sprime,
d'
comparazione trovare
puote, adombrano la
,
in giro
due nere
tenuissime ciglia
divise da candido
mezzo
in
lieto
,
spazio
e sotto quelle
due oc,
chi vaghi
de^ quali
movimento
la luce
bellissimi appena
.
lascia comprendere
la loro essenza
//
naso
affilato di
quelU mile
guance
il
non
quale
(a)
Fiamm.
[b)
p. 2p.
^4-
LIBRO
la vermi--
veggono
ed
il
mento non
tirato infuori,
ma
ri tondo, e
e diritta
distendendosi
,
tutte rispondenti
.
Era inol-
tre
X Vili.
amarla. E
Vinto da
se
tanti pregj
in
spend buona
in
commendarla,
Maria
gli
die
,
ne ha serbata
vista della
la
rinomanza Ed
del
tomba
Mantovano
aborrita
la
ad occupazioni pi geniali, a
rosi (i).
Da
indi in poi, lo
vedremo caldo
(i) Neir Ameto fnge che gli appariscano in sogno Abrotonia, e Pampinea femmine , che aveva amate, e che gli dicano breve ti fia la nostra noja e tosto ti fia palese per et pi altamente canterai che per noi
:
Altrove
gli
il
dice la
Fiammetta
Era
la
PRIMO
d*
25
amore
na-
XIX. Lo
stato,
natali di
Maria,
la
sua fra-
la
proprio no,
me
con
tal-
volta di
tale
Galeone
(Zj):
e
,
chiam
lei
Fiammetta,
appellazione
come da un Madriale
amore ado-
rilevasi (e),
me
la
perasse per
dardi
XX. Era
(a)
Flamm.
Fdocop. e Amet.
(e)
Filocop.
v. 2.
p. 63.
E
E
V anima
t'
mondo bugiardo
Quando
accese
il
Tanto eh*
ho condotto ove
,
invita
.
Al glorioso fin
(
ciascun gagliardo
*10
LIBRO
il
,
brigate
ragionare
d'
amore
e degli atti
macon,
gnanimi
amori,
tese
,
e generosi degli
amanti. Quindi di
di gelosie, di
i
di audaci
imprese,
di
battaglie cantarono
i
trovatori
i
poeti, scrissero
novellatori.
Ed
romanzi
dal-
moda
la
gradita lettura
quanto funesto
occhi
,
ci
sospinse
il
Quella lettura
e scolovocci
viso
ci
,
vinse
che mai da
me non
fia
diviso
.
La bocca mi
Galeotto fu
Ma
ne
la
candida confessione , ne
giovinette.
la
divulgato
Amavano
que' volumi
che accendevano
cercavano
Boccaccio die l' istoria circostanziata degli amori di Francesca nel Commento di Dante fr. i.p. 3ii.)
(l) Il
PRIMO
dava
27
XXI. Vasto campo a romanzesche invenzioni offerivano le spedizioni de' Cristiani nella
ogni et soa-
vemente pascolanti
istorie
la fantasia,
.
ma
pi
in
un
Alcune
agli
di quelle
non
iscritte
ma
narrate passavano di
altri,
e fra
XXII.
contro
Un
voto conduce
,
il
padre di Bianca-
fiore nelle
il
Spagne
maomettano
re di
Marmorina
La moglie
tore, e
cafiore
,
del vinto cade in potere del vinciin corte nel dare alla luce Bian-
muore
nel d
medesimo
amore con
i
del nascimento di
insieme, in a-
mendue
cresce
gli
anni; e Felice
Biancafiore per
reputando oscuri
natali
di
e da'Giulj, rilega
il
Non
alle
sanato
il
1'
garirato
padre
l'
innocente donzella
accusa
d' avergli
fiamme
con
la speciosa
apprestato vele-
no
e dalle
fiamme
salvala
a8
LIBRO
ad un mercatante, questi al signor d'Alessandria, che serbala in una torre. Florio con eletto drappello di pochi amici, dopo lunghi e
disagi e pericoli la discuopre
torre
; ,
penetra nella
ma
col
Nel
patrio
e riconosciuti
esempio seguito
di questi
XXIII. Ragionando
ingiuria ricevesse la
il
,
Boccaccio
lei
memoria
si
sendo con debita ricordanza la fama loro esaltata, ma lasciata solamente ne' favolosi parlari
degl' ignoranti
,
e dessa
della
forza, che a
lei Io
comporre un
di
li-
memoal
Vago
compiacere
PRIMO
s*
29
ossia r
amator
di fatica
XXIV. Non pu
penna
agi'
dirsi
il
Filocopo un finito
si
ravvisa una
alla
maga
incantesimi
sostitu
portentoso
della
e apparizioni, e trasforma-
zioni,
gnano stranamente
rio
.
lisso, e
per
,
le
la-
gnanze
sone
e per le invocazioni
conchiu.
r interesse
si
Vi
il
pi gran geografo
di quell'et;
non avvi
in fine la dipintura e.
satta delle
sarebbe
il
costumanze di verun secolo Talch Filocopo con tutti gli altri romanzi
non
ei
vi
(l)
Che
,
il
Filocopo
sia la
scri)
.
vesse
v. i. p. 8.
,
se le presenti cose
ne'
a voi, giovani e donzelle generano vostri animi alcun frutto o diletto non siate ingrati
,
:
3o
LIBRO
una calda
scrit^
dell'
ammirato
XXV. Avendo
scrivere in
sto
si
buon'ora incominciato a
si
prosa, presumer
fiorito
ed eroici, riva-
vigore di
membra che
;
gli Scironi la
Grecia
1'
l'amplificatore ,
legislail
ra:
pitore d'Arianna,
Fedra, e
d'
Elena
il
Teseo
f l'e-
gno
al
(a).
Ma
quel
poema
Boccaccio persino
,
ricchi oggid
e di
che in Ovidio, e
{a)
in
Giustino
.
si
legge (i)
Non
Fiutar, in TJieseo
(i) Si
L. x.
e. 4p. )
ivr
3i
monarca volendo
spedizione contro
la
Amazzoni, il rapimento d'Ippolita narr nel poema, che la feconda sua fantasa arricch con
gli
amori di Arcita
gli die
,
e di
Palemone
che
lit
le
gelose
la
le
amanti:
pomPalemon
li
con Emilia.
XXVI. Lungi
primo posto
nell'
epica
volgar poesia
poco
(l)
Guglielmo Camposampiero Padovano intorno alla TeHo r obbligo d'aver veduto il suo lavoro al seide gentilissimo Conte Borromeo Il Camposampiero essendo stato ascritto all' Accademia della Crusca ( tanto
.
.
quest' insigne
vella
Accademia diffondeva
in ogni parte d' Italia
il
)
Toscana
,
di meritarlo
poema
di le-
Si valse
tal'
uopo
d'
un
,
testo a
zione eccellente
derivante da Ravenna
ove aveva
5a
oscurano
i
LIBRO
suoi
me
diremo a suo
luogo
f'
1'
fino
all'
et del
ammirazione dell* Italia. Egli ancor giovinetto ebbe il nobile ardimento d' impugnare 1' epica tromba.
con
con calore
la
gli
affetti,
parte a
mio
avviso
racchiude
magia
il
di
commuovere
gli ani,
mi,
e di legare
cuore
soavemente
per
dimorato
oscuri
il
autografo
,
Ne'
passi
esi-
valse
d' altro
antico
S.
testo
altravolta
in
stente nella
Biblioteca di
Michele
alla
Bosco
di
Bo-
logna
1
-,
e per
Il
ultimo
dell'
745
Camposampiero aggiunse
come
i
ed in-
fatti mitologici
toccati nel poema. Esso osserva che nella ristampa di Venezia del 1 528. della Teseide, procurata da Tizzone Gaetano de' Pofi bench 1' editore si vanti d' averla
,
tanto
alla
1'
alter
guastolla, da arrecar
sommo danno
memoria del
Boccaccio,
il
ama,
se*
il
sulmontino Ovi(
dio seguiti
V. 2. p.
confortatore
Filocop.
304.
PRIMO
Cui
si
33
la
tace la
.
ragione
colla
de'
al
portentoso recal-
citrante
bile
Egli
Teseide aperse
no-
carriera
,
epici
per cui
vanz r
tura.
Il
Italiana ogni
migliorando
che non
usavan comporla con pi di due rime, e una terza aggiungendone, per cui tanto leggia-
dramente
sti,e
si
si
rende,
Ario-
gli
(l) Il
Trissino {Poet.
)
Vicen-i. p. li.
t.
il
dicono inventore
dell'
ottava rima
Boccaccio nel nostro volgare. Quest'ultimo {V.l.p. 199.) esaminando se ei fosse il primo inventore di tal metro,
osserva essere questo metro antichissimo, e credelo in-
Il
Bembo
:
Prose p. 70.
tiene la
stessa opinione , osservando per che non usavano comaggiungervi perciocch porlo con pi di due rime
,
la ter'Za
fu opera
de' Toscani
Di
tale opinione
il
Martino ed anco
osserv.
gramm.
p. I92.)
Quadrio
Stor. e
che primo trovator dell' ottava fosse 1' autore del Romanzo intitolato Febus el fort , e che sull'esempio di
3/}.
LIBRO
il
,
XXVII. Ebbe
colla
Fiammetta
di
la gelosia di lui,
suo
poema
per
accompagnarlo con umilissima epistola. Vi protest, che non potevali torre di tenersi per
lui .scrivesse
1*
ottava volg-ire
1'
il
Boccaccio
Egli fuor
di
dubbio
che
cia
niere
da Tebaldo Conte di Sciampagna nel suo Canzoanteriormente al Boccaccio Eccone una delle
, .
riferite
da Pasquier
)
Recherch.es de la France
Paris
\6i2. p. 724-
Au
Que recla'ircit li doiz la fontaine Et que som vert bois et verger, et pr Et li roziers en May Horit et graine
,
,*
>
Ma
siccome
tutti
1*
ab-
dovuta ai Toscani, fuor di dubbio , che fra questi ne fu 1' inventore il Boccaccio , non conoscendosi nella nostra favella componimento pivi antico in ottava rima della Teseide.Il
di presente in volgare, sia
biamo
Beato lacopone nel canto 44. che incomincia: Voi che avete fame dcW amore introdusse certe stanze di dieci
,
versi
PRIMO
suo, per quanto essa per suo
il
35
rifiutasse;
e per servigi
lei di
ogni
udire,
e talvolta di leggere
,
istorie, e le
amorose
massimamente come volonteroso servidore che previene il suo magjriore, anco in cosa
che
gli
arrechi
diletto
in
volgare
ridusse
massimamente
opere sue esalt.
lei,
che con
sommo
quel-
Onde rendere
la storia a lei
due amanti, e della giovane amata cont, era quello che da lei, da lui, o detto, o fatto fu in parte (a) Sapeva 1' accorto amadore
de'
.
che spegne vanita in animo femminile lo sdegno Ed il poema scritto in onore della
.
Fiammetta
re ne'loro
amori
la
calma
(i).
XXVIII. Quando
la riconciliata
Fiammetta
(a)
Bocc. oper. V.
iv.
pag. 2?.
lett.
(l)
Ma
come
(
ivi si
unita al
MS.
Camposampiero.
36
II
possedimento del Giovanni fu in Firenze richiasuo amatore, mato dal padre, che d'anni pieno, perduti
reputavasi felicissima nel
avea
fratello
di lei, dalla
quando vinto
carit,
si
paterne,
.
filial
risolve a partire
Parte
d' affanni.
lui,
par
le tolga
foril
tuna
le
feste,
vestimenti, la
bellezza,
viver lieto.
scia
,
Non
La
Pam-
maritato. Falsa
nell' udirlo
la
voce,
ma
lui
,
cresce la
pena
per
la
furibonda
la vita,
che
le
trapassate fe-
d'amorosa nutrice. La speranza del ritorno dell' amato rasserena alcun poco la mesta Fiammetta, e con quella speranza riapparisce e riso, e gioja nel suo volto:
ma sema darle
soltanto
PRIMO
nuova lena per
al prefisso
3/
quando
in-
vie pi tormentarsi,
XXIX.
cidenti
;
con
altri lievi
la
vana gloria
,
agli
amatori
comuparlari,
le
ne nel tollerare
spasimi:
i
le
i
speranze,
agitazioni,
gemiti,
i
pianti, le esclamazioni,
i
gelo-
sie;
dubbj proponimenti,
,
tumultuosi
com-
battimenti
gli
che agitano
la
mesta giovane
sa-
formano
eh' ei intitol
col salutare
proponimento
felice,
mo
se
ai
esempio a chi
suoi beni
,
o fugga
Ammaestramento
che non
casi,
tanto pi utile
quanto
vi racconta
gli
straordinarj
durissimi
ma
ordinar) e
communi
a chiunque
nella pania
po s'invesca
Valsero forse a distrarlo per alcun poco dagli amori, le improvise perturbazioni
e sconvolgimenti, che
lui
58 XXX.
I.
R O
presente afflissero
all'armi per
i
ottenerla.
tini,
i
Lungamente
difesero
in
.
Fioren-
attaccarono
gli altri;
fine
ne furono
Perderono con
i
rettori della
tolta loro
la
bala
d'ammi-
nistrare
la
e fattone duce
uomo
La
ninna capacit,
repubblica;
vergogna, e
il
la
vol-
1' ajiito del re Roberto, che non oro, non genti mand, ma Gualtieri di
sero ad invocare
Codice Riccardiano , quest' opera leggesi col titolo: Elegia di Madonna Fiammetta. Qui ho fatta menzione di questo libro, perch vi si narrano cose accadute nel
tempo
della
ei
sua assenza
lo
debbe, eh'
stituito in
scrivesse
Napoli nuovamnte
PRIMO
Brienne
Sg
al
Duca
;
d'
Malatesta
sostituito
Trov
.
da varj umori sconvolta Erano i grandi in dissapore col popolo per^ essere esclusi dall' amministrazione dello stato: quello malcontento
de'
componenti
;
il
governo
per
le
passate di-
savventure
La
XXXI. La
Du-
zion dell'accordo, chi per oro, chi per vendetta, chi per paura, tacendo
i
applaud
^O
che fosse
il
LIBRO
suo gonfiilon lacerato, e
l'
dell'
u-
surpatore inalberata
insegna
applaud vegi
gendo
cacciati, e svergognati
diritti
;
priori difen-
mano
XXXII.
Duca
di-
T anaggra-
vando Firenze
devote.
benefic
le altre citt di
To-
pace,
Con Pisa Y odiata rivale, non sol f* ma sottoscrisse una lega. S'abbandon
le
ed avarssimi. Crebbe
dazj. Raccolse
i
To-
scana
affamati di onori
il
e di sostanze
,
quali
guastarono
buon costume
gliamenti strani
mo
tere
de' probi
quasi che
il
crescente po-
crescesse
sospetto,
dal sospetto alla crudelt. Band molti cittadini: alcuni nell'onore ne offese altri ne con;
il
contado con
sei re;;-
p
tori,
i
4^
ma
plebe. Delusi
le
grandi nelle
concepite
speranze, e per
flitto il
ritorgli l'autorit.
o per
far
mostra
volesse
di
il
rivela-
quasi che
d' esalarsi
torre
ogni via
simava le nuove
taglie,
vento anco
lamenti.
alla tiran-
ma
libero
popolo
.
antepone
sdegno, e
chiedere
la
Collo
i
coli'
cresciuti
sospetti del
,
cittadini ri-
sotto colore di
volersi sco
loro
consigliare,
ma
i
facendoli
del
tutti
numero
tema
che repu-
tando scopertala trama, vollero morire piuttosto animosamente la patria difendendo, che
sotto la raannaja del carnefics. Risolsero ed
i|.a
R a
popolo a libert.
.
tal
Alcuni
dell' infi-
ma
dati
plebe, e
,
gli
stranieri
1'
da Gualtieri assol-
attaccarono
che
di a-
mici
fecer nimici
ma
.
o morti o posti in fuga Sper il tiranno con qualche inopportuna beneficenza calmare la ma pi vile divenne e pi aborrito citt
;
Rinforzati
si
di-
Giulio
tiranno
g'
d'
,
Ascesi,
e
che
il
Duca verecondo
,
sol
per
infine da'
d' es-
popolo con-
amendue
plebe
nissimi
strazj
la
la
Erano
stati in
Da
PRIMO
questi
,
4^
,
Conte Simone di Battifolle accorso alla difesa del comune, e dagli ambadopo lungKi parlamenti fa sciatori Sanesi stipulato col Duca, che rinunciando lui solennemente alla signora libero co' suoi e con
dal
,
,
gli
averi
con paura, con vitupero, e con rimorso dopo dieci mesi d' impero, lasciando i maltrattati
Fiorentini pi poveri,
ma non
emendati, o
pi saggi
XXXIV. Ilcomun
taneamente
golare
gli
giubbilo spense
.
momen-
odj
e le parti
Trattandosi colla
del
Duca
fossero
ammessi a dividere
Ma l'u-
fa loro tolto
dallasuperbia.Non
ferite
ch
le
popolo nuovamente
corpo umano,
,
irritato,
impugnate
me
se
da grave infermit
macerato
44
Ja discordia,
LIBRO
Andrea Strozzi, che erasi cattivata la plebe, vendendo a prezzo vile le vettovaglie, fattosi sommovitore di quella, gridando viva il minuto popolo, muoja il grasso, Signori in riunitala, audacemente attacc
i
palazzo.
Ma
donato
da' suoi
animo
ai
gli
onori, e ragunati
a-
afforzavano
risolse in
oltr'Arno, di qua
fine di
i
il
popolo, che
animosamente
,
attaccarli. ICavicciuli,
Frescobaldi
e
bili,
difendevano
ponti,
ma
i
superatone
d' ol-
de' suoi
Frescobaldi
di-
astretti
a posare
.
le
armi, ad arrendersi a
i
screzione
Bardi
ma
da ogni parte
dopo avere
gagliar-
damente combattuto, poterono a stento salFurono saccheggiate ed arse le loro varsi case, con un livore, con una rabbia, vergognosa per sino nel pi feroce inimico. Tanta
.
fu
la
popolo ed
;
P
renze
diti
:
:
]V[
4^
altri
ban-
e mestieri,
onde potere
ncll'
supreme dignit della repubblica uomini non avvezzi alla grandezza di grandezza indegni e degli scacciati non men superbi talalle
,
ch come osservalo
,
l'
rentino,
la
ma
d'ogni generosit
Il
si
spogliasse, (a)
scritta la storia
XXXV.
suo fine
Boccaccio ha
Duca,
e l'infelice meritato
al-
Non
tra parte,
(a) Gio.
comMache
e seg. 8.
5.
e seg.
2.
(
Nel
lib. ix.
finge
gli
men-
oUm
Qt
Athcnaruvi
extialem
quidem demissa fronte dejectis in bri facie, adeo remisso animo, et ruls incedebat ut non eum dicas qui primus quarti mutatus ab ilio
, ,
quem videras
ausus est
.
Oh !
li-
dolo
fatta la storia
uri
Galles
alla batta-
questi lo uccise
^6
messi
,
LIBRO
e di afBigersi che
il
e tale,
da
porre a cimento de' cittadini il riposo, le sostanze, la vita. Ne trasse per se medesimo
l'utile
ammaestramento
di
conoscer
la
plebe,
che disse essere la cosa la pi inconsiderata e versatile anteponente la sua opinione alla
:
in
popo-
patria
come
la
madre,
di cui scusa
falli fi-
liale piet.
nuovi tumulti
vita
,
amore e non per odio o biasimata o ammonita, essere accettissimo agli ottimi, e da' pravi senza danno onorato.
e per
XXXVI. Ma
momentaneamente, ma
in
la
non a spengere le bollenti affezioni. Era fatti non meno a lui, che alla Fiammetta
(a)
Cas.
t.
PRIMO
lontananza penosa
;
47
1'
crescevagli
angustia
il
mura
ruvidezza nel
Per divagare
la
amanti, scrisse
la storia
d'un nobilissimo
il
trionfo del
nume. Ne
Teocrito
,
trasse
pensiero dal
gli
Siracusano
tanto
piacque
f'
Cimone
Ameto
rozzo cacciatore
Toscano
non
ferita
incappata, ridursi
do
un giorno
ben per
lui
avventuroso
goffa
mente
del
giovinetto
diletto:
germoglia
per cui
(a)
Amet. p. l5o.
i^8
fattosi
LIBRO
di civilt, di gentilezza fu in
d'amore,
lui destatrice.
sti
riducesi
Ameto
fra
le
e per cercare
con
Lia, nelle ore calde del giorno piacevol ombra, recasi nella valletta sottoposta
al Fieso-
Ivi ag-
giungono
ta.
Il
gli
amanti
tre ninfe, e la
Fiammet-
giovane
Ameto
com-
mosso, e nel congresso ciascuna narrando, come se f' serva d'amore, destano in lui tale
impression di diletto e di meraviglia, che
pone
pi di lui, o dei
dopo
il
il
con-
gresso diviene
il
pi volonteroso,
pi som-
messo,
il
Talee il gentilissimo argomento dell' Ameto, che anco Commedia delle Ninfe Fiorentine intitol, perch di Fiorentini amori vi ragiona, e del suo colla Fiammetta,
sulle particolarit del quale pi si
XXX VII.
distende,
che
li
,
Sebbene
ei vi divel-
PRIMO
di
49
la
quelle donne,
ei
dell'
amori, e eh'
e fresca dipintura,
tanto nasconde
vero,
che solo
agli
Lo
fece
tanto
(l)
amori
Dice Lia
p.
i36.
intelletti
Deh !
Il
rivolgetevi alquanto
ad udire
Il x'er
che
vi si
ragiona di amori di
(p. 57-
)>
decimo (secolo) trapassate delle cinque parti le due^ cielo nuova progenie nacque intra mondani
Che
vi
descriva
:
amori Toscani
(
lo dice
Ameto
al
p. 68.
in breve
il
regno di Giove vi fia raccolta. Con sagacit e con ricerche potrebbero discuoprirsL
,
le interlocutrici
e le persone
i
di cui intese
di favel^
lare
-,
di
daremo un saggio. Mopsa (p. 46. ) narra che il padre suo la marit ad uno di cui spaventavala il nome pensando che egli di colui lo tenga che da Gajo Giulio quinto ritenne il monarcale ufficio sublime Cio Nerone
, : ,
^
.
ed
la
detta
Mopsa Fiorentina
bellissima
Fra le
rime
di lui avvi un capitolo ,( p. 66. ) nel quale narra, amore lo condusse aJ assistere ad un ballo di belle che donne e noverate alcune delle danzanti soggiugne
,
:
56
pi
LIBRO
,
facilmente
esser tolta
pu
simo
come una
come
il
chiaris-
che suc-
Amepetto
uman
Onde
I.
rendere
la
narrazione
(a)
Monna
Lottiera
.
Di Neron Nigi 'rz soavi sguardi E come nell' Ameto fra 1' interlocutrici
,
la
Fiammetta
.
Dionea dice che Pomona ( p. 62. ) sollecita, nelli spaavendo veduto dell' umore d' un giovinetto rampollo di pero d' uno antico e robusto pedale naziosi orti
, ,
il
nutricava
interlocutrice
vedeva ^ e pacifico, di pacifico nome Questa e a me per marito V aggiunse dunque Alianora figliuola del Cav. Nic.
col Gianfigliazzi
coppia di
Mann.
,
p. 53. la
Pu
ri-
cordarsi
che
Mugnone
e che
ed
rola
mio padre nacquero, ed io e te, dirigendo la paad Ameto, da diminutivo di regali fummo cognominati Probabilmente adunque Lia era Sismonda di Francesco Baroncelli , di cui fa menzione nel citato cail
.
pitolo
Soggiunge Lia
il
PRIMO
un nuovo
di venust
6x
modo
di
ni, l'Arcadia
'
del
zi
Bembo. Nelle
il
ad ogni altro
modello volgare
dell'
inno
primo componimento, e dell'egloga pastorale nel quinto. Dedic a Bartolo del Buonel
no l'Ameto, che
racissimo
di vera
nunzj
carne
Elli
prima che
le
Cefiso
nominato
Angiolo, portante
rozzissimo
Amato
nato
di
parente
e
plebeo
forse
per loro
ninfa
cognome di ottimo
i
fu di nobile
della quale
tichi sopra
sarebbero chiamati
un gambo la prima lettera avesse di lor cognome cesi come le particelle eminenti delle
,
citt
Le estremit
delle
mura sono
ri-
tratto di
alla
Dante
la
eh' in S.
alla
Dunque
quali abi-
52
LIBRO
di
, .
memoria V autorit
Catone che quando il povero amico un picciol dono presenta, dee piacevolmente riceversi Asser a se non esser nuir altro o Cesare, o Erennio, o Mecenate che
il
dova e lontana dalla sua donna e infino a tanto che con quella giungnendosi, intera
,
XXXVIII. Espresse
stia, in cui era
all'
Acciajuoli l'angu-
per
la sua
dimoranza
in
Fi-
renze, e
la
propizia mutazion
fatti
Sembra
il
in
che esso
in
Napoli
ove crescea
il
suo
vedovo, e
nuove nozze pass (b). Ivi trov tutto cambiato. Morto Roberto, era l'autorit nelle deboli mani di Giovanna del suo sposo Andrea e d' una reggenza composta de' principali baroni. Nutriva la regina palese avversione pel marito,
a
,
l'inal-
(a)
[b)
Opei: V.
iv. p.
3l.
let.
Illa.
Uh.
ix.
Somm. Cron.
an. .l344.
PRIMO
zamento
del suo figlio
al
53
che alla re-
Luigi,
dell'
gina oltre
confine
.
onest vociferadella
,
Del disegno
Duche
chessa collaboratrice
di
vili
era la Catanese
ma-
pravit di
di corte
giunsero ad
;
primi
ed essa
la
V arbitra
della
regina
(a)
Sapendo
fraudolosa
Le vive
la
regina
volarono
trama.
la
mol
il
col
pudore
che
la
condusse
al delitto.
il
Andrea
naturale
contraggenio di
lei
non temperata <3alla mollezza di quella corte. Avea nimici potenti per un modesto coni
,
tegno, che
alla
permanente rampogna
Cas. vir. Illu.
Inesperto
nell' arte di
(a)
lib.
ix,.
54
li
R O
bo, sordido
ministri del
di
vile dif-
fedeli
ed esperti
morto
XXXIX. Dovea
gato coronare
diosi
, i
in
breve un pontificio
le-
impudica con-
sorte
tramarono di torre
al
monarca
collo
scettro la vita.
Una
mato
dal
da'patri-
to (i).
felice
Lo
mana,
messe
Com-
Pontefice
(a) Pet.
/.
E. Pam.
e.
I.
lib.
V. ep. 3.
e 4. Giann.
l.
XXit.
e. 2.
XXitl.
(i) Il
sta
morte
Imperitans , abiit
PRIMO
misfatto
gli
55
quale molti de-
al
il
nese,
la
;
reame
dichiararono per
Giovanna, e di questi si f' capo Luigi di Taranto, che avea coner di se il fratello, il conte di Durazzo, lo sdegnato popolo, e non
pochi potenti
d'
.
Non manc
di fautori
di
dell'
il
re
Ungheria
che minacciante
traversar
uccision
cure
le
XL. La regina parve che ereditasse avo r amore per le lettere e pe' sapienti
,
dall'
alcu-
riormente,
cita, e fortezza
d'animo,
doti
tanto sollevarsi
sopra
suo sesso, da
Ub.xu.c.So.e 5l
56
la sua
LIBRO
complicit nel misfatto (i). Fu lauda-
ta posteriormente
da molti
scrittori
;
alcuni
fullo dal
Bocpi
lei
essere
il
non solamente
il
ma
de' re (a).
questo
in cui posteriore
magnaniCer-
il
le
leggiadrissime
sue novelle,
chea
lei
na , o per suo espresso comandamento (2) Ella volle trattenerlo in Napoli co' suoi benefi.
Muratori
all'
Domen.
.
di
Gravina)
dice quanto
uccisione d'Andrea
nam de huiusmodi crimine purgare conati snnt: sed UH judicio meo aethiopem lavandiim ac dealbandum
, , ,
suscepere
(2)
Mainardo de* Cavalcanti a non perDecamerone alla giovane sposa di lui , come perniciosa al costume e ingiuriosa alla fama dello scrittore, soggiunge. Non enim ubiqiie est,
Neil' esortare
la
mettere
lettura del
qui in excusationem
scripsit
,
meam
consurgens dicat
juvenis
N
non
majori coactus imperio. (^Cod. San. ep. 4-) vedesi chi avrebbe possuto avere tale autorit se
et
se
Giovanna.
PRIMO
cj,
57
penna: talch
la
quando
giovani entrambi
le
piacque per
sua
ame-
que per quelle virtudi, che fecero sparire ogni passata sua macchia (i)
.
lo stato
da intestini
costumanze
amorose
Provenza. Era
pi ammiranda,
amore
sorta di curiosa
di nobisi
accademia
lissime
o di tribunale composto
e di cavalieri, ove
le
,
donne,
i
scio-
glievano
dubbj e
loro tenzoni.
Erano queste
corti un'
ma, e intente a punire con biasimo e scorno rele femmine disleali, i cavalieri villani
;
([)
ra in Napoli
Nel ragguagliare un amico dell'ultima sua dimoCurabat vir eximius ( Ugo de S. Severino) ,
.
etiam
me
invito
totis
viribim
et interveniente subsidio
,
et Siciliae Ixe-
in otio
CocZ.
58
mora
sufficiente
LIBRO
per semicorrotta societ. In
venivan
amante amore e servigi , senza che si tingesse la donna altrui di rossore. Mantenriva r
Na-
sentenze di quelle
acri
censu-
Maria, interveniva
il
nobili
uomini,
questione: a fervidissi-
amante, cui non conceduto, che o di potere alcuna volta veder la sua donna, o tal
Nel Filocopo per
,
mo
(l)
encomiare
,
la
Fiam-
metta
e di
farne spiccare
alla
acutezza
l'
ingegno
fa assistere Florio
di cui era la
e sciogliere ad essa
PRIMO
cemente pensare quale
,
Bg
volta ragionare di lei,o seco stesso di lei doldelle tre cose sia pi
assistenti,
diletto?
difesa
dagli
con acuti
argomenti, e studiosamente runa,o l'altra di queste tre cose; egli tenne e difese esser
maggior piacere della cosa amata talvolta pensare , che quello che porger potesse alcuna delle altre due (a). Ma quando nella pi graziosa stagion dell'anno, Maria trasferitasi in
Baja, esso obbligato fu a restare in
gli si
Napoli,
luogo, che
la
mente
della sua
donna
(b)
Allora parve
perderla,
all'usato
gliossi
dirne cio
vanit, dirigendole
produzione
della sua
,
accompagnavala
le
amante , asserendo perfino, che ogni aura, o fresco vento che da Baja veniva, ricevevalo nel volto quasi suo
fiato (i)
.
(a)
(Z>)
Argom. al
Rim. Son.
Filostr.
IV.
(i)
Non
6o
XLIII.
LIBRO
Accompagnava l'epistola un poema
ghezza che
lo
abbellisce, e
che intitol
il
composta venisse a significare, quanto uomo vinto, o abbattuto da amore. Contiene il poe-
ma
te.
la storia
fi-
glio di
Priamo per Briseida, figlia di CalcanFuggito questi appo Greci rimasa in Troja
i ,
la figlia,
scambievole
ailore
incende
cuori
,
Ma
ai
in
una
sortita
fu-
che
la
preghi di Calcanlui.
cambiano per
i
figlia di
il
Uguale
la la
amanti l'amarezza e
cordoglio nel
separarsi, e pari
giuramenti di serbarsi
fede
Ma
donna, Diomede
te
aman-
amato
Trojano
che
il
silenzio di Bri-
un fermaglio rapito a
ma siccome nella (Fiamstrato , ove si recasse Maria metta , narra che andava a Baja nella bella stagione , e che nel Sonetto xv. esprime lo stesso pensiero , che si raccoglieva 1' aura spirante da Baja come suo fiato
-,
ivi si
fosse recata.
PRIMO
Diomede,
e che quegli alla
.
6l
donna don, svelagli la sua sfortuna Non 1' amante guarirsi dal mal concetto amore, e non sapendo tollerare la vita, va ad incontrare la morte dalle mani d' Achille, dopo aver fatta sanguinosa
strage de' Greci. Per lui apparisce a che con-
Quanto
in
Se spesso
1'
'1
tro
XLIV. Cade qui in acconcio di riferire alpoema di lui comecch scritto poco do,
po
il
l'Amorosa Vilo
fe-
sione
mondana
si
affaccia
esse-
qual la bella
Natura parte
di se somigliante
(l)
Non
(l)
occult giammai.
rosa Visione
Tal lode dal Boccaccio data a Giotto nell'Amosi riconosce per meritata quando siansi veduti i freschi da lui dipinti nella chiesa dell'Arena Il pittore senza altra guida di Padova che le greche pitture e Cimabue suo maestro vi ha posta tanta vaghezza e sobriet di colorito, tanto ingegno nell'in,
,
.
6l
LIBRO
alla
guida, onde
sal-
a contemplare
il
trionfo di fortuna
le
Ivi rimi-
ra arse e distrutte
citt
un
potenti, e
vedere, che
abbandona
Farsalia
i
il
la
fortunato
Pompeo;
come
lui tutti
La guida
ra
giardino d'amore,
ma trascinato da
inoltra, e
lusinghie-
apparenza,
s'
dell'Italia
fa
il
la
cimento ne
novero
XLV.
poema
venzione
Bollente
sempre d'amore,
intitol
un cos mirabile effetto di chiaroscuro, che almeno per questa parte sembra, che dopo di lui decadesse r arte .sino ai tempi di Raffaello I dilettanti delle arti belle aspettano con impazienza 1' opera che su tale argomento va scrivendo il Barone d'Anquerville.
,
.
PRIMO
sone dalla
63
Fiammetta
le
ispiratagli.
E come
s
le
non bastassero
rosi
laudi,
che apertamente
che
Redi a
chiama, nascose
d'
prime
ogni ter-
componimenti dirigendo
,
il
poema
Ma-
ria
le ripet
XLVI.
quali
il
lavoro
il
pi limato del
e principalmente
quanto
allo
scopo
finale,
che
si
prefissero
due
Laura
1'
sol-
levano
leggitore a contemplare
dell'
eternit,
lo
Suprerho scopo
uom
pensante:
gli
gli altri
riducono a rimembrare
allettamenti del
nume
Nato
dall' ozio
da lascivia umana
Che se riflettasi
(a)
Rim.p. Io5.
04
T.
R O
,
es-
sersi ei messo nell'angusto letto di Procuste, creder si debbe, che soverchia facilit egli
Ed
la troppa
poeta
se
da fredda me-
ditazione
il
XLVII. Reputo, che ultimo de' suoi poemi volgari, comecch scritto con maggior maestra, sia
il
gli
non
meno
di quella
de' Babilonesi
Piramo
e Ti-
Dea
detta trifor.
me
perpetua castit
le
promette
Ma
dal
commossa,
fugge
pie-
appagarne
le
mento amaro
cello
il
garzon-
amoroso, che sopraffatto dal duolo, che destagli il rigore di lei, in riva a un fiume, volontario
si
la
reato
ad
esempio
PRIMO
me. Conservasi appo
tunati amanti
,
65
noi la
due Fiesolani rivi prima, che insiem confondano il fresco umore, che simboleggia il pianto in vita sparso da que' miseri amanti (i).
( Rag. d*ogni una nota comunicatagli dal Biscioni, che leggevasi in un testo a penna del poema,
(l) Il
Manni
)
( jp.
Poes. p. 442.
riferisce
'.finito
il
libro
chiamato Ninfale
Messer Giovanni Boccaccio da Certaldo nelV anno l366. a c/ 23. d'Ottobre. Ma non va data fede a questa nota , n pu giudicarsi scritto anno della sua conve,rsione il poema oltre al i36i
composto per
lo eccellente
,
E'
ci
pu giudicarsi uno
il
di quelli, per
cui meritamente
di poetare
.
lo
tre
riconvenne
verso
il
modo
(
Inol-
6t.
,
464.) dice:
Ove
'l
Donando ormai
,
Per lunghi mari ha gran pezzo cercato f alla mia penna posa Ho fatto quel che mi fu comandato Da tal ci non potrei nulla disdire^ Tanto s* e fatto sopra me gran sire Dico d' Amor di cui son sempre suto ,
.
Ed
esser voglio
Questa protesta poco conveniente ad un uomo di clnquantadue anni gli avrebbe procurato il dispregio de' galantuomini , dopo la sua pubblica conversione A che
,
.
si
cava
Dei
^
XLVIII.
liari, altri
LIBRO
Scrisse oltre
i
menzionati poemi
satirici,
scritti in
amorosi , e
estin-
amarissimamente.
XIL. E'
il
Boccaccio
sommo
poeta,
come
ri-
dente natura
E
,
nel
muover
in
egli tanto
sublime
che perfino
pi maestreci accade
negli amorosi
fu da celebre
penna posto
lui
.
volmente
{a) Salviti.
gli
esprimesse
(a)
Ma
donne
illustri
composte
la
nota,
poemi volgari
cttm
in
primum
locum pervenire non possem , Jion siiffcientibus ingenti viribus , ardens niea xmgaria et profecto juvenilia nimis poemata dedignari visus sum E' probabile che il
.
trascrittore nel
e
lo
che il dieci romano , che precedeva il cinquanta posponesse , e facesse dire io66. invece di 1346.
PRIMO
soltanto,
diritta
&"]
quando con la sua prosaci batte una strada, e per le vaste campagne della
l'al-
numero
artificioso la
rima, e
con soave armonia esprime i pi delicati, i pi sottili pensamenti amorosi. Ma come versificatore,
occupa appena
poeti di
quell'et.
quando
lesse le
rime
Cantore
di
lui
le sue.
quelli
che di
favellarono, alcuni lo
altri
Di hanno
troppo avvilito;
male voleni
la
za si taccia,
giudici.
A mio
avviso
:
come
versificatore chia-
mossi a ragione
Rampollo umil
(a)
e colto imitatore di
Fu
(a) San.
d'.
68
d'
LIBRO
,
argomenti
(a)
infatti essere la
un argomento
a narrarlo
V animo
zioni
,
ad imaginare peregrine
nuove invene
di sen-
non
re-
moto dal vero Quindi essere ufficio del poeta // far salpare le r armare i regi in guerra
,
squadre, descrivere
il
mare,
:
la terra,
il
celo:
ornar di
serti le
vergini
coerentemente al loro
le
i
intrinseco pregio
eccitare
i
i
delineare
,
umane azioni;
vili
,
torpidi
inanimire
i
raffrenare
temerari , punire
rei
nomi
egregi inal-
Ma
questi insegna-
menti sovente non pratic nella sua versificazione, parte dell' arte la pi meccanica invero,
ma
.
grati
rende
compoil
nimenti
che
ma
ver-
so sovente
non industrioso
il
e cadente:
non
di rado vi
torta dizione
rime inoppor-
o strane, lo che
(a)
Gen. Deor.
l.
xiv.
PRIMO
avrebbe a mio
se
in
69
fosse
,
secolo pi
o in
Canzoniere del
Petrarca
LI.
Malgrado ci grandemente
ei
si
promosse
disse in-
quell'arte maravigliosa.
Fu come
dell'
epica e roman-
inni ed
E con
Erano
gli
non solo
cat-
ma anco
teologi
mordevangli
stolti imitatori
rabbiosamente
chiamavangli
capaci
assaporare
l'
sdegnato
e nel
il
di
Dante,
,
commento
Divina Commedia
e so-
F apologia
de' calunniati
muse, e
70
ti,
LIBRO PRIMO
g' insulsi
argomenrivivere;
di poi fargli
n da indi
avvilire
SOMMARIO
DEL LIBRO SECONDO
I.
il.
Scrive nel
.
Wl.
v.
MoE'
.
per cui
lo scrive,
w. Contenuto dell'opera,
satira
,
di Lucianesca
Italiano
.
e di filosofia
.
il
pi eloquenlte
vii.
Altri
viii.
Esame
lo ren-
derono
eloquente
x.
xi.
Critiche
Decamerone
.
da' contemporanei
XII.
Dito-
decadimento
xiv.
in Italia
xv. Lodovico
xvi.
.
abbandona Napoli
Le disavPerde
Boccaccio
.
xvil.
padre
si
.
restituisce in Firenze
xviil.
ei
Vi stringe amista
col Petrarca
Vantaggi che
ritrae
da
tale ami-
sta
XIX.
Cosa
xxi.
E per quella
.
il
xxiil.
Censure date
xxv. Gelosia e
.
I Fio-
rentini spediscono
rentini aprono
il
una cattedra
.
discono
il
Boccaccio
xxvii.
Colloquj
de*
due amici
xxvm.
Il
Visconti
il
muove guerra
Spe-
discono questi
burgo
XXX.
Pace fra
Fiorentini e
il
Visconti, xxxi. Il
,
e ne vien ri-
xxxil.
Fioren-
dal Boccaccio
xxxvi. Si
il
xxxvii. Scrive
sa-
gliano la Toscana
se ne vale
il
coglie e
XLI.
trascrive
il
gran
numero d'antichi
.
scrittori.
Visita
Petrarca in Milano
XLii.
GV
invia
una
Commedia
xliii.
XLiv.
Da
Ve-
e gli fa spielibri
Greci
Di Leone
Pilato. XLVin.
pagato
d* in*
xlix.
Quanto
influisce
L.
Nuovi torbidi
Lii.
in Firen-
Esilio di
Messer Pino.
Epistola confortato-
medesimo
73
LIBRO SECONDO
I.
fji da
alcuni anni
che nel 1348. pervenne nella floNon ridissima e popolosa citt di Firenze
to ampliata,
.
n consiglio
di
me-
ne gua-
il
terzo gior-
no dalla sua apparizione miseramente perivano. Dilata vasi questa, perch per lo comunicare dagl' infermi awentavasi ai sani
;
quindi
cose.
tutti
fuggivano e
g'
infermi, e
le
loro
quasi
,
se, aveva
siccome s,
abbandono. La reverenda autorit delle leggi divine, come umane, era quasi caduta e dissoluta tutta, e ciascuno facevasi
lecito
quanto
la
sentimento abbandonarono
le
proil
pria citt,
fratello
il
proprie case,
parenti
Fugg
il
donna
ma-
74
rito , e
,
LIBRO
quello eh' quasi
i
non credibile
, i
padri
:
come se loro non fossero quasi che mutamento di luogo salvar possa
e le madri
figliuoli
,
da celestiale gastigo.
di quelli
dunque, eh'
non
ri-
mase
che
amici
e di questi
da grosmol-
che servendo in
tal servigio, s
te volte col
do
la
pestilenza,
uffici
cittadineschi, n l'ecclesiastiche
coloro, a quali
pietosi
usavano
.
risa e
motti, e festeggiar
il
compagnevole
circostante
te
ville,
Dilatandosi
i
contagio nel
contado,
i
per
,
campi, per
le loro
case
senza soccorso
come
i
bruti
mo-
rivano.
dessi
pure, come
cittadini, dive-
nuti lascivi,
non
di coltivare,
ma
i
di
consu-
mare il raccolto studiavansi; ed ogni cura abbandonando, cacciati dalle case bestiami se ne andavano quelli per campi come mei
ove
le
biade abbandonate
li'
SECONDO
erano senza essere , non che raccolte
segate.
,
75
nemmen
il
nella sola
il
citt
di
Firenze fra
marzo, ed
II.
prossimo luglio,
oltre a
centomila
abitatori furon
Ecco
che
,
in succinto,
come
descrive
il
Boc-
do
ei
(2),
si
distese
non
non era
(1)
(3)
ma nell'
Italia tutta
e che spar-
peste di Firenze
la descrizione del Boccaccio della con quella celebre fatta da Tucidide della peste d* Atene pare fuor di dubbio , che il Primo avesse letto l'Ateniese, mentre vi sono alcuni
,
,
Comparando
pensieri
.
e riflessioni
che
condo Non
tendo accadere
che due
prestantissimi
vendo d'un argomento medesimo si combinino in alcune descrizioni, e riflessi, o che egli alcuna cosa da
Lucrezio traesse copista
(2)
dell'
al
Ateniese
(
Scrive
I
.
il
)
Petrarca
di
Boccaccio
:
Voi.
et
p. 540.
questa descrizione
.
narrasti proprie
magniflce deplorasti
(3)
il
Manni, (p,34;)
pe-
che
,
la
male
non
uomo,
di
Ma
dice:
io
se io
ch in qne^ tempi
citt (Firenze)
non vi era
,
io
avvenne a molti
y6
d'
LIBRO
morte anco
Il
se lutto, timore, e
in
ogni parte
di
Asia, e d'Europa.
leggitore
lui
bramar dee
in
quel misero
al-
gli
somministr un
tempo
osisia
Adoper Decame-
rone,
e di tre gio-
bando
alla
malincona, di
in
campagna
Non
;
cela
il
lo
sospinse
lo,
gentili ingegni
alle donne, che vedeva a que' tempi, poco ai nostri conformi, ristrette com' ei dice da' voleri, da' piaei
ed
vaghissimo di piacere
ceri, da'
comandamenti
,
de' padri
delle
ma-
iS^Sy che
za, e vicini alla morte , ne furono pi e pi , li quali dei loro amici, chi uno, e chi due, e chi pi ne chiam, Vienne tale e tale , e che morirono secondo l'ordine nel
SECONDO
delle loro
77
sedendosi,
camere
e quasi oziose
Vi accumul
diletta, e
infatti tutto ci
le
che
ri-
crea
commuove. E
vicende di
oltre loro
afflitti,
speranza ne uscirono a lieto fine; e quelle di coloro, che cosa molto desiderata con industria
acquistarono, o
la
perduta ricuperarono.
Ei
e sventurati
lieto
si
fi-
accidenti
loro
amori condussero a
di
ne
leggiadri motti
chi tentato
ri-
con pronta
pericolo, o scorno.
Nel
folto
numero, non
ai mariti,
poche
tri;
beffe
dalle
femmine
fatte
non poche
traendo
detti
privata,
modi
delle
antecedenti
si
vicini, in cui
,
meglio
ravvisa
uomo
di queir et
i
che
negli storici
contemporanei anco
pi gra-
78
vi.
LIBRO
per rendere quanto dilettevole
utile
,
altret-
tanto
questo
sublime
lavoro
e darli
cima di chi liberalmente, ovvero magnificamente alcuna cosa operasse, e in quella porge magnanimi esempi delle pi
virtudi
.
ammirande
,
Ineff'etto
quale pi
generoso
pi
Spagna
Quan-
to rara dell'Abate di
Clign la
gratitudi-
ne, e
costanza,
?
la
continenza di
Gentile dei
Carisendi
Ove
virtuosamente rinunci
un
Monforte;
frenare
Che
se
alcuna volta
ei di'
pinse,
come porge
mo-
derato e corretto nella novella di Tito Quinzio Fulvo, e di Gisippo? Qual raro,
ammi-
amore
ciproci
sacrificj
Dona
SECONDO
E che diremo
79
deir amico ramata, questi la vita! Quale stimolo al bene operare, che vedesi largamente, ed inaspettatamente rimunerato nella novella
del Saladino
!
della rassegna-
zione, della costanza, della celeste mansuetudine di Griselda, che con intrepido, e forte
petto affront
pi duri,
pi disumani ciil
menti
istoria
cantore di
traslatarla
Laura,
in latino (a)
interrotte
con
pi vive
e poetiche dipin-
V. Questo
libro
ha
inoltre
un tessuto soltanto o di
fole.
risibili,
Ma, come
il
pregio di essa
(a)
(Z>)
Pet. Op.
Ed. Bas.
voi.
p. 641
il
Decam. Vedi
Illus, ir.
So
LIBRO
allora
land, e ridendo di dissipare la folta nebbia delle volgari opinioni, che, di giudizio sce-
me, erano
generalmente disseminate.
la
fama
ad an-
noverare
il
Decamerone
quel libro
mose.
Ma
ir
in se racchiude altro
pregio, non
sere cio
meno
veduta
la
luce
dopo
il
si
prefig-
stile
minosissimi, a che
suo lavoro
fatta d'
,
gli
die agio
si
genere del
narra ogni
i
ove
come
detto
pi umili personaggi e
sua
pi gravi, di cui la
le
penna
le
sa
adattatamente imitare
i
narracui di-
zioni,
perorazioni,
felice e
dialoghi
di
pinge con
e gli atti
ti, e le
,
verace pennello, e
,
volti,
modi
e gli usi
pensameni
affezioni.
Flessibile, e industrioso
'tutte colpisce le
traslati.
voci proprie, e
pi felici
Quanto limato,
,
cose umili
tanto
le
grandiose,
coli'
eccellenti
la
pomposamente
magnifica
,
riveste
eloquenza
pi
la
SECONDO
sa, senza gonfiezza
,
81
pi
ne inciampo, ne contorli
sione, n voce
tersi vocaboli
che
risulta dalla
d'
uno spontaneo
atti-
cismo inimitabile;
col pi
la stringe col
;
pi variato,
sonoro andamento
,
ed avendo tanta
arte
adoperata
sa
Acuto, e sagace
istorico, tutto
talvolta aspro
addolorasi
ride
pian-
le
umane
(l)
affezioni (i).
caccio fosse
dalla
ma
lunghe meditazioni, e
.
di laborioso
gli animali
esprimono
Come muviv
favella. Con la
le
contraggonsi le amicizie
si
encomiano
si
redarguiscono
vizj
So.
LIBRO
Non
il
VII.
tra
che, disse
sommo
modello del
non tra i vincolati e stretti da regia dominazione suol ma della germogliare la brama di perorare
perfetto oratore:
non
guerrieri:
pace compagna, socia del riposo e quasi alunna di ben costituita citt l'eloquenza. Fra
,
per difetto di
tal
difficile
accoppiamento di
,
sconosciuto
gV in,
di loquela
uno
pochi
te,
or gravi e sentenziose
com-
poste di suoni
Qual imcon-
lieto e
non infiammerai di gloria ? Quale prostrato ne* bagordi non ridurrai alla frugalit Reputo adunque, e colV animo e collo studio, doversi ogni uomo ingegnare di farsi eloquente , se non
vile e torpido
Qual
da
ratore
( De
SECONDO
Un modello
83
Atedi queir
ne
Roma andarono
la
tanto fastose
sapienza,
la
dizione quasi
i
pi ce-
lebri, la
il
gesto dei
sommi
minor peso
la
pi
Non pu dunque
non concessa ai eloquente non
Boccaccio
,
nell'
oratoria
scrittore
moderni
ma come
a quegli inferiore.
Che
anzi a gloria
somma
che
la
Grecia stu-
ogni
altra
invenzione perfezion, e
gli
Ome-
che incominciarono
De-
mosteni
cedesse in
Roma
il
perfezionamento dell'eloi
ed a'TulIj, quantunque
i
Romani
scrittori
84
dell'
LIBRO
i
modelli
Il
diatamente
senza
novello
al
dell'
italiana
poesia,
volgare,
soccorso
alcun
modello
e
pratic
abbondanza,
di tutti
i
con
numero,
condirla
fiori dell'
na, che
al
solo
Casa
nel
felice
secolo di
Leone
sguardo
quasi ad uguagliarlo.
agli
Che
si
se
rivolgiamo lo
gli
esteri
vi
tre
veggono
scrit-
secoli, o tre
di lui
.
secoli
la
ri-
mezzo
fiorire
dopo
Talch
conoscente posterit,
non vinto, non essere quasi da veruno agguagliato; non sol per classico proclamollo, ma per supremo legislatore della lingua Vili. Ma infatto di lettere amene, e di arti belle, non solo comparisce colui, che
ogni altro indietro
rarsi
si
lascia
ma
col
matuil
del
senno
crescendo
la
pratica ed
sapere,
ravvolgersi l'ope-
ra talvolta in
argomento all'animo pi confacente, air immaginazion pi gradito, accade che quegli, che ogni altro sopravanz.
SECONDO
giunge perfino a superare se stesso.
85
ci
accadde appunto
novelle
,
al
il
essendo
Decamerone
sol
il
regolo di
am-
s'apparano,
le
ma
ne
,
vi
risplendono
tutte
ancora
bellezze
della statua,
che scolp
lo scultore di Sicio-
come
osserva
co a mio avviso
tori
nell' epistola
direi
quasi, che
le
sue
prose l'et
simboleggiano in cui
nella
le scrisse.
Poco sobrio
fiorito
giovinezza disgradevolmente
maturo giunse al sublime, da cui alcun poco and declinando nella vecchieztalvolta:
molto
belle
come
dei
nostra
favella
tanti
buoni
scritti
pi della
e pi del Filocolo
(a)
86
n L
R o
numero,
oltre
si
Dante, e pi
berinto d'
Amore
voci
za, per
tezza
la sobriet
delle
adeguando
il
libro
delle
giornate.
E
il
sebbene T epistola
al
Priore dei
SS. Apostoli, e pi
Pino, ed
dia
siano
tuttavia a quelle
feriori
.
in-
me
che
La
beni-
gna natura diedegli imaginazion fervidissima , squisiti sensi, sagace ingegno ne' giova:
nili
i
viaggi ebbe
Signoreggiato da vio-
e colta vi apprese
un dialetto breve
costumanze
contraffatte
costumanze sem-
plici, schiette, e
SECONDO
dulate dalla
87
il
Era
popolo Fiod'indole
rentino,
lieta,
come
fullo gi l'Ateniese,
d'ogni altro
merciante.
A vea perci
,
prodotti
tutte le
invenzioni straniere
alla volgar
Ei
poesia
classici scrit-
medit, e
studiolli
mente
e giri, e
modi, e vocaboli.
le vie
si
Ed
non a
Fiorentino
sia
l'
uni-
versale favella.
X.
E'
e libere citt
esservi
ed
il
solle.
Ac-
88
cadde
tuoso
infatti,
LIBRO
che appena diede
alla luce parte soffio dell' invidia.
Gli fu rimproverato,
l'
che
all'et sua
;
non conveniva
che troppo
si
andar dietro
a quelle cose
studiava di pia-
muse
in Parnaso;
o pensare
a pro-
modo
le
il
le
cose da
.
lui
raccontate, che
come
,
ei
porgeva
lavarsi
da
tali
accuse
dedic
proemio della quarta giornata, ove con ingegnosa parit assomigli le sue novelle alla
minuta polvere
rante turbo,
il
,
quale movendola
la
porta in
,
so-
vra
gli alti
la lascia,
non pu,
che
il
lavarsi dall'obietto,
assai
convenien-
(i)
Gli scrisse
il
Petrarca
( Z.
bi
librum ipsum
tuo
tU'
SECONDO
ti
8g>,
{a)
n da
Decameronc
mente morsa l'ipocrisia, la licenza monastica, che anche a que' tempi, che incominciavano a farsi gi scostumati era vizio d'alcuni individui e non degli istituti d' aver scher,
pi sacrosante
d' esservi
amo-
non che accarezzata, ci signoreggia, e trionfa. Ed io, che lo venero e lo amo cotanto, mal mio grado non
posso da
tali
come diremo a
{a)
Conclus.
,
(l) Certo io vii vergogno posso dire con lui ( Vit. di Dant. Oper. Voi. iv. p. 44.) con alcun difetto d^ avere a maculare la fama di cotanto uomo ma il cominciato
:
ordine
delle
cose
in
alcuna parte
fede
lo richiede
per-
in lui
gi.
mi tacotanta
cer
io torr
molta
.
.
mostrate
di lui
medesimo
quanto
tra
scienza
stato in
non solamente
giovani anni.,
ma
ne'
maturi;
,
non
t?
go
LIBRO
,
crebbe V elo-
quenza volgare , e parve seco sepolta, mentre un secolo solamente dopo di lui cominci alquanto
per
le
a risorgere.
Ma
i
perci
la
si
venerazione
spense giam-
e tutti
Fiorentini scrit,
Decamerone
.
come
il
solo
Dalla medita-
Bembo,
della
sofici
1'
Lingua
trattati
filo-
correzione,
la
con esattezza
vella
.
ed
volgare fai
i
Da
i
quello trassero
loro precetti
i
Ci-
nonj,
Buommattei,
e tutti
grammatici pi
della
reputati.
Da
copia
gli
esempj
Accademia
scusare non
Crusca
che commendare
ma
si
pu degnamente
ma
Non
vaio
Il
Petrarca letto
:
il
Decamerone
liberioris
cos escusa-
( Z.
e.)
Si quid
lasciviae
,
occurreret
status
dum
id
,
scriberes ;
et
idioma
ipsa quoque
rerum levitas
.
eorum qui
le'
SECONDO
Giunti unitamente ad alcuni
Fiorentini
s'
gr
i
sino ai d nostri celebratissima , per la compilazione del suo Vocabolario. Gli Aldi, ed
colti
giovani
il
Dedai
di l
monti
e ciascuno re-
Non
era
dato che
all'
et nostra
il
porlo quasi
neli' oblo, e
mordendolo con
li-
tificiosa tessitura, e
riluce (i)
g'
Accademia, che il comune consenso dell'Italia dichiar il supremo tribunal della lingua: tanto ogni freno chiamano servaggio e tanto
,
(i)
Cos
,
si
espresse
intorno
lb.
al
il.
Decamerone
e.
.
il
Sal-
viati
v.
la cui autorit
replica
gua
jfuor solamente in
poche cose , che le moderne orecchie non vogliono udire, imitar dee quanto pu, chi ha cura
di scrivere all' et che verranno
.
ga
Dissero
inutili
i
LIBRO
immensi dell'Accaderavvolgono sulle voci; quasi
lavori
sia
censura, inciampo
impe.
Pro-
di bello e di
la
sublime,
irre-
grave
come
il
cadere, lietamente
ben presente
moda
,
invero
sommi
i
scrittori,
quai snaturati
figli
dimenticati
padri della
infra-
eloquenza volgare a quelli in niun modo feriori, in essa cercarono e modi, egiri, e
si,
che traslatate nella volgare loquela, l'hanno avvilita, deturpata, e mostruosamente cambiata. Da indi in poi giudicossi povera
per non leggersi negli antichi scrittori, colla
medesima terminazione
vituperare
la
e giacitura
.
le
espres-
Si giunse perfino a
dono
d'allora
gloria,
s'
ignor
SECONDO
con vergogna. E ce opere non pi
sapiente.
tali scritcori
95
lu-
diedero alla
intese
non
non uopo
ove
la
ma
ne' fortunati
commoderna
onde non
lin-
vada spenta
la
pi bella fra
in
le
moderne
mento
gliarle.
Apprendano
gli
,
stile
sono poco
scrittori
e tosto dimenticate
che molti
solo
molti secoli
ammirati.
XIV.
Ma
tempo
omai di ricondurre
plare
il
il
leggitore a contemaltre
Boccaccio nelle
vicende della
ven-
sua vita.
Lo abbiamo
del
leva Lodovico re
g^
LIBRO
ma dagli Ungheri,
come un
.
nigratodagr Italiani,
so
a giu-
re bellico-
avveduto
e di
paese ineffetto
e v' in-
Questo re
afforzato
ei
che
rendono dubbio
consiglio, scompigliata la
gli
eserciti. Indi
Taresistenza, abbanLuigi
colla
donato dagli
varsi
.
altri
reali,
dov
in
fuga sal;
Giovanna fugg
Provenza
e Luigi
Fioren-
(i)
Italia tutta
ma
il
quanto istorico assai moderno passa per essere il migliore dell' Ungheria dice, che questo Lodovico, detto
,
il
grande, prese
in Italia granJ'
amor per
le lettere,
,
reame
allora incolto
e che fu
,
primo a fondarvi pubbliche scuole nel l364 e 1' universit di Cinque Chiese , che vi si sostenne sino alla sfortunata battaglia di Mohacz , che sottopose 1' Ungheria al giogo Ottomanno ( Palm. Hiat. Ungar. T il.
.
p. 90.
SECONDO
sci
il
95
La-f
suo nemico,
quale
il
mand
Quella
odio
,
Ungheria
per essere
gli
altri
reali.
d'
morte
gli
duca stato ucciso dal soldatesco furore, e non dalla spada della giudi biasimo
il
stizia
XV. Era
quista
,
il
re giovane ancora
la
ed inesperusarvi
precaria concoli'
asprezza di modi
possesso, e col
(2):
vinti con
si
gravosissime tasse
che
brama
(i) Il
di riaver la regina
tanto pi che
il
neir Eglog.
.
qua placido Florentia defluit Arno , , Nani priscam tu saepe fidem cantare solebas
Foriere
Florigenum
(2) Il
dum
meorum
( /.
Boccaccio
Ungheria
:
e.) seb-
bene
si
decerpit
veliera tondit
pejora nequit
g6
LIBRO
dell'
Unghero
in
Provenza.
Avea
essa tratto
e
sommo
dimora col,
con amabilit
modi, con
gnone
al
Pontefice ottenne
e
la
benevolenza di
quella corte,
perci
la
a tor-
suo
vicario
Corrado Lupo,
sioni maggiori
il
interamente alienossi
baro-
ni
di
che
profitt
alla
devozione
della regina
per
assoldare
quanto
la sua
Castelli di
Napori-
pacificamente
Boccaccio ed
SECONDO
degli
infortuni
il
97
di lei
e di quella popolosa
circa. E'
che
ci
.
pi
la
mit di quel regno nell'egloga quarta e quinta, e nella sesta del suo giubbilo per la tor-
XVIL La
copo suo
defunto,
la-
1350
prima volta
nel trasferirsi in
bileo. Ivi
Roma,
in
non
lo
sede
la
cacciata
del padre
suo, per
si
(r)
Il
il
1843.
Illus. 2.).
dunque che nell'anno seguente nascesse il fanciullo che perci alla morte del padre doveva avere cinque in sei. anni Fssendo premorta Bice dei Bosticchi madre di Iacopo, al marito, reputo che quella morte e la tenera et. del fanciullo determinasse il
supporsi
,
.
Pu
figlio
Giovanni
>
g8
di quella
LIBRO
la citt,
ma che
contro
Nel suo
Fio-
illustri
Strada, con
Giovanni
e
dall' Incisa,
con
Lapo da Castiglionchio,
principalmente col
nostro Boccaccio. Colse Giovanni l'opportunit del suo passaggio per stringere seco lui
solida dimestichezza.
tal
uopo
si
.
fece pre-
E fattosi ad
,
ove
strin-
Nell'epistola
del Boccaccio
a Franceschno
da
qxiadraginta
altrove
di quarant' anni
che tenevalo in altissima stima ; imperocch sebbene il Boccaccio assistesse all' esame del Petrarca , fatto dal re Roberto, noi conobbe allora il poeta, e per la prima volta lo vide in Firenze nel l35o come il Petrarca istesso r afferma ( Fam. l. XII. ep. XII. ed. Crisp. )
.
Unum
me
,
illiid oblivisci
numquam
pOssirn
quod
,
tu olim
Italiae
medio
,
iter
festinantius
solis
agentem
,
jam
sac"
viente
bruma
non
affectibus
qui
quasi quidam
y
nondum nisi hominis desiderio praevenisti, praemisso haud ignobili cannine Atque ita prius ingenii max
.
mihi, qtiem
dipoi,
.
rammenta
SECONDO
de' pili avventurosi al
99
propagamento
della rila
nascente letteratura
Fu
il
il
Petrarca
guida
valevole sosteni.
alti
concepimenti
pi
In appresso
utili
s'occup di studj
lettere
;
gravi, e pi
alle
ob-
La cordiale,
fu in ogni et
laudata,
ma bea
in
cui l'invidia,
site
cui l'orgoglio,
come para-
ce, farsi pi
pere.
il
Boccaccio
uopo far conoscere cosa ei pensasse del governo della repubblica. Lo avrebbe amato: veggendo la citta pi potente che mai in grandissimi spazj ampliarsi i
fa d'
,
pompa
de'
grandi
e le
vicine citt,
:
ma
la
lOO
vi
LIBRO
,
che
il
filo
de' suoi
fatti:
che
vi si servisse
nona
mille leggi,
,
ma
a tanti
in
sempre
tutte
armi e in guerre, o cittadine o straniere; cose poco conformi all' animo suo (b). Avle
vezzo a meditare
Je virtudi
,
di
in
quegli
additava
,
esempio
Che
meraviglia
la
esclama vasi
di
se
grandezza
il
Roma?
le
Se
non
?
valse
Ivi se
contro di questa
la
poter di
fortuna
diede
spazio
lussureggiare
dell'
.
subitamente
perspicacia
l'ava-
r inavvertenza
uno
colla
E rampognando
la patria
essa la vita
sostanze? Coloro,
,
che prodiganle
pellettili, in
in
banchetti
in
in
ricche sup-
cani,
cavalli, pensino
che
poscia
(a)
Amet. p. l35.
(b)
Fiam.
l.
2.
SECONDO
per noi
;
lOl
la
ma
minor
cura (a).
XX.
desideroso di correggere, di emendare la citt. De' passati falli di essa, quello che
mag-
giormente dolevagli
mostrata verso Dante
te aveva
.
era
l'
ingratitudine di-
amata
la
le
cittadine discordie
che
con ogni sollecitudine vi cre la tranquillit: che gagliardamente combatt per lei che amministrolla con puro animo, ed integerrimo:
:
Dante
guiderdone
.
bando confiscazione odio implacabile Esule non meno illustre, che cittadino, fu di Parigi
,
la
meraviglia
gli
ravangli
tria.
Commedia mostr
rozze ed incolte
,
all'Europa, come
le favelle
richiam nella
(a) Cas.
v'ir.
Illus. p.
XLIX.
>
101
Italia le
LIBRO
muse, che per
tanti secoli
ne erano
state sbandite
XXI. Tanta grandezza di lui, n lo spazio di mezzo secolo, non avevano spento lo sdegno de' Fiorentini; o se era spento quell'odio antico, non aveva dato Firenze verun manifesto segno di pentimento. Acceso di generoso risentimento il Boccaccio esclam. Ohi
ingrata patria, deh non
t^
alquanto ragionare
mi fa
dire
co-
me
d*
uomo
che
piglierai
Di
tu
,
splendente? Glorierati tu
de' tuoi artefici} Glorierati
tu della vilt
li
,
deW ignavia
di coloro
li
qua-
vogliono dentro di
ottenere
,
del principato
sempre
per
le
sono famose
che
E e O N D O
lo3
sola, quasi
i
Tu
,
Canimilli ,
toni
,
Pubblj
y
Torquaci
Fabrizj
Ca-
Fabj
ti
le
,
loro magnifi-
che opere
facessero
famosa
in
e in te
fossero
.
il
Morto
che
,
tuo
Dante Alighieri
queW
esilio,
gli
la
ma-
Se V
ire
,
cessano per la
e
morte
non
pi matrigna: concedi
quale tu rifiutasti
tadinanza,
il
tuo seno,
e la
il
mondo creda
es-
famosa Troja ,
e figliuola di
Ro-
ma:
seria
certo
ma
credono
fecion
,
primo Scipione da
la
104
LIBRO
-j
presupposto tu non
togli a te
medesima
con questa frizione parte del biasimo per addietro acquistato (a)
.
le
sue tenui
torti, e
le
,
trascorsi, tess la
cio
vita,
taccia di
della
,
amori
Dante
vera
le,
e respirante
pretendono, simboleggiasse o
.
fede, o la
in
Cader pi
dell'
accon-
accusato
debba
penna trascinata da
trasse
talvolta in di-
Dant. p. 25.
(l) Il
Caddi
De
'scriptoribus
non Eccles.
scusa
il
SECONDO
straniera, e
ta
.
lo5
fola narral'
Ma
apostrofe
ai Fiorentini: l'opera,
ma
encomiato da un tanto
Italiana
'ai
contemporaneo,
della
al
letteratura
,
lodator
che
lodato.
XXIV. Nel
sottrarsi dal
settentrione dell'Italia,
dalle citt
,
dopo
o per
popolare
il
mantenere
di
vi
nobilt,
diverse
fortunate o pofavorire, di
al
colore
difendere
il
popolo, vi s'inalzarono
prin-
nella bitutti
politica
dell' Italia,
ma
quasi
abbastanza per
mantenervi
malgrado
Boccaccio
et
cum hanc
scripserit junior
ut mihi ajjirma'
,
vit optimtis
Boccaccii
,
,
Dantis studionssimtis
Benedictus de Buonmatteis
lo6
il
R O
,
pi
potenti erano
l'ordinarie
vicende di quell' et
al
passarono
dominio colla conquista d'Asti, di Tortona, e di alcune altre citt. Morto Luchino, gli succede il fratello Giovanni, che, quantunque arcivescovo di Milano, fu
pliarne
il
Non
fuv-
ad an-
di
scaltrissi-
mo
usurpatore.
i
Sapeva or
,
blandire, or di-
videre
potenti
ed or
far
mostra
i
di
;
non
cor-
trattaci
i
rompere
a'
e coli'
:
oro
farsi
devoti
consiglieri
de'suoi nimici
con
rigidit rendersi
temuto
pronto
sapeva
tenere accesa
la
speranza,
1'
ammi-
SECONDO
XXV. Dopo
poli, cessato
tati d'Italia,
il
107
reame
fra'
g'
infortuni del
di
Na- 1350
ri-
poten-
si
cevere
il
giogo
la
Arcivescovo
il
Crebbe
quali
questo, per
da' Peppoli
compra che
citta di
Visconti fece
,
della
Bologna
Fiorenti-
temuto Ardi
ordinario
al
temperamento
per
de' deboli
spedire
Pontefice
,
invocarlo contro
r usurpatore
scambievolmente
e la libert
gli
.
la
conservazione degli
della lega
stati
per trattare
con
,
OrdelatH,
come
cacci in
Romagna
(i).
(l)
Ammirai.
.
Ist.
p. 5i8. V. I.
Egli
am
v.
e fu
amato
nel
da* Ravennati
Il
Petrarca
(Sen. Uh.
,
ep.
I.)
,
che ornava Pavia soggiunge tuis olim,ut fama est,ereptam Ravennatibtis La sua amicizia per Francesco degli Ordelaffi appariparlargli della statua equestre
:
cum summe
lo8
LIBRO
I
XXVL
tavano
'
non
rallen-
co tempo
studio,
promuovere
le lettere
Vol-
lero perci
esempio
di Pisa
fondare uno
subito
dopo
di
rallentata la mortalit,
ove
le
di teologia,
si
leggesse
Sperarono in
in
guisa
di
condurre gente
Firenze, e di dilatare in
(a)
.
fama ed onor
gazione
la
citt
Dopo
il
la sua le-
restituitosi
in patria
Boccaccio,
dalla tan-
opportunit, onde
si
lavasse
Firenze
macchia non
to proscritto travers la
.
lieve di
Erasi doluto
poeta, mentre
Toscana , che fatto avesse Arezzo pi per uno straniero, di quello che per un
cittadino Firenze. Quegli ottimi Fiorentini,
e caldi amici di lui
rappresentarono
al
sena-
to,
Petrarca.
in-
Persuaso
il
senato,
vitarlo a tal
oltre al lasciare
(a)
che
Matt.
Vili. lib.
,
e.
,
8.
sylvas colerei
et
nemora
Faunum
(Mann.
p. 57.
SECONDO
blico erario di ricomprare
suoi
il
109
Spiegherebbe, dopo averlo molto lodato, significarongli, aver risoluto a spese del pub-
patrimonio dei
dono,
ma non
le
se tu consideri le leggi
il
costumanze nostre; ed
Boccaccio, quasi
in
remunerazione, fu dato
al
r incarico di recare
questo decreto.
Petrarca
in
Padova
vi
si
trattenne,
il
ci
Petrarca
pel
nuovo
geniali studi
che intanto
mae-
Che
sul decli-
primavera
alti
nascente
e quivi
loro
ri-
tutte
essi la
dicea
il
Petrarca
(a)
9.
n.
14. p.
II
JIO
pudore
le
LIBRO
:
come ne
il
distrusse
il
passate onorificenze ,
!
potere
,
e lo
//
Pontefice
l'
cui e
abbandona
tra-
per abitare
cui si debbe
le
il
governarla temporalmente
,
scura
sebben prostrata
il
di vendicarne le onte.
Intanto
del sacerdozio,
impugna
e
le
armi ,
ragunato
P
e i
bagnata
colli
e V Insubria
monti Liguri
Boccaccio, odiando
(a)
il
E^ dato ad ogni
il
magnanimo
compianger
il
la patria,
desiderare di gio-
varle,
consigliarla talvolta;
a pochissimi
piaghe, ebbero
il
Grata fu
la
missione ad ambedue
Firenze
il
gli
amici
Si restitu in
Boccaccio, latore di
di
SECONDO
ai voti della
111
Ma
ri-
poco dopo
vedere
to, scrisse
il
la sua
al
presso
ni,
il
senato, e color
rifiuto
con ragio-
che lasciavano trasparircela sua naturale incostanza, o il non ben riconciliato animo
per Firenze
(/>).
XXVIII. Sinch del possesso di Bologna [351 non fu sicuro il Visconti, simul amicizia
pe' Fiorentini, e
scondere
Assicuratasi la
muo-
FiorenVisconti
Oleggio, perch
fossesi
il
tanto
inopinatamente dichiarato
contro di
E. Var.
5.
112
c
le
LIBRO
al
cittadinesche discordie,
gli
quale
uopo
voleva, che
sottoponessero
la citt.
L'Oleg-
ei
si
fosse inoltrato,
divenivane agevolmente padrone XXIX. Non avendo potuto insignorirsej^r2 ne corse la Toscana assedi molte castel,
,
la,
rub
i
le
terre,
danneggi
contadi. Spe-
dirono
mana
in
la le-
Ma non sperando vano contro il Visconti pronto valevole appoggio nel solo Pontefice, pensarono di far venire in Italia qual.
che potente principe, per metterlo contro Milano, e questi fu Lodovico di Baviera
marchese
caccio,
di
Brandeburgo,
Perci a
lui
figlio
del
Bavaro
il
imperatore.
il
spedirono
Boc-
se quel principe
co' Fio-
rentini
invi
loro
Diapoldo
di
Cazanstaspieg tan-
Perugia,
con
rin-
Amm.
il
V.
i.
p. 537. Il
Mehus
p.
ccLxyii.
ri-
porta
principio
della credenziale
del
Boccaccio
al
SECONDO
XXX. A
i
i
ll3
que' tempi erano mal pagate, mal 1453 composte le armate, inesperti generali, diffidenti
facili a farsi
duca
di
Decchi
il
il
quale torin
tal ca-
i37.).Il
Mehus
Lo"
d ancora
il
Romano perch
nacque in Roma nel 1828. E dopo la morte del padre Lodovico, successe per rinuncia al fratello nel Margraviato di Brandeburgo nel 1049. Fu sollevato all'elettorato nel I061. Risedendo nel paese di Brandeburgo^ da credere che traversasse il Boccaccio Allora tutta la Germania per recarsi alla sua corte probabilmente pass da Praga e vi conobbe l' imperatore Carlo IV. di Lussemburgo Dice infatti nell' epiIo mi ricordo spesse stola al Priore de' SS. Apostoli ed al Sommo Pontevolte e molto pii agevolmente ed a molti principi del mondo fice e a Carlo Cesare aver avuta V entrata e copia di parlare Ch' egli cono. . .
scesse
perfettamente
la
Boemia apparisce
dall' eglo-
ga
V.
.
ove fa dire
/,
all'
ride
decus arctoum
allu-
dendo Boemi
e tedesca
Ci rende probabile
(
la
nale di Buglione
intitolata
Aprile IJI^ p. 36 1
Bohemia et Moravia cidtae a Stanislao Wejdree. Prqga I^'^S. , che il Boccaccio fu nominato professore di matematiche in Praga da Carlo iv. , posto che certo ei non accett
Historia
Matheseos ,
in
11/j.
LIBRO
le
e disfarsi
fosse
il
Visconti
in
Italia.
di
travaglio,
ad accendere non poco d'odio, e di diffidenza fra due governi, odio che non spense la pace in Sarzana fermata
tini
,
da' Fioren-
colle
adiacenti
repubbliche per
l'una
1353
il
di quella
guerra erasi
Petrarca trattenuto in
Valchiusa, e voil
Italia, visit
Visconti
scaltri,
il
servigj
Gli amici
si
di
udirono con
meraviglia, ch'ei
Boccaccio in
arross
Ravenna (i),
Amm.
p.
552.
Pet p. 106.
visitare
il
Andava a
Signore di
Ravenna,
per
SECONDO
per r amico, per T onor delle
ei desse
il
Jj5
lettere,
che
con
gli
atti
divulgati precetti
presa la
gli
scris-
La
re-
silenziose
l^
indigna-
nasconde
il
nome
dimenticar la sua
dignit
tenuti
colloquj
V Arciveli-
scovo
il
la
solitudine, e la
;
ed ha potuto
mu'
se} (i)
chi
se Sil^
Visconti
si
,
fatto amico
l''
si
audacia,
la su-
perbia
chevolmente
Come
il
ottenne
il
Pontefice,
Imperatore
?
il
Dirai for-
zinne
Pridie quidem
,
llij
Vdus
intravi
lulii,
forte
Ravennani
,
urbem petebam
ferebat
(l)
v'isitaturus civ'itats
prncipem
et ut
3.
)
iter
Livii
Forum
Credenda sunt omnia: putassem quippe prius dammas subegisse tigres aut agnos lupos fugasse quam adversum. ^ententiam suam. egisse Silvanum ( Ep. cit. )
, ,
.
Il6
sere stato
il
LIBRO
mosso da sdegno per
y
es-
ritolsero ?
Non
cedere:
ma
tolga
il
si
l'
la
pa-
Ne
ti
giova
opporre
facesti
che, se
commosso
inimico
da giusto sdegno
ti
amico
dell'
perci lo spingesti
il
a muoil
braccio, o
consiglio prestasti.
Ma
,
ralle-
prigionie
le
morti
le
La devo-
zione del Boccaccio per un tanto personaggio, non trae vaio a bassa adulazione, ad ap-
provazione
zio (i).
servile,
vergognoso silen-
(l)
trarca
affare scabroso
il
Boc.
caccio
mut
di cui vi favella
come amator
delle sel-
Apostoli
Pros.
Ant.
ed in quella diretta a Franceschino da Brossano scritta in morte di lui { Mehus p. cciii ) Chiam Amarilli
,
Italia
Pane
il
Pontefice
Dafni
l'
Imperatore
come
SECONDO
XXXII. Se non
die
il
117
ai servigi del
Petrarca un esem-
posto
lodevolissimo di
accogliere le forti
morampogne
essergli
la
Rispose
pensiero, che
davasi
per
sua
li-
ma
li-
bero sempre, ancor quando parca legato a durissimo giogo Che sperava non apprendere a servire nella vecchiezza, avendo sino allora goduto di liberta, ma servendo, non sapere, cui fosse pi molesto il servire, o ad un solo come esso o come il Boccaccio ad un popolo di tiranni (i) E quello, che
.
p. 5p. )
lo chiama ancora nell'egloga settima ( Mann, Egone T Arcivescovo Peneia Dafne probabilmente Francesca figlia del Petrarca Simonide il Priore dei SS. Apostoli Argo Roberto re di Napoli, come chiamalo in molte altre sue opere L' epistola porta la data d'Agosto e rilevasi che fu scritta nel l353. perch dice:
appunto
:
credo
memineris , praeceptor optime , quod nondum annus elapsus, post<juam senatus nostri nuntius Patavium. a te veni
tertius
.
(l)
Vide
il
i
il
Pe-
trarca presso
come
Petrarca
anibiguum
,
Mesi-
Il8
in animi
LIBRO
meno
benfatti
a ristringerne pi
virtuosi nodi.
1354
li
venuta in
che
lo
determina-
vano
guerra contro
Visconti
ulti-
mamente
ta di
distesoli suo
I
Genova.
calata di Carlo
IV,
come
l'intendesse
il
spedirono
il
derio nella citt di andare unita alle sue volont Portava poi V istruzione , che, se interpel.
ta dell'imperatore pensassero
les
ita
.
Fiorentini, di
'.-
dum
nihil dicis
plura dicis
quam
si
multa
dixisses
La
sia
che fuor
di
il
luogo
ei
la collo-
rampognava
il
Boccaccio
ovvero
epistola rispondesse
ad un nuovo
dall'
rimprovero fattogli
su questo proposito
amico
SECONDO
non saperlo affermasse
i
119
il
(a).
Costernava per
Fiorentini, e
le altre
Italiane repubbliche
ri-
XXXIV. Giunto
ronare in
Carlo in
Italia, si
fece co-
zione
Di
l si
trasfer in Pisa
per passare in
Ivi giun-
Roma
a pi solenne
coronamento.
sero gl'imbasciatori
di Firenze, e l'oratore
con s poca reverenza parl a Cesare, credendo forse apparire di schivare atto di vassallaggio che contro la citta l' animo di lui esa,
cerb.
riosi
Da ambe le parlari, ma i
loquaci e
1'
poco
bellicosi
Fiorentini
terminarono
ansiet data
loro
che fa manifeste le pretensioni che do aveva allora l'impero sulle citta dell'Italia. I termini dell'accordo furono, che Cesare
,
,
annullerebbe
le
condannagioni
contro
i
pronunciate
contro Firenze, e
signori, alleati
(a)
Mehus
p. CCLXVII.
120
de' Fiorentini
.
LIBRO
Che
reggerebbesi
la citt
a se-
leggi municipali,
delle
nuove. Che
,
ed
il
Gonfaloniere
che
Fidi
A
gli
condizione, che
sindaci
di
renze
ubbidienza: che
obbligazioni
antecessori,
pei^
,
gli
accordi
di
gli
pagassero per
citt,
terre, e
cento mila fiorini d'oro, e quattro mila annuali a titolo di censo (a).
Veggendo
poca
il
Bocfra
caccio
terminarsi
,
quelle
contestazioni
gloria
la
Cesare
loro
,
Fiorentini
con
di
lo-
in
quacit, e
iattanze,
non rendute
.
efficaci
da
atti
magnanimi
e valorosi (i)
(a)
(l)
Matt.
Vili.
l.
IV. e.
lS.
fa
inter-
imperatore e Firen/e
[Mann.
I
,
p. Sp.
).
decus arctoum
tittdos
il
Nos
In tutto
vacuos
et letitos
novimus arcos.
il
componimento
trasparisce l'ironia, e
di-
SECONDO
XXXV.
121
Quantunque oltrepassato avesse il 1355 quarantesimo anno, e che gli biancheggiassero le tempie: quantunque studiosissimo di
ogni pi grave
disciplina:
quantunque
della
trat-
repubblica
le
pas-
tanto pi
agevole
il
parer
grande
ad
sa
altrui,
come
la
bellissima e virtuo.
gli
nasce
il
prurito di vagheggiarla
Di-
convenevole dignit,
s'accende veggendola.
e la
in lei, e viepi
assai
lo
blandisce
finche non
di lui
;
si
svela
e discuopertolo fivoleggia
colle altre
lo
deride
col viso
alla sua
che avevano g' Italiani per le nazioni transalpine che reputavano barbare. Neil' egloga ix. intitolata Lipis chiama il Fiorentino Batraco e gli fa dire
,
,
:
Pottiit sors
invida
mundo
.
Mann.
I.
e.
mato
essere
il
i
.
come
le
rane loquacissimi
dissimi
122
lesse
LIBRO
lei,
,
vagheggiar,
burlasi di lui
vago
e della lettera
in cui erasi
la
XXXVI.
dovesse
ei della
ragione
gio, col
inappuntabile
Ma
se
vincer
seppe r amore
oltre
modo
fama, vincerlo sdegno, la vendetta non seppe. Nel suo ceco furore, s'appiglia all' arme
dello scrittore.
Impugna
la
pungente invettiva,
che abbia
e contro
la
il
difensore,
campione.
Intitol questa invettiva
fnse
XXXVII.
rinto
d'Amore, perch
gli
estremaud
chia-
spirito
coloro,
come
lui
titol quello
scritto
anche
il
Corbaccio, in
SECONDO
tendendo
significare
123
la
con
tal
vocabolo
fem-
mina, ch'egli am. Lo spirito a sanarlo die cio opera con antidoti totalmente terreni
;
tutti
enumerando
i
gli artificj
le
debolezze,
difetti,
vlzj
meta
dell'
uman genere. E
donna
,
par-
tutte le pi celate
lei gli
macchie
scuopre
losa
, ,
di-
ritrosa,
ambiziosa,
invidiosa,
,
acciciar-
XXX Vili.
Restituitosi
d' Italia
in
Alema- 1359
gna l'Imperatore, d'alcun tempo di calma avrebbe goduto Firenze, se non fosse stata travagliata da quella pestifera associazione detta la Gran Compagna, grave e nuovo flagello dell' Italia in quell'et (i). Gli Angioini
Cesari, ed
Ponteuso
i
la
guerra.
in quell'et
non essendo
,
in
licenziavano
adolescenza
Petrarca
dice della
sua
Sen.
Ep. 2.) Kara bella Inter regna, vel populos : eie finibus aut de injurus gerebantiir , sncietas cantra omn^
X.
,
jfeius
humanum
124
liani sotto
i
LIBRO
loro capitani, gente vile e mersi
cenaria,
univano: e sotto
i
le
loro bandiere
ispi-
predavano, taglieggiavano
comuni, cui
la
soldatesca licen-
ra-
il
guerra,
e oro, e vettovaglie
nascosamente dalle gelosie, e dagli odi dei potentati d'Italia, che non spengeva la pace.
villani di
Toscana
die-
rono un esempio, da fare arrossire i governanti della repubblica, mentre irritati dalle
estorsioni di quella
in luogo stretto, la
te
il
Conte Land,
avrebbero
se
gli
la
sua gente
totalmente distrutta
Oratori di Firen,
Conte
colti
da ver-
gognoso timore
die
di ulteriore vendetta,
le
,
non avesarmi. Ci
campo
di riunirsi
il
d'ingrossarsi di
nuovo ^
e dimenticato
ricc-
SECONDO
125
la
re-
paura,
Fiorentini s'appigliarono
ridurli alla
al
tempera.
mento
di
tal
con pronta
Toscana
(a).
XXXIX. Fu
quiete
la
Campagna
di travaglio ai
ma godeva
di
Il
promuovere le lettere, che di giorno in giorno maggiormente egli amava. Erano i modi d'istruzione in quel secolo rari,
e difficili.
il
solo Pe-
eleganza di
stile
mento,
Nelle scienze
da Averroe, e da
la
altri
commentatori, erano
si
applicavano
canonico, e civile, o
(a) Am/Ji.
t.
2 p. 58p. e seg.
12
l'G
alla
LIBRO
ma
per far mostra d'acutezza
in disputare di voci
,
,
medicina:
s'
d'
ingegno
impacciavano
incom-
prensibili
che ab-
bandona
la
in arduo, e tortuoso
sentiero: e ci per
ir
tace l'orgoglio
romanzi,
le
merce abbandonata
al
volgare, e
Il
Boc-
ca
e tutte quelle
si
celebri della
Grecia e del
si
Lazio, che
patria a
pot procacciare,
il
volse in
diifonderne
,
ma
di
tutto
l'umano
scibile le ascose
miniere.
ne' suoi viaggi
(i) Il
Villani
da
Strada di tessere un
poema
,
eroico
in laude
il
del pri-
mo
Affricano
ma
S.
Petrarca avea
il
Zanobi ne depose
xill. )
.
pen-
Mor. di
SECONDO
ne raccolse.
no, che
il
127
Ma
avveratosi
il
vaticinio pater-
suo
amore per
le
la
poesia condotto
avrebbelo a povert; e
non
permettendogli di comprarli
scrisse tal
ei
stesso tra-
numero
d'istorici, d'oratori, e di
vita,
avrebbe meraviglia
non solo
(1)
te
che
Narra Benvenuto da Imola, nel commento a Danprecettore Boccaccio avevali racconil suo
aver
.
tato di
visitato
il
monastero
di
celebre
la
di
Monte
,
Casino
E che desideroso
di
vederne
,
biblioteca
essendo
natura
soavissima
richiese
umilmente
senza
che
fossegli
aperta,
ma
che
trovolla
porta,
di
polverosa,
con
molti
codici
mutilati.
Pieno
commiserazione, che
e richiese
andassero
ingegni
perdute opere
,
anti,
usc
,
lacrimando
un
monaco
guasti
que' manoscritti
,
fossero
ci ac-
cadere
quattro
per lucrare
o cinque soldi
raschiavano le cartapecore
,
o studioso
a coni'
(2)
QuiLin libros
et histo-
cp.dcrjidd
11^
alla
LIBRO
di
leggerli e di
spogliarli,
gli
ma
ancora
di que' tesori
pot con
principal-
amici esserne
liberale. Fullo
come abbiam
rife-
Conferma
da
lo
stesalo
Lionardo Aretino. Ci
noto
come
.
a suo luogo
Il
riferiremo
alcuni
tuttora ne
rimangono
Mehus
rammenta un
da
testo a
(
lui trascritto
p.
Medicea un Terenzio
rigina la
.
Plut.
La Pa-
Divina Commedia, della qual copia torneremo a parlare La Vaticana il trattato della Consolazione di Boezio , colla seguente annotazione di Bernardo
Bembo
simns
ti
,
.
(
,
)
,
rentnus
doctrlna clariis
Flnrtiit
cujtis
,
benivolentia , et consuettidine
,
tuit
qtiem et praeceptorem
.
et
Nascitur in Certaldo
Fiorentino
extitere
,
Hujus opera mannum plurima praeter ea quae ingenio emanarunt Fuit enim
.,
A. D. l3l2.
S. Spiri-
Quae omnia ad unguem mihi nota et explorata sunt. Hunc autem libellum de Consolatione admodum adolescens scripsit ut fama indubia Fiotus
,
rentinorum
tulit
Mihique innotuit
libris
ea collatione chara-
ibidem oratoria fungerer A. D. 14^5. Ber. Sem. Doct. Me. Orat. In fine
,
acta
dum
SECONDO
mente
di sua
129
mano
trattati di
Cicerone e di Varrone
N meno
Vescovo di
non mi- 1359
Ippona
salmi
li
fece
dono
(e)
XLl.
Boccaccio reputava
ritrarre
un
tal
trattennero in-
sieme
con reciproca
utilit, e
il
soddisfazione
dall'
d'ambedue
(a)
{b)
(i). Ritrasse
xyii.
Boccaccio
(e)
am-
Var. Ep.
Pam.
opera
,
lib.
xviii.
Ep.
del
4.
Ibid.
,
Ep.
3.
dell'
di
mano
,
Boccaccio
leggonsi
questi
versi
Flore correctus
vertis
.
de falso refectus ,
.
Qnod defult adest Qtiod superabat abest Emptor literis ; corredo me potieris Possessor gaude cui lber est sine frande
: ,
(l)
Scrisse
il
Petrarca
Fani.
l.
2o.
Ep.
Par.
.
vi. e
vii.)
partire.
rispose
il
Nelli
{Cod.
n.
veduto 863 1.
no-
Ep. xvin,
Boccaccmm
,
strum snavissimtim
et
,
comi'
tumque
siisse
jUtienta simid
,
cognoveris
ut
animo tuo
quies
,
.,
quam
te in-
dixisti
.
l3o
monizioni
dell'
LIBRO
amico
il
vantaggio
d' inva-
cal-
rono
le
ammonizioni
riflettere,
dussero a
che
dottrina, solo
vero,
ma che
ammirazione negli uomini, che con rispetto, e laude eterna ne rimunerano coloro, che
ne furon
il
gli
ammonizioni dell'amico, se non lo ridussero a un intero trionfo, valsero grandemente ad accendere nel cuor di
Certaldese, che
lui
1*^60
XLII. Volle
Boccaccio rimunerare
il
Pe-
porgerli deli-
sua fama
,
che odiasse
mosso da invidia
(i)
L'egloga
p.
il
XIV.
verte
tutta
su
{Mann.
Boccaccio e
Petrarca:
dell'
:
il
zioni virtuose
amico
di
costumi esclamasi
oculis venit
SECONDO
epistola,
l3l
in estratto,
pu giudicare
Esper fuor
di
dubbio
,
Rispose
il
Boccaccio
accusa
{
che
e
colla
accompagnavano
co' quali
copia
a
della
Divina
tale
Commedia
,
esortavalo
del libro
si
lavarsi da
epistola
p. 445.
)
XII
.
xii.
,
delle fa.m\.a.n
il
Edit. Crispin.
si
Ivi
duole
che
Boccaccio
scusi seco
,
Dante volgare quanto allo stile noEsortalo a perseverar nel bile quanto all' argomento lodarlo, ma con laudi degne di quel poeta Afferma ,
per aver lodato
,
. .
esserli
grata
1'
occasione
che
porgeali
,
di
lavarsi
dalla
malevola
,
invidiosa opinione
divulgata
,
presso
molti
Dante
lo disprezzas-
se, e l'odiasse
d' odio
anzi d' amore essendo quel poeta compagno, nell'infortunio, del padre suo Che anzi ammiravalo, per non averlo distolto dall' infra loro
stato amico, e
esi-
rit
n povert, n le punte ascose dell' odio n capaterna, n amor coniugale. Che se ei per tema
, ,
di
farsi
eloquenza
ed insulsi
, e nelle tache lo laceravano verne conoscevane il valore Che se fosse vissuto a pochi pi caro sarebbe stato il poeta, che a lui, se tanto fossegli piaciuto pe' costumi, quanto pe' talen-
suoi lodatori
,
ne' trivj
Che a Dante per spiacerebbero le lodi di coloro, che ignorano perch lodino perch vituperino Che ad ogni suo potere , lo avrebbe rivendicato dallo stiati.
,
.
iZl
essere stato
il
LIBRO
Petrarca,
come
gli altri
dotti
del secolo,
zio
opi-
chiamassero
sua fama
g'
proprj
studj
Che
io
g'
imputavano
,
d' invidiarlo
come
,
sog-
giunge
potr credersi
che
invidj colui
che
y
con-
sum
gare
in vol,
mia giovent
stile
dolo lui
il
ed
io
creda, che ho la
io
tut-
ei
se altro avesse
perche ne sarei
?
di Virgilio
rauco
Da
;
questi con
Virgilio e
.
5*0
che
pili
regna V invidia
.
ma
so
ancora dieta,
Da
,
che
,
Divina Commedia
di
era
come
ragione del
popolo pi
,
av-
vedutamente ne giudicava de' dotti di quell' et. toltone il nostro Giovanni Lo stesso conferma questi nel Commento di Dante ( Voi. 2. p. 3o6. ), ove dopo aver detto, che il Petrarca distendeva ovunque la sua fama
.
soggiunge
cui
o;i
il
presente nostro
autore. La
stata
luce
del
valore
e jjer alquanto
tempo
nascosa sotto
la caligine del volgare materno , e iticominciato dai grandissimi letterati ad esser desiderato e ad aver caro. Dalla riferita epistola del Petrarca si deduce,
che
il
Boccaccio
contribu
principalmente a disten-
SECONDO
nione
gli
]33
derne
la
si
fama
fra' letterati
Non
meraviglia adun-
que, se
,
aspett un
la
mezzo
secolo
dopo
la
morte
di
Dante ad espor
ed a rendere
Divina Commedia
sua
pubblicamente
divini
alla
Primo
riferita
d'
di Dante {T. 3. p. 514. ), moderazione oltramontana si come con r ordinaria piacque di schernire g' Italiani, per non averne sino allora fttta menzione Ci dest la bile del modesto e moderato Tiraboschi, e gli oppose due obietti per porre in dubbio se vi si ragionava di Dante, ( T. 5. lettera
trattava
/).
459.)
I.
In quest'epistola scrive
,
il
Petrarca. Inse,
ris
ille
nominatlm
fuerit.
hanc
qiiod
tibi.adolescentulo,
primiis sttidiorum
il
dux
prima
fax
Or Dante
dice
.
Ma
(
che effettivamente
all' altro
lo fu
lib.
1. e, xi.
il
Petrarca
Dan
tro, se
non mi pare doversene inferire alnon che, o che ben non fosse ragguagliato dell'epoca del nascimento di Dante, quando scrisse la prima epistola ovvero che non fu in quel punto dalla sua memoria opportunamente soccorso. Abbiamo avdelle senili
, ;
cimo
aver
abba-
proprj
raboschi e, che
che
.
il
Petrarca
gli
scrisse
Dante
in questa
lettera
Ci
l34
LIBRO
.
avveduto il Boccaccio, che prevedeva esser chiuso oggimai il tempio dell' immortalit, agli
scrittori latini
Tornato
in
patria, trascrisse
dunque
violla in
egli stesso la
leggere
versi
armoniosi,
sebbene
il
scritti in
pre-
Affettuosamente pregollo
di
canto
alle sue
gloria e di lui
e dell' estinto
il
poeta
seb-
bene asserisca
libro
mentre
in
gli
rammenta
codice
copiata.
in
un' epistola
posseduta
est,
nel
n. viii
mdcxxxi
221.
qtind
,
da
me
ipsi
eo
miJii
menunum,
ttiae
seti
ad me
in volu'
scriptae sunt,re^
,
gradum figere coactus sum cum numquam habtii, etiam si a te deficiant aliqiiae missae sint ut putas Et eam, qnam de Dante scripse^ ras ad me ; et alias forsan pltires et ad praesens eam^ quam adversus astrologos te scripsisse dicis, numquam
digere coepi. Sed jam
,
recepi
SECONDO
mente
utile
l35
in
per iscrivere
Mi-
(l)
me
.
veduto nella
e
memb.
f.
Dante
poesie
scritto di
mano
,
con un epistola
,
sua in
t/'
verso latino
diretta al Petrarca
.
con la mano
esso
Fui. Urs.
La
lettera latina
,
che
l'
quella che
.
abbiamo data
in
ha
,
intitolazione
illustri
: :
Francisco Petrarsottoscrizione
,
atque
tuus
colla
Ioannes de Certaldo
ed
ivi leggesi
come
fu
pubblicata dal Manni (p. 25. ). Il Ms. ad ogni cantica 1' arme del Petrarca
miniato,
consistente ia
diede
il
in campo azzurro con una stella, come Tommasini nel Petrarca Redivivo (p. 8.).
,
Le note,
Il
di cui parla
Fulvio Orsino
sono
alcune rare
omesse.
In fondo
Ms. nitidissimo
e di bellissima
.
mano
d' altra
tis
mano
si
legge
Dan'
Alagherii de Florentia
Dominicae IncarnatioJiis millesimo trecentesimo de mense Martii sole in Ariete luna nona in Libra Qui discessit in civitate Ravennae, in anno Dominicae Incar nationis l32I die Sanctae Crucis, de mense Septem' bris anima cujus in pace requiescat Amen.
,
,
.
Segue
d' altra
mano
1'
1'
epitaffio
.
di
Autografo
406.
parl
Il
Ubaldini nel
Barberino alla
come pi
l36
lano,
i
LIBRO
colloqui de' due amici,
recarono un
nuovo importante servigio alla letteratura Italiana Era giunto in Venezia Leone Pilato,
.
natio di Calabria;
ma
ei
cuna
dell'Italia la
Grecia
Fu questi disce-
se, ed
al
Boccaccio notissimo,
sia
ch'ei lo
il
Pe-
Leone
in
Padova, ed erasi
Omero, che
poemi del primo pittore delle antiche memorie. Questi avendo parlato del
de' nobilissimi
{a)
Pet. Sen.
3.
.
ep. 6.
Ed
cosa singolare
che essendo
d' Ita-
Dante
e da' torchi
e da
quelli
d'
dato a
e netta
seconda
di
di quella
famosa lezione
emendata
molti errori da' due pi celebri maestri della volgare favella il Boccaccio, e il Petrarca. I nuovi edi-
tori
dovrebbero
zione
e che
non
il
un acquisto per
repubblica
Me,
diceo
sto
,
sebbene
di piccol se-
di
maggiore
utilit alle
Bodoni
e da' Didoc
SECONDO
sapere
bile di
\h^
il
Leone
al
Boccaccio, ebbe
no-
che,
il
lustro del
nuovo studio
Fiorentino,
una cattedra di
par*
XLIV. Non
la
non
lieve
fatica
ottiene,
che
Leone
sia
uopo chiamasollecila
Venezia per
tarne r arrivo
adopera fruttuosamente
il
Calabrese
rinunci
al
divisamento di
privatamente
trasferirsi in
Avi-
gnone
ze,
Lo
fassi
spiegare
Omero;
lo
quasi
onde
traskr
lettere
XLV.
l38
spese
LIBRO
di
Grecia a sue
talch nel
i
menticarono
e
possedeva
Giannozzo Manetti asser, i libri greci che Ja Toscana, esser quasi tutti dovuti al danaro, oalle premure del Boccaccio.
la
parsimodalla ri-
che alcun
ei
vita asser,
in Sicilia
che
per
appararvi
te, cio,
greche lettere
(a)
vero in par-
consum
diffonderle.
Da
veggiamo
dolersi
della
mediocrit,
anzi
XLVL
ro,
Andarono grandemente
ei
errati colo-
appresa
la
,
greca
lin-
gua da Leone
La lunga dimora
di
che
fatta
come alcuno
(a) Squarciafic.
SECONDO
confusamente
asserilloi
iZg
la
o da Paolo Perugino,
corte
Ineffetto dalle opere
di
o da
altro grecista,
,
che frequentava
.
del re Roberto
l'
apprese
,
tempo
.
Leone
apparisce che
egli avesse
Giu-
il
Calabrese
E lungi
grecista da
Ma
fon-
non debbonsi
i
Soloni, iLicurghi,
(l)
Contrastava
la
ali*
intera
greca
da supporre che
ri-
volto ad apprendere le cose , che le parole dalla viva voce del maestro Infatti eh' ei non fosse estrema.
mente
Doris
alce,
versato in
dell'
quella lingua
(
apparisce
57.
)
spiegazione
,
egloghe
Mann, p.
.
Alcestus
est
dicitur
ab
quod
est virtus
et aestns
qtiod
ferrar , con
altri spropositi.
^s^d'iruv
pono
sia
quia
revisam libriim
significato
seb-
bene
il
ne
noto e
triviale
l4o
quali
,
LIBRO
sebbene emanassero una legislazione
,
occupano tuttavia
i
il
pi
sublime
scanno fra
fra
i
legislatori
dell'
delle
repubbliche,
.
benefattori
uman genere
forse,
che
le
doti
capaci di
Ma
Boccaccio,
di lui,
merita
ricordanza,
la
ch'ei non
benevolenza
nelle
d'
che
la
gre-
che
lettere.
Lo
aspete neri
incolti,
nome
latino,
non era.
il
Onde
licato
farsi
pi disgradevole dispregiava
,
de-
modo
il
teponeva
Costantinopolitano in Firenze,
il
come
in
Costantinopoli
infine,
naturale soave,
SECONDO
il
141
anni.
Dopo
il
qual
vagabondo Leone abbandon Firenze per trasferirsi in Venezia, ove accolto dal Petrarca in sua casa lo rivide il Boccaccio Malgrado per ogni premura di que' cortesis-
tempo,
il
simi ospiti
geva
il
di
pompa
uso
Ma
derlo e criticarlo.
essi
il
Boccaccio,
,
Ma
pot
bri yi Teutoni
servirsi
mo
cose straniere
i
ma
che tollerarono
Ro^
deW et
[a] Pet.
Sen.
3. ep, 6,
i3
1^1
fatiche'? Credei
tini
LIBRO
doverne essere alquanto da\ la,
mi accorgo essermi mosso contro il turbo deW invidia. Dovea non dimenticarsi Giovanni che l' invidia il loglio cononorato
e
,
ed
utile dei,
me
gli
apologia di se stesso
cred in do-
che professagli
la
greca lettera-
tura (a)
XLIX. Malgrado
si
tali
censori
non
solo
non
ma
crebbe smisu-
ma che
il
nel diffonderle
suo fervore
pi celebri
,
Ro-
somma
in
mari, seguili!
il
greco per-
(a)
Gen. Deor.
lib,
xv. e. vn.
SECONDO
lettere greche: e vent'anni
143
Boccaccio,
di
vi
naro
Grecia
le
opere di Plala
politica di
altri libri,
latino e
Allora
Bernardo Mi-
Grecia medesima
s*
instruirono gli
i
Ambrogi Traversari
i
Lio-
nardi Bruni,
netti,
i
Carli Aretini,
i
Poggi
Ma-
Guarini Veronesi,
i
Paoli Sforza,!
i
Roberti Buffi,
Paoli
Vergeri,
Filippi da
Tolentino,
il
Crisolora a diffondere
sol nell'Italia,
ma
lora
si
Aretino, e
Cesarini,
traslatare opere
greche,
ma
di scrivere
in
quella favella.
E da
volgare
144
LIBRO
il
Ne
qui finiscono
ghi
che
.
le
Fio-
rentini
Inventata la stampa
rivolsero tosto a
essi
quel ritro-
vamento
ro,
pubblicare
Omefamo-
Aristofane,
Callimaco, l'Antologia ed
la
pe' suoi
simposj, per
meglo-
desimo
fra
di noverare.
rie avite,
le
ed
primato
italiche,
crifici
>
studj,
con
sa-
cure di pi
d'
un secolo, erasi
L.
Ma
che ebbe
Boccaccio
all'
avventuroso avan-
zamento della letteratura greco-italiana, tempo omai di ricondurre il leggitorea contemplare lo stato interno della repubblica. Sembrava che per le gravi perturbazioni che travagliarono Firenze dopo la cacciata del Duca d'Atene, e che ridussero al popolar livello
,
(r)
il
Quanto
in
questo prospetto
si
avanza riguardante
illustra-
zione
SECONDO
contrasto
la
145
cessarvi
se
parte Guelfa,
dovesse
Ma
domale
rono
la
davano immensa preponderanza neir amministrazione del governo ad alcune popolane famiglie. Gli Albizzi, eiRicci aspiravano a torsi scambievolmente 1' autoride' Fiorentini,
t
;
e pieni
Al-
che escludeva
della
dall'
esercizio
cariche
Ghibellina; e fe-
che ammonisse
Ghibellini d'aste-
nersi dagl'impieghi.
Ma
si
favorendo
se ne valse
la
legge,
per fare
casate anticamente
Ghibelline,
di
lui
.
ma
coloro,
che
all'
ingrandimento
frapponevano
Tali
disordini
ostacolo, o
dispiacevangli
repubblica
mosBarto-
offerirono
146
la citta
,
LIBRO
primieramente a Giovanni da Oleggio
la
che tenea
poscia
al
Cardinale
;
Aibornoz
di
cui l'avea
r Oleggio ceduta
essere
di
,
uomo che
fama,
animoso cupido
Chiesa. Lungi
magistrati
;
ne avvert
e svelata la
1*
altri
mandati
in esi-
1^60
compreso Pino
di
Gio-
ma non
le
tollerare
che ne scrisse
al
Boccaccio
che tenera
Non potendo
sostanze, o lar-
gamente soccorrerlo, gli apparecchi salutare medicina con un epistola confortatoria, che
trasmetter
,
il
nome
di
no-
Matt.
bero
la bala di
Questo Messer Pino fu uno de' cittadini che ebgovernare la citt nel tempo della
cacciata del
Duca
d'
Atene
e. xvi.
SECONDO
stra
147
ragionamen-
un modello d'erudizione,
,
di
to, e d eloquenza
antichit in verun
LII. Escusossi
il
modo
Boccaccio
doversi aspettare
Sog-
giunge dolersi
tuna
talo,
,
in
sebbene
la
sia
,
infortunio
gravissimo
il
perder
cosa
,
patria
la
per
avevano impiegato
a riflettere, essere
sce citta.
e la
il
persona e
gli
averi,
vi
mondo a chiunque
na-
Che
,
la
lissime leggi
le arti
,
e g' ingegni
i
ed essere ovunque
in
un
medesimo pregio
laudevoli costumi.
Che pofacolt
esilio,
ma permu-
ciamo. E che
fa suo,
se
il
al
fanciullo
148
illustri, e
LIBRO
pi infelici di lui, onde conosca che
in queir infortunio ei
rimembrando essere alleggiamento della miseria, aver nella miseria compagni. Assicurollo, essere allora la citta noiosa a vedere
la
per
governavanla (i).Che se
in ogni parte
sono
cari amici,
parenti,
vicini,
e nell'avversit condolersi,
la vita
i
un ac-
si
conoscano
veri dai
Confessa che
quanto
gli
utili
cose
Manifesta palesemente
dispiacessero
se
il
presso nome meritasse cV essere rammentato tra gli eccellenti uomini detti di sopra , io direi per quello me-
desimo aver Firenze lasciata, e dimorare in Certaldo. Aggiungendovi , che dove la mia povert il patisse ,
,
tanto lontano
me
non veggio
cos udirle
Ep.
M. Pin.
p. 224.).
SECONDO
sono
le
149
,
ma molto
animo
Soggiunge
delizie
animi dei
i
giovani:
grossi cibi,
gli
duri Ietti, e
vesti-
menti rusticani
tili
nano l'arroganza,
di saper
del
la
noja.
Nel
cittadini,
all'
esule, gli
ram-
come
le altre
cose invecchia,
ma
ogni di pi
verde germoglia.
Che
se
innocente conoscesi,
dovendo
in niudall' al-
Termina
tempi,
l5o
LIBRO SECONDO
ma
calma nel cuore delT uomo, riducendogli a mente, che la Divina Giustizia larghissima
ed eterna rimuneratrice delle ingiustizie mondane.
SOMMARIO
DEL LIBRO TERZO
i5i
ntrodtizione ./.
viamenti
III.
alcuni
il
articoli
che segnano
Pietro
Petroni
spedisce
Ciani al
Boccaccio.
trarca.
VII.
VI.
Spavento di
lui, e
invi^
del Boccaccio
Veste
.
abito clericale ;
Il
5'
siastici
XI.
Na-
poli
li.
li
,
XII.
XIII.
e si reca in Venezia.
e celebre
XV.
pretende
fosse scritta
XVII.
da burla,
citta in
Si
restitidsce in Firenze,
.
Trova la
,
xviii.
Di
Cer-
taldo
citt.
ove trovava
X'X. Ivi scrive
amica solitudine
in
ne' torbidi
della
.
gran parte
le
gomento
XXII.
Ugo IV
re
di Cipro gli
da incumbenza
l'iesce
.
di scrivere su tale
argomento, a che
mirabil-
mente.
XXIII. Critiche
l52
ve l'Opera de* monti, delle sslve
delle donne illustri
.
ec.
xxv. Scrive
il
libro
xxvi.
il
Come
libro
vi
dipinge una
caia
ad Andrea Acciajuoli
xxx.
Esame
La
Sede in Roma.
xxxiv. Urbano
V giunge
il
in Italia ;
.
discono nuovamente
Boccaccio
il
xxxv.
Boccaccio
XXXVI.
Emozione
male accolto,
xxxviii.
Va
.
servigi
xxxix
renze
Si restituisce
in
patria
,
nuovi
torbidi in Fi'
ove assalito
da gravis-
sima infermit
risanalo
.
XLl.
Crise
xlii.
ispiegar
Dante
e scelgofio
il
il
Commento di Dante
XLV. Alcuni
Gran
dot-
difetti dell'
opera deb-
bono attribuirsi
del Petrarca
di lui per
XLViii.
s
all'
dolore
Boccaccio,
xlvii.
Premure
amico
la pubblicazione
delle opere
dell*
caccio
Conclusione
i53
LIBRO TERZO
I.
ili
rumano
aila virt,
del
Ma
l'ani-
mo
stesso felicit.
astretto a rivolgersi
in
fuora
di se
se
non
con
congiunto
spoglia mortale,
.
cerca sollievo
Indi che
orgoglio
che par-
rebbe dovere ispirare all'animo l'uso dignitoso delle sue facolt, riduce l'animo al mas-
simo
trova
abbassamento.
la
N
,
in
,
quel servaggio
sia
che idolo
,
le
ricchezze
o
lo
onori, o
sensuali diletti,
venendo per
pi avvertito
dall'
Ed anche,
cui rise
piacque in ogni
menoma
non turbata carriera il rimembrare, che termine della vita la morte. Contempliamo le
glorie de' conquistatori delle genti
,
glorie sopra
l5/(.
LIBRO
ammirate
la
.
le altre
Non
ebbero presso
,
di loro
,
tante veglie
tante
dubbiezze, che
Ma
ammirazione,
le
quando l'animo
vede
la sua
si
die
ad
adorare
cose
d'indipendenza, e
della vile
lo
, ,
partecipa
corporeo ve-
che r inviluppa.
II.
Tutte o parte
di
queste
verit,
s'afil
uomo, ed anche
dal
Boccaccio, sebbene
e dalle
affascinato
mondo
che
sue
pompe,
le
fu astretto a dire;
siccome i fiumi
al
ne
i
mai
in su alle
fonti
ritornano: cos
,
l'
ore
gli anni
e gli
anni la giovane et
la quale
da
chiusa
o dalla morte
Che
se
con-
ci
nella
fiorita
et,
quanto pi
nel maturarsi
ragione?
Qaid
(a)
Amet. p. 8l.
TERZO
confusione dovea recargli,
il
l55
non averlo
ri-
1'
esortazioni del
Petrarca, n
il
III. Quanto siamo per iscrivere, non pel leggitore, che acutamente traftto dal rimor-
so, e spaventato
da incerto avvenire,
seb-
mecch pi d'ogni
nascondere
gli
del rimorso.
Non
mentecatto
templare
mutabile
e debole quello,
che illuminato
creato
vita,
Creatore
al
di l del
vede destinato
,
lo spirito a
:
nuova
im-
eterna
Quando spianati innanzi e indietro i poggi Che occupavan la vista non fia in cui
, ,
Nostro sperare
rimembrar
s'
appoggi
Pietro
bre-
(l)
Evanuernnt
facti sunt
in cogitatlonbus sis
:
obscuratum
est
,
dlventes enim
se esse
sapientes
Ep. Beat.
Paul, Apost.
ad Roma-
nos
l56
LIBRO
al
ve carriera mortale, nell'orazione, nel digiuno, domava le concupiscenze, ed erasi renduto chiaro per santit. Giunto
del viver suo,
termine
compagno,
in Firenze
tarlo a
e gli die
di recarsi
da Giovanni Boccacci
di
per esor-
cambiar
vita,
iscuoprendoli cose
astretto
tanto segrete
dell'
e santa
il
missione.
Ciani, rimossi
testimonj
s'
con
1'
cui
annulla
ogni
considerazione terrena,
gli
parlasse. // Beato
mi
e
die
incumbenza di
cambiar di
le
recarmi presso di
te, e d^ esortarti a
,
costumi.
Di ammonirti
rampognarti , per
volgari ; pre-
E come
,
accade,
ti
che
die
dire, da
Dio
mos-
lungi
dall'
adoperarla in servigio
TERZO
ignoto, che
i
167
il
il
tuoi
componimenti depravano
vivere retta-
tu dal Creatore
tu che apertamente
,
ti sei
di-
ed escusatore
Debbo
il
esortarti a
mutar
vi-
ta, a
detestare
tare, cheti
fu
d*
costumi
via
lacrimevole e mise-
VI.
Non
fu sordo
il
Boccaccio, ne
alla
al
gri-
do
re,
della coscenza,
di luce, gli
cuo-
quella
che riduce
alla
in
verace specchio,
vi ansiosamente,
se la vita,
.
talenti, le soil
L' atterr
va-
tenza
libri
di
abbandonare
(l)
terrene
cose
steso
Nel Manni (p. 84. e seg. ) si leggono per dii documenti da cui tratta la nostra narra,
.
zione
14
l58
rezza,
trarca
,
LIBRO
la
Fu
la
risposta {b)
come
la
,
medicina
porta dalla
mano
di saggio
dell'
.
medico
il
che non
cura di lusingare
infermo
palato per
*
sanarlo radicalmente
E^ accaduto pi volte
o mendaci
,
ma
non
mes-
ardir pronunciare
saggero
che a
me pure
.
V annuncio
di corto vivere
Ma
come accade
che di sprez-
ziamo
le
cose
i/iopinate'?
cosa
che non
,
ignorerebbe
il
se
usar
potesse della
ragione^
Non
ti
rammenti, che
mali reputaron
de^
Non
ti
rammenti va
che prescrive-
e la filosofia
?
dover esser
Dee
essere
brama
dell*
uomo
la
morte, onde
,
V animo
(a) Sen.
si
distacchi dalla
materia
e 5' inalzi
I.
ep. 4.
(b)
Ead.
TERZO
a queir altezza
narlo
,
iSg
ad invescarlo
.
rene libidini
trarre
il
,
dei
le
ri<r
cure
,
mondane
delle
resti delle
passioni
l^
animo
ed
il
libri d'
un tanto uomo
perseverava
era disposto a
nel
comperargli,
venderli.
se
volere
a
di
Ma
,
esortollo piuttosto
lasciarli
tenerli
presso di se
ed a
di
poi ad un pio
dispersa.
Termin
offerendogli asilo
simo
tetto.
Vili.
L'ammonizione
Boccaccio un
sua
dignit
cambiamento convenevole
al
si
trascorsi passati
magSfor-
giore austerit
suo
modo
di vivere.
culcare
le
virt
l6o
pestate
.
LIBRO
Che se seri vesi
sia di
la
vita d* un
uomo gran-
de, perch
mente, quale salutare ammaestramento ritrar possono que', che mi leggeranno, da quanto sono
per narrare, singolarmente se,
essi,
contaminaron
.
le
carte di
ciose
Mainardo
Giovanna,
amico, veneratore,
cio,
gli
vane sposa,
la
lettura
del
volgari (i)
donne della sua casa, Decamerone, e de'suoi scritti ci cos rispose Giovanni. Non
al
(l)
Mainardo entrato
la
servigio
della regina
Gio-
vanna, fu sollevato
Re.
gno Era
.
Firenze
Ei
il
am
letterati
e le lettere
e soccorse largamente
Tanto consideravalo
al
il
Cavalcanti, che
fece inalzare
sacro fonte
il
suo
unicQ
figlio
come
.
infelici
le illustrazioni, per
istampa
de' suoi
parlandovi
come un documento singolare per la storia, il Boccaccio con somma liberta de* regnanti tempi Mainardo fu spedito come Imbasciae
.
Giovanna ad Urbano V nel iS^S. Mor nel i38o, e fu sepolto nella sagrestia di S, Mania Novella di Firenze , ove leggasi il suo epitaffio
tore della regina
TERZO
tue donne delle mie inezie volgari
te cose
,
161
Tu
,
sai quan-
vi sieno
meno che
.
decenti
anzi cen^
mente
alle
atte a sospingervi
le
sacro pudore,
v'
insinuano tuttavia
e se della,
gono
e
gli
Se a cosa meno
le
donne tue
per mia
te
si
dovrebbe. Guar,
dati
te lo ripeto
Mann.p. 72.). Mi compiaccio di rammentare le beneun uomo da cui discende la virtuosa compagna, che il cielo mi concesse. (l) Pei* incesto il Boccaccio non intendeva soltanto la colpa, che macchia il consanguineo letto, ma ogni illegittimo commercio Nel dare infatti la spiegazione dell'etimologia di detta voce, ove parla del cesto, o cinto di Venere ( Gen. Deor. llb. iii. e. xxii. ) sog(
ficenze d'
giunge
xlmiis
,
ad honestas nuptias et ab id omnem allum concub'itum eo qiiod ad euin ceston delatuin non sit incestum vocari
ferre
,
Venerem non
nisi
l6l
preghiera
LIBRO
dal farlo.
Abbandona
le
mie no-
passioni, che
san bramosi
generalmente con.
donne
p*
tu
non vuoi
patimenti
niiei
uomo impuro,
turpilo quo
scelle-
per iscusarmi ,
da giovane,
(a)
tovi da autorevol
comando
IX.
Oh Uomo
!
mo
quanto
che dopo aver risarcito , quanto duolmi erati concesso, i tuoi giovanili trascorsi, la posterit non gli abbia interamente obliati
!
Quale sarebbe
velle
fu
il
l'infame
seduzion
del
bulino
agros-
Quanto
lodato
i
di
vederti
letto
da
uomini,
vezzi le
dire vi studiano,
(a)
4.
TERZO
ma
l63
un eccitamento alle disonesta. La tua fu dunque colpa non sol gravissima, ma irreparabile, mentre non pochi sdegnati contro di
te
accumulano contro
ti
di te le ac-
cuse; e quale
em-
la
luce (a)
E mentan-
cose
bene, che tu locato nel seggio di verit le desideri. Mentre vilissime penne, avide di
quella
fama
che
tu
aborrisci
pubblicano
macchie fanno apparire quelle del libro delle novelle: ed in tal guisa cooperano a corrompere un secolo, che alla depravazione ha pur troppo funesta pende
,
che
lievi
denza (i).
(a) lllast.
!V. art.
vni.
(l) Il
ix.). In
futura
spero
,
vita., noti
meo
I
sed miseratione
,
divina
videre
Denm
,
Redemptorem vieum
tari in
in
.
carne inea
terra viventitim
,
Haec
igitiir
sincera fides
est, ut
ab
aliqtto ^entilitatis
impuhn
sed nec
164
LIBRO
ei vestisse
creder
si
debbe, che
Nani
etsi
cum
et AiLgustnl
trum mavi
(l)
e jussonibus
.
consiliis
atque
stiasionibus
ar-
L'Apostolo Zeno [Diss. Voss. T. i. p. 9. ) crede , quando per ordine del padre s'applic allo studio che entrasse nello stato ecclesiastico Il Mazde' canoni zucchelli fp. 1327. num. 88.) impugna tale opinione per avere ei sostenute molte imbascerie dopo detto tempo e per essere stato uno degl' impiegati nell' uffzio dei stipendiar) nel \o6l. Io non veggio per che
,
.
all'
imbascerie lo stato
impieghi, peril
ecclesiastico
mentre
il
fu in tante adoperato:
nemmeno
.
ad
altri
ch Francesco Priore
maestro
,
A me
si
sembra
,
che
faccia
credesse chia-
mato
...Et ideo
tum
con
il
in
eadem
consistere
mens
est
.In vano
(
feci
ri)
Mann.p.14.
gli
Il
quale malgrado
la
sua illegittimit
permesse
.
gen-
tile letterato
Guerin
Segretario dell'
,
Valchiusa
a cui
mi
diressi in
Avignone de la dispense
Ateneo di mi rispose
.
TERZO
clesiastici
.
l65
et pro-
E sebbene
d'
asserisca che
l'
mentarmente
suaderlo
continuarli,
in
dall'
volle
reputando s
.
chiamato
reputarlo secondo.
XI.
Il
Siniscalco Acciainoli
amico, e
di
seil
dicente
protettor
del
Boccaccio,
fattosi
pi potente signore
del
reame
Napoli
il
venne
in patria, e
,
dimenticatone
modequa-
sto vivere
pompa
alla
regale di Ini,
vennero
attentar
suoi concittadini
in
sospetto, che
,
volesse
loro
libert
(a)
Amm.
,
p. 573.
.
da Pape
bable
actes
,
Il
est
tres-pro-
que
,
encore
volution
elle se sera
, mans des souverains Pontifes,quL ont ct vendus deux Oli trois sous l livre parmi des tas de vieux papiers et de vieux parchemins^
,
66
cui
LIBRO
veniva escluso
(a).
per
dalle
magistrature potere
della repubblica
Avidissimo di
la
di
laudi,
nascose
segreta
amarezza
i
larmente
il
Boccaccio
.
Zanobi da Strada e
,
Francesco Nelli
restituitosi in
Napoli
vi
co-
me
alle
chiam
premure
dell'
Acciajuoli
sperando forse
si-
nuovo modo
Il
di vivere.
1362
XII
Siniscalco
correrlo lo
messe magnifiche
volendo dargli
gesta.
il
ma
per
crescersi lustro
carico di
scrivere
le
suo-
Giunco in Napoli il Boccaccio, tutto si ridusse nel mecenate a fargli festa nel primo di con onorevoli proteste. Poscia, gli fu
assegnato in
un ricettacolo
fratello
un
letticciuolo
da dividersi col
601
Iacopo, e quello
(a) ivi. p.
(i) Il
Mss. Rice.
n. 1204. in
f.
p. 114. del
secolo xv ha
A Messer
Frau"
del
Apostolo
,
spenditore
a Napoli
TERZO
fornito di misera e
tre
occupava
il
Siniscalco
opposta parte
travi
d quell'albergo reale,
tessuto di
do-
Giovanni nello squallido appartamento era rischiarato da lucernuzza I commensali baroni di lui erano di terra
rate, e d'avorio,
.
devano il cenacolo tale da provocare lo stomaco. Il prefetto della rea! casa, con gli occhi lagrimanti per lo fumo e con roca voce dava il segno della battaglia , e coman,
dava d'andare a cena. Era la mensa perla parsimonia, ma non gi per la lindura simile a quella de'Curj e de' Fabricj, servita
in vasi di terra, imbolati di lezzo,
ed imtriste,
vivande.
XIII. Fugg quell'inospitale albergo, quel- 13(^3
la
sentina
il
mente ingrata
dell'
dalla
superbia
Acciajuoli
stomachevol per
lui, avvez-
e molto
pi agevol,
mente
a Carlo Cesare
ed a
e c#-
mondo
avere uvtita
entrata
l68
LIBRO
lui,
.
con
Invitato
nuovamente dall'antico mecenate in campagna, n accoltovi meglio, anzi lasciato in abbandono, part di Napoli con isdegno,
recossi in
mava
il
sia l'ospitalit
XIV.
niscalco
Il
un poco
del
Si-
prese
le
parti
morda-
ce, che
scrisse in
chiamavalo uomo
di offese
e risenti-
La
sua
penna pie-
(a)
Siano sue le
ric-
eh* ei possiede
ma
mia
Apo-
stoli p.
3o3.
e 3i6.
),
Un
vita
dicendo
hanno che
no/j vi-
vande
date
(
reali
ma
Ep.
cit.
p. 2p8.
TERZO
sale
1&9
tutta
con
una grazia
sua
za
dell'
Acciajuoli
si
quenza, di cui
gli
Filippi, e
Antonj
.
due
dell' antichit
pi
famosi
se de-
oratori
Ivi
facendosi a considerare
gno
le
s'
gesta
E
:
? ?
esclama
a quante battaglie
egli
?
si
trovo egli
Quante fuggenti ne
Quali rapi-
lui
tolte
.
grandissime schiere
lo negher,
congiurati nemici
coli*
;
Non
ma
questo fece
oro
non col
coltello
o con
sua astuzia
il
che piuttosto
ufficio di
Non
questo
modo rimosse
Cammillo
superbi
sia la
;
storia
pub-
blica dalla
pari
il
che
si
com-
pomposa iscrizione
,
scolpita nella
che
gli
170
LIBRO
II
XV.
stola scritta
da
burla
Ed
non
a
si
tale
opinione
poteva appigliarsi, se
sapesse, che
si
r Acciajuoli con ostentate e vane promesse mosse contra Io sdegno ancor del Petrarca
(b): e se in tutti
i
secoli
non
e
si
vedesnatali,
sero uomini
piccoli
d'animo
di
car fama
come mecenati
quantunPriore
contro di loro.
al
ad ammaestrarli l'epistola
quantunque
questo sia
trepassa
il
meno che
in
XVI. Rivide
fa) Pros. [b)
Venezia
l'
incostante Leo-
Vii.
Dall' Ep.
del libro
3.
rilevasi
Venezia
.
Petrarca
Tu
,
et
omissa Florentla
me
,
petiistl
Da
questa apparisce
.
che
Venezia presso 11 Petrarca Da quella Ancora apparisce che lo mosse a ritornare in Firenze patriae pietas y malgrado il contagio, che vi regnava.
TERZO
cancelliere della repubblica
,
171
e
Donato
il
degli
Albanzani,
bro
dell'
la cui
nome
di lui
suo
li-
Egloghe
(a)
discepolo
Malgrado
il
le
di rivederla ivi
trasfer
XVII. Trovolla
ra contro
ni
il
i
gnori
divisamento usava
la
l'artificio
non
di cattivarsi
la
re-
pubblica servendo,
ma
studiavasi di porla in
estreme angustie
Perci die
disfatti
opera
dello
da
trar profitto
il
sbigottimento,
che recava
veder
(a)
Gen. Deor.
l.
xv. e. xiii.
172
correre
il
LIBRO
vittorioso
mura
sta
al
della citt.
con autorit dittatoria, ed avrebbelo senza dubbio ottenuto, se non ne avesse distolto il Senato con energica perorazione Simone Peruzzi , che espose quanto pericoloso fosse per la libert di Firale de' Fiorentini,
renze
sta,
il
al
Malatei
riducendo
memoria
de' Padri
peri-
Gualtiero Duca
del Malatesta
,
d'
il
Peruzzi in
ai Pisani
ed agli
Malgrado
la
media-
seguente anno.
incominciate
le
ingiurie, e gl'incendj, e
prede, non
pie-
garono
mi
per essere
il
stati
sotto
(l)
comando
di
Non
grazia
sapere
Fiorentini
de'
come
per ispc,
trassero
dal
numero
grandi
lo
ascrissero fra
popolani.
TERZO
nuovo condottiero
de' Fiorentini (i).
173
XVIII. Quella quiete necessaria allo studio, che per interni, o esterni scompigli non era
ai
ei la
cerca:
amica solitudine dalla citt non lungi in Certaldo cio, ove ebbero la cuna gli avi suoi, innanzi che Firenze, come cittadini,
va
nel suo seno gli accogliesse (a)
.
Siede Certal-
do sopra amenissima
collinetta
,
donde spazia
amena valle Toscana. E^ l'aspetto delle adiacenti campagne bellissimo per la frequenza
delle castella
ri, e
,
per verdeggiarvi
ma, perch
cessivamente
rimunerato
S'am-
mira ancora
in Certaldo
l'
(a) (r)
Amm.
S.
p. 623. e
seg.
In commemorazione
il
di
palio in Firenze
nel
Vettorio
ibid. p. 65i. )
i5
1^4
egli abitava, d'
LIBRO
ornamento pi splendido
e giubbilante
al
nella
hanno mantenuto
il
primato
filologi
l'
isti-
vansi al propagamento della rinascente letteratura, e a soccorso singolarmente degli studiosi, eccitatovi da illustre
principe, intra-
riferire
XX.
tasi la
Perduta
gli
uomini
la
memoria
del fa-
nit, ed adorarono
(i)
Demogorgone simbolo dell' eternit e della terra, fu come padre degl' Iddii venerato.
dai timore
o dalla speranza
create nuo-
(l) Il
Pilato
accusativo
,
itfitov^yv
,
Opificem
cui
sottintendesi
mundi
cio Iddio
il
questa
nuova Divi2.
nit
come
osservollo
Salvini
Cam. di Dante V.
p. 3z5.).
TERZO
padre
dell'
175
ve divinit, fu creduta sua prosapia, l'invi^ dia, la frode, la povert, la morte, l'rebo
Etere, generatore del fortunato
il
celo, l'oceano, e
la terra
del
tartaro
e
gli
dell'
olimpo
Allora
utili
i
Minerva, e Cerere, e
ritrovamenti, e
vendicatori
,
scuopritori di
protettori
de' deboli, e
me
benefici
iddii
ne die loro numerosa prole d'inferiori divinit di semidei e d'eroi (i).E convalid con
ogni sforzo un
tal
credere
l'
acuto legislatore
per rendere
munerazione
le intrigate
celestiale.
il
es-
sendovi fra
re
gli
della mitologia
non
favelli
Ma
lo svolgere
come
(l)
Tratta
Mitologia
il
Boccaccio
nella vita di
Dante {Oper.
Voi. 4. p. 33.).
176 tanti nomi diversi furon dati ad un medesimo nume o come con una medesima deno,
LIBRO
iddii
il
il
render
allegoriche finzioni
separare nei
favolosa
il
gica esattezza
il
i
numerare
fatti
che
trasfi-
gurati trassero
ma-
e compi
mirabilmente
re di
il
Boccaccio nella
e di
Ugo IV
Cipro
Gerusalem;
me
argomento
Do-
commissione
vanni.
di
lui
Lo
sbigott un incarico,
;
addit
il
come
opera,
ma
in
co
ne trasse l'opera
{a) Pref.
(l)
Fateor non
novas fabulas
aiit historias
immis-
TERZO
che
dici
intitol
177
rie*
tre-
primi
con
mirabile
chiarezza
svilupp
quelle
intrigatissime descendenze
libro precedere
,
facendo ad ogni
dusse a
certi
come somin
cui
la
ri-
tutta
teo-
e tanto fu superio-
mantenuto il primato fra gli scritti di cotale argomento (i). Ei s'accorse mancargli non pochi e poeti e scoliasti (a) per render compiuto il lavoro, ma vi suppl con tale diligenza, e critica, che pochi sono gli abbagli
trascorsivi
de'
se
,
si
consideri
come
il
primo
quella
moderni
che
diffusamente tratt
i
materia, e
originalmente spogli
greci scrittori.
opera
per invidia
g'
morsa o lacerata
Gen. Deor.
,
Che
taluno
im-
(a)
l.
xv. e.
I.
Classe veteribus
ex
latlnis his
inauditas saecidis
(l)
lib.
xv.
e.
v.
Lo previdde
il
conlecturas de
futiiris
praevidere velimus
(
in
longum
lib.
xv.
e.
2,
178
putassc d' averla
sioni, e di
LIBRO
pubblicata
piena
d'
omis-
averne
male ordita
la tela,
che
si
reputasse di poco
leggervisi
non
sti
chiarezza dello
stile
chiamasse
lit;
che
si
dicesse
l'opera
o soverchiadi
mente
prolissa, o
gli
compendiosa
troppo:
che alcuno
derni
rimproverasse
le citazioni di
o di sconosciuti mofosse
ostentazione.
Tem, che
il
detto,
non
facendo rivivere
misfatti
:
memoria
incarico
monarca
Nel xv
libro
fece di se
e dell'opera l'apologia, e la
rendono quel
critiche
encomj
al
TERZO
soverchiamente;
fecero
inopportuna l'avrei
distrutte (a)
XXIV. Sebbene
dalle
al
in
riva
mare conchiglie, ei cerc di refocillare le forze con un'operetta ugualmente utile agli
studiosi
.
legla
classici scrittori
per
E che
in
occidente
Onde
render pi chiara
la let-
monti,
dei
dif-
tal
guisa
il
.
il
primo
che dopo
gli
rinasci-
mento
XXV. Qualunque
argomento
suggerisse
l8o
LIBRO
ad imaginare
le
,
ma
re
facilita riusciva
e compila-
un'opera.
donne veruno
magnanime, nella campestre solitudine rivolse r animo a farne chiara la fama, reputandole di tanto maggiore encomio
lorose e di
degne
in
in loro forte
e virtuoso
animo in petto debole e delicato Compose adunque il Libro delle Donne Illustri, nel quale non solo die contezza di tutte
che o per ardire, o per forza, o per
quelle,
ma
al biasi-
mo,
rammemo-
r ancora
meritarono
.
d' essere
in
tanta abbiezione
libro
ma ad
emulazione maggiore
scelse
principalmente
XX VI.
ne un manifesto segno
di
pentimento, per
lo
TERZO
che nel
zure
e
libro delinea
181
(a) e gli
energicamente
e le
fallacie, e le soz,
le
insaziabili
i
brame
e
d'
disordinati
appetiti, e
vergognosi trionfi
amore. Cole
me
di s
cen-
Romane
,
tempio di
fra le
come dipinge
il
vir-
tuosa matrona
Non
nu-
ma
ella
oneste,
,
ma poche
la
i
dee
fuggir r ozio
nella
amare
\
sobriet
balli,
i
cibo e
bevanda
schivare
canti
come
domestiche cure:
chiuder
V orecchio
,
dai
profumi
soverchi,
da^ sovrabbondanti
i
orna-
pensieri,
di coniugale
amore ,
amare
(a) Artic.
Jole
182
fraterna carit
,
LIBRO
e perjno ai
maritali amplessi
libro
ad Andrea
Giovanna regina, poscia modestamente mut di proponimento. Fu Andrea Acciajuoli donna di piacevoli e benigni
costumi, di grande onest, accorta e saggia
ne' suoi ragionamenti
,
e per
ingegno sopra.
vanzava
bassa
il
comune
Ma egli
ogni
adulazione
aborrendo
che
(a), l'esorta
a
lui
non
esempli da
per
narrati
le
promette
opera di
di lei,
all'
palese
et
volesse scriver
degli
uomini
illustri,
per
il
averne
trattato,
ed a que' tempi
tolto sotto
Petrarca,
gomento
ed
utile
ma
aspetto
nuovo
apporgli
cotanto, che
ninno pot
riflessioni
servile plagiato.
Quelle
medesi-
me, da noi
Oper. Voi.
esposte
sull'
incominciamento
(a)
iv.
lett.
p. 36.
TERZO
di questo libro,
gli
l83
il
suggerirono
pensiero
dell'opera.
funestissimo
alle
volle
dimostrare
quanto lo solletichi,
prosperit.
seria
,
L'uomo
compassione
Simile
na
in
che r attornia , ed a sua voglia piegarlo Laonde se fortuna, or solleva dall'estrema bassezza le cose, or si compiace dal sommo
.
all'
imo
ridurle: se ^spezza
le
corone, e
i
gli
scettri, e
le regie,
non contenta
scende negli
di visitare
palagj, e
volgo
la
chiama,
felici,
ma
provida
la
istitutrice.
dimostra-
zione di ci scrisse
ove pose
diati potenti,
quando
o
si
alla lussuria,
all'
intemperanza, o
alla
Annover
g'
infor-
sulla rota
esilj
rammemorando
essere gli
dei
184
LIBRO
.E con
i
esempli
tratti
popoli, di tutte
le
et,
vizio
la
.
rovina e
1'
infamia
deW umana
di
grandezza
sue
queir istoria
pi
corredata delle
riflessioni
;
furono
de'
i
considerando
volle
un corso in quantoch sempre pi consigli gli esempli. Poco regnanti di quell* et, non
istruttiva
del
loro
nome
fregiare
queir opera
Ma
do
cred
darle
soccorritore di
lui.,
e in
un con
quello
(a)
.
(raro consorzio!)
te-
nero amico
XXIX. La
Esso
poeti
,
sua poetica
vocazione
lo por-
anco
in
latino
pure,
come
due
i
maggiori Italiani
rimati
j
abbandonando
e
versi
si
die
bucolici
del
Mantova-
no cigno,
avvenimenti
pastorali
artificj
il
valersi di
TERZO
punemente
stumanza
gono,
i
l85
meno
che laudevoli. Ed
in sedici
nelle quali
di
pubblici
aval
venimenti, e di
ci
ai
affari
,
suoi
proprj,
che
In
riusc
tanto mirabilmente
che anco
dotti
rimarrebbero oscure, se
il
senso allegorico
Martino da
XXX. Esaminando
ziale,
e comparativo
come
venust non
scrittori
da
altri
N me
suoi
coai
buona
idioti
latinit.
Era
tempi
anco
agli
familiarissimo
(i)
{Mann.
p.
55. e
di
seg.)
Prestando
fede ad
,
uno
squarcio di lettera
dal Claricio nella
rosa Visione
,
Benvenuto da Imola
,
riferito
1'
sua apologia
che precede
Amo-
leva commentare
egloghe
Ma
in altro luogo
diremo
le
ragioni
che abbiamo
questa lettera
l86
r uso
di
LIBRO
scrivere latinamente
,
e pare
che
non si desse cura di ripulire la latina favella n da' modi triviali, n dai vocaboli sovente poco definitamente espressivi, o in altra significazione
contento di quel
volgare
,
modo
se ne' suoi
comscrit-
ponimenti
latini
primeggia, e di molti
pi colto, ci ac-
cadde per aver sopravanzati quelli in prestanza d'ingegno, in imaginazione, e in sapere (i).
1365
XXXI. Interamente
buone
lettere, fu
rivolto a coltivare le
comandamenti della patria sempre ubbidiente, e abbandon gli studj diletti per recarsi in Avignone dal
tuttavia ai
Era
il
Papa
irritato
(i)
anteriori al Boccaccio,
ro, e di Dante
del Boccaccio
di scrivere latinamente
.
meno
loro
incolti scrittori
lo
sono
e
assai
spesso da frasi
,
o voci scolastiche
altramente espressive
che
non
avrebbero avuto
tre al Petrarca
,
quel significato in
buon
gli
latino.
ol-
anche
S.
Tommaso
fu di gran lun-
ga superiore
TERZO
cordarsi
al
187
predavano
governo
.
avesse
dal soccorrerlo
Aretini
ram-
memorargli
no
inoltre
il
tra-
sferivasi in Italia
belo
la citta
di offerirgli
al
suo passaggio, ed
cinquecento cavalli
XXXII. Sedeva
no
sul soglio di
Piero Urba-
ga in virtudi
prossimi
suoi
antecessori.
(l)
[Ammir.
{p.
Ist.
p.
65l.
A
,
seconda
dell*
opinione
del
Manni
Avignone presso
to
,
Pontefice
che trov citato come rogato ai 21. di Agosto l365 , ed il Manni reput esser quello medesimo di cui pubblicarono la bozza i deputati unitamente alle
loro
Ma
la
io
credo
in
eli
la
sia
minuta
1'
vol-
per
ultimo suo
nel suo
testamento,
Manni, essendo
l88
,
LIBRO
delle
Umile dispregiatore
pompe mondane,
Romana Curia
dell'
mollezze
to e di scandalo, e
ma
di
di personaggi
Filippo
Cabassolles Patriarca
Boccaccio in Avignone
Esso in presenza
del Pontefice,
XXXIII. Trov
se dovesse tornare
la
corte
in
preda all'am-
o no
la
il
Pontefice in Rola
ma.
no
Francesi con
via
voce, e con
tentavano ogni
di
fra'
(i). Gl'Italiani,
v.
(
(a) Sen.
(l) Il
l.
ep.
Sade
T.
III.
p. 692.)
riporta in
estratto
le
Oreme
in concistoro per
de-
TERZO
mente
degli altri
il
1^9
anarchia.
di
Il
Popolo
Romano
alienavasi tutto
che
vi
esercitavano
il
La
forza della
ricondurlo
in
Roma, ed
eragli stato
in
viaggio
sua costanza
ostile
vaticinato
tumultuoso ed
terminare
ricevimento (i).
in
il
Pontefice a restare
:
Francia.
Le pi
meglio
calzanti furono
tefice
:
perch era
era
il
la
perch
,
governata
cia
anco
pi
santa di
al
Roma
perch vi esistevano
,
Druidi
innanzi
Cristianesimo
rimonie religiose
la
Soggiunse
Francia a
preferenza degli
sante reJiquie
si
per conserper
varvisi le pi
l'Italia,
Quanto
glorioso
quando
rifletta
un Petrarca
il
un Boccaccio
(l) Part
sto
Il
ai
il
20
d'
Ago-
trattamen-
igo
13^2
servi
LIBRO
contrada , che tanto consplendore dell'antica
Roma
Cuna
nei
delle
magnificenza,
la
sembra solo
in tali
ricorrenze riassumere
abbellita
perduta grandezza,
dal
carattere
in
Ovunque
1'
pos
il
piede
il
Pontefice
i
giubbilava la
arrivo;
plebe; ne festeggiavano
comuni
mos-
d'un pi
lieto avvenire.
Do-
v pi
giubbilo
d'
Boccaccio,
e grato
amatore
caldissimo
es-
dell'Italia sergli
il
carico afHdatogli
,
repubblica
di recarsi dal
dalla
il
suo
Che
per se stessa
Ebbe per 46
lire al
lire
gior,
90
lire d'
oro
a ragione
d'undici
giorno
(
e per
p. 39.
(l)
3o giorni posteriormente 60
)
d' oro
Mann,
L'anonimo (Mann. Cron. Ant. p. 187. an. l367 ) narra che la repubblica sped al Pontefice un imba,
arrivo
,
composta
d' undici
vestiti
e accompagnati
,
a spese
di
novanta persone
.
la quale enil
Non
Boc-
TERZO
cersi della risposta d'
191
eh' egli rec al
Urbano,
per
ri-
come
ei
,
in
riguardo
E ben meritava
clero (i).
quella lode
del
ch'era divenuto
un ornamento del
consideravanlo
i
E come
i
tale
concittadini,
quali
meno
ne
,
reputa-
vano maggiormente
del prudenziale
matura conversioritrattazione, e ne
moria
di
riferita dal
Mazzucchelli
il
giuramento
solamente
(
con
)
Iacopino
nel riferire
la
Zani
r Ammirato
sceria, dica
Ist.
p. 663.
questa
la
Sebbene imba-
non rinvenire
cagione per
quali furono
quale fu
spedito
ecclesiastiche franchigie
le
ampliate al
suo ritorno
(i) Il
Manni
die
un
lascito
in questi
termini
,
Cotifidens qtiamplurimtim
de
circiini-
speetione
et
fidei ptiritate
et Clerici Fiorentini.
ig!2
in
LIBRO
Sua lega*2one, nell' essere in
il
1368
XXXV. Tornando
dopo
la
Genova,
Petrarca in Pavia
e gli ordini del
in quell' an-
Ma
no
la ristrettezza del
tempo,
di
Senato
esercit
lo
impedirono
farlo
patria (i)
.
T accennata
le-
gazione
Pontefice
Appena
libero di se
stesso, recossi in
questo
rari
modelli
ambedue: donava uno senza desiderio di guiderdone; non rifiutava l'altro per l'orgogliosa modestia di non rimanere obbligato. Fu dolentissimo di non trovare il Petrarca in Venezia Erasi trasferito nuovamente in Pa.
via,
chiamava
suo maestro
nell' as-
e di Franceschino
,
da Brosfra le
lo strinse
modestamente
la
sue
braccia, ed offerigli
(a) Sen. llb. v. ep. (l)
i.
casa
libri,
ed ogni
Fu
80).
nel
1.367
uno
degli
Ufiziali
(
del
Magistrato
art.
della
not.
condotta
degli
stipcndiaij
Mass.
Bocc.
TERZO
avere del Petrarca.
igS
la
canizie, n l'estre-
ma
grassezza, n
la
Tullia l'albergo.
amichevoli
ufficj,
con
largita lo soccorse.
ai
due coniugi
le
lacri-
me
che strappavagli
che
letta,
ad una
figlia
in tenera et
(l)
Quanto qui
si
che
conservasi
gi
la
nel Codice
Parigina,
da noi riferito.
Scrisse
figlia,
morte
di questa
si
chia-
narra, che
figlio
,
ebbe anco
,
un
ma
dell'
egloga
ma
tutti
men:
Padre
alla fanciulla
che
gli
apparisce
Oh/
Ed
ella seguita
da un coro
,
replica:
Non Marium
Jtutimque tuos
dulcesque sorores
Noscis? Et egregioa vultus tua pulcTira propago est. Sebbene non possa asserirsi che fossero figli della Fiammetta io non sarei lungi dal crederlo almeno la Vio, ,
lante
il
padre:
iq4
LIBRO
E'
XXXVI.
donna ne
lore
dubbio
se la
Fiammetta o
altra
fosse
la
madre.
Ma come
,
per
la
perduta fanciulla
non rimem-
brare
della
Fiammetta ? Eragli quella diletta imagine sempre presente. E quantunque paresse dirgli;
Che cerchi stolto? Che d'intorno miri?
Cenere sparta son
le
membra
in eh' io
:
al dissiparsi della
in se stesso
Rende
la
la
virt
puri
e santi
costumi
in tenero
cuore a spengere
rimembranza
che imperiosa comanda, pi grave r amarezza d' essere spogli d' alcun che ci
ami(i).
(a)
Te fnsca ferehat
Chalchidtcos colles ,^t pascua lata Vesevi
.
Dum
Quando
innanzi
(i)
scrisse
,
egloga
stro in poi
che
la
madre mor
vita fes-
la figlia.
Che
sino
della sua
segli
\xo
cara la
memoria
della
Fiammetta,
.
apparisce dal
TERZO
in
195
recar meravi- 1320
il
ebbe
animo fuggendo
.
mondo
di
ritirarsi in
un claustro
se in Firenze corse
voce, eh' erasi fatto Certosino (i). Pot farlo credere per essersi lui trasferito nella celebre Certosa di
l di
S.
abfalso
bondanza
benigno clima.
Ma
il
amico, lungi dall' accorlo ospitalmente, fugg di notte dal monastero per seco lui non imbatter,
si
e lasci in
abbandono
il
se cola
gi.
il
Ti tir
Or
dove la mia bella Fiammetta Siede con lei nel cospetto di Dio
sei
.
Deh !
se
a crrado
te
ti
fui nel
mondo errante
ni
Tirami dietro a
dove giojoso
tf'
Veggia
(
colei
che pria
)
amor
accese
Bocc.
(i)
Kime
p. 49.
Nella prefazione
leggesi
alle
p. 20.)
un sonetto
lo
nuova
il
in Firenze
Manni(p. ^9.)
l362
l'aude]^
tore della
prefazione verso
iSlS. Io
lo
reputo
S.
Ste-
feno per
ritisarvisi
Somm. Cronolog.
196
scrissegli,
LIBRO
che poteva con ragione deriderlo
dimenticata
i
d'avere
ei
la
sua povert..
Che
Non
si
ristette
vanno pomposi, sono spogli dal verno d'ogni loro ornamento: e che tutto in natura mutabile (a). XXX Vili. Non trov in Napoli l'inospiquando poco dopo tale durezza del cenobita fuggendo tumulti- della sua patria, vi si trasfer nuovamente. Mainardo de', Cavalcanti
tenere foglie, e di
fiori
, i
(Z>).
Ugo
di
asi-
lo nella
desideroso di possederlo
La
regina
studio volle ai
anco fuor
le istan-
Napoli, e
Petrarca
,
gli
rinnovava
ze di conviver seco
presso di se
Giacomo
Majorca
(e).
Non
sia
San. ep.
)
4.
(b)
ibid.
TERZO
cena; contento
,
197
come
dependente del tenue avito retaggio, che possedeva in Certaldo (i). Confermavalo nel suo proponimento il pensare, che rimanevagli
breve spazio
di vita, per cui
n lunga, n inin
libri, e gli
le
amici, e
congiunti, e
desiderio, che
XXXIX.
amor per
.
la
pa-
Cagio-
nogli lo sdegno
che
retta
Suapte
natura
adeo
indignabundtis
erat
ut
,
quamquam tenuitate patrimonii vehementer angeretur cum nullls tamen terrarum principibus commorari vel
paululum
tleraret
.
Ex
nunquam rebus suis contentus pluribus scriptorum suorum locis statum sutim vehementius deploraret L' ac.
coglienza fattagli
dall'
vit.
Hic
,
enim plurimo
desiderio trahebar
redeundi
li-
in patria m
198
quanto
all'
LIBRO
esterno in guerra con
i
Visconti
Erane dall'ambizione, e dall'inimicizia degli Albizzi,e de' Ricci 1' interna pace turbata.
Benchi Buondelmonti,
disfatti
i
quell' istesso,
che avea
Pisani
si
disse
Io
avessero
popolane famiglie
,
Benchi per trarne vendetta si un con Piero degli Albizzi loro nemico. E pel favore che il Buondelmonti aveva con l'antica nobilt,
questi con le pi potenti famiglie de' popola-
ni
facevano
ammonire,
ossia
riuscivano a
i
loro
ri-
la parte
Guelfa aveva
gli
altri
non moderasi
Non mancavano
i
saggi, ed
ra-
quali
alla
come
il
ma come
divisa in sette
.
aveva
(i) E'
il
Boccaccio
Non
lo
vediamo
infatti
TERZO
zone
sei
i
199
della patria
signori dierono
,
autorit a cinquanta
cittadini
perch
alla salute
apparente
non riuscirono a
come
osser-
sommo
politico
Fiorentino.
Le ca-
fecero,
glia degli
altri
provvedimenti
XL.
Il
dine di cose
restituitosi
in
Toscana
sag-
giamente
prescelse di abitare in
Certaldo.
Ma
all'
za, sembrava
le spal-
Cominci a molestarlo schifosa scabbia che rendevagli la vita tediosa e afflitta. Aggrav il male debolezza d' intestini ostruzione
gravissima
infermit.
,
,
che
lo af-
sintomi
pi
sinistri:
raucedine
(a)
Machiavel.
Ist.
Fior.
l.
3.
200
di voce, cio,
LIBRO
invasamento di capo, tosse
le
luci al celo, e
delle
mano tremante
semispento
1'
e tinto
la
lore di
gli
morte. Perdea
erano odiosi
memoria,
ingegno. Le lettere,
,
libri
diletti gli
animo
si
di forte
tempra. Le
sulla
la
ravvolgevano tutte
morte, e
cameretta
tom-
ch'egli
muse.
lacrimevole stato fu risana-
XLL
In tale
to in parte da
spaventevole
assali
si
crise
Un
verso sera
lo
febbre
cred
al
ardente
con
termine della
Crebbe
sospiri.
suo malgrado
strap-
nale
del
Sommo
Giudice,
memore
seco
e
del
irato
passato,
giustamente
vederlo
gli
e severo, ed
un timore
nelle
entr
nell'ani-
mo, un tremor
membra, che
faceagli
TERZO
versare amarissime lacrime.
in
20
Che
gli
valeva
mettersi eterna?
e
gli
Che
lieti
giorni trascorsi,
onori, e
gli
amici potenti?
Non
la
avea
qua-
d'assistenti,
le
ti,
sforza-
vasi di dargli
animo
e sofferenza
notte
maggiormente inoltrata, sent un'accensione che si fece interna e come una fiamma
,
membra, e che nello sprigionarsi gli lasci come arsa parte del corpo. Oh! inesplicabile cuore umano?
adito a traverso alle deboli
Incominci
te
in
Non ebbe
degli
mai veruna
d seguente
arrend
il
esortazioni
astanti,
ed invoc
in
che
di
restituigli
parte
sanit.
E come
centi rimorsi?
Ma
un male incom-
mensurabile (i)
(i)
{
il
202
l'iyy
LIBRO
1'
valore
animo
all'estenuate
membra, che
una
labo-
ad istanza della
citta
intraprese
me
solo
si
della
Merc d'aver egli, codisse, acremente rampognata Firenze sua ingratitudine verso Dante, non
spense quell'odio antico,
si
ma
fu dai
alla
me-
nome, anche
Ateniesi,
i
in
ci imitatori degl'incostanti
emendare
scritto
lentamente cresciuto
,
in
in
fama
il
,
poema
e
di lui
comecch
primo divagava soltanto per le bocche del volgo. Fu il Boccaccio, che, commendandolo, lo rend caro ai dotti
volgare
da
di
queir et
i
Di rado accade
,
che
ascolti la
:
patria
patria
di
lui
consigli
vii
le
rampogne
del saggio
un
,
invettive
la
al
contro
,
rogna
che lo
popolo Fioren-
un
vile scrit-
che non nominavasi per l'infamia, che la sua mordacit avrebbegli procacciata, non seppe tacersi, e
,
scrisse contro di
lui
abbiamo pubbliix
,
Rime.
Son.
vn
viii
xi.
TERZO
ma
in
2o3
ci pi
le
i
felice
vanni,
rentini,
virtudi
Divina
a
Commedia non
tal'
solo ai
letterati,
il
ma
sul
all'universalit
,
de'cittadini.
tutti gli
Fatto
si
de-
creto
uopo
,
occhi
rivolsero
Boccaccio
,
e come maestro
di
eloquen-
za
come
di
quella dell'Alighieri.
gra-
suo
Commento
dello
stile
sulla
mo-
volgare di didascalico
stile,
di quello
modesto,
,
e sobrio, e
ro e patente
imi
Ebbe di salario per la lettura cento fiorini an(Mann. p. lol. ) Lesse nella Chiesa di S. Stefano. {Lami Cat. Mss. Biblinth. Riccar. p. Iip. ) Quando si
(l)
.
quanto onora
il
Boccaccio
1'
Commento
204
agevola
la
LIBRO
promuove
il
scolo all'intelletto;
raziocinio,
sviluppa tutte
Commento con
mit
senso
let-
aprendo poscia
il
senso allegorico
nascoso. In
sotto
la
questo
Commento
difetti
,
quenza
vizj
per redarguire
ed
i
virt, o esorta
dell'
amor
quel
della
fama,
dell'immorquan-
XLIV. Da
Commento apparisce
grammatica universale, e quanto dotto nelle lingue madri, che dierono origine alla pi bella fra le moderne; e
to fosse profondo nella
come
si
per adornare
ed arricchire
TERZO
di queste dottrine
205
adeguata-
facendo copia
.
mente
al
subictto
soli
,
Che
se
soprappreso da
della
diciassette capitoli
ma
a tutta
1'
opera avesse
Commento, veruna
alla
oscurit
non
ri-
marrebbe intorno
inutili
Divina Commedia; e
sarebbero
gli
coli susseguenti,
rata
da
lui
restagli ogni
lunga
inferiore
XLV. Malgrado
canza
forse
d' ajuti
,
cotanti pregi
o indotto in errore
nel
greco
idioma, e
,
se
Ma
il
secolo, in cui
vive,
come
Pu
pro-
apparire
lisso,
il
Commento soverchiamente
leggitore
l'
sovrabbondante d'erudizione
il
triviale,
quando
scritto
non
si
rammenti, che fu
.
per
Anzi
2o6
II
da ci pu inferirsi, che col volo dell'aquila poggiava sul comune degli uomini di quel
secolo: mentre in Firenze, per quanto fosse
la pi colta citt del
mondo
era obbligato
i
perfino di
stri
spiegare
la
chi
furono
primi noe
il
parenti, quale
lutto (f).
prima morte,
pri-
mo
(l) Il
scritto
le
da Niccol
alla
di
contiene
Chiose
.
Divina
Commedia
parlarono
il
attribuite al Boccaccio
Di queste Chiose
,
Mehus
(p. 179.
ed
il
Mazzucchelli
(
come
824
pure le
Colon.
447 e 479. an. 1752. ). L' estensore delle Novelle opina essere queste chiose lavoro giovanile del Boccaccio , e assume di provarlo con argomenti che a me
sembrano debolissimi
I.
Ma
purgatamente
2.
Per
.
ripetersi
Come
il
se costasse
pi
1*
che
ripeterla. 3.
,
segue lo stesso
che nel Commento , di esplicare cio letteralmente, ed allegoricamente ogni capitolo. Ma questo
metodo
metodo
era
.
comune
a tutti
gli
sposi tori di
all'
Dante
,
in
queir et
D' altronde
chi disse
estensore
il
che
Per-
Commen4.
suo?
ch
un
istes-
argomento
convengano nella
sostanza. Io
TERZO
XLVI. Dopo
Ja
207
abbisognavano
mi fondo
il
chiose
I.
del Boccaccio
seguenti
ragioni.
giovent
Boccac-
me me
estensore
le
Colon. 447.
il
vi
sono moltissi,
discordanze fra
d'
Chiose e
il
Commento
come
il
*
,
a cagione
xxxiii anni
esempio, dice
la
incominci
di
Divina Commedia; e
Com-
mentatore
del trascrittore
Ma
in
in
ci
prende un granchio
Chiose
La
con
Riccardiana
piccole
possiede
queste medesime
variet
Ms.
secolo
si
,
Cat.
nnm.
xix.
onde pi
Quello
ripete che
di trentatre
Divina Commedia.
mi sembra battere compiutamente l'estensore, che in questa pi antica copia ninna menzione vi
Boccaccio
)
.
fa del
Ed anco
il
il
Lami
card. p. 20.
presse.
to
nel descrivere
primo
Ms. cos
es-
La Divina Commedia
.
estensore
Boccaccio
che afferma convalidare la sua opinione il perch dice nella lezione al capitolo x del
delle laudevoli
Commento: che
Matilde dira
tal
al
scrive in
maniera
osserva
Giornalista
,
che
quale studio
sono probabilmente le
studj aveva
Chiose
E' indubitato,
che
lunghissimi
fatto su
308
perfin
tre
LIBRO
giorni
per terminare
una
lette-
ra (i).
Ed
che distrugge
tempera
pi forte, ud dalla
il
il
terre-
Gerusalemme. Confermogli
il
legato, ultimo
.
pegno
Pianse
sapealo imper-
turbabilmente felice:
ma
ci
per se stesso, e
Dante
il
Boccaccio
com'
l'
asserisce
ma non
vi
che perci gli caderebbe in acconcio di ragionarne Gratuitamente poi l'estensore asserisce, per distruggere l'obietto, che fa la discrepanza fra le Chiose e il Commento, che nel
,
e
.
trattare
il
,
Boccaccio
molto
in
diverse
volte
lo
.
stesso
ari
gomento
diversamente
ne
scriveva
Mentre
lunghi studj da
me
fatti sulle
sue
opere
me
lo di-
Vita di Dante
io
e nel
Commento
1'
se
bene
detto
vi corressero pi di venti
.
anni fra
siasi
tra scrittura
,
Ed
che nelle
all'
cose da lui
avanzate
in
contrarie
(l)
onest
{Epist. Bocc.
ad
Francis, de Brossano).
TERZO
per
gli
209
abbandonaci senza
piloto in un
cuore, che
fu l'abitacolo delle
san-
belle,
ma
al
desiderio di luis'oppo*
1'
sero
le
forze.
Nel compiangere
infelice
trascur
le vie efficaci di
recuperarlo, escla,
m:
d'
l*
s*
ei
d^
avarizia,
invidia,
e d'
XLVII. Ebbe
moria
possa
gli
il
ultimi pietosi
al
che render
sapiente
poema
si
dell'
Affrica
Quanto
in questo capitolo
citata epistola
del
Boccaccio
pubblicata
Mehus
{p. 203.)
(2)
Probabilmente in
tal
componimento
Francisci Petrarcae
Biblioteca.
f.
che
io lessi in
Mss.
Angl. et
p. 121.
posseduto dal Chiar. Ab. Morelli vedranno la luce per opera di lui , nel secondo volume della sua Biblioteca
Manoscritta
210
LIBRO
la
veduta avevan
luce
(i).
Avendo
,
udito,
e a decretare
del loro
ignoranza del
E temendo, che
aveva cura
di raddirizzare
me
ste
suoi
opere di
pi
eccellenti, e
condannate
non
intese,
con
Furon questi i trentaqnartro versi, che trattano Quella critica eccit lo sdedella morte di Magone e scrisse contro i censori una gno del Boccaccio apologia del Petrarca, come si deduce da una delle Senili. { Sen. l. xiv. ep. 8.) Apologeticum tuum, qtiod ira nbili dictante in censores meos erudisti valde
(r)
.
mihi piaciuti et ajfectu tuo, et stylo, et sententiis delectatus stim s et scio illos haec
tos:
tis
,
et
graviora promeri-
noli
inardescere
.
nec tuo
iiidicio
gni sunt
sto a
Non
a mia notizia
penna
di quest'apologia.
Franceschino da Brog-
ma
non
visse abbastanza
(
il
desiderata copia
TERZO
perdita gravissima delle lettere
,
211
e dell' Italia. ^^"^
XLVllI. Morto
il
che svela uomo qual' ei si visse provido o improvido, modesto, o orgoglioso, pio (i),
irreligioso,
nero
cio
e
istitu eredi
amoroso o ingrato. Parente teuniversali i nipoti BoccacAntonio, figli di Iacopo suo fratello.
,
Amico
lo nella
doveva
fra
mente onor
passasse al
Lo
istitu
Convento
di S. Spirito di
(2)
.
Firenze
Amava
fra
Martino
legato
te,
un documento
il
da
lui raccolte
montesta-
do
ze
fatto al
Il
Manni
ir3.
il
mento
(2)
dk conil
Niccol Niccoli co' suoi denafi, decor che conteneva questa preziosa raccolta di
,
locale
.
libri
Fu
di
della Chiesa e
Convento
212
conforti
,
LIBRO
ritratti
i
il
mondo
XLIX. Cess
di
Dicembre del 1375, ove fu sepolto nella Chiesa de' SS. Iacopo, e Filippo non avendo
ancora
anni,
te.
il
ma
il
Fu
morbo un
.
disordine di stomaco,
che aggrav l'applicazione indefessa, e istancabile di lui (2) Sembrava a quel valoroso
S.
Spirito
ai
23 di Marzo
lib.
del
e.
1471.
Scipione
Ammirato
,
Ist.
par. 2.
23.
108.) narra
come
gli
in
Spirito
il
giorno
Spirito Santo
sopra gli
.
la
(1) Sulla
frequentemente dagli
seguenti versi che
stranieri
furon
scolpiti
:
quattro
egli stesso
ac ossa loannls
Mens
Denm
.
meritls ornata
laborum
Mortalis vitae. Genitor Boccacciiis illi: Patria Certaldiim StiLdhim fuit alma poesis
in sua
lode, pubblicati
dal
Manni
daldi
potest
si
di
Certaldo fece
ornare di
E Lattanzio Temarmi la
tomba come
(2)
vede oggid
Come
t E R Z O
troppo
breve
la
2l3
ottenere
mortil
vita, per
non distrugge
non rammentarmi
dall'
dell*
amaris-
Italia
,
dell' Alfieri
i
alla
primeggiare fra
imprigionare
,
tragici
ei
un corpo debole, incapace lungamente uno spirito di fortissima tempera e sempre attivo. La posterit nel leggere gli scritti e poetici, e comici, e tragici, e satirici di
lui
,
le
sue
versioni
sublimi
dal
greco
dal
,
lati-
ed no potr consolarsi forse dell' immatura perdita ammirarlo come una vittima illustre che sacrificossi per l'onore della patria, onde non lasciarla seconda Ma come non in verun ramo di Drammatica poesia rattristarmi io come non lasciare ai posteri una debole testimonianza della mia riconoscenza per lui senza taccia d'ingratitudine? Ben mi rammento, che, ridotto per le perturbazioni d' Europa dal tumulto de* campi
, ,
.
et
che
dalla guerriera , che ambizione sollevasti l'animo mio, nella pascesi di speranze Che sebbene non ne
.
nome mio
ce
la vita
,
ne'
Non meno
sebbene non cos profittevoli, erano i tuoi colloqui meco di quelli di Agesilao col giovane Senofonte Fu mia la colpa , e della scarsit del mio ingesaggi
.
gno, se tanto rimasi lontano dall'Ateniese guerriero; mentre il re de' Lacedemoni non era n pi di te concisamente eloquente n sentenzioso cotanto n
,
meno
servile,
2l4 come il
si alla
LIBRO
generoso corsiero, che
all'
appressar-
e di prestez-
za. Fu dall'Italia,
ma
madre
fe-
conda
sima
figli,
di vedersi
t,
ma
Ed
ei,
che
pi
era divenuto
soave,
il
epi dignitoso. Tu fosti di lui pi grande, in quanto che nel tuo nobile cuore non annidossi giammai, ne n bramosa di potere , n bassa sete di ricchezze
,
invidia.
Primeggiavi fra
gli
uomini
ed
il
eri
anco dai
fulgore delle
pi glorioso
1*
ammaestrare
che
il
dominare
le genti
(l)
sili,
Coluccio Salutati in un' epistola a Lodovico Marche esiite nella Riccardiana {Cod. 1238. ), cos ne
illiul
,
sed
,
Italae
qtto
sydtis occidit
Boccaccius
noifi
.
Sicque
abiinde suppetebat
materia scribendi
tale
avvenimento
,
scrisse a
Franceschino da Brossano
che negli ultimi tempi vedcalo rarissimamente perch abitava in Certaldo. [Manji.p. l35 ) Franco Sacchetti lo pianse con una canzone , Matteo
nella quale dice
TERZO
no
e
di ci chiara testimonianza e
il
2l5
il
il
Salutati,
Sacchetti, e
il
Palmieri, e
Villani,
come Merc
non
re,
cure,
gli
solo
non
si
spense
ma and
in
mente crescendo,
gli studj,
germogli queir
,
effi-
secolo di
Leone (i),che
gl'lsocrati, e
i
Omeri,
Senofonti, egli
Zeusi, e
Palmieri
Villani
(
La
patria
rifer
morte
)
<\i
:
lui
E
. .
il
Vit.
Bocc.
disse
meritamente
degno nomo
.
da
lui
Mann. p. l3o e seg. ) Bartolommeo Ponzio in un orazione pronunciata Mehus p. S'JI. ) per dimostrare, che ivi in Firenze furono sempre coltivate le lettere, dice Cominci Dan(
,
.
(l)
te
il
Jior
p'i
poscia
il
Petrarca
a cui successe
.
il
Boccaccio
bastantemente eloquente
te
.
ma amor pi
,
,
se, mitnificente
e dotto
le
dedic
.
ricchezze a promuo-
lettere
verare Carlo
berti e
nardo Bruni e Ambrogio monaco Prosegue coli' annoMarsuppini , il Poggio , Gio. Batista Al-
Donato Acciajuoli
2l6
LIBRO TERZO
, .
che con marmorea statua, e con splendida tomba fosse la sua memoria onorata (a) Ma tu fosti bene avventuroso o Giovanni che non ti fu d' uopo onde
riconoscente decret
,
tuo
di
za.
Oh! me
felice; se verr
giudicato dai
istesso,
che
,
tu, sdegna-
pagasti col-
(a)
Mann.
p. 129.
217
ILLUSTRAZIONE PRIMA
Della letteratura greca in
Italia
dalla
decadenza
sino air
caccio
Impero
d'
SOMMARIO
..auanto
de^ Romani
.
ai tempi
prendessero
Romani,
La fondazione
Impero
Sta"
iv.
letteratura greca
.
v.
Sotto
vi.
Carlo
Magno
secolo
la
viT.
Grecisti
undecimo
vili. Grecisti
del
duodecimo
ix.
greca
.
x.
xi.
Di
Crissolao
o Grossolano Arcivescovo di
Milano
Imbasceria del
2l8
Vescovo d* Avelberga in Costantinopoli
ni
,
grecisti italia'
che vi fiorivano
xii.
Di Burgundione Pisano
xiv.
XIII.
Non
pu noverarsi che un
deciinoteri,o
.
xv.
senza
effetto
xvi.
.
Gre-
greco nella
settentrionale
Italia,
xviii.
Autorit del
ca nel mezzo d
nesi
dell' Italia
xx. In Calabria
la
lingua greca
sino
al
secolo
i
decimoquinto
XXI. Stato
regi
.
Normanni
XXII. Traduttori
xxiii.
Stato di
regi Svcvi
e meriti di Federigo
di
Gulielmo
d'
da Morbecca
.
de*
commenti di
S.
Tommaso
Aquino
regi Sve-
vi
premure del re
all'
Roberto per
Petrarca
,
et del no-
e del Boccaccio
non allevasi
.
in
Italia
xxix.
Di Barnel
xxx.
Suo vasto
sapere
laamo diffonde
xxxii.
studio i se ei
sapesse
219
xxxm. Come pot imparare
re Leon%io
.
il
XXXIV.
Di Leonzio. Occupa
prima cattedra
in occidente, xxxv.
ad Omero.
ca
Leonzio tra.
duce Omero
xxxix. Ulti'
me vicende
xl. Recapitolazione
le
degli obblighi
greche
XLI.
Meriti
di lui pel
Ili
ILLUSTRAZIONE PRIMA
I.
usata
La
sapere, ren(i).
deronla considerata
colonie,
il
da tutta T antichit
Le
le
commercio
d'
armi vittoriose
ri
Alessandro
mondo. Talch
Cicerone
il
le genti, ed
gusti racchiudersi
te tutto parlare
il
E S. Girolamo {b)
greco
.
asser
, l'
orien-
di
Roma
salvata
come
il
suo mezzod
usata
Romani
,
che
le altrui favelle
s'
non vollero
mai apparare
(a) Orat.
(l)
studiosamente
(b)
applicarono alla
pr Archia
Ep. ad Galathas
Popoli ugualmente
.
colti
non scambiano
di
fa-
da considerare che le voci passate da una in altra loquela vi passano ordinariamente storpiate e
vella
E'
,
corrotte
Le voci ed
composti
le
greci
al
contrario
favelle, e sono in
le definizioni delle
gli
uomini
222
rreca
,
ILLUSTRAZIONE
,
sia
per apprende^
lettere
amene
.
mente
delle
gli
affari colle
1'
provincie
la
maggior parte
ne' primi
quali
usavano
quantunque
tre secoli
dell'
il
Impero
,
si
sforzassero di diffondere
ovunque
lie
,
latino
nelle
Spagne
Pannonia
nel settentrion
dell'Italia, nelle
terra
ma non
La
gi nella Grecia
nell'
Egitto
ne ir Asia
III.
traslazione dell'
la
,
Impero
in Bisanzio
col
far passare
denominazione
dell'
oriente
nelle
mani
de' greci
che
pure contribuirono
non me-
no
de' latini
pi di questi eloquenti
il
n meno di
Cristianesimo nell'uni-
verso
IV. Facendosi ora a considerare lo stato delle lettere greche in Italia, ( sebbene per ora intendia-
mo mo
escluderne
le
due
)
Sicilie
in particolare
Impero
d'
oc-
cidente vi
decaddero interamente
qui mi pia-
ce r osservare
ne
decadimento
d'
ma
alla
PRIMA
frequenti
223
-,
avvilirono
poli
all'
poseb-
Impero soggetti
In fatti Teodorico
bene
doro
,
da Gassio-
ma
presso
non
re-
curanti Italiani
vani
furono
tentativi del
gnante
Ostrojjoti
Italia
V. Sotto
rate
to
,
regi
che
il
si
sforzi di dimostrare
tre
soli
che sempre
Pontefice
:
nell' Italia
fiorirono,
grecisti
il
pu noverare. Natale
Arcivescovo di Milano,
Leon secon-
do, e Giovanniccio da E.avenna (a) il secondo di ove col latte apprendevasi quella patria Siculo
,
favella
l'
VI. Pu
il
nono secolo
che meriterebbe
se tratto
comune
,
sollevati
quale
il
mag-
V. 3.
pa^. 125.
ai/y
ILLUSTRAZIONE
Magno meraet sua
,
ed esso istruito da
bedue uomini
pere ed anco
celebri
la
suo
latino ed
greco
,
ma
valo
di quello
la
Sebbene studiasse
Carlo
grammatica,
la rettorica, la dialettica,
e che
ne'
momenti
di
ozio
sotto
mano
a formar le
let-
Ai
occidente
che seppe
d'
greco
come
il
celebre
Scoto traduttore
(1)
E
se
gno
incerto da chi apprendesse il greco Carlo Mada Alcuino, o da Paolo Diacono Friulano. Que:
sti lo
latina Virgiliiis
p. '225.
t'.
7 ir ab.
3.
(2)
Tentabat
et scribere
tabulasq. et cndicillos
ad
hc
'
ctim temptis
litteris
assuefaceret
(3)
e.
Guglielmo Malmesburiense (De gestis Angl. lib. 2. 4.) dice che fior Scoto nel nono secolo, e che tradusse ad istanza di Carlo il Calvo la Gerarchia di Dio
PRIMA
VII. Sotto
si
i
2^5
Magno
,
tre secoli
pi incolti, di
abbia memoria
Nel primo
di questi secoli il
solo Anastasio
cista
.
Bibliotecario ci noto
il
come
gre-
Ed
esso apprese
coman-
damento del Pontefice Giovanni ottavo traslat gli Concilio con altre ope.
Il
Gradenigo
e
,
il
Tiraboschi
ne' segrecisti
da congetture
coli
vogliono desumerne
che
all'Italia:
greche comunit
cui erano
i
ivi esistenti
dalla necessit
in
Romani
,
Pontefici
sci-
sma
di
Fozio
di trattare
Ma
scritto
simili congetture,
non meritando considerazione maggiore del viaggiatore, o del commerciante, che apprende una
pere
,
senza che ci
VIII.
Il
secolo
undecimo
me
ra
,
Impero
(a)
Tlrab. v. 3. p. 200.
'2l6
Italiche
,
ILLUSTRAZIONE
che cost tanto sangue
gli
,
ma
che parve
rino-affliardire
dal torpore
pressione feudale
civile
Le
Papia Lombardo
Domenico Marengo
abbiamo
fine
,
patriarca di
Grado
Giovanni
Italo in
,
rammentato
nelle istorie di
Anna Gomnena
che educato in
tinopoli
,
Costan-
blicamente
Proclo , e di Porfirio
IX. Per far cessare
tumulti civili
dell' Italia,
furono
della
marina
delle scienze
delle lettere
ed
anco
le
della greca
favella.
i
Le Crociate accrebbero
i
,
comunicazioni fra
greci e
Italiani
.
latini;
e soprat-
g'
meCrogli
Frequentarono
principi imbelli
per lo pii,
ma non quanto
.
quan-
(a)
Grad. rag.
ist.
PRIMA
tunque fosse quella
t
227
decadenza, pole lettere dele
.
do
Vi avevano
non
,
le
,
arti
le scienze
clinato
poco
ma
vi
erano e
arti
e le
scienze
lestina
classe
della societ
e le scienze
l'umano ingegno. li frequentare de' latini con gli Arabi die loro il gusto di leggere, e di comporre fole e romanzi, primi libri nel genere ame-
no
scritti
neir occidente
Questo
il
vero periodo
il
presso di noi, e
istorico in-
(a)
volle ag-
fasti,
tentando
dice non
assumerne
l'
duodecimo secolo. Ed io giudico, che a tal periodo si appigliasse per non aver documenti da pro,
pii
remota.
Ai tempi delle Crociate coltivossi maggiormente il greco per le frequenti trattative di riu(a) Blese.
1759. in
8.
llS
mina(;('iati
ILLUSTRAZIONE
.
I timidi greci
dagli
,
Ottomanni
in tal
lusingavano
Franchi di
riunirsi
sperando
.
Infatti
uno
,
de' primi
annoverati
dal
Gradenigo
all'
Grossolano
Imperatore Alessio
Comneno. Ma
ch
in
mi
fa cre-
derlo Calabrese,
giac-
un viaggio
difficile
,
eli'
ei
fece in Costantinopoli
parmi
da
esporsi
il
scriverla
ad Imperatore coltissimo
qaal era
Comneno
(a)
si
valse per
,
Italiani
Veneziano,
Pisano
.
Mo? da Bergamo,
Iacopo Burgundione
in
latino
coment alcuni
nel
1128
dall'
{b):
versione
menteremo
Mos tanto
fu
fu ammirato in Costanti-
nopoli, che
(a)
(b)
t.
3, p.
2p:. e seg.)
4. p.
l5o.
PRIMA
trattative,
2129
come
(i).
attestollo lo
stesso
Vescovo
di
Avelberga
alle
lettere
greche
Con-
getturarono
il
Lami,
il
coltivassero nel-
Toscana
dal
,
numero
unde-
tem})0 l'ondata.
intiera
Ed
il
Manni
(2)
scrisse
.
per
(1)
provarlo un
dissertazione
Per
tinarum
tate
literarum
doctrina
clarissimtis
Moyses nomine , Italus natione, ex civi, Per o ama hte ab tiniversis electus eat , ut utriri.
titolo
credere
delle lettere
greche in Firenze
gioni
al solito
si
senza
suoi materiali, e
.
vale di ra-
Firenze
di
V assunto A cagion di Giordano in una predica fatta nel l3o5 disse , che la struttura della croce era a
modo
come avreb-
non ne fosse stata nota la forma alV universalit de' Fiorentini ? Pretende che Accorso Fiorentino morto nel 1229 sapesse il gre,
se
co per quanto come dirassi cosa meno che provata , quantunque interpretasse voci greche Adduce di poi che nel li 00 v'erano i monaci Basiliani in Firenze, che ufziavano in greco e questo un argomento tan,
,
to valido,
come
33o
quanto
io
ILLUSTRAZIONE
gU
lodi su congetture di voler aggiunal
paese natio
io tante
ne veg-
greco
un Ce-
nobio di Basiliani
case
Crede che
greche
,
Fiorentini lo sapessero
di cui erano
,
fornite le
S'
o scolpite
immagini: lieve argomento, mentre queste immagini non erano fatte pe' pochi che avranno avuta
nelle sacre
ma
per
.
1'
universalit dei
la
Ci prova soltan-
che innanzi a Cimabue i soli greci si applicavano arte della pittura, e che se eravi anche qualche Italiano, non era che servile copista di quelli. Argomento ugualmente futile quello de' mosaici con iscrizioni greche per le addotte ragioni Il pi valido arto
,
all'
del
,
Manni
i
cio
codici
undecimo secolo,
Ma come
possono
che
,
e perch
che
,
gli
Basiliani
ve
Il
tempi
Ci pu spiegarsi
,
con quello
cio
che in Fii
pi condi greci
v'
em
si
tal
concorso
dall'
che
ci
la
undecimo
de' Gre-
chiama borgo
Fiorentini
per le
loro
commerciali corrispondenze in
il
levante.
Il
PRIMA
letteratura
,
oZi
,
che rigetto
le
congetture
mi con-
documenti
di queste glo-
uomo maravi-
gli affari
ra rend alla
medesima segnalati
il
Se esso
celebre manoscritto
com' alcun
lo
pretende
che alla
greci
ammirande
passi
leggi
romane
ei fu
l'
che ne tradusse
.
per facilitarne
intelligenza
Ei ad istigazione del
padri greci
a' latini
Giovanni Damasce-
medicina
Aforismi
ad
utile di
,
d'
Ippocrate
Mehiis pag. 21 8.
,
Manni
S.
Zanobi Vescovo
di Firenze
da
Damaso
Papa in Costantinopoli per estinguervi le eresie, (l) Doctor doctorum iacet hac Burgundius urna.
Gemma maglstrorum laudabilis et diuturna Dogma Poetarum ; cui littera graeca latina
,
Ars medicnarum
Optimus
interpreti
{Mem.
ht.
degV
Illusi.
232
o-reco in
ILLUSTRAZIONE
il
XIII. Questi fu
latine di padri
(a)
suo disceporecossi
fratello
Leone
Leone fu
fatto
Mannello Comneno delle leggi imperiali Fra i di questo secolo annovera il Gradenigo Ugaccione Pisano professore di canoni nell' Unigrecisti
,
versit di
Bologna
ra
il
eb-
be
n po-
, che da Burgundione Uguccione si rend celebre come glossatore di Graziano, e calcando le orme istesse di Papia compil un nuovo
t attingerla
lessico latino
Afferma
il
Tiraboschi
che per
,
tal
lavoro ei
si
ma
adducono sembra
(e)
nel
( i
es-
Mehufi pag. 21 8.
Memorie degV
Gradentg. mem.
Illusi.
Pisani
{d) Elog.
(l) Il
di Uguc. p. Io5.
fra
i
,
(e)
Mar. I2IO.
lui tra-
Gradenigo numera
mo
che secondo
PRIMA
XIV. Non crebbero
decimoterzo
.
2S3
grecisti nel secolo
,
in Italia
bisogna credere
che
la scuola Pi-
Il
Gradenigo in
fatti
non pu
solo
da reputarsi fondatamente
gnese,
e per quarantacingli
,
que anni
scrisse a tal
die
opera a convertire
un' opera
scismatici
uopo
in
greco
e in latino
.
intitolata
il
Nu-
Gradenigo fra
grecisti
,
Ferdiil celebre Accorso Fiorentino nando Bresciani Girolamo Salinerio Valerio Stra,
,
di verto
e Rodolfo Gavallerio
il
Ma
;
quanto
al
prisa-
mo
il
Sarti e
V. 4. p. 320.
slat in
Vi fu un
402.
)
:
Alberico
qualche fama
Tirab.
t.
5. p.
ma
,
che
e
il
ei
il
Gradenigo
sulla
Mazzucchelli (Bihliot.
Bolognese
scrit. Italian.)
fede
della Biblioteca
p. 7.
)
del
Bumaldi
:
[Bon. 1641.
Hippocrath Aphorismorum oracula, latine loqni fecit senza recarne documento Ne a me basterebbe 1' autorit del Bumaldi per affermarlo Le parole citate svelano un abbaglio del Gradenigo che disse Alberico aver trasportato nel volgar nostro questi Aforismi quando dovea dire in latino Essendo vera tale asserzione sarebbe
che nel farne menzione dice
qui
,
.
2^4
tirni,
ILLUSTRAZIONE
troppo lieve fondamento per crederlo rassembrarai V autorit dell' Arrisi ; che il solo che ci abbia data tale notizia nell'opera intitolata Cre-
mona meno
Letteraria
,
Il
Tiraboschi
che
,
.sapesse
Genovese
lite dal
Catholican
dando fede
,
Gradenigo
pare eh'
.
non
aver-
lo saputo perfettamente
XV.
Il
di
un
solo Ita,
di-
mostra eh' era quella favella del tutto spenta nella settentrionale Italia
.
Ma
,
,
sull'
incominciamento
intendiamo
pii
del secolo
decimoquarto
di cui
distesamente di favellare
cominci a valutarsene
.
come importante la cognizione Il Concilio di Vienna ragunato nel i3ii dal Pontefice Clemente quinto, decret che in Bologna, in Roma, ed
,
ove risiedea
la pontificia corte
,
oltre
professori
di lin-
di lingue orientali
vi fossero
due maestri
,
gua greca
quali
oltre
ad insegnarla
padri
non
fosse posta
ad
met del
se-
fi)
Era creduto
comunemente
orientali
,
che
il
Concilio
di
ma
il
Gradenigo ha
di-
mostrato
vittoriosamente
.
con
erudite
investigazioni
PRIMA
colo decimoqnarto
ne' viaggi
235
il
celebre Pietro di
Abano
Costantinopoli
che
vi ten-
ne pubblica scuola
la celebrit
problemi
d'
Aristotele
,
alcune
,
opere di
Gale-
no,
goli
gli aforismi
problemi
(a)
.
e la rettorica d'Ales-
sandro Afrodisiense
Il
Francescano
e fondatore di
,
una
riforma
ivi tanto
apprese di greco
S.
Gio-
van Grisostorao di S. Giovanni Climaco e di S. Macario Il Gradenigo nella prima edizione del suo
.
ragionamento
dell' attica
;
cred Dante
perito
nella
favella
scritta
da Giannozzo Manetti
sti
ritratt
affermando queeh' ei ne
avesse
Ceterum
[\)dintes)
Boccaccia
,
ita
paene
in
omnibus
;
praestat, ut in pattcis
in
admodum
Vit.
ac levibus quibusdani
,
graecarum
qua DanPrestando
Manet.
Bocc. p. 86.
da Imola
all'
Amo-
Mil. l52l. 4.
),
parrebbe che
qZ6
una
illustrazione
,
les^^era tintura
ma
Ultimo
de' grecisti
dal Gradenigo
il
figlio dell'
amico di
Dante avesse, saputo il greco. Ivi si legge che dopo aver commentata la Divina Commedia e le egloghe del Petrarca, voleva commentar quelle del Boccaccio:
,
sima
et latinae
,
lumina
Dantem
annem Boccacciuin
clariorn
.
absit jactantia
reddi-
Ma
fa sospettare
apocrifo
quel
frammento di lettera il chiamarvi suo discepolo il Bocquando nel Commento di Dante lo dice a caccio
,
quod meus BoC' caccius de Certaldo {Mann. p. 32. ). Cresce il mio sospetto per cretlere apocrifa questa lettera il non avere in veruna delle celebri biblioteche d' Europa discuo.
Volo referre
illud
venerabilis praeceptor
perto
vi
ti,
si
il
Commento
menzione. Malgrado l'asserzione del Manetche rifiuta a Dante la cognizione del greco , il Sifa
la
) ,
vita
opi-
Dante
iv. p. 63.
na eh'
ci lo
Si
,
Dan-
te tanto nel
Convivio
,
come Perizoma
sia
,
Teodia
quanto nel poema voci greche Entomate Geomanti Eunoe, Galas' Protonoe ec. E veramente mi rassembra
,
,
Non
fa
il
nominar che
onore
garono
Pu
darsi
che ebbe
figlio
PRIMA
in quella favella (i).
237
Dante ,Bosone RafFaelli, se pure grecista pu dirsi uno, che dava speranze nell' appararla, e che non lasci documento ulteriore della sua perizia
XVII. Abbiam
le quali
si
sin
qui riferite
le
prove addotte
ag-
di
analogo a tale
argomento abbiamo altrove raccolto: ma il leggitore dovr convenire che le loro accurate ed eru,
che, sebbe-
ne in iscarso numero
in tutti
secoli di
mezzo
vi
ma non
gi
Anreca-
to'tone ai tempi di
Burgundione
gli
annoverati
Italiani,
tutti si
rono
in
lingua
Il
Manetti era
avr letta
la
Dante
pi fiate
Divina Commedia
greche
onde da credere che senza vaUdi argomenti non avrebbe avanzata cos positiva asserzione (i) In un sonetto da Dante diretto a Bosone gli dice;
,
.
El
S'
e s repente
.
avvaccia nello
stil
yreco e francesco
)
19
238
Come
lia,
ci
,
ILLUSTRAZIONE
avrebbero potuto appararla in Italessi-
e grammatiche
greche
aiuti
,
che
anco nella Grecia a quei tempi faveJlavasi corrottamente? Il sin qui detto dimostra poi, che gl'Italiani
sino al secolo decimoquarto
e che perci
non erano
il
in istato
.
e diffonderne
gusto
Infatti
no o
di
,
o alla
fi-
losofia
medicina
o alla legge.
XVIII.
E
,
ci contra
l'
del
Gradenlgo e del Tiraboschi possiamo affermare con r autorit senza replica del Petrarca del Boccaccio, e di Giannozzo Manetti Il primo nella
,
.
nome
gli
d'
Omero
per consolare
amici
epico
che lagnavasi
dall' Italia
,
d' essere
stato per
gli
enumera
o ammiratori
che
vi
(i)
Il
Petrarca dice una cosa, che sarebbe ancor pi dimostrativa della nostra asserzione,
ma non
vera,
come
PRIMA
eravi alcuno in
239
ai
Toscana, che
pesse
le
greche lettere,
innanzi
ma
che nemmeno se ne
conosceva V alfabeto
asserisce
,
(i).
Giannozzo Manetti
es-
a'
sersi fatta
di gre-
che lettere da molti secoli in poi (.1) XIX. Non ebbe sorte cos infelice la greca
lin-
Sicilie
dagli antichi
ivi
Magna Grecia
per
le
fondate. I greci
non soggiogarono quelle contrade, ma vi estesero la loro favella col commercio , con le colonie con
,
la dottrina.
E"
Napoli, e Pitecusa, e
,
Cuma,
e
:
Possidonia
e Elea
,
e Pandosia di
,
di l Messina
Taormina
Catania
furono colo-
nie
non
po
che comprendesse
.
Omero
do-
morte
di
Barlaamo
(1)
s'it
,
l.
xv.
,
e.
vu.).
est
consuetudo
ego
in hoc
about
lita
ast
lathiitati
compatior
quae
si
studia^
,
et
in eas
sii
orbis
pora
Ante Petrarchae tempostquam latina lingua remittere paulatim pristinas vires coepit, nulla paene in Etruria graecaruni litterarum mentio a nostris liominibus per multa saecula habebatur
loan. Manet. Bocc. Vit.)
.
Q,^0
ILLUSTRAZIONE
,
Peloponneso
e dell' Attica
filosofi
, ,
Pu
vedersi
1'
enume-
che fiorirono
in piccola
fatta
da un
illustre
promotore
che la Grecia
la
Italia professavano
,
grandi obblighi
,
alla Calabria
a Pittagora
e ai Pittagorici
nei
nove secoli,
da
cio sino al
Gran
Costantino (i).
XX.
alla
caduta dell'Impero
diffondesse l'ignoranza,
scac-
la greca lingua
Longobardi
che
la
in
parte settentrionale.
a'
Calabria sino
tempi
e
d'
per asserzione
(a) (l)
De
scriptoribtis
Calabria
Fab.
Biblioth.
Graec.
Verum
memorabo : Italiani Siciliani et magnani Graeciae partem primuni Calabriae tnae altriei , deinde Pythagorae,t sids Pythagoricis maxime debere. Namper annos noningentos ab ipso scilicet Pythagora usqiie ad
, ,
Costantinttni cognoniento
magmim,
doctrina
ijsa
et se-
PRIMA
ville tuttora vi si favella (a).
241
mantenerla nella
parte meridionale
dell'Italia contribu
non poco
le quali si
uso che
si
mantenne
gre-
monaci Basiliani
tuite scuole.
di
Nardo
fior
e di Otranto
,
si
apparavano non
Nell'ul,
ma
latine (e).
tima
il
che
,
al-
trove rammenteremo
Una medesima
di
,
favella
e le
conBar-
siderare la Calabria
rio test
coli di
come parte
stato
Grecia
Il
nominato
(d) asserisce
mezzo essere
greca
le
anche
molte
Regno
lo
dimo-trano
che tutto d
uso che
(a)
si
mantenne anco
a'
leti,
due
Sioil.
t.
3.
{d)
(e)
Pag. 37.
Signorel.
t.
2.
p. 223.
t.
3. p.
41.
q^Aq.
illustrazione
XXl. E' inutile il favellare del tempo , in cui il Bearne di Napoli fu sotto la dominazione de' greci, ma incominceremo dall' undecimo secolo, quan-
do
il
valore de'
Normanni
scacci
Greci, e
.
che
Questi re-
possono
colti
offerirsi
,
monarchi
de' secoli
per
1'
quale
s'
applicarono a promuovere
gno.
fu
il
Renon
e di modestia,
il
quale a gloria di
poli in Italia
e le arti belle
ed
una
biblioteca
,
che
conteneva
isti-
illu-
stri scrittori di
Roma
(1)
(2)
Prende il nome di Vittore terzo, e mor nel 1087. Ecco il catalogo di questa Biblioteca riferito nelCassinense
(
,
la
Cronaca
meno
libri
latini pertinenti
)
.
Mur.
rei:
.
De
Genesi ad litteram
Cornelii
.
Historiam
nis
Gregorii Nazianzeni
.
Cre'
sconium de
Versus Arichis
Pauli et Ca-
PRIMA
XXII. In questo regno, da antichissimi
243
tempi
.
furono
sreci
Gufrliel-
mo
roU
.
>
instituta lustiniani
t'ium cuni (reometria
gilium
Theociiti
).
Donatum
,
Congetturo, che
Teocrito
e nello
cito
di cui
;
si
Ameto
ei
,
Ta-
che
possedeva
scritto
Abbiamo
il
so secolo
da Enrico
Pomposa
Ravennate per
e. v.
)
che convalida
vasi
il
la
nostra asserzione
che
,
non studiache
ci
pia-
ce di qui
coltura
S.
per dare
.
maggior contezza
della
del
,
secolo
di S.
Agostino
de'
moni
talogo
(
di S. Cipriano
Il
Ca:
Santi
La
degli
uomini
di
illustri
S.
forse
Cornelio
.
nipote
Alcune opere
.
Gio-
van Crisostomo
t
.
Altre
d'
Origene
.
Le
Cassiano
.
Lanfranco con-
tro Berengario
Cassiodoro
cantica
L' esposizione
secondo
d* istorie
i
:
pi
f
moderni della
Dodici
)
.
libri
L' istoria
AfFri.
cana
zio)
Le
istorie di
istoria d'
.
Alessandro
I libri di
,
neca a Cecilio e i suoi trattati de' benefizj, e della clemenza. Le Tragedie di Seneca. Isidoro Ispalense l'etimologico, e la cronaca. Quaranta quattro libri
^44
cimo chiam
ILLUSTRAZIONE
in
Abate Desiderio promosse la lingua greca, e Pietro Diacono contemporaneo di lui e monaco del suo monastero, olstesso
,
Lo
tradusse
il
libro
d'Evace
ziose (i).
re degli
Arabi intorno
pass
alle
pietre
pre-
XXIII. Da'
Normanni
,
il
trono di Napoli
infortunj.
Gli studj
dell'
vi fiorirono
,
maggiormente
per
.
opera
Imperatore
e re Federigo secondo
il
Se quel
monarca
paese in et
Nap.
p. 49.
(i) Biblioth.
graec.
di
t.
x.
.
delle
istorie
Trogo Pompeo ( cio Giustino ) Tito libri deil buon cherico ab urbe condita sed capita XL adhuc de:
Continua Enrico a narrare, che l'Abate era stato cri-, ticato d' aver raccolti libri , che raccontavano le favoper lo che merita di anche maggiormente ammirato Sebbene qui si faccia menzione di molti padri greci , bisogna intendere, che erano tradotti in latino, come apparisce dai
le
,
esserne
principi
(ij
II
latini
che ne riferisce
il
detto Enrico.
PRIMA
lettere cine secoli innanzi
all'
2^45
.
et del Petrarca
Ma
aprirono
le vie del
con
Costantinopoli,
istruzione
.
molta
Napoli
degno
letto
il
decreto
che
eman
greco,
,
scrittore
che
temente provata
poli
ci avesse
che
istitu
nello studio di
(a).
Nache
Ma
dubbio
(a)
Origlia
1.
p. 69. e 70.
.
(l)
doceri artes ;
:
vigere studia
ut
jejuni et
regno
inveniant
unde
ipsorum avidltati satisfiant Bonum autem hoc rei nostrae public ae proftitiirum intendimus cum subiectorum
.
.
speciali
quadam
affectionis gratia
,
provide-
pulcherrima poterit
spes fovere
re
,
et
quam
nobilitas
sequitur
OrigL
la cctk
t.
l.
p. ZI-)
,
Lo
convenne
uomini
di Salerno
poteva a
tal
un
246
ordin
.
ILLUSTRAZIONE
Era
di gi celebrato Aristotele:
il
rispetto
non
la
fama
nell' occi-
le fece
tradurre
e ne
invi
do encomj
ai
componenti
liel
coltivare
filosofici stu-
quella versione,
.
ad utile
ed avanzamento di quelle scienze (a) Nel promuovere la filosofia Aristotelica fu non men di
lui
premuroso
il
che
,
altri
e in-
dono
Il
al
Parigino studio
dell'
ed ordin an(e).
cora la versione
Almagesto di Tolomeo
XXIV.
raggi non
meno
lo protesse
Urbano quarto incoEi non soed onor coloro che colti va vangli, ma,
celebre Pontefice
di
Tommaso d'Aquino
i
l'incarico di
commenil
rere fra
ei il
greco sapesse
,
si
sforzato
Gradenigo
al
di provarlo
ed a
S.
damento.
Non
t.
era difficile a
(a)
(e)
Tir ab.
4. p. 52.
(b)
Ibld.
Origl. p. 6p.
PRIMA
appreso,
se
247
,
come
.
il
Barrio
il
pretende
,
egli
nacque
,
in Calabria
Comunque
siasi
a lui
si
debbe
che
traduttori la-
ed arabi.
Tommaso
1'
comi
et sua
che
lo colloca fra
sottili scrittori
cimoterzo
(a)
ma
ed
il
imprese
Timeo
,
Ed
in tal guisa fu
il
primo, che
che
^
XXV. La
gegni
,
g' in-
libera-
mente
logia
,
si
di-
inintelligibili
il
con
com-
(a) Tirab.
{b)
Ibid. p. 15Z.
(i)
che ha
co
,
fatto
supporre ad alcuni
eh' ei
sapesse
il
.
gre-
di S,
Tommaso
248
za
.
ILLUSTRAZIONE
l'
ignoranutili di-
L' errore
istesso
cagione sovente di
gli studiosi e
sapienti
la
sapere (i)
XXVI.
sti. Il
Sotto
rej^i
o-reci-
Grecia, ove
fu de' greci
,
e de' latini
interprete
il
allorch Inno-
cenzio
terzo
mand
qui
col
Cardinale Benedetto
,
megre-
esser
ci (a)
Di
lui
.
Medicea
(&)
detto Giovanni
pub-
blic il Bandini (e) Perito grecista fu Niccol da Durazzo spedito dal Pontefice Innocenzio quarto in Costantinopoli (ti) e Bartolommeo da Messina che per comandamento del re Manfredi tradusse
,
Guido giudice
dalle
Go-
(a)
Laur. T.
l.
i.
Cat. Laur. T.
Origl. p.
p. 25.
(e)
3l9.
(l)
Tutti
la scolastica filosofia.
sa diranno
logici e
etici metafisici
cosmografici
PRIMA
e da' fonti greci
,
24.9
XXVII. La casa
a Manfredi
turbazioni
fioriva pili
,
,
d'
Angi nel
,
toglier la
corona
ove
,
involse
il
ma
vi trasport dalla
Provenza
d'
Europa
e di poetare in volgare
.
un un
le
lettere
Carlo primo
Car-
particolarmente Roberto re
Reame
le
greche lettere
,
Con una
al-
epistola
raccomand
ai sudditi
cuni
ad Ugola
lino di
Roma
Idrontino
cui data
cura
La
(a) Ist.
\b)
di Troja Ven.
1481./. Prolog.
(i)
Ecco
T.
il
Motuproprio in occaet
I.
p.
178.).
Grande juit
de sitbditorum conimodis cogitando, stattierunt quod in civitate Neapoli literalis scientiae studiuin , suis continuatis temporibus sisteret : ut quia inter caetera virtutum inSiciliae regibus, qui
signia
literalis scientia
corda nobilitat
.
regni guberdispo-
nacala regit,
suimus
ri
,
et dirigit
... ex hoc
,
locupletari
etc.
Ei visitava le scuole
si
e distribuiva dana.
distinguevano
25o
re o-reche
ILLUSTRAZIONE
ordin a Leone
cV
Altamura
(a): e
dea
filosofo celebre
dello
studio di Napoli
Aristotele
,
tradurre
e le ope-
re mediche di
Galeno
(Z?).
,
vi in dono
al Pontefice
Parisi ri-
gina
Nella dedicatoria
,
d'
uno
l'
di que' trattati
ferisce
Imperatore Androni-
Galeno non ancora tradotte, aveale inviate in dono al monarca (e) Ai tempi di lui fu professore dello studio di Napoli e suo medico B.egino
. .
di Calabria,
che
il
fatto
l'
Italia a
pr
a* fio-
Petrarca ed
il
Boccaccio
Da
ci
si
deduce
di
Napoli
let-
non era
teratura
.
rifiorito
il
Nessuno
d' elo-
nemmeno Omero
g
il
XXIX. Fu
labria
(a)
{b)
{e)
{(1)
,
Barlaamo
di
Seminara in Ca-
Ibid,
Iblei.
Tirab.
t.
v. p.
I.
203.
Origl. Voi.
p. l88.
PRIMA
no
,
25l
,
si
quindi in Salonicchi
del greco
.
nel i337
nella
capitale
dello
Impero, ove
bevve
gli errori
scisma
Fervorosissimo di
dottissimo
ottenne la protezione
,
deli'
Imperatore
Andronico Paleologo e
favorito
gli
dell'
di
,
Giovanni Cantacuzeno
che
accoltolo in casa
la
Imperatore
d'
die r incarico
insegnare
Teologia e
le
lettere.
Nel i33t fu
monastero
Ma
dispregiava
Ci
gli
fra
questi
Niceforo
G regora
che
lo
avvil
intito-
un dialogo
laamo , and a nascondersi in Salonicchi e non ricomparve in corte che allorch due legati del
,
si
trasferi-
perch fu prescelto a
avuta non
trat-
emen-
censur nuovamente
,
le
greche monastiche
istituzioni
sario
Gregorio
Palama
Interruppe la teologica
tenzone
una legazione di Barlaamo nell' occidente, o\e lo sped Andronico nel iSSp all'Imperatore e
al
i
lo contro
Turchi,
il
esterminio
Greco Impero
Ebbe
segreta
com-
252
di riunione
.
ILLUSTRAZIONE
, ,
Barlaamo non avendo potuto giovaove rinre ad Andronico si restitu in Grecia le mischie co' monaci del monte Atos intorno nov alla luce taborica La nuova contesa die cagione a pii gravi disturbi. Un sinodo fu adunato in Co.
Palama, o
,
di
Barlaamo. Questi
e sosteneva
at-
taccava r altro
r essenza e
tore
l'
operazione di Dio
che
Andronico con tanto calore peror in favore sebbene infermo , che aggravatosi del Palama poco dopo mor, e il Calabrese fu condannato sen,
za che fosse
approvata
la
dottrina del
Palama
restitu in
XXX. Le
greci
il
di quell' et
nella classica
erudizione Narra
colo di statura
,
Boccaccio
versato
ma
grandissimo di scienza
,
e nelle
da essersi meritati
i
di principi, e d'imperatori,
quali asse~
ri vano che da molti secoli in poi non vi fu in Grecia uomo di tal dottrina In Avignone ei co.
nobbe
trinarsi
il
Petrarca
d'
addot-
di cui
contrasse
(a)
Cen. Deor.
l.
xv. e. vi.
PRIMA
l'amore negli antichi
scrittori
253
diB.oma.
Il
poeta
Omero,
e Pla-
tone.
Ma
non
profitt
raccomandandolo
al
re Ruberto
raci
.
che lo sollev
il
al
Vescovado
,
di
Cedella
Petrarca
com'
ei confessa
acquistare
che
un' elementare
cognizione
greca favella.
il
gu-
greche
e Paolo Perugino
bibliodi lui
seco in amicizia
Ysi (i),
e per raccorre
poeti, e
.
gli
storici gre-
ci
Paolo
spogli
scrisse
un opera
bil
da
duta dopo
{a)
la
l.
sua morte
xv. e. vi.
l.
{a).
Boccac.
(l)
[Gen. Deor.
xv. e. vi.)
Aequo modo
et
Paulnm
Perusinum, gravissimum viruniy caeteris immisceo : qui et ae tate provectus, et multarum rerum notitia doctus
fuit
.
Diu magister
,
Hie-
rusalern
et
Siciliae
regis
incliti
Et
,
si
usquam
cw
homo in perquirendis jussu etiam sui principis peregrinis undecumque libris questi libri stranieri erano greci, e gU arabi: historicis^ et poeticis operibus iste fuit Et ob id singulari amicitia Bar' laae junctus Quae a latinis habere non poterai eo medio innumera exhausit a graecis
riosissinius fuit
,
:
20
!254
ILLUSTRAZIONE
con erudizione
rica-
primo
libro
tal
peregrina dottrina
XXXII.
Il
timmo eranvi
mente. Presero
che asserirono
eh' ei
da Leone impar
il
greco
Non
detto
1840
al
i36o
,
scrisse
il
Filocopo
il
Filostrato
:
ii
Decamerone
,
opere con
greca intitolazione
l'
Ameto
ed alcune eslosrhe
.
ove
il
di
hanno nomi greci Trasse pensiero della novella di Cimone da un idillio Teocrito (a) e da Aristeneto quella di Paganino
le ninfe
,
pastori
da Monaco
nella quale us
(h).
espressioni che
dir
bisogna tradotte
lo udii per quasi
tre
Omero
(e)
.
meco
(ti)
:
Altrove
primo fui fra latini y che udii spiegarmi privatamente da Leonzio V Iliade : parole, che non danno
veruno indizio
primi rudimenti
(a)
(e)
Mann.
p. 323.
l.
(b)
Ibd. p. 21 6.
Gen. Deor.
xv. e. vi.
PRIMA
XXXIII. Dubbio
Io
scrittori attribuiscono
il
255
eh' egli
precettore
ebbe.
del
libro della
guerra santa
tano (i).
d'
il
Ma
non esservi
nome
ne
il
al
tratten-
Gradenigo
i
verarlo fra
suoi grecisti
Alcuni
,
scrittori
il
che vend
il
pa-
greco
da un Calabrese di gran rinomanza (a) E sebbene non si verifichi la vendita del patrimonio (6), non sarei lontano dal congetturare che in Cala,
bria
e forse da'
.
prima tintura
parisce da
uno de' suoi sonetti amorosi (e) Guidommi amor ardendo ancora il sole
,
(a)
(e)
Betus. Sansovin.
(b)
Mann.
p. 48.
(l)
Favellarono
di
questa versione
il
d'
Andalone
-,
il
Catajo
il
Giu-
Liguri p. 49.) il quale dice Andalone poeta elegante. L'Astrolabio di lui fu pubblicato
in Ferrara nel
ma
fui
assicurato dal
chiarissimo
.
Monsignor Marini
256
ILLUSTRAZIONE
,
Quivi Madonna
in sull' erbe
e 'n su fiori
La
sola citt di
demente
rugino
,
e forse
Paolo Pe-
maggiormente quel suo desiderio fu Leone o Leonzio Pilato Tessaloma veramente Calabrese come narra il nicense
,
,
XXXIV. Ma
Petrarca
(a)
Il dirsi
Tessalo
ci
ei
po permut
quando, e perch
ei passasse in
Grecia
.
mo-
naco Basiliano
apprese
le
Ivi
conobbe Barlaamo
da esso
sebbene
poco
uon
te,
vivesse
Leone
oche
lo
movesse
nel
la sorte
da Barlaamo
si
nell'
occidendalla
il
trasfer
Grecia
nell' Italia
.
ed in Padova conobbe
Pe-
trarca (2)
(a) Sen.
{b)
l.
(1)
Leontium
XV,
Deor.
l.
e. vi.
(2) Il
il
Petrarca nel
l358 fece
r
caccio in Milano nel
A
di
25/
dublio,
la dottrina del s\io
che
il
Petrarca
,
gli
commendasse
amico Leone
nuovo
la
stu-
qua-
fosse
anco a
lui
profondarsi in quelil
la favella.
tal
uopo
si
reca
nezia
persuade Leone a
trasferirsi in
si
fa privatamente spiegare
(a).
Omero
lo fa spietre al-
gare pubblicamente
Oltre Giovanni,
fa)
Gen. Deor.
l.
xv.
e.
vi.
tnl. 3. p.
498.).
Il
)
ep. 35.
i36o,anno nel quale questi condusse seco Leonzio Firenze Quod petis extremum est ut Homerilibrum
.
si
modem
...
neis nostris
Haberi autem.
facile poterit
ilio
.
cit'iam procuravit
breve
ubi
,
idem
solutis
lati-
Da questi due squarci della lettera si deduce 2. Che lo conobI. Che egli conobbe Leone in Padova be probabilmente nel viaggio del i358. 3. Che Leone
Ut
.
pot avervi
istruiti
4.
1^58
tri
ILLUSTRA ZI ONE
ne sino dal primo anno della sua venuta in Firenze. E questi per congettura possiamo crederli France.'-co
Casa
XXXV.
Petrarca
,
gli scrissero
una
lettera a
nome
ci
d'
Ome-
Questa lettera
,
nota so-
(l)
La
amavano Ome-
ro eie data dal Petrarca nell* epistola riferita nell'articolo seguente. Crede
di greco {T. in. p.
il
Sade
5oi.) fossero
Boccaccio, FranSalutati
il
,
cesco Nelli
Petrarca
,
il
e Zanobi da Strada
Che non
fossero
il
il
Pe-
TiraboPetrarca
:
schi
Voi. V. p. 480.
E'
indubitato che
comprendeva
qtilritum his
fra questi
adderem
infatti
Perieza
lauro
eripnit
transalpina Babylon nobis , nominato Zanobi segretario Pontifcio nel l35p, e perci o non trovossi come pare che lo indichi il Petrarca all' arrivo di Leone in Firenze o poco dipoi vi si trattenne. Io congettun.el 1.36o
,
Fu
al
Boccaccio
,
t^
egli
amici d'Omero
Tedaldo della Casa che come provollo il Mehus fu grand' ammiratore del Petrarca, del Boccaccio e nella greca favella versato Il Petrarca avendo compreso fra gli amici d' Omero Zanobi da Strada , mi fa credere , che grave abbaglio prendessero il Sade
,
.
PRIMA
nella Parigina, e nella
259
(i).
Medicea
Un
uomo^x'v
sponde,
ti
dentemente fu aspettato
nelope
,
di quello
,
che io
Ne
avea perduta,
libri
ogni speranza
tuo
tino
del
poema
,
ne in
pia da vicino
tolto
te
.
Imperocch quel
te
,
libro
,
da
te
,
ed a
attribuito
non
ti
.
tuo
certamen-
Questi
s'
Leone
per intero
restituir
a noi
e
il
di gi
Tu
piangi perch
e
comune amico
tino reputava
,
che io Bizan,
astringe a peregrinare
ad
esiliarti
mia patria
lo
quando rallegrar
/'
dovresti.
Ma
a ci
sospinse
alcuni
Non
il
quando
,
gli
amici del
greco
Poeta
che novera
ca favella
(
Petrarca
.
gli
ibid.)
Io credo, che
,
Omero,
all' arrivo di Leone in Firenze, ove per 1' allegate autorit non si aveva veruna tintura di quella lingua ? (l) Questa lettera [Fam. Uh. xxiv. ep. uh.) porta la data Mediolani vu Idus Octobris anno aetatis ul.
ti
mae
l36o.
260
al
ILLUSTRAZIONE
il
guadagno,
numerarvi
.
un
Ne
aggiungerei un quinto
,
e lo meriterebbe
ma
.
non
Non
tali
,
uomini, in un
medesimo tempo
in
una sola
citt
concorrere a tale
Oh
meraviglia
La
ta
deW universo^ Roma, nemmeno uno ne conVe ne fu uno in Perugia , che avrebbe fatto qualtrascurato. Altri ne
,
furon
in altre citt
ma, a
quel eh' io so
da questa
si
tra-
Da ci comprenderai chiaramente, e he io
de-
sidero
ammiratori,
,
ivi
.
pia
che
altrove
A' tempi
e
nostri
se
non
Grecia:
tali
fuvvene
altro,
gi mio precettore,
che per
,
studj aliment in
me grandi
lo
speranze
innanzi
.
che mi tolse
me
in
le
aveva
richiamato
alle
,
cure episcopali
lo
ci seb-
bene mi abbandonasse
vare pia a
lui
che a
me
XXXVI.
(a)
li
Sade
(a)
congettur essere
men-
T. 3. p. 62p.
PRIMA
zionatl
261
il
il
Bolognese, Pietro da
;
Muglio:
Mantovano
Andrea da Mantova
i
Ai
il
,
Sulmonese Barbato.
che nel parlare del
Non
il
Sade creda
Perugino
il
mentare Muzio,
senza che
siavi
argomento
congetturarlo per
r altro
Che
Pastrengo fra
scritta in
Val-
che
iSSp, sog-
giunge
(^).
:
Lusimus hic puris subter labentibus undis Hic longo exilio sparsas revocare Camoenas ; Hic Grajos, Latiosque simul conferre poetas Dulce fuit; veterumque sacros memorare labores.
Ma
che
il
Tiraboschi
interpret, comparare
altri
nomi
e le opere
Come
gli
infatti il
(a)
Voi. V. p. 424.
262
altri,
,
ILLUSTRAZIONE
che nel iSSp niuna tintura aveva di
si dis-
ei,
XXXVII. Gaderebbe
che desse fede
all'
in
un grave abbaglio
furono
.
colui,
che
Barlaamo
in Grecia
e
i
Leone
a'
suoi tempi
Omero
,
La
iattanza e
r orgoglio
sto la
di que'
due Calabresi
sorprese in que-
buona fede del Petrarca ed essi lo spacciavano per essere in occidente maggiormente considerati I dotti commentari in Omero d' Eustazio provano quanto nel duodecimo secolo fosse in Grecia considerato il principe de' poeti. Giovanni
.
un colto poeta greco di que' tempi N pare probabile che Niceforo Gregora antagonista di Barlaamo fosse meno di esso versato nelle lettere greche. Solo trenta anni dopo Leone
Tzetze
fu
,
venne in
ze
Italia
il
celebre
Emanuel Crisolora
che
ed in
di
due Calabresi sopravanz? E non solo nella capitale dell' Impero, ma in Cipro, e in Sigran lunga
cilia,
Ome-
Come
l.
d'
altronde due
vii.)
xv.
e,
per giu-
stificarsi presso
che temeva
,
lo dovessero criti-
/lo/z
,
prospectant
dice
dirigam
cui
laborem impeti'
,
dam
et eia
tam graecarum
quam latinarum
literarum
si
vera
PRIMA
gran numero di
letterati
263
,
se
non
avesse noverati la
Grecia a
fesa della
qiie'
di
Costantinopoli,
esclam: rimase
sino a
nostri
se
come
Coil
propugnacolo della trascendente filosofa, verun dei latini apparve essere bastantemente dotto , se ivi per
qualche tempo non avesse studiato
nella dottrina ebbe
;
ed
il
nome che
Atene
ne' d fioriti
di
Roma,
.
in
XXXVIII. Scrisse il Petrarca questa lettera nelV anno appunto nel quale incominci Leone a professare il greco in Firenze Ne' due anni che vi
,
.
rltna?e posteriormente
creder
si
debbe
,
che cre-
scesse
il
numero
de' suoi
il
discepoli
,
e che se
esservisi
II
,
diffondesse talmente
pili
gusto
da non
studj
ne mai
Petrarca
ed
sul
Boccaccio
si
che avevano
la sua
dimora.
Lo determinarono ad intraprendere la versione latina d' Omero eh' egli comlaboriosa fatica
,
(a)
Hody. de Greci
,
lllus.
l.
2. e.
I.
fert fama
sint
,
iiotitia
et
ipiibiis
graeca carmina
.
ut his ignaris
non vide'
bnntrv snnerjiua
noi pubblicata
(
Neil* epistola a
)
Giacomo Pizinge da
dice, che questi stu-
diava
Iliade
1'
Odissea
264
pie (i).
il
ILLUSTRAZIONE
Con
tale ardore accelerava
il
Boccaccio
tria
1*
oc-
(l) Questa versione conservasi nella Bada Fiorentina {Mehus p. 273.) Di questa versione esiste l'Odissea nella Medicea ( Cod. 45. Plut. 84. Cat. Cod. lat. voi. 2. p. 161.). Ed io avendone collazionati alcuni squarci vi rilevai leggerissime differenze La Medicea possiede ancora alcuni frammenti di questa medesima versione di mano di Fra Tedaldo (Cod. vin. Plut. 21.
.
Sin.
iv. p.
i6o.)
Il
codice di Ba,
non Io da , sebbene sembri del secolo decimoquarto il quale and probabilmente percrederei V autografo
,
della
libreria
,
del Boccaccio
di dar
Crediamo
uopo
(
loro
un
tal
versione
Scegliamo a
da Licaone
al vincitore
Achille
Lib. o. V. 74.
Genu deprecor
Vada
Servus
(a)
te Achilles
tu autem
(
me
venerare
miserere.
et
me
.
Penes enim te primo gustavi Cereris farinam, Die ilio , quando me cepisti in bene facto virdario Et me transtulisti procul fcrens patreque, amicisque Hecatombium autem hono Lemnon ad gloriosam
:
.
Nunc autem
est
n Haec duodecima
jj
Multa passus
Nunc
me
in tuis
manibus po(
n suit
sum
supplicis
dice
1*
originale
PRIMA
cuparsi
dell' intiera
265
Omero
:
versione
d'
volle che
intraprendesse Leone la traslazione ancora delle opere di Platone. Al quale uopo le richiese al
Fatum destructlbile Debeo odio esse lovi patri w Qui me tibi iterum dedit, medio cuique , me mater
.
bellum
do-
minabatur:
Pidasum
flumine
et alias
Ex
duo nati sumus tu autem ambo jugulabis Certe hunc ( priamus ) {a) in pedestribus domuisti ( Antitheum J (b) Polydoron quare percussisti acuta
:
( lancea
5,
hic mihi
,
malum erit
Tuas
manus fugere
tibi
postquam appropinquavi t
(
me
im-
Daemon
,j
Aliud autem
dicam
tu
autem
in sensibus
(
pone tuis
jj
Non me
tibi
interficias
cum
sum
,
Hectore
Qui
socium interfecit
et
iuvenem, fortemque.
il
onde possa
leggitore paragonar-
medesima
,
come
,
la riferisce tratta
.
da
Omero
e. 84.
)
,
Lib. vi.
Te deprecar
quo miseris
dies abiit
,
sum
dum me
:
in viri-
dario cepisti
,
Lemnon
transmisisti
redii
,
duodecimus
postquam ad Ilionem
et in tuas
manus
{a)
(e)
Primis
()
.
Deo similem
^66
se
,
ILLUSTRAZIONE
.
Questi rispoterrebbe
in
pronto;
ma
gli
po
la versione de'
scrittori
,
si
con negligenza
il
temendo
troppo grave
vini ingegni (a)
pe' loro
.
ardua impresa
vi si accinsero
Me
,
Lathoi
et alias. Exista fil'iam Priamus habebat duo nati sumus tu autem ambos iugidabis Certe primum inter pedestres domuisti Polydorum deo similem, et percussisti lancea: nunc autem mihi infortunium pa-
Hujns autem
aiiteni
ras
Sed haec
in
animo
ponas
cui
quaeso ne
me
,
interficias
Hectore sum
la
prima
elegante
da alcuni squarci
.
si
dalla prima
dee
no-
mi
Questa
Am-
bedue
poemi
il
gli
tradusse
Leone
mentre
dell'
il
Petrarca
richiese
Odissea tra-
Sen.
si
l.
111.
E. V.)
Platone
Ci
il
cio del
Timeo
p. 2.).
nel
la
Commento
Dante
(Voi.
l.
Dal citare
PRIMA
XXXIX. Non god quanto avrebbelo
il
l&'J
desiderato
mo
in-
teri tre
le recarsi in
Venezia per
il
Costanti-
nopoli.
il
Vi dimorava
.
Petrarca, e
ivi lo rivide
volle partirsene
gno
lui,
di viaggio
Chiese al Petrarca per compaun Terenzio con gran meraviglia di non sapendo, che di comune potesse avere il
.
Ma
let-
scrisse
una
all'
Grecia
lia
,
Costantinopoli
prodigava lodi
Ita-
so di lui (a)
Non
volle concederglielo
il
Petrar-
Confessa
,
suo ritorno
(6)
.
se avesse
avuta natura
,
umana,
(a)
non ferina
l.
Sen.
3. ep. v.
5.
{b) Ibid.
l.
ep. IV.
il
Salv.
Dis. XVII.).
che asserivano
:
che due
teca
e ne
libri che vengano nella mia Bibliovedranno non solo in greco ma traslatati
1^68
ILLUSTRAZIONE
Non
molto confidando nell'indole piacevole de' due protettori, part il Calabrese da Costantinopoli per
tornare in Italia.
fugli concesso di rivedere
il
paese
greci
che aveagli
Pe-
trarca
fra'
XL. Ecco
lando
gli obblighi
che
le lettere
A me competesi
,
dice egli
/'
onore
.
mi
di versi greci
distolsi
Non
,
fui
io
forse
consigli
cidental Babilonia
in Firenze.
meco da Venezia
io^ che lo ricevei in
/'
lo
condussi
Non fui
,
ve
ebbi ospite
fatica procurai
pendio fra
quello
,
Fiorentino? Io fui
d'
che a mie
spese
libri
Omero
e d' altri
E non solo
il
in
Toscana ,
,
ma
ancor
nella patria
Io fui
primo
,
de' latini
cui fu spiegato
lo fosse
Omero privatamente
pubblicamente.
e che
mi adoperai onde
ni
se
non
addottrinai pienamente
(a)
(Z>)
Sen.
l.
v. ep.
l.
I.
Gen. Deor.
xv. e. vii.
PRIMA
in
2C9
fu pos, ,
quegli studj
.
sibile
Ed
fuor di dubbio
che
se quel
vagabondo
ne sa-
Ma
sebbene di
molti
tero
poco apprendessi
,
gV
intesi
.
miq
le
la
maestro
che ebbero
diffondere
Boccaccio
nel
Manetti
(a)
Poco dopo
la
che
lo stadio della
seguendo
le
orme
,
del
Petrarca
e del
Boccaccio
uomini dottissimi
.
si
sforzarono
d' inol-
sima brama
Emanuele
ottenutolo
da Costantinopoli
lo
chiamarono
,
Firenze, ed
con pubblico
e privato stipendio
per ap-
lo trattennero-,
tanto
Questo
fu
quello
Emanuel Crisolora
li ,
i
non solo
in
Toscana
ma
Italia, quasi
and
da germogliare mi'
.
come oggid
lo
v eggiamo
Dir alcuno
{a)
Vit.
Bocc.
270
ILLUSTRAZIONE
?
lo
dobbiamo
,
Boccaccio
libri
,
che primo
ogni altro
il
precettore
tani per
gran
tratto e di terra
.
e di
mare richiam
271
ILLUSTRAZIONE SECONDA
Della famiglia di Giovanni. Di Boccaccio padre di lui
.
sua nascita
I.
si
chiam
de' Ghellini
caccio
Sebi
bene originaria
ne
di
Dey
in citt
il
padre suOy
ma
suoi
maggiori.
Ed
padre
;
e
,
perch
ci volle
si
e'
ce lo volesse perpetuo
anche
cA'
ce.
Fu dunque
la sua famiglia
una
di quelle, che
,
trat-
medesima
come
tuttora
(a)
{b)
Ann. p. 26.
272
caccio
il
ILLUSTRAZIONE
padre
,
suo vi
figlio
si
desso
il
Amorosa Vi(a)
r ultimo vi
si
nomina
celebro
majorum meO"
rum IL
alt, antequam
o abietta fosse la
il
famiglia di Giovanni.
Lo
,
Squarciafico,
esser egli di
Sansopa-
vino
vero
cio
,
il
Betussi asserirono
essere stato
vili
renti nato, ed
,
il
indotti in errore da
un passo
irritata contro
,
la
donna
,
una delle antiche casate magnatizie di Era Giovanni di famiglia popolana e Firenze venuta di villa la femminile superbia della donna irritata facevale riguardare una simile casata, come d'origine villereccia, quantunque nell'et, di
satira
di
.
Giovanni fossero
lite
,
ed obbligati
(a)
Boccaccio Rime p.
.I05.
SECONDA
e ad assumere
glia fosse
Q175
la sua fami-
cognome plebeo
delle
nell'
Che
per altro
pi oneste ed onorate
del
sommo
345-,
enei i342
di quello
dell'annona
(a).
Che
1'
pii? nella
credenziale data a
i
Giovanni
al
con cui
di
accompagnarono
Fiorentini
ecce
Marchese
Brandemburgo,
scrissero:
ad
(fc)
uso
Quanto
ai
beni di fortuna
la
sua famiglia
agiata dov
ma
mercator Jterit
raorandus
,
che comodo
e agiato fosse
il
padre suo
sua
educazione
non
lo
sai
amico
io
son
puerizia infino in
intera et nutria
quali
quantunque
nobili
ci'
entrare in casa.
miay ne
in
di
me
visitare si
ti'
vergognavano: vedevano
,
me
(a)
{b) (e)
consuetudini
uomo
p.
12.
p. 267. p. 267.
274
mo Vedevano
.
ILLUSTRAZIONE
ancora la casa
,
mia
splendida as-
Vivono molti
di questi
padre
paterne non
e agiata
,
,
perch col
questi
e
fratello
e forse
come legittimo ne ebbe la miglior parte, perch era esso d' animo grande, e liberale.
e la
sua povert,
i
e la
tempi,
la quale
no , che
nato
.
degno uomojosse
il
colla poetica
nell'
Laurea coro(i).
Ed
Manetti afferma
,
orazione funebre di
p. 2p5.
lui
pubblicato
dal Mazzucchelli
Bonaiuto
Chellino
(
(
diminutivo di Michele)
Francesco
Boccaccio
^'^^
;7^r
Vanni
Iacopo
r^
.1
Giovanni
Iacopo
Antonio
SECONDA
caccio padre di Giovanni
verso
il
.
275
pu giudicar tuttavia
dice
do nacque suo
nella
il
e questi lo
vecchio
dopo 1342. La mercatura condusse Boccaccio in Parigi , ove fece qualche dimora come attestalo il Villani, ed il figlio (a). Restituitosi in patria, vi god delle primarie magistrature come fu da noi
e nell'
scritte
,
,
Fiammetta
Ameto opere
riferito
Ivi
si
marit
,
e probabilmente
di
torno da Parigi
de' Martoli ,
con Margherita
Gian Donato
(/>),
che
morte
di pi figliuoli,
il
senza spo-
sa
rimaso
V. Ma l'avanzata et non lo imped da nuovamente accasarsi poco dopo , come lo attesta nella citata Fiammetta (d). Niuna sposa a lui (al nostro
Giovanni )
quella la quale
non ha lungo
ne
al
fu
non a
la
lui
ma
padre
venne
siccome
Fiammetta
vir. Ulti.
p.
lib.
ix.
articolo
Templarj
Mann.
Fianim.
lo.
2.
lib.
{d) Lib. V.
276
partenza di
caccio
glie
,
ILLUSTRAZIONE
lui
si
come
costa dal
documento
fu
di
Bice di Ubaldino di
Nepo
de' Bosticchi
.
madre
VI. Sembra che questo nuovo matrimonio cagionasse della freddezza fra
il
padre e
il
figlio; per lo
,
le
.
paterne case
si
trasfer
Quanto all' anno in cui mor Boccaccio congetturali Manni che fosse nel 1848. Nel luglio di quest' anno fece il codicillo al suo testamento ma io pi agevolmente mi farei a credere che ci accadesse nell' anno dopo Giacch Giovanni era in Napoli nel maggio del 1849 come
nuovamente
,
in
Napoli
ove festeggia
Taranto accaduto
quell'anno.
,
Come
pure
(l)
Ci comprova
il
appresso documento
della
,
che
ci
ha
madre di Iacopo. Questo documento fu spogliato e comunicatone dall' illustre mio amico il Canonico Bandini, ed anche fu pubblicato dal Manni ( p. 21.).
fatto conoscere
nome
risponde ai 26
rentini
26 lannarij 1849, che secondo lo stile comune cordi gennaio l35o, cominciando i Fio.
SECONDA
VII.
l'J'J
fiGjlio
,
troppo amena
L non.
si
u a lui aggradevole (a) mai se non di rado La casa oscura e muta e molto trista Me ritiene e riceve a mal mio grado
ri>le
, ; , ,
,
Dove
ed orribile vista , D' un vecchio freddo ruvido ed avaro Ogn* ora con affanno pi m' attrista
la
, ,
.
cruda
il
giorno caro
,
tristo
amaro
Oh
quanto
lieto
si
Che
Oh!
Giovanni. Filippo Villani suo contemporaneo asserisce lic ( Ioannes ) enm naturali Patre Boccaccio , industrio viro natus est in
di
.
Certaldi oppido
Non
potrebbe
,
rifiutarsi
un
testi-
mone
tanto autorevole
se tanti fatti
.
non
attestas-
Il
jorum meoruni
fiumi
,
non
di lui.
Nel prologo
,
dei
ove parla
dell'
Arno
adduce in ragione di
:
Felicitatis
tutor lacohi
pupilli
ejus fratris
et filli
,
quondam et heredis Dominae Bicisolae matris suae et uxoris quondam dicti Boccacci , et filiae quondam
Ubaldini Nepi de Bosticcis
.
*yS
et
ILLUSTRAtZIONE
indicare Firenze
avergli data la
il
cuna.
Manni,
sca-
(a).
il
Ma
che
la traesse
,
di
Giovanni Acquettini che io pubblicai innanzi alle rime liriche del Boccaccio Sembra affermare di esser nato in Firenze esso pure nella Fiammetta (b).
.
dicegli
Maria )
t'
per
siccome tu medesimo
,
gi dicesti
la tua citt
.
di pusillanimi fatti
Ma
,
Amato
contradice
madre fanciullo
,
cercai
Regni Etrurj
e di quelli
ferma Fiammetta che sua madre era Francese {d) Egli (il re Roberto) e i suoi predecessori, venuti dalla Togata Gallia molto onorando costoro , una
in pi
la
per isposa
congiunse
IX.
al
padre mio
in diverse opere in diverse
Veggendo che
delia sua
cuna, bisogna
Mann.
Amet.
p. 9.
(b Lib. 2.
(e)
p.
III.
{d) Ivi p.
106.
SECONDA
dar fede
all'
279
asserzione
altri autentici
sto
punto
fa
Villani
do
di
asserisce
ingegno piacevole
,
temperamento
d'
lieto
s'
in"
i
vaghi
nobili
tra
cittadini
di
quella
citt e
da
lei
venne
suo pa-
una dispensa
pontificia di legittima:
e que-
Avignone
illegitti-
fece
il
Suaresio
far congetturare
ed in
.
infatti nell'
Ameto
questa congettura
morte di Giacomo Molay gran maestro del Tempio, e di quella di cinquantanove Templari sog-
giunge:
sujfecere
ut ajebat
vse
,
nil
aliud
qui
quousque
illis
ingentes spiritus
testantes ec
quam
dudum occubuere
,
Bocca tius
meus
qui
his testabatur
interfuisse
rebus.
La morte
dei
(a)
{b)
'Mann. p. 14.
Lib. IX. art. TeviplarJ .
280
ILLUSTRAZIONE
Templari accadde in Parigi nel i3io, quella del gran maestro ai 18 di marzo del 1814. Come dun-
que avrebbe potuto nascere in Gertaldo suo padre abitando in Parigi anco 1' anno appresso il suo na,
scimento?
tri
Non da
Frutto
d' illegittimo
amore, e
il
pail
d'
tra-
e la cura, che
.
si
aveva di
. .
legittimo
amavit quamdam
opinio
iuventulam Parisinam
quam
alia
nem
sibi
dicant
quamquam
communlor
nes (a).
(a)
p. xxxiii.
a8i
ILLUSTRAZIONE TERZA
Del Decamerone.
SOMMARIO
I.
UelV
n.
Delle
.
persone
nel
Decamerone
.
in.
Tentativi
iv.
:
Edizioni delle
e della
fatte
nel
secolo
.
decimoquinto
Correzione
vii.
corre-
del
Delfino
v.
d'
Aldo Manuzio
Corezione del
1627
rendono
corretta
tana
vili.
Decamerone s
,
e correzio,
ne del Dolce
e del
ix.
.
del Brucioli
,
Sansovino
sul
Edizione
Dialogo
Decamerone
xi.
Fa'
tiche delV
xii.
Della
Annotazioni ag.
da' medesimi
xiv. Corre-
lingua
Centonovelle
del
secolo
decimosettimo,
Alcune
282
impressioni del secolo susseguente
della ventisettana di
sorte
.
xviii.
Della copia
Londra
,
e delle
,
controversie in-
fra
il
Buonamici
il
Rolli
xix.
Della
falsifi-
xxi.
xxil.
camerone
del Decamerone
283
ILLUSTRAZIONE TERZA
I.
sa fu
argomento di studio e
,
di
disamina
Perci
fu discusso
se
l'
intitolazione di
Decamerone vo,
che viene a
,
quanto opera
di dieci giornate
,
fessegli
stata data
dal Boccaccio
,
o da
altri
siccome
e nelle
gnominato
il
principe Galeotto
il
investigarono per
qual cagione
Boccaccio
tutti
sembrano convenire
che
amorose tresche
gli fosse
e corrompi-
apposto satiricamente
;
titolo di principe
Galeotto
il mezzano degli amori Ginevra e del cognato nel romanzo Francese di Lancellotto du Lac Ed era a que' tempi in un col romanzo personaggio cotanto noto che fu citato
T.
I. )
d'irei
il
quello
adoperasse tra
con
Lancillotto e la Reina
(^cio
mezzano
).
284
ILLUSTRAZIONE
quell' intitolazione ingiuriosa
non pot venirgli dal proprio autore (i). E ci sembra dimostrato dai contesto della copia del
Mannelli
to
,
ove
y
si
legge
Incomincia
il
libro
chiama.
fossero (a).
di leggieri
Ma
fior
d'ingegno,
comprende
cosa di
,
niun momen-
e nel
,
tempo mede-
giacch se fra
raneo
ossidi
effigiare
alcun
modo
chiarire
,
Non cos
il
de' luo-
che
Boccaccio de-
Questi
:
tuttavia
si
no avidamente
queste cose
ro
,
ricercati
da' curiosi
indagatori di
delle
adiacenze di Napoli da
E' in bala de'
,
Omesommi
da Virgilio descritte.
il
scrittori
e fa duo,
po ad
essi
a'
dipintori
per deli-
vaghezza
ritrattarla dal
Il
Boccaccio posses-
Majano,
,
si
com-
piacque di descriverne
le
adiacenze
e singoiar*
(a)
Mann.
p.
140.
8.
(1)
TERZA
mente
ti.
285
ubertose del
le
amene pendici
,
e le valli
Fiesolano colle
alla alla
Quindi che
fa della
lieta brigata
si
riconosce Pog-
gio Gherardi: alla descrizione del sontuoso palagio, che scelse dappoi, per
sti visitatori
turbata
la bella
Palmieri (a)
quella
Ed
alla
magica descrizione
,
eh' ei fa di
ri-
le
donne
(b)
,
a sollazzarsi
gione
si
Affrico scorre
se,
divi-
quando abbandonate
il
di
pietra viva,
nell'adiacente
gliesi sotto
III.
Ma
.
lasciato tale
tamente ad
prosa
illustrare la storia
celebre
Come abbiamo
libro
narrato
fu in alcune cose
questo
debitamente ripreso,
particolar-
(Z)
Gior. 6. Noi', x.
scrisse un' opera intito,
Ruberto Gherardi
da' quali
lata
i
che Ms. presso mi fu gentilmente concessa. Ivi Esso va ricercando minutamente queste topografie scoperse da un istrumento avere Boccaccio padre del nostro posseduta una villa nel popolo di Majano. Da quest' opera trasse il Bandini ci che dico nelle lettere Fiesolane ( lett. 3. ) per provare che la villa Palmieri detta ancor de' Tre Visi nel paese di Schifanoia fu la seconda dimora de' novellatori
.
La
Villeggiatura di
Majano
suoi figli,
22
^86
mente
vi
si
si
ILLUSTRAZIONE
scagliaroii
contro esso
regolari
che
niti in
vedevano molte volte o rij^resi, o scherun modo che lor sembrava di soverchio
,
.
mordace
ne
al costu-
me
fra
Decamerone fu
Girolamo Savonarola
,
il
Domenico da Pescia
leggere questa, ed
predicazioni persuasero
altre
opere, e
i
nel
ritenerle
presso di se
torsi di
che
i
determinarono
Fiorentini a
,
casa
,
dei Petrarca
e di
ture lascive, e
Decameroni , i Morganti le rime Dante e le figure e dipinad arderle in mezzo della piazza
,
,
del
1497.
Per
sti
lo
le
il
libri
Anco dopo
si
conti-
nu a disapprovarne
la lettura
e nel secolo
dopo
compar-
ma
toltane la prilo-
ma
senz'anno (1), e
1'
altra del
1472, quella
(a)
Mann.
d'
p. 633. e seg.
in
(1) Il
Decamerone
anno
,
luogo
e di
stampatore
.
Di
mente composti
zione Fiorentina
In fine
del
e
I.
Deo
il
gratias
si
crede edinella
(
1469, o del
H^jo. Esiste
Magliabechiana
Cut.
presso
Conte Borromeo
Fos:
Magliab.
t.
p. 375.)
TERZA
nevala per
ventisettana
testo
la
,
287
data da' Deputati, e questa dal .Salvi ati, che temigliore che esistesse innanzi alla
nelle altre
non
si
il
come accade de' libri riprovati essendone la condanna titolo sicuro di spaccio appo gli scostila
raati.
ravvisa
il Boccaccio incominciaCi mosse mento del secolo decimosesto Niccol Delfino, patrizio Veneto a darlo in luce nel i5i6 da lui emen.
dato
ma
,
sebbene
pi volte asseriscono
. . .
Deputati che
,
ei lo fece
da
1471 Ven,
f.
Buonam.
leti,
i-lsp.
al
RolL
1472 f. Mantova, Petrus Adam de Michaellbiis , ejusdem urbis civis imprimendi auctor Edizione lo.
. .
di
.
.
Decam. ) Catalog. Cappon. ) ( 1475 f. per Giovanni di Reno senza indicazione luogo che credesi Vicenza. (Mann. p. 637.)
.
Pref, al
1416
.
f.
ini-
pressit
.
1478
1481
f.
di
Reno. {Ca"
talog.
.
Creven.
f.
(
.
Catalog. Capp.
. .
Tortis
(Buonam.
Bologna
. .
Le).
.
f.
di
1492 f. Ven. per Gregorio de' Gregorj Esisteva in Zurigo nella biblioteca Heydeger ( Cox. Voyag. en
.
Suis
voi.
I.
lett.
IX.).
q88
uomo poco
illustrazione
intendente della toscana
favella (i).
incorainda'
Una
ti
sola
ciamento del
Giun-
(2), la quale
non reca
lustro
veruno a quella
tre novelle d'al-
celebre stamperia.
tro autore
pili
,
Vi aggiunsero
e non si dierono cura veruna di darlo emendato degli antecedenti editori V. Il celebre Aldo Manuzio che con tanto sa,
rav-
ma
.
pi quel lavoro
da' torchi
,
luce
il
Decamerone
il
Asolano,
vel suo
quale nella
si
Koberto Magio
zione ridotto
primo stato
,
Ma
sia
149? Ven.
f.
1498 Ven. f. per Maestro Manfrine da Monferrato , con figure in legno ( Catalog. Borromeo ) l5i6. \^en. 4. per Gregorio de' Gregorj del (1)
mese
.
. .
di
maggio
l5i8 Ven.
f.
iSsS Ven. f. Per Bernardino di Viano. 1526 Ven. per que' da Sabbio 8 colle emendazioni di Marco Astemio da Valvascione i5l6 a d XXIX. di Luglio Firen. per Fihppo (2)
.
.
di
Giunta
(3)
. . .
4.
l522 Ven.
Aldo
4.
La Magliabechiana ne
TERZA
apponesse V ultima
289
,
mano
sia
che
e{r\
antiche versato
sebbene nettasse
,
il
da molte mende
zione
,
non
la lezio-
ne
di
risveglia-
rono Toscani
i
vaghissima prosa
ni vergognosi
,
Alcuni
illustri
il
giovani Fiorentilo
che andasse
Decameron per
,
mondo
dendo
comprenlo-
quanto danno
gli
quela r accreditare
penna del Boccaccio si volsero ad emendarlo. Sappiamo da' Deputati, che questi benemeriti Fiorentini furono Bardo Segni Antonio degli Alberti Stiatta Bagnesi Antonio Franchini Francesco Guidetti Pier Vetdi dire dell' aurea
,
, , , ,
come modi
tori
Baccio Cavalcanti
tal
Eglino
vi
s'
,
applica-
rono con
luoghi
valendosi
in
della stampa
,
Aldo
ma emendandola
testi
tanti
soccorsi da buoni
a penna
e dal loro
serv
Aprile iSzi.
riferita
ma
il
Renouard
l.
asserisce
{Catal. Aid. T.
p.
l38.).
2()0
ILLUSTRAZIONE
i
posteriori editori
i
ed tutto
Dicono
Deputati
(a)
che
il
te-
che eglino
stessi si
e virtuosi
non minor
giudizio fu corretto
rono
primi
che tentarono di
,
la troppa
libert
che molti
,
vevan cominciato a
gaio da tanti,
dibil
lo
e tanto
sarebbe a chi non vedesse il libro proprio, e comparasse con quello che era prima negli stampati Pubblicarono questa loro aurea fatica in Fi.
renze per
le
di Filippo d
Giun-
comunemente
la
Ma
a giudizio dei
quell' edizione
manc
ma
in
certi
loro
fu
ei
racconcio bene
nello
o eh*
trovassero la mi,
glior lezione
quando gi
il
il
come
gi detto
o che
Talch
Proem.
all'
Ann.
Questa copia del Mannelli, di cui pi sotto ragioneiemo apparteneva ai Medici, ma fu lor trafugata
,
al
tempo della correzione. Ritrovata da Baccio Baldini medico di Cosimo primo, fu al Granduca restituita (^ucc,
del Manuel. Pref. p.
x.
)
.
TERZA
anco
la
,
291
(i).
putata
(l)
non
tuttavia senza
mende
Di questa pregevole, e cara edizione ne esiste ove di mano di uno dei copia nella Magllabechiana Deputati e probabilmente di Vincenzio Borghini leg, ,
al
nostro ardi
gomento,
chequi trascriviamo
si
1
come documento
.
Di mar-
(settanta cio secondo lo stile Fiorentizo 1570, 7 no settantun secondo lo stil comune ) fu mandato dal maestro del Sacro Palaz,zo un Boccaccio della stampa d'Aldo {in margine) stampato nel l522 a Filippo Giunti con facolt di metterlo in mano alV Accade,
mia
ed
altri
,
certi luoghi
che pare s sino a proposito per rassettare quali da loro erano stati notati , levati ^
,
e ritocchi
questo Boccaccio
d'
Aldo
quello
stesso
da noi citato di sopra) con facidt di poter per continuazione dell' istoria aggiungere ed accomodare altri-
menti
le
parole
purch quello
,
si
levasse
o imitasse
di sorte
che
in cosa
dichiara
ad verbum
1
.
il
Boccaccio
li
ha da avvertire
quali sono
,
che
si
tutti
le
ha da levare la parola o
linee
.
parole
sotto
dette
OTx'e/-o
mutarle
in altre
2.
Che dove sono tirate le linee per longo tutto quelo mutato in altra forma lo innanzi va levato o scandalo 3. Che per niun modo si parli in male de preti frati, abati ^ abhades se monaci y monache ,
,
.
2f)2
VII.
riori
ILLUSTRAZIONE
Tutte
le
edizioni
del
,
oltre
piovam
mutin
meglio
.
ma
si
li
nomi\ e
si
parr
dell* Accademia gran principe pur sotto nome di Filippo Giunti gV infrascritti che dal Granduca fu-
proposti al Granduca, e
ron
tutti
.
approvati
I proposti
Vettori
altri
si
,
numero
che
venisse a confusione
-,
il
giovine ,{ Francesco
,
M. Antonio Benivieni M. Luca Martelli Consolo Il Priore degV Innocenti ( Vincenzio Borghini M. Agnolo Guicciardini M. Iacopo Pitti , M. Baccio Baldini M. Bastiano Antinori
da Diacceto
,
)
Il
S.
Prijicipe ne
hanno sopra V. ( cio il Benivieni il Borghini il Guicciardini, e. V Antinori) Alla correzione del 2% si trovarono Bardo Segni frate! di Fabio che fu il principale, Antonio degli Alberti, Stiatta Bagnesi Antonio
.
,,
Baccio
Seguono
la
cui
si
valsero per
correzione
notarono,
ma
solamente quelle
)
del
.
testo
si
,
(cio
dell*
Gli altri
cred
per
lo pili
pur ne
V occasione
stampato
TERZA
o meno difettose per
simo per r ortografia
.
29
,
la
lezione
eranlo moltis-
Imperciocch anticamente
de' manoscritti
,
non
solo le
buone copie
ma
gli
La prima stampa
delle prime
L^
fj
stampe
prima)
scritto
moderno
nel
mezzo
in
O- vi
in su
A.
Un Un
grande
QQ
li-
testo scritto in
.
ft
Le cose che sono rigate , e cancellate con ghe e col contrassegno O sono del libro
(cio del Mannelli).
certe ri-
di contro
Un
Un
libro riscontro
(
Caddi
^
C\
per M. Matteo
Perche
si e
pare
Franzesi.
che ci si aveva a fare , per que' luoghi che sono paruti scandalosi a qu* di JRooltre al rassettamento
TTia,
il
pi.
che
si
pu
che
nella lingua
per guida
1
si
stampato V anno
noter qui pie.
li
testi
gine
le
si
come
noter di sotto
so che
perche M. Luca Antonio Ridolfi scrisse gi non su certe annotazioni d' un certo Ruscello , olle
,
p?"]
294
ILLUSTRAZIONE
,
erano manchevoli
da'
e difettosi
come
si
ravvisa
,
e e
trascritti
Ma
anco di questa parte aggradevole dell'impressione. Quello che rend avvertiti e gli scrittori, e
gli editori in
portante fu
a
scrivere
il
Bembo
Egli
mento avuto
in
Lione da Claudio
1'
Berbere ed Ales(
Rov.
.
557. 4-
autore
l'arieta di Leioni
,
toc-
da Aldo
Ruscello
e
da
altri
sono notate per A. D. R. D. ) non perche siano di molto utile , ani>i chn
(
,
sono dannose
il
il
ma
,
perditi
e
meglio
si
conosca
i
fatto
a questa lingua
'
poco intendenti
.
e foresti
fanno guastan-
-p
La
nota B. in margine
Bembo
il
prose
ove cita
Boccaccio
e sono segnate le
carte
,
cor-
dal Varchi
Questi
quattro punti in
figura di rombo
e la nota
di un testo a
Significa
il
mano
rap-ionevole di
M.
A. C.
Granduca
.
fu di
.
M. Baccio Baldini
TERZA
dopo avere appresa
del secolo decimoquarto
,
295
principalmente nel
eh' egli die in
ma
CentonovcUe
scernimento
mirabile
,
ne trasse regole,
di critica
e di ragionamento tanto
ordinatamente
prose del
Bembo, com,
e dei
volmente emendate.
Vili. Nelle posteriori stampe del
Decamerone
,
pu
dirsi
arrecassero alla lezione di quel libro le molte edizioni che ne faron fatte
,
danno per
meno da
il
il
quest' ul-
Vidali(i) nel
vocabolario del-
mo
che noveri
la nostra linpii
gua Verso
la
met
di
peg,
che
inondavano Venezia
rie fatiche
aspettavano pane
Ivi
accadeva quello
ristampavano
le
(i)
i535 Ven. in
8. Il
Manni
riferisce
un' edi-
8.
296
pili
ILLUSTRAZIONE
,
'
dole migliorate
corrette
illustrate
ma
dell'
per lo
cor-
mutate in peggio.
,
questi presuntuosi
rettori
o guastatori
si
,
debbe T origine
,
opinio-
ne
di
alcuni Italiani
gua opinione
:
so.
il
distinse particolarmente
il
Dolce
il
Decamerone
vanta vasi
d'
Bembo
vezzo
Il
medesimo avendone
Di un proceder
cos
,
impudente
che indiriz-
genuina
re
e volerlo prostituire
IX.
Ma
chi
il
crederebbe
Dolce pubblic il Centonovelle guastandolo non men di lui. Era il Ruscelli pieno di presunzione
in materia di lingua, perci nell'avviso al lettore
si
il
.
testo del
Boccac-
cio
di
settanta luoghi
Aggiunse alcune
le voci
che
gli
(a)
Ven. l553. in 8.
TERZA
e da non imitare
solo ne fu
.
297
non
Di
ma
deriso
dal Grazzini
leggiadramente
Non
ti
Aver mandato mezzo Dante a sacco ? Che lui ancor che nelle prose solo , Hai tristamente s diserto e guasto Che d' una lancia fatto un punterolo
,
,
Anche
il
Sansovino ed
il
il
Brucioli
,
si
messer dietro
fecero verun
si
ad acconciare
Boccaccio
ma non
valsero che
delle edizioni
il
anteriori.
Dal
Centonovelle trasse
Sansovino argumento
,
di scri-
considerando meritamen-
come
il
umano
il
(2).
X,
Anche
De-
camerone con una breve vita dell' Autore scritta da Lue' Antonio Ridolfi che vi aggiunse le belle forme del dire del Boccaccio ed alcune annota, ,
Bembo Questa
.
edizio-
ne fu
assistita
,
Fiorentino
comodo
sesto
per
alla ventisettana
seb-
bene
(1)
Ridolfi in una
della lin-
l522.
4. p.
5^.
Lettere sopra
8.
le dieci
giornate del
Decamerone
Ven. 1542.
298
ILLUSTRAZIONE
E
poco dopo
,
lettera aggiuntavi.
il
suddetto Ridolfl
ed
opera di soe
Terchio diffusa,
ma
scritta
con maestra,
con
cri-
XI. Francesco
Alunno da Ferrara
circa lo stes
alquanto stimata
nella dedicazione a
Lodovico
un.
Decamerone
esser quello
tratto
dall'originale dell'autore, ed
dall'
corretto
Accademia Fiorentina
l'
Ma
intender
si
debbe , che
accennata corre-
stampa del ventisette Era noto r Alunno per due opere precedenti 1' una eh' ei indagli editori della
.
titol le
il
Decamei
rone
parlari
proprj
dichiarandoli
non sempre felicemente e aggiungendovi Io spoglio delle voci usate da questo eloquente scrittore
nelle altre opere. E' cosa strana per, che a tal uo-
po
ei spogliasse
T edizione
c^orretta dal
Delfino
la
vende
Ragionamento avuto
,
in
Lione da
Claudio
Herber
e da Alessandro
Uberti sopra
.
alcuni luoghi
4.
Abbiamo
Not. al cap. v.
TERZA
tisettana
ta
.
299
alla
che
ei
Uu
altra
opera
compose
di
quale die
,
il il
.
Mondo
e che
Tassoni chiam
fabbrica
lo spoglio
Riun in quella
delle
voci di Dante,
del Petrarca, del Boccaccio, e di altri buoni scrittori ch'ei dichiar (i).
spaccio
ed erano
,
utili
agli scrittori
e lo
gran Vocabolario
(i)
gUuoli
in
casa de'
fi-
La
(2)
mondo Ven.
per Niccol
de' Bo-
scarini 1546
zioni
Ecco che
il
si
.
e quella
ri-
de' Deputati
Tralasceremo
di
parlare di tutte le
stampe di queste edizioni, non essendo nostra intenzione di riprodurre una fatica fatta gi dal Conte Mazzucchelli nel suo Dizionario
.
.
la
la
lezion
del Delfino
.
.
in 8
col voca-
3oO
fese fatte
ILLUSTRAZIONE
i
aveva data, e
da Sabbio 8 ac-
l538 Nuovamente ricorretta da Antonio Brucioli Ven. Gio. i538. 4. l538 Ven. Zannetti 8 corretta dal Brucioli accostasi alla ventisettana ( Buonamici ) 1640 Ven. Farri in 8. 1541 Ven. Curzio Navo 4. nuovamente alla sua vera lezione ridotto da Lodovico Dolce. 1543 Ven. in 4. Giolito nuovamente corretta dal
. .
. . . .
Brucioli
1545 Ven. Bindoni 8. 1646 Ven. Giolito 4. Secondo gli antichi esemplari , con la diversit di molti testi con la vita dello Autore scritta da Francesco Sansovino
.
.
.
4. 4.
4.
Le ultime quattro
.
.
.
edizioni sono
scorrettissime
se-
condo il Buonamici ( Replic. p. 29. ) l552 Ven. Comin da Trino in 8. l552 In Lione per Guglielmo Rovillio 12. ... 1 552 Ven. Valgrisi 4. Ridotto alla sua intera perfezione non meno nella scrittura che nelle parole per Girolamo Ruscelli i565 Lione Rovillio in 12. Questa la pi reputata
. , .
edizione del
. . .
Decamerone data
Paolo
dal Rovillio.
4.
Ven. Per
Gherardo
nel
Edizione assistita
si
dall'
Alunno
e dell'
apposta a questa
edizione
Catalogo
Capponiano
TERZA
norma
,
3oi
ciarla in
,
e forma
non ardirono
altri scrittori
,
,
luce dopo
Alcuni esemplari sotto il ritratto dell' Alunno portano anno 52Z quasi che dir si volesse che era simile alla Giuntina di quell' anno, dalla qualo in vero di pochissimo si discosta Qui sotto daremo il catalogo di alcune altre posteriori edizioni , che ebbero qualche fa1'
1
ma; alcune
per riunirne
.
. .
intiero prospetto in
l5"3
Fir. 4.
couietto
da' Deputati.
.
.
,
1582 Ven.
l58'3
Fir.
4.
per
i
Giunti
4.
per
Giunti
.
Edizione citata
Ac-
cademia ne furon
.
. .
della
fatte
Crusca
Della correzione
.
del Salviati
molte ristampe
vo riformato da Luigi
4. Di nuoAdria con le
dichiarazioni, avvertimenti e
un vocabolario
.
fatto da
un utile confronto fatto dal diligentissimo Buonamici ( lett. resp. p. 32. ) di 24 luoghi difficili ne' quali hanno ombrato il pi degli editori di queste edizioni colla copia del Mannelriferire qui
,
Ristampato pi volte
li
il
merito
e ventidue
Il
Gregorj i5.
Sabbio
dali 17.
18.
--
i5i6 Giunti
iS-lZ-
18.
5.
Il
Quc' da
Giunti
- Vi-
Brittannico 7, cinque
ventisettana,
anzidetta e
e due solo.
Niccolini
9.
6, cinque
16.
coli'
una
solo
Zannetti
Navo
Farri io
1542
23
7)01
notata
,
ILLUSTRAZIONE
clie
,
il
Icf^gerla fosse
interdetto infino a
di
che quello
correggesse
buono
Il
e pio
si
Di che
si
mostravano desiderosi
.
tutti
,
giusto
comune
pot tanto e della lingua del suo terreno natio neir animo del Granduca Cosimo primo, e del gran principe di Toscana, che porsero preghi a S. Pio
quinto per la correzione del Centonovelle , il quale in Roma ne affid la cura ad alcuni teologi, i
qua44 ne
dove parole dove sentenze e dove parti intere (a) La morte di quel Pontefice fece che soltanto sotto il Pontificato di Gregorio
tolsero
, ,
.
decimoterzo fosse condotto a compimento quanto divisato aveva Cosimo primo. Nel iS^i fu riman,
dato
il
Decamerone mutilato
cro Palazzo
con facolt
per consultare
levati
ri-
(a)
Giolito
i6-
1545. Bindoni i5
--
Giolito 16
"
i55o. Giolito i5
--
Valgasi
17. --
Comin da Trino
16.
Roviglio 18.
Paolo di Gherardo 6, coli' edizione del 22, ^ una la. 1573. Giunti, simile ne' ventiquattro luoghi al Mannelli l582. Giunti, simile ne' ventiquattro luoso-
ghi al Mannelli
cos
arbitraria,
La come
.
faccia parola
TERZA
ni,
3o3
Vincenzio
Borgliirii
i
Agnolo Guicciardini, e
si
Bastiano Antinori,
ni, sia per salvare
quali
pii intatto
potevano
il
li-
creder
si
fos-
se la
prima parte
la
meno
laboriosa,
come appari-
sce da
una
zione
vente obietti
XIII. I Deputati
illesa
mente dell'Autore,
fu
si
somministrava Firenze
come
il
stampa, o
autorevoli
Onde non
,
menti
capricciosi o arbitrar]
emendazioni
(l) Questa conservasi manoscritta nella Magliabecliiana ( Clas. xxv. Var. Cod. 664. p. 68. ) Basti a cagiofi d'esempio che ei riprov la frase: bellezze eterne del Cielo N si acquiet su ci che rimostrando , che eterno nella nostra favella significa cosa che non abha. fine, sebbene abbia principio. Convalidarono i Deputati la loro asserzione coli' esempio della Chiesa che invoca eterna requie ai defunti.
. .
3o4
ILLUSTRAZIONE
ro Annotazioni , le quali le servono di commentar) E' questa eccellente prosa la pi corretta e la piii
pura in fatto di lingua che abbia veduta la luce dopo il Centonovelle e utilissima a chi voglia
,
la
,
Doveva comparire
,
mandate
in
le
Annotazioni stampate
vi
all'
approvazione
lo
Roma,
anno seguente
(i).
que-
(l)
Ne
capit a
Queste annotazioni portano in fondo 1' anno i5":3. me una copia e ne esiste una pur anco
I.S'^S.
nel frontespizio.
Magliabechiana quella tornata da Roma La approvazione di Fra Paolo Constabili maestro del coir Sacro Palazzo segnata ai xxx d'ottobre del l5zS. Ivi sono notate come nella mia copia le cose seguenti che
copia
leggono nelle altre copie ( Dedic. p. I ) ove dice. Onde siccome di gi V abbiamo stampato , (n segnato quanto segue , nel modo appunto nel quale fu in
non
si
Roma
il
sotto
Pontificato
Pio quinto
corretto
e poscia
.
dalla
mio
(
foglio 2
,
al
Come
spesso
tempi
luoghi
fu dato
la cura in
Roma da Sua
Santit
TERZA
ste
3o5
dell'
,
opinione degiu-
gli eruditi
da Vincenzio Borghini
come un
il
ad
una certa
Boccac-
come
(a)
XIV, La laboriosa
appagare ambe
be
.
le parti
fu biasimata da entram-
In corte di
il
Roma
ritato
(a)
(come gi
e scienza
altrove
detto) a persone di
:
giudizio
e autorit ragguardevoli
,
da
questi ne fu-
e parti levate
quali,
,
debba ancora con ripoMa di questo poco occorre parsato animo approi'are ma dipendendo tutto dal lare non ci avendo parte giudizio e dal fatto d' altri : del quale non si pure in una parola traviato , e si loro cosa per cosa e
per la qualit delle persone
.
e satis fazione
mandata
.
ferma , e stabilita Sembra da ci che i revisori di Roma non volessero tutto il carico di questa correzione , comecch temessero che non fosse ben accolta , forse ignorando che il Giunti nella dedicazione del
ta
La Magliabestampa de' Deputati chiana possiede inoltre questa del l573, e quella del Salviati del l582 con le giunte in margine di tutto ci che gli uni, e l'altro dall'oriDecamerone dava
loro lo stesso carico.
ginale vi tolsero
3o6
de'
ILLUSTRAZIONE
.
Talch
il
Gran-
duca Ferdinando
primo
si
mosse a scriverne in
Eoma
meno mutinon
scan-
(a).
Non
sem-
l'
Il suo successore Francesco primo ordin che nuovamente si correggesse, o eh' ei sperasse in una nuova ristampa vederlo conservato pi inte-
mo
ro
o eh'
ei lo
al
Ponte-
fice Sisto
supremo scanno
fra
Salviati,
il
cose di lingua
oracolo di Firenze
esso solo die
il
della
Toscana,
la
dell' Italia.
Ad
Granduca
lui
dopo comparve
ricorretto
.
stampe
il
Decamcrone da
Il
(a)
Man.
p.
656.
(i) Sai. Pref. al Decam. del l582. Degli stampati jnor che 7 socotido e 7 22 e ^rieZ del X-^ , non ne abbiamo ah^nno per buono : ed il '11 riputeremmo senza alcun fallo per molto superiore al secondo, se non
,
CL
e per
si
vegga
fatto
TERZA
pareva egli doverci dare un lavoro
la
diligenza
usatavi gli
stampa de' Deputati e conforme alla vera lezione; in altre parti lo mutil con arbitrio grandissimo
,
il
buon coil
Non
si
criticare
Salviati
fine di
,
ma
tal-
Paragone non
mente lacerato
scibile
.
Boccaccio
quello
stato
il
Boc^
:
ina
ad istanza
ie'
Giunti stampatori
di
Firenze
per
Un
im-
il
Salviati
gua sopra
il
Decamerone
(i).
poscia
ai fon-
che appartengono
mente
di moltissimi
tempo,
(a)
(i)
2.
12;.
4.
ristampati
voi. 2.
Furono
3o8
che non
ILLUSTRAZIONE
erano allora in istampa
.
Nel secondo
volume orramiiiaticalmente d' alcune parti della lo dizione. Opera non mai abbastanza commendata,
opera , die con venerazione reveriva
tei (a).
il
Buommat-
XV. Luigi Groto detto il Cieco d* Adria fu l' ultimo, che pose mano a guastare il Decamerone. Fu pubblicato il Centono velie da lui riformato dopo
la
sua morte
nella
Dedicazione
opera
che
il
Cieco di
Cieco fu
Adria per ordine dell' uffizio dell'Inquisizione intraprese cotal lavoro; egli certo che
il
quegli, che
all'
Inquisizione
il
pi mutilata di
Decamerone
novelle
,
XVI. Non furono tanto frequenti le edizioni del Decamerone nel secolo decimosettimo E quelle che comparvero seguirono o la lezione del Sal.
viati
Come
,
osservam-
mo
che era la
quindi
i
si
curavano
pochissimo, e
meno
si
studiavano
capi d'opera
(a) Notiz.
TERZA
mo
(a), la
Zog
avviso e
Mannelli mi sono
Gli
rono
la lezione
del 37
non ritocca col testo del 7 3. XVII. Sali' incominciamento del secolo decimo ottavo, coltivandosi nuovamente la volgare favella, comparvero nuove edizioni del Decamerone fatte su buone copie. Nel 17 18 si pubblic in Napoli
in due volumi in 8
,
Amsterdamo
Questa
e
,
non
sia
occhio
fu citata
Napoletana edi,
zione
come una
delie pi facili
il
da procacciarsi di
XVIII. Paolo Rolli pregevole letterato , e Poeta che aveva per soverchia opinione di se, e che
(a)
(l)
In 12.
slmile
Ne fu ma
,
catalogo de'
una ristampa o contraffazione assai Il Conte Borromeo nel suo Novellieri ne nota le diversit per discerfatta
.
3lO
ILLUSTRAZIONE
come accade sovente,
,
perci voleva,
esser maestro
il
,
volle ristampare
testo
ventisettano in Londra
linea
per linea
Comparve
ma
,
desso co-
me
il
Ruscelli
si
aggiunse
nelle quali
and notando alcune espressioni come strane, alcune maniere di dire da non imitarsi, var] periodi
come oscuri o senza costruzione e altre simili cose La presunzione del Rolli di farsi nella dizione
, ,
.
correttore del
Certaldese mosse
il
Buonamici Tostudiosissimo
uomo
simo a scrivere una lettera critica su questa edizione, nella quale and modestamente riprenden-
dolo,
ma
ler le censure d*
un
letterato
cui credevasi di
gran lunga superiore. Pubblic una lettera rispondente, nella quale piuttosto con scortesia, che con
validit d' argomenti confut
lo
il
letterari^
,
fra loro
scrisse
una
replica
Buonamici
per lo
con cui
piii
lo batt vittoriosa,
mente
Come
suole accadere
sarebbe
la let-
teratura italiana
se
il
TERZA
studj
,
31
clie
aveva
fatti
gomento
(i).
r edizione Giuntina del 27, e la carezza eccessiva di quella stampa , die luogo ad una frode libraria
Il
I
al
^29
di
le matrici
la fusio1'
ne
edizio*
ne ventisettana in
aguato
,
modo che
,
niolti
e tolsero
1'
una per V
altra
sebbene
sia
questa dell'
notandovisi
non poche
abbruci
della
il
diversit.
Ma
,
esemplari
nuova impressione divenne rara ancor essa (2) XX. In questo secolo un diligente e laborioso
molte letterarie fatiche notissimo
piii
Fiorentino per
si
nuovo ad illustrare il Decamerone Fu questi Domenico Maria Manni , che ne scrisse la storia divisa in tre parti e della prima parte di quest' opera ne abbiamo dato conto
die in
un modo
(1)
aggiunte
fatta in
Coignar 1728.
4.
rispondente del
te sopra
il
Sig.
Decamerone
4.
Pissot 1729.
(2)
Questa notzia mi
stata
favorita dal
.
celebre
letterato Sig.
Avvocato
Coltellini di Cortona
Zi
illustrazione
.
nella prefazione
il
che
si
erano tolte
,
istorie
e che
il
novellatore per lo
,
non aveva
che potevano
rendere la narrazione o
vaga,opiii viva.
,
Con
se
non di
di
Ma
tante inutili notizie, che il letr^itore si avanza penosamente fra que' continui inciampi , che
ei
Sebbene
il
Manni
aiutato
ad alcune novelle
,
da anteriori
:
scrittori
non sempre colse nel segno ed quello un argomento da potersi trattare piti accuratamente,
il
libro
maravigliosa
non
fa d'
to sia piuttosto a
quando
le
1'
nomo
,
l'
et
passioni
e le affezioni
,
e le costu*
secoli vi di,
manze
pinse
il
e di tutti
,
e con verit
co-
me
do
lo
,
hanno
orme
classici scrittori di
.
com-
medie
le
di satire
e di romanzi
Il
Lami
seguen-
stesse del
Manni,
i
di alcune
di quella
,
documenti
storici
o le
magistralmente:
ma
o non volle, o
TERZA
non ebbe agio
di
3l3
(i).
i
farlo
del
maggior numero
To-
penna
l'otti-
Deputati chiamarono
testo del
mo
ed
il
Salviati
il
del copiatore, e da
noi
rammentato
1'
volte.
originale
,
medesimo
Boccaccio
,
comecch da quello
(2).
che antica-
mente per
ma
a lui affeal
sacro
Quanto
dilioiente
sia
Manneldi
classi
cio delle
cose
critica in
Per
e del
la luce
la fede!
,
copia del
e fu trascritto
copia anche
an.
(1)
Novelle Novelle
Queste
1255.
T.
XVII. an.
(2)
IZS6.
lett. Fir.
num.
21.
(3j
postille
.
sono del
tenore seguente
.
Nota
Nota
II
bel detto
Deficiebat
,
Mannelli
copi sovente
.
voce errata
e corresse
soltanto in margine
3l4
nella
e copiato
ILLUSTRAZIONE
i
Deputati,
menti
d' ortografia
na
ma. Da
pretende
del ventisette
,
quanto alcun
lo
come pure
dell'
l'edizione falsificata.
per opera
stamp
il
edizioa
,
del Mannelli
ed in parte
la
ventisettana
rimo-
dernandone
necessarie
.
1'
non
E qui
Mannelli
fama
solo per la
manuale
Ecco come riduce il Mazzucchelli a quattro classi secondo le diverse lezioni tutte 1' edizioni del Deca(i)
merone
nelli
,
i.
Man-
e furono oltre
,
cimoquinto
Niccolini da Sab-
1546, 48, 49, 5o, 56, i665, e 1729. Napoli 1703, 17 18. Deputati i5-3. Salviati le due del l582, 85, 87, 94, 97, 1602, 1614, e l638 che nella parte rimasa intatta sono pi esatte di quella del 27 e Livorno 1789.
, ,
1642. Sansovino
la
le altre
35
36
45
Alunno i55Z-
TERZA
far
.
3l5
menzione delle versioni del Decamerone fatte Franco Sacchetti nel proemio nelle varie favelle
alle novelle narra
,
che a scrivere
tali
componi-
menti
ci
:
si
il
quale descrivendo
libro
al
eia
e
il
loro
lingua
Fu
e congetturasi che
mo-
400
(a)
Boccafccio
,
o poco dopo
Ed
,
iu effetto
di
molte in-
valse
componimenti
Ma
di queste versioni
non
ci
quella di
il
tradusse
in Francese, avendolo fatto traslatare primieramente in latino da fra Antonio da Arezzo Francescano per non intendere esso il Toscano Ei intra.
(a)
3.
Classe
secondo
,
la
le altre
4.
1646 Secondo
5o
52.
,
la
53
64
SZ-
Pu
90
,
considerarsi
come quinta
quelle che seguirono la lezione del Ceco d' Adria i58o 1612.
3l6
ILLUSTRAZIONE
fiorlio
1414. Questa versione comecch infedele non sodisfece Margherita di Valois regina di Navarra
e a sua istanza lo tradusse
?
nuovamente Antonio
le
Macon
uomo
intorno all'anno i54o. Apparisce dal contesto della versione essersi egli
valuto
d'
un' ottima
copia
del
sta
Decamerone ed a giudizio del Buouamici quetraslazione Francese (a) pu essere utile a chi
,
luoghi
in
difficili
del Cento(3)
novelle (2)
Fu pure
Tedesco tradotta
in
Ho
Parigina ed
e colle armi
Che
il
Pre,
che possedevane
il
Principe Eu-
genio
Si
edora
le
della
pubblic colle
Michel
(2)
Nolr l52I. f
et
8.
Fu stampata
in Parigi
inf.
(3)
Una
versione tedesca
del
Decamerone
.
Questa versione fu fatta verso il 1465, e pubblicata in Munster nel Cantone di Lucerna per Elia d'Elia 1470 f. e fu il primo libro, che si stampasse nella Svizzera. {Cox. Voyag^
voi. I. lett. i\.
)
TERZA
cosa gloriosa
s
I7
Ispagnuolo (i) in Fiammingo (i) in Inglese (3): di che basti averne data superficiale notizia come di
alia
memoria
le
del
.
Certaldej'e,
ma
non
ora
nelli
utile
XXIII. Malgrado
a
,
tutt'
Mane del
occhio
dubLj ricor,
retta a seconda
Salviati
il
,
delle
lezioni
Deputati
scritti
moderna ortografia; giacch degli antichi manosarebbe un imitare quella femmina, che varidotta alla
ga di ricopiare leggiadra foggia d' abbigliamento ne imitasse perfino le macchie, che vi fossero casualmente.
te
dopo ciascuna novella 1' illustrazioni istoriche e del Manni, e del Lami, dando le prime abbre,
viate
facendosi a rintracciare
,
su questo argo-
mento
quello
.
te sin qui
sul
,
Decamerone
e
il
Bembo
il
Ridolfi
Deputati
Salviati
(l) Las e novelas de Misser Itian Bocacio nuovamente ympressas corrigldas^y emendatas ,de muchos vocahlos En Toledo per luan de Villa 1 624. f. (Bibliot. Magliabec.)
,
La versione Fiamminga fu pubblicata in Hailem {Mann, p, 640. ) Una versione Inglese assai infedele comparve in (3) Londra presso Gio. Nicholson 1703 in 8. senza nome Ma zziteli, l. e). di traduttore
il)
nel 1564.
24
3i9
ILLUSTRAZIONE QUARTA
Delle Calunnie apposte
al
Boccaccio
.
SOMMARIO
I.
mini illustri.
calunniati
.
Il
in. Il
Bonari scrive
.
iv.
La prima
parte di questa
.
v.
Gli
letto
Vili.
VII.
empio
libro
De
tri-
bus impostoribus
sei e
ix.
x.
re miracolose
d&
santi
xi.
d* essere
de* santi
xii.
Il
Boc-
caccio
Boccaccio
un
letterato di
mala fede
putano al Boccaccio
novellatori
.
d' essere
stato
il
xv.
.
di Barbasan
xvi.
,
Di
quella del
Le Grand
Poeti
,
e dell' as-
serzione di lui
e Novellatori
Francesi
siano
xviii.
Di
un luogo
Francese
di
,
e Italiana
xix.
il
gusto della
teratura volgare
teressante
.
pu
XX. Si
risponde
particolarmente al
d' aver copiati
i
Le
Fran-
Decamerone
321
ILLUSTRAZIONE QUARTA
iDi quanti
ne
il
riflessi
i
non
in
pensare, che
,
nomini
procac-
ciar loro
gione di
la
nome immortale, sono presso di altri caessere con tristo nome ricordati E che
!
posterit,
,
accoglie
conosca so-
vente
che
il
,
nome
se
lare errore
a render chiara
impudente
.
as-
IL Uno de' non lievi carichi dello scrittore della Vita del Boccaccio era quello di lavarlo da una E per quanto non pochi luoghi folla d' accuse
,
.
del suo
ma con
un
altre
inojiuste
imputazioni, e
atroci calunnie
hanno tentato
di denigrarlo.
Asil
sunse perci
carico
,
322
e con
fiorita
ILLUSTRAZIONE
,
e con dottrina
1'
apologia
le-
sopra
il
Decamerone
lezioni che ad
de' suoi
.
ammae,
stramento
lesse neir
dell'
universalit
concittadini
Accademia
Toscana
della Crusca
Opera
che
giace tuttora
stificar la
accusa datale
che da un
non
solo
ma
di corretti
e puri scrittori
Boccaccio
il
con-
giovani
che
e lo studiare
i
gli antichi
non rende gi
,
mo-
e stucchevoli
;
e verbosi
,
come taluno
il
pretende
ma
fioriti
dilet-
Ma
l'imparzialit che
dee
osservare Io storico
(i)
Dovei
alla
il
mediazione
Sig.
gentile di
1'
D. Neri dei
Botleggitore
Principi Corsini
tari
poter leggere
autografo del
11
posseduto dal
Canonico Foggini.
dell'
De-
camerone del Manni (p. 433. ), che pubblic due Lezioni del Bottari sulla novella di Fra Cipolla L' ope.
ra tutta
vedr in breve
la
luce
merc
1'
la
cura del
Ch.
Sig.
Abate Fontani
che ha tessuto
elogio di que-
QUARTA
il
323
,
Bottari innamorato
il
del
suo argomento
,
volle
il
escusare
Boccaccio pi di quello
eh' ei stesso
Da
quella apparisce
eh' ei
si
cred
grandemente redarguibile per avere scritto il Decamerone e di meritare i nomi di turpiloquo , e di maledico E Non potr mai veruno lavarlo dalla
,
.
il
leggito-
zando
sulle cose le pi
sacrosante
come
ciascu-
Ma
molte impu-
eh' era
V. La reputazione del Boccaccio fu lacerata da scrittori di fede ortodossa pejch parve loro da molti luoghi del Decamerone poterne inferire poco sane dottrine nel nostro autore. Lo deni,
B.omana, volendo
degli
errori del
ei fosse
far
fosse
promotore
sommovitore Alemanno
riformati
,
che di e maggior;
mente mossero odio contro di lui, mostrando di ampiamente laudarlo , e tenerlo in gran pregio per le opinioni che gli prestavano ma totalmen,
:
(a)
Pag. lo
e seg.
524
te
ILLUSTRAZIONE
considerando
il
E
di
Bottari
,
ciie
per la novella
prima
Ser Ciappelletto
,
fagli
data
la taccia di
mi-
scredente
come
,
fu
la
il
dimostrare
quanto
difficile sia
,
il
distinguere
fallaci
i
vera
bont
dall' ipocrisia
quanto
alla salute
,
di quelli,
Che
mae,
di
lora comuni.
nell'
opera,
che intitol
/rt
autori,
come
,
uno
Romana
:
credenza
,
dice che
ov-
e di ci gra-
Autore
tire,
Girolamo Wolfo. Ma, osserva il nostro il novellatore aver voluto con ci avvertutti
che
quelli, che di
qua
e oltr' a monti
nelle
cattoliche
,
chiese
si
,
venerarono da quelle
genti credule
e corrive
non furon
con
la
le
santi
non
essendo
mente ha praticate
sol
d'
la
da
lui,
ma da
e
istoria,
Santi ancora fu
,
avanzata. Volle
il
Ed
in
QUARTA
effetto
ZlS
ponderate
critici, Ijen
dal vero,
ma anche
il
Nogiante e
.
Vescovo
delle Canarie
Cano E quanto a
minanza popolare
fama
e noai
come
di
il
molti
si
pratic
me
per
che
scacciati. Basti
d'
Termisone
al riferire
Eusebio
,
e nel
Erigene
contro
sebbene scrivesse
il
domma
dell'eucaristica Transustanziazio-
ne
canoni pubblicati
quali proibivano
il
,
venerare
che
l'
ap-
Voragine
Baronio,
il
Tillemont, e
tant' altri.
Onde
eb-
be luogo r espurgazione del Martilogio per opera di Pietro GaJcsino, e del Baronio, approvata
da
S.
Chiesa
il
finge
veneraron per martire Sigismondo re de' Borgognoni , il quale fu fatto uccidere, e get,
Ciappelletto
tare in
un pozzo da Clodomiro
Zl6
grav
il
ILLUSTRAZIONE
il
Libcr
Itaiicus
Decameron
papale re,
gnimi
confessionein auricularem
,
sanctus
lipsano.
latriam
Piirgatoriam
etc.
il
acerrime perstrinxit
facendf)si
ad esaminare
Abram Giul'
deo
anoni-
mo
le
scrittore
d'un
colla
pretesa autorit di
Dante
cio,
del Petrarca
il
e del
Boccaccio;
il
Papa,
non essere
Vicario
ma
l'avversario di Cristo.
si
Ma
quanto impropriamente
dell'
autorit
stesse parole,
che fauno
eiiiara
Li
spirituali
pa-
me
parola
,
Iddio:
,
e questi
sono
li
prelati
predicatori
le
sacerdoti
labili
sono commesse
anime
di qualunque sotto
.
Noli'
AmctO
ub-
anche
pii
filiale
me
nella
quale
opera
se forse in
;
QUARTA
ma
ignoranza n ha colpa
:
527
V esdnella
e per liberamente
minazoneela correzione
dre di tutti
,
di essa
commetto
ma-
maestra
sembra, esservi alcuno che possa tacciarlo di poco reverente figliuolo della Chiesa, quando ponga mente alle parole stesse del proemio di questa novella
ma.N
mostrare
ove dichiara essere suo divisamento il Che la benignit di Dio , sostenendo pa,
zientemente
difetti
di
,
coloro
e
li
ne
deano dare
e colle opere
il
con
le
monianza
di
contrario
verit
operando^ di se argomento
,
injallibi'e
ne dimostri
acci che
d'
quello
con pi fermezza
il
animo
se-
Bottari se ripren-
dendo
Romana
dei
suoi tempi
il
facesse ingiustamente
il
lo
mostra
Petrarca nelle
(a),
senza
titolo.,
Clemente
sesto
Quanto
la Corte
Romana
:
di tal
cordano Malespini
col
5'
terzo
fue
il
usasse simonia.
(b)
.
E
e
Matteo Villani
la corte tanto
pii
acremen,
te ne parla
il
Era
corrotta
che
pi per simonia ,
e cardinali
gV
indegni
e scellerati cherici
.
erano pro-
mossi
questo disse
(a) Lib. 3.
cap. 48.
(b)
Hb.
ix.
e.
pS.
328
nel favellare
ILLUSTRAZIONE
d'
Innocenzio sesto
che
si
sforz di
Di
tal
novella
l'
d'
altronde
-,
il
Boccaccio
non
fu probabilmente
inventore
venendo quel
(i)
Roma
Sebbene disgraziatamente esistesse in corte di non poca rilassatezza sotto alcuni Pontefici e
,
de* secoli
giuste
ve
il
art. x.
che
principi
delV incredulit
rica
verit
La
setta
,
Manichea
riprodotta co'
nomi
,
di setta Albigese
e in
ti-
Il
more
nella
di gastigo
comunione
si
stiano
stici
,
Ecclesia-
e calcavano la
mano
poteva
Clero presso
la rilassatezza di
alcuni Ecclesiastici
come
,
Nel secolo
del
Petrarca
scere
si
i
che erano meno numerode' primi, ma non meno perniciosi, negando fede a tutta la religione rivelata Ed era costumanza del secos detti Averroisti,
colo lo sparlare di
Roma
da tutti
partigiani
degl'Im-
della setta
Manichea, o Albigese
ravvisasi particolar-
mente
che
o di Guascogna.
QUARTA
,
3^9
medesimo racconto fatto da Benvenuto da Imola nel suo commento a Dante come vien riferito dal Manni: sebbene non possa accertarsi, cui si competa r anteriorit del racconto
alla taccia d' avere troppo
:
ci ne
.
dimostra
Quanto poi
ii
acremente ripreso
Cle-
gli altri
contemporanei
scrittori
me
e gli altri
il
su ci
da
facesse
,
un san1'
S.
fieramente
si
rizia,
stici
.
Heu !
heiL
Domine Deus
matum
sti
diligere
E
,
se quetali co-
se
tale
appunto fu
:
lo
come
se
ne dichiara
dei mortali
acciocch
deboli menti
ed inferme
non prendessero da
ci materia di scan-
dalo
malvagit trarne
argumento certissimo ^
che d' alcun altra
e di santa
pi
fondamento
sostegno
novella di Melchisedec Giudeo die occasione a pii grave accusa contro il Boccaccio; mentre per questa fugli imputato di avere scritto 1' empio libro de Tribus Impostori:
Vili.
La
terza
(a)
Serm.
I.
in Convers. S. Pauli
3o
ILLUSTRAZIONE
,
furo-
no Barcardo Struvio
fano Eiidreichi e
disse aver
ei^li
il
Samuello Maresio
.
Cristo-
Bayle
Il
Padre Campanella
con questa noapparisce la
voluto significare
,
vella
glior
non sapere
legge.
qui nel
vastissima
Ei incomincia
nella bocca di
Italia
un usuriere giudeo , veniva ad avvilirlo, e a di^ mostrare quanto empio fosse. Poscia, che il preteso libro a molti attribuito non mai esist e che
,
non
solo
il
Boccaccio,
ma
sopta au,
cui pri-
r empia asserzione
fa vedere
,
Imperadore.
Ma, come
da quella tac.
le citazioni
,
che
dimostra
,
che furono
de mai
Il
non fu gi l'inventore, ma
novelle Antiche
,
dal Cento,
la
ome per
quelle
Masetto di
Lamporecchio
QUARTA
e di Frate Alberto
zio
,
,
33
e di
Tedaldo Elisei gli fu imputato d' aver parlato assai male degli uomini a Dio consacrati avendo narrate alcune
ra invettiva
contro
Monaci
di
laide, e sozze
Ma
il
Bottari
crede
di ci
non
solo dover
es-
ma
da giusti estimatori
ai suoi
reputando
g'
i
istituti
crederono
sti
tutti
frati, e
accecati
alla
Giuda non possono recare disdoro a migliaia d' individui alcuni fatti meno che onesti di alcuni di loro Comprova che nelle cenobitiche istituzioni erasi introdotta una certa rilassatezza ppr essersi S. Francesco medesimo istitutore di una
c
il
,
.
numerosissima famiglia
alle regole,
dine.
Riferisce le
l'
invettiva dell'
Elisei,
ma
lunniosa la censura.
332
X. Gli fa
ILLUSTRAZIONE
imputato per l'undecima novella di
,
e di
di
sfor-
Dimostra
il
Bottari altra
,
che
far vedere
finti da'
quanto
sia
malagevole
il
distincruere
veri miracoli.
quanto
ai miracoli, peccasi in
tutti
,
due maniere, o
le fole
negandogli
Mentre
se
r un conduce
orgoglio
all'
incredulit
.
1'
ad una
se
uno ispirato dall' uno de' suoi pi imad avere un' opi-
altro
e giustizia
Ma
ad ammae-
non che
cre-
non
sol
credevano ,
ma
ma
volevano che
solo nelle loro
sciocche menti
,
ed
al
che non conveniente al vene nerando decoro della Divina Maest eh' per essenza riflettere,
,
senza immutabile
il
QUARTA
ment
prescritti
333
,
da essa
alla
natura
,
dai dissidenti
ed empj, che il culto verace e dovuto solo all'Altissimo vanno alle creature miserabili rivolgen-
do
re
venerando
ci
le
reliquie
de' santi
Ed
altri
che
,
se ci
.
ramente
dicono che
gli
uomini
culti
,
sono presfra'
quali
Pope Blount
sta novella
.
cita
il
del
lib.
comprova
.
in quanta
venerazione
dere
tenesse le reliquie
Ma nel
,
comporche tra-
oculati
suoi
contemporanei
scuratissimi
fossero
degne
.
nerate
nella
che erano
in tal
non raccontandole
,
ma come
conve-
caricandole graziosamen-
dell'
,
ignoranza riscuoter le
genti
e far conoscere
superstizione la religione
\erace ed incorrotta,
334
che
si
ILLUSTRAZIONE
dell'
l'
ignoranza
de' pi di queir et
essendo in ci
opinione del
che
imposture
Decamerone
di
;
dicevansi letterati
fece
,
tanto
avvedutamente
propalato
il
in quanto che
il
ei scelse il
pii
metodo di novel,
suo libro
e pi.
che
si
sen-
anime
de' trapaslo pi
o alcuni maligni
spiriti
vengano per
di
chi pacificamente
.
dorme , o facciansi
in
,
Con
ai
quella di Calandrino
stizione pi
sortilegi
,
empia e sacrilega
che appartiene
ottantanovesima
culte
o segrete
,
come
,
nell'
,
le
stregonerie
fattucchierie
gli
ammalia menti
il
e le
altre melensaggini
volgo e le
sospettare
volle lavarlo
come un letterato di mala fede L' avere citato Teodonzio scrittore ignoto nella Genealojria degli
il
Zeno
nelle Dissertazioni
Vos-
QUARTA
scrittori
,
335
se
mitologi la fa-
colt a lor piacimento di favoleggiare. Altri lo tacciarono di essersi arricchito d' opere altrui per la
senza nominarli. Io
per
un gran
le altre
nel quale
fra
cose
appartenenti a di-
verse facolt
pu trovarsi
i
Gentili
i
Latini
,
ma
Greci
Non mi
vergogno dire
,
seri,
,
ve al
re di Cipro
da
che
intel-
ste sotto
nome
di
Teodonzio ;
il
morto
lui ,
ho trovato essersi
.
qui da no-
un errore
tanini
essi
affermano , che
(a)
(e)
T.
1.
p.
l3.
l.
368.
Gn. Deor.
xv. e. vi.
336
ILLUSTRAZIONE
il
libro di
Teodonzio; ma come chiaramente apparisce dal contesto nel quale joo-ffiunge che and perduto con altre opere di lui
quello delle Collezioni di Paolo,
, ,
XIV. Restaci ora ad esaminare con quanto fondamento alcuni Francesi scrittori abbiano tentato
,
di torre al Boccaccio
il
pregio
dell'
invenzione nel
suo novellare
impudentemente
tolti
subietti
delle
sue
novelle
Primieramente attaccollo
presidente
Fauchet
che zelatore
dell'
ne
di
ed in ci laudevole
volle
risuscitare
nomi
terzo
121 poeti Francesi anteriori al secolo decimoil catalogo disse , il Boc, e nel pubblicarne
1'
argomento
del-
goise,
Rymes
et
Romans
vivans
avant
4-
Non
Fauchet
d'
aveva potuto vedere 1' opera del Presidente quando scrissi questa Illustrazione che mi ,
,
Albany
che raccoglie
libri
Fauchet fa letterato poco imitato posteriormente e studi molto , e scrisse poco le sue asser, zioni sono per lo pi tratte da' documenti , e perci meritano intera credenza Il pi antico poeta Francese da lui citato , maestro Vistacio autore del romanIl
:
lesse
QUARTA
fu rinnuovata
1'
33/
accusa
s
nella
.
storia letteraria di
Francia
{a)
(a)
ove
legge
Uno
T. VI. p. le.
il Brut {s osservi che la voce romanzo, tempi generica , e significativa qualunque componimento volgare). Questo romanzo fu scritto l'anno li 55.
zo intitolato
era a qnei
Il
Fauchet esalta
i
poeti
Francesi
senza ingiuriare
nostri
toscana favella
E nel rammentare in quanta estimazione fu tenuta r Universit di Parigi da' popoli Europei come a titolo di lode per essa pare che faccia osservare (p. 47. ) che Dante, e il Boccaccio vi hanno studiato: per lo che, incontrano ne' libri delV ultimo un infi( soggiunge ) nita di voci e modi di dire del tutto Francesi E di, ,
6''
mostrer
che cinque, o
,
sei delle
le
e pi facete
volette
(
il
Boccaccio
)
ha
^abliaux
e libri
pi antichi.
quali siansi
.
Nel decorso
bers
,
dell'
opera individua
il
Os-
Dolopatos di He-
essere tratta
che
si
giacque
Tofano ( Glorn. vii. Nov. 4. ) c quella di Spinelloccio e del Zeppa [Giorn. viii. Nov. 8.). Che dalla vita di
Giosafatte dello stesso
pe' regi
,
autore che un' istruzione pu aver tratto ci che racconta nel Proe,
mio
di Filippo Baldi-
nucci
Crede che
il
fine
la
,
Ca-
stellano di
Coucy
con
Dama
di
Fayel
narrato da
gli fornisse
l'argomento della
(
Giorn. iv.
ai
Nov.
p.
Che da Rutebeuf
poet?i
che visse
tempi
338
iiciira
ILLUSTRAZIONE
di questa favella
tolte
,
a^-
famoso Boccaccio ha
la
da Ronovel-
jnanzi
le
.
Francesi
il
maggior parte
,
delle
sue
Che
i
Petrarca
belli
,
gV
Italiani poeti
hanno de-
rubati
di
pia
Navarra
di
Gaces Brulez
del Castellano
di
di S. Luigi
argomento della novella di Donno Gianni {Giorn.ix. Nov. io. ). Nel favellare poi d* Vistacio d' Amiens, dice, che se si scartabellassero che da quelle bene le sue favolette si troverebbe
,
traesse
1'
il
Boccaccio
ma
in con-
clusione
taldese
(
,
non
quella
ne novera che
del
)
:
due imitate dal Cergeloso che confessa la moglie e l'altra di due giovani Fioren-
tini,
che albergarono in pian di Mugnone {Giorn. ix. Nov. 6. ) Ma quanto a questo scrittore non reca documento veruno che lo dimostri anteriore al Boccac.
Le
che
il
dotto scritto-
re dimostrano
come
lo
1*
avevamo
.
asserito
Boccaccio trasse
argomento
di alcune sue
E che
Deca-
merone
che possano
dirsi tolte
L'ottava Francese citata alla pagina 84 di questa Vita, che il Pasquier attribuisce a Tebaldo Conte di Sciampagna, il Fauchet la dice di Gaces Bride:::., poeta celebre, e amico del detto Conte, che fu gran promotore
,
Am-
bedue vivevano
tterzo
.
QUARTA
Coucy,
Ripete
e
339
il
degli antichi
la stessa
accusa contro
Boccaccio
Con-
te di Caylus in
una memoria
dell'Accademia
.
L' Italia
,
dice
e di altri
,
novellatori
^e
Francesi
novelle
Soggiunge, che
dell*
di
Abbadia
di
S.
il
Germano
dieci se ne
tolte
Boccaccio (2)
(a)
(l)
qui
si
,
il Petrarca al re Giovanni complimentandolo a nome de' Visconti per la sua liberazione, che conservasi nella Palatina Vindobonense in un manoscritto, da noi altrove rammen*
nel discorso
di Francia
,
che pronunci
tato {Pet.
Vit. p.
228.) che
quest'oratore scusasi di
il
perorare
il
Francese
il
Conte
di
Caylus
novel-
per mostrare
latori
.
vezzi e la leggiadria
di questi
Qui parole
Le fai au fai
Vos
le
le
saige au saige
340
Francesi
ILLUSTRAZIONE
finalmente la luce molte
nel
XV. Videro
novelle
duodecimo secolo , e ne' tre susseguenti per opera di Barbasan (i). L' editore nella prefazione (a) ripet che il Boccaccio , che aveva letti questi novellatori mentre studiava nella
scritte
,
conferm
come
il
S.
Geril
mano
imitate
Pag. XXXIV.
Vavez moult honnor bon gre Se il est de bas parente , Quant il vos passe par proece Et vos et vostre gentillece ! Esempli erotici Quant la dame le vit venir , Des els a gite un soupir
si
:
Et
Ne
viaint affaire
le lace
Amor
le tient
amors
Amors le tient en grant tourment Quanto alle imagini poetiche cit i seguenti esempi El pays navoit si plaisant Por esg arder , ne pour veoir
La
Rose de mai
ne
,
fior
pr de lis
,
.
ce m^est avis
(l)
xii
3. in 12*
QUARTA
per la repubblica delle lettere
,
341
mentre comparve-
moderna come le Rime de' Trovatori per opera dell' Abate Millot XVI. Andando dietro le orme di Barbasan , le
non sia
abbigliate alla
Grand ne
ra
i
e tratti fuodi
nomi
,
polverose di
d'
Adamo
MerBaBe-
cato
detto
,
gobbo
Arras
di
,
Odifredo
il
stardo
di
Baldovino da Gond
ec.
di Giovanni
dau, di Rutebeuf
che fosselo
il
di quello,
de'
mara-
vigliosi scrittori di
Roma
e molti
altri ignoti
Ghe-
rardo da
Bornello
a Folchetto
da Marsilia, ad
,
Arnaldo Daniello , a Beltramo di Bornio a quei celebri Trovatori cio i cui componimenti fur da
,
Dante
allegati in
esempio
come modelli
,
dell' alto
poetare , cui per asserzione del Petrarca la lingua Lancia e spada fu sempre , e scudo ed elmo (a).
,
E
s
dopo aver
,
vilipesi
in
tal
guisa
i
provenzali
(
poeti
le
Grand
gli
pretese
che
suoi
Truveri
co-
chiamansi
con me-^
fosser va-
) ,
(a)
(l)
Trionf. d* Amor.
e.
iv.
Fabliaux ou Contes
3. in 8.
dti
XU. e
da
Xlli.
Siede
tra-
diveri manuscrits
du tem^s
Paris IZZl. V.
34'2
ILLUSTRAZIONE
,
Pistoja
Dante
Petrarca, e
il
Boccaccio
,
(i).
XVII. La tarda
per ne' suoi
falsi
e lenta posterit
ostinatissima
Grand ha dato
dall' apparir
;
di
convinta
esti-
lettura, e
come
istorico
documento; a
guisa delle
ranza.
Ed
,
io infatti,
che ragionava di
tale argo-
mento un giorno
letterato
gli feci
in
per rendere
vivace la discussione
le
Grand.
(l)
Le Grand
,
dice del
Boccaccio
Ohservations sur
nest-ce pas avec
,
les
Troiibadours 1787.
8. p. 2S.
E nfin
nos Fabliaux
qu'il
s'est
et
procure
.
lui-meme
assez
facilement un
Tionneur immortel
, mais encore pour le premier , dans VOccident ce genre agreablo , il doit a nos Fabliers un grand nombre de ses sujets : et le genre lui-meme Posterieur eux d'un siede en.
viron
il
les
a copis
,
Le
recueil
offert la
,
preuve
et cette
truire
QUARTA
rispose.
343
i
F strano in
de-
Grand
che vuole
siano
letti e
ammirati
gli antichi
novellatori Fran-
Non
avete letto
il
Grand ? Ei
e abbreviati
di-
mostrazione evidentissima
che
se davagli originalgli
il
pubblico
avrebbe poco
vostro
Dante
Petrarca
il
Boccaccio
e abbreviarli in volgare
?
non sarebbe
la favlla
egli
reputato demente
,
ci perch
gli
che imitano
n mai invecchiata.
Quella de* nostri Trovatori parlasi tutto d, e se non provincia , ma dominatrice della Francia , fosse
divenuta
fossesi
la
Provenza
il
mantenuto
tempi
,
Provenzale degli
scrittori
coin
me
ai
meno che
quelle voci
nuove invenzioni
(l)
Ma
A
al
conferma
, i
di
il
Pro-
venzale
1673
Giunti nella dedicazione del Boccaccio del gran Principe di Toscana dissero. Di che pu
(
cio
)
quanto utile
al
tempo dei
per cui
Ramando
tutta
Beringhieri
meno
sa
che per
nostri
V Europa
si
sparse , e come
si
fu da'
344
le
ILLUSTRAZIONE
scrittori fossero gli
poco pregevoli
encomiati dal
intelligi-
Grand
che
d'
la loro
favella
non era
,
bile ai
tempi
Amiot
e di
Montaigne
.
e pi inin-
telligibile ai
Talch mag'
Francese
,
tanto che
.
bi-
sognato tradurli
lette le
apo-
E che
,
perci avre-
che
loro editori
,
vergognosi quasi
esageratamente lodati
hanno creduto
,
su-
bito
le lodi
e quasi ritrat
che avessero
d'ingegno. Udite
il
Caylus
(a).
Di
posso assicurare
poeti Il Bar.
basan
le
{b)
Rimarono
loro versi
come oggid ,
7na.
le
poe-
le
facevano rimar
,
tutte
A
,
cagion
.
d'
esempio
ne' soli
dicendo Pierron
non
ma
toglievansela in
L.
e.
p. 36o.
{b)
Pref. p. xxi
,
e poi lunga-
mente imitata
e sottratto co-^
me
nudriva , venne a poco a poco oggi poco meno che del tutto spenta . Ci ne dimostra che g' Italiani non sono invidi dei
dire
il
latte che la
et
mancando,
QUARTA
tutti gli altri vocaboli
.
345
,
La
questi poeti
in
.Grand, ove
si
e sterili
componimenti
risposta
Saprete che
Grand
vi fece
una
(i).Ese
en-
r avete letta
vi ricorderete
malgrado
di
l'
(^)
Sono
buona fede e
senza
convengo francamente
formata
regole
,
ancora barbara
inferiore
.
senza prosodia
provenzale
il
,
era
alla
,
sebbene pia
dilatata di quella
Ma
soggiunse
mio Provenzale
la
romana
fran-
cese fosse pi diffusa della romana provenzale; ma non voglio per ora distendermi sopra tale argomento che domanda esatte e profonde ricerche
, ,
aborrendo
io di
enunciare
d'
ticamente a guisa
oracolo
come
fanlo
le
Grand
i
Ma
ni del mezzod
(a)
{b)
(l)
Voyage
litteraire
de Provence.
Pag. 52.
Observatlons sur les Troubadoiirs Par. I^Sl. 8
346
scioglevansi
ILLUSTRAZIONE
le questioni
proposte dai
i
trovatori
Lo provano
giuochi Fiorali di
pa
che
il
imitante
le
giuochi Capitolini
illustri'
Lo prova
in
si
fine
pi
dame
,
le
principesse
gloria-
vano
d' essere
lodate
un passo
di
Dante
del trattato
il
primato
La
01
(cio
il
per se
,
stato tradutto
;
ritro-
cio la Bibbia
ijatti
Romani
le
Art e molte altre istorie e dottrine. L* altra poi argumenta per se, cio la lingua di Oc ( o il Provenzale
) ,
dice
che
,
come fu
.
Alvernia e
,
altri molti
, ,
antichi dottori
La
terza poi
cA'
degV Italiani
:
il
primo
dolcemente , e pi
stati
i
sottilmente
hanno
scritti
poemi, sono
suoi ^domestici e
[a)
Lib,
I,
e.
X,
<5
U A R T A
347
s*
SO
Dante
Il
secondo
ac-
costino alla
grammatica
la quale
comune
que-
d'
un tanto uomo mi
fe-
ce comprendere, che per essere imparziale, conveniva riconoscere molti meriti in ciascuna delle
tre affini favelle
let-
teratura
volgare
,
Ma
d'
deffinire
la
questione
faceva
uopo
opera assai
este-
la storia della
,
deca-
e del
,
romano
scrittori
e di
quella
del
volgo innella
trodotte
tica
,
mondo
Cel-
E
,
a tal uo-
po era necessario l'andare indagando le varie vi" che lentamente le alterarono e princicende
,
palmente r ignoranza e
le
irruzioni e lo
.
stabili-
mento
Farsi pofavella
ro-
scia a considerare
quando giunse
la
.
mana
una
al grado
massimo di rozzezza
E come
ac-
fra di loro
me
la
perderono di poi
.
troppo
strane e
nuove vicende Si dovrebbe di poi esaminare quando da' pii fu abbandonato 1' uso di scriver latino, e perch
s'
primi
.
scrittori
volgari
la storia
Trattando
348
ILLUSTRAZIONE
come
gli scrittori
no que'
tre dialetti
,
vi cagionassero notabili
can-
giamenti
Italiano
il
Fran-
all'
sono ancora
letti, e imitati.
,
ponghiamo
videnza
condurla
ci
di scrivere
al
XX. Intanto
le
Grand
al
Boccaccio
s'
1'
ignori
et precisa
in cui
,
furono
e che
ventate
camerone
Ed
io
mero ne avesse
.
tolte
maggior torto
al classico
la
al
Boccaccio
,
di quello
che faccialo
l'
Fontaine
1'
aver tolto
argomento
delle sue
na
ne
di
sua prefazione
,
Non
vero
il
verisimile
che
fa
la bellezza e la
(a)
Pa^. 524.
QUARTA
grazia di
tarle.
,
349
tali cose ma solo il modo di racconr Qui osserveremo inoltre, che dall' allegata autorit di Dante apparisce, non avere avuta i Francesi a que' tempi celebrit come novellatori ma solo come scrittori di storie e di Romanzi e di versioni volgari. In ultimo poi domanderemo, come accadde che in Francia fu tenuto in tanto pregio il Boccaccio che il Decamerone fu traslatato in Francese vivente lui e nuovamente poco dopo la sua morte da Lorenzo de Premier Fait,
, ,
:
e da
altri
posteriormente
senza che
questi
fa-
cessero
caccio (a)
{a)
Veggasi V
iUnstra-z-.
iii.
e.
xxii.
2(f
35i
ILLUSTRAZIONE QUINTA
Della Fiammetta
.
SOMMARIO
1.
li.
B.icer'
iii.
iv,
DalV Ameto
.
rileva
,
v.
Il
Boccaccio
Tommaso
all'
cordemente
VI.
intorno
origine
di
questa
famiglia
de* d'
Aquino apparte-
nesse
vii.
La
da
Conti di Caserta
su che fondata
vili.
ix.
Congettura
Alcune parti-
x.
,
xi. Il
.
Con-
xii.
Conclusione
353
ILLUSTRAZIONE QUINTA
I.
l\l el
recava-
mi non poco meraviglia l' asserzione del Sansovino, del Betuss , del Manni e del Mazzucchelli , che il Boccaccio avesse celata sotto nome di Fiam,
metta
vedere
Maria
figlia
il
,
ripetuta
tale
che
noti
.
scrissero di
questi amori
,
divulgati, che
Mi recava meravglia
,
che
Sansovino nella
nella
storia di
ed
il
Bouche
Provenza
le cose di
all'
articolo del re
Roberto, asserissero,
delnell'
anno appunto, Giovanna Quannel quale fu strangolata la regina to alla prima asserzione, diceva meco stesso, come accadde, che il Boccaccio, non meno innamorato
Napoli nel i38o
.
di questa
il
Petrarca
della
sua Laura
che con
fama di persona per natali cotanto illustre , e si rendesse maggiormente colpevole ne' suoi trascorsi svelando le mancanze di femmina stretta nei vincoli coniugali E proseguiva meco stesso ed anco
.
354
ILLUSTRAZIONE
,
che cos poco pudore egli avesse, come avrebbe potuto farlo impunemente in Napoli e in quell' et
ove con tanta circospezione dovean celarsi le mende di questa fatta ? Erami ben presente non es,
il
j
propalare,
,
il
menticanza
de'
ripor-
vendica-
va in quell'et
il
impudente rivelatore
simo pure parevami
e del
Bouche
metta
si
d' asserire,
Fiammorte
Rime Liriche
scritti in
,
che cessasse di
vivere
il
in cui pi
non
lo
illudevano
te
,
e le giovanili
massimamen:
Or
Ti Or
se'
il
desio
.
tir gi per
vedere Lauretta
sei dove la mia bella Fiammetta Siede con lei nel cospetto di Dio Tirami dietro a te , dove giojoso
.
pria
d'amor m'accese.
{Son. p:
)
IL Ci mi convinse
palar questi amori
sconderli.
,
ei pro-
Premuroso, come
,
Vita
ed im-
del Boccaccio
portante carico
che die
la
QUINTA
cuna
alla
;
355
Fiammetta e a tal uopo mi valsi della cordiale amicizia di Monsignore Zucchini, il quale si diresse per appagarmi al Sig. Francesco Daniele
Istoriografo del re delle due Sicilie. Dalla risposta
di questo celebre letterato apparve
,
nava a credere
di cui
S.
si
Fiammetta, Maria di Francia, la tomba nella Chiesa di Chiara di Napoli celebre monastero fatto cola
vede tuttora
,
struire dal re
l'iscrizio-
ne, che tuttora vi esiste, nella descrizione di Napoli del Sigismondo {a)
ivi
,
mi accorsi che
figlia
la
Maria
vanna
to
;
del re Rober,
e perci
non
la cercata
Fiammetta
,
che con-
cordemente
Boc,
caccio medesimo
non nipote
oscurit
,
di
quel Monarca
Ridotto
all'
usata
ri-
leggere attentamente
favella della
Nel Filocopo
conquista fatta
venza del reame di Napoli ^voseguG Quegli che dopo lui rimase successore nel real trono ( cio Carlo secondo
)
tra^ quali
,
(a)
Voi. 2. p. 254.
{b)
Pag.
3.
356
ILLUSTRAZIONE
.
avanpreso
pervenisse
costui
,
dimorante
gener di
,
lei
cio la
Fiammetta
o Maria
e
,
volendo di se, e
della
con tacito
,
stile
sotto
nome
teneramente la
nutric,
e lei
nomin
del
nome
di colei, che in se
prima madre
di
lei
pro-
s'invagh
Lorenzo
gli
l'
di Napoli.
Ecco
dissi
meco
figlia
stesso
d'
onde
,
scrittori
della sua
vita
trassero la notizia
che
Maria;
nome
Amo-
IV. Questo passo del FilOcopo per niun sentore davami, sotto qual
nome
dre
ali'
ei
r avesse
fatta
allevare
Ma
ricorrendo
il
Amato, mi
d'
fu agevole di discuoprire
,
miste-
che.
il
amare
la
d'
figlia d'
un
senza che
si
ren-
desse colpevole
inriverenza per
nome
la
cos alto,
.
Nello
Ameto
(a)
fra le
Ninfe ia Fiammetta,
quale nel
Quinta
si
35/
,
cos
questi
reputano
Fresapani
(o Frangipani),
ina r antichit
glie:
,
quali
essi
e
fossero
il
ver ne to-
ma
Di
si
dopo
le
pistolenzie de
,
Vandali,
Roma
Aquino
di
,
Giovenale V oppido
signoreggian-
sottomise
a'
e quello
,
do
a se, ed
,
suoi
;
discendenti
che a
,
me furono
il
primi
diede
cognome
e
e tra quelli
alla
citt
il
predetta
(Napoli)
tengono
,
al soglio di colui
nato
il
cupido di
ricchezze
Mida,
Prose-
da Mida
si
si
pu nominare
fatta guisa
chiama
in altre sue
opere
gue come una nobil giovane venuta dalla Togata Gallia dea com' ei la chiama di cento fiumi si
, ,
congiunse
al
la
quale
narra
r uno
pili
gentile
1'
come
ci accadesse
stato
cio che
re, di
,
poco tempo
davanti
die
una gran
non men bella di tutte le altre, madre sua intervenne; e come quivi alla vista di Roberto corse il viso di lei, che oltre a tutti
(a)
Amet. p. Iq6,
358
gli altri
ILLUSTRAZIONE
coinmend
il
re.
E
,
il
re
iuflaramavasi pi
zia
tesi lacciuoli,
,
ed invita
la
diviene del re
col
si
donna
dimandato
il
si
parte
tace
al
come
di
nacque
la
hiorire disvelato il mistero , onde i reali doni con pi fidanza accettasse V. Ecco adunque come accadde che Maria pot
.
come per
,
tale la
tenne
il
re
che
essendo
toltone al re
la
madre
re
,
di
Maria
e ad essa
morta
madre
il
pot parlare
il
che esso
si
rileva
che
Che
si
compari
in fatti
quanto di-
Tom-
maso
(a)
d'
Aquino
De
Rom.
Z^Z'f- P- '^^Z*
QUINTA
ra esistente nella Vaticana
*,
359
,
ope-
qui dicuntur de
Loreto
de Beleastro
et
antiquitus
dicebatur de
Frangipanis Romanis quae fiiit progenies Sanctissimi Gregorii Papae^ primi hujus nominis. Et progenies est antiquissima
.
unum instrumentum apud se pertinens ad progeniem suam in quo Boetius Senator summus philosophus et theologus qui
,
Comes de Loreto
,
se
hahere
appellatur
pr
teste ind-
in
quo ipsa
domo
de Loreto, et de Beleastro.,
,
vocatur
de Frangipanis
ut
reperitur
in
quadam
Pauli
Venetiis'.
soggiunge
il
Aquinum etiam
istorico della
S.
Aquino
d'
MaTom-
maso
Aquino nel
'
illustre famiglia.
potentissima
le
si
divise in
titolarono
e signori dell'
,
Acerra
.
di
Loreto
di
Esculo
abbia
di Beleastro
di Satriano
le
Ma
quantunque
attentamente lette
genealogie di questi
36o
dell'
ILLUSTRAZIONE
Napoletane
che am
,
Ammirato non mi
Boccaccio.
Non
se
maschi
meno
le
ramo
non
de' Conti di Caserta che per asserzione del primo Villani erano della casa d'Aquino (a): e
,
di lui
ina di
molti
altri
Mi muoveva
a crederlo , perch
il
ne, che
metta
il
eh' la
mento
della
Marchesana
,
Monferrato, intendesse
il
di raccontare
glia deir
mutati
nomi,
fatto di Siligaita
fi-
Imperatore Federigo secondo maritata a Rinaldo Conte di Caserta, della quale innamoratosi
il
fratello
da primo contenuto,
{a) Lib.
VII.
cap. iv.
(i)
Mann.
p. l5S. e se^fuen.
QUINTA
sebbene
Caserta
soggiacesse di poi alla
:
36l
petulan7,a
il
dello
di
sfrenato fratello
,
lo
Conte
Angi
con
lui
segretamen-
il
cognato Manfredo^
Sembravami proper
Boccaccio
la
si
appigliasse a
la cosa
,
vantaggiosamente per
donna
amo-
re della Fiammetta, cui avrebbe appartenuto Siligaita, se fosse da quel ramo discesa. Ma il citato
Ammirato,
favoloso sia
ai d'
scrittore accurato,
il
d'opinione, che
per averne tro-
racconto
il
Aquino
feudo di Casetta
d'
A me
per altro
,
non rassembrano
le sue
ragioni
da distruggere
la positiva
,
zione del
n quella del
peso
.
sommo
Co-
munque
siasi
Maria appartenesse al ramo de' Conti di Caserta, quando anche questi Conti fosser stati consorti dei d' Aquino Vili. Dicendo nell' Ameto che Koberto re s' in,
{a)
L,
e.
Z6q.
poi opera
,
illustrazione
ch'egli potesse appagar le sue voglie;
no
donna ancora
la tua et
non tegnente
signo~
la
,
madre, essendo
do--
ancora fanciulla
il
padre suo
collocolla in
un Glaustro
serbandola
sotto la cura di
due
,
ornassero la sua
gio-
vinezza
Ed
se
non
il
vestimento
.
ad
es-
una
Era disposta a
,
ma
la sua bel-
suoi proponimen-
suo matrimonio,
e da
al re
lei
rifiutato
,
non
si
ristette dal
domandarla
Roberto
1'
ra
ottenne, (h)
stata
lei
s'
pi
in-
namor
il
(d)
(a)
(e)
Amet.
Ivi
.
p.
II 3.
{b)
Amet. p. 109.
(tZ)
Somm. Cronolog.
QUINTA
X. Piacemi
simiglianza
il
363
degli innamora-
fra
particolarit
namor
nella Chiesa di
S.
do quelle donne
caccio
,
a caso incontrate
Narra
il
Boc-
che vidde Maria per la prima volta il sabato santo di bruna veste coperta, e nel d seffuente solenne, la rivide di molto oro lucente,
ed ornata
di
gemme,
,
e per natura
il il
Vide Laura
venerd santo
.
e la vide di
verde ve-
le violette e
il
verde
principio di
.
mia guerra
xxviii.
Cam.
Ambedue
miarle
,
si
di
.
enco-
e di renderne
nomi immortali
i
Ed am-
loro amanti di
Credo dover sospendere il paralello, quanto al contegno delle due donne, come svantagginNon mi so di troppo alla memoria di Maria riescito il rintracciare quando essa morisse non
.
pare che
totto
tar
,
perch
Napoli anche
anno seguente
Pure
cre-
364
,
ILLUSTRAZIONE
anno nel quale s invagh il Certaldese della vedova contro la quale scrisse il Corbaccio XI. Restami ora ad esaminare 1' opinione del
Chiar. Tiraboschi intorno a questi amori (a) Egli
.
pone in dubbio, e gli tiene per una poetica finzione del Boccaccio, sebbene e i riferiti docugli
menti
e ci che ne
,
Giovanni
abbiamo detto nella vita di come pure una veneranda tradizione >
si
richiede nella
Pri-
mieramente sembragli poco coerente a se stesso il Boccaccio nel favellare di questi amori Mentre
.
da noi
che
il
re
,
Roberto
s'
della
Fiammetta
venisse
,
innanzi che
al
contrario nell'
egli era
.
Amcto
dice
che ci av-
venne
quando
se
Tiraboschi intese
che
ha ragione
Ma
il
che
re pervenisse a posse-
e quella
.
magnanimit eh' lo
infatti tutto
.
Veggiamo
il
con-
Carlo primo
[a]
T. V.
jj.
521.
{b)
Artic. 3.
QUINTA
li
:
365
,
tra
quali
uno
nominato Ruberto
,
nella
reale
dignit
costituito
rimase interamente
con t aiuto
gli fu lasciato.
pervenisse
X una
gentilissilei
ma
una
giovane dimorante
bellissima jigliola
.
gener di
di pi chiaro
che
il
Roberto
nel
s'
inyagh della
madre
di
di
il
Maria
dopo
es-
Tiraboschi, che
primo passo
zittella
,
la
madre
il
vane
perch
Boccaccio dice
che
:
il
re
nome
la fanciulla
volendo
Ma
lo
che per serbar il non avvertire una maritata faceva d' uopo tacere e il non aver ben il versognoso trionfo del re compreso quanto abbiamo dichiarato all' articolo quarto di questa illustrazione, cio che non poteva riconoscere per sua la figlia avuta da donna e maritata senza recar disonore e alla madre
, , , ,
alla figlia
e alla famiglia
i
Il
Tiraboschi
s'
induce
l'Amorosa Fiammetta, perch ivi il Boccaccio d per ragione a Maria nell' abbandonarla: che la inevitabile morte di pi figlioli lui solo aveva
,
Or
che Iacopo suo fratello gli sopravvisse non , poco ; ma ancor fuor di dubbio che Iacopo nacque dopo quella separazione , come abbiamo altrove ribio
366
ferito (a)
.
ILLUSTRAZIONE
Prosegue
,
il
nella
Fiammetta
si
innamoramento
senza alcu-
del Boccaccio
un tempio, e nel
,
Ninfale
d'
Araeto
dice egli
na previa disposizione entra furtivamente l'amante nella stanza della Fiammetta (6). Ma quel grande
uomo non osserv che il Boccaccio in questo] passo narra come accadde che Maria ai suoi piaceri si che di lei s' innaarrese e non come accadde
, ,
mor
avrebbe notate
in-
entrai in un tem-
da
colui detto
,
Iddii immortali
tale di se sostenne
quale
:
Muzio
di
Por sena
in
mano
,
nel quale
ascoltando io
laudi
.
in tal d
a Giove
per la spo-
coperta
Talch ripete che nella Chiesa di S. Lorenzo nei sabato santo s'innamor di Maria, come nel Filocopo avcvalo detto Ultima contradizione
.
che
nell' epi-
Fiammetta
1'
dolga
ella
abbia cambiato
nella
amore
ei
in odio
al contrario
che
Fiammetta
la
rappresenti come
:
abban,
ma ben
{b)
si
vede
che
il
arde.
4.
5.
Amet.
p.
Pop,
Amet.
p. II 5.
QUINTA
puro animo del Tiraboschi, per
se; e
lo
Z^"]
suo meglio,
dano
od] e
le
gelosie fra
due amanti
g' insidiosi
senza
legami
ragioni,
al
A
,
me
non
rassembra, per
,
le allegate
non
solo che ci
Ti-
raboschi
lo sia in effetto,
il
ma che
anzi in
Boccaccio
si
esprimesse in
un
innamoramento:
tenticit a
E' fuor di
Boccaccio nello
diede a queste
Ameto
Firenze
ivi
pubblicato
probabilmente, parla pi
pii
aperta-
oscuro e in,
Fiammetta e nel Filocopo; opere che luce mentre era in Napoli. Ebbe que-
non
ma anco
Ameto codonne me avvertimmo in una nota, che tratta di questo argomento (a). Imperocch in quell' opera sebdella sua patria nell'
,
Llb.
1.
art.
xxxvn.
not.
Z6S
ILLUSTRAZIONE
e delle occasioni de' loro amori, fecelo in modo cotanto occulto , che , fino a noi , non era ancora
g'
interlocutori di quel-
Firenze.
SOMMARIO
CRONOLOGICO
369
cio
.
Ed
io
non avendo
,
medesima, di
,
tali
il
leggitore
,
Nel
favellare
anni
parte la pi oscura e la pi
intrigata di questo
Sommario, sonomi valuto della autorit del Boccaccio medesimo, il quale in un articolo della Genealogia degli Dei (a) parla di.
Di
quasi veruno
ch o confusamente
favellarono
,
toltone
furami utilissimo.
fede
,
Ma
avendo
nelle
Boccaccio commessi gravissimi abbagli, e talvolta essendosi contentato di accennare soltanto al-
anno andassero
Mazzucchelli
(a)
,
riferiti, nel
e dal Tiraboschi
Lib. XV.
e.
X.
570
SOMMARIO
al
Petrarca scrive
te in
Boccaccio
{Seri. lib.
Vi4-
ep.
I. )
Ego
teceasi.
Ed
286.)
E Matteo
morte
e vita
il
padre a scuola da
audiveram
:
gnoveram
lib.
scrisse
di
se
il
Boccaccio
{Gen.
Deor.
XV.
e.
X.).
Lo che ne comprova
non
istitutore
E dicendo
Bocc.
) ^
Filippo Villani
,
hic
dum puer
i
Vit.
anni lo collocasse
il
1323
II
prendere
Prosec^ue
negozio.
Boccaccio
patrem vieum
[l. e): satis memini appostasse a pueritia mea, conatus omnes , ut negociator ejjicerem , meque adolescentiam nondum intranil
,
maximo mercatori dedit instructum apnd quem pene sex annos nil liud egi , quam non recuperabile tempus in vacuum terere E siccome il Betussi suir autorit di Benvenuto da Imola,
tem arismetrica
, ,
discipulum
asserisce
che
il
mercatante rimandollo
al
padre di se-
CRONOLOGICO
dici anni
in
,
S/l
confidasse
lui lo
et di dieci anni
Abbandona
canonico.
il
mercatante,
s'
applica
al diritto
1329
Hinc quoniam
iit
Bocc.
Le.) visum
l'iter arurn
,
studiis
iiis-
dives exinde
ftiturus
auditurus intrarem
et
ei si
fis-
1333
Dando fede
desse nel
l338.
che
ci acca,
Cum
,
il-
vi-
gesimum pervenisset jussusque foret in Neapoli considere , una dierum accidit, ut proficisceretur solus ad locum, ubi Maronis cineres humatae fuere ( Vili. Vit. Bocc. ) Ma sembrami che all' autorit del Villani oppongasi mentre ei nell' epiquella del Boccaccio medesimo stola al Priore de' SS. Apostoli che come drassi fu
, , ,
,
scritta nel
l363
dice
non esser ancor conceduto il trigesbno anno quanSiniscalco venne in Napoli semplice mercatante , ei pur ricordarsene E ch'ei si stabilisse in Napoli nel decembre del l333 parmi possa dedursi dall' Ameto Ivi dice alla Fiammetta. Fanciullo cercai i regni
:
do ed
il
Etrurj
e di quelli
.
in
cio in Napoli
Prosegue come
sognolla
e che ivi
mente
la
veduta donna
vi trasse
Amet. p.
1 1 1
Pi
P.^i. conati"
Z"]'.
SOMMARIO
(/).
nua
a narrare
si
114), che
di
e che
innanzi sognata
che
si
avesse tutti
te
,
ma
momento
S.
in cui vi-
Lorenzo
che di lei s' innamor gli si mostr Febea sedici volte tonda , ed altrettante bicorne Ora , come dirassi s'innamor ei ai 7 d'aprile del l34I dunque tornando indietro sei anni e sedici mesi dov stabilirsi in
.
i33BLa
vista della
tomba
.
di Virgilio lo porta
ad
Roberto
(
Vit.
nel quale
il
glorioso partimento
celebrava
io
della
da
colui
che per
sostenne
che
fusse fatto
di lui
sacrificio
sopra la grata
....
CRONOLOGICO
giorno sopra V orientai oriiizonte passata
occhi miei
ne.
,
ZjZ
apparve agli
prefata giova'
,
V ammirabile
bellezi,a della
der
si
E traducendo questa strana circollocuzione intendebbe che in un sabato santo che cadde dopo
,
che
il
sole
dell* Ariete
il
aveva percorsi l6 gradi della costellazione nella mattina seguente quattro ore dopo
Il
Napoli
sole entrando
di
marzo, cadde
ri-
adunque
anno
il
Pasqua. Ora
scontrando
agli otto
tes p. 27.).
le
Da-
Con circollocuzione
,
nell'
Ameto
( il
la prima un giorno nella cui aurora aveva signoreggiato lo Dio appo i Lazj gi per addietro stato ( Saturno ) per paura del figlio di quello gi Febo salito alla terza { di Giove ) J e parte E che ei per la prima casa di Marte intenda la
Titano
sole
di
Gradivo
di
Marte
il
meno
o poco pi
costellazione
torit
(
dell'
Gen. Deor.
,
in. e. 22.
si-
gna
coelestia
ut dicebat venerabilis
.
scUicet et
)
,
In
illas
Furias
Veini-
Sed
si
Arietem duxerit
,
cum
tunc ver
quando
il
sol
Arietem intrat
Incomincia
Filocopo.
di quest' opera
Neil* introduzione
racconta
come
dopo
374
giorni
SOMMARIO
nel
dopo rivedutala
Che
fosse
(
uno
Jpi-
locop. voi.
3o3.
) ,
ove dice
te
da umil gio-
vane creato
Scrive la Teseide.
L' epistola dedicatoria alla Fiammetta porta la data
di
Napoli
ai
lettere di tredici
uomini
illustri
stampata
fosse
in
Venezia
supporrei
che vi
sbaglio in
me-
posteriore.
1342
Ac-
1841 ( Bocc, Oper. p. 33, delle lettere ) e bisognerebbe credere , che fessesi restituito in Firenze nel detto an-
no Ma la data deve esserne sbagliata almen d'un anno parlandovi della morte del Padre Dionisio Roberti vescovo di Monopoli accaduta nel 1842 {Tirab.T. v. p. 182. ) Infatti difficilmente poteasi credere che essendosi innamorato della Fiammetta nell' aprile avesse potuto in cos pochi mesi scrivere il Filocopo,ela Teseide. Oltre di che dall' opera intitolata l' Amorosa Fiammetta
.
apparisce
stata fra
differirsi
che innanzi che partisse da Napoli fessevi due amanti lunga dimestichezza Non pu
,
,
al
Tirannide
cacciata del
(
Duca
Atene
ix.
)
,
.
come
di
Cas.
Vir, illu.
lib.
CRONOLOGICO
Il
ZjS
343
settembre del
S.
e.
Anna
Si.).
del 1843
Pubblica r
Ameto
Dal contesto apparisce , che 1' opera fu scritta in Firenze , mentre gravavalo la suggezione paterna , e nella
dedicatoria a Bartolo del
Buono
gli
dice di serbarla
nel suo seno, sin che era vedovo, e lontano dalla sua
donna
Napoli
Dunque
,
ei la scrisse
innanzi di restituirsi in
e probabilmente nell'
anno antecedente
,
per-
ch la Fiammetta nel parlare degli avi suoi dice che tenevano il pi alto luogo appresso di colui, che oggi in quella regge incoronato il quale de' doni di Pai' ed avaro di quellade copioso cupido di ricchezze le meritevolmente Mida da Mida si pu nominare
. .
.
Roberto, di cui perci parla come vivente Mor secondo Giovanni Villani questo re {lib. XII. e. IX.) ai 19 di Gennaio del 1842 seconda
{p. 106.). Cio
.
il
re
lo stile
comune.
Ameto
maritata a
come di noPacino Peruzzi ( lib. I. art. 87. not. ), Mann. p. 54- ) vella sposa ancera nell'Amorosa Visione (
e di lei
Zy6
^344
Si
SOMMARIO
Napoli.
fa dire a
restituisce in
Maria nella
opera intitolata l'Amorosa Fiammetta, sembra far comun' assenza da Napoli di quasi , eh' ei facesse due anni. Ch' ei non vi si restituisse innanzi al 1844 lo deduco dal vedere , eh' ei non fu conosciuto personalmente dal Petrarca che nel l35o, quando si combi-
il
commissione in quella corte nel 1843 , e ne ripartisse E non dubito che nel decembre ( Vit. Pet. p. 297. ) venerando esso il Petrarca e frequentando la corte ,
.
non
si
fosse
procacciata
,
lui in
amicizia
come
in
im-
batterono
anni,
insieme
amatorie in
Filcstrato
;
da una dimora di cinque in deduce dall'avere ivi scritte molte poesie lode della Fiammetta ( Bocc. Rim. ) e il
il
Che
Boccaccio
parte
(
delle sue
novelle
perch narra
la
morte
della Cataillu.
lib.
ix.
(Cas. Vir.
ga r espulsione della regina Giovanna , accaduta in queir anno Ed in altra Egloga celebr il ritorno di
.
lei
accaduto nel 1848 {Lib. 11. art. xvi. not.). Eravi ancora nel 1849, perch l'epistola a Francesco dei Bardi ha la data di Napoli xv Maggio 1849 {ivi). Sembra
in questo
mato
in
tempo fosse per la prima volta stato chiavano presso del Siniscalco Acciajoli , giacch
).
CRONOLOGICO
Scrive r
'h^'J
Amorosa Fiammetta
che appena tornato in Napoli, per
E' probabilissimo
rendersi la sua
vesse la
Si restituisce in Firenze.
Il
'35
,
Manni
una memoria .da cui apun atto come tutore del 26 gennaio del 1849 secondo lo stile
fiorentino,
comune.
Vien spedito
Il
da' Fiorentini in
Romagna.
Mehus
ria di
chivio Fiorentino
Ties
novembre
mandlolae
trarca in
Il
v. p.
5l6.
repuil
Pe-
una lettera pubblicata dal Mehus {p. 349.) alla quale sulla fede del Sade ( T. 3. p. 7oi. ) il detto Tiraboschi appone la data del l367 sebbene sia del l362, crede in Ravenna fosse spedito verso il 1047.
,
Ei
si
reca a crederlo
perch
il
Petrarca favellandovi di
nostro
al
Boccaccio. Or,
est
,
Adriae in
ibi
litore
ea ferme aetate
nisi
fal-
agebas cum antiquo pl'agae illius domino ejus avo qui mine praesidet Ora osserva il Tiraboschi, che nel i367 era signore di Ravenna Guido da Polenta figliuolo di Bernardino nipote di Ostasio morto secondo lui nel l347 ma veramente ai 16 di x\olar
qua tu
,
vembre
del 1346.
De
JRuieiv /f/st.
378
p. 345.)-
SOMMARIO
Dunque
,
ei
dice, circa
il
1042 da
riferire
anche congetturando eh' ei fosse stato spedito verso il 1846 in Ravenna , sebbene debba notarsi che il Petrarca dice nisi fallar , non da
.
questa imbasceria
Ma
riferita dal
S.
Man-
Michele dall' 34. ) f p. 3o di Decembre l35o. A Messer Giox'anni di Boccaccio fiorini dieci d* oro perch li desse a Suora Beatrice,
Archivio di Orto
,
figlinola che
fu di
Dante
Allighieri
monaca
.
nel
mo'
sic-
nastero di S.
Stefano
documento apparisce, ch'era gi stato spedito in Romagna agli li di novembre, e sappiamo che nel novembre era in Firenze per essere stato ivi conosciuto dal Petrarca in detto anno e mese e dal secondo apparendo eh' ei part per Ravenna verso i 3o di decembre crederei che fosse stato spedito agli Ordedal primo
:
come
laffi
,
i35o
subito dopo
la
(
14 di quel
mese
lib.
art.
xxv.
e che
nuovamente spedito da' Fiorentini a Bernardino da Polenta in Ravenna. In quel secolo non trattenevansi alle corti gli ambasciatori , che il tempo necessario per esporre una domanda ed ottener la risposta
Si lega d' amicizia col Petrarca Ci accadde nel novembre di detto anno
p. 307.), Veggasi [lib. II. art. xvii.
Vit. Pet.
Nota.).
1351 Scrive
la
Vita di Dante.
Fu
scrivesse la Vita di
Dante
Ma
tuttavia
ei
deve avrrU
CRONOLOGICO
scritta
3/9
dopol'Ameto, essendo
di senno
di
,
era
un uomo maturo
Dante scritta tuttavia con meno purezza del Decamerone che vide la luce nel l353. Dunque in questo o nel seguente anno stimerei
della patria.
,
La Vita
ch'avesse compilata quest'opera, perch credo probabile , che per la sua legazione in Ravenna , avendo ri-
veduta
la
tomba
da noi altrove
riferita
Pet. p. oo8.
al
Marchese
di
Brandeburgo
Il
Mehus
del
p. 268.)
riporta
al
il
ziale
XII
Boccaccio
Duca
dam
domino Ioanni Boccaccio civi et ambaxiatori nostro *oZezi. Siccome per questa legazione avr dovuto probabilmente trasferiisi nel Brandeburgo avr dovuto spendervi anche qualche mese dell'anno seguente.
,
Pubblica
il
Decamerone.
(
1353
voi.
I
.
Il Salviati
p.
112.) reputa
38o
Recasi
SOMMARIO
visitare
il
nuovamente a Ravenna
Ci
si
signor di
deduce da una sua epistola ( Cod. San. ep. 3. ) iij ydus julii nella quale parla di questa sua gita (Zzi. 2. art. xxxi Not.) Che la lettera sia di quest'anno apparisce dal rimprovero che fa al Petrarca
colla data
.
d' essere
lo
che ac-
cadde
in detto
anno
al
Vit. Pet. p.
Si3.
Sua legazione
{
Amm.
il
sce
voi. 2. p. 563.)Mehus {p. 267.) riferiprincipio della credenziale data da' Fiorentini al
Ma
bisogna
,
commissione o che il Mehus erri riferendo la credenziale come dello anno innanzi . E ci che mi muove a credere che erri il Mehus che se fosse stato spedito nell'anno innanzi avrebbe veduto in Avignone il Petrarca, n di ci d veruno indizio nell' epistola di lui menzionata di sopra
,
1355 Scrive
il
Corbaccio.
il
Finge che
sto
contro cui
amore
Tu
mondo
,
fuor delle fasce gih sono degli anni quaranta e gi venticinque cominciatili a conoscere ( Corb. p. 24. Bocc. Op. voi. in.). Di qui ne inferisce il Manni ( p. 75.)
Corbaccio nel l353. Ma il fanciullo non fuor delle fasce, che oltre all'anno almeno, dunque ei- doveva essere nel quarantaduesimo anno
eh* ei scrivesse
il
dell* et
sua
CRONOLOGICO
Visita
il
38l
Petrarca in Milano
il
Petrarca
al
Boccaccio
tecum
di
anno altero,
,
^ranseo
<
ante ni
multa disseruisse Questa lettera ha la data Milano de' sedici di agosto, ed del l36o perch parla della morte di Giacomo Colonna , come di avve.
mns haheret
nimento accaduto, diciannove anni innanzi. Giacomo Colonna mor nel l34I. [Vit. Pet. p. 294.).
Pilato in Firenze.
5.
il
13^0
ci-
Sade
T. 3. p.
625.
Tirab. voi.
p.
43.
due
tati scrittori
Man ni
p.
che cred
{Mann.
il.).
Messer Pino fu
X.
cap. XXIV.
il
Salviati negli
il
.
Ciani
si
recasse
dal Boccaccio
tro
,
anno seguente
,
Ma
il
Beato Pie,
come
egli
avverte
,
mor
ai
da supporre
la
che
lo
un
in
anno quella
prova
per
salutare missione
Ne
posso addurre
lettera
spavento avuto
la iv del
Questa epistola
28
ZSl
SOMMARIO
Senili
,
anno
anno appunto
il
il
Boc-
Boccaccio
dice
Gen. Deor.
lib.
xv. e. vn.
che
e che trattennclo in
Va in Napoli
presso
il
Siniscalco Acciajuoli.
0^3 Abbandona
il
Siniscalco.
il
Va
a visitare
Petrarca in Venezia
al
Scrive l'Epistola
si
si
Siniscalco.
Ep.
i.
del
lib.
3.
delle
il
Senili,
scritta
dopo
renze
Questa lettera del 1 363, perch nella medesima piange la morte del Priore de' SS. Apostoli accaduta in detto anno e nel parlare del contagio che lo tolse di vita soggiunge Tertius hic anmis ex ordi.
ne
E come abbiad*
i
mo
epistola
amico Boccaccio
,
avere
schivato
il
Croni-
CRONOLOGIBO
sti
383
in quest'
mettono gran
mortalit, in Firenze
anno
{Mann.
I
Ur- 1365
bano V.
Amm.
Istor. p.
6l.
*
,
Lo
(
rispediscono al Pontefice in
ATim. p. 663.
)
.
Roma.
dice che fu spe-
^3^7
Il
Manni
p. 49.
dito al Pontefice nell'anno seguente, e cita rato per spalleggiare questa sua opinione.
l'Ammisebbene
,
Ma
nella
sommit
Ammirato
ove parla
attentamente letto
cia a parlare di
ci che riguarda
l'
detto
anno
.
che
dopo avere
riferita
Si ritira nella
Certosa di
Stefano di Calabria
370
perch ivi parla della morte di Urbano V e dell' elezione di Gregorio XI che accadde nel dicembre del 13X0, come di nuova recennel febbrajo del i32l
,
tissima
Abbandona
la patria
384
,
SOMMARIO
da una delle
. .
medesime si rileva che Codice Sanese dopo Neil' epistola 6 dilo pose ad effetto due anni retta a Niccol de' figli d' Orso scrive Sensisse enimvldeas, qiiare senex et eger laboriosam magis , qttam
lori'
gam
casti
anno praeterito peregrinationem intraverim , et Neapolim delatus sim Sd , qtiod credo nornsse
,
.
neqidveris
ibi
comperi
impetii
,
qiiibiis
omnia
.
Neir
8.
cos
si
esprime
Generose miles , incertus Neapoli aliquandlu fueram vere praeterito Hic enim plurimo desiderio trahebar rede.
autumno miper elapso uidignans liqtieram Da questi due squarci d' epistola apparisce che parla dello stesso viaggio e ci si rileva anche maggiormente dalle lettere medesime perch nella vi dice che sebbene ei non conoscesse il Conte di S. Setindi in patria
.
quaj7i
verino
ei lo
soccorse largamente
il
e nell'ottava sogdella
giunge, che
stola
Ma
chel'epi'
dopo
l372
si
deduce
dall' essere
diretta
rici
il
lacobo
cZe'
titolo di re di
trattato stipu-
lato nel
l372
fra lui
ed essa regina
parla del Pe-
perch
ei
come
il
tuttavia vivente
ma
che
nel-
1072
ei
i
fa-
cesse
dall' epistola
.
del
ho-*.
Postqxiam
norande mihi te tiltimum vidi semper vita fuit simillima morti. E prosegue descrivendoli la crudele infermiti da noi altrove riferita, la quale come avverti-
CRONOLOGICO
remo
a suo luogo, lo assal nel iS^S. E'
385
dunque da correggere nelle rime del Boccaccio, ove abbiamo per intero pubblicata questa lettera a Giacomo da Pizinge
,
in quel torno
mi
essere al
momento
Si
'373
da notare che probabilmente dal suo ritorno in Firenze nel l363 sino a quest' anno compil le quattro
grandi opere latine della Genealogia degli Dei
;
de' Fiu-
mi
de'
Monti
ec.
il
libro delle
.
Donne
Illustri
e quello
1'
Non
si
,
opera
che
in quest'
anno
men-
come
ei lo
.
racconta a Pietro di
Mon-
teforte (^Cod. San. ep. \\.) Imo tandln clam servaturtis eram ( il detto libro ), donec saltem pr meo iudicio emeti' dassem Tandem iam termino mei discessus adveniente , (cio la sua partenza per Firenze ), qiioniodo non
.
Hugo
(di
S.
Se-
verino
)jcini
.
dictus
possum quod
jusserit
Is istantia
maxima
.
et
precibus
me
reneun-
tem fere benigrdtate sua coegit, ut dlum sinerem , do' nec copiam aumeret Quod quantum adversus mentem
meam
liter
Demum
doleo
.
qua-
ad
te liber
devenerit
ego ignoro ,
et
Non
.
meum
meam si possem volenti monstrarem Sed quoniam ante tempus in medium venit et cum in eo resecanda quaedam cognoscam et nonnulla etiam apomnem. anitnam
,
38B
,
SOMMARIO
.
ponenda et immiitanda plurima Quod mihi gravissimtim apud multos audio non liberalitate mea, sed alieno munere divulgatus est ut auferatur a me spes omnis
,
Grave infermit
Neir
epistola
,
del Boccaccio.
de* Cavalcanti
E che deduce dal dire nel contesto. Sexagesimum enim qnnum ago satis imo multum vixi et vidi quod proavi non videre mei
mit. L'epistola porta la data n ydus Augusti.
sia
del
iS^S
si
Imprende a spiegare
ai
la
Divina Commedia
Fiorentini.
Decretarono i Fiorentini in quest' anno eh' ei spiegherebbe pubblicamente la Divina Commedia , e pare che per la prima volta ei leggesse ai 23 di ottobre
del 1873.
{Mann.
p. loo. ).
^374 Fa Testamento.
Fu
rogato ai 28 agosto
{Mann.
p. Il3.
).
come abbiamo
Cavalcanti
ut tibi
lui
maritato
Audivi
. .
te sacros celebrasse
,
ymeneos
oro precorque
sit
Deum
sibique
bonum faustumque
.
TERZO
XLV^III. iMorto
fosse sciolto ogni
ta la vita,
il
211
pens
ultimo atto,
visse,
provido,o
irreligioso,
istitu
nero
cio e Antonio,
di
Amico
doveva
fra
Martino da Signa suo direttore spirituale, ed ornamento dell'Ordine Agostiniano singolarmente onor Lo istitu erede fiduciario della
.
sua
biblioteca, ordinando,
al
che dopo
di
lui
passasse
Convento
di S. Spirito di
.
Firenze
Amava
sua piet
fra Martino
(i) E'
un documento della
il
legato
raccolte
te,
lui
montesta-
do
Camper
fuor di Firenil
ze.
Manni
p.
il 3.)
mento
(2)
da conloca-
Niccol Niccoli
decor
il
che conteneva questa preziosa raccolta di libri. Fu incenerita nel bruciamento della Chiesa e Convento di
le
,
21^
LIBRO
ritratti!
il
mondo.
ai
XLIX. Cess
di
di vivere in
Certaldo
xxi
1375, ove fu sepolto nella Chiesa de' SS. Iacopo, e Filippo non avendo
del
il
Dicembre
ancora
toci)
anni,
te.
.
novero degli
ma
il
Fu
lecal
morbo un
disordine di stomaco,
e istan-
S.
spirito, seguito
del
a.
1471.
Scipione
Ammirato
Ist.
par.
2.
lib.
loS.) narra
come,
in
Spirito
il
giorno
gli
Spirito
Santo sopra
.
l;i
Sulla sua
,
tomba
scolpiti
:
visitata
i
frequentemente dagli
seguenti versi che
stranieri
egli
furon
quattro
stesso
compose
ac ossa loannis
Mens
ATortalis v'ttae
Gentor Boccaccins
.
UH
Patria Crrtahium
A
in
di
.
Coluccio Salutati
sua
lodo, pubblicati
dal
Manni
daldi
potest
di
si
Certaldo fece
ornare di
E Lattanzio Temarmi la
il
tomba come
(2)
vede oggid.
conside-
TERZO
troppo breve
la
2l3
ottenere
mortai
vita, per
rare
le
ri-
maste
egli
si
in verso,
che
in prosa;
quando
si
consideri
che
e che in giovent
dalla quiete,
men vita molto svagata, e aliena che necessaria per imaginarc, ponderare,
.
La
ri-
somma
nello scrivere,
mentre molte altre opere non sue ha a lui attribuite , delle quali ci siamo astenuti dal far menzione in questa
opera. Delle attribuite,. la pi celebre
il
volgarizza,
mento
della prima
prosa
e pubblicata nel
all'
secolo decimoquinto
ab-
breviatura
non avvi altro fondamento, che una lettera del Bembo a Giammateo suo nipote. Questo testo a penna era posseduto dal Trissino
,
e volevano pubblicarlo
Giunti
ma
da ci
distolseli
il
venisse loro
fatto di rinvenirne
un
i
penna
di migliore lezione,
e pi corretto
sere
il
Ma
,
anzi quei
celebri
uomini
lo
antichit pari al primo Villani. Quello che poi maggiormente conferma non essere lavoro del Boccaccio si , che affermano la traslazione esser fatta dal Provenzale
,
Deputati asserirono
.
essi
pure
il
2l4
come
si
il
LIBRO
generoso corsiero, che all'appressare di prestez-
alla
za.
Fu
ma
madre
fe-
conda
figli,
di prestantissimi ingegni,
fu dolentis-
t,
ma
Ed
ei
che
non senza penosi contrasti si sottrasse dal turbo molesto delle passioni era divenuto il pi soave, il pi giocondo degli uomini (i). Fan,
non
Alcuni attribuirono
detta opera,
ghini,
il
al
Ma
riferisce
autore
Cambio
di
che
esiste nella
.
deplora
patriae
la perdita
,
t ecce secundum
non dicain
scilicet
sed
Italiae
atit
jucundiorem
,
facutidiae
,
et
aetatis
abunde suppetebat
materia scribendi
tale
Franceschino da Brossano che negli ultimi tempi vedealo rarissimamente perch abitava in Certaldo {Mann.p. l35.). Franco Sacchetti lo pianse con una canzone , Matteo
nella quale dice
,
avvenimento
CE.ONOLOGICO
libro degl* Illustri Infelici allo
387
,
stesso
che
esiste
nel
Cod. 29. Plut. 52. della Biblioteca Medicea , e che si pubblica per intero, fra le altre ragioni che adducie por
averla a lui dedicata, vi quella dell'affinit che un ivali
,
per
avere
il
Boccaccio
inalzato
al sacro
fonte
l'unico
Muore
ai
20
di
dicembre
).
1375
Sac-
Can7. di Frane.
i3l.).
Manni
{p.
388
Generoso militi
Domino
Maghnardo de Ca-
Marescallo
(i)
strenue
,
miles
emunctum ex
ingenio
meo
opusculam
et ut
.
in quo
plunimun
sumjdt
Non
enini satis
nam
illud
ut nomini
suo
ali,
quam meis
auspiciis prodiret in
medium
quadam
et scriptores
illis
po-
tissime
inter
alia
quasi
multum
splendoris
ali-
consequuturum
cui Principi
Caesari, vel
.
maximo
,
titulamus eosdem
,
Quamobrem
ex multis
quetn
unum
eligerem
et ante alios
,
praepollentes
mecum
quorum
vetus
sanctitas
jamdudum
diderat.
tes
,
(l)
Ex
saec.
xv. Plut.
lii.
Bibl. Laurent.
(2
389
votioni
eorum
virtiites
coelorum movere
consueve,
rant
vidi
ex sacerdotalibus
infulis galcas
ex palori,
vestihus
cas
in quieteni
et
ambire martialia
castra
incendiis
,
violentis
et
satagcntesque ad-
regnimi
meum non
de hoc mundo
orbis
,
retraxiquc pedem
potius opus cui uni
ejus
meum
JLturum
;
quam ob aliquod
,
meritum pretiosum
et
ab
his Jrustratus
,
in
sed con-
sentiens
,
eum magnalium
maiorum suorum immemorem praeponentemque Thebani Bacchi vina colentis gloriam splendoribus
tis
Mar-
Italici
in
extremo
orbis angulo
inter nives et
pocula
,
dem
giis
?
,
ciun
onagri
et
hi potissime
,
sident regnis
occurritqiie
primnsGallus Sicamber,
qui
et cui
nedum philitterarum
veruni
permaximuin
Oh
ignari
dam.
nantes in regibus
quod
In-
(l)
(3)
An
hac
io) Art
characteres
de Hispani semibarbari
re, post et seriis
et efferati
,
homines affue-
Britanmis
bus
sic et
postremo mollis et
effe-
quorum omnium dum mores et vitam scgregatim intueor ne per eorum discurram luATum inertiam (i) rectius regum simulacra, quam
, ,
ne in
ab indagine
destiti
et
quasi desperans
deereveram
manihus
illud
surus eram,
dum
,
illi
misertus
scilicet
,
,
Deus,
in
laudabile
consilium incido
ti
,
nemini
quam amico etiamsi extremae sortis homo sit ; quod Jamdadwn persaepe legimus illustres fecisse viros ;
et
dum
, :
tali
congratalarer animadvertentiae
,
et ecce
tu
in
mentem
venisti
Tum
ego
mecum quid inter silvestres belluas rudentes potius , quam loquentes mag istrae rerum philosophiae hostes
,
quaeris
quod
in oculis tuis
assiduum
est ?
Quod
te
obambulat
Nonne
revides
Mag hinardum
cuius di'
quaeris
,
Nonne
si
ai^mtate iunctas es
secum ,
es
,
meminit
unici
jilii
communis pater
illi
Par adito
An
inertia.
39
nus esset dedisti
cro siiscepisti
:
dum
illum
praeterea
is esto
prohatorum hominnm praecipuus cultor , atque eorum operum solertissimus indagator ISec est , quod
.
tu
summopere
,
vitare videharis
,
unus ex mercenaria
plebe
aut ingiorius
et
dtgener
homo ;
regia
enim
splendidus titulo,
ex Cavalcantbus ,
:
dar
civitatis
nostraejamilia
,
genitiLS
quinimmo
specimen ,
morum
singolare decus
^
et priscae virtutis
nomea suuni et patriam laudabili fidg ore reddit il" lustrem Quid multa dixerim? adeo enim sententiam
.
ut quanto
magis mecum
ista
,
tanto acrius
roboraretur consilium
,
et
firmius injigcrctur
amantissime
mihiy
dummodo
,
nuas
quod
Suscipe ergo
amicitiae
animo
et si
quid sanctum
nomea
jamdiu
,
inter te et
me
aequis
,
quaeso susceptum
dum
et inter
geat
et
,
dum
pO"
amicos communices
in
et
publicum
ut ipse
aliquali
meumque
illustrcs
.
Vale
Puto
leg. tua.
Dedica
aW Italia.
.
Pao-. ///
Prefazione
vii
xli
xlix
i
Vita
.
libro
libro
primo
secondo
^
1
.
libro terzo
Illustrazione
lia.
prima
in Ita-
2.12
di
Giovanni
Boccaccio
27 1
Illustrazione terza.
Del Decamerone
281
Fiammetta.
.
319 35
369
Infe-
libro
degl' Illustri
388
BINDING SECT.
M
t-A
CO CD
University of Toronto
Library
DONOT
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