Il viaggio che intraprenderemo insieme questa sera è un viaggio
attraverso le sonorità dolci e sognanti, quasi sospese, di quella che si
definisce musica di stampo impressionista, tipica della Francia di fine Ottocento, la “Fin de siècle”, passando a quelle più decise e forti, cariche di spessore, peculiari della musica della Germania e dintorni. I protagonisti indiscussi di questo viaggio saranno il flauto di Mario Caroli, La “Fin de siècle” è stato un movimento culturale, diffuso particolarmente nell’Europa centrale, che si può collocare storicamente dal 1880 e l’inizio della prima guerra mondiale, 1914. Ed è proprio in questo periodo che operarono i compositori dei brani che verranno eseguiti questa sera. Il concerto di questa sera sarà un percorso che avrà inizio tra le sognanti e sospese timbriche armoniche di quella che viene definita la musica simbolista francese della fine dell’Ottocento, (musica non a caso sorta nella patria dell’Impressionismo, come del simbolismo stesso in letteratura, basti pensare a Monet, Degas, Renoir, o ancora a Baudelaire, Verlaine, Mallarmè) Nomi che possiamo accostare a quelli di Debussy, Ravel o Satie, protagonisti del simbolismo, o “impressionismo musicale” tanto quanto i loro colleghi pittori e poeti. Come i pittori impressionisti privilegiano la luce, i musicisti che condividono questa sensibilità portano la loro attenzione sul timbro, il “colore” degli strumenti, attraverso il quale esprimevano impressioni e suggestioni. Le sonorità sono leggere, sfumate e trasparenti, così come lo erano i quadri, con colori sfumati, con contorni mai netti ma sagome e forme sempre sfumate, come in un sogno. L’armonia (ossia gli accordi utilizzati) non segue le regole tradizionali, ma è molto innovativa e crea un effetto di sospensione, così che le atmosfere appaiano sognanti, vaghe e indeterminate. E sono proprio queste le atmosfere in cui Mel Bonis e Andrè Caplet ci faranno immergere completamente, lasciando spazio all’immaginazione, evocando scene sognanti, o magari ricordi o mondi lontani. Entrambi furono personaggi alquanto interessanti nel panorama musicale francese di fine ottocento: Mélanie Helene Bonis non ebbe una vita semplice, ancor di più essendo una donna con alte aspirazioni in ambito musicale in un periodo storico che non lasciava spazio alle donne di intraprendere quel tipo di carriera. È cosi che fu costretta a trovare uno stratagemma, uno pseudonimo che non rivelasse necessariamente la sua identità femminile: Mel. Iniziò gli studi all’età di 12 anni prima al conservatorio di Parigi, seguendo le lezioni di Cesar Franck, e poi a quello di Montmatre, dove divenne collega di armoniamdi Claude Debussy. Non completò mai gli studi perché fu costretta dai genitori a lasciare per intraprendere la carriera di moglie e madre di famiglia, andando in sposa contro il suo volere ad un uomo più anziano di lei di 25 anni. Nonostante la sua vita difficile, la depressione non le impedì mai di comporre fino alla fine dei suoi giorniCi ha lasciato all’incirca 300 partiture: nel suo catalogo si trova di tutto, dalla musica per orchestra a quella sacra per coro, dalla più varia musica da camera a nove volumi di composizioni per pianoforte. Quantità e qualità da fare invidia ad un qualsiasi compositore professionista del suo tempo. Ciò che andremo ad ascoltare di Mel Bonis è Pièce, appunto un Pezzo per flauto e pianoforte, una forma libera da ogni schema, tipico della musica impressionista. Il suo conterraneo Andrè Caplet iniziò gli studi nella sua città natale Le Havre, per poi trasferirsi a Parigi (tutti prima o poi devono passare da Parigi, francesi e non, città che era una tappa obbligata per ogni artista, la capitale europea della cultura e delle arti, dalla pittura alla musica, al balletto, alla danza). Ciò che lanciò Caplet nel mondo dei “grandi” fu proprio la vittoria del prestigiosissimo “Prix de Rome” nel 1901, con la scena lirica Myrrah. In seguito svolse l’attività di direttore d’orchestra in Europa e in America: dal 1910 al 1914 fu direttore dell'Opera di Boston e dal 1914 fu direttore all'Opera di Parigi. Intimo amico di Claude Debussy ne diresse sovente le opere, e trascrisse per orchestra molte sue composizioni per pianoforte. Nel 1911 eseguì la prima assoluta del Le martyre de Saint-Sébastien, e nel 1912 diresse per la prima volta a Londra il Pelléas et Mélisande. La sua intima amicizia con Debussy inevitabilmente lo influenzò molto, come si nota nelle sue composizioni. Ciò che andremo ad ascoltare sono 2 petites piéces: Reviere et Petite Valse. Spostandoci dalla Francia, in