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DELLA MUSICA
E
ALL’ASCOLTO
II Classe
Scuola Media Inferiore
1
INDICE
N° ATTIVITÀ PAGINA
1. IL RINASCIMENTO 3
2. Pierluigi da Palestrina 4
3. Claudio Monteverdi 5
4. La nascita del melodramma 6
5. IL PERIODO BAROCCO 7
6. L’oratorio e Giacomo Carissimi 7
7. Il primo teatro pubblico: San Cassiano 8
8. Giovan Battista Pergolesi e l’opera buffa 9
9. Gli strumenti protagonisti del Barocco 10
10. Girolamo Frescobaldi 11
11. Domenico Scarlatti 12
12. Orchestra Barocca – Concerto e Concerto Grosso 13
13. Arcangelo Corelli 14
14. Antonio Vivaldi 15
15. Johann Sebastian Bach 17
16. Georg Friedrich Haendel 19
17. IL PERIODO CLASSICO 20
18. Cristoph Willibald Gluck 21
19. Muzio Clementi 22
20. Franz Joseph Haydn 23
21. Wolfgang Amadeus Mozart 24
22. Ludwig van Beethoven 26
23. APPROFONDIMENTI – CURIOSITÀ SUL RINASCIMENTO 28
24. APPROFONDIMENTI – SCHEDA DI F. J. HAYDN 31
25. APPROFONDIMENTI – SCHEDA DI W- A- MOZART 33
26. APPROFONDIMENTI – SCHEDA DI L. VAN BEETHOVEN 38
2
ASCOLTO “Danza Rinascimentale: Schiarazula Marazula”
http://www.youtube.com/watch?v=bfJfHJRQq8M
IL RINASCIMENTO
3
PIERLUIGI DA PALESTRINA
4
CLAUDIO MONTEVERDI
5
LA NASCITA DEL MELODRAMMA
6
IL PERIODO BAROCCO
I centocinquanta anni che vanno dall’inizio del secolo
decimosettimo sino alla metà del decimottavo, costituiscono il
periodo che va sotto il nome ”BAROCCO”.
Fasto e sontuosità contraddistinguono l’arte di quest’epoca:
pittura, architettura, teatro vanno alla ricerca di effetti
grandiosi, imponenti, di contrasti, di abbondanza di decorazioni.
Anche la musica si trasforma.
Il cinquecento era stato il secolo della polifonia, il seicento vede
invece l’affermazione dell’omofonia.
Nasce l’oratorio, un melodramma sacro senza scene né costumi,
ispirato ad episodi della Bibbia.
GIACOMO CARISSIMI
7
IL PRIMO TEATRO PUBBLICO: San Cassiano
8
GIOVAN BATTISTA PERGOLESI
A Napoli cresce una famosa scuola operistica che per quasi due
secoli domina incontrastata tutti i teatri d’Europa. Proprio a
Napoli vede la luce un genere nuovo: l’opera buffa, il cui primo
incomparabile modello è “La serva padrona” di GIOVAN
BATTISTA PERGOLESI.
9
GLI STRUMENTI PROTAGONISTI DEL BAROCCO
Per tutto il periodo barocco, la musica strumentale, fino a
questo momento in secondo piano rispetto a quella vocale,
conosce uno sviluppo importantissimo.
10
GIROLAMO FRESCOBALDI
11
Nato intorno alla metà del Cinquecento, il clavicembalo conosce il
suo massimo splendore proprio nel periodo barocco.
DOMENICO SCARLATTI
12
La comparsa e l’affermazione del violino coincide con lo sviluppo
delle prime vere orchestre nel senso moderno della parola. La
sezione degli archi (violini, viole, violoncelli e contrabbassi)
assicura un insieme ricco di infinite possibilità espressive.
13
ARCANGELO CORELLI
14
ANTONIO VIVALDI
15
ASCOLTO: “LE QUATTRO STAGIONI” di A. Vivaldi
LA PRIMAVERA
http://www.youtube.com/watch?v=CEBOt3VAEdg
http://www.youtube.com/watch?v=5g_Xgh3vPUA
L’ESTATE
http://www.youtube.com/watch?v=VlOqoVsQEPU
L’AUTUNNO
http://www.youtube.com/watch?v=WA8EJQOqbdo
Altra versione
http://www.youtube.com/watch?v=FCT6hsvTrA0
L’INVERNO
http://www.youtube.com/watch?v=uC-USAB530A
http://www.youtube.com/watch?v=KtVlfisEWEs
con spartito
http://www.youtube.com/watch?feature=endscreen&v=v9Oyd3jG5hY&NR=1
16
JOHANN SEBASTIAN BACH
18
GEORG FRIEDRICH HAENDEL
“SARABANDA” di G. F. Haendel
http://www.youtube.com/watch?v=cOezEpigDmU
19
IL CLASSICISMO
20
CRISTOPH WILLIBALD GLUCK
“La danza degli spiriti beati” per flauto ed orchestra d’archi di C. W. GLuck
http://www.youtube.com/watch?v=v_RD0hwNIUQ
21
Il pianoforte, costruito per la prima volta nel 1711 da
Bartolomeo Cristofori da Padova, comincia gradualmente a
prendere un posto di rilievo.
MUZIO CLEMENTI
22
FRANZ JOSEPH HAYDN
23
WOLFGANG AMADEUS MOZART
24
ASCOLTO: “SINFONIA n° 40 in Sol minore” K 550
http://www.youtube.com/watch?v=CuRN4ubSbsE
Aria “NON PIÙ ANDAR FARFALLONE AMOROSO” dall’opera “Le nozze di Figaro”
http://www.youtube.com/watch?v=U_orbRsYXbw
25
LUDWIG VAN BEETHOVEN
L. van Beethoven
26
ASCOLTO: “Per Elisa” ,
http://www.youtube.com/watch?v=RutvwwpynCs
27
L’ANGOLO DEGLI APPROFONDIMENTI E DELLE CURIOSITÀ
RINASCIMENTO
Con il termine “Rinascimento” si indica un movimento culturale che ebbe origine in
Italia durante il quindicesimo e sedicesimo secolo e si diffuse in tutta Europa.
Questo periodo è caratterizzato da una eccezionale produzione letteraria ed
artistica.
L’uomo medioevale aveva una rigorosa visione religiosa del mondo e considerava la vita
terrena un luogo di sofferenza e di preparazione alla vita ultra terrena.
L’uomo del Rinascimento aspira, invece, alla felicità in questo mondo. Acquisisce,
infatti, fiducia in se stesso e nella forza della ragione e si considera padrone del
proprio destina.
Un rilevante evento storico è la “Riforma protestante” ad opera di Martin Lutero.
L’invenzione della stampa a caratteri mobili di Gutenberg, verso la metà del XV secolo,
diede un notevole impulso alla cultura.
I caratteri della stampa musicale si devono ad Ottaviano Petrucci.
In questo periodo storico in Italia ai Comuni si sostituirono le Signorie e i Principati.
Nell’ambito musicale si ebbe un notevole sviluppo della polifonia, ossia del canto a più
voci.
Tra le forme musicali di questo periodo ricordiamo in modo particolare:
- nell’ambito della musica sacra: “la messa” e “il mottetto”;
- nell’ambito della musica profana: “il madrigale cinquecentesco” che, alla fine del
Cinquecento, darà vita al “Melodramma” ovvero all’opera lirica.
In Italia emersero due scuole: la romana e la veneziana.
La scuola romana, il cui massimo esponente è G. P. da Palestrina, trattò quasi
esclusivamente il genere polifonico sacro nello stile a cappella (cioè per sole voci).
La scuola veneziana, i cui massimi esponenti sono Adriano Willaert, Andrea e Giovanni
Gabrieli e C. Monteverdi, predilige lo stile concertante, ossia il canto con
accompagnamento anche di strumenti (organo, trombe, flauti, ecc.).
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La polifonia raggiunse il suo massimo sviluppo e la sua più alta
capacità espressiva nel pieno Rinascimento, ossia nel Cinquecento.
In quest' epoca ogni stato grande o piccolo, ogni corte reale o
signorile, aveva la sua cappella, cioè la sua scuola di canto e
musica, diretta dal maestro di cappella, scelto fra i migliori
musicisti. Celebre al pari di Josquin Desprès fu Orlando di Lasso,
musicista fiammingo che operò presso le corti di mezza Europa
dedicandosi sia al madrigale profano che alla musica sacra: di lui si
contano ben 58 messe.
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La Riforma protestante, che interessò tutta la Germania, si
ripercosse anche sulla musica sacra che, nell'intento di avvicinare
maggiormente i fedeli alle cerimonie del culto, adottò i canti
popolari in lingua tedesca. Questi "corali", rielaborati in seguito da
grandi musicisti, divennero la base dell'alta tradizione della musica
sacra, vocale e strumentale, tipica della Germania.
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FRANZ JOSEPH HAYDN
PERIODO CLASSICISMO
STORICO
INQUADRAMENTO AUSTRIA
GEOGRAFICO
VITA - Nel 1732 nasce a Rohrau, un paese austriaco vicino al confine con l’Ungheria, il 31 marzo.
Secondo di dodici figli.
- Nel 1740 iniziò la sua educazione musicale a cinque anni nel coro della cappella di S.
Stefano a Vienna, dove in seguito compì gli studi di clavicembalo, di violino e di
composizione.
- Dal 1755 al 1759 ebbe contatto con importanti musicisti. Studiò con Nicola Porpora.
- Nel 1759 fu al servizio del conte Morzin, come compositore e direttore di cappella.
- Nel 1761 fu chiamato alla corte degli Esterhàzy, il principe Paul Anton e del fratello
Nicolaus (una delle più potenti famiglie dell’impero austro-ungarico), ove trascorrerà circa
trent’anni. Gli Esterhàzy erano mecenati molto appassionati di musica ed ebbero nei
confronti di Haydn un atteggiamento di protezione e di amicizia.
- Nel 1785 compose 6 sinfonie per la loggia massonica di Parigi (Sinfonie parigine nn. 82-87).
- Nel 1790, un anno dopo lo scoppio della Rivoluzione francese, quando il principe Nicolaus
morì, la cappella degli Esterhàzy si sciolse e ad Haydn fu data una pensione che gli consentì
una vita dignitosa.
- Nel 1791 Haydn si recò a Londra richiesto dall’associazione concertistica Salomon. Fa
eseguire 12 sinfonie (Sinfonie londinesi 93-104). Fu molto apprezzato ed ebbe il conferimento
della laurea honoris causa dall’Università di Oxford.
- Nel 1795 preferì rientrare in patria, accogliendo l’invito di Nicolaus II della casa Esterhàzy a
dirigere il coro e la cappella della sua corte. Al servizio dei principi Haydn visse
serenamente dedicandosi alla sua attività musicale.
- Nel 1798 compone l’oratorio “La creazione”.
- Nel 1801 compone l’oratorio “Le stagioni”.
- Nel 1809 muore a Vienna, assediata dalle truppe napoleoniche, il 31 maggio.
OPERE - La sua produzione musicale è copiosissima: 104 sinfonie, 52 sonate per clavicembalo,
cantate, oratori, 83 quartetti, concerti, ecc.
- Alcune sinfonie, caratteristiche, sono ispirate e contraddistinte da particolari titoli: “Il
Mattino”, “Il Mezzogiorno”, “La Sera”, “L’Orso”, “La gallina”, “La caccia”, “Sinfonia
degli Addii”, “La Sorpresa”, “La sinfonia militare”, “La Campana”, ecc.
CRITICA - Musicista geniale, è considerato dai critici “il primo esponente del classicismo viennese”.
- Secondo gli studiosi, Haydn diede grande impulso all’evoluzione della musica strumentale. A
lui si devono la struttura della sonata e della sinfonia, entrambe nella forma bitematica: per
questa ragione egli è considerato “il padre dalla sonata e della sinfonia” e precursore di
Beethoven.
- La diffusione e la notorietà la ottenne soprattutto grazie alla stampa della sua musica.
Haydn, infatti, divenne presto famoso in tutta Europa e le sue composizioni furono molto
richieste.
- La musica di Haydn è limpida, serena e gioiosa.
CURIOSITÀ - Fu amico di Mozart e, seppure per breve tempo, maestro di Beethoven.
- Haydn così dichiarò a Leopold, padre di Mozart: “ Lo giuro davanti a Dio, da uomo onesto,
che suo figlio è il più grande compositore che io conosca di persona e di nome: ha gusto ed
inoltre la massima capacità compositiva”.
- Haydn, alla corte degli Esterhàzy, indossava la “livrea rossa” al pari degli altri cortigiani.
La livrea rossa era la divisa che ogni dipendente doveva necessariamente indossare. Haydn
quindi compone su commissione dei mecenati. Il primo a reagire alle dipendenze dei potenti
dell'epoca fu Mozart. Beethoven fu invece colui che ruppe definitivamente i lacci, accettando
la miseria, la povertà e qualunque difficoltà che la vita poteva presentare, pur di comporre
liberamente.
- Haydn è del segno zodiacale dell’ariete.
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°° °° °°
ANEDDOTI SU F. J. HAYDN
- Haydn era d’animo molto buono. Un giorno vennero a dirgli che Beethoven, il
quale era stato suo scolaro, aveva parlato di lui con disprezzo, chiamandolo “vecchia parrucca”.
Il maestro andò su tutte le furie:
- Come! Ha detto così di me, del suo maestro? E chi è lui da poter giudicare così
l’opera mia? Che cosa ha fatto lui di buono? Puah! Qualche sonata buona, ma che non è poi
niente di eccezionale. Dei quartetti discreti …. Sì, i quartetti sono veramente buoni. Ma poi ci
sono le sinfonie! Ah, quelle sì! Nessun compositore sa fare qualche cosa che possa paragonarsi a
quelle. Le sinfonie sono divine, semplicemente divine!
E tutto il suo furore se ne andava così, dinanzi all’entusiasmo per le sinfonie del suo scolaro.
- Tra le opere di questo squisito musicista ce n’è una che ha un nome un po’
strano: la “Sinfonia delle sorprese”. Ecco come nacque.
Haydn si era accorto che ai suoi concerti le damine sonnecchiavano volentieri. Allora pensò di
giocare ad esse uno dei suoi tiri … e compose questa sinfonia, che è veramente la sinfonia delle
sorprese, perché, all’improvviso, quando nessuno se l’aspetta, in mezzo ad una musica soave
scoppiano fragorosi colpi di timpani.
Naturalmente le belle dormienti si svegliarono di soprassalto, con un gran batticuore.
- Salomon il quale, oltre che celebre violinista, era anche impresario, invitò una volta Haydn ad
andare a Londra, facendogli delle magnifiche promesse.
Haydn, buono ed ottimista com’era, sebbene avesse un bellissimo posto a Vienna si lasciò
trascinare, ed invano il suo giovane amico Mozart, cercò di dissuaderlo. Mozart gli diceva:
- Amico mio, voi siete troppo vecchio e perciò non conoscete le cattiverie del mondo.
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WOLFGANG AMADEUS MOZART
PERIODO STORICO CLASSICISMO
INQUADRAMENTO AUSTRIA
GEOGRAFICO
VITA - Nasce a Salisburgo il 27 Gennaio 1756, figlio di Anna Pertl e di Leopold, eccellente didatta.
- A soli quattro anni è avviato agli studi musicali dal padre Leopold, che ne valorizza le grandi qualità
musicali, essendo egli stesso violinista e maestro di cappella alla corte del principe arcivescovo di
Salisburgo. Inizia così lo studio del violino, del cembalo e compone piccoli brani.
- Nel 1761, a sei anni, si esibisce col padre e la sorella Maria Anna, detta Nannerl, anch’essa musicista,
nei più prestigiosi salotti austriaci e per l’imperatrice Maria Teresa d’Austria. Si esibisce come
suonatore di cembalo e di violino ottenendo ovunque grandi riconoscimenti.
- Nel periodo dal 1763 al 1766 compie il primo grande giro di concerti in Europa. Vienna, Parigi,
Londra, Amsterdam, Francoforte ed altre città tedesche rimangono stupefatte dalle capacità di
Wolfgang come esecutore e improvvisatore.
- Negli anni che seguono, fino al 1769, il piccolo Mozart percorre l’Europa, mentre il catalogo delle sue
composizioni si va via via arricchendo di brani per pianoforte, per pianoforte e violino, di sinfonie, di
Lieder, di musica sacra nonché del Singspiel Bastiano e Bastiana e dell’opera buffa La finta semplice,
tratta da una commedia di C. Goldoni.
- Nel 1769 Mozart viene nominato maestro dei concerti presso la corte arcivescovile di Salisburgo.
- Tra il 1769 e il 1773 compie tre viaggi in Italia per prendere lezioni dai più famosi maestri. Partecipa
a concerti e compone opere come Mitridate, Ascanio in Alba (su testo di G, Parini), Lucio Silla. Ottiene
ovunque onori e successi straordinari. I viaggi in Italia sono importantissimi nella vita del compositore
per l’arricchimento che gli deriva dall’impatto con la realtà musicale italiana.
- In Italia si esibisce a Bolzano, a Rovereto, a Verona (dove viene nominato maestro di cappella
onorario dell’Accademia Filarmonica), a Mantova (dove inaugura il Teatro Martini), a Milano (dove
sotto l’influenza di Padre G. B. Martini abbozza il primo quartetto d’archi), a Firenze (presso la corte
del granduca Leopoldo di Lorena, dove conosce P. Nardini e C. A. Campioni), a Roma (dove in
occasione delle funzioni per la settimana Santa nella Cappella Sistina, è insignito dell’Ordine dello
Sperone d’Oro dal Papa Clemente XIV e, dopo una sola audizione trascrive il Miserere dell’Allegri), a
Napoli (dove entra in contatto diretto con la gloriosa tradizione dell’opera buffa).
- Nel 1770 ritorna a Milano per l’esecuzione dell’opera Mitridate Re di Ponto, commissionatogli dal
governatore austriaco Firmian.
- Nel 1771 ritorna a Salisburgo.
- Nel 1773 è a Vienna dove viene in contatto con la musica di Haydn che lascia sul giovane compositore
una forte influenza; nel frattempo, come maestro di cappella dell’Arcivescovo di Salisburgo, compone
musica vocale e strumentale.
- Nel 1774 compone La finta giardiniera e nel 1775 Il Re pastore.
- Negli anni seguenti si fanno sempre più tesi i rapporti con l’arcivescovo Colloredo a Salisburgo e nel
1777 Mozart abbandona l’incarico per trasferirsi a Mannheim dove conoscerà Aloyisia Weber che sarà
la più grande passione amorosa della sua vita, purtroppo non corrisposta, la sua migliore allieva e
cantante alla quale dedicherà sublimi arie da concerto fra le quali la celeberrima e difficilissima Popoli
di Tessaglia. Nello stesso anno (1777) parte con la madre alla volta di Parigi, per un nuovo impiego e
nuove affermazioni.
- Nel 1779 torna di nuovo al servizio dell’Arcivescovo di Salisburgo ed è nominato organista del
Duomo.
- Nel 1780 Mozart compone l’opera Idomeneo che trionfa l’anno seguente a Monaco.
- Nel 1781 tronca bruscamente il servizio presso l’Arcivescovo di Salisburgo. È ospitato a Vienna dalla
famiglia Weber, dove la vedova Weber riesce a convincere il giovane Wolfgang a sposare Costanza,
sorella di Aloysia (cugine del futuro celebre musicista Carl Maria von Weber), da cui ebbe sei figli, di
cui solo due gli sopravvissero. A Vienna la sua musica fu molto richiesta ed apprezzata.
- Il matrimonio ha luogo nel 1782, lo stesso anno in cui fa in scena il singspiel Die Entfuehrung aus dem
Serail (“Il ratto del serraglio”).
- Nel 1782 a Vienna Mozart si afferma come pianista, compositore e direttore. Alla fine del 1782 ha già
realizzato oltre quattrocento composizioni.
- L’ultimo decennio della vita di Mozart è denso di avvenimenti in rapida successione:
a) nel 1785 aderisce alla Massoneria;
b) nel 1786 la sua opera Le nozze di Figaro riscuote a Vienna un tiepido successo;
c) nel 1787 a Praga viene accolta entusiasticamente l’opera Don Giovanni.
d) nel 1788 compone le tre grandi sinfonie K 543 550, 551;
e) nel 1790 scrive l’opera di Così fan tutte, ossia la scuola degli amanti, opera buffa in due atti.
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a) Nel 1791 i disagi e le ristrettezze economiche degli ultimi anni portano Mozart ad accettare di
comporre per un teatro viennese di periferia il singspiel Die zauber Floete (“Il flauto magico”).
Nello stesso anno compone inoltre l’opera La Clemenza di Tito, su libretto del poeta
Metastasio, il Concerto per clarinetto e orchestra K 622, ed il meraviglioso e celeberrimo
Requiem, suo ultimo lavoro, lasciato incompiuto (noto come Messa da Requiem).
b) Quando, in seguito ai successi delle sue ultime composizioni, la situazione economica sta per
migliorare, il 5 dicembre 1791 sopraggiunge la morte in circostanze misteriose, che hanno dato
adito nel secolo scorso ad ipotesi assai sinistre.
OPERE Secondo il catalogo di Ludwig Ritter von Koechel le composizioni sono 626.
In realtà diverse composizioni sono da aggiungersi al catalogo per ritrovamenti successivi oltre a varie
pagine musicali ed appunti.
Musica orchestrale:
- Circa quaranta Sinfonie. (Mozart scrisse circa 65 sinfonie. Alcune sono andate perse, oppure sono
state utilizzate in opere teatrali o ricavate da altri lavori. Contrariamente a quanto stabilisce la
numerazione “ufficiale”, adottata nel 1875, che ne contempla 41).
- Tra le più celebri sinfonie ricordiamo: la n° 31 K 297 detta Paris, la n° 35 K 385 detta Haffner, la n°
36 K 425 detta Linz, la n° 38 K 504 detta Praga, la n° 39 K 543 in Mi bemolle maggiore, la n° 40 K 550
in Sol minore, la n° 41 K 551 detta Jupiter.
- 23 Concerti per pianoforte e orchestra (tra i più celebri ricordiamo il K 467 e il K 488)
- 42 sonate per violino e pianoforte
- 5 Concerti per violino e orchestra
- Serenate , tra cui la celebre Eine kleine Nachtmusik, Piccola serenata notturna, K 525 del 1787.
Musica vocale:
- vari Mottetti, tra cui il celebre Ave verum corpus, Exultate, jubilate e il Laudate Dominum
- 17 Messe, tra cui la Kroenungsmesse (“Messa dell’Incoronazione”) K 317 in Do Maggiore e la Messa
da Requiem in Re minore, K 626.
Musica da camera
- 23 quartetti per archi (quartetti Haydn)
- 6 quintetti per archi.
CRITICA - Wolfgang Amadeus Mozart è considerato, con Bach e Beethoven, il più grande musicista di tutti i
tempi.
- Così come è indubbio che sia stato il più celebre fanciullo prodigio è altrettanto certo che sia stato il
più completo genio musicale di tutti i tempi, perché, caso unico nella storia della musica, si espresse
sempre allo stesso altissimo livello in tutti i generi musicali, profani o sacri, vocali o strumentali.
- Si esibì in Italia, dove conobbe Paisiello e approfondì la conoscenza dell’opera e dell’arte vocale
italiana. Passò poi a Parigi, dove fu ammirato da Diderot e D’Alembert, e a Londra, dove fu apprezzato
dal Re Giorgio III e dalla Regina Carlotta.
- Dotato di una inesauribile vena melodica, fu autore, secondo il catalogo di Koechel, di ben 626
composizioni che rivelano sempre grazia, nitidezza ed eleganza.
- La critica ritiene che le sue esperienze musicali si riveleranno preziose, prima fra tutte la nuova realtà
didattica scaturita dall’incontro con padre Martini e poi la presa di coscienza del bel canto italiano
derivatagli dall’ascolto di artisti italiani tra i quali la celebre Teresa Agujari, detta la Bastardella, che
stupisce il giovane musicista con l’emissione di purissime note acute. Altrettanto prezioso si rivelerà, più
tardi, l’incontro con Lorenzo da Ponte (1749-1838) un librettista italiano che gli fornirà i libretti per
Nozze di Figaro, Don Giovanni e Così fan tutte.
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- Con le stesse strutture musicali dei suoi contemporanei portò la musica ai più alti livelli di classicità,
conferì grande dignità al Singspiel tedesco e, sull’intelaiatura dell’opera giocosa italiana, creò
personaggi dai grandi risvolti psicologici e dalla mille sfaccettature di carattere.
- Resta il mistero della sua morte come pure il mistero della sua vita grama degli ultimi anni, quando si
rivolgeva agli amici perché gli procurassero lezioni per poter guadagnare da vivere. Forse la vita
vissuta accanto al padre Leopold, che saggiamente lo aveva pilotato, non solo nella musica, non gli
aveva dato la possibilità di maturare e il più grande genio musicale di tutti i tempi era forse rimasto per
sempre un immaturo fanciullo: come il giovane paggio Cherubino delle sue Nozze di Figaro, simbolo
della giovinezza spensierata che aspira continuamente alla felicità e all’amore.
- Questi per sommi capi i dati biografici del grande salisburghese del quale molto c’è ancora da dire,
non fosse altro per le continue scoperte che si fanno ascoltando la sua musica, per certa semplicità
apparente, per la profondità dei sentimenti che s’intuiscono al di là del segno sul pentagramma e della
sua realizzazione sonora.
°° °° °° °° °°
- Dal diario di Wolfgang Amadeus Mozart:
“Io non so scrivere poeticamente: non sono un poeta. Non so dare
luci ed ombre ai miei modi di dire: non sono un pittore.
Non so esprimere la mia sensibilità e i miei pensieri con segni e
Gesti: non sono un mimo.
Non so esprimermi che mediante i suoni: sono un musicista”.
°° °° °° °° °°
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- Da “Mozart. La vita. Scritti e appunti” di Beniamino Dal Fabbro, 1945-1975 Feltrinelli 1954:
(….) I paradisi mozartiani hanno munitissime porte e soltanto gli esecutori che pervengono,
possedendola, a sottintendere la tecnica perfetta del loro strumento riescono talvolta a ripetere quelle
pure geometrie musicali, in cui suono, timbro e figura sono una cosa sola, priva di peso,
tutt’espressione”.
(.…) Dopo le funeste e viscerali passioni del consueto melodramma ottocentesco, le passioni soltanto
musicali di Mozart ci hanno ancora una volta restituito il paradiso perduto dell’originaria opera in
musica, quando parole e note erano ancora un tutt’uno, le voci e gli strumenti si scambiavano le
medesime figure melodiche con naturale e perfetta agevolezza, e nemmeno era avanzato il dubbio che le
cosiddette esigenze drammatiche o teatrali dovessero risolversi per mezzo della musica e soltanto in
musica.”
- La maggior parte dei critici affermano: “Per Mozart le passioni, violente o no, non devono mai essere
rese sino al disgusto, e la musica, anche nell’esprimere la situazione più orribile, non deve mai ferire
l’orecchio; essa deve sempre piacere, cioè restare sempre musica”.
- Così lo studioso Massimo Mila ricostruisce i motivi che indussero Mozart a comporre il Requiem:
“Nell’estate 1791 si presentò a Mozart, già malato e disfatto, un taciturno sconosciuto che gli consegnò
una lettera e disparve. Era l’ordinazione, anonima, di una Messa da Requiem dietro promessa di un
buon compenso. lo sconosciuto ricomparve qualche giorno dopo e pagò un anticipo, raccomandando la
sollecitudine. Ritornò poi di tanto in tanto a controllare il progresso del lavoro. Lo sconosciuto era
semplicemente un cameriere del conte Franz Von Walsegg, ricco amatore che aveva questa debolezza:
di ordinare segretamente composizioni a grandi musicisti, per farle poi eseguire come sue. Ma tutto
questo concorso di circostanze singolari, turbò la mente di Mozart già affaticata dall’aspra lotta per la
vita. Egli si diede alla composizione del Requiem con il massimo impegno e insieme con la ferma
persuasione che quello dovesse essere il suo canto funebre”.
CURIOSITÀ - Prima di saper leggere e scrivere Mozart imparò a suonare il clavicembalo e a comporre minuetti,
che il padre trascriveva.
- Wolfgang spesse volte chiedeva ai parenti e agli amici “Mi vuoi bene?”. In caso di risposta
affermativa era contento, altrimenti subito piangeva.
- Mozart amava le sonorità dolci e non tollerava le sonorità forti ed aggressive. In particolar modo
non riusciva non tollerava uno strumento: la tromba. Si racconta addirittura che una volta svenne in
seguito ai suoni prodotti dalla tromba.
- Mozart era dotato di una memoria eccezionale. Era in grado di ripetere qualunque melodia, senza
alcun errore, dopo un solo ascolto, insomma un “registratore umano”. Era capace, inoltre, di
scrivere un concerto in una sola ora, un’opera in pochi giorni, sapeva improvvisare al clavicembalo
per molte ore su un qualsiasi tema che gli veniva proposto.
- All’epoca di Mozart vi era la moda delle parrucche e quindi i ritratti dell’epoca riportano sempre
tutti con le “parrucche”.
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- La produzione di Mozart è stata raccolta e ordinata, secondo un criterio cronologico, dal
musicologo Ludwig Ritter von Koechel: per questo le composizioni di Mozart portano la K – iniziale
di Koechel – e un numero progressivo dopo la denominazione del brano.
- Nella città vecchia di Salisburgo si trova la casa natale di Mozart, diventata sede del Mozart –
Museum. Nel 1842, con l’istituzione del Mozarteum, Salisburgo divenne centro di studio dell’opera
di Mozart. Un celebre festival di musica, prevalentemente mozartiana, ha luogo ogni anno a
Salisburgo.
- Morì a soli 35 anni nella miseria più assoluta, tra l’indifferenza generale. Fu trasportato al cimitero
viennese di S. Marx con il carro dei poveri e fu sepolto in una fossa comune, per cui le sue ossa
sono andate disperse. Si racconta che il feretro fu accompagnato solo dal suo affezionato cagnolino.
- La sua ultima composizione, la Messa da Requiem, fu completata dal suo allievo Suessmayer.
- La musica di Mozart viene molto utilizzata anche nella musicoterapia. Si parla anche del cosiddetto
“Effetto - Mozart”, ovvero un’indagine ha confermato che l’ascolto della musica mozartiana ha
effetti positivi sullo sviluppo della memoria.
1. Quando aveva appena sei anni, Wolfgang Amadeus Mozart eseguì alla Corte di Vienna un concerto,
presenti Maria Teresa e il suo consorte Francesco di Lorena.
Terminato il concerto, Maria Antonietta, figlia di Maria Teresa e bambina anch’essa, prese per mano
il fanciullo e gli mostrò alcuni suoi giocattoli. Ad un tratto il piccino fissò la ragazzetta e le disse:
“Antonietta, sei tanto buona e bella che vorrei sposarti! Ma io non ho giocattoli, sono troppo povero …”
E, così dicendo, scoppiò in un pianto dirotto. Maria Teresa accorse e, informata del motivo di quel
dolore, prese il fanciullo tra le braccia e gli disse: “Tu sei il re dei musicisti, quindi puoi benissimo
sposare Antonietta. Però, bisogna aspettare.”
Wolfgang, in un impeto di tenerezza e di gratitudine, baciò l’imperatrice e le disse:
“Voglio sposare anche te!”.
2. Una volta, quand’era già celebre, un giovanetto gli chiese che gli insegnasse a comporre. Mozart
gli fece osservare che era troppo giovane per dedicarsi ad un’occupazione così seria.
“Ma – replicò l’altro – voi eravate molto più giovane di me quando incominciaste”.
“È vero, ma allora io non domandavo a nessuno come dovevo regolarmi per
comporre”.
3. Mozart, sposò, dopo molte contrarietà, Costanza Weber che egli adorava. I due furono felici e
Mozart fu un’ottimo marito. Quando Costanza stava male, il marito prima di uscire di casa le
scriveva un biglietto, come questo che fu trovato nelle sue carte: “Buon giorno, cara sposina mia,
spero che avrai dormito bene, che non ti alzerai troppo presto, che non prenderai freddo, che non ti
affaticherai, che non sgriderai le persone di servizio, che non inciamperai sulla soglia
dell’anticamera. Risparmiati tutte le faccende domestiche finché io non sarò di ritorno”.
4. Mozart fu sempre assai povero: per quanto producesse, non riusciva a guadagnare abbastanza ed
era in continue ristrettezze.
Un amico, entrato un giorno in casa sua ,vide lui e la moglie che ballavano intorno
alla tavola.
“Che vuoi – gli disse Mozart sorridendo, con la sua solita serenità – avevamo freddo e non
possediamo legna per accendere il fuoco.” Ed era il tempo in cui componeva le sue più belle cose.
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LUDWIG VAN BEETHOVEN
PERIODO STORICO CLASSICISMO
INQUADRAMENTO GERMANIA
GEOGRAFICO
VITA 1770 - Nasce a Bonn, il 16 dicembre da una famiglia di musicisti. Inizia gli studi musicali con il padre
Johann (cantore presso la corte dell’arcivescovo di Colonia) e li prosegue con Cristian Neefe.
1784 – Frequenta l’università di Bonn. Lo interessano la letteratura e la filosofia. È assunto come organista
dall’arcivescovo.
1789 – Le idee e lo spirito della Rivoluzione francese lo affascinano particolarmente.
1792 – Si reca a Vienna per completare gli studi musicali dapprima con Haydn, successivamente con
Antonio Salieri. Entra in contatto con le famiglie della nobiltà viennese. Si stabilisce definitivamente nella
capitale austriaca.
1795 – Debutta in pubblico come pianista e compositore.
1799 – Pubblica la sonata n. 8 op. 13, Patetica, per pianoforte.
1800-1802 – cominciano a manifestarsi i primi sintomi della sordità che lo porteranno alla più cupa
disperazione nel 1802 (v. Testamento di Heiligenstadt).
1803 – Inizia l’eroico “periodo centrale”; composizione della Sinfonia n. 3 Eroica.
1806-1808 – Intenso periodo dedicato alla composizione delle sinfonie n. 5 e n. 6 (Pastorale).
1814 – Tiene il suo ultimo concerto come pianista.
1823 – Inizia la composizione della sinfonia n. 9 (Corale).
1824 – Dirige la sua ultima Sinfonia ormai completamente sordo.
1826 – Il nipote Karl, che Beethoven aveva preso sotto la sua tutela, procura al musicista gravi dispiaceri.
1827 – Muore a Vienna il 1827.
OPERE Musica orchestrale
- 9 Sinfonie (1800-1824), in particolare ricordiamo la terza, Eroica, la quinta detta del destino, la sesta
Pastorale, la settima, la nona Corale,
- Ouvertures (tra cui Coriolano, 1807, Egmont, 1810)
- 5 Concerti per pianoforte e orchestra (1797 – 1809)
- Sonate per violino e pianoforte, tra le quali La primavera; trii, quartetti, concerti per strumento solista e
orchestra.
Opera
Fidelio
Musica Sacra
Messa solenne 1823
Pianoforte
32 Sonate. Tra le più note ricordiamo la Patetica (1799); la Pastorale (1801); Al chiaro di luna (1802);
l’Aurora (1804), L’Appassionata (1806); Gli addii (1809)
Musica da camera
Quartetti
Quintetti
Trii
Settimino
CRITICA - Beethoven, compositore tedesco, è considerato uno dei più grandi musicisti di tutti i tempi. Nato da una
famiglia di origine fiamminga, fu avviato allo studio della musica dal padre, cantore alla corte
dell’arcivescovo di Colonia, che sull’esempio di Mozart voleva farne un bambino prodigio.
- La maggior parte dei critici ritengono che la formazione musicale di Beethoven avvenne con Christian
Neefe, Philipp Emanuel Bach e Haydn. Altri aggiungono anche Mozart e Salieri, dai quali ricevette alcune
lezioni.
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vissuti:
a) nel 1787 gli morì la madre ed egli dovette provvedere alla cura ed al sostentamento dei fratelli
minori e del padre alcolizzato;
b) nel 1792 gli morì anche il padre e si trasferì allora a Vienna, dove si fece conoscere come pianista
nell’ambiente dell’alta società;
c) non ancora trentenne iniziò ad avvertire i disturbi all’udito, che inesorabilmente lo condussero alla
totale sordità che lo portò a momenti di sconforto e di disperazione, di cui si ha testimonianza nel
“testamento di Heiligenstadt” (1802);
d) i suoi ultimi anni furono tormentati dalle preoccupazioni che gli diede il nipote Karl. L’unico
conforto rimase la musica che paradossalmente riusciva a creare senza però poterla udire; nella
musica riversò tutto se stesso e i suoi elevati ideali di libertà e di fratellanza come un messaggio
all’umanità.
- La sua produzione dopo il 1800 aumentò notevolmente e la sua fama acquistò una dimensione europea.
Gli editori si contesero i suoi lavori.
- La musica di Beethoven fu per quei tempi musica d’avanguardia, una creazione nuova e appassionata, che
segnò il passaggio dal periodo classico a quello romantico.
- Le oscure ragioni per cui già Bach e Mozart dovettero scontare il loro eccezionale talento con una vita
infelice, quasi ci si trovasse in presenza di una implacabile legge del contrappasso, non risparmiarono
neppure Beethoven, la cui vita fu pesantemente condizionata da un’infanzia che neppure in un eccesso di
ottimismo si potrebbe definire serena.
- Ludwig van Beethoven nacque in una famiglia di musicisti di origine fiamminga, origine che spiega il
“van” del nome. Il nonno, che si chiamava Ludwig come lui, era musicista e così pure il padre Johann,
tenore nella cappella di corte a proposito del quale si legge, in una relazione preparata per l’arciduca
Maximilian Franz, che “Johann van Beethoven ha una voce molto sciupata, ricopre il suo incarico da
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molto tempo, è molto povero, di buona condotta, coniugato”. I suoi demeriti come musicista comunque
si dimostrarono secondi solo ai suoi demeriti come genitore. Pare che negli ultimi anni della sua vita,
ormai alcolizzato, Johann van Beethoven avesse costretto il giovane Ludwig a studiare musica a colpi
di sferza e che fosse sua abitudine rimproverarlo in maniera assai brutale quando, una volta finiti gli
esercizi, Ludwig cominciava a improvvisare sul tema assegnatogli. Alla sguaiataggine collerica del
padre face da contrappunto la dolente rassegnazione della madre, Maria Magdalena, una donna dal
temperamento malinconico che giudicava il matrimonio “una catene di sofferenze” e che faceva di
tutto per apparire agli occhi dei figli come la moglie buona e virtuosa di un ubriacone ridotto in
miseria. Quest’atmosfera così cupa e il senso di rispetto quasi religiose che il giovane Ludwig nutriva
per la madre gravarono sul musicista per tutta la vita impedendogli di vivere rapporti equilibrati con le
donne e donandogli un carattere particolarmente ombroso. Comunque, nonostante l’ambiente familiare
non fosse dei più confortevoli, alla fine del 1779 Ludwig (allora aveva appena nove anni) cominciò a
studiare con il musicista Chiristian Gottlob Neefe, buon compositore, colto ed eccellente pedagogo.
- Neefe gli insegnò composizione, piano e organo ed arrivò persino ad utilizzarlo come suo sostituto in
orchestra. Nel 1783, quando Beethoven aveva appena dodici anni, il maestro Neefe scrisse di lui nel
“Magazin der Musik” che “quel giovane genio merita aiuti che gli permettano di viaggiare. Se i suoi
progressi saranno adeguati al suo esordio diventerà certo un secondo Mozart”. Fino all’età di ventidue
anni Beethoven rimase a Bonn, se si esclude una breve permanenza di due settimane a Vienna nel 1787;
la ragione per cui Beethoven interruppe il suo soggiorno viennese è senz’altro da ricondurre alla
notizia della morte della madre.
- Nel 1792 il giovane Ludwig si trasferì definitivamente a Vienna dove ricevette una buona accoglienza,
dovuta però più al suo virtuosismo pianistico che non alle sue composizioni giovanili, tra ciui spicca la
Cantata in morte dell’imperatore Giuseppe II (Kantate auf den Tod Kaisers Joseph II) composta nel
1790.
- A Vienna Beethoven ebbe come insegnanti Haydn e Antonio Salieri (1750 – 1825), con il quale cercò di
approfondire lo stile della musica italiana.
- Tra la fine del 1794 e l’inizio del 1795 si può collocare la data di composizione delle tre Sonate per
pianoforte opera 2; il ventennio trascorso tra questa data e il 1815 (anno in cui la sordità che lo
affliggeva da tempo lo costrinse ad abbandonare l’attività di concertista e direttore) costituì per
Beethoven il periodo di maggior fortuna modana ed economia. Ebbe in quegli anni la protezione e
l’amicizia di uomini assai potenti come il principe Lobkowitz, il principe Lichnowskj o l’arciduca
Rodolfo, fratello dell’imperatore, ma di cui non sempre, a causa del suo carattere, riuscì a conservare
l’amicizia. Ne l798 cominciarono a manifestarsi i primi sintomi di quell’atrofia del nervo acustico che
lo avrebbe condannato alla pena più atroce per un musicista: la sordità completa.
- Nonostante le gravi crisi depressive e l’isolamento sempre crescente a cui la sordità lo conduceva (i
contatti di Beethoven col mondo erano ormai affidati negli ultimi anni esclusivamente ai quaderni di
conversazione, dei taccuini su cui i suoi interlocutori annotavano quello che avevano da dirgli), è
proprio nel ventennio 1795-1815 che Beethoven compose la maggior parte delle sue opere. Otto delle
sue nove Sinfonie; ventisette delle trentadue Sonate per pianoforte tra cui quelle dette Patetica op. 13,
Al chiaro di luna op. 27 n. 2, Pastorale op. 28, Aurora op. 53, Appassionata op. 57, gli Addii op. 81,
tutte le dieci Sonate per violino e pianoforte, le cinque Sonate per violoncello e pianoforte, alcuni Trii
per violino, violoncello e pianoforte, undici dei sedici Quartetti per archi videro la luce in questo
periodo. Ancora, compose l’ouverture per l’opera Fidelio, intitolato Leonora, sette Concerti per solista
e orchestra più innumerevoli Lieder, una Messa in do maggiore e l’opera Fidelio, che ebbe ben tre
stesure tra il 1805 e il 1814. Questa produzione immensa è rivelatrice della tensione dialettica tra
l’adesione alle simmetrie formali classiche di stampo haydniano e mozartiano e la “necessità” tutta
romantica di lasciar irrompere nella perfezione degli schemi costitutivi l’opera musicale gli elementi di
contrasto e di impeto anche a costo di contrastare il senso unitario dell’opera così come era intesa
all’epoca. fa fede in merito questo stralcio da una critica pubblicata su “The Harmmonicon”, un
giornale di critica musicale londinese nell’agosto del 1823: “La Sonata op. 111 consta di due
movimenti. Il primo tradisce lo sforzo violento di farci sentire una qualche novità. In esso compaiono
alcune di quelle dissonanze la cui asprezza può essere sfuggita al compositore. (Alquanto stupidamente,
l’estensore dell’articolo valuta gli “esperimenti armonici” di Beethoven come errori dovuti alla
sordità”. Il secondo movimento è un’Arietta e si estende per la straordinaria lunghezza di 13 pagine. La
maggior parte del pezzo è scritta in 9/16, ma da una parte è in 6/16 e circa una pagina è in 12/32. È
uno scherzo un po’ faticoso che andrebbe senz’altro scoraggiato tra quelli che fanno musica per
professione. Noi abbiamo dedicato una intera ora della nostra vita a risolvere l’enigma e non ci siamo
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riusciti”.
- Nonostante critiche di questo genere si levassero da più parti, il compositore era ben consapevole
dell’originalità e della forza innovativa delle sue invenzioni musicali e, ben lontano dall’abbandonare
queste strade, si dedicò al compito di scardinare tutti i principi compositivi accademici, ridisegnando le
strutture formali classiche fino a creare le premesse per un superamento definitivo delle forme
compositive tradizionali ad esempio la sonata che si suddivide in esposizione del tema, sviluppo, ripresa
e coda, in autori come Haydn presentava una indiscutibile coerenza tematica; la ripresa, cioè, era
un’effettiva riproposta del tema principale utilizzato come suggello dell’intera composizione. In
Beethoven invece, la ripresa del tema iniziali diventa l’occasione di ridisegnarlo in maniera assai
diversa e, anzi, a volte è assai problematico rintracciare la presenza del tema principale nella nuova
costruzione musicale che Beethoven su questo modella. In questo modo, la forma-sonata giunge al
limite delle sue possibilità espressive al di là del quale vi è solo il suo annullamento.
- La fama di Beethoven, fama che è ancora ben viva presso i contemporanei, è legata in larga misura alla
sua produzione sinfonica; per dirla con Roman Vlad, “….Ogni sinfonia è un modo a sé. Hanno un solo
elemento in comune: la loro monumentalità….la sinfonia di Haydn si sente che è nata per essere
suonata nel salone di una villa nobiliare, la sinfonia di Beethoven nasce per le sale da concerto, per il
teatro, nasce per il pubblico”.
- La musica di Beethoven quindi si carica di valenze universali che mal si conciliano con la ristrettezza
(anche mentale) dei salotti aristocratici; il suo carattere titanico è destinato ad illustrare i moti dello
spirito e le più alte idealità dell’uomo nel solco del grande movimento romantico, ma soprattutto è
testimone dei grandi cambiamenti dovuti alla Rivoluzione francese, che cambiando gli equilibri sociali,
ridisegnano la figura del musicista sollevandolo dalla condizione semiservile, in cui era vissuto fino al
XVIII secolo, e trasformandolo in un intellettuale cui spetta il compito di interpretare o anche di
indirizzare gli umori del corpo sociale.
- Beethoven trascorse gli ultimi anni della sua vita afflitto dalla sordità ormai totale e da frequenti crisi
di nervi che lo portarono a rasentare la follia. La sua ultima estate, quella del 1826, la trascorse in
parte a Gneixendorf, nella tenuta del fratello Nikolaus. A causa, forse, del troppo bere i disturbi
intestinali, di cui soffriva già da qualche tempo, si riacutizzarono al punto tale che si ritenne più
prudente farlo rientrare a Vienna, dove giunse in preda alla polmonite. Fu curato ma, ben presto, ebbe
una ricaduta; il suo medio curante scrisse: “Scosso dai brividi e dai tremiti è piegato in due dai dolori
che gli torcono il fegato e l’intestino. I piedi appaiono tumefatti, si sviluppa l’idropisia”.
- Nel pomeriggio del 26 marzo 1827 entrò in coma; nella sera dello stesso giorno, durante le sue ultime
ore, scoppiò una tormenta di neve con lampi e tuoni, Beethoven aprì gli occhi per un istante e sollevò la
mano desta stretta a pugno, che subito ricadde; il titano della musica era morto!
- Ludwig van Beethoven è il primo che ha saputo sentire e riprodurre con i suoni gli aspetti più umani del
sentire, la tragedia del dolore e la vittoria dello spirito sulla materia. Beethoven è l’iniziatore di una
nuova epoca musicale ed è il perfezionatore dello stile strumentale. Lui dà ad ogni strumento
un’anima, facendo sì che tutti risuonino come corde vibranti e parlanti il linguaggio più segreto ed
universale: il linguaggio della Natura. Vissuto in pieno clima rivoluzionario, non seppe mantenersi
estraneo a tale movimento, entusiasticamente aderendovi, perché ideale di libertà e di rinnovamento
sociale. Così che nella musica non manca l’aspetto epico, grandioso, maestoso, rivoluzionario.
Beethoven scrisse una sinfonia, la terza, detta “Eroica” dedicandola a Napoleone, ma strappò la
dedica e vi aggiunse la marcia funebre con il titolo “In morte di un Eroe”, quando Napoleone cinse il
suo capo della corono imperiale pronunziando le parole: “Dio me l’ha data, guai a chi me la tocca!”.
- Beethoven ebbe spirito irrequieto, fu fiero della sua moralità e della sua integrità. Conscio del suo
genio, seppe farlo valere con fierezza, innalzando – altresì la dignità dell’artista (fu il primo musicista
che visse liberamente, senza essere al servizio di alcun principe, prelato o imperatore).
- Tra le tante sventure, la più grande a colpire Ludwig van Beethoven, non ancora trentenne, fu la
sordità. L’essere sordo per un musicista, equivale alla cecità per il pittore! Eppure Beethoven, proprio
sordo, ha scritto le più belle tra le sue composizioni.
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trascorrere la vita in solitudine … Eppure non mi era possibile di dire agli uomini: “Parlate più forte,
gridate, perché io sono sordo!” Ah, come potrei andar rivelando proprio la debolezza di un senso che io
dovrei possedere più perfetto di ogni altro!”.
La personalità inquieta e tormentata di Beethoven traspare dal cosiddetto “Testamento di Heiligenstadt”
(conservato nella sua casa-museo di Bonn), in cui il musicista, pur angosciato dalla quasi assoluta sordità,
proclama la sua dedizione alla musica. Indirizzato ai fratelli Carl e Johann Beethoven. Questa lettera data
il 6 Ottobre 1802, è stata chiamata il “Testamento di Heiligenstadt”, dal nome della città in cui Beethoven
viveva a quel tempo. In essa il musicista esprime la sua disperazione per la sordità, ormai quasi totale, ma
anche la volontà di sconfiggere questo atroce destino, trovando nella musica la forza e la ragione per
continuare a vivere.
“O voi uomini che mi considerate e mi chiamate un essere astioso, ostinato, misantropo, quale torto mi fate!
Voi ignorate la ragioen segreta di ciò che così vi appare. (…..) MA pensate che da sei anni mi ha colpito un
male senza trasparenza di guarigione aggravato da medici incapaci (…..) Dotato di un temperamento
ardente e vivace, portato ad un tempo ai divertimenti della società, io ho dovuto ben presto isolarmi, e
passare la mia vita in solitudine. (….) Mi era ancora impossibile dire agli uomini: “parlate più forte,
gridate, sono sordo”.
Ah! Come confessare la debolezza di un senso che in me dovrebbe essere di un grado più perfetto che negli
altri, di un senso che un tempo possedevo con una perfezione immensa, con una perfezione tale che pochi
musicisti hanno o hanno mai avuto? (….) Tali fatti mi portavano quasi alla disperazione: mancò poco ch’io
mettessi fine ai miei giorni. solo lei, l’arte, mi ha trattenuto. Ah, mi sembrava impossibile lasciare il mondo
prima di avere espresso tutto ciò per cui mi sentivo creato ….
Dio onnipotente! Tu che guardi fino in fondo all’animo, Tu conosci il mio cuore; Tu sai che vi abitano
l’amore per l’umanità, l’inclinazione a far del bene.
O uomini, se un giorno leggerete queste mie parole, pensate che mi avete fatto torto, e l’infelice si consoli
trovandomi infelice come lui che, malgrado tutti gli ostacoli della natura, ha fatto tutto ciò ch’era in suo
potere per essere accolto nella cerchia degli artisti e degli uomini degni”.
- Da una “cronaca” della prima esecuzione della Nona Sinfonia (7 maggio 1824):
“La Sinfonia fece un’impressione enorme. Il pubblico era entusiasta ala massimo. Ad un certo punto
l’applauso troncò la continuità dell’esecuzione e fu chiesto un bis non concesso. Beethoven non si accorse
né di questo né degli altri applausi. Guardava la partitura, seguendo la musica con l’orecchio della sua
mente. Il contralto Unger gli tirò la manica e gli mostrò il pubblico che, delirante, stava in piedi e batteva le
mani, agitava i cappelli ed i fazzoletti. Fu solo allora che si accorse del suo successo. Si voltò e fece un
inchino.”
- Gli ideali di libertà e di giustizia diffusi dalla cultura illuministica, che aveva fatto della ragione la
guida dell’uomo verso la verità, e propugnati negli anni della Rivoluzione Francese, lasciarono una
traccia profonda negli ambienti culturali di tutta Europa.
- Gli scrittori tedeschi degli ultimi decenni del settecento, in particolare, esaltano l’anelito alla libertà,
l’odio contro ogni forma di tirannide, la concezione eroica della vita, e rivalutano contro la ragione, il
sentimento e l’istinto. Goethe, un grande scrittore e drammaturgo di questo periodo, fa dire a Faust, il
protagonista di una sua tragedia: “Il sentimento è tutto”.
- È proprio in questo clima culturale che si forma la personalità artistica di Ludwig van Beethoven.
- La fede nella cultura fa di Beethoven uno dei musicisti più colti: fin dalla giovinezza egli arricchisce la
sua sapienza musicale attraverso la lettura di grandi scrittori e filosofi del passato (Omero, Plutarco,
Shakespeare) e del presente (Kant, Schiller e Goethe), frequentando anche corsi di filosofia
all’Università di Bonn.
- Da Bonn, dove era nato il 17 dicembre 1770, il giovane musicista si trasferisce definitivamente a
Vienna nel 1792. L’eredità del Classicismo musicale di Mozart (che lo aveva sentito improvvisare
ancora ragazzo) e di Haydn (che fu per Beethoven un maestro non molto sollecito) sarà un punto di
avvio da cui il musicista spiccherà il volo solitario per vette sublimi e persino incomprensibili ai suoi
contemporanei.
- Nonostante nel suo animo rimanga sempre il ricordo struggente della Renania, la “incantevole
regione” della sua prima giovinezza, proprio a Vienna si fa conoscere e ammirare come pianista e
compositore; qui trova la generosa ospitalità e l’amicizia aristocratica come il principe Lobkowitz, il
principe Lichnowsky e l’arciduca Rodolfo, fratello dell’imperatore, e diventa, fin dai primi anni
dell’800, il beniamino dell’ambiente aristocratico d della vita musicale della città.
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- Per quanto le nobili famiglie lo aiutino econokicamente, Beethoven non è più un musicista di corte alle
dipendenze di un mecenate, ma è un’artista indipendente, libero di prendere contatto con un pubblico
sempre più vasto che riempie le pubbliche sale da concerto.
- Consapevole della nuova condizione sociale del musicista, egli è anche profondamente convinto che
l’artista abbia il dovere di lavorare per la felicità dei suoi simili.
- I suoi nobili ideali lo spingono anche ad interessarsi in modo appassionato agli eventi politici della sua
epoca. Napoleone, che nel 1799 divenne Primo Console della Repubblica francese, lo entusiasma e lo
affascina. Come un nuovo Prometeo (il mitico gigante che aveva osato rubare a Zeus per donarlo
all’umanità), egli è , per Beethoven, apportatore di libertà agli uomini. Al ui il musicista dedicala sua
terza sinfonia, Sinfonia Grande, intitolata Bonaparte, e proprio con il tema di Prometeo, che aveva già
utilizzato per il suo balletto Le creature di Prometeo (1801), si chiude la Sinfonia.
- Intanto l’ombra oscura della sordità si addensa sulla sua vita e sulla sua attività. Già nel 1801, in una
lettera ad un amico, parla della sua malattia: “Solo il demone geloso, la mia triste salute, mi ha messo
un bastone fra le ruote, da tre anni il mio udito è andato sempre peggiorando…. Posso dire che sto
conducendo una vita miserevole; per due anni, almeno, ho evitato ogni contatto sociale, semplicemente
perché mi sento incapace di dire alla gente: “Sono sordo!”. La sorte però non riesce a piegarlo. “Ma
ora il destino mi afferra, che io non cada nella polvere senza fatica e senza gloria, no, che io compia
prima grandi cose di cui anche i posteri sentano parlare”.
- Testimonianza di questa drammatica lotta, della dignità e della forza morale di Beethoven è la Sinfonia
n° 5, frutto di lunghi anni di lavoro (dal 1804 al 1808).
- Trionfa la forma-sonata, con il contrasto tra i due temi, che si scolpiscono nella mente dell’ascoltatore
per la loro essenzialità. Come in nessun’altra delle sinfonie, un’idea musicale, il tema iniziale della
composizione, un tema dal carattere energico, scultoreo, passando da un tempo all’altro, dà
un’impronta potente ed esaltante a tutta la Sinfonia.
- Nel Fidelio, l’unica opera di Beethoven, il contrasto è volutamente ricercato per sottolineare lo scontro
tra due personaggi, Leonora, simbolo del bene e Don Pizzarro simbolo della malvagità; anche nelle
Ouvertures, ispirate alle storie di eroi come Coriolano o come Egmont (composta per l’omonima
tragedia di Goethe) il senso del dramma scaturisce dal contrasto tra due temi principali.
- L’amore appassionato per la natura opera un rinnovamento e porta alla consolazione e alla distensione
della VI sinfonia, intitolata Pastorale: “Nessuno ama la natura più di me, boschi , alberi, montagne:
sono essi che danno la risposta ai nostri problemi. Nella natura si rivela l’opera del Creatore e si
avverte la sua presenza: “Onnipotente della foresta. Nei boschi mi sento lieto e felice; ogni albero
parla di Te, o Dio, quanta gloria! Qui si torva la serenità che ci rende capace di servirTi”.
- La produzione beethoveniana si è frattanto arricchita di numerose composizioni tra cui le 32 Sonate per
pianoforte, i 5 Concerti per pianoforte e orchestra, un oratorio e una messa; entro il 1824, Beethoven
conclude il ciclo delle sinfonie che raggiungono il numero di nove.
- Ormai il drammatico ed eroico contrasto che aveva animato tutta la produzione precedente sembra
placarsi fino ad arrivare alla superiore visione della Gioia, conquistata attraverso la sofferenza.
- L’ode Alla Gioia Di Friedrich Schiller, con il suo invito alla solidarietà e alla fratellanza umana, ispira
il Finale della sinfonia n. 9 (1823). Dopo la grandiosità dell’Allegro, la esuberanza e la vitalità ritmica
dello Scherzo, la profonda religiosità dell’Adagio, il Finale rappresenta l’apertura verso nuovi
orizzonti, la volontà di intonare canti pieni di gioia, a cui solo l’intervento della voce umana, fino ad
allora esclusa dalla sinfonia, fornisce una autentica e durevole risonanza.
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CURIOSITÀ ANEDDOTI SU BEETHOVEN
Beethoven affermò:
“La musica è un terreno nel quale lo spirito umano vive, pensa e fiorisce”;
“La musica è una rivelazione più alta di ogni scienza e di ogni filosofia”.
- I forestieri che venivano a Vienna nei primi anni dell’Ottocento restavano molto meravigliati nel veder
passare per le vie del centro un uomo mal vestito, con le scarpe male abbottonate, che si faceva largo
nella folla a gomitate, che guardava dinanzi a sé così distrattamente da dar l’impressione di veder nulla
di ciò che aveva sotto gli occhi. Egli borbottava tra sé, e spesso si metteva anche a cantar forte, con una
voce strana e rauca, agitando le mani come per segnare il tempo ad una invisibile orchestra. Ma i
buoni viennesi se lo additavano con molto rispetto, e facendogli ala quando lo vedevano, mormoravano
tra loro: “Guarda Beethoven!”.
- Com’è noto, Bach in tedesco significa ruscello. Pregato un giorno di dare un giudizio su Johann
Sebastian Bach, Beethoven rispose: “Bach non è un ruscello: è un mare!”.
- Beethoven, discutendo con un amico su due quinte sfuggitegli in una sua composizione, non voleva
capacitarsi di aver torto. “Chi le ha proibite?” – esclamava. “Ma sono vietate dalle prime regole
dell’arte; nessun teorico le permette!”. “Ebbene, le permetto io”.
- Un giorno Beethoven era uscito per la campagna col suo scolaro prediletto Ries, e stavano discutendo
animatamente, quando ad un tratto Ries s’interruppe: “Maestro, – gli disse – ascoltate com’è dolce il
suono di questa zampogna”. Infatti un pastore invisibile e lontano stava suonando molto soavemente il
suo strumento. Beethoven si mette in ascolto; ma subito diventa pallido, e torce la bocca, come preso da
un grande spavento. Tende ancora l’orecchio, in uno sforzo disperato: nulla. È ormai la prova sicura
che il grande maestro è proprio, desolatamente, inguaribilmente sordo. Il giovane scolaro intuito quello
che passa nell’animo del suo amato Beethoven, esi sente scorrere un brivido nelle ossa. Ma tenta
ancora di riparare con una bugia, e dice: “Maestro, si vede che il pastore ha smesso di suonare:
nemmeno io lo sento più.” Ma Beethoven sa ormai la sua sciagura. Corre a casa furibondo ed
accasciato, si chiude nella sua stanzetta, e piange.
- Beethoven amò ardentemente la natura. L’amò con cuore d’artista e con infinita tenerezza, sentendo di
elevarsi, per mezzo dell’amore del creato, vero il Creatore. Egli disse in giorno: “In campagna mi
sembra di sentir ripetere ad ogni albero: Santo! Santo! Santo!”.
- In una delle sue tante serate musicali a Vienna, suonò una delle sue grandiose improvvisazioni. Quando
si alzò, vide intorno a sé gli ascoltatori commossi e turbati, con gli occhi pieni di lagrime. Allora disse
dolcemente: “No! Le lacrime sono da donna. Gli artisti sono di fuoco, non piangono”.
- Beethoven era molto generoso. Si adirava terribilmente se i suoi amici, essendo in bisogno, non
ricorrevano a lui, e spesso cedeva i suoi diritti d’autore per aiutare i poveri. Quando suo fratello morì,
egli ne aiutò in tutti i modi la moglie, che pure conduceva una vita riprovevole, e che l’aveva sempre
molto danneggiato e addolorato. Egli soleva dire: “L’unica superiorità che io riconosco è la bontà”.
- Una volta il conte Franz Pocci era stato invitato da un principe ad una festa in una sua villa vicino a
Vienna. La festa terminò assai tardi, e il conte non poté trovare nessuna carrozza che lo riportasse in
città. Allora si recò ad un modesto alberghetto del luogo per passarvi la notte, e lì si trovò con un altro
signore, che evidentemente aveva partecipato anch’egli alla festa ed aveva avuto la medesima idea.
Nell’albergo vi era un’unica camera libera, con due letti, e i due signori furono messi insieme. Il conte,
svestitosi in fretta, si cacciò nel suo letto, raccomandando al compagno di spegnere subito il lume.
“Sarà fatto” – rispose questi seccamente. Poi cominciò a spogliarsi con straordinaria lentezza,
prendendo appunti ogni tanto in un suo libretto, e borbottando tra sé e se andò a letto. Poco dopo
essersi coricato, ecco che balzò su e al fioco lume dell’alba (la festa era terminata tardi) si vestì adagio
e prese il suo cappello. “Ma, signore, torni a letto e stia tranquillo” – disse il conte. “Non vede
l’alba?”. – “Va bene: lasciamola spuntare e dormiamo”. “Che dormire! Non sente gli accordi ad
Oriente? Io bisogna che me ne vada ad attingere idee”. Ed infatti lo strano ospite se ne andò. La
mattina dopo, mentre faceva colazione, il conte prese informazioni dall’oste sul suo originale
compagno, convinto di aver avuto a che fare con un pazzo. Ma l’oste lo guardò con due occhi stupiti:
“Come, non conosce il signor Beethoven?”.
- Una volta Beethoven ricevette ad Hetzendorf la visita del suo amico e poeta Grillparzer, che rimase con
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lui tutta la giornata. Alla sera, dovendo tornare in città, Grillparzer chiamò un vetturino e si mise
d’accordo sul prezzo della corsa. Beethoven l’accompagnò per un tratto di strada in carrozza, poi si
accomiatò e discese. Grillparzer vide allora che sul posto che il Maestro aveva occupato c’era un
cartoccio. Credendo che lo avesse dimenticato, glielo mostrò e gli fede cenno di tornare indietro. Ma
Beethoven scosse il capo e, ridendo soddisfatto, si allontanò più in fretta. Grillparzer allora aprì il
cartoccio, e sorrise commosso. Il buon Beethoven, così ingenuo ed estraneo a tutti gli usi della società
com’era, aveva lasciato sul sedile l’esatto importo del nolo della carrozza.
- Un giorno Goethe e Beethoven si incontrarono a Karlsbad. Dopo aver fatta conoscenza stabilirono una
passeggiata in carrozza. Al passaggio della carrozza, molto era la gente che correva a salutare con
grande ammirazione i due celebri personaggi. “Però è noioso – disse Goethe a un tratto – essere così
celebri; tutti mi salutano”. “Non ci badi, Eccellenza – osservò Beethoven – forse salutano me”.
- Negli ultimi tempi della sua vita, e durante la sua ultima malattia, Beethoven si trovò in condizioni
tristissime. Tra coloro che lo assistevano c’era il suo piccolo amico Gherardo Von Breuning, il quale,
per poter comunicare col Maestro, scriveva in un quaderno ciò che voleva fargli sapere. Una di queste
comunicazioni, fra le altre, non si può leggere senza tristezza: “Oggi ho sentito che le cimici ti
tormentavano, al punto che ogni momento ti svegliavi. E siccome invece ti fa bene dormire, ti porterò io
qualche cosa che mandi via le cimici”.
- Quando Beethoven morì, migliaia di persone s’accalcavano intorno al corteo funebre, e dietro al
feretro camminavano i soldati, accanto ai più illustri uomini della città, uno straniero, meravigliandosi
di tanta solennità e di una folla così numerosa, domandò ad una vecchietta chi fosse mai quel generale
ai cui funerali partecipava tanta gente. La vecchietta lo guardò stupita, poi sorrise e disse: “Lei deve
venir da molto lontano per non saperlo! È morto il generale di tutti i musicisti!”.
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