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NUOVE PROSPETTIVE
DI ANALISI DEL REPERTORIO
CLAVICEMBALISTICO GALANTE
Relatore Presentata da
Prof.ssa Marina Scaioli Alessandro Casali
Sessione invernale
Anno accademico 2017-2018
“Si po dir quella esser vera arte
che non pare esser arte;
né più in altro si ha da poner studio,
che nel nasconderla.“
Baldassarre Castiglione
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INDICE
1. INTRODUZIONE .............................................................................................................. 3
2. CADENZE ........................................................................................................................... 7
2.1 – Le cadenze secondo Gasparini .................................................................................. 7
2.2 – Le cadenze secondo Fenaroli .................................................................................. 11
2.3 – Le cadenze secondo Pollini ..................................................................................... 20
3. GALANTERIE .................................................................................................................. 23
3.1 - Alcune premesse ....................................................................................................... 23
3.2 - Schemi galanti ........................................................................................................... 24
4. ANALISI E SINTESI ....................................................................................................... 57
4.1 - Wolfgang Amadeus Mozart ..................................................................................... 57
4.3 – Fortunato Chelleri .................................................................................................... 68
4.5 – Lodovico Giustini ..................................................................................................... 77
4.6 – Fedele Fenaroli ......................................................................................................... 79
4.7 – Altri partimenti ........................................................................................................ 94
5. CONCLUSIONI ............................................................................................................. 109
5.1 – Contro e pro del “Metodo Gjerdingen” ............................................................... 109
5.2 – Alcune prospettive future ..................................................................................... 110
6. APPENDICE ................................................................................................................... 113
6.1 – Francesco Pollini e il Metodo pel clavicembalo ....................................................... 113
6.2 – Carl Czerny ............................................................................................................. 119
7. BIBLIOGRAFIA ............................................................................................................. 139
7.1 – Bibliografia essenziale ........................................................................................... 139
7.2 – Metodi e trattati storici .......................................................................................... 139
7.3 – Bibliografia storiografica ....................................................................................... 140
7.4 – Armonia e analisi ................................................................................................... 141
8. PROGRAMMA E SPARTITI ........................................................................................ 143
2
3
1. INTRODUZIONE
Il secolo XVIII è stato uno dei più intensi per la storia europea e non solo. Dal punto di
vista musicale, esso ha respirato inevitabilmente i cambiamenti in fatto di politica, arte
e società e dunque la musica stessa è stata, oltre che testimone oculare, anche
protagonista.
Il periodo galante, che possiamo contestualizzare come il passaggio dal periodo barocco
a quello classico, è notevolmente fertile dal punto di vista musicale in quanto vede
l’affermarsi di nuove forme, il perfezionamento degli strumenti musicali e la nascita di
nuovi strumenti, come il pianoforte.
Il superamento del barocco può essere tranquillamente sintetizzato come il
traghettamento dal rigido e severo contrappunto verso una chiara distinzione tra
armonia e melodia, prediligendo quindi tessuti musicali più snelli in cui i ruoli tra le
varie componenti della musica risultano chiari e distinti.
In questa tesi affronteremo uno spaccato di secolo che consiste nel cinquantennio che
va dagli anni 20-30 sino agli anni 70 del secolo XVIII, ricorrendo ai seguenti strumenti
metodologici:
Autore di numerosi articoli e saggi, ha curato l’edizione inglese delle Untersuchungen über die Entstehung
der harmonisches Tonalit t di Carl Dalhaus.
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• presentazione degli schemi cadenzali e della loro trattazione nei secoli XVII,
XVIII e XIX;
• analisi di pagine più ampie del repertorio, allargando lo sguardo al primo Mozart
e al repertorio oggetto dell’esecuzione;
2. CADENZE
In questo capitolo ci soffermeremo ad esaminare tre possibili trattazioni di una delle più
importanti strutture musicali, oggetto di studio da sempre nella musica, ossia le Cadenz e.
Charles Rosen, nel suo saggio “Le forme sonata”, osserva infatti che le cadenze costituiscono un
importante problema teorico: il compositore deve scegliere sempre dove collocarle e come
prepararle, poiché il loro impiego è molteplice e va dal condurre a momenti di riposo, creare
discontinuità nel tessuto musicale sino a provocare “fiammate virtuosistiche”.
Presenteremo quindi alcune possibili trattazioni del medesimo argomento, entrambe figlie del
loro tempo: oltre a essere testimoni del particolare periodo e contesto storico, si pongono in una
successione temporale importante dal punto di vista didattico e storiografico.
A corollario delle due trattazioni, verranno infine presentati alcuni schemi cadenzali contenuti
in un metodo pianistico di inizio ottocento, opera di Francesco Pollini: in tale opera noteremo
un approccio ancora più pratico e “manuale”, utile ad una maggiore consapevolezza armonica
nel muoversi alla tastiera, piuttosto che ad una conoscenza teorica dell’armonia.
1Francesco Gasperini (Camaiore, 1661 – Roma 1727) fu un compositore italiano. Nonostante la copiosa
produzione operistica, fu rinomato insegnante ed ebbe come alunni Benede tto Marcello e Johann
Joachim Quantz.
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L’esame analitico delle cadenze si trova nel cap. VI Per far le Cadenze d’ogni specie1, ma
qui ci limiteremo soltanto a presentarle senza specificare la formazione dei singoli
accordi, che nel testo avviene in maniera precisa e puntuale. L’autore distingue due
tipologie fondamentali di cadenze:
1) Cadenze Semplici le quali si formano in due modi; una con la Terza maggiore
descendendo di salto di Quinta; l’altra con la Sesta maggiore descendendo di grado.
2) Cadenze Composte le quali sono di quattro sorte, maggiori, minori, diminuite, e finte.
Tale distinzione dipende dal metro particolare usato e quindi da perfezione e
prolazione del tempo stesso.
Nei tempi di Tripla non si può formar la Cadenza maggiore se non in due
battute.
1 L’Armonico Pratico al cimbalo, Cap. VI., Per far le Cadenze d’ogni specie, pag. 24-30.
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o Cadenze finte le quali non comportano una risoluzione nelle corde solite ma
“ingannano”, portandosi in altra corda, o nota inaspettata. L’autore considera
inoltre cadenze finte anche quello che in vece di maggiore si fa minore.
La scelta di basare la trattazione su un testo del XIX secolo, sebbene già distante
temporalmente da alcune composizioni che sono state esaminate, permette di rendere
conto in maniera esaustiva della categorizzazione delle cadenze sino a quel momento.
La trattatistica del primo ottocento inoltre non può che essere il frutto delle maggiori
esperienze del secolo precedente.
Tale opera si apre con un Ristretto De’ Principj Musicali per servire d’introduzione a’
Partimenti (che in seguito chiameremo Ristretto) che funge da introduzione per i 6 libri
dei Partimenti ossia Basso numerato Secondo la scuola de’ Conservatorj di Napoli, a cui ci si
riferirà citando i vari libri.
1Fedele Fenaroli (Lanciano, 1730 – Napoli, 1818) fu compositore e didatta italiano. Allievo di Francesco
Durante e Pietro Antonio Gallo, diresse diversi conservatori partenopei, e colla borò alla fusione di
diversi istituti, portando alla creazione del Reale Collegio della Musica (l'attuale Conservatorio di
Musica San Pietro a Majella). Sotto la direzione di Fenaroli, vi lavorarono come insegnanti Giovanni
Paisiello e Giacomo Tritto, con i quali delineò i piani di studio. Successore di Fenaroli, fu il suo allievo
Nicola Antonio Zingarelli.
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Una prima esposizione delle cadenze avviene nel libro primo (Delle Scale in tutti i tuoni
maggiori, minori, e cromatici, e delle Cadenze)1 in cui vengono distinte:
a) Cadenze semplici
c) Cadenze composte
d) Cadenze doppie
È però nel capitolo IV del “Ristretto” che viene operata una suddivisione più articolata
e definita, scolasticamente esauriente. Sebbene non in maniera esplicita, si distingue tra
due tipologie fondamentali di cadenze:
1) Cadenze principali
2) Cadenze secondarie
1) Cadenze principali
Le Cadenze principali sono punti di riposo che nelle composizioni musicali fanno le
voci, o gl’istrumenti e risultano determinati dal movimento del basso. Tra esse si
annoverano:
[…] La 7° minore che si vede nel quarto tempo sulla dominante (*) non è
di necessità, ma quando vi si aggiunge, allora la cadenza si chiama
diminuita, ossia colla passata di 7°.
2) Cadenze secondarie
Tali cadenze, a differenza dalle principali, ritardano, o distornano il riposo.
2.2) Falsa
Essa consiste nel movimento di grado che fa il basso della Dominante alla
Sesta del tuono.
2.3) Tronca
Si caratterizza per il salto che fa il basso dalla dominante alla Terza del
tuono in giù.
Lo stesso Fenaroli avverte che le ultime cadenze non sono vere e proprie cadenze,
in quanto piuttosto modulazioni, o per uscir di tuono o per tornare in quello donde si è
uscito.
2.4) Cromatica
Essa consiste nell’alterazione di una nota sullo stesso grado.
• Cadenze semplici
• Cadenze doppie
L’uso del termine Clavicembalo è da intendersi come identificativo del Pianoforte e non
del Clavicembalo. Quindi potremmo dire che si tratta di una sorta di “refuso storico”
(anche le prime sonate di Beethoven recano nel sottotitolo il termine clavicembalo).
Mentre le prime due parti sono interamente dedicate a questioni di tecnica, la terza parte
si occupa inizialmente di presentare le cadenze sotto un aspetto pratico e non teorico.
1Francesco Pollini (Lubiana, 1762 – Milano, 1846) fu un musicista e compositore italiano. Dopo gli studi
a Vienna (dove ebbe modo di studiare con Mozart), tornò in Italia dove acquisì una certa fama c ome
professore presso il Conservatorio di Milano.
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Le cadenze che vengono presentate seguono uno schema per certi versi analogo a quello
presentato da Fenaroli, per cui non sarà difficile ritrovare gli schemi cadenzali tipici
della scuola napoletana, senza però introdurre nomenclature o cifrature, ma
descrivendoli in base al movimento del basso e ai differenti intervalli che compongono
gli accordi.
Dopo tale presentazione, ecco giungere ad una concatenazione più elaborata, che
combina insieme le varianti appena introdotte:
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Quello appena presentato è un vero e proprio giro armonico, utile per affermare la
tonalità di impianto di un preludio improvvisato o di un semplice esercizio tecnico.
Nell’appendice torneremo nuovamente su tale metodo, per approfondire ulteriormente
alcuni aspetti di interesse.
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3. GALANTERIE
In questo capitolo, presenteremo in maniera sintetica gli schemi caratteristici della musica
settecentesca che Gjerdingen ritiene di fondamento nello sviluppo dell’estetica dello stile galante.
Tale stile, nato come “reazione” all’opulenza contrappuntistica del tardo barocco, in realtà ne
accoglie alcuni assunti, soprattutto ne estende l’ambito formale, consentendo una piena
affermazione della cosiddetta forma di sonata.
3.2.1 – Romanesca
Mossa d’apertura che ha le sue origini nella musica da ballo rinascimentale, divenne
una caratteristica degli Adagi galanti. Si compone di quattro eventi armonici
caratterizzati dall’essere posti alternativamente in posizioni forti e deboli. Lo schema
seguente ne mostra profilo melodico (comunque variabile) e linea del basso:
1− 5−1−1
I − VII36 − VI − III36
3) Romanesca “galante”
Essa altro non è che una forma mista, che unisce quindi la forma per grado e per
salto. Lo schema del basso è il seguente
La numerazione 6/3 sul III grado della Romanesca galante, trova giustificazione
da Durante che nelle Regole 2 stabilisce che quando il partimento sale di semitono
1 Francesco Durante (Frattamaggiore, 1684 – Napoli, 1755) fu un importante esponente della scuola
Napoletana. Allievo di Gaetano Greco e Alessandro Scarlatti, fu l’insegnante di una schiera di importanti
nomi della musica settecentesca come Giovanni Battista Pergolesi, Niccolo Jommelli e Tommaso Traetta.
2 Regole di partimenti numerati e diminuiti del maestro Francesco Durante, Ms. 34.2.3, Biblioteca del
Conservatorio di Napoli
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prende la 6°. In relazione alla Romanesca galante, esistono altre possibili varianti,
soprattutto in relazione alla numerazione dei gradi, mentre la linea del basso
risulta ampiamente definita con i tre esempi di cui sopra. In particolare le varianti
riguardano perlopiù la numerazione del VII grado. Gjerdingen propone tre
possibili varianti, di cui riporteremo solo i numeri, senza entrare nei dettagli:
3.2.2 – Prinner
Il nome di questo schema è stato dato in onore del didatta secentesco Johann Jacob
Prinner2. Nell’opera Musicalischer Schlissl 3 egli cerca, riuscendoci peraltro, di offrire al
musicista che definiremmo oggi medio, una varietà di argomenti teorici tali da costituire
una formazione teorica di base sufficiente.
1 Johann Adolph Hasse (Bergedorf, 1699 – Venezia, 1783) fu un compositore tedesco che elesse l’Italia a
sua patria d’adozione, venendo soprannominato “il caro sassone”. Allievo di Alessan dro Scarlatti, fu
clavicembalista di talento, e dotato di un eccezionale voce di tenore, fu prolifico composi tore d’opere ed
insegnante di canto. A Venezia conobbe e sposò la celebre soprano Faustina Bordoni (1697 – 1781), che
divenne la sua interprete di riferimento.
2 Johann Jacob Prinner (Vienna, 1624 – Vienna, 1694) fu organista, compositore e teorico austriaco del
seicento. Dopo gli studi in Italia, prestò servizio presso la corte imperiale austriaca.
3 Musicalischer Schlissl, Ms. ML 95 P 79 (1677), Biblioteca del Congresso, Washington D.C. (1677).
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Seguendo unicamente gli andamenti del basso, egli mostra quale sia il comportamento
delle altre voci, dal punto di vista contrappuntistico. Il termine Prinner viene introdotto
per designare il comportamento delle parti vocali in seguito ad un basso che discen de
di quattro note:
Il termine Partitura, presente nell’originale (fol. 58), indica il semplice modello di basso,
che potremmo interpretare come Partimento alla napoletana. I modelli sono gli stessi e
la diversa disposizione delle voci presente alle battute 1 e 2, è sintomatica della
differenza tra una concezione “antica” (alla battuta 1 si ha una Clausula vera, di cui si
tratterà in seguito), mentre a battuta 2 si ha una concezione più moderna e pienamente
galante, e che d’ora in poi assumeremo a modello del Prinner.
Il Prinner quindi presenta il seguente modello di profilo melodico e linea del basso:
6−5−4−3
1 Franz Joseph Haydn (Rohrau, 1732 – Vienna, 1809) fu un importante compositore austriaco ed
esponente di spicco dell’epoca classica. Considerato come “padre” della Sinfonia e del Quartetto per
archi, ebbe modo di studiare la teoria musicale lavorando come clavicembalista accompagnat ore di
Nicola Porpora.
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Un esempio ci viene fornito dall’inizio del I movimento della Sonata I op. 1 per
violoncello e continuo di Benedetto Marcello 1:
1 Benedetto Marcello (Venezia, 1686 – Brescia 1739) fu compositore, poeta, scrittore, avvocato e
insegnante italiano. Deve la sua fama in particolare alla raccolta Estro poetico-armonico (Venezia, 1724-
1727), la quale godette di fortuna anche nei secoli successivi.
2 Pietro Antonio Locatelli (Bergamo, 1695 – Amsterdam, 1764) fu un compositore e violinista italiano,
celebre per la produzione strumentale, in particolar modo concerti grossi e sonate per strumenti solisti
e basso continuo.
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2) Prinner cadenzale
In tal caso il basso non segue il normale andamento del Prinner ma procede per
moto contrario alla linea melodica tipica del Prinner 6 – 5 – 4 – 3, per cui risulta
6 – 5 – 4 ___ – 3
Anche in tal caso l’esempio verrà preso dalla letteratura strumentale (non
tastieristica) ricorrendo all’Andante iniziale della Sonata op. 2 n. 4 di Pietro
Castrucci:1
Un esempio di Prinner in tonalità minore (essendo gli esempi fatti sin qui tutti in
tonalità maggiori) ci viene invece offerto da Baldassarre Galuppi 2 nel secondo
movimento della Sonata per Forte ò Piano RG 50:
Il Prinner cadenzale altro non è che una cadenza mista (secondo Fenaroli) avente
un profilo melodico riconducibile al Prinner. Riteniamo preferibile, in fase di
analisi, ricorrere al termine Cadenza mista qualora la struttura non abbia
particolare importanza melodica e formale. Nel caso di strutture prolungate e di
ampio respiro tematico, si ricorrerà al termine Prinner cadenzale.
1 Pietro Castrucci (Roma, 1679 – Dublino, 13 marzo 1751) fu compositore e violinista italiano.
2 Baldassare Galuppi (Burano, 18 ottobre 1706 – Venezia, 3 gennaio 1785) fu un compositore e organista
italiano. Allievo di Antonio Lotti, fu eccellentissimo clavicembalista e prolifico compositore di opere e
musica strumentale.
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3) Prinner modulante
Il Prinner trova largo impiego anche come apertura e in tal caso consente di
operare una modulazione al tono della Dominante. Infatti la melodia del Prinner
4 – 3 – 2 – 1 presenta una duplice validità se considerata in due esacordi distinti
(si veda a tal proposito Gjerdingen p. 73). Il carattere modulante è conferito
mediante alterazione della sesta sul II grado del tono, il quale alterato diventa
dominante della dominante. L’esempio seguente 1 di Saverio Valente 2 aiuta a
chiarire il concetto:
Fenaroli, nel secondo libro dei Partimenti 3, fornisce nello stesso esempio un
Prinner a carattere modulante ed un Prinner “canonico”: il primo ha lo scopo di
modulare nel tono della Dominante mentre il secondo di riaffermare il tono
d’impianto, dopo avervi fatto ritorno:
1 Saverio Valente, Partimenti (1790-1800 ca.), Ms. Q.13.17, Fondo Noseda, Biblioteca del Conservatorio di
Milano.
2 Saverio Valente (Napoli, XVIII/XIX sec.) fu in attività negli anni 1767-1811 iniziò gli studi presso
il Conservatorio della Pietà di Napoli. Divenutone professore, successivamente insegnò al Real Collegio
di Musica di San Pietro a Maiella.
3 Cours Complet d’Harmonie et de Haute Composition, Libro secondo, Esempio A, pag. 57
5) Prinner “incapsulato”
In tal caso il Prinner viene incorporato in una progressione (modulante o non
modulante) per quinte, come nell’esempio seguente di Prinner misto:
Prima di proseguire con le altre formule, diamo di seguito una serie di esempi:
Ulteriori esempi saranno presentati durante la fase di analisi del repertorio tastieristico.
3.2.3 – Fonte
Precursore di Gjerdingen, fu certamente lo studioso Joseph Riepel 1 il quale, proponendo
una consolidata serie di dialoghi tra maestro alunno tanto cari alla dialettica didattica,
introduce tre schemi precisi, ed invitando l’alunno a tenerli a mente vita
naturaldurante 2.
Partiremo ad esaminare il primo dei tre schemi proposti, la Fonte. Tale schema,
diversamente da Romanesca e Prinner, coinvolge maggiormente l’aspetto melodico
della composizione (non a caso lo stesso Riepel introduce solamente la linea melodica):
le linee di basso erano ovviamente deducibili dal contesto melodico offerto allo
studioso.
Una struttura come la Fonte (discorso analogo varrà per le strutture successive) altro
non sono che una “semplificazione di quello che l’armonia moderna cataloga come
progressione. A ben vedere però, la Fonte presenta una valenza maggiore rispetto ad
una semplice progressione, poiché potremmo definirla come una melodia posta in
progressione per un numero di stadi pari a 2 o 3 (raramente anche superiore). La valenza
melodica quindi ci permette di poterla trattare separatamente dalle progressioni nude
e crude (sebbene alcune siano incapsulate in altre strutture, come visto per il Prinner
incapsulato). Nel prosieguo della trattazione dunque si parlerà di Fonte qualora la
valenza tematica (sia del basso nel caso di Partimento, che della melodia n el caso di
passi di repertorio) sia predominante; tutto ciò che esula sarà semplicemente etichettato
come progressione, senza entrare nello specifico, in quanto non inerente agli intenti del
nostro lavoro.
Volendo fornire una schematizzazione di una Fonte tipica (a due stadi) in cui un certo
disegno A viene proposto in un tono minore (tipicamente nel tono del II grado) per poi
riproporlo immediatamente dopo esattamente un tono sotto, tornando quindi al tono di
impianto. L’andamento tipico è schematizzato di seguito:
un tono sotto
[5 − 4] → [4 − 3]
un tono sotto
[VI#7 − II35 ] → [V 7 − I35 ]
1 Joseph Riepel (Rainbach im Mühlkreis, 1709 - Regensburg, 1782) fu un compositore, violinista e teorico
tedesc. Gli scritti di Riepel costituiscono una interessante testimonianza sulla didattica musicale del
XVIII secolo.
2 R. O. Gjerdingen, La musica nello stile galante, Cap. 4, La fonte, pag. 82.
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Si veda a scopo illustrativo, la Fonte presente nel seguente Partimento di Fenaroli (libro
II, p. 67):
Anche il seguente Minuetto dalla Sonata n. 1 op. 3 di Giovanni Marco Rutini 3, ci mostra
un esempio di Fonte:
1 Fortunato Chelleri (Parma, 1690 – Kassel, 1757) fu un compositore italiano di origini tedesche (il padre
si chiamava Keller). Musicista girovago, diede alla luce numerose opere e giunto in Inghilterra (dove lo
si trova menzionato come Kellery) fu nominato membro della Royal Academy of music.
2 Fortunato Chelleri, 6 Sonate di Galanteria, Kassel (s.d.).
3 Giovanni Marco Rutini (Firenze, 1723 – Firenze, 1797), fu un compositore e clavicembalista italiano.
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ed uno da Cimarosa 2, in cui i due stadi sono di breve durata e immediata rintracciabilità:
3.2.4 - Do-Re-Mi
Tale modello si incontra con estrema facilità nella produzione del periodo galante. Il
nome Do-Re-Mi è dovuto essenzialmente al profilo melodico che sovrasta la seguente
linea del basso
1–2–3
E’ possibile incontrare una versione ritardata, che si verifica qualora il primo grado del
basso sotto il 2 della melodia venga prolungato.
1 Cours Complet d’Harmonie et de Haute Composition, Libro quarto, Partimento n. 10, pag. 100.
2 Partimenti, Ms. (1762), Biblioteca estense universitaria, Modena, pag. 19.
3 Partimenti, Ms. (1762), Biblioteca estense universitaria, Modena, pag. 17, bb. 4-5.
36
Si crea in tal caso un urto di seconda (corelliano), come si evince dallo schema
sottostante:
Non proporremo particolari esempi in tale frangente, per non appesantire la trattazione.
Rimandando dunque alla parte di analisi successiva per acquisirvi familiarità,
introduciamo solamente il seguente esempio di Chelleri1:
3.2.5 - Monte
Il Monte altro non è che la versione ascendente della Fonte e pertanto valgono le stesso
premesse fatte per essa in relazione alle progressioni. Il profilo melodico, ripetuto per
ogni stadio, risulta essere 5,4 − 3:
un tono sopra
[5,4 − 3] → [5,4 − 3]
Una possibile numerica del basso può essere derivata dal seguente partimento di
Niccolò Zingarelli2, che assumiamo quindi a modello 3:
Così come il Fonte, esso si trova non di rado dopo la doppia barra di un Minuetto ma a
differenza di esso lo si trova spesso slegato da un particolare grado della tonalità di
riferimento; di conseguenza il modo di ciascuno stadio risente di una maggiore libertà
(ad esempio nell’esempio di Zingarelli entrambi gli stadi sono maggiori).
Come ulteriore esempio, forniamo due stralci estratti dalle opere di Padre Giovanni
Battista Martini 2, provenienti dal dal Ms. HH 35:
Quello che segue invece è tratto dal II movimento Allegro della Sonata I op. 1 di
Lodovico Giustini3: composta espressamente per Cimbalo di piano e forte, detto
volgarmente di martelletti 4:
1 Cours Complet d’Harmonie et de Haute Composition, Libro quarto, Partimento n. 23, pag. 106, bb. 17-23.
2 Giovanni Battista Martini (Bologna, 1706 – Bologna, 1784) fu un religioso, compositore, teorico della
musica ed erudito italiano. Musicista stimatissimo è annoverato tra i maestri di Wolfgang Amadeus
Mozart.
3 Lodovico Maria Giustini (Pistoia 1685 – Pistoia, 1743) fu un compositore, organista e clavicembalista
italiano, celebre per essere stato il primo a comporre espressamente per il fortepiano.
4 Sonate da Cimbalo di piano, e forte detto volgarmente di Martelletti…, Op. 1, Firenze (1732): Sonata I, II
L’ultimo esempio proviene invece dal III movimento Allegro assai della Sonata RG 50 di
Baldassarre Galuppi, in cui troviamo un esempio di Monte a 3 stadi:
3.2.5 - Meyer
Il Meyer, battezzato da Gjerdingen in onore del professor Leonard B. Meyer (1918 –
2007)1, prevede l’accostamento di due stadi che presentano, in virtù delle caratteristiche
armoniche e melodiche, carattere di tesi e antitesi. I due profili melodici e le linee del
basso risultano:
[1 – 7] → [4 – 3]
Il seguente esempio tratto dalla Scuola di contrappunto di Giacomo Tritto (1733 – 1824)
presenta uno dei cosiddetti “partimenti semplici” di cui evidente il Meyer fa parte:
1Il professor Meyer nel saggio The Spheres of Music: A Gathering of Essays (University of Chicago Press,
Chicago, 2000) fu il primo ad isolare e descrivere lo schema in questione, cogliendone l’importanza. La
scelta di nominare come Meyer tale struttura è un evidente segno di riconoscenza e omaggio di
Gjerdingen verso il suo professore.
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Nella già citata Sonata RG 50 di Galuppi troviamo un’apertura di questo tipo (il profilo
melodico è quello dell’Aprile, che introdurremo a breve):
Noteremo da ora in poi, in realtà la cosa si è già intravista, che tutti gli schemi presentati
(e anche i successivi) si prestano facilmente ad essere interpolati fra loro, dando vita a
combinazioni che aggiungono valore artistico alle composizioni.
Gjerdingen presenta poi alcune variazioni di tale schema, soprattutto in riferimento ai
profili melodici, declinandoli sotto tre possibili tipologie. Presenteremo in tal frangente
unicamente gli schemi di riferimento (con profilo melodico e possibili bassi),
rimandando all’analisi successiva e al testo di riferimento per esemplificazioni più
precise. Con riferimento alle analisi successive, ci riferiremo genericamente al Meyer
per strutture di questo tipo, specificandone il tipo solo qualora il profilo melodico
rispetti precisamente le varie casistiche. Per approfondimenti sulle varianti seguenti,
rimandiamo alla lettura del saggio di Gjerdingen consultando le relative note:
1) Jupiter 1
La scelta del nome è di chiara origine Mozartiana, in quanto desunta
dall’incipit del IV movimento della Sinfonia n. 41 K 551:
2) Pastorella 1
Tale schema è ricorrente nei brani ad andamento pastorale, che quindi possono
anche presentare metri ternari e lunghi pedali di tonica e dominante:
3) Aprile 2
La scelta del nome è un omaggio che Gjerdingen rende a Giuseppe Aprile 3:
compositore e didatta italiano. Conosciuto in vita con i nomi di Scirolo, Sciroletto e Scirolino (derivanti
dal nome del suo insegnante di canto Gregorio Sciroli), fu insegnante di Domenico Cimarosa e lasciò un
cospicuo numero di Solfeggi ed esercizi di canto.
4 Cours Complet d’Harmonie et de Haute Composition, Libro quinto, Partimento fugato n. 2, pag. 135.
41
3.2.6 - Quiescenza
La Quiescenza trova impiego dopo una cadenza importante, al fine di conferire maggior
carattere di riposo al discorso musicale alla fine di una sezione o dell’intero brano.
Generalmente si osservano Quiescenze a 4 stadi, aventi la seguente struttura:
7𝑏 − 6 − 7 −1(5)
Per rispettare la natura di sensibile del settimo grado, riteniamo sia preferibile
schematizzare la melodia dell’ultimo stadio con 1, piuttosto che con il 5 proposto da
Gjerdingen (posto tra parentesi). Infatti nel primo stadio essa viene abbassata per
scendere sul VI quindi è legittimo pensarla come risoluzione di sensibile.
A titolo di esempio, proponiamo il seguente stralcio di partimento di Fenaroli1:
Osserviamo in tal caso una doppia Quiescenza a 3 stadi invece che a 4 (nel concreto la
numerazione manca solamente del 7 sul primo tempo delle due battute). La misura
ternaria infatti fa si che il punto di arrivo non sia interno ad ogni quiescenza, ma
coincida con l’inizio della battuta successiva.
Nel capitolo successivo verrà fornita l’analisi dettagliata di tutto il partimento e una
possibile realizzazione in stile tardo-galante.
3.2.6 - Ponte
Il Ponte è l’ultima delle 3 strutture individuate da Riepel. Mentre le altre due strutture
sono caratterizzate da un buon grado di mobilità armonica (data l’assonanza e per certi
versi la sostanziale coincidenza con le progressioni), il Ponte lo si trova sul V grado il
quale viene prolungato per diversi stadi, mentre la voce superiore intesse arpeggi sulle
note dell’accordo di Dominante (dando anche la 7°):
Dunque, usando altri termini, il Ponte altro non è che un Pedale di dominante avente
una precisa funzione di ritardare il riposo sulla Tonica, aumentano l’attesa prima di una
ripresa importante o di un cambio di sezione.
1 Cours Complet d’Harmonie et de Haute Composition, Libro quarto, Partimento n. 26, pag. 107, bb. 8-9.
42
Oltre che al testo di Gjerdingen 1 rimandiamo anche al capitolo 4 della presente tesi, ove
saranno presentati alcuni casi concreti di Ponte.
3.2.7 - Fenaroli
Il seguente schema è dovuto alla presenza costante di un particolare andamento nei
partimenti di Fenaroli, di solito posizionato dopo la transizione alla Dominante. Lo
schema in questione, non di rado ripetuto, è il seguente:
4−3−7−1
Come si vedrà in seguito, il Fenaroli, e altre strutture, possono essere usate come stadio
di un Monte o di una Fonte. Presentiamo per intero il seguente Partimento 2, in cui
possiamo osservare più di una struttura simile, peraltro incapsulate in altre strutture:
1 R. O. Gjerdingen, La musica nello stile galante, Cap. 14, Il Ponte , pag. 219-237.
2 Cours Complet d’Harmonie et de Haute Composition, Libro quinto, Tema n.4, pag. 116, bb. 8-9.
43
• Versione in sedicesimi
In tal caso è possibile scorgere il Fenaroli (o una sua variante) sia nella linea
superiore del basso, sia nell’ipotetica voce superiore proposta in corsivo. Il
carattere frenetico dato dalla cascata di sedicesimi, consente di suggerire, in fase
di realizzazione, l’utilizzo di una figurazione ad ottavi, richiamando il tipo di
Fenaroli successivo.
• Versione in ottavi
3.2.8 – Sol-Fa-Mi
Questa e le strutture seguenti, verranno presentate per lo più ricorrendo ai soli profili
melodici e del basso, ricorrendo in rare occasioni ad esempi tratti dalla letteratura. Non
sarà impossibile comunque scorgerli nel capitolo successivo dedicato all’analisi.
Tale struttura potrebbe essere facilmente fraintesa con il Meyer: la differenza sostanziale
consiste nell’aspetto melodico, il quale determina quindi l’armonia sottostante.
Anch’esso è un modello a due stadi, tipico dei movimenti lenti, ed è schematizzabile
come segue:
[5 − 4] → [4 − 3]
Il confronto con il Meyer, soprattutto in fase di applicazione alla letteratura, può talvolta
condurre ad alcune incomprensioni, rendendo difficoltoso optare per uno dei due
schemi. Siccome la discriminante vera e propria appare essere l’armonizzazione del II
grado, il quale porta il 5/3 (Sol-Fa-Mi), invece che il 6/3 (Meyer), e poichè Gjerdingen
stesso non esclude l’uso del 6/3 sul II nel caso del Meyer, ciò mostra, se non si fosse già
notato, una certa “liquidità” di tale schematizzazione. Spiegheremo successivamente in
cosa consiste questa caratteristica, che troveremo svariate altre volte e che tratteremo
ampiamente in fase di conclusione.
3.2.9 – Indugio
L’indugio risulta essere molto efficiente nell’indicare un particolare movimento
congiunto di melodia e basso. Può trovarsi sia in versione cromatica (#IV), sia in
versione diatonica. La presenza dell’eventuale Quarto grado alterato ne può comportare
l’associazione ad un tipo particolare di Clausula (vedi paragrafo successivo), la Clausula
convergente. Definiremo quindi Indugio lo schema che presenta iterazioni del IV grado
con 6/5, culminanti quindi (con o senza cromatismo) sul V (recante 6/4, 5/3 o la
composizione dei due):
2…4 − 6 − 1 − 7
Tale schema esprime sonorità per lo più riferibili alla seconda metà del XVIII secolo,
mentre è praticamente assente nella prima metà. Non è raro che il profilo melodico sia
un “Pedale acuto” di 1: in tal caso ancor meno raramente si verifica una cadenza sospesa
sul 𝑉46 che seguita dal segno di corona, prepara l’avvento di una Cadenza solistica a
carattere virtuositico.
3.2.10 – Clausulae
Tale paragrafo, avrebbe potuto tranquillamente essere contenuto nel capitolo
precedente dedicato alle cadenze. Abbiamo scelto di non dividerlo però dagli altri
schemi proposti da Gjerdingen, cercando quindi di seguire il filo logico della sua
45
trattazione, presentandolo però come conclusivo del discorso sulle Galanterie che
abbiamo sin qui condotto.
Il termine Clausula è da riferirsi al senso di chiusura insito nelle “formulae retoriche”
degli autori medievali. Per trasferimento in campo musicale, definiamo Clausula
formalis perfectissima così come descritta da Johann Gottfried Walther 1 nel Praecepta
der musicalischen Composition 2:
Walther fa riferimento a tale Clausula per definire tutte le altre, e definisce come
Clausula perfectissima quella in cui il movimento del basso segue quello di figura, ossia
V − I. Le Clausulae non definiscono tanto il movimento armonico, ma piuttosto sono
legate all’aspetto vocale del Contrappunto. Dunque tale classificazione appare legata
alla musica secentesca e al rigore del contrappunto vocale severo.
Gli andamenti melodici nello stadio conclusivo V − I di ognuna delle quattro voci sono:
1 Johann Gottfried Walther (Erfurt, 1684 – Weimar, 1748) fu un compositore e organista tedesco. Parente
di Johann Sebastian Bach, fu un profondo conoscitore dello stile italiano, trascrivendo per tastiera
numerosi concerti. Il celebre trattato Musicalisches Lexicon (1732) può essere considerato il primo
dizionario musicale.
2 Praecepta der musicalischen Composition, Erfurt (1708).
46
Le Clausulae vengono suddivise in quattro categorie, a seconda che il basso segua gli
andamenti melodici delle altre voci. Diversamente da Gjerdingen, le presenteremo
seguendo l’ordine delle voci a partire dal basso.
a. Semplice
La più basilare è così realizzata:
b. Composta
La Cadenza composta (o Mista secondo Fenaroli, si veda il capitolo
precedente), comporta l’aggiunta di un ulteriore V recante la numerica 6/4
o 5/4:
A partire da questi due movimenti basilari del basso, la melodia può intesservi le
trame più disparate, che denomineremo Formule di chiusura. Accennando solo
le più frequenti, rimandiamo al testo di Gjerdingen, per esempi e
approfondimenti:
o Mi-Re-Do 3 − 2 − 1
o Do-Si-Do 1 − 7 − 1
47
c. Cadenza d’inganno
III − IV − V − 𝐕𝐈𝟑𝟓
III − IV − V − 𝐈𝐈𝐈𝟑𝟔
e. Cadenza sospesa
𝟔𝟒
III − IV − 𝐕𝟒𝟑
A proposito della sola Cadenza sospesa, possiamo affermare che essa è un clichè
tipicamente galante, posto sul finire di una frase tematica e la caratteristica è che
64
il V43 si trova sul tempo forte della battuta, lasciando quindi il discorso musicale
aperto ad eventuali Cadenze solistiche.
48
1(3)_________________________
III − IV − V − 𝐕𝐈 − 𝐈𝐈𝐈 − IV − V − I
2) Clausula tenorizantes 𝐈𝐈 − 𝐈
Muovendoci quindi dal basso verso l’acuto, troviamo le Clausulae tenorizantes,
nelle quali il basso si muove dal II al I grado (nella Clausula formalis perfectissima
il tenore presenta 2 − 1). La formula più elementare di tale Clausula prende il
nome di Clausula vera. Tale termine si trova nei trattati di composizione di inizio
ottocento, e si ha quando il basso scende di tono e la melodia sale di mezzo tono.
Lo schema quindi sarà
6,7 − 1
II356 − I35
1,7 − 1
II376 − I35
49
1 R. O. Gjerdingen, La musica nello stile galante, Cap. 11, Clausulae, Es. 11.44, pag. 186 .
2 Cours Complet d’Harmonie et de Haute Composition, Libro secondo, Partimento n.18, pag. 73.
50
7 − ⋯− 1
Nelle analisi che seguiranno tuttavia, si utilizzerà il termine Passo indietro per
indicare Cadenza sfuggite aventi un preciso connotato retorico che rimanda ad
una decisa esitazione, lasciando il discorso musicale in stand-by sul primo rivolto
del I grado.
VII36 − I35
Nel caso in cui un passaggio sul VI grado risulti immediatamente precedente alla
Virgola, essa prende il nome di Virgola lunga
a. Jommelli 1
6−5
VII37 − I35
1 R. O. Gjerdingen, La musica nello stile galante, Cap. 11, Clausulae, pag. 180 .
51
b. Convergente
3−2−1−7
III − IV − #𝐈𝐕𝟑𝟓# − V
III − IV − #𝐈𝐕𝟑𝟓# − [V = I]
5) Altre Clausulae
Esempi aggiuntivi di Clausulae possono essere considerate le seguenti:
a. Caduta finale
Tipicamente strumentale, consiste nel ribattere il I grado a Cadenza
finita, sancendo in maniera perentoria la tonalità tramite un profilo
melodico che arpeggia sulle note della triade di Tonica. La variante
semplice e più comune risulta:
3−1
I−I
b. Cadenza doppia
Esattamente il prototipo di cadenza doppia del capitolo precedente:
d. Cadenza lunga
La cadenza lunga è una Clausula perfectissima a valori molto larghi,
anticipata dal passaggio I − VI, ossia
I − VI − IV − V − I
1 Cours Complet d’Harmonie et de Haute Composition, Libro quarto, Partimento n.30, pag. 109.
54
3.2.10 – Considerazioni
Per concludere tale capitolo, riteniamo interessante fornire un confronto tra la
schematizzazione di Gjerdingen, quella di Walther e quella estrapolata dal trattato
General-Bass in drey Accorden 1 (1788) di Johann Friedrich Daube 2.
1General-Bass in drey Accorden, gegründet in den Regeln der alt- und neuen Autoren, Lipsia (1756).
2Johann Friedrich Daube (Assia, 1730 – Vienna, 1797), fu compositore, teorico e liutista del periodo pre-
classico. Il suo linguaggio musicale lo pone come perfetto anello di cong iunzione tra barocco e
classicismo.
55
Nella figura 1 che segue, tratta dal saggio di Gjerdingen, vengono riportate “dodici
maniere per modulare”, con le varie nomenclature viste.
Abbiamo già esaminato possibili situazioni di “conflitto” tra terminologie: altre saranno
prese in carico qualora necessario in fase di analisi. Riteniamo di aver fornito in maniera
esauriente una sintesi delle formule proposte da Gjerdingen nel suo volume, le quali ci
guideranno, insieme a Fenaroli nello sviluppo dei Partimenti e nell’analisi dei brani
della letteratura.
1 R. O. Gjerdingen, La musica nello stile galante, Cap. 11, Clausulae, pag. 193, Es. 11.52 .
56
57
4. ANALISI E SINTESI
In questo capitolo si andranno ad analizzare brani del repertorio e della didattica, applicando le
formule, cadenze e schemi visti in precedenza. Dopo l’analisi di alcuni semplici brani,
giungeremo all’analisi di brani più complessi (alcuni oggetto dell’esecuzione) e alla realizzazione
di alcuni partimenti di scuola napoletana elaborati con l’ausilio delle formule schematiche e delle
cadenze precedentemente esposte.
M1 (Do+→ Sol +)
M2 (Sol+→ Do+)
• Tale passaggio è analogo alle battute 31-33 del partimento di Fenaroli (IV − III − IV −
V − V − I). L’analisi precedente ci porterebbe a definirlo come combinazione di
Cadenza sfuggita e Cadenza mista (con successiva cadenza evitata da 33 a 34). Il IV
grado si trova sul tempo forte della battuta e poiché reca il 4#/2 di passaggio sul terzo
tempo, è evidente che si tratta di un Passo indietro, definizione che rende l’idea
sull’incertezza armonica del passaggio.
59
Nella battuta successiva tale incertezza viene risolta tramite una Clausula formalis
perfectissima composta, in virtù del 6/4 sul secondo tempo.
In definitiva quindi le battute 5-8 e per analogia le battute 13-16, vedranno un Esacordo
discendente (Mi-Re-Do) con Do-Si-Do nella melodia ed un Passo indietro con Clausola
(cadenza) perfetta composta nel basso.
Ecco dunque l’analisi grafica del brano:
Optare per questa formulazione però avrebbe fatto perdere di vista l’inserimento del
Prinner in una più ampia struttura come quella esacordale (non prevista formalmente
da Gjerdingen ma che si è scelto di trattare come tale) in quanto nell’esempio
mozartiano precedente la melodia è quella classica 6 − 5 − 4 − 3 mentre nel Minuetto in
questione, la natura terminale risulta accentuata dalla discesa verso 1 per essere quindi
suggellata da un Do-Si-Do. Ovviamente si tratta di una sottigliezza, ma tale precisazione
ci consente di introdurre una delle conclusioni che si troveranno al termine della tesi,
ossia la “liquidità” della formalizzazione di Gjerdingen. Torneremo quindi più avanti
con questa e altre considerazioni.
4.2.2 - Allegro KV 3
Questo breve pezzo del 1762, e dunque coevo della sonata precedente, consente di
mettere a fuoco nuovamente alcune strutture notevoli.
Sebbene entrambe molto simili, grazie alle figurazioni in ottavi e al carattere anacrusico,
esse sono però nettamente contraddistinte in virtù del fraseggio e della nota terminale
(doppia croma in a) e semiminima in b)).
62
T = t1 + t 2 = a) + b) + b) = a) + 2b)
La prima struttura di rilievo che notiamo è la Fonte a 2 stadi alle battute 13-20.
• la Fonte rispetta la successione tonale maggiore-minore dei due stadi (Do- e Sib) e
pertanto assume anche funzione di ponte modulante, oltre che di sviluppo;
• tale connotazione binaria appare quindi in accordo con il tema principale, di cui usa
solamente la testa t1 = a).
M1 (Si𝑏+→ Fa +)
M2 (Fa+→ Si𝑏 +)
M2 = M2′ + M2′′
Definite le modulazioni, abbiamo ora tutti gli elementi per desumere la struttura
complessiva del brano:
La sezione B) risulta quindi una versione modificata e alleggerita di A) per cui l’uso
degli ormai consueti formalismi para-matematici, suggerirebbe di scrivere 𝐵) = 𝐴)’.
Essendo comunque tale notazione puramente personale e utile alla presente trattazione ,
considereremo B) come sezione a sé stante.
Per non appesantire la trattazione, non forniremo l’analisi delle strutture in forma
grafica ma le riassumeremo nella tabella che segue, evidenziandone anche
l’organizzazione formale:
67
6 5
a) Cadenza sospesa VI(5) − V43# la quale, a modulazione già avvenuta, crea
tensione sul V grado (accentuata mediante il ritardo 4-3#). L’eventuale
presenza di un’alterazione 6# sul IV grado avrebbe potuto far scegliere
tra due alternative:
5 7
b) Ponte V3# − V3# . E’ una versione “ristretta” del classico Ponte descritto
da Gjerdingen, ma lo si può trattare come tale in quanto assolve al ruolo
di estensione della triade di Dominante fintanto che non si raggiunga il
grado di conclusione offerto dalla seguente cadenza;
71
5
c) Cadenza perfetta V3# − I35 che oltre a concludere la serie di cadenze,
conclude anche lo stadio della Fonte.
La normale Virgola trova impiego sul VII grado mentre nell’esempio la troviamo
prima sul III grado (b. 19) e poi sul IV# (b. 21). In tal caso la scelta del termine
Virgola parrebbe affidarle una funzione modulante, ma poiché essa è inserita in
una più ampia struttura come il Monte che presenta una buona dose di mobilità
armonica intrinseca, ci concediamo di estendere l’uso della Virgola anche in tale
frangente. Infatti il ritorno alla tonalità di Sol maggiore è pienamente compiuto
con la fine della Fonte (b. 18). Con l’inizio del Monte ha inizio la sezione B) alla
quale manca però, come diremo tra poco, completamente il carattere di Ripresa.
65
a. Completa IV 56 − V43
b. D’inganno (o Falsa secondo Fenaroli) V − VI
72
1
𝑀2 = 𝑀 oppure 𝑀2 = 𝑓′(𝑀1 )
1
Do-Re-Mi (melodia)
1-2
La+ Do-Si-Do (basso)
A) 3-4 Cadenza imperfetta
5-7 M1 Virgola lunga
7-8 Mi+ Cadenza semplice
Monte a 2 stadi (Clausola
M2
9-12 convergente)
Do-Re-Mi (melodia)
13
Mi-Re-Do (basso)
B)
Emiolia
La+
- Virgola (b. 14)
14-16
- Cadenza completa composta (bb.
15-16)
77
• apertura tipo Meyer, o meglio Pastorella data la ripetizione del V grado tra secondo
e terzo stadio e la particolare ritmica del tema (bb. 1-4);
(I
⏟ = IV) − III − (VI) − II − (V) − (I = IV) → (I
⏟ = IV) − III − (VI) − II − (V) − I
Prinner 1 (modulante) Prinner 2
Riportiamo tali schemi direttamente sulla partitura (l’abbreviazione C.M.S. sta per
Cadenza Mista Semplice):
79
M1 (Si𝑏+→ Fa +) = MAB
M3 (Sol−→ Si𝑏 +)
80
• C) dopo aver riproposto A) nel tono del Sesto grado, introduce una sorta di
sviluppo.
La terza modulazione avrebbe però potuto portare ad identificare da battuta 27, l’inizio
di una quarta sezione D). Il fatto che essa non presenti però una riproposizione di A),
ma costituisca come accennato una sorta di “sviluppo”, avente anche carattere di coda
conclusiva, ha fatto mantenere ferma la distinzione in 3 strutture principali (eccezio n
fatta per una meta-sezione di raccordo che funge da ponte modulante tra B) e C).
Entrando ora nel dettaglio delle modulazioni, procediamo ad una loro analisi
servendoci dei modelli di riferimento (Fenaroli e Gjerdingen):
• M2 si concretizza alle battute 20-21: dopo aver riproposto B) nel tono della
dominante non si fa ritorno a Sib maggiore ma tramite una Cadenza cromatica
tronca (che Fenaroli eguaglia alla Cadenza sfuggita per il fatto che conduce al
tono della Sesta, ossia a Sol minore).
81
Il numero 7b posto sul terzo tempo di battuta 20, è stato introdotto in osservanza
al modello di Cadenza cromatica tronca proposta da Fenaroli, così da ovviare alla
falsa relazione tra le voci in fase di realizzazione.
Nell’evitare l’analisi di B), estendiamo ad essa tutte le considerazioni fatte per A),
privandola però del prosieguo post-quiescenza, ossia facendola terminare alla battuta
19. Così B) risulterà più corta di una battuta rispetto ad A).
Come già rilevato in fasi di analisi preliminare, per meglio descrivere il Partimento,
occorre introdurre una struttura accessoria, o meta-struttura, p), associandola alle
battute 20 e 21. Tali battute hanno una funzione di vero e proprio Ponte modulante e
dunque pertanto riteniamo che debba essere reso indipendenti dalle altre strutture.
Infatti la precedente modulazione M 1 non costituisce un vero e proprio ponte modulante
e pertanto è stata inglobata in A).
Passiamo dunque ad analizzare C), suddividendola anch’essa in 3 sottosezioni:
Tale struttura risulta più chiara se sintetizzata come nella figura sotto:
o serie composta di cadenze, che si intrecciano tra loro. Il finale del Monte
precedente conduce alla Dominante un tempo forte e l’arrivo su tale grado
comporta un certo senso di sospensione. Infatti possiamo notare che le
battute 31 e 32 consistono in una chiara Cadenza sfuggita (per usare la
nomenclatura di Fenaroli), in cui il basso discende per grado dalla Dominante
sulla Terza del tuono cogli accordi ordinarj (si veda il capitolo 2). Usando la
classificazione di Gjerdingen, queste due battute sono classificabili come
Passo indietro, un tipo Clausola altizantes (vedasi il capitolo 3).
85
▪ Cadenza semplice (Fenaroli) in virtù del salto di ottava al basso per cui
dalla Dominante coll’accordo di 4° e 6°, e poi di 3° e 5°, si fa riposo sulla
Tonica.
86
Anche in tal caso optiamo per la versione di Fenaroli, proprio in virtù del
carattere di riposo conclusivo che presenta la descrizione dell’autore
stessa.
In figura sono riportate le cadenze conclusive:
87
Siamo quindi ora in grado di poter presentare l’analisi completa in veste grafica
dell’andamento del Partimento a partire dalla linea del basso, così da avere uno sguardo
globale del brano sotto l’aspetto strutturale e formale degli schemi, cadenze e formule
individuate.
88
Le strutture presentate sono state quindi riportate in maniera analitica nella tabella
sottostante, così da riassumere agilmente quanto detto:
13-14
Esacordo discendente ripetuto:
B) Fa+ doppio Prinner "polifonico"
15-17 Cadenza grande
18-19 Doppia Quiescenza ternaria
Cadenza cromatica tronca (Ponte
p) M2(Fa+→Sol-)
20-21 modulante)
22-23 Sol- Pedale di tonica con Doppio Prinner
24-25 M3(Sol-→Sib+) Virgola lunga
Esacordo discendente ripetuto:
26-27 doppio Prinner "polifonico
28-31 Monte a 2 stadi
31-32 Cadenza sfuggita (Passo indietro)
Cadenza mista (32-33) e Cadenza
C)
33-34 evitata (33-34)
Sib+
34-37 Monte a 2 stadi
37-38 Cadenza sfuggita (Passo indietro)
Cadenza mista (38-39) e Cadenza
38-40 evitata (39-40)
Cadenza semplice conclusiva
40-41 (Cadenza completa composta)
4.1.4 - Considerazioni
Dopo aver condotto un’analisi capillare della struttura del Partimento, possiamo
passare ad alcune considerazioni, preliminari alla realizzazione del partimento stesso.
89
Notiamo dapprima che tutto il partimento è caratterizzato dai seguenti parad igmi:
• Ripetizione motivica
• Incertezza risolutiva
• nella prima parte del Partimento, sezioni A) e B), la ripetizione motivica assume
un carattere affermativo e potremmo dire propositivo in senso compiuto: le
cellule motiviche a), b) e c) presentano piena autonomia e caratteri ben distinti e
quindi in entrambe le sezioni, si hanno dei discorsi compiuti;
• diversa è la seconda parte, ossia p) e C). Ciò che ci si attenderebbe, dopo una fase
di sviluppo, sarebbe la riproposizione, magari con qualche variazione, di A) nella
tonalità di impianto. Nonostante il ritorno alla tonalità di Sib sia pressochè
immediato (C 1 dura solo lo spazio di qualche battuta), non abbiamo una “ripresa”
in senso canonico di A) ma l’utilizzo delle sue componenti melodiche per
costruire un ulteriore sviluppo (Monte e serie di cadenze). Mentre la funzione del
Monte è quella di aumentare la tensione armonica portando il discorso verso la
dominante, la cascata di cadenze successiva ne smorza la tensione. La
conclusione vera e propria viene quindi procrastinata nuovamente, per essere
affidata ad una breve cadenza semplice della durata di 2 battute.
E’ interessante quindi notare che, mentre nella prima parte abbiamo cade nze di ampio
respiro, nella seconda si crei un certo affanno risolutivo e che questo abbia fine con una
Cadenza semplice. La ripetizione motivica e di strutture, consente anche di poter
azzardare una destinazione quasi fortepianistica del brano: dall’analisi sin qui condotta
infatti, emerge la sussistenza di piani dinamici intrinseci che ben si adattano alle
possibilità espressive del “nuovo strumento”. Nella realizzazione che segue, verranno
proposte alcune indicazioni dinamiche che renderanno conto delle affermazioni appena
fatte.
90
considerazione la scuola del Partimento con la quale egli stesso crebbe musicalmente).
Si noti nella realizzazione l’utilizzo della figurazione b) per imbastire piccoli tessuti
contrappuntistici sia nei Prinner “polifonici”, sia nella sezione C) impiegandoli come
elemento caratteristico di ognuno dei due Monte (bb. 28-31 e 34-37).
Naturalmente, Partimenti di questo stampo si prestano a numerose realizzazioni,
condotte secondo stili che possono spaziare dal primo settecento sino al finire del secolo.
1Muzio Filippo Vincenzo Francesco Saverio Clementi (Roma, 1752 – Evesham, 1832) fu un compositore,
didatta e pianista italiano. Deve la sua fama alla produzione pianistica e sulla sua tomba venne incisa la
scritta "Padre del Pianoforte".
91
Partimento N. 26
Libro quarto, pag. 107
Fedele Fenaroli
Realizzazione di Alessandro Casali
92
93
94
▪ sia nella melodia (la numerica scritta da Cimarosa rende esplicito tale
andamento):
1) sezione A) formata dalla riproposizione del tema in ottavi prima nel basso (bb.
1-2) e poi nella melodia (bb. 4-5);
2) sezione B) formata dalla riproposizione di A) nel tono del III grado e quindi
alla relativa maggiore (bb. 7-13); la modulazione avviene semplicemente in
virtù del fatto che il I di La minore è VI di Do maggiore. In fase di realizzazione
si è scelto di creare un piccolo ponte motivico nella melodia che conduce da
La a Do, semplicemente tramite una piccola scaletta ascendente;
97
Partimento
Ms., 1762 – Pag. 17
Domenico Cimarosa
Realizzazione di Alessandro Casali
100
101
Partimento
Ms., 1762 – Pag. 18
Domenico Cimarosa
Realizzazione di Alessandro Casali
103
104
Partimento N. 30
Libro quarto, pag. 109
Fedele Fenaroli
Realizzazione di Alessandro Casali
106
Notiamo che il “tema della Virgola” al basso è stato riproposto alla melodia nella
Cadenza imperfetta successiva, la quale prepara il pedale di dominante seguente
(bb. 10-11).
La Fonte funge anche da Ponte modulante, in quanto riporta l’armonia nel tono
di Do.
108
1Fabio Dell’Aversana, Le composizioni per strumenti a tastiera di Fedele Fenaroli e Domenico Cimarosa, PM
Edizioni, Roma (2015), pag. 49-50.
109
5. CONCLUSIONI
Dopo aver riportato ed esteso alcune delle considerazioni fatte nei precedenti capitoli,
procederemo dettagliando alcuni aspetti rilevanti in virtù di possibili evoluzioni future.
1 A titolo di esempio si consideri Charles Rosen – Le forme sonata – EDT, Torino (2011).
2 Così da considerare al meglio la portata storica del Partimento. Si consideri il seguente volume di
approfondimento: Giorgio Sanguinetti – The art of partimento: History, Theory, and Practice – OUP, Usa
(2012).
3 Prassi analitica musicale incentrata sulle opere del teorico viennese Heinrich Schenker (1868 – 1935) e
dai suoi allievi. Costituisce un importante metodologia per lo studio della musica tonale, volto a
rintracciare strutture gerarchiche stratificate su livelli successivi e basate su una struttura fondamentale
denominata Ursatz.
4 Le teorie neo-rimanniane consistono nell’insieme delle idee elaborate da un gruppo di studiosi a partire
dal sistema duale dello studioso tedesco Hugo Riemann (1849 – 1919).
5 L’applicazione della teoria dei grafi in ambito musicale è prassi consolidata da diversi decenni. Il grafo
musicale più noto è il Tonnetz, introdotto dal matematico Eulero (1707 – 1783) nel Tentamen novae theoriae
musicae (1739), in cui ogni vertice del grafo rappresenta una nota e ogni terna di vertici adiacenti due a
due, individua una triade.
111
1 Il capitolo successivo si occupa proprio del rintracciare “echi galanti” nella letteratura didattica
pianistica del primo ottocento.
112
113
6. APPENDICE
1 Emanuele Imbimbo (Napoli, 1756 – Parigi, 1839) fu compositore, trattatista e teorico napoletano. Suo il
merito di aver divulgato le teorie armoniche della scuola napoletana oltralpe, dando alle stampe le opere
di Fedele Fenaroli. Di particolare interesse è l’opuscolo (1821) sul metodo di insegnamento applicato alla
musica Observations sur l'enseignement mutuel appliqué à la musique, et sur quelques abus introduits dans cet
art, preceduto da Notice sur les conservatoires de Naples.
2 Échelle musicale avec les accords ordinaires et les variantes dans la marche de ses degrés, dato alle stampe a
contrappunto per i secoli XVIII e XIX, contribuendo a definire in maniera pr atica il concetto di tonalità.
Secondo il teorico napoletano Gaspare Selvaggi (1763-1856) “ la natura ci ha dato il modello [dei periodi
musicali] nella sua scala ascendente, e discendente. Questo periodo è il più semplice, il più completo, il più regolare
di tutti.” Secondo tale concezione dunque, la scala è la sintesi naturale della melodia, e la scal a
accompagnata è la sintesi della tonalità.
115
116
Queste due tipologie di andamento costituiscono la base per acquisire pratica con i giri
armonici. Il passo successivo è quello di applicarli ad andamenti sempre più complicati,
come riportato negli esempi che seguono:
117
118
Chiudono la trattazione:
1) la raccomandazione allo scolaro di applicare le cadenze finali poste soltanto alla fine
d’ogni esercizio, pur anco ad ogni cangiamento di tuono, perché in tal modo non solo si
renderà sempre più padrone dello strumento, ma acquisterà altresì la facilità di fare le
Cadenze in qualunque siasi tuono;
Dunque anche lo studio di giri armonici e cadenze, deve sempre mirare ad una
precisione tecnica e al gusto interpretativo. Il fiorire di studi tecnici per pianoforte a
partire dalla fine del XVIII secolo e per tutto il XIX secolo seguirà tali av vertimenti e
non di rado sarà possibile scorgervi schemi tipici del periodo galante.
119
1 Carl Czerny (Vienna 1791 – Vienna 1857) fu pianista compositore, didatta, teorico e storico austriaco.
Fu discepolo di Beethoven e a sua volta insegnante di celebri musicisti tra cui Lizst. La sua produzione
didattica costituisce una componente fondamentale nella formazione della maggior parte dei pianisti.
2 Per l’edizione italiana, si veda la versione curata da Maria Cristina Caldarola (Florestano Edizioni,
Nella settima lettera, l’autore entra nel dettaglio di tutti quei più piccoli suggerimenti che,
per loro natura, non trovano spazio in altre circostanze… [cit.]. I suggerimenti in questione
riguardano gli Elementi di armonia (la versione inglese parla di Basso continuo) essendo
questa la costituente fondamentale della musica congiuntamente alla melodia.
Dopo una presentazione degli accordi e degli intervalli, vengono presentati alcuni
esempi sulla loro composizione, così da formare numerosi passaggi, persino melodie.
Il primo capitolo, interamente dedicato a piccoli preludi e fantasie e si apre, dopo alcuni
avvertimenti, presentando le seguenti cadenze:
1 Dato alle stampe nel 1829 a Vienna presso Diabelli & Cappi.
123
L’esempio che segue (e che riportiamo per intero) mostra un giro armonico simile a
quelli del metodo di Pollini, muovendosi attraverso modulazioni successive ma
introducendo indicazioni dinamiche:
125
Il terzo capitolo tratta delle Cadenze, intese come punti di fermata e arresto, e sulla loro
ornamentazione e decorazione:
Gli esempi che seguono mostrano alcune possibili soluzioni di cadenze virtuosistiche in
vista della ripresa del tema.
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Tale esempio viene poi declinato come segue, presentando una linea melodica che viene
posta in imitazione attraverso le varie voci:
127
1 Faremo riferimento all’edizione londinese del 1840 ca. presso R. Cocks & Co.
130
Seguono quindi i preludi dal numero 1 al numero 59, dei quali presentiamo alcuni brevi
estratti, in alcuni dei quali non sarà affatto difficile rintracciare schemi e formule ormai
note:
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Quelli che seguono sono quindi preludi fondati su catene di modulazione successive,
facendo uso di stili variegati o per dirla con Pollini, andamenti diversi:
Ovviamente figurano anche andamenti virtuosistici pienamente in linea col gusto del
tempo:
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I preludi restanti ampliano quanto presentato sino adesso, estendendolo a forme sempre
più ricche dal punto di vista stilistico e delle dimensioni. Questi aspetti esulano dagli
scopi della tesi e pertanto non verranno considerati, ma costituiscono una base per un
futuro lavoro di approfondimento.
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Considereremo il termine Generalbass come basso d’armonia, piuttosto che come basso
continuo. Lo scopo di quest’opera, come le precedenti, ma forse in maniera più spinta e
chiara, è quello di spingere l’allievo ad una conoscenza pratica dell’armonia attraverso
la pratica del giro armonia. Troviamo quindi piena concordia con la terza parte del
metodo di Pollini.
La numerica è ancora una volta assente nella linea del basso, ma di essa troviamo
talvolta dei richiami nei sottotitoli di ogni brano. Per ogni accordo vengono ogni volta
presentati tutti i rivolti, dando completezza pratica all’esposizione.
A partire dallo studio n. 10, si esce dalla sfera puramente accordale per approdare verso
elaborazioni stilistiche diverse e andamenti di gusto chiaramente ottocentesco, i quali
permettono di insistere su problematiche tecniche diverse (ad esempio scale, a rpeggi,
ottave, doppie terze ecc…):
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Con l’800 gli aspetti speculativi dell’armonia approdano verso lidi tecnici e strumentali,
per cui possiamo azzardare che lo studio dell’armonia diventi funzionale alla pratica e
viceversa. C’è quindi un arricchimento mutuale, quasi come se le due cose debbano
forzatamente procedere insieme e che siano inscindibilmente collegate tra di loro.
139
7. BIBLIOGRAFIA
GJERDINGEN, ROBERT O., La musica nello stile galante, Casa Editrice Astrolabio – Ubaldini
Editore, Roma (2017)
ASIOLI, BONIFAZIO, Il maestro di Composizione: ossia seguito del trattato d’armonia, volume
4…, Ricordi, Milano (1836)
CZERNY, CARL, Fantasie-Schule, II: Die Kunst des Präludierens in 120 Beispielen, op. 300, R.
Cocks. & Co., Londra (1840)
CZERNY, CARL, Lettere ad una giovinetta sull’arte del suonare il pianoforte, A cura di Maria
Cristina Caldarola, Florestano Edizioni (2012)
CZERNY, CARL, Studien zur praktische Kenntniss aller Accorde des Generalbasses auf dem
Pianoforte, op. 838, C.A. Spina, Vienna (s.d.)
CZERNY, CARL, Systematische Anleitung zum Fantasieren auf dem Pianoforte, op. 200,
Diabelli & Cappi, Vienna (1829)
GUZZONI ANCARANI, ORAZIO, BOTTA, C ARLO GIUSEPPE, Sopra alcune parole di Carlo Botta
intorno al metodo musicale di Bonifazio Asioli, Roma (1835)
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IMBIMBO, EMANUELE, Gamme ou échelle musicale avec les accords ordinaires et les variantes
dans la marche de ses degrés, Parigi (1808-1811)
IMBIMBO, EMANUELE, Seguito de’ partimenti: ossia esercizio d’armonia vocale e instrumentale
sopra i bassi fugati, Parigi (XIX sec.)
MANFREDINI, VINCENZO, Difesa della musica moderna e de’ suoi celebri esecutori, Carlo
Trenti, Bologna (1788)
MANFREDINI, VINCENZO, Regole armoniche o sieno precetti ragionati per apprendere i principj
della Musica, il portamento della mano, e l’accompagnamento del Basso sopra gli strumenti da
tasto…, Guglielmo Zerletti, Venezia (1775)
PAISIELLO, GIOVANNI, Regole per bene accompagnare il partimento o sia il basso fondamentale
sopra il Cembalo, Ms., San Pietroburgo (1782)
VALENTE, SAVERIO, Partimenti (1790-1800 ca.), Ms. Q.13.17, Fondo Noseda, Biblioteca del
Conservatorio di Milano
ZINGARELLI, NICOLA ANTONIO, Partimenti del signor Maestro Don Nicolò Zingarelli…,
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6 (1953), PP. 75-94
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TORREFRANCA, FAUSTO, Le origini italiane del romanticismo musicale, Forni Editore, Torino
(1930)
CALDERONI, CATERINA, ROBERTO SENSUINI, Il basso imitato e fugato. Elementi per lo studio
della composizione, Ricordi, Milano (2004)
DERIU, ROSALBA, Capire la forma: idee per una didattica del discorso musicale, EDT, Torino
(2004)
EPSTEIN, DAVID, Al di là di Orfeo: studi sulla struttura musicale, Ricordi, Milano (1998)
8. PROGRAMMA E SPARTITI
• Lodovico Giustini
Da Sonate da Cimbalo di piano, e forte… (Firenze, 1732)
Sonata VII
Alemanda
Corrente
Affettuoso – Siciliana
Gavotta
• Fortunato Chelleri
Da 6 Sonate di Galanteria (Kessel, s.d)
Sonata VI
Andante
Sarabanda – Affettuoso
Aria – Allegro
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