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Ciorgio Pacchioni
t]T ONPHIIIS
IDIUIONI
reef.)
INrnonuzroNn
Musicologo e musicista hanno rappresentato, in questi ultimi decenni, due entità distinte. Il
musicologo è quasi sempre uno studioso di preparazione o di inclinazione più teorica che pratica
e che possiede conoscenze scientifiche e letterarie di gran lunga superiori a quelle musicali prati-
che. Il musicologo è stato ed è tuttora di grande aiuto al musicista pratico nel suo rendere nota
una grande mole di documenti riguardanti la prassi esecutiva delle epoche passate, in particolare
del Rinascimento e del Barocco. Ciò nonostante, sembra quasi che il musicologo e il musicista
pratico lavorino su due piani paralleli destinati a non incontrarsi mai: da un lato la musicologia
spesso dimostra di essere fine a se stessa o comunque non destinata a scopi immediatamente pra-
tici, dall'altro il musicista è di solito abbastanza recalcitrante nell'apprendere tecniche esecutive
diverse da quelle imparate in conservatorio.
Come risolvere questo problema? Qualcuno lo ha già fatto fondendo nella stessa persona le
due specialità: questo sembra difficile - e forse lo è - ma probabilmente è I'unica soluzione pos-
sibile per lo sviluppo futuro della prassi esecutiva della musica antica. Qualcuno potrebbe obiet-
tare che anche nell'antichità convivevano 'musici teorici' e 'musici pratici', ma questi ultimi era-
no cortamente preparati sia negli aspetti che oggi consideriamo attinenti la musicologia sia in quelli
puamente pratici, cioè riguardanti la tecnica vocale e strumentale. Inoltre, gli antichi musici teo-
rici avevano ben poco in comune con i moderni musicologi: essi appartenevano ad una speciale
categoria di scienziati-filosofi, indagatori di speculazioni teoriche e matematiche nonché astrolo-
giche e cabalistiche, tesi a investigare i segreti più occulti in relazione con la musica.
E quindi auspicabile che il musicista moderno approfondisca la sua conoscenza della prassi
esecutiva della musica antica per poterla eseguire rispettandone la vera nafura. Il presente studio,
già in uso nella classe di Flauto Dolce del Conservatorio <G. B. Martini> di Bologna, rappresenta
un utile supporto per giungere a questo scopo. Il contenuto delle varie sezioni è sintetico, ma,
crediamo, esauriente e comprensibile a tutti coloro che desiderano elevare il proprio livello di co-
noscenza nel campo della musica antica o che, più semplicemente, necessitano di un'agevole gui-
da che permetta di risolvere rapidamente eventuali dubbi di carattere storico e pratico.
Ogni sezione è preceduta da una breve introduzione che intende preparare il lettore all'argo-
mento trattato, dal momento che il contenuto è quasi integralmente costituito da passi desunti dai
trattati originali, i titoli completi dei quali vengono riportati nella bibliografia in appendice.
Le opere citate sono tra le più significative del Rinascimento e del Barocco: niente di ciò che è
riportato è stato 'interpretato' dal curatore. Alcuni argomenti sono esposti citando più di una fon-
te, allo scopo di confrontare opinioni divergenti; altri concetti, esposti dal curatore, sono in carat-
tere corsivo o tra parentesi quadre. Nella trascrizione dei passi originali si è privilegiata la massi-
ma comprensione possibile da parte del lettore: si è pertanto normalizzata la grafia all'uso mo-
derno, intervenendo, in alcuni casi, anche sui vocaboli e la forma sintattica senza però intaccare i
concetti espressi dall'autore e la sua personale terminologia musicale.
Si è data netta priorità ai trattati cronologicamente compresi lr:ale Istitr.ttioni harmoniche (Ye-
nezia 1558) di Gioseffo Zarlino e il Gradus ad Parnassum (Wien 1725) di J. J. Fux, poiché que-
sto periodo rappresenta l'epoca d'oro della codificazione del linguaggio musicale. Per una que-
stione di coerenza storico-geografica si sono presi in considerazione solo i trattati italiani e le
edizioni italiane dei trattati stranieri.
Si sono evitate, quando non erano necessarie, digressioni tecniche riguardanti gli specifici stru-
menti o la voce, onde dedicare più spazio ad argomenti che potessero interessare tutti i musicisti.
Obiettivo finale è invitare gli interessati ad utilizzare, ai fini della loro formazione musicale,
gli stessi strumenti didattici di cui usufruivano gli antichi musicisti.
Gronclo PaccuroNr
ELEMENTI DELLA MUSICA FIGURATA
La teoria musicale rinascimentale e barocca è suddivisa in due importanti filoni: lo studio del
canto figurato e quello del canto fermo. Mentre quest'ultimo tratta delle leggi che regolano I'ese-
cuzione del cosiddetto canto gregoriano, il primo affronta le regole inerenti alla musica polifo-
nica in generale: sacra e profana, dotta e popolare.
Questa prima sezione tratta, sia pure in sintesi, i problemi relativi alla musica figurata.
La chiave di tutta la metrica musicale è rappresentata dalla battuta, ossia lo spazio temporale
scandito con regolarità da un battere e un alzare di mano, a loro volta suddivisi in frazioni che
contengono ogni ritmo misurabile.Il segno del tempo è quello che ci indica con precisione qua-
le rapporto dobbiamo dare ai valori musicali rispetto alla battuta; molto chiaro a questo propo-
sito è l'esempio fornito da Antonio Brunelli (1606) che ci indica con precisione quante battute
o frazioni di battuta occupano i valori musicali in relazione ai diversi segni del tempo.
Il paragrafo della 'solmisazione' è da abbinarsi a quello degli 'intervalli'; ambedue infatti han-
no attinenza alla lettura dei suoni ed alla riproduzione degli intervalli, sia melodici sia armoni-
ci. Tutto ciò prepara alla comprensione della'cadenza',infesa come formula che conduce alla
quiete della melodia e dell'armonia ed alla conclusione di un periodo letterario.
La battuta può essere suddivisa anche in tre movimenti della mano, due in battere ed uno in le-
vare, mediante artifici quali 'proporzioni', 'sesquialtera' , 'emiolia', 'meliola' e 'prolazione', che
si trovano sempre in stretta relazione con i tempi fondamentali.In seguito saranno affrontati gli
argomenti del 'tempo perfetto', della 'perfezione' e 'imperfezione' delle figure e delle 'legatu-
re' dei valori. Le argomentazioni di Bartolomeo Bismantova (1677), relativamente tarde, de-
nunciano la staticità italiana nei riguardi delle regole metriche sopra esposte: la conservazione
delle antiche regole era probabilmente influenzata dal maggior peso della tradizione ecclesia-
stica nella pratica musicale italiana. La trattazione di questo tema termina con alcuni esempi
musicali a due voci sulle cinque specie di proporzione elencate da Scipione Cerreto (1601).
Infine G. Zarlino (1558) enuncia le dieci regole fondamentali per porre correttamente il testo
sotto le note.
DM 08
Elementi della mus ica .figurata
In conclusione, il tatto si divide in equale o inequale: sotto I'equale si mandano tutti i tempi perfetti
o imperfetti e sotto I'inequale tutte le proporzioni e le prolazioni naturali.
I seguenti segni Oe C vanno cantati con una semibreve atatto, salvando le perfezioni dove vanno
salvate. Quelli invece con il segno $ uuttno cantati con una breve a tatto.
Ogni cantore deve essere obbediente al tatto come figliolo al padre o discepolo al maestro. Sono
da biasimare coloro che prima di iniziare a dirigere un brano musicale dicono frasi come: "orsù"
o "via", ecc., specialmente se gli astanti lo odono. Se si vuole poi allargare o restringere il tatto,
bisogna avvertire di non porre mai in pericolo i cantori, sorprendendoli o mettendoli in difficol-
rà.
Vi sono due figure musicali che sono fondamento di tutte le altre, queste sqno la breve e la se-
mibreve, che per ciò sono chiamate figure del tempo. I1 segno del C darà notizia che quella com-
posizione è binaria e formata sotto il tatto equale di una semibreve o dalle figure che ne forma-
no il valore compleisivo. Viene chiamato tempo alla semibreve.
Il segno $ d"rr" essere con la considerazione di unabreve ciaschedun tatto. Questo è anche chia-
*uto t"*po alla breve. Tuttavia noto che il @ viene cantato né più né meno come il C, mandan-
do quindi sempre una semibreve a tatto. Questo cambiamento, contrario alle regole, mi mette
molti dubbi, sebbene mi renda conto che la maggior parte dei cantori è awezza al tatto di semi-
breve solamente. D'altra parte sono risoluto a non discostarmi dai precetti musicali; cosa che
porterebbe solo confusione ed errore. Debbo aggiungere che il compositore, usando il $ deve
è5"." diligente ed osservare ciò che il segno ricerca, anche se poi il cantore canterà come più
gli tornerà comodo; in fondo è possibile variare la velocità del tatto e cantare un tatto di semi-
breve così veloce da avere lo stesso effetto di breve.
Il compositore non deve sbagliare I'ordine delle pause, pena una esecuzione piena di errori. Ad
esempio:
colloca la pausa di breve a cavallo della battuta. Sarebbe quindi meglio invertire le due pause in
questo modo:
Quindi compositore non dovrà mai usare il S se le sue pause non si possono comodamente
il
sistemare al tatto della breve, perché se per lui un segno vale I'altro, se viene voglia a qualcuno
di cantarlo secondo ciò che il segno comanda, vi troverà una difficoltà incredibile.
Elementi della musica.fi gurata 7
I'-T_\-'
llD
'-E-=-
rfrpo perfetto
ffi
lr9--r-1-------Î_--:
llD -l
Tempo imperfetto
=ffi
-TI
--Tr
ll12
Dei medesimi quattro tempi a rovescio [in realtà solo il $ è presentato a rovescio, raddoppian-
do così il valore contenuto in un tatto da una breve a una longa. Anche il C potrebbe essere ro-
vesciato, e avrebbe così la stessa funzione ael $1:
w=ffi=ffi=ffi=ffi=€
O UT ORPHEUS EDIZIONI 1995
Selva di varî precetti
Partendo dal Do (Ut) si ha I'esacordo 'per natura'; partendo dal Fa si ha quello per B molle,
in cui il Mi-Fa si trova tra il In e il Sib; partendo infine dal Sol si ha quell.o per B quadro, in
cui il semitono Mi-Fa viene a trovarsi tra iI Si bequadro ed il. Do; l'elemento in comune ai tre
esacordi è Ia distanza di un semitono presente tra il Mi e il Fa. Possiamo agevolmente sostitu-
ire Ia man.o guidoniana con questo schema:
Leggendo lettere e sillabe in verticale abbiamo quindi Ie "parole atte ad imparar la m.anxo":
Ganmta Ut, A Re, B Mi, C Fa Ut, D Sol Re, E I-a Mi, F Fa Ut, G Sol Re Ut, A In Mi Re, ecc.
Dovendo cantare una melodia che superi il ln di una sola nota - in un qualsiasi esacordo -
clùamerento questa nota eccedente sempre Fa. Essa sarà quindi un Sib, un Mib. o un Fa natu-
rale dipendentem.ente dall'esacordo in cui ci troviamo: naturale , molle o duro .
Se I.a ntelodia sorpassa di almeno due notegli estremi acuti o gravi dell'esacordo, sarà n.eces-
sario praticare la tecnica della 'mutazione' di esacordo, passando ad esempio dal naturale al
molle o al duro, secondo la necessità e secondo alcune regole che si possono desumere da qual-
siasi trattato o ruanual.e musicale che contenga "Elementi di musica jigurata" .
Anche Ie 'parole' A La Mi Re, E llt Mí e le alte, sono utili alla mutazione:
DM 08
Elementi della musica fi gurata
Ecco un esempio di tutti gli intervalli con la nomenclatura antica e quella moderna lpet L.Penna]:
Questi intervalli, prodotti simultaneamente generano, secondo la loro natura, sonorità sgrade-
voli (dissonanze) o gradevoli (consonanze), essi vanno catalogati nel seguente modo:
CONSONANZE DISSONANZE
Sono da intendersi tali anche gli stessi intervalli replicati, ossia a distanza di un'ottava. Per re-
plicare un intervallo si deve aggiungere a esso il numero 7: seconda repl. = nona, terza repl. =
decima, quarta repl. = undicesima, ecc.
PERFETTE IMPERFETTE
Llnlsono
Le imperfette sono tali perché sovente vengono alterate dal diesis o dal bemolle.
CADENZE SEMPLICI
CADENZE DIMINUTTE
I musici pratici diminuiscono ulteriormente le cadenze diminuite nella parte che ha la sincope:
(sincope) (diminuzioni)
llsecondo modo di fare cadenzaè di procedere da una sesta maggiore che si allarga terminando
in ottava:
DM 08
Elententi della musica rt guraîa l1
Il terzo modo di fare cadenzaè quando si conclude con una terzamaggiore che porta a un'otta-
va o a un unisono, ma non è consigliabile usarla a due voci, in quanto [se la cadenza è diminu-
ita] la quarta non fa bel sentire senza la quinta. Se proprio volessimo usarla,la metteremo nel
mezzo della composizione e non alla fine.
(semplice) (diminuita)
A volte si possono trovare cadenze imperfette che terminano con consonanze insolite per una
cadenza [III, V, VI]:
CADENZE SEMPLICI
CADENZE DIMINUITE
Il vero significato di chiudere una cadenza o in ottava o in unisono è quello di terminare in modo
conclusivo un moto che chiude il discorso; per contro, se il testo non conclude definitivamente,
è meglio terminare con una cadenza 'falsa', interza, quinta o sesta.
Si segna Qf oppur" O? r indica che dove prima stava una semibreve ora ne vanno tre. Le
regole che riguardano la perfezione e I'imperfezione delle figure nel tempo perfetto rimangono
inalterate. [Si consulti il cap. sull'imperfezione e la perfezione] Es.: Fi= oo,c
PROPORZIONE MINORE
Si segna O1" dimostra che vanno tre minime al posto di due. In questa proporzione nasce la
perfezione della semibreve [questa affermazione non è corretta poiché solo la prolazione per-
fetta rende perfetta la semibrevel. Es.:
" =f ff
SESQUIALTERA MAGGIORE
Si segna 0 A indica che dove prima c'erano 2 semibrevi, ora ne stanno tre. La sesquialtera
"
non ammette la perfezione delle figure, sebbene alcuni autori rendano perfetta la semibreve
quando si trova davanti ad una sua simile.
SESQUIALTERA MINORE
r)
Si segna Ct/ed è del tutto simile alla proporzione minore con l'unica differenza che nelle se-
squialtere non sussiste perfezione mentre nelle proporzioni sì.
EMIOLIA MAGGIORE
Quando sotto il tempo minore imperfetto Q abbiamo semibrevi, brevi e minime annerite, do-
vremo portare tre semibrevi a battuta, cantandosi così come la sesquialtera maggiore senza tut-
tavia avere la proporzione 3/2 [a sesquialtera differisce dalla proporzione per il fatto che que-
st'ultima, trovandosi in tempo perfetto, ha la breve perfetta].
EMIOLIA MINORE
Si segna sotto il C ed è fatta di semibrevi e minime annerite, si canta come la sesquialtera mino-
re e non ha la proporzione fi'emiolia differisce dalla sesquialtera solo per il fatto che in que-
st'ultima si impiega la frazione 3l2,mentre nell'emiolia si ottiene lo stesso effetto mediante I'an-
nerimento di tutte le figure bianchel.
Se durante la composizione [dopo l'emiolia], i valori ridiventano bianchi, è segno che cessa [an-
che solo momentaneamente] I'emiolia ed i valori ritornano ad avere i valori indicati dal tempo.
Quando I'autore intende intenompere I'emiolia usando tuttavia valori neri [per esempio di se-
miminimal allora dovrà riproporre il segno del tempo, e questo vale anche per I'emiolia mag-
giore. Esempio del tutto:
MELIOLA
Si segna con un numero 3 quando si desidera che solo per il tatto seguente si conducano tre
minime bianche o nere che siano. Esempio:
Elementi della musica fi gurata l3
Gtr
(tempo e prolazione perfetti) (tempo imperfetto e prolazione perfena)
:GF
(tempo perfetto e prolazione imperfetta) (tempo e prolazione imperfetti)
Aicuni autori impiegano [nella prolazione perfetta] le crome bianche ] che valgono come se-
miminime.
Canto
3 x tatto
Alto
3 x tatto
Tenore
3 x tatto
w Basso
3 x tatto
e che quando una parte o due tra le altre solamente sono segnate con i segni di prolazione e che
immediatamente dopo i detti segni segue una cifra ternaria,le dette due parti, allora, vanno can-
tate sotto il tatto delle compagne, ponendosi tre minime per tatto.
Quando una parte o due hanno i segni della prolazione senza la cifra ternaria e le altre parti han-
no altri diversi segni, allora quelle parti della prolazione non solo s'hanno da sottomettere al
tatto delle compagne, ma anche sottoponendosi, debbono mutar costume nella quantità delle fi-
gure: in cambio di porre tre minime per tatto, porne una solamente come se fosse una semibre-
ve.
Una figura perfetta non perde la perfezione davanti ad una legatura di note inferiori o a due pause
minori.
PPPP
Quando si collocano le sopraddette figure perfette tra due o tre minori vicine, la prima figura
maggiore non perderà la perfezione.
DM 08
Elementi della musica fi gurata 15
Ancora: quando due figure perfette si pongono agli estremi di 5 o 6 figure minori vicine,la pri-
ma maggiore resterà perfetta.
5. Causa le pause:
Il puNro DI DrvISroNE si pone tra due figure minori poste tra due maggiori propinque [sotto il
segno della perfezionel e fa perdere la perfezione alla prima maggiore.
Il puNro Dr ACcREscTMENTo viene posto dopo una nota che non potrebbe mai essere perfetta e
che grazie al punto aumenta della metà il suo valore [si tratta, in pratica, del moderno punto di
valorel.
IlpuNro Dr ALTERAzToNE o RADDoppraMBnro si pone davanti a due figure minori alle quali se-
gua una maggiore propinqua. Il punto agisce sulla seconda delle due minori raddoppiandone il
valore.
Si fa spessol'alterazione senza l'uso del punto quando si hanno due minori tra due maggiori
propinque [sotto il segno della perfezione] così la prima maggiore manterà la perfezione e la
seconda delle due minori raddoppierà il suo valore.
Quando si troverà la breve nera seguita dalla semibreve nera, allora la breve varrà una battuta e
mezza e la semibreve mezza battuta.
A volte al posto della semibreve annerita troviamo I'equivalente di mezza battuta in valori pic-
coli,l'importante che dopo la breve non vi siano valori bianchi perché in questo caso I'anneri-
mento non toglierà niente alla breve.
t+
Quando si trova la semibreve nera e dopo di lei una semiminima, allora la semibreve diventerà
una minima col punto [questo succede anche se la semibreve nera è preceduta da una semimini-
ma o da valori ad essa equivalentil.
3
T
_ I | il | I tt
-
Si troveranno a volte massima,longa e breve mezze nere e mezze bianche, allorché nella breve
la metà bianca varrà una battuta e la metà nera una minima col punto fgli altri casi sono così
rari che non vale la pena citarlil.
DM 08
Elementi della musica ft gurata 17
Esempio di tutte le legature più usate e del valore dei singoli suoni espressi in semibrevi. Le
Iegature erano impiegate per far cantare più note a una sola sillaba, in modo simile alla mo-
derna legatura di portamento.
lt2 422
trippola maggiore
ffi
I
N
dove andavano otto rl'ora ne vanno tre a battuîa
quadruppla minore
ffi-
I
ffi .!
battere e tre in levare .t
af
sestuppla maggiore .ì
:ì
€
lÈ
Con la sestuppla maggiore e minore la battuta è di due tempi: uno in battere ed uno in levare e ì:
:,:
:i
N
dove andavano otto i 'a battuta ora ne vanno sei :]
:
é
sestuppla minore
I :i
I
Con le dosduple maggiori e minori la battuta ritorna ad essere binaria, con sei in battere ed al-
trettante sei unità in levare.
dosduppla maggiore
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II-
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Sesquialtera
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Sub Sesquialtera
TT
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Sesquiterza
F
F-
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lt-
Sub Sesquiterza
F
F
5 Emiolia (maggiore) Emiolia (minore)
F
F
Ìt-
Emiolia (minore) Emiolia (maggiore)
DM 08
El e me nti de lla mus ica.ft g urata 2t
IT
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It
fl
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r
alf-
-l+
22 Selva di varî precetti
DMOS